Progetto di Istituto 2015/2016: SP IN OSPEDALE

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Progetto di Istituto 2015/2016: SP IN OSPEDALE
SCUOLA IN OSPEDALE
La scuola
Indirizzo
U.O. Medicina
Pediatrica
S C U OL A P R I M A R I A I N O S PE D A L E
Largo Medaglie d’Oro - 38122 Trento
Ins. Fanini
tel: 0461 903538
fax: 0461 903824
Elisabetta Maria
U.O. Chirurgia
Ins. Rollo
Pediatrica
Maria Pia
e-mail segreteria sede c/o Sanzio
Indirizzo web
tel: 0461 903517
fax: 0461 903837
[email protected]
www.istitutotrento5.it
Presso l’Ospedale “Santa Chiara” in Largo Medaglie d’Oro a Trento, è ospitata l’area pediatrica che
consta dell’Unità Operativa (U.O.) di Neonatologia e Patologia Neonatale al terzo piano, di quella
di Medicina al quarto piano e di quella di Chirurgia e Ortopedia al quinto piano, con annesso il
servizio di Neuropsichiatria infantile.
Presso tale area è funzionante la scuola che opera al quarto e quinto piano con due insegnanti di
scuola primaria, una per reparto.
Orario delle lezioni
L’orario delle lezioni è concordato con l’equipe medica per meglio adattarsi alle esigenze operative
dell’ospedale (visite mediche, terapie, pausa pranzo, riposo dei piccoli pazienti).
Nell’U.O. di Chirurgia Pediatrica l’insegnante è in servizio a tempo pieno per 22 ore di
insegnamento e 2 ore di programmazione settimanali, per cinque giorni alla settimana, da lunedì a
venerdì, con orario antimeridiano dalle 8.00 alle 11.30 e il martedì e il giovedì dalle 14.15 alle
16.30.
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Nell’U.O. di Medicina Pediatrica l’insegnante è in servizio per 14 ore di insegnamento e un’ora di
programmazione settimanale, per 4 giorni alla settimana dal lunedì a giovedì con orario
antimeridiano dalle 7.55 alle 11.40.
Utenza
I bambini che frequentano la scuola, provenienti da tutto il territorio provinciale, da quella
interregionale e talvolta dalle diverse regioni italiane, hanno un’età compresa tra i 5 e i 16 anni
(eccezionalmente anche oltre).
Spesso vengono accolti e coinvolti nelle varie attività anche i piccoli della scuola materna.
Il gruppo-classe si presenta perciò eterogeneo e può definirsi flessibile per la continua necessità di
inserirvi sempre nuovi studenti che modificano il gruppo stesso sia di giorno in giorno, che di ora in
ora.
Le degenze sono diversificate nel tempo e quindi di breve, media e lunga durata.
Negli ultimi anni l’orientamento a livello sanitario è quello di accorciare il più possibile i tempi di
degenza per allontanare il meno possibile il bambino dal suo ambiente familiare.
È stato quindi istituito anche il servizio di day hospital.
Finalità e obiettivi generali
La scuola in ospedale rientra in un più ampio progetto di umanizzazione di detta struttura, struttura
che vede coinvolti non solo gli insegnanti ma anche tutti gli operatori sanitari.
L’ospedalizzazione, anche se breve, porta il bambino ad un allontanamento dall’ambiente familiare
e dal contesto sociale in cui normalmente vive; il piccolo paziente si trova ad affrontare, qualunque
sia l’età, un’esperienza che lo pone in una situazione di disagio.
Anche se circondato dalla presenza costante di almeno uno dei genitori e da personale medico e
paramedico qualificato, vive sulla propria pelle un’esperienza di sofferenza fisica, di paura, di ansia,
indotte anche dall’ambiente. Resta disorientato, impaurito ed assume spesso, quali armi di difesa, il
pianto, il rifiuto, il capriccio, anche se gli vengono spiegate le pratiche mediche che lo coinvolgono.
Nel periodo di degenza il bambino si sente più oggetto che soggetto ed è perciò necessario riuscire
ad aiutarlo a crearsi un suo spazio per recuperare le sue capacità psichiche.
In questo contesto la scuola diventa strumento per mediare la frattura fra la vita quotidiana e
l’ospedalizzazione e per consentire una normale evoluzione dei processi di maturazione, cioè di
“vivere la normalità” pur in un ambiente diverso
La scuola in ospedale c’è per garantire un’assistenza globale che rispetti i bisogni, soprattutto
affettivi, del bambino e le sue esigenze di sviluppo.
Le insegnanti si attivano per:
- essere di supporto psicologico al bambino e alla famiglia, instaurando un rapporto di fiducia e
amicizia che li rassicuri e li incoraggi;
- far vivere questa esperienza in maniera serena, sminuendo la paura e l’ansia e quello stato di
insicurezza e di impotenza indotto dalle situazioni e favorendo il recupero e l’accrescimento
dell’autostima;
- stimolare la socializzazione con i compagni di reparto e con il personale sanitario e promuovere
l’autonomia personale nel gestire il quotidiano ospedaliero (spazi, tempi, terapie etc.);
- portare il bambino all’accettazione delle cure e delle terapie collaborando con l’equipe medica;
- risvegliare in lui l’interesse, la curiosità, la creatività e la motivazione ad apprendere attraverso
il fare;
- collocarlo in una situazione il più possibile vicino alla normalità, facendogli ritrovare i contatti
con il mondo esterno (visite di compagni ed insegnanti, comunicazioni alla classe di
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appartenenza via fax o con altro mezzo) e proponendogli attività a lui consuete, come lo sono
quelle scolastiche;
recuperare e rinforzare sul piano strettamente didattico soprattutto per i medio e i lungo degenti.
Scelte organizzative – Modalità di lavoro - Sussidi
A differenza della realtà scolastica esterna, in ospedale lo studente a causa della peculiarità della
propria salute (a volte è costretto a letto) si mostra meno disponibile, poco attento e motivato: ciò
impone alle insegnanti la scelta, di volta in volta a seconda delle situazioni, di strategie diverse di
intervento.
Si opera talvolta con lavoro di gruppo per coinvolgere tutti gli studenti presenti, graduando le
attività in base alle loro difficoltà e all’età; si privilegiano interventi individualizzati se la situazione
del momento lo richiede.
In generale:
- si procede innanzitutto ad accogliere il bambino con un approccio facilitante per metterlo a suo
agio e fargli prendere i primi contatti con l’ambiente e gli altri bambini, per favorire la sua
conoscenza ed adattare così le proposte di attività alla sua situazione affettiva ed emotiva;
- si usa la conversazione per farlo parlare del proprio vissuto ed aiutarlo a sdrammatizzare la
situazione; gli si spiega con parole semplici la terminologia medica per rendere più agevole la
comprensione e la comunicazione con il personale sanitario;
- si tengono contatti con i genitori e il personale sanitario per avere informazioni circa lo stato di
salute del bambino/a e la sua disponibilità a prendere parte alle attività scolastiche proposte;
- si creano situazioni motivanti e che suscitino l’interesse e la curiosità;
- si programmano attività socializzanti che favoriscano la creatività e che siano “liberatorie”; si
privilegia il gioco (di gruppo, di simulazione, con materiale strutturato o costruito dai bambini)
che diventa strumento di socializzazione e di conoscenza oltre che modo di apprendere. Tali
attività si rivolgono a tutti i bambini con differenti età e interessi, affetti da varie patologie che li
limitano in modo diverso;
- si dà ampio spazio all’educazione all’immagine, al suono e alla musica e alle attività manuali;
- si favorisce l’attività di animazione attraverso l’uso di pupazzi, di burattini e di oggetti vari; si
utilizza in particolare materiale sanitario (cerotti, bende, mascherine, siringhe prive di ago,
bottiglie delle fleboclisi vuote, etc.) per sdrammatizzare la valenza negativa che ad esso i
bambini attribuiscono e per neutralizzare la paura che in essi suscitano;
- ci si avvale talvolta per le attività ludico-espressive del contributo di operatori volontari e di
agenzie educative esterne.
In particolare:
- per i medio e lungo degenti si impone un recupero scolastico con attività individualizzata, con
agganci al piano di lavoro della scuola di provenienza, contattando gli insegnanti per concordare
con essi le attività da proporre;
- per i brevi degenti le insegnanti si adattano alle esigenze e alle richieste dei bambini e alla loro
disponibilità;
- soprattutto agli allettati si propongono letture di fiabe, poesie, barzellette ed indovinelli spesso
pensate e scritte dagli altri bambini.
I sussidi di cui la scuola dispone sono: testi scolastici e non; schede, questionari, materiale
occasionale ed extrascolastico (quotidiani, riviste, etc); giocattoli vari per il gioco giocato e giochi
con materiale strutturato; sussidi audiovisivi.
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Rapporti con i genitori e gli operatori sanitari
I rapporti con i genitori non sono calendarizzabili, data la particolarità della frequenza dei bambini
ospedalizzati; tuttavia, quotidianamente, le insegnanti sono disponibili per colloqui con essi per un
reciproco scambio di informazioni.
I rapporti con il personale sanitario quotidiani, necessari per uno scambio di informazioni sulle
condizioni di salute, per poter scegliere le migliori modalità di approccio al bambino.
Laboratori
Le insegnanti pongono in apertura della programmazione annuale la funzione specifica e del tutto
particolare che la scuola assume all’interno del contesto ospedaliero.
La scuola in ospedale, come è noto, è diffusa in tutti gli ordini e gradi di scuola e la sua presenza
nelle strutture ospedaliere garantisce ai bambini e ai ragazzi ricoverati il diritto all’istruzione come
diritto a conoscere e ad apprendere in ospedale, nonostante la malattia. In molti casi essa permette ai
ragazzi e alle loro famiglie di continuare a sperare, a credere e a investire sul futuro.
L’intervento del docente delle scuole in ospedale si esplica attraverso una serie di azioni, di cui le
principali sono:
- l’accoglienza dello studente in ospedale in modo da agevolare il suo approccio al servizio di
scuola in ospedale;
- la personalizzazione e la diversificazione degli interventi educativi a seconda dei bisogni di
ciascun studente, dei suoi ritmi di apprendimento e delle sue condizioni di salute, sia per
lungodegenti sia per quelli in day-hospital, di ogni ordine e grado di scuola;
- l’utilizzo didattico delle tecnologie;
- l’armonizzazione tra i bisogni dei ragazzi e la scelta delle attività di apprendimento;
- il raccordo con la scuola di provenienza, la predisposizione e la cura della documentazione
relativa agli interventi educativi realizzati;
- il coinvolgimento attivo della famiglia, per aiutarla nell’approccio e nella gestione di
un’esperienza che sconvolge la normale vita familiare.
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