Trezerocinque

Transcript

Trezerocinque
Parola al
DIRETTORE
Ritroviamoci
P
er quanto tempo ricorderemo
ancora questo 2010 che sta
andando in archivio? Immaginiamo per sempre, visto che si è
trattato di un anno indimenticabile:
i festeggiamenti per il ritorno in LegaA rimarranno scolpiti indelebili
nella memoria sportiva della nostra
città. Alla fine dell’anno, al momento di andare in stampa, mancheranno tre partite, due delle quali contro
Siena e Cantù, ovvero i trionfi passati
e quelli presenti nel campionato italiano. In ottobre ci siamo tuffati nell’avventura della massima serie con
trionfalismi estivi che ci hanno forse
fatto male, come sottolinea Riccardo Pittis nell’intervista che leggerete
all’interno, creando aspettative non
ripagate. Eppure, nonostante non
tutti la pensino così, continuerò a
non voler condannare l’atteggiamento positivamente spavaldo della
nostra dirigenza in fase di campagna acquisti e dichiarazioni d’intenti. Perché finalmente abbiamo visto
un prodotto “brindisino” pensare in
grande, scrollandosi di dosso quel
vittimismo atavico e quella voglia di
autodistruzione tipica delle nostre
parti.
Perché ogni volta partire sconfitti?
Perché ogni volta, invece di esaltar-
di Mino Taveri
“Finalmente abbiamo
visto un prodotto
brindisino pensare in
grande, scrollandosi di
dosso quel vittimismo
atavico e quella voglia di
autodistruzione tipica
delle nostre parti”
ci per quanto costruito (non parlo
dei festeggiamenti del solo momento), dobbiamo per forza credere che
sono sempre gli altri i più bravi?
Le promesse di Ferrarese in estate
erano genuine, la squadra era stata costruita per ben figurare in un
campionato nuovo, dalle difficoltà
moltiplicate rispetto alla stravinta
Legadue ma nel quale anche Brindisi voleva essere protagonista e
non comprimaria. Poi però, per il
semplice fatto che nello sport non
vincono le parole e nemmeno sempre e solo i soldi (e meno male...),
le cose sono andate diversamente
e ora ci troviamo a lottare partita
dopo partita alla ricerca di punti salvezza. E allora che fare, distruggere
tutto? Tornare a piangersi addosso?
Nient’affatto, quel che conta ora è
infondere nella mentalità dei nostri
giocatori l’obiettivo reale della New
Basket, dargli le giuste proporzioni,
ovvero rimanere in LegaA e poi…si
vedrà. Questo vuol dire domenica
dopo domenica prepararsi alle battaglie, senza più rimirarsi allo specchio, vuol dire dare ad ogni pallone
giocato l’importanza tale da considerarlo come se fosse l’ultimo.
Vorrà dire sentire esplodere il Pala
Pentassuglia, far vibrare le pareti, far
tremare le gambe ai giocatori avversari. La nostra corsa non è su Siena o Milano, dobbiamo tornare ad
essere la “piccola” contro la quale
non sarà facile vincere. Poi il campo darà al suo responso, e se tutto è
stato fatto con il massimo dell’impegno, lo accetteremo. Siamo all’ultimo numero del 2010, a tutti i nostri
affezionati amici l’invito alla buona
lettura di fine anno e i migliori auguri di buone feste.
1
SOMMARIO
YAKHOUBA DIAWARA
Operazione sorriso
Va matto per il calcio, sogna di poter
aiutare i ragazzi del Senegal, stravede
per Maresca ed è convinto che l’Enel
risalirà presto la china. Sposato con
Chayaa, la cantante che ha girato il
video “Sexy Lady” con Shaggy, ecco
Yakhouba Diawara, uno dei nuovi
idoli della tifoseria biancazzurra
Pag. 12
INCHIESTA
ANTONELLO RIVA
Dopo le tante discussioni in estate,
ecco i primi dati: non cambia la
frequenza dei tentativi nè delle
realizzazioni e, soprattutto, si
assottigliano le differenze tra le
squadre: il tiro da 3 dalla nuova linea
è un’arma spuntata? Tra i singoli:
Kaukeanas il migliore, Maresca lo
insidia. Caso Caserta: stessi giocatori,
ma è quella che soffre
E’ il più grande realizzatore di tutti
i tempi del campionato italiano, ha
vinto tutto quello che c’era da vincere
con le maglie di Cantù e Milano. Ora
Antonello Riva ci prova da dirigente,
portando a Caserta la sua immensa
esperienza.
Si sposta ... ma non sposta
La macchina dei canestri
Pag. 24
Pag. 32
LA VEDO COSI’
PILLOLE DI LEGA A
News, idee, iniziative, aneddoti
e curiosità dalle sedi
Pag. 8
IL FILM DEL CAMPIONATO
Caserta, Sassari, Montegranaro
e Siena
Tabellini e foto
Pag. 35
2
In campo con i ... mocassini!
a cura di Roberto Cordella
Pag. 7
TECNICA&TATTICA
Può essere ... o non può essere?
a cura di Giovanni Rubino
Pag. 23
BASKET&REGOLE
Interferenza e tiri liberi
a cura di Antonio Malerba
Pag. 31
Anno 4, n° 3 (31)
RICCARDO PITTIS
Datemi retta...
Da commentatore tecnico per Sky dà
le dritte per chi vuole scommettere sul
basket. Dopo il ventennio con Milano
e Treviso, il Riccardo Pittis borghese
spazia da cuffie e microfoni ai siti
on-line
trezerocinque
il magazine del
Basket Brindisino
pubblicazione mensile
Anno 4, numero 3 (31)
Reg. Tribunale di Brindisi n° 838
del 11 ottobre 2007
www.trezerocinque.it
[email protected]
Pag. 39
Edito da
LF marketing
di Luigi Fischetto
[email protected]
GIOVANI PROMESSE
Fateci largo
Dai bolognesi Moraschini e Martinoni
al senese Aradori, passando per il
trevigiano Gentile ed il milanese
Melli, senza dimenticare l’abruzzese
Polonara, il pesarese Traini ed il
biellese Chessa. Ecco chi sono i
giovani più promettenti della massima
serie
Pag. 44
MASSIMO BULLERI
I successi in maglia azzurra e le
avventure di Milano e Treviso, dove
è tornato per guidare un gruppo di
giovani promettenti. Per Massimo
Bulleri le sfide non finiscono mai
Redazione
Eupremio Pignataro (Resp.)
Andrea Tundo
Foto
Damiano Tasco fotografo ufficiale
Maurizio Pesari
Illustrazioni
Eugenio Corsa
Collaboratori:
Roberto Cordella
Tonino Malerba
Marino Petrelli
Giovanni Rubino
Francesco Zizzi
Vito Massagli (foto)
Gianni Moro (foto)
Pag. 48
MARIO GIGENA
ANTONIO LABATE
Nato in Argentina ha coronato il sogno
di giocare in Italia, dove ha disputato
la finale scudetto con la maglia
dell’Olimpia Milano. Ora Gigena
prova atraghettare l’Ostuni tra i “pro”
Il padre Piero è stato un’icona del
basket brindisino, lui ha raccolto
degnamente il peso di un nome tanto
importante. E ora spinge Francavilla
alla consacrazione definitiva.
Pag. 58
Direttore Creativo
Tiziano Mele
[email protected]
Grafica Pubblicitaria
Eugenio Corsa - Flavia Corsa
A misura di ... giovane
Ripartire da Ostuni
Direttore Responsabile
Mino Taveri
[email protected]
Il basket nel dna
Pag. 69
www.trezerocinque.it
Responsabile sito web:
Giovanni Membola
Stampa
Italgrafica Edizioni srl
via Giovanni XXIII, Oria (Brindisi)
www.italgraficaedizioni.it
[email protected]
Foto di copertina
di Damiano Tasco
Proprietà letteraria riservata.
Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta,
memorizzata o trasmessa con qualsiasi mezzo
e in qualsiasi forma senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
3
Auguri
coach!
C
inquant’anni sono un bel
traguardo
per
chiunque.
Giovanni Perdichizzi li ha
compiuti lo scorso 9 dicembre, con
tanto di festeggiamento anticipato nella
sala stampa della Nuova Idea al termine
del match contro Montegranaro. Gli
ultimi 3 anni il coach li ha trascorsi
nella nostra città, regalandole il sogno
della LegaA. Alle tante manifestazioni
di affetto giunte da parte di tifosi
e amici, si aggiungono anche il
buon compleanno del nostro staff,
augurandoci di poter spegnere ancora
a Brindisi tante altre candeline.
5
(foto Damiano Tasco)
LA PENSO COSI’
l’opinione di Roberto Cordella
In campo con i ... mocassini !
C
ari amici, l’articolo di questo mese
lo voglio dedicare ad un argomento molto discusso in città e sul
quale, modestamente, mi sento indiscutibilmente preparato. E’ infatti ricorrente
sentire parlare del nostro play Dixon, probabilmente il migliore per continuità sino
ad oggi, ma si nota palesemente come ancora lo stesso non abbia convinto appieno
gli esigenti tifosi brindisini, alcuni amanti
del fuoriclasse Crispin, altri criticoni per
eccesso e come tali scontenti a prescindere. Rimane assodato che, essendo io
un “pari ruolo” vengo spesso interpellato
con la fatidica frase: “beh! ... Robè, che
ne pensi di Dixon?”. Questa volta voglio
fare una eccezione e mettere per iscritto
il mio pensiero vero e non quello “edulcorato” che alle volte per fretta o per evitare di essere scambiato per presuntuoso,
espongo ai miei “intervistatori di strada”.
Dixon è sicuramente un grande giocatore,
dotato di velocità, forza fisica (a dispetto
della bassa statura) e fantasia ma è molto
lontano dal “mio” concetto di playmaker.
Lo so che a questa affermazione molti oppongono la solita frase: “ si, ma ai tuoi
tempi era un altro basket…” , ma questa
volta io rispondo con forza che vero è che
il basket è molto cambiato, ma ancora più
vero è che alcune regole sono scritte nel
cemento e neanche il cambiamento dei
tempi le può cancellare. Secondo voi, se
resuscitasse Marylin Monroe, certamente
una bellezza di altri tempi e facesse una
passeggiata per il corso di Brindisi, la gente si volterebbe a guardarla oppure no? E
allora fidatevi, alcune leggi del basket
sono ancora attuali ed ora io le svelerò
a tutti voi. Devo assumere per forza questo atteggiamento supponente, perchè
ho l’impressione che molti (anche alcuni giornalisti!) credano che il play di una
squadra di basket sia l’uomo più basso in
campo o al meglio quello che palleggia
più degli altri. Niente di tutto questo: il
play è quello che non si guarda mai le
scarpe ! A me succedeva di guardare le
mie, solo negli spogliatoi, prima e dopo la
gara, ma durante la partita la mia testa era
sempre “alta” perchè il giusto tempo per
un passaggio al tiratore che viene braccato dalle difese più arcigne, spesso è questione di pochi attimi e se il play “guarda”
la palla invece che il campo l’occasione
sfuma, traducendosi in una palla persa o
in un tiro affrettato.
l play è quello che se Diawara segna
due volte di fila, deve far fare il terzo tiro allo stesso giocatore perchè si
deve cavalcare l’onda; ma, al tempo stesso, se Diawara non tira da tre azioni, deve
provvedere a coinvolgerlo con lo schema
giusto, perchè un giocatore importante
della squadra non si può isolare troppo a
lungo. Il play è anche quello che se l’uomo che marca Lang ha tre falli, passa al
suo pivot 10 palloni consecutivi perchè
sa che il difensore o commette il suo 4°
fallo (e spesso perdere un pivot equivale a
perdere la regina negli scacchi), o smette
di difendere. E tutte queste cose le deve
fare, avendo un filo diretto con il suo allenatore ma anche in perfetta autonomia,
perchè un vero play deve poter decidere
da solo. Non pretendo di esser stato bravo
come Dixon ma io, in autonomia e secon-
I
do quanto preparato in settimana dal coach, chiamavo da me anche le difese !
o finito di “spiegare” il ruolo e
mi scuso se vi sono sembrato
saccente, ma credo davvero di
conoscere l’argomento in materia. Per richiamarmi al titolo di apertura, vi racconto invece quello che mi successe l’ultimo
anno di carriera. Ero tornato a Brindisi e
dopo anni di B2 provavamo a vincere il
campionato per regalare un livello più
consono ai tifosi brindisini. Purtroppo un
serio infortunio alla schiena mi tiene lontano dai campi per molto tempo e quando
rientro in squadra, al derby contro Mesagne, le mie condizioni fisiche sono davvero ridotte ai minimi termini, tanto che
per alleviare il fastidio all’anca sinistra
indosso un paio di scarpe non specifiche
da basket ma quasi da “tempo libero” più
soffici e di colore nero. Ora a quei tempi
le scarpe erano rigidamente bianche (e i
pantaloncini corti ed i calzettoni sino al
ginocchio....), così quando dopo parte del
1° tempo entro in campo tra gli applausi
dei tifosi brindisini ed il silenzio rispettoso
di quelli mesagnesi, due giovani, troppo
giovani per portarmi rispetto si dicono: “e
quisto.....ancora scioca ?! ...” e l’altro gli
risponde : “sai da ‘cce si veti che è antico?...sta scioca cu li....mocassini !!”. Il
caso volle che mia moglie fosse seduta
proprio accanto a loro e quando raccontò
la sera in pizzeria l’episodio, ci facemmo
tutti tante risate. Quell’anno vincemmo
il campionato, salimmo in B1 ed io potei ritirami dal basket giocato in santa
pace, ma vi garantisco che la vera data
del mio ritiro non coincide con la fine del
campionato. In cuor mio avevo deciso di
smettere quella volta che ... fui costretto a
giocare con i mocassini.
H
[email protected]
7
Pillole di Lega A
News, idee, iniziative, aneddoti e curiosità dalle sedi
CANTU’. La Bennet pro Aistmar
D
ue partite a favore della solidarietà e della lotta alla vita. La prima
si è giocata il 7, la seconda il 18
dicembre e che vedono la squadra di casa,
la Bennet Cantù, affrontare rispettivamente
la GasTerra Flames Groningen in Eurocup
e la Enel Brindisi in campionato.
L’intera squadra di Pallacanestro della
Bennet Cantù, infatti, ha deciso di sostenere Aistmar (Associazione Italiana per lo
Studio e la Tutela della Maternità ad Alto
Rischio), Onlus nata nel 1983 al fine di offrire un riferimento d’eccellenza e un aiuto
concreto a tutti i bambini nati prematuri e
alle madri prima, durante e dopo il parto.
La squadra, la dirigenza della Bennet Cantù e Anna Cremascoli, proprietaria della
società bianco-blu, sono entrati in contatto
con l’associazione, visitando di persona
il reparto di terapia intensiva lo scorso 17
Novembre, in occasione della Giornata Internazionale del Bambino Prematuro. Da
questo incontro è nato un sodalizio tra le
due realtà, che si concretizza per la prima
volta in queste due serate, dove i “giganti”
scendono in campo a favore dei “piccolini”. Queste due serate vedono la presenza
8
di Aistmar nella figura del suo Presidente,
il Prof. Fabio Mosca, Direttore UO Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale
Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore
Policlinico, che presenterà l’Associazione
e tutte le sue molteplici attività.
Sarà, inoltre, allestita all’interno del Palazzetto una postazione dedicata ad Iistmar,
dove tutti gli interessati potranno trovare
informazioni sull’Associazione e il suo
operato e dove potranno contribuire alla
ricerca clinica e all’acquisto di materiali
e macchinari, attraverso una libera donazione. Quale forma di ringraziamento
riceveranno in cambio un piccolo dono
natalizio.
Aistmar, con sede a Milano presso la Fondazione IRRCS Ca’ Granda - Ospedale
Maggiore Policlinico, assiste da oltre 25
anni le madri colpite da gravidanze a rischio di parto pretermine o patologiche
e segue i neonati prematuri e patologici
durante tutta la loro infanzia. Un impegno costante portato avanti grazie al Prof.
Mosca e alla dedizione di tutti i volontari,
genitori e personale.
CASERTA. La Juve vola con Air Italy
U
n importante accordo di collaborazione è stato sottoscritto tra la
Pepsi Juvecaserta e la compagnia
aerea Air Italy. In base a tali intese i giocatori, lo staff ed i dirigenti della squadra
utilizzeranno Air Italy per tutte le loro trasferte in cui la compagnia italiana sia operativa. La società aerea è cresciuta e si è
radicata molto rapidamente sul territorio
campano, grazie alla qualità del proprio
servizio, fatta di elevati standard di puntualità (a settembre, ottobre e novembre il
tasso di puntualità è stato del 98%, 94% e
92%), e di una innata cortesia del proprio
personale di bordo. Attualmente Air Italy
rappresenta il secondo vettore domestico
sull’aeroporto di Napoli.
“Air Italy crede nello sport come forte veicolo promozionale - dice Giuseppe Gentile, Presidente e AD della compagnia - ed
essere sponsor della JuveCaserta è un ulteriore passo verso la crescita della nostra società che punta a diventare la compagnia
dell’area campana” .
“Siamo particolarmente lieti dell’accordo
raggiunto con l’importante vettore aereo
– sottolinea Francesco Gervasio, presidente della Juvecaserta – non soltanto per l’apporto che la stessa fornirà ai nostri colori,
ma soprattutto per il riconoscimento del
ruolo sociale e promozionale che la Juvecaserta ha acquisito in questi ultimi anni
nel mondo del basket e non solo”.
Air Italy è una delle principali compagnie
aeree italiane con quasi un milione e mezzo di passeggeri trasportati nell’anno. Sulla
rete domestica collega gli scali principali,
alcuni in code share con Alitalia.
Pillole di Lega A
PANINI. Torna l’Almanacco del
Basket Italiano nella aggiornatissima
e rinnovata edizione 2011
E
’in edicola il mitico Almanacco del
Basket Italiano Panini nell’aggiornatissima e rinnovata edizione 2011.
Nelle sue 612 pagine, una panoramica
completa sulla stagione 2010-11 della pallacanestro italiana ed europea. Gli appassionati scopriranno
tutto sulle 16 squadre
partecipanti
alla massima serie:
dalle foto ufficiali
alle statistiche di
ogni giocatore, con
la novità dei roster
completi e le foto
delle
formazioni
giovanili. In più, la
storia, i campioni,
le curiosità e i record del club. Da quest’anno inoltre una
grande novitàcon l’inserimento dei dati di
anche tutte le squadre partecipanti al Campionato di Legadue.
Spazio come sempre per le competizioni
europee dove l’Italia è tornata a recitare
un ruolo da protagonista. Troverete date,
formule, calendari e squadre partecipanti
alla nuova stagione, con la storia di tutte
le competizioni e un particolare approfondimento per quanto riguarda le squadre
italiane.
Tutta l’ultima stagione 2009-10, conclusasi
con la vittoria della Montepaschi Siena per
il quarto anno consecutivo sotto la “lente
d’ingrandimento”; oltre ai risultati, alle
classifiche e alle graduatorie individuali e
le cifre delle squadre, è stata inserita una
completa retrospettiva di ogni giornata della stagione regolare con le foto più belle, i
leader delle graduatorie più importanti e le
curiosità statistiche di ogni turno. Lo stesso
per i play off, con le sfide e i suoi protagonisti analizzate in ogni aspetto.
Non manca un completa storia del campionato italiano a partire dal 1920 con le
foto di tutte le squadre campioni d’Italia a
partire dal 1948, da quando cioè è nato il
campionato a girone unico, coi Top Players
di tutti i tempi, italiani e stranieri, che hanno fatto la storia del nostro basket: le gesta
di questi grandi campioni sono rivissute
attraverso foto, palmares e cifre.
Infine un’altra attesa novità; una nuovissima sezione dedicata ai 90 anni di attività
della nostra Nazionale, con tutti i risultati
di sempre, i tabellini delle sfide dell’ultima
stagione e i “Top players” azzurri. Insomma un appuntamento ormai tradizionale e
assolutamente imperdibile per gli appassionati. L’Almanacco è in vendita a Euro
16.90 oltre nelle migliori edicole (o sul sito
www.panini.it).
TREVISO. La grande festa biancoverde
G
rande festa biancoverde nei giorni scorsi in centro a Treviso per
l’accensione delle luci dell’Albero
di Natale regalato anche quest’anno dalla città di Brunico, storico partner della
Benetton Basket. Poco prima della cerimonia ufficiale grande festa per i bambini
che hanno tirato a canestro in Piazza dei
Signori assieme al Ghigo versione Babbo
Natale e hanno letteralmente assaltato lo
stand della Benetton Basket con i bastoncini colorati, lo zucchero filato e i gadgets
biancoverdi. Dopo la festa, arricchita dalla presenza dello stand degli Alpini con
vin brulè per tutti e da quello dell’Arep
Onlus che ha raccolto fondi per beneficenza, la cerimonia ufficiale di accensione
dell’albero di Natale con le spettacolari
luci offerte quest’anno da Telecom Italia.
Dopo i discorsi delle autorità, presenti il
vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini,
quello della città di Brunico che ha regalato l’albero proveniente dai boschi di Plan
de Corones Renato Stancher, l’assessore
allo sport di Treviso Andrea De Checchi
e il Prefetto Aldo Adinolfi, l’AD di Verde
Sport Giorgio Buzzavo e il GM della Benetton Basket Claudio Coldebella, ecco
il momento magico dell’accensione della
straordinaria serie di luci (circa 900) che
decoreranno per queste festività la Piazza
dei Signori di Treviso. Alla fine lo scambio
di doni e l’applauso della piazza, con tantissima gente accorsa nonostante la pioggia, compresi i bambini del Pool Crescere
Insieme nello Sport a Treviso, storico progetto portato avanti da più di 15 anni da
Verde Sport e dal Comune di Treviso
SASSARI. È made in Sardegna la
nuova mascotte della Dinamo
L
a Polisportiva Dinamo comunica con
soddisfazione che sarà un grifone
stilizzato, “Grifo”, ideato dalla ditta
“Apex Service” e disegnato dalla sapiente
mano della disegnatrice sassarese Monia
Pala (www.forestelli. it), la nuova mascotte
biancoblu in questa prima storica avventura in Lega A. Un animale che rappresenta
appieno la Sardegna, l’attaccamento all’Isola, la lungimirante, combattiva, tenace
e positiva testardaggine, il voler sopravvivere alle difficoltà, il volo libero. Un animale da preservare, unico nel suo genere,
estinto in Italia, presente nel Mediterraneo
ma unica specie di avvoltoio ad essere sopravvissuta in Sardegna, il grifone ha lottato per garantire la sua sopravvivenza, ammirando e dominando dall’alto il territorio
che da Bosa ad Alghero rappresenta il suo
habitat. Il simbolo ideale per una Dinamo
che è squadra di un’Isola intera, che dopo
50 anni ha raggiunto la vetta più alta mai
toccata dal basket sardo, librandosi in volo
accompagnata da una popolazione intera
e da un palazzetto che settimana dopo settimana accoglie tifosi provenienti da ogni
parte della Sardegna. Il grifone biancoblu,
“Grifo” il suo nome, sarà effige destinata a
comparire su tutta la serie di gadget e articoli ufficiali della Dinamo distribuiti dalla
ditta “Apex Service” nel suo punto vendita
di Sassari in via Luna e Sole fronte Liceo
Classico Canopoleno. La società del presidente Luciano Mele ha infatti scelto di
rinnovare l’accordo con l’Apex Service per
la produzione e commercializzazione di
oggettistica e materiale biancoblu, dando
vita al primo “Dinamo Point” ufficiale cui
tifosi ed appassionati potranno fare riferimento. Sciarpe e tazze per la colazione,
penne, portachiavi, felpe, t-shirt, polo, ombrelli, puzzle, cappellini, zaini e, a partire
dalla prossima settimana, anche i biglietti
per le gare casalinghe dei ragazzi di coach Meo Sacchetti. Sono questi solo alcuni
degli articoli disponibili, rigorosamente
personalizzati con scritte, lo scudetto della
Dinamo ed il logo di “Grifo”, neonata e
beneaugurante mascotte del team sassarese.
9
Pillole di Lega A
SIENA. Entusiasmo alle stelle per
BasketBall Generation a Brindisi
coach che ha avuto come relatori lo stesso
Floris, Michele Catalani (resp. org. BBG e
allenatore delle giovanili del MS) e Francesco Berrè, preparatore atletico dei toscani.
BRINDISI. Uno spumante per l’Enel
CREMONA. Pronto il merchandising
ufficiale della Vanoli-Braga
T
re giorni sognando la Mens Sana
Siena. Il tema del Basketball Generation, progetto giovanile dei campioni
d’Italia, ha fatto tappa a Brindisi la scorsa
settimana, in occasione del match tra la
formazione di Pianigiani e la New Basket.
Una tre giorni di allenamenti, giochi per
i bimbi del minibasket
e clinic per allenatori.
Il tutto, con il supporto locale dell’Aurora
Brindisi e dell’U.S.
San Pietro, le due società coinvolte. Dopo
i Day Camp per gli
U17 e U15 del venerdì, la giornata clou si è svolta nel palasport
di San Pietro sabato: oltre 400 bambini
hanno incontrato i giocatori senesi Malik
Hairston, Pietro Aradori, Andrea Michelori
e Diego Monaldi dopo un pomeriggio di
giochi e partitelle sotto lo sguardo attento di Mario Floris, responsabile tecnico
del BBG. Domernica, invece, clinic per i
10
L
’U.S. Gruppo Triboldi Basket comunica che è finalmente disponibile il
merchandising ufficiale della Vanoli
Braga per la stagione 2010-11. Da qualche
giorno è infatti da oggi possibile acquistare
i prodotti griffati Gruppo Triboli Basket sia
durante le partite interne della squadra al
PalaRadi, nell’angolo predisposto a sinistra
della tribuna stampa, sia recandosi presso il negozio “Tutto di Corsa - Running &
Basket” di via Castelleone 56 a Cremona.
In questi giorni è inoltre possibile acquistare su e-bay la sopramaglia di Jasmin
Perkovic autografata da tutti i giocatori
della Vanoli Braga. Quest’ultima iniziativa
si inserisce tra quelle a favore di Special
Olympics, l’associazione, anche quest’anno patrocinata da FIP, Legabasket Serie A,
Legadue, Lega BAsket Femminile, GIBA e
LNP, che ha promosso, per il settimo anno
consecutivo, con il supporto della FIBA e
con il patrocinio di Eurolega, la European
Basketball Week: una settimana interamente dedicata al basket che ha coinvolto,
in 35 paesi Europei, oltre 15.000 Atleti con
disabilità intellettiva.
A
ssolutamente confutata la teoria
secondo la quale vino e sport rappresentano un connubio impossibile. Si è tenuta presso la sala consiliare di
Cantine Due Palme, la conferenza stampa
di presentazione di un evento promozionale che vedrà attori protagonisti Cantine
Due Palme e l’Enel Basket Brindisi. Nel
corso dell’incontro con i giornalisti è stata presentata la nuova bottiglia dello spumante ‘Melarosa’ con l’etichetta dedicata
aall’Enel Basket che ha Cantine Due Palme
tra gli sponsor.
“Recenti studi hanno dimostrato – spiega
il Presidente di Cantine Due Palme, l’enologo Angelo Maci - che nel Negroamaro
sono state riscontrate dosi di resveratrolo
superiori rispetto a quelle di altre varietà
italiane di uva più comuni. A tutti è noto
l’effetto di questa sostanza come antiossidante e come cura contro l’azione lesiva
dei radicali liberi. Il resveratrolo aggiunge,
tra l’altro, al buon vino pugliese indiscusse
qualità terapeutiche nelle malattie cardiovascolari”.
BOLOGNA. Virtus come garanzia
per gli stipendi del Bologna Calcio
L
a Virtus Pallacanestro come garanzia
per pagare gli stipendi arretrati del
Bologna Calcio. E’ la nuova mossa di
Claudio Sabatini nel
tentativo di salvare
la societa’ rossoblu’:
“Sarebbe incredibile
lasciarla fallire, c’è chi
dice che sono matto
ma credo sia un primo gesto concreto importante’, - ha annunciato a E’-Tv’ - . Offriro’ il 100% della Virtus, un capitale da 10
milioni, come garanzia per pagare gli stipendi dei giocatori” ha aggiunto Sabatini,
per il quale si tratta di ‘un atto dovuto’.
Il basket piange Nini Burcovich
E
’ scomparso uno dei più grandi uomini di pallacanestro veneziana e nazionale. Nei giorni scorsi si è spento
Gino “Nini” Burcovich, uno dei grandi arbitri della pallacanestro italiana e internazionale, per 15 anni big, assieme al fratello
Bruno, del movimento arbitrale. Dopo aver
appeso il fischietto al chiodo, Nini Burcovich, aveva continuato a vivere all’interno
del basket contribuendo alle fortune della
pallacanestro del Lidonella qualità di dirigente. Dopo il fallimento della Reyer del
1996, Nini Burcovich si impegnò in prima
persona alla rinascita del sodalizio granata.
APPUNTAMENTI. Lega Basket e
Legadue organizzano un clinic per
allenatori dei settori giovanili
L
a Lega A Basket Serie A e la Legadue sono liete di comunicare
un‘importante iniziativa che le
vede impegnate in una sinergia che
possa portare un contributo utile e
costruttivo per tutto il movimento e in
particolare per quanto riguarda l’attenzione e l’impulso ad attività d’incentivazione per i settori giovanili. Un’
unione che, negli intenti, dovrà legare
sempre di più le due leghe professionistiche italiane nella realizzazione
di strategie mirate alla crescita e alla
valorizzazione dei settori giovanili dei
club. Il risultato di questa collaborazione è il I° Clinic per allenatori di settore
giovanile organizzato in collaborazione con il CNA e l’USAP, che si terrà a
Bologna il 20 e 21 dicembre presso la
Palestra Cierrebi con ingresso gratuito.
Ai partecipanti il Clinic darà diritto a
4 punti PAO. E’ possibile accreditarsi
al clinic compilando il modulo che si
trova sul sito internet Usap www.usap.
it alla pagina Clinics.
Nel dettaglio interverranno:
Joan Montes Perez, allenatore spagnolo, all’attivo una lunga militanza al FC
Barcellona sia in prima squadra che
nel settore giovanile dove tra l’altro è
stato il coach che ha seguito l’evoluzione di Juan Carlos Navarro;
Federico Danna, allenatore di serie A e
B, impegnato anche spesso nel Settore
Squadre Nazionali, attualmente Responsabile del Settore Giovanile della
Pallacanestro Biella;
Marco Sanguettoli, allenatore del settore giovanile della Virtus Bologna dal
1992 e impegnato più volte anche nelle Nazionali giovanili;
Andrea Menozzi, Istruttore del Settore
Giovanile della Pallacanestro Reggiana
con varie esperienze anche al settore
Squadre Nazionali; Roberta Malchiodi, dal 2007 Preparatore Atletico del
Settore Squadre Nazionali, attualmente impegnata con la Nazionale femminile Under 19;
Giovanni Lucchesi, attuale Responsabile del Settore Giovanile e Direttore
Tecnico della Libertas Bologna in A2
femminile e in passato capo allenatore
di varie formazioni giovanili nazionali
con cui ha raggiunt prestigiosi traguardi come l’argento europeo Under 16
nel 2008 e l’oro europeo con l’under
18;
Matteo Panichi, ex giocatore con all’attivo 12 stagioni tra i professionisti (tra
cui Scavolini Pesaro e Virtus Bologna)
attualmente preparatore atletico della
Sutor Montegranaro.
11
STORIA DI COPERTINA
YAKHOUBA DIAWARA
Operazione
sorriso
Va matto per il calcio, sogna di poter aiutare i ragazzi del Senegal,
stravede per Maresca ed è convinto che l’Enel risalirà presto la china.
Sposato con Chayaa, la cantante che ha girato il video “Sexy Lady”
con Shaggy, ecco Yakhouba Diawara, uno dei nuovi idoli della tifoseria
biancazzurra
Fotoservizio Damiano Tasco
12
13
STORIA DI COPERTINA
di Tiziano Mele
N
ice è un aggettivo che può
significare
“piacevole,
simpatico o carino”. Che
Yakhouba Diawara sia un tipo very nice
te ne accorgi dal numero di persone che
gli stringono la mano tra le casette del
mercatino di Natale in Piazza Vittoria,
dal numero di fans che gli chiedono
una foto-ricordo, che vogliono a tutti
i costi offrirgli un cannolo siciliano o
un sacchetto di mandorle pralinate,
da quelli che addirittura gli passano il
telefonino per far sentire la sua voce agli
amici lontani. A due mesi dall’inizio del
campionato, Kouba è già un idolo della
tifoseria biancazzurra per quello che ha
fatto vedere in campo e per l’enorme
dose di simpatia dimostrata tra la
gente. A 28 anni compiuti sta vivendo
la piena maturità cestistica e domenica
dopo domenica sta trovando i ritmi ed
i tempi giusti per inserirsi negli schemi
di Perdichizzi.
Nonostante i 201 centimetri ed il 102
chilogrammi di muscoli, Kouba è un
ragazzo dolcissimo, l’esatto contrario
della belva che in diverse occasioni
ha rischiato di “sradicare” il canestro
del Pala Pentassuglia. Mostruoso sotto
il profilo atletico, Diawara è un ala
eclettica, dotato di un discreto tiro dalla
distanza, eccellente nell’uno contro
uno, devastante sotto le plance. Finora i
numeri dicono che l’ex ala dei Denver
Nuggets e Miami Heat ha una mediapartita di 15 punti (top: 20 contro
Bologna), che tira quasi con il 53% da
due, con il 24% dalla distanza e con il
77% dalla lunetta, conquistando quasi 5
rimbalzi a partita in 37 minuti di mediacampo. Ha giocato in Francia, in Nba
ed ha addirittura accarezzato il tricolore
con la maglia della Fortitudo Bologna
14
Francese di sangue africano. Diawara è nato a Parigi il 28 agosto dell’82 da genitori senegalesi
“Mi brucia la sconfitta
contro Cremona:
abbiamo buttato due
punti al vento
”
(stagione 2005/2006). A Brindisi però
il suo scudetto si chiama permanenza
in Lega A, un traguardo storico per la
squadra di Giovanni Perdichizzi, che
dopo l’avvio col freno a mano tirato sta
provando a ripartire, per allontanarsi
dalle sabbie mobili e da situazioni
scomode.
Tra i pastori. Kouba ammira entusiasta i manufatti di un artigiano brindisino presente al “Mercatino di Natale” nel cuore della città
Quando sei arrivato in estate ti aspettavi
un avvio così in salita?
No. Perché non conoscevo quasi niente,
ma sono convinto che questa squadra
troverà presto il modo per farsi valere.
Cosa vi manca ancora?
Abbiamo avuto diversi cambi in corsa,
non abbiamo ancora amalgama, ci
manca la giusta chimica di squadra.
Avete visto tutti che abbiamo perso
Monroe subito, poi sono arrivati
Roberson, Tourè e Pugi ed sono andati
via Radulovic e Bavcic: abbiamo solo
bisogno di giocare un po’ di tempo
insieme, di conoscerci tutti meglio.
Cremona e Caserta in casa, Sassari
fuori: quale sconfitta brucia di più?
Sicuramente Cremona, perché sia
contro Caserta che a Sassari la partita ce
la siamo giocata fino in fondo. Contro
Cremona, invece, abbiamo buttato due
punti al vento.
Troppo forti, invece, Roma, Milano e
Varese …
Sono senza ombra di dubbio grandi
squadre, ma se miglioriamo sono
convinto che possiamo giocarcela con
tutti.
Quando riusciremo a vedere il vero
volto di questa squadra?
Penso che pian piano le cose stanno
migliorando. A Sassari, pur perdendo,
si è vista una certa crescita e col
Montegranaro abbiamo dato continuità
ai progressi.
A proposito di Sassari, in Sardegna una
tua schiacciata è stata considerata la
miglior azione della settima d’andata
in Lega A
Sono felice, anche se non è servita
a portare a casa i due punti. E’ stata
veramente una gran bell’ azione e
“Roma, Milano e Varese
sono grandi squadre, ma se
miglioriamo sono convinto
che possiamo giocarcela
con tutti”
15
STORIA DI COPERTINA
Definisci la prestazione del tuo amico
Maresca, in odore di nazionale…
Buona e con tanta fiducia nelle
conclusioni che si è preso.
Che idea ti sei fatto di Perdichizzi?
Ha portato Brindisi dalla B1 alla Lega
A, solo questo lo renderebbe un ottimo
allenatore. E’ un tipo tranquillo, sa come
gestire la squadra senza metterti troppa
pressione, il contrario di Repesa, che
ho avuto a Bologna e che si arrabbiava
molto facilmente.
L’italiano più forte della Lega A?
Risposta scontata: Giuliano Maresca !
Per le vie del centro. Bobby posa per il nostro Damiano Tasco sulla scalinata delle colonne romane
Fratelli. Kouba posa con un gruppo di ragazzi africani presenti in città da diversi mesi oramai
sentire il pubblico avversario fischiare
mi ha caricato ancora di più, tanto che
dentro di me mi sono detto: appena
posso ve ne regalo un’altra !!!
Contro Montegranaro avete riscoperto
il gusto della vittoria: qual è stata l’arma
in più di Brindisi?
I buoni allenamenti durante la settimana
ed il fatto di giocare insieme uniti per
tutta la partita.
Con Monroe e Roberson fuori causa
avete dimostrato che si può vincere
16
anche con un americano in meno. Cosa
succederà quando questa squadra avrà
finalmente un tiratore “in forma”?
Un’arma in più, ma dobbiamo
continuare a giocare di squadra. Solo
così possiamo fare bene.
“sono uno a cui piace
vincere sempre, sento
molto la partita, mi esalto
quando il pubblico
si riscalda
”
E quello, invece, che ti piacerebbe
“rubare” ad un’avversaria?
Stefano Mancinelli di Milano, che ho
avuto al fianco ai tempi di Bologna
Dixon quando è in palla riesce a far
male a chiunque, sei d’accordo?
Bobby è fondamentale per il nostro
gioco, nelle due vittorie contro Bologna
e Montegranaro è stato determinante:
basta vedere quello che ha fatto negli
ultimi dieci secondi del match con
Montegranaro.
Raccontaci la tua infanzia a Parigi: è
vero che impazzivi per il calcio e la
pallamano?
Sì, ai tempi della scuola mi divertivo a
giocare a calcio, stavo sia in difesa che in
attacco. Il mio idolo era Zidane, mentre
oggi stravedo per Drogba e Malouda.
Ho giocato anche a pallamano, poi però
all’età di quindici anni, dal momento
che continuavo a crescere in altezza,
mi hanno spinto verso il basket.
L’allenatore più importante della tua
carriera?
Jaques Monclair.
Sei mai stato espulso?
Una volta in Nba, quando giocavo nei
Denver Nuggerts, mi hanno cacciato
perché dopo aver subito un fallo ho
spinto l’avversario.
Definisciti come giocatore..
Innanzitutto sono uno a cui piace
vincere sempre, sento molto la partita,
mi esalto quando il pubblico si riscalda.
Poi mi piace schiacciare, ma anche
tirare da tre punti o giocare sotto il
canestro: l’importante è che alla fine si
vinca !!!
Fuori dal campo invece…
Penso di essere un tipo piuttosto
scherzoso.
Le tre cose più importanti per te come
uomo..
Delizia siciliane. L’atleta biancazzurra delizia il palato con alcune prelibatezze tipiche della “terra di Perdichizzi”
La famiglia, la salute ed il vivere felici.
CARTA D’IDENTITA’
E’ vero che ti piacerebbe visitare
il Senegal, paese d’origine dei tuoi
genitori?
Ci sono stato quando avevo tredici anni e
mi piacerebbe ritornare per organizzare
un camp con i ragazzi, come fanno le
squadre di Nba.
NATO A: Parigi il 29 Agosto 1982
STATO CIVILE: Sposato con Claudia
Derrer
HOBBY: Shopping (vestiti e scarpe)
ATTORE: Denzel Washington
AUTO: Ferrari
VACANZA: quelle di Halloween
CAMPIONE: Drogba e Malouda
SQUADRA: Chelsea
COLORE: Blu
Con la Fortitudo Bologna nel 2006
hai disputato anche le finali-scudetto
contro Treviso, un ricordo importante
17
18
STORIA DI COPERTINA
Aspettando Natale. Diawara con un maestro di arte dolciaria nel mercatino di Piazza Vittoria, con il fioraio super-tifoso Nicola Almiento ed in compagnia di due vigili urbani
nonostante l’epilogo…
Purtroppo abbiamo perso, ma è
sicuramente il più bel ricordo che ho
finora della mia carriera europea.
Hai giocato diversi anni in Francia
col JDA Dijon Bourgogne, qual è la
principale differenza col campionato
italiano?
Il livello in Italia è decisamente più alto:
c’è più velocità e più tecnica.
… in America invece?
La Nba è il top del top, ma ti dico che
se fino a qualche anno fa non c’erano
paragoni, adesso le distanze iniziano ad
accorciarsi.
Veniamo alla nostra città, cosa ti piace
di Brindisi?
E’ una città piccola, ma piacevole da
viverci, mi ricorda Bologna, soprattutto
per l’attaccamento della gente alla
squadra. In tanti mi fermano per strada
e mi incoraggiano a risollevare la
squadra.
Che opinione hai della stampa
brindisina?
Credo sia piuttosto competente. Finora
non ci hanno mai messo pressione o
creato difficoltà, nemmeno nei momenti
più difficili e delicati.
Sappiano che sei un ragazzo molto
sensibile al volontariato e attento alle
tematiche sociali
Ho sempre partecipato a manifestazioni
per aiutare i ragazzi disabili e chi
soffre in genere: mi ritengo un ragazzo
fortunato e mi piace donare un sorriso a
chi ha bisogno.
Sai chi erano Pentassuglia e Malagoli?
No…anzi sì, sono quei due personaggi
raffigurati nelle gigantografie al
Palazzetto. Non so molto di loro, ma da
quanto ho percepito credo siano state
due persone indimenticabili per gli
sportivi brindisini.
Natale è vicino, lancia un messaggio ai
tuoi tifosi…
Vi chiedo di essere ottimisti e di
19
STORIA DI COPERTINA
“mi ritengo un
ragazzo fortunato
e mi piace donare
un sorriso a chi ha
bisogno
”
20
Matto per il calcio e Facebook
N
Buon feeling. Kouba con i compagni Infante (in alto) e Maresca
ato a Parigi da Bintou eAnsoumane, entrambi di origini
senegalesi, Yakhouba è il più
giovane tra i figli, ha due sorelle di
nome Kankou e Fatoumata ed un fratello, Sourakhata. Parla quattro lingue
(Francese, Italiano, Inglese e Senegalese). Con la Nazionale Francese ha
partecipato agli Europei 2008. Alle superiori in Francia giocava nella anche
nelle squadre di calcio e pallamano
di Tremblay. Trascorre il tempo libero
leggendo e guardando film, quello che
più ama è “Il sapore della vittoria” ed
utilizza molto Facebook, dove vanta
circa 1.500 amici (buona parte brindisini). Subito dopo la vittoria contro
Montegranaro ha scritto sulla bacheca
“questa vittoria è per tutti voi, tifosi,
famiglia, amici”. La settimana precedente, invece, ha citato Kareem Abdul Jabbar per spiegare cosa mancava
alla squadra per tornare alla vittoria.
In vista del match contro la corazzata
Montepaschi Siena invece ha scritto:
“.....Ognuno ce l’ha. Ma un campione
ha bisogno, nel suo atteggiamento, di
una motivazione al di sopra e al di là
per vincere”.
E’ sposato da qualche mese con Claudia Derrer, conosciuta come Chaaya
(www.chaayaonline.com) originaria
dello Sri Lanka, ma cresciuta in Svizzera, cantante e ballerina. Chaaya
appare nel video di “Sexy Lady” del
cantante Shaggy. Attualmente è ferma
sotto il profilo professionale ed ha raggiunto la sua dolce metà a Brindisi.
continuare a credere in noi ed a
sostenerci come avete fatto finora:
vi prometto che tra un po’ le cose
cambieranno e ribalteremo la situazione
attuale, risalendo la classifica.
Cosa si aspetta Diawara dal 2011?
Grandi cose: sia per la squadra, che per
me stesso !
Si ringrazia per le traduzioni Marco Stasi
Album dei ricordi. Da sin. Diawara il giorno del matrimonio, con la Nazionale Francese e con la maglia dei Denver Nuggets
21
TECNICA&TATTICA
a cura di Giovanni Rubino
Puo essere...o non può essere?
F
acciamo in questo numero un’analisi su cosa lo staff tecnico della New
Basket sta lavorando per far raggiungere un rendimento standard alla squadra.
Le premesse partono a monte, nel mercato estivo, perché al di la del fatto che
si sia deciso di lasciar andare Thomas per
vari motivi, anche personali del giocatore,
la spesa per Diawara va analizzata. Cominciamo proprio da lui: cambia l’inserimento e la conoscenza dell’adattamento
di questo giocatore all’interno del gioco di
squadra, perché ritengo che il nostro problema maggiore sia proprio lì. Abbiamo
appurato ormai che Diawara è un giocatore che i suoi punti li fa, ma quando e
come integrare questo suo rendimento nei
ritmi importanti della squadra? E’ necessario che il suo rendimento sia costante nel
contesto del gioco della squadra.
Dixon è il punto principale del lavoro dello staff tecnico, che deve “mixare” il ruolo
di playmaker e di finalizzatore. Il giocatore deve essere continuamente pronto a
fare con la massima concentrazione le due
cose, perché ho la sensazione che quando
si immedesima nel ruolo di organizzatore
si rilassi e trascuri contemporaneamente
quelle che sono soprattutto le sue potenzialità del tiro e penetrazione e viceversa.
Eccoci a Monroe, dove credo sia stato trattato con sufficienza il suo infortunio. Mi
chiedo anche: “potrà essere lui il collante
per il rendimento costante di questa squadra?” Credo proprio di sì e penso che il
suo rientro possa contribuire molto positivamente a tutto ciò.
Intanto al suo posto Roberson: deve ritrovare tranquillità, forse le precisazioni
tecniche che Perdichizzi gli ha rivolto a
muso duro dovevano essergli fatte appena
arrivato. Lui è un tiratore e questo lo ha
limitato nel suo rendimento globale. Ma
se Roberson, come visto a Sassari, può
anche fare penetrazioni e rubare palla…
lascio a voi le conclusioni.
La stessa situazione di Diawara la si intravede per Tourè. All’interno del gioco di
squadra deve essere partecipe e funzionale, non entrarci solo a momenti o quando
siamo in difficoltà. Anche per lui cii vuole
tempo, è chiaro, ma purtroppo non ne abbiamo troppo.
Per Lang ritengo che bisogna sfruttare al
meglio le sue limitate potenzialità offensive. Non è un pivot che sa giocare molto il
“rullare” a canestro con ricezione in movimento a causa del poco equilibrio del
corpo, ma se questo avviene sui lati del
campo si avranno maggiori risultati. Al di
là di questo bisogna punzecchiarlo ogni
tanto nel suo orgoglio, richiedendo una
maggiore presenza e personalità all’interno del gioco offensivo.
Non condivido molto quando si parla di
panchina senza risposte. Maresca c’è e mi
sembra che lo abbia dimostrato, Infante fa
il suo e sa dove può arrivare, Pugi mantiene tranquillamente i suoi buoni dieci minuti e sfrutta la sua voglia di crescere per
rimanere in questa lega, motivando così il
suo trasferimento a Brindisi. Giovacchini
infine, credo possa essere un buon ricam-
bio per Dixon, è molto nervoso perché
non sente su di se la fiducia necessaria per
rendere al massimo, bisogna quindi lavorare psicologicamente perchè può tornare
utile...
Concludo sostenendo che tutti, tifosi, dirigenti e squadra, dobbiamo unirci nello
spirito del nostro obiettivo che è la permanenza. Allora necessita creare all’interno
del palazzo una bolgia tale che spinga
i nostri giocatori a dare più del 100%,
affinchè loro stessi si immedesimino in
questo ruolo e escano “sputando sangue”,
sportivamente parlando s’intende.
Atteggiamenti da prime donne in questo
momento non ci porterebbero risultati.
Vedere Cremona, Sassari e Pesaro per credere.
Prima della gara con Montegranaro credevo che queste mie fossero idee un po’
“bizzarre”, ma dopo quella partita la mia
idea si è rafforzata, il ritorno dei nostri giocatori ad un lavoro di gregariato e al momento stesso di carattere, in parte, scioglie
questo dubbio che si presenta nel titolo.
[email protected]
23
Foto Damiano Tasco
BANDIERE
ANTONELLO RIVA
La macchina
dei canestri
E’ il più grande realizzatore di tutti i tempi del campionato italiano, ha vinto tutto
quello che c’era da vincere con le maglie di Cantù e Milano. Ora Antonello Riva
ci prova da dirigente, portando a Caserta la sua immensa esperienza.
24
di Mino Taveri
P
ensi a Cantù e immediatamente
ti vengono in mente due nomi,
quello di Pierluigi Marzorati e
di Antonello Riva. Certo, con la mitica
maglia canturina ha giocato gente dello
spessore di Recalcati, Della Fiori, Kupec, ma nell’immaginario collettivo il
binomio Marzorati-Riva è quello che
emerge appena pronunci il nome della piccola cittadina brianzola dove la
pallacanestro siede a tavola tutti i giorni
assieme alla polenta e alla casseola.
E se Pierluigi Marzorati oggi siede dietro
la scrivania della presidenza del Coni
lombardo, il mitico bomber di Rovagnate il profumo del campo non lo vuole proprio abbandonare, tanto che se
proprio ha dovuto farlo appendendo le
scarpe al chiodo solo sei anni fa, (quella del Rieti la sua ultima maglia), ha
subito indossato i panni del dirigente,
prima Veroli e ora Caserta. Proprio con
i campani, che sono riusciti a passare
a Brindisi qualche settimana fa, sta soffrendo lo stesso mal di campionato al
pari della squadra di Perdichizzi.
“I motivi di questa difficile prima parte
di stagione per le due squadre sono differenti - sostiene Antonello - Brindisi ha
pagato il conto alla cattiva sorte che gli
ha impedito di schierare sinora la squadra pensata in estate a causa di infortuni molto seri. Caserta ha dovuto fare
i conti con una preparazione affrettata
e dettata dalle partite di qualificazione
all’Eurolega, poi si è fatto male Di Bella
quando c’era da inserire Williams, il tutto condito dalla scarsa forma di Olumide, poi tagliato”.
Ma Riva è sempre stato uno dalla scorza dura, come quando lottava per uscire
dai blocchi e scoccare il suo micidiale
tiro in sospensione.
“Peccato per i risultati negativi che na-
turalmente oscurano tutto il resto - continua - perché a Caserta si respira una
ottima atmosfera, l’organizzazione è
buona e l’entusiasmo attorno alla squadra non cala mai. E comunque il campionato è uno dei più equilibrati degli
ultimi anni, non vedo ad esempio sinora
nessuna squadra materasso. Posso senza dubbio affermare che in Europa non
ce n’è uno più difficile”.
Ma quando parli con Riva e sai che Brindisi quest’anno affronterà Cantù prima
al Pianella e nel girone di ritorno al Pentassuglia, diventa inevitabile non fare un
salto indietro con la memoria per tornare a quella fine anni ‘70, quando dalle
giovanili canturine Antonello cominciò
la sua avventura con una squadra capace di dominare in Italia, in Europa e nel
mondo. Numeri che riletti ancora oggi
fanno venire i brividi: dodici stagioni
in cui Riva vince scudetto, due coppe
campioni, una coppa intercontinentale
e due coppe delle coppe. Ma non contento, dopo i trionfi con Milano, torna a
Cantù sul finire degli anni 90, in tempo
per strappare a Oscar Schmidt il titolo
di miglior marcatore di tutti i tempi del
campionato italiano, superando il brasiliano che si fermò a quota 13.693!
“Da Cantù è passata la mia crescita
come giocatore ma anche come uomo ricorda Antonello - prima i 5 anni al college con il diploma e poi l’affermazione
in campo nazionale e internazionale.
Un ruolo importante lo ricoprì proprio
Marzorati, che mi aiutò e supportò in
“Nella mia crescita
un ruolo importante
lo ricoprì proprio
Marzorati, che mi
aiutò e supportò in
ogni momento delicato
della mia crescita. Un’
amicizia di quelle vere,
reali”
Che tempi! Riva con la maglia di Cantù cerca di superare in
palleggio Marco Bonamico nel match contro la Virtus Bologna
(foto www.pallacanestrocantu.com)
ogni momento delicato della mia crescita. Un amicizia di quelle vere, reali.”
Oggi Cantù, dopo i cambi societari e le
interminabili e mai mantenute promesse sull’impianto di gioco, nelle mani di
Corrado è tornata a recitare un ruolo di
primissimo piano, con tanto di benedizione da parte del grande ex.
“Come sempre hanno messo in piedi un
ottimo organico, badando a confermare
gran parte degli uomini della scorsa stagione - sottolinea Riva - credo proprio
che riusciranno ad arrivare almeno alle
semifinali.”
Magari aspettando un altro Riva?
“Io lo spero, ma sinceramente oggi di
miei eredi non ne vedo. I giovani tendono a lavorare poco sul fisico e ancor
meno sui fondamentali. Ma e’ tutto
il basket italiano che sta vivendo una
profonda crisi anche frutto della congiuntura economica negativa. In questi
momenti si dovrebbe lavorare molto di
più alle basi, coltivando i talenti da piccoli, entrando in modo più capillare nelle scuole. E poi – prosegue il direttore
sportivo casertano – c’e’ il problema del
continuo cambiamento degli organici.
Ai miei tempi le squadre si identificano
molto di più con le città”.
Parole sacrosante, tempi in cui anche
25
BANDIERE
Identikit di Antonello Riva
N
Brindisi felice. Riva festeggia al Pala Pentassuglia la prima vittoria in campionato della sua Juve Caserta (foto Tasco)
la neo promossa Brindisi si toglieva lo
sfizio di battere, nell’ultima stagione di
A1 prima di questa, squadroni come il
Billy Milano e la Squibb Cantù, quando
i brianzoli, con lo scudetto cucito sulle
maglie, uscirono sconfitti dalla Nuova
Idea.
“Quello che ricordo perfettamente era
il calore del pubblico e l’atmosfera che
si respirava nonostante la posizione di
classifica. Noi giocammo una brutta
partita, pagandola a caro prezzo.”
Ora le due squadre torneranno ad affrontarsi, il gap è forse inferiore rispetto a 30
anni fa ma Brindisi si troverà comunque
di fronte una squadra e una società che
ha contribuito a scrivere la storia della
pallacanestro italiana. Scritta anche da
Antonello Riva, oggi dirigente sportivo
che non nega di aver avuto in passato
anche il desiderio di sedere su una panchina nelle vesti di coach.
“Ci avevo in effetti pensato, ma quando ho smesso di giocare a Rieti mi si
presentò subito l’occasione per vestire
i panni da dirigente. Oggi mi sono talmente appassionato a questo ruolo che
non tornerei più indietro”.
E allora in bocca al lupo anche in giacca e cravatta, grande bomber.
ato a Cresciuto nella Pallacanestro
Cantù, è il miglior giocatore mai
uscito dal vivaio canturino. Ha debuttato nel 1977-78 ed è divenuto il simbolo di Cantù per 12 anni.
Con un controverso trasferimento, nel 198990, è passato ai rivali della Pallacanestro
Olimpia Milano, dove ha giocato 5 stagioni. Nel 1994-95 è passato alla US Victoria
libertas Pesaro e, dopo due anni, ha firmato,
come free agent, per la
Pallacanestro Gorizia.
Dopo due stagioni,
nel 1998-99 è tornato
alla sua “alma-mater”
Pallacanestro Cantù.
Riva ha vinto numerosi
trofei nella sua carriera:
il Campionato italiano, la Coppa Campioni,
la Coppa Korac e altri titoli.
E’ il leader ogni tempo dei marcatori del
Campionato italiano. E’ stato membro della
Nazionale italiana negli anni ‘80 e all’inizio dei ‘90. Ha vinto l’oro agli Europei di
Nantes del 1983 e l’argento agli Europei di
Roma del 1991. Ha giocato gli Europei del
1983, 1987, 1989, 1991.
I mondiali del 1986 e del 1990 e le Olimpiadi del 1984. Detiene il record di punti
segnati in partita con la Nazionale: 46 a
Forlì nel ‘87; per un totale di 3785, con la
media partita più alta.
dal sito www.antonelloriva.com
27
L’ANGOLO DEI RICORDI
Riecco gli anni ‘80
L’imminente sfida con Cantù e poi quella con Pesaro e Treviso, riportano inevitabilmente ai
ricordi della stagione 1981/82. Vi riproponiamo alcuni scatti significativi del repertorio
di Damiano Tasco, testimone di sfide memorabili, come quella contro il Billy Milano ...
B
rindisi e Cantù si affrontarono
in serie A1 per la prima (ed unica) volta in serie il 27 settembre
dell’81: era la prima giornata di campionato. In terra lombarda i canturini dominarono per 101 a 72, in Puglia, invece,
Fischetto e compagni si aggiudicarono il
28
match per 90-86: era il 6 dicembre. Si
trattava della Squibb Cantù dei vari Marzorati, Riva, Barivera, Bosa e Bargna, gli
americani erano Bruce Flowers e Charles
Kupec. Brindisi chiuse la stagione all’ultimo posto con 16 punti, mentre Cantù
chiuse quarta con 38 punti.
29
30
BASKET&REGOLE
a cura di Antonio Malerba
Interferenza e tiri liberi
A
nalizziamo questo mese le violazioni che vengono commesse durante l’effettuazione di tiri liberi.
Si verifica un’interferenza sulla palla sul
tentativo di realizzazione durante l’ultimo
o unico tiro libero quando un giocatore
tocca la palla mentre questa è in volo verso il canestro e prima che tocchi l’anello.
Le restrizioni relative alla regola si applicano fino a quando:
• La palla non ha più la possibilità di entrare nel canestro.
• La palla non abbia toccato l’anello.
Si verifica un’interferenza sul canestro durante un tiro libero quando:
• Un giocatore tocca la palla, il canestro
o il tabellone mentre la palla ha la possibilità di entrare a canestro, durante un
tiro libero a cui farà seguito un altro tiro
libero.
• Un giocatore tocca il canestro o il tabellone mentre la palla è a contatto dell’anello, durante un ultimo o unico tiro
libero.
• Un giocatore attraversa con la mano il
canestro da sotto e tocca la palla. Ciò è
valido anche dopo che la palla ha toccato
l’anello.
• Un difensore, durante un ultimo o unico tiro libero, mentre la palla ha la possibilità di entrare a canestro e dopo che
la stessa ha toccato l’anello, fa vibrare il
tabellone o il canestro così da impedire, a
giudizio dell’arbitro, alla palla di entrare
nel canestro.
• Un attaccante, durante un ultimo o unico tiro libero, mentre la palla ha la possibilità di entrare a canestro e dopo che
la stessa ha toccato l’anello, fa vibrare il
tabellone o il canestro così da causare, a
giudizio dell’arbitro, l’entrata della palla
nel canestro.
E’ importante sottolineare che sia su un
tiro su azione che sull’ultimo o unico tiro
libero, sia i giocatori attaccanti che i di-
fensori possono legalmente giocare la
palla mentre la stessa gira o è a contatto
dell’anello, mentre nessun giocatore deve
toccare la palla dopo che la stessa ha toccato l’anello, mentre ha ancora la possibilità di entrare nel canestro, dopo che:
• Un arbitro ha fischiato mentre la palla è
nelle mani di un giocatore in atto di tiro a
canestro, oppure è in volo durante un tiro
a canestro su azione.
IL QUIZ
Ho seguito la situazione riguardante
il cambio di possesso per la regola dei
24 secondi che si è verificata durante la
gara Brindisi-Caserta, posso avere dei
chiarimenti in merito?
Risposta:
Quando un giocatore tenta di recuperare la palla con una o due mani, per
stabilire se cambia il possesso e quindi
vi è un reset dei 24”, bisogna valutare
se il giocatore colpisce solo la palla o la
indirizza verso un compagno, in questo
caso che è poi quanto verificatosi durante la gara di Brindisi, il cronometro
và resettato come previsto dalle nuove
regole.
• Il segnale acustico del cronometro di
gara ha suonato per la fine di un periodo,
mentre la palla è in volo per un tiro a canestro su azione.
Analizziamo adesso quali sono le sanzioni relative alle violazioni alla regola dell’interferenza:
Se la violazione viene commessa da un
attaccante, nessun punto viene accordato. La palla viene assegnata alla squadra
avversaria per una rimessa in gioco da
fuori campo all’altezza del prolungamento della linea di tiro libero.
Se la violazione viene commessa da un
difensore, alla squadra in attacco vengono assegnati:
• Un punto, quando la violazione è commessa durante l’effettuazione di un tiro
libero.
• Due punti, quando la violazione è commessa su un tiro da due punti.
• Tre punti, quando la violazione è commessa su un tiro da tre punti.
I punti sono assegnati al giocatore che ha
eseguito il tiro.
Se la violazione viene commessa da un
difensore durante un ultimo o unico tiro
libero, un punto verrà accordato al giocatore che ha eseguito il tiro libero, seguito
dalla sanzione di un fallo tecnico a carico
del giocatore difensore responsabile della
violazione.Per completezza di informazione, ricordiamo che su un passaggio, la
palla può essere giocata al di sopra del
livello dell’anello sia in fase ascendente
che discendente, come possiamo osservare nelle situazioni di alley-up che frequentemente vediamo eseguire in maniera spettacolare dai giocatori.
Credo in tal modo di aver dissipato i molti
dubbi che regnavano intorno a questa regola e naturalmente resto a disposizione
dei nostri lettori per ulteriori chiarimenti
su questa ed altri articoli del regolamento.
[email protected]
31
INCHIESTA
Si sposta ...
ma non sposta
Dopo le tante discussioni in estate, ecco i primi dati: non cambia la frequenza dei tentativi nè
delle realizzazioni e, soprattutto, si assottigliano le differenze tra le squadre: il tiro da 3 dalla
nuova linea è un’arma spuntata? Tra i singoli: Kaukeanas il migliore, Maresca lo insidia.
Caso Caserta: stessi giocatori, ma è quella che soffre di più la nuova distanza.
di Andrea Tundo
N
on abbiate paura di sbagliare un tiro da tre punti, non
è mica da queste cose che
si giudica un giocatore. Parafrasando
De Gregori, possiamo dire tranquillamente che lo spostamento della linea
32
da tre non ha impaurito i tiratori della
Lega A. Dall’arco si continua a sganciare con la stessa frequenza e con
percentuali pressoché identiche. Assoli e puntate oltre il 50% sempre più
rari, questo sì, ma le medie sui grandi
numeri confermano quanto in molti avevano profetizzato in estate: «Ci
si abituerà presto ai 50 centimetri in
più». Tutto vero. Prendendo in esame
le percentuali delle prime 8 giornate
- le più temute dai tiratori - e confrontandole con la passata stagione, appa-
re nitido il quadro sopra descritto.
Saldo negativo. I dati relativi al
2009/10 riguardano quindici squadre
(Napoli è stata cancellata dalle statistiche ufficiali), e dicono che mediamente ogni squadra aveva effettuato
179 tentativi da 3, segnandone 65.
Detto in altri termini, la media della
massima serie era 36.25% su 2695 tiri
sganciati. Dal 16 ottobre al 5 dicembre, invece, le 16 formazioni hanno
provato singolarmente 175 volte a
pungere dai 6.75 riuscendoci in 61
occasioni. In valori assoluti, parliamo
di 2801 tentativi e 980 realizzazioni
per un 35% complessivo. Un saldo
negativo dell’1.25% che rientra in un
quadro di normale fluttuazione.
Minimo e massimo. Il tiro dall’arco
rappresenta, al momento, un fattore
meno determinante nell’economia
del campionato perché si sono notevolmente livellate le medie, sia di
realizzazione che di tentativi. Nella passata stagione la forchetta tra la
miglior percentuale (Biella, 41.5% su
207) e la peggiore (Ferrara, 29.9% su
179) era di 11.6 punti; quest’anno tra
il 39.7% di Montegranaro e il 31.1%
di Sassari il margine è di 8.6%. Nel
primo quarto di campionato 2009/10
erano tre le squadre oltre i 200 tiri;
ora, invece, solo Varese ha scollinato e, se si esclude il dato di Siena,
passata da 187 a soli 113 tiri, la differenza tra la squadra che ci prova
di più e quella più restia al tentativo
dalla lunga distanza è passata da 73
(Pesaro-Bologna 219-146) a 55 (Varese-Milano 202-147). A conferma del
sostanziale livellamento, analizzando
i dati, match per match, Air AvellinoBancaTercas Teramo (8° giornata) risulta essere l’unica gara ad aver fatto
registrare una media superiore al 50%
(24/46, 52.2%) complice soprattutto
il record assoluto in Serie A di Teramo
(11/18, 61.1%).
Il dato di Siena. Settantaquattro “bombe” in meno significheranno pur qualcosa. La prima differenza, quella più
lampante, è l’assenza di Terrell McIntyre, uno che ha un certo feeling col
tiro dalla lunga distanza. Bo McCalebb, infatti, tira poco anche se bene
dai 6.75 (7/14), preferendo tagliare
le difese dopo il pick’n’roll. Inoltre,
il Montepaschi è ormai squadra a
trazione interna e predilige parecchio il contropiede, arma usuale con
un motorino inesauribile come “Big
Mac”. Ma quando i campioni d’Italia
decidono di concludere dall’arco, i
risultati non cambiano. Il raffronto tra
Tra i migliori tiratori. Il brindisino Giuliano Maresca, quinto con il 47,6% (10/21)
i dati delle ultime due stagioni dice 2.5% (da 40.6 a 38.1). una differenza
ininfluente, visto anche il crollo dei
tentativi.
I singoli. Eppure a guidare la classifi-
ca c’è un senese, Rimantas Kaukenas
(foto a sinistra). Il marine di Simone
Pianigiani batte la concorrenza con
11 realizzati su 21 tentativi (52.2%),
seguito a strettissima distanza dalla coppia canturina MarkoishviliLeunen. Il primo si ferma al 51.7%
(15/29), mentre Leunen segna esattamente una tripla ogni due (14/28).
Occhio, però, perché i due uomini di
Andrea Trinchieri hanno un numero
di tentativi leggermente maggiore,
così come Drake Diener di Teramo (16/33, 48.5%) e il biellese A.J.
Slaugther (16/34, 47.1%), rispettivamente quarto e sesto. Tra i due, s’infila
il brindisino Giuliano Maresca, quinto con il suo 10/21 (47.6%), mentre
tra i 18 che hanno una media uguale
33
INCHIESTA
o superiore al 40% c’è anche un altro
biancazzurro, Bobby Dixon (17° con
18/45, 40%). Fa parte del “Club del
40”, anche il più incallito “triplomane” della massima serie, la guardia
dell’Air Avellino, Taquan Dean, autore finora di 65 tentativi (28 realizzati,
40%).
Il confronto con l’anno scorso
Pepsi sgasata. Prendendo in esame le
14 squadre che hanno partecipato ad
entrambi i campionati, in dieci fanno
registrare un decremento delle percentuali e solo 4 un aumento (pressoché nullo quello di Milano, +0,3%).
Il dato migliore è il +6.9% di Montegranaro, il peggiore, invece, il -7.9%
della Pepsi Caserta, passata dal 40.1%
(73/182) al 32.2% (59/183). Stesso
allenatore e sistema di gioco, identico
il pacchetto esterni, uguale anche il
numero di tentativi. Cosa ha “sgasato”
la Pepsi? La cattiva vena realizzativa
del duo Jumaine Jones-Ere Ebi che insieme assorbono oltre la metà dei tiri
bianconeri (98), segnandone appena
33. Il colpo di grazia è dato da Tim
Bowers, inchiodato ad un tremendo 1/16 (6.3%). Un dato di squadra
insufficiente, compensato – in parte
– dall’8/17 di Martin Colussi, l’unica
novità bianconera nel reparto piccoli.
Il casertano Tim Bowers
34
IL FILM DEL CAMPIONATO
Caserta, quarto stop di fila
Al termine di una gara intensa i campani conquistano la prima vittoria stagionale. Micidiale Koszarek
Derby del Sud. Guidata Koszarek e grazie ai canestri di Garri e Jones la formazione campana avanza nel secondo quarto, andando al riposo in vantaggio 36-29 (foto Maurizio Pesari)
BRINDISI - CASERTA
64-76
Sesta Giornata d’andata (20 e 21 novembre)
Avellino- Cantù 71-75
Treviso - Teramo 90-71
Brindisi - Caserta 64-76
Pesaro - Sassari 79-68
Siena - Biella 101-81
Milano - Roma 76-70
Bologna - Montegranaro 77-79
Cremona - Varese 103-79
Brindisi: Lang 7, Dixon 19, Maresca 3,
Vorzillo ne, Pugi, Roberson, Touré 15,
Diawara 17, Infante 3, Giovacchini, Gallea ne
CoachPerdichizzi.
Caserta: Koszarek 18, Di Bella 10, Ere 9,
Bowers 4, Jones 17, Colussi 11, Williams 6,
Garri 1, Marzaioli ne, Martin ne, Porfido ne
Coach Sacripanti.
Arbitri: Paternicò, Pozzana e Crescenti.
Note:Tiri: Brindisi 13/39 (33%) da due, 8/23
(35%) da tre, 14/19 (74%) liberi; Caserta 13/32
(41%) da due, 12/25 (48%) da tre, 14/17 (82%)
liberi. Rimbalzi: Brindisi 35, Caserta 46. Palle
Rec/Per: Brindisi 14/17, Caserta 17/13.
Lang autore di 7 punti in 33 minuti di gioco
Classifica
12 Milano 10 Siena 8 Bologna, Cantù, Varese
e Pesaro 6 Avellino, Biella, Cremona, Sassari
e Montegranaro 4 Roma e Treviso 2 Brindisi e
Caserta 0 Teramo.
35
IL FILM DEL CAMPIONATO
Sassari, che peccato !
In Sardegna i biancazzurri si arrendono dopo un supplementare deciso dalla classe di White
Neopromosse. Hervè Tourè, autore di 10 punti (4/5 da due) va a canestro superando l’isolano Jiri Hubalek
SASSARI - BRINDISI
94-89
Settima Giornata d’andata (27 e 28 novembre)
Treviso - Pesaro 91-59
Caserta - Cantù 73-65
Varese - Bologna 91-81
Montegranaro - Milano 89-85
Roma - Cremona 70-84
Teramo - Siena 57-93
Biella - Avellino 86-85 dts
Sassari - Brindisi 94-89 dts
dts
Sassari: White 33, Hunter 17, Devecchi 6,
Cittadini 6, Diener 7, Sacchetti, Tsaldaris
19, Vanuzzo, Pinton, Hubalek 6. Coach
Sacchetti.
Brindisi: Lang 7, Dixon 20, Maresca 14, Pugi
1, Roberson 17, Touré 10, Diawara 17, Infante
3, Giovacchini, Gallea. Coach Perdichizzi.
Arbitri: Lo Guzzo, Tola e Vicini.
Note: Tiri: Sassari 21/41 (51%) da due, 11/25
(44%) da tre, 19/34 (56%) liberi; Brindisi
26/40 (65%) da due, 7/28 (25%) da tre, 16/20
(80%) liberi. Rimbalzi: Sassari 39, Brindisi 30.
Palle Rec/Per: Sassari 11/18, Brindisi 12/16.
Il grande entusiasmo del pubblico del Palaserradimigni
36
Classifica
12 Milano e Siena 10 Varese 8 Montegranaro,
Bologna, Cantù, Pesaro, Biella, Cremona e
Sassari 6 Treviso e Avellino 4 Roma e Caserta
2 Brindisi 0 Teramo.
Montegranaro, ritorna il sorriso
Grazie ad una superba prova del collettivo gli uomini di Perdichizzi interrompono la serie-no. Decisivo Dixon
Incontenibile. Da incorniciare la prova dell’ex Giuliano Maresca: 18 punti in 29 minuti con 3/5 da due, 3/6 nelle triple e 3/4 dalla lunetta (foto Maurizio Pesari)
BRINDISI - MONTEGRANARO 77-75
Ottava Giornata d’andata (4 e 5 dicembre)
Cremona - Caserta 72-63
Cantù - Sassari 98-77
Siena - Milano 99-67
Bologna - Treviso 69-79
Roma - Varese 89-92
Avellino - Teramo 88-89
Pesaro - Biella 77-58
Brindisi - Montegranaro 77-75
Classifica
14 Siena 12 Milano e Varese 10 Cantù, Pesaro
e Cremona 8 Montegranaro, Treviso, Sassari,
Biella e Bologna 6 Avellino 4 Roma, Caserta e
Brindisi 2 Teramo.
Il presidente Corlianò si gode la vittoria con il nipotino
Brindisi: Lang 10, Roberson n.e., Vorzillo n.e.,
Maresca 18, Infante 2, Gallea, Pugi, Dixon 13,
Diawara 16, Giovacchini 2, Tourè 16. Coach
Perdichizzi.
Montegranaro: Ford 15, Jones 3, Nasini ne,
Antonutti 5, Cavaliero 5, Maestranzi 12, Ray
14, Canavesi ne, Cinciarini 10, Ongenaet,
Ivanov 11. Coach Pillastrini.
Arbitri: Sahin, Seghetti e Quacci.
Note: Brindisi 18/33 (55%) da due, 6/21
(29%) da tre, 23/26 (88%) liberi; Tiri:
Montegranaro 22/42 (52%) da due, 9/22 (41%)
da tre, 4/9 (44%) liberi. Rimbalzi: Brindisi 36,
Montegranaro 36. Palle Rec/Per: Brindisi 17/15,
Montegranaro 15/16.
37
IL FILM DEL CAMPIONATO
Siena, non c’è storia
Dixon e soci reggono solo un quarto, poi scompaiono, limitando i danni nel finale. Applausi per Tourè
Serata-no. Da dimenticare la prestazione del playmaker Bobby Dixon, autore di soli 4 punti in 30 minuti con un incredibile 1/11 al tiro (foto Maurizio Pesari)
ROMA - SIENA
51-68
Nona Giornata d’andata (11 e 12 dicembre)
Treviso - Biella 60-61
Montegranaro - Cantù 83-93
Sassari - Bologna 66-75
Milano - Avellino 90-78
Caserta - Varese 92-80
Teramo - Roma 53-74
Cremona - Pesaro 74-87
Brindisi - Siena 51-68
Brindisi: Lang 6, Roberson ne, Vorzillo ne,
Maresca 9, Infante 3, Gallea ne, Pugi, Dixon
4, Diawara 6, Giovacchini 3, Tourè 20. Coach
Perdichizzi.
Siena: Mc Calebb 7, Zisis 5, Carraretto 3,
Rakovic 13, Lavrinovic 13, Kaukenas 10, Ress,
Michelori, Monaldi, Stonerook 6, Aradori 3,
Moss. Coach Pianigiani.
Arbitri: Paternico, Begnis e Caiazza.
Note: Tiri: Brindisi 12/31 (39%) da due, 4/21
(19%) da tre, 15/18 (83%) liberi; Siena 18/39
(46%) da due, 9/25 (36%) da tre, 5/6 (83%)
liberi. Rimbalzi: Brindisi 41, Siena 35. Palle
Rec/Per: Brindisi 16/22, Siena 22/15.
Giovacchini, autore di 3 punti, conquista un rimbalzo
38
Classifica
16 Siena 14 Milano 12 Varese, Cantù e Pesaro
10 Biella, Bologna e Cremona 8 Montegranaro,
Treviso e Sassari 6 Avellino, Caserta e Roma 4
Brindisi 2 Teramo.
PROTAGONISTI DEL PASSATO
RICCARDO PITTIS
Datemi retta...
Da commentatore tecnico per Sky dà le dritte per chi vuole scommettere sul
basket. Dopo il ventennio con Milano e Treviso, il Riccardo Pittis borghese
spazia da cuffie e microfoni ai siti di scommesse
di Mino Taveri
G
iura di avere una percentuale
del 60-65%. La domanda però
sorge spontanea: dove, visto
che non gioca più da sei anni? Provate
ad andare sul sito basketground.it e
avrete la risposta. Già, perché il mitico
“acciughino”, all’anagrafe Riccardo
Pittis, uno dei maggiori talenti espressi
dalla pallacanestro italiana degli anni
80-90, si è messo a fare pronostici.
E, a quanto pare, vista la percentuale
sopra indicata, un po’ di credito glielo
si potrebbe dare.
“Qualche tempo fa mi venne quest’idea e la proposi al manager di Gioco Digitale Fausto Gismondi - racconta
Pittis - ovvero perché non coinvolgere
ex atleti di sport di massa come calcio,
basket, pallavolo, rugby, e farli diventare dei veri e propri “consiglieri” per
gli scommettitori? Nel senso che noi
diamo dei suggerimenti sui probabili
risultati, poi sta a chi punta del denaro
darci retta o meno.”
L’idea piacque ed ecco che Riccardo si
39
PROTAGONISTI DEL PASSATO
Sempre al top. Pittis con le maglie di Treviso e Milano. L’ala
milanese si è ritirata dall’attività agonistica alla fine del campionato 2003-04, a 35 anni, dopo 20 stagioni di serie A1, 685
presenze, 6637 punti, 19.012 minuti giocati.
40
è ritagliato anche questo nuovo ruolo,
visto che appese le scarpe al chiodo in
qualche modo il tempo bisognava pur
impiegarlo, no?
“Per la verità mi sono oramai completamente lanciato nel mondo della televisione (Pittis e’ una delle voci tecniche di Sky, ndr), ci sono dentro oramai
da sei anni, mi diverto ogni volta anche
perché è un ruolo che mi è venuto da
subito naturale”.
Anche se c’è da criticare qualche
giocatore ex compagno di squadra o
qualche allenatore?
“Se uno lo fa con competenza e con
delle buone conoscenze tecniche, che
male c’è a criticare qualcuno se fa
una scelta sbagliata – si difende subito Ricky – l’importante e’ aggiornarsi,
conoscere, studiare squadre e tecnici.
Poi l’esperienza di un ventennio su un
campo da basket farà pure la differenza”.
E che ventennio, aggiungiamo noi: due
decenni spesi con le maglie di Milano
e Treviso, una bacheca con 7 scudetti,
7 coppe italia, 3 supercoppe italiane
e all’estero con 2 coppe campioni, 1
coppa intercontinentale, 2 Saporta e 2
Korac.
Può bastare per parlare in televisione
e fare qualche pronostico? Diremmo
proprio di si.
“E’ chiaro che poi tutto è perfettibile,
ma il modo con il quale Sky cura il prodotto basket è decisamente eccellente
- sottolinea Pittis - tutti lavorano con
passione e divertimento, curando ogni
particolare. E’ davvero un bell’ambiente”.
Questo ha permesso al due volte medaglia d’argento con la nazionale azzurra di rimanere agganciato da subito
al treno basket appena smesso di giocare. Ogni giudizio su questo torneo
di LegaA è quindi ben supportato.
“E’ un campionato decisamente più
equilibrato rispetto agli ultimi anni, c’e’
un po’ più di spazio per tutti, anche se
credo in tanti abbiano dato troppo in
fretta per non favorita Siena a inizio
stagione. Tant’è che i campioni d’Italia
stanno già riproponendosi alla grande
per il successo finale”.
E la tua vecchia Milano?
“La vedo bene, è molto cresciuta come
squadra e mentalità, è solida, compatta e a differenza degli ultimi anni ha
una sua identità ben precisa. Stavolta
per il tricolore bisognerà fare i conti
anche con l’Olimpia”.
Dove milita quello che secondo Pittis
potrebbe diventare il Pittis 2.
“Però deve migliorare in difesa, anzi
- dichiara sorridendo Riccardo - deve
proprio cominciare a difendere. Sto
parlando di Mancinelli, l’italiano che
oggi mi somiglia di più e che potrebbe
ricalcare le mie orme. Ma deve completarsi in difesa, scrivilo pure, tanto
gliel’ho già detto più volte”.
Ne approfittiamo per chiedergli qualcosa anche sulla squadra di Perdichizzi, e anche qui Ricky non si tira
indietro e analizza lucidamente la situazione.
“Paradossalmente la campagna acquisti altisonante condotta in estate, accompagnata da toni troppo trionfalistici, alla fine ha nuociuto a tutti. La pressione sui giocatori è salita alle stelle,
le aspettative dei tifosi non sono state
ripagate e la luce stava per spegnersi
subito. La vittoria contro Montegranaro è stata un toccasana fondamentale, perdere ancora dinanzi al proprio
pubblico avrebbe avuto conseguenze
disastrose. Ma Brindisi deve tornare
a ragionare da neo promossa, con la
coscienza che la salvezza è il suo scudetto, non parlo di ridimensionamento
ma di sapersi collocare con la giusta
mentalità nella posizione che più le
compete. D’altronde è solo il primo
anno di LegaA dopo una lunghissima
attesa”.
Una Lega frutto di un movimento che
Pittis vede comunque livellarsi verso
l’alto, se paragonato agli altri campio-
Commentatore. Da qualche anno oramai Riccardo Pittis è una delle voci “esperte” di Sky
“se in Spagna ci sono
Barcellona e Real Madrid
e in grecia l’Olympiakos e
il Panathinaikos, il resto
dei tornei, parlo di livello
medio, è inferiore
al nostro”
nati europei.
“Perché se in Spagna ci sono Barcellona e Real Madrid e in grecia l’Olympiakos e il Panathinaikos, il resto dei
tornei, parlo di livello medio, è inferiori al nostro. Se proprio devo rubare
qualcosa copierei un po’ dell’ organizzazione che regge il basket spagnolo,
inteso anche come palazzetti dove
giocare. Ma la pallacanestro italiana
41
38
PROTAGONISTI DEL PASSATO
A PROPOSITO DI BWIN ...
F
Nazionale. Primo da sinistra, Pittis ha conquistato con la maglia azzurra due argenti europei (Italia ‘91 e Spagna ‘97)
può tornare presto a recitare un ruolo
di primo piano”.
Senza nostalgia. “Oramai sono sei anni
che non gioco più, si deve pensare al
passato come ad un momento bellissimo e ricco di soddisfazioni, i rimpianti
non servono a niente. Ora commento
il basket in televisione e mi diverto a
dare consigli a chi vuole scommettere
on-line sulla pallacanestro.”
A proposito, visto che il nostro si vanta
di percentuali invidiabili nei prono-
stici, mentre vi invitiamo ad andarlo
a visitare su basketground.it, gliene
chiediamo qualcuno a bruciapelo, al
termine della stagione gli presenteremo il conto.
Chi vince il campionato: “Siena”.
Chi l’Eurolega: “Olympiakos”.
Chi sarà il miglior giocatore italiano:
“Mancinelli”.
Chi il miglior straniero: “Mc Calebb”
Avete preso nota?
ondata nel 1997 bwin si è affermata come uno dei principali
operatori internazionali nel settore delle scommesse sportive, dei
giochi e dell’intrattenimento online.
In Italia opera attraverso i due brand
bwin e Gioco Digitale. Bwin è leader
nell’ambito delle scommesse sportive
grazie anche ad importanti partnership internazionali come la sponsorizzazione del Real Madrid nel calcio e
il MotoGP nel mondo delle due ruote.
Il sito www.bwin.it, oltre alle scommesse sportive, offre tutti i principali
giochi online dal poker ai giochi di
abilità e di sorte come il Gratta e Vinci
o il Bingo. Gioco Digitale è uno dei
più importanti operatori del gaming
online. E’ stato il primo concessionario italiano nel poker online, offerto
oggi sul sito dedicato www.gdpoker.
it. Bwin è stremamente attenta al tema
della Responsabilità Sociale e dedica
particolare attenzione all’aspetto del
Gioco Responsabile.
43
GIOVANI PROMESSE
Facciamoci largo
Dai bolognesi Moraschini e Martinoni al senese Aradori, passando per il trevigiano
Gentile ed il milanese Melli, senza dimenticare l’abruzzese Polonara, il pesarese Traini
ed il biellese Chessa. Ecco chi sono i giovani più promettenti della massima serie
di Andrea Tundo
I
l futuro è loro, sperando che
anche il basket non tarpi le ali
come rischia d’accadere in chiave scolastica tra riforme e proteste.
Il prossimo anno vedremo all’opera
un abbondante manipolo di giovani nella tanto discussa “A tre”, nelle
intenzioni dei fautori nuova incubatrice dei talenti di casa. Il partito del
“se sono buoni, giocano anche senza
una lega destinata al loro sviluppo”
storce il naso, ma sarà realtà. Per il
momento, sgomitano, cercano di farsi largo, nel crogiuolo della LegaA,
tra orde di stranieri e connazionali
di maggiore esperienza. Dove e con
quali risultati? Virtus Bologna e Benetton Treviso rappresentano le culle
più floride e numerose, ma ci sono
altre tre società della massima serie
che nel loro grembo stringono con
orgoglio la generazione degli under
22, curandone l’evoluzione in attesa
di cogliere i frutti del lavoro svolto.
Bologna, progetto vero. Questione
di filosofia, quella della Virtus. La
formazione emiliana ha l’età media
più bassa del lotto (23.4 anni) e sfo-
44
Se son rose... Achille Polonara del Teramo (foto Massimo Corona) e nel riquadro il bolognese Niccolò Martinoni
dera un branco di giovani affamati
di gloria pescati in giro per l’Europa.
Tanti e promettenti. Tra gli italiani,
sui quali abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione, i nomi più caldi
sono quelli di Riccardo Moraschini
e Niccolò Martinoni. Il primo, dopo
il lampo in Supercoppa contro Siena
(porta bene, lo scorso anno 11 punti
contro l’Mps), ha trovato poco spazio
racimolando cifre prossime allo zero
(4 punti in 23’ d’utilizzo). Classe ’91,
play/guardia, fisico da perfezionare,
Moraschini ha però dalla sua la pre-
senza costante nella prima squadra
dal 2005/06. Martinoni, 21 anni,
dopo lo svezzamento in Legadue a
Varese e la conferma del prestito
(era della Benetton Treviso) al primo
anno di LegaA, prova la carta della
prima grande esperienza lontano da
casa (è nato nella Città Giardino). Le
sue cifre sono in ribasso rispetto alla
scorsa stagione, segnale che l’effetto “gioco a domicilio” aveva un suo
peso: nelle prime 7 giornate viaggia
a 2.3 punti (30% al tiro) e poco altro
nei 10’ concessi da coach Lardo. Con
la Cimberio erano 5.8 punti, con 2.5
rimbalzi e 1.3 recuperi in 14’.
Gli attesi. Tre nomi, altrettante grosse
aspettative in contesti profondamente diversi: Pietro Aradori, Nicolò
Melli e Alessandro Gentile. La guardia bresciana è quella col compito
più gravoso: tutti gli occhi puntati
addosso, il peso di un’estate azzurra più che rivedibile e il passaggio a
Siena, sinonimo di realtà e compiti
nuovi. Svestiti i panni dell’under,
è rimasta l’etichetta del “predestinato” che pare non pesargli più di
tanto. In più dovrà avere la capacità
d’adattarsi a minutaggi e possessi inferiori: questo lo step che richiederà
tempi maggiori ma l’impatto è stato
positivo. I 18 punti (6/6), 5 rimbalzi, 3 recuperi, 4 assist in 27’ contro
Teramo rappresentano l’iniezione di
fiducia adatta, ma le cifre complessive del primo quarto di stagione sono
comunque confortanti: 1.39 punti a
possesso, con un ventaglio di soluzioni ovviamente minore rispetto a
Biella (13/16 da 2, 5/10 da 3), 1.4
rimbalzi, 1 assist. Compiti e ruoli
diversi: se l’alba è questa, può solo
migliorare. A sprazzi, invece, procede Melli: 19 anni, le attese dell’AJ
Milano e un palcoscenico di estimatori da soddisfare. La partita contro
Lubiana in Eurolega e la prestazione
contro Roma in campionato dimostrano che i numeri non mancano.
Basket nel sangue. Gentile della Benetton Treviso è figlio
dell’ex playmaker del Caserta del tricolore Nando
Alla prima esperienza in LegaA, a
parer nostro, un dirottamento in
una squadra meno ambiziosa avrebbe garantito minuti e responsabilità
maggiori così da metterne subito alla
“Aradori ha il compito
più gravoso: tutti gli occhi
puntati addosso, il peso di
un’estate azzurra più che
rivedibile e il passaggio a
Siena, sinonimo di realtà e
compiti nuovi.”
Niccolò Melli (Olimpia Milano)
prova la consistenza (un eventuale
scelta in questo senso, la prossima
estate, avrebbe il sapore del “passo
indietro”). Al momento gioca (12’ in
A, altrettanti in Eurolega) ma i rientri
di Maciulis, Pecherov e Petravicius
toglieranno aria al 19enne di Reggio
Emilia. Dovrà quindi sfruttare l’infermeria piena per guadagnarsi credito
quando torneranno in pista gli altri
tre. E poi resta ancora un dubbio: ai
massimi livelli, è un tre o un quattro? Per velocità di gambe, diremmo
un “quattro”. E da quella posizione,
con il bagaglio tecnico che possiede,
può fare davvero male. Il più piccolo
del trio è Gentile, 18 anni. Sta tirando malino (12/29) ma lo spazio non
manca (16’) e il contributo al progetto Benetton – di cui è la punta di
diamante “tricolore” – è sostanzioso
(5.5 punti, 2.1 rimbalzi, -0.3 saldo
p/r, 1 assist). Tra i pari età c’è poca
gente in grado di tenergli testa, agli
ultimi Europei ha sciorinato grandi
colpi (forse un po’ troppo in proprio)
ma la “cooperativa Repesa” l’aiuterà parecchio in questo senso: mani,
testa e fisico, ha tutto per sfondare
davvero.
Le sorprese. Se a Teramo non sono
stati attanagliati dalla depressione
è grazie ad Achille Polonara. L’ala
biancorossa (19 anni, 202 cm), dna
cestistico (il fratello Valerio gioca
in B dilettanti), ha messo in vetrina
numeri e personalità di spessore,
imponendosi come la rivelazione di
questo primo scorcio di stagione. Da
rivedere il tiro dalla distanza (1/11),
ha invece cifre più che interessanti
vicino al ferro (5.3 punti, 52.4% da
2), non solo in fase realizzativa (2
falli subiti, 5 rimbalzi, 1.4 stoppate).
Carattere, malizia già messa da parte, leve lunghe e atletismo: c’è tutto,
sperando nella continuità. Era atteso
da tempo, invece, Lorenzo D’Ercole.
Dopo i successi delle giovanili e la
gavetta a Siena, sta trovando in una
45
GIOVANI PROMESSE
realtà sana come Cremona la sua
consacrazione. Le cifre parlano chiaro e mettono in evidenza i progressi
compiuti rispetto a quanto fatto alla
Snaidero Udine nel 2008/09 (3.6
punti, 1 rimbalzo e un assist in 16’).
Oggi viaggia a 4 punti,
1.4 rimbalzi, 1 recupero
e 2 assist nei 15’ concessi da Mahoric. A questo
aggiunge tanto lavoro
oscuro in difesa e la buona lettura delle situazioni
offensive: a ventidue anni, il bruco
pistoiese diviene farfalla?
Su e giù. Loro devono crescere soprattutto sotto il profilo fisico. Par-
liamo di Massimo Chessa e Andrea
Traini (foto a sinistra). Il ventiduenne
di Biella produce meno rispetto alla
passata stagione pur avendo mantenuto invariato il minutaggio (13’).
Da quasi 5 punti di media è sceso a
quota 3.1 senza aggiungere numeri
sostanziosi sotto le altre voci statistiche: la strada verso la conferma è in
salita. Chi invece si è affacciato senza alcuna malizia è Traini, imberbe
playmaker della Scavolini Pesaro.
Partito come sesto esterno a disposizione di Dalmonte, si sta ritagliando
il suo spazio anche grazie alle assenze di Collins e Diaz. Interpretare un
ruolo delicato come il playmaker a
18 anni e con un fisico ancora tutto
da costruire, vuol dire avere la “faccia
tosta”, come quella mostrata all’esordio contro Caserta, ovvero 6 punti
senza errori al tiro. Pecca d’esperienza, chiaro, e soffre l’uno contro uno,
ma - a sprazzi - ha dimostrato d’avere intelligenza, predisposizione al
mettere ordine e capacità di arrivare
al ferro (3.6 punti, più 2.2 rimbalzi in
12’) che difficilmente si rintracciano
nei suoi coetanei. Dalmonte, in precampionato, fu profetico: «Abbiamo
una batteria di piccoli molto folta,
ma il ragazzo è buono. Quando ne
avremo bisogno, vedrete che non si
farà trovare impreparato».
“Partito come sesto
Lorenzo D’Ercole (Vanoli Cremona)
esterno a disposizione
di Dalmonte, il pesarese
Traini si sta ritagliando il
suo spazio anche grazie
alle assenze di Collins
e Diaz”
Pietro Aradori (Montepaschi Siena)
47
48
MASSIMO BULLERI
A misura
... di giovane
I successi in maglia azzurra e le avventure di Milano e Treviso,
dove è tornato per guidare un gruppo di giovani promettenti.
Per Massimo Bulleri le sfide non finiscono mai
Foto archivio Benetton Basket Treviso
49
46
STELLE DI LEGA A
di Marino Petrelli
Q
uando aveva cinque anni cominciò a giocare a pallacanestro,
seguendo le orme del fratello.
Pochi anni dopo vinse il suo primo trofeo
con il Basket Cecina. Non era nemmeno
maggiorenne, nel 1995, quando ci fu
l’esordio in serie A con la maglia di Treviso, con la quale giocherà poi dal 1999
al 2005, vincendo 2 scudetti, 4 coppe Italia, 2 supercoppe italiane, 1 Saporta cup
e giocando una finale e una semifinale
di Eurolega. Ora Massimo Bulleri, dopo
alcune stagioni lontano da casa, è tornato nella “sua” Treviso e lo fa da capitano
della squadra, investitura concordata con
il nuovo g.m. Claudio Coldebella, suo ex
compagno prima e assistant coach poi
nella recente esperienza milanese. Ma
non chiamatelo vecchio perché il play toscano ha ancora tanta voglia di fare bene
e soprattutto confrontarsi giorno dopo
giorno con il nuovo progetto trevigiano,
con i suoi compagni più giovani, con una
Treviso che forse, ripetiamo, forse, non
può competere per lo scudetto come nel
passato, ma che “fino a maggio potrà dire
la sua e scaramanticamente non aggiungo altro”, dice il “Bullo” in un passaggio
di questa piacevole intervista concessa
all’indomani della brillante vittoria a Madrid in Eurocup che ha rilanciato la squadra veneta in Europa. Ragazzo posato
fuori - “vivo nella più assoluta tranquillità
con mia moglie Claudia e mia figlia Rebecca in una città che permette di vivere
a misura d’uomo” - giocatore brillante in
campo: le sue cifre nel 2009/2010, anno
in cui ha raggiunto la finale scudetto con
Milano, parlano di 7.8 punti a gara in 21
minuti di utilizzo medio, il 45.2% da due
e il 31.6% da tre, 85% ai liberi e 2 assist
a gara. Il suo high 20 punti contro la Scavolini Pesaro il 29 marzo, mentre quello
di carriera è rappresentato dai 33 punti
contro Livorno nel 2006. Senza dimenticare i successi in nazionale: un bronzo
agli europei del 2003 e lo storico argento
alle Olimpiadi di Atene 2004, dopo una
finale considerata da Bulleri “la partita
Toscano doc. Oltre a quella di Treviso Bulleri ha vestito in Lega A le maglie di Olimpia Milano e Virtus Bologna
indimenticabile, quella che tutti almeno
una volta nella vita vorrebbero giocare”.
Ora però sei ripartito da Treviso. E’ la tua
scelta definitiva?
“Direi che siamo in una fase della mia
carriera nella quale devo valutare gli
anni di meno di parquet che ho davanti
rispetto a quelli che ho alle spalle, quindi
cambia anche il mio ruolo all’interno della squadra. Qui ci sono le condizioni per
stare bene, sia da parte della società che
da parte mia. Il mio contratto prevede
due anni più uno. Per ora non mi pongo
obiettivi, sto bene e valuteremo alla fine
dei primi due anni. Se, come credo, ci
sarà ancora la voglia di stare in campo,
continuare verrà naturale”.
Quanto ha inciso nella tua decisione il
fatto che abbiano pensato a te come il
nuovo capitano?
“Con Treviso il rapporto è sempre stato
ottimo e anche le polemiche seguite al
mio passaggio a Milano sono terminate
molto presto. Il progetto che mi ha proposto Coldebella è interessante e mi pia-
ce. E’ un ruolo nuovo, sono pronto per
affrontarlo con grande passione e professionalità. Ci sono state molte cose che mi
hanno fatto propendere per il ritorno, non
ultima i quattro mesi passati qui nel finale
di stagione 2009 nei quali sono tornato
a sentire il calore della gente, di quella
stessa gente che mi ha visto crescere e affermarmi al Palaverde. Questo è un posto
speciale per me, era giusto tornassi. Ma ci
tengo a dire una cosa importante”.
Prego…
“A Milano sono stato molto bene e ho
mantenuto ottimi rapporti con tutti, ho
raggiunto la finale scudetto e quando abbiamo giocato lì qualche settimana fa il
proprietario mi ha voluto premiare prima
della partita. Anche con il pubblico milanese è sempre stato tutto ok, ora si trattava soltanto di fare una scelta di cuore”.
Una scelta di cuore che ti permette di
“guidare” un gruppo di ragazzi terribili
che dopo un avvio difficile, adesso sta ingranando alla grande. Come ti trovi nella
Treviso dei giovani?
51
STELLE DI LEGA A
Numeri. Finora in campionato Bulleri ha una media di 8,0 punti a partita (48% da due, 28% da tre e 75% nei liberi)
“Benissimo. Abbiamo tutto per far bene
anche se è normale che la squadra ha bisogno di vittorie per trovare le giuste conferme sul campo e quella continuità che
squadre più rodate della nostra possono
già avere. La parola chiave è: equilibrio.
In questo coach Repesa sta lavorando
benissimo per farci rimanere tranquilli e
sereni, anche nei momenti in cui le cose
sembrano non andare per il verso giusto.
In campionato ci siamo ripresi, è vero
che ci mancano i due punti persi in casa
contro Varese e che dovremo recuperare da qualche parte, ma per il momento
siamo soddisfatti e siamo sicuri di poter
52
migliorare e andare lontano”.
Quanto lontano?
“(Breve pausa al telefono e un leggero
sorriso). Per scaramanzia preferisco non
rispondere! Diciamo che bisogna arrivare a maggio nelle condizioni migliori e
questo vale per tutti. Al momento, i valori
dicono logicamente Milano e Siena, ma
mi auguro che la finale non sia questa
(ancora una risata sincera!)”.
Torniamo ai giovani. Che futuro hanno
secondo te in questa lega A, soprattutto
gli italiani?
“Rispetto ai miei tempi, adesso c’è una
maggiore protezione/attenzione verso i
giovani e forse sono più avvantaggiati.
Ma attenzione: è necessario che i giovani, in particolare gli italiani, si meritino il
posto, si garantiscano con i propri mezzi
il giusto minutaggio e non solo perché
sono giovani e quindi devono giocare per
forza. Nel 2002 (l’anno dello scudetto in
cui Bulleri fu grande protagonista, ndr),
D’Antoni portava in panchina diversi
giovani e li faceva giocare perché meritavano. Adesso, da giocatore, ti dico che
è giusto che ci siano regole che tutelino
i prodotti nazionali e li facciano giocare,
ma da allenatore ti direi forse il contrario.
Spazio sì, ma con pieno merito”.
Sei stato un grande protagonista anche
in maglia azzurra. Come vedi il futuro
della Nazionale?
“Credo che farà molto bene. Il livello
complessivo si è elevato e ci sono ragazzi interessanti e di talento che stanno
venendo fuori. La nostra nazionale è un
buon gruppo nel quale i tre Nba sono
fondamentali, ma si inseriscono in un
contesto di crescita generalizzata. Mi
spiego meglio. Se tu hai tre giocatori che
giocano negli Stati Uniti, e noi abbiamo
Bargnani, Gallinari e Belinelli che hanno
avuto una grande crescita oltreoceano,
anche le altre nazionali possono avere
giocatori dello stesso livello, la differenza
la fa il resto del gruppo, quelli che possono giocare con continuità e avere uno
sviluppo nelle proprie squadre. In questo,
il campionato italiano garantisce competitività e possibilità di emergere, purchè,
come dicevo prima, si meriti il posto e si
giochi bene”.
Quale è la partita più bella che hai giocato nella tua carriera?
“Non so se esista una partita più bella di
altre, anche perché ne ho giocate così
tante che faccio fatica a individuarne una
sola. Certo, posso dire la più indimenticabile, ovvero la finale olimpica ad Atene
2004, una di quelle partite che tutti vorrebbero giocare almeno una volta nella
propria vita. Non ho mai giocato in Nba
e non so il clima che si respira da quelle parti, ma una finale alle Olimpiadi,
seppur persa contro l’Argentina, non ha
eguali e se ne sono accorti anche molti
giocatori statunitensi, miei compagni di
squadra negli anni, che in quella partita
avrebbero voluto esserci”.
E l’allenatore a cui sei più legato?
(Ancora una breve pausa). “Tutti mi hanno lasciato qualcosa, preferisco essere
diplomatico, eh eh…”
Vada per la diplomazia. Ma di Brindisi
cosa dici? Ci hai mai giocato contro?
“Ci ho giocato tanti anni fa quando Treviso mi diede in prestito a Ozzano, se non
sbaglio nel 1996. Era la fase ad orologio
dei play out, perdemmo a Brindisi, ma
vincemmo in casa. Ci salvammo entrambi. Adesso posso dire che il campionato è
lungo e Brindisi deve stare tranquilla perché i risultati arriveranno. Chi comincia
bene non è detto che finisca allo stesso
modo e viceversa. Si deve avere pazienza, la Lega A è diversa dalla Legadue,
si affrontano squadre più attrezzate, arbitri con un metro diverso, tutto cambia
insomma perché in questo campionato
non sei più la protagonista e devi salvarti.
CARTA D’IDENTITA’
Con Mason Rocca prima del match contro Milano
Però gli ingredienti ci sono tutti, pubblico
compreso che ho visto in tv essere appassionato, caldo e numeroso in casa e forse
di più in trasferta”.
A proposito di trasferte, quella a Treviso
sarà una delle più lunghe per i tifosi brindisini. Cosa consigli di visitare il prossimo 6 gennaio, oltre al Palaverde?
“Per un tifoso di basket come quello di
Brindisi, il Palaverde è sicuramente un
luogo da visitare e da vivere intensamente. Per il resto, Treviso è una città molto
tranquilla, piccola, a misura d’uomo e
con un centro storico molto bello da visitare a piedi. Poi siamo a venti minuti da
Venezia, quindi se si ha tempo un giretto
lo farei anche da quelle parti”.
NATO A: Cecina (Pt) il 10 settembre 1977
STUDI: diploma Itis
STATO CIVILE: sposato con Claudia e una
figlia, Rebecca, di due anni e mezzo.
HOBBY: lettura (di ogni genere)
e musica anni ’80 e ‘90
AUTO PREFERITA: guido l’auto messa a
disposizione dalla società, non sono un
grande appassionato
SQUADRA DI CALCIO: seguo poco,
comunque Juventus
ATTORE/ATTRICE PREFERITI: George
Clooney/Monica Bellucci
FUORI DAL CAMPO: un ragazzo semplice,
lontano da ogni tipo di mondanità
TRE AGGETTIVI PER DEFINIRTI: tranquillo,
sereno, scherzoso
53
50
L’ANGOLO DEL TIFOSO
Diesel Service, non solo meccanica
Francesco Capodieci e Davide Picoco, titolari dell’autofficina del rione Minnuta, coltivano la
passione per la palla a spicchi e le Ferrari. Con un Club tutto brindisino che vanta 100 iscirtti
S
i dividono tra l’amore per la palla
a spicchi e quello per le rosse di
Maranello. Francesco Capodieci
e Davide Picoco, sono i due titolari
dell’autofficina Diesel Service (www.
diesel-service.it), specializzata “Bosch” che dal 2004 è nella nuova sede
di via Tancredi, 12 al Rione Minnuta.
Se volessimo trovare uno slogan non
esiteremmo a definirli “meccanici per
passione”, considerata la grande dose
di entusiasmo che mettono in campo
ogni giorno per rendere i loro clienti
soddisfatti.
“Mi piace vedere giocare Diawara
e compagni” esordisce Davide, che
però non ha ancora avuto modo di
ammirare dal vivo i suoi beniamini.
“Purtroppo non essendoci più le dirette televisive locali non riesco a seguire
come l’anno scorso, quando il campionato per noi fu davvero appassionante. Io di quella squadra avrei tenuto sicuramente Omar Thomas, uno che
ha gran cuore e carattere, del resto lo
sta dimostrando anche ad Avellino. Mi
piaceva molto anche Joe Crispin, ma
forse in Lega A, servono giocatori più
atletici che tecnici”. Anche lui è uno
di quelli che crede nella rinascita della squadra e nelle doti di Perdichizzi.
“L’inizio non è stato dei migliori, ma
credo che se Perdichizzi ha vinto due
campionati, il suo mestiere lo conosce
bene. Penso che bisogna avere ancora
un po’ di pazienza prima di vedere il
vero volto di questa squadra, abbiamo
cambiato più di qualche giocatore nel
giro di qualche settimana ed è logico
che l’intesa non sia ancora delle migliori. Sono convinto che questa squadra non avrà problemi a raggiungere
la permanenza in A e per noi sarà ulteriore motivo d’orgoglio. Lo scudetto?
Credo sia un discorso a due tra Siena
e Milano”.
Francesco, invece, stravede per i motori fin da quando era poco più di
Coppia collaudata. Da sinistra Francesco Capodieci e Davide Picoco all’interno dell’autofficina di via Tancredi
un bambino. E’ vicepresidente della
“Scuderia Ferrari Club” di Brindisi
(www.scuderiaferrariclubbrindisi.it),
una passione trasmessa da suo padre
Angelo (che del club è il presidente),
che riunisce un centinaio di appassionati della Formula Uno. “Lavoro
sui motori ogni giorno e sono strafelice della mia professione. Ogni anno
a marzo - racconta egli stesso - partiamo per Maranello dove abbiamo
il piacere di trascorrere una giornata
in pista con i nostri campioni Alonso
e Massa, ai quali rivolgiamo le nostre
domande e facciamo i nostri complimenti. I miei idoli? Senna e Prost, poi
ovviamente Schumacher, non è un
caso che mio figlio maggiore porti il
nome di Michael. E la passione continua con il grande Alonso”.
Nei giorni scorsi il club di Brindisi ha
avuto il piacere di consegnare personalmente la targa di socio onorario
al Cesare Fiorio, indimenticato team
manager delle rosse di Maranello. E
per il 2011 c’è già qualche sorpresa
in cantiere …
“L’inizio non è stato dei
migliori, ma credo che
se Perdichizzi ha vinto
due campionati, il suo
mestiere lo conosce
bene”
Socio onorario. Francesco Capodieci e suo padre Angelo
(al centro) Capodieci consegnano la targa a Cesare Fiorio
55
L’ANGOLO DEL TIFOSO
Quarta, tra movida e canestri
Dall’indimenticato Malagoli a Maresca, dai meriti di Perdichizzi alle pecche dei suoi,
uno dei giovani più conosciuti della città analizza il momento e dispensa giudizi
E
’ uno dei personaggi più noti della
movida brindisina. Gianluca Quarta, imprenditore nel campo dello
spettacolo gestisce il Quetzal, uno dei
locali più frequentati del capoluogo. Segue da sempre la New Basket: da buon
brindisino ha la pallacanestro nel suo
dna. “Ho anche praticato per molti anni
questo sport – ci racconta egli stesso - ma
la mia stazza non mi ha permesso di avere grandi risultati (hehehe)”.
Claudio “Lupetto” Malagoli è il suo campione di sempre “Forte nell’uno contro
uno e con un grande stacco da terra. Ottimo tiratore anche quando il tiro da tre
punti non esisteva ancora. Come Malagoli nessun altro”. Mentre nella formazione
di Perdichizzi ha un debole per Maresca
“Nella partita conto Montegranaro si è
caricato la squadra sulle spalle e con dei
tiri dal perimetro al momento giusto ci ha
permesso di portare a casa i due punti.
“Attendo notizie” di Diawara, ancora
purtroppo discontinuo ma sono sicuro
che presto saprà trovare quel ritmo giusto che servirà a raggiungere obbiettivi
importanti”.
Poi Gianluca va avanti con un’analisi
Simpatico. Gianluca Quarta ai posti di comando del Quetzal
sulla prima parte di stagione dei biancazzurri: “In questo momento il quintetto di
Perdichizzi è molto solido e competitivo.
Il cambio di Radulovic con Tourè sicuramente ci ha portato tantissima qualità in
più. Abbiamo un ottimo numero cinque
come Lang che in “giornata” buona sa
portare anche punti oltre che rimbalzi e
stoppate. Un numero quattro come Tourè penso faccia invidia a molti: alto, agile
e con una buona “mano”. Una guardia
pura come Maresca che al momento
adatto, e non solo con i piedi per terra
sa mettere delle triple importantissime. A
Brindisi abbiamo un difetto, siamo tutti allenatori e grandi giocatori di basket, quin-
di, ognuno di noi sa, dice e vorrebbe la
squadra in un modo differente. Per quello
che mi riguarda penso che la squadra una
volta rientrato Monroe, potrà esprimersi
al meglio conquistandosi partita dopo
partita il posto per la salvezza. Nelle ultime gare ho visto però degli atteggiamenti
di protagonismo che francamente non ho
apprezzato. Un playmaker deve essere
prima un ottimo regista (palleggio, palle
recuperate e assist) e poi un tiratore. Sono
della “vecchia guardia” e mi entusiasmo
di più a vedere un play che fornisce ottimi passaggi. Tutto qui. Sicuramente è un
fatto di gusti personali. Un ultima cosa,
forse, ogni tanto mi rendo conto (e non
solo io) che i giocatori in campo ad un
certo punto dell’azione d’attacco non
sanno cosa fare e si arriva a dei tiri spesso
forzati. Un po di olio negli schemi forse va
inserito ancora...”
Lo scudetto ? “Purtroppo Monte Paschi.
Gli amici di Siena mi odieranno per questa frase ma il mio è un complimento! E’
troppo forte nonostante il restyling del roster. Mi piacerebbe vedere un finale più
equilibrata ma sappiamo già come finirà
Siena-Olimpia Milano ...”
57
A Dilettanti
MARIO GIGENA
Ripartire
da Ostuni
Nato in Argentina ha coronato il sogno di giocare in Italia, dove ha
disputato la finale scudetto con la maglia dell’Olimpia Milano. Ora Gigena
prova atraghettare l’Ostuni tra i “pro”
Foto
Capturelavista.com e Morofotottica
58
di Francesco Zizzi
C
ampione dentro e fuori dal
campo, abile nel calarsi con
molta umiltà nel campionato
di A Dilettanti, Mario Gigena è stato
per anni indiscusso idolo del Mediolanum Forum di Assago con la casacca
dell’Olimpia Milano. Arrivato ad Ostuni con l’intenzione di portare in alto
il nome della formazione gialloblù,
dovrà vestire contemporaneamente i
panni del leader e della chioccia. Il
team allenato da coach Giovanni Putignano staziona nelle zone alte della
classifica e Gigena ha la media punti
più alta della squadra con 13.1, con
un 46% totale al tiro e un 73% ai liberi, oltre a tanta difesa sotto canestro
e il vello d’oro di assist-man per i suoi
compagni. Mario cercava un posto
dove poter giocare con più continuità, ha scelto Ostuni perché il calore
del Sud è coinvolgente, perché è una
piazza dove programmare un futuro
ricco di prospettive, senza troppi assilli, perché il pubblico è caloroso e ti
fa sentire subito a casa, perché c’è una
società composta da persone competenti che sanno di pallacanestro e poi
perché la squadra è tra le più forti della
A Dilettanti. Il suo sogno si è coronato
tempo fa: venire in Italia da giovanissimo e diventare un affermato giocatore.
La carriera italiana comincia a Livorno
dove milita quattro anni, dal ’95 al
‘99, poi un anno a Jesi dove abbandona la squadra a metà campionato per
andare a Varese, quindi il quadriennio
a Milano dove perde la finale scudetto
nel 2005 contro la Fortitudo Bologna,
quello che sarà il più grande rammarico, nonostante l’obiettivo raggiunto di
riportare in alto il nome della pallacanestro meneghina assieme a Sconochini, Coldebella, Djordevic. Seguiranno
altri due anni a Rieti, fino all’annata
di Veroli la passata stagione, dove la
LegaA è sfuggita di mano nella finale
per merito della Dinamo Sassari.
Come è nata la tua passione per la
pallacanestro?
Vicino casa mia c’era la scuola dove
andavamo io e mio fratello Silvio, a
Villa Del Rosario, in provincia di Cordoba, il mio paese in Argentina. Fuori
c’erano due canestri, ci piaceva tanto
e cominciavamo a prendere confiden-
za con questo sport. Eravamo sopra la
media dei nostri compagni e ci siamo
appassionati sin da subito.
Dove hai mosso i primi passi?
La mia prima società cestistica si chiamava Sociedad Italiana di Villa del Rosario, facevamo minibasket. Sembra
un segno del destino.
Quali sono state le esperienze che ti
hanno formato il carattere da giocatore?
Mi legano tante emozioni, la mia carriera è cominciata presto, da quando
con Silvio (ora giocatore del Massafra
in A Dilettanti, ndr) sono venuto in Italia per giocare. Ero partito dall’Argentina con la motivazione di diventare
giocatore di basket, ci sono stati tanti
piccoli cambiamenti che per la nostra
età erano molto grandi.
La partita che ricordi con più piacere?
La serie scudetto con Milano la porterò sempre nel mio cuore. E’ stata una
fase esaltante della mia carriera, giocavo con una fascite plantare: è stato
un periodo fantastico, vincemmo la
semifinale contro Cantù con un secco
3-0, c’era grande entusiasmo e contribuimmo a rilanciare l’immagine dell’Armani Jeans Milano in Italia e anche in Europa. Purtroppo perdemmo
la finale contro la Fortitudo Bologna,
59
A Dilettanti
siamo stati ad un passo dal diventare
campioni d’Italia. Che peccato! Un’altra partita esaltante fu la vittoria contro
la Benetton Treviso di Messina, partita
strepitosa dal punto di vista dell’intensità.
L’esperienza all’Armani Jeans come
l’hai vissuta?
E’ stata il culmine della mia carriera, il
mio punto di arrivo in una società molto importante, con l’entrata di Adriano
Galliani e Giorgio Armani la squadra
è tornata ai fasti di un tempo. Un anno
fantastico in cui ci siamo divertiti, la
gente ha riscoperto la passione per
il basket. Armani si è appassionato a
questo sport, tanto da promuoverlo in
prima persona con il suo ingresso.
I ricordi più emozionanti di quegli
anni?
Ricordo Joseph Blair, giocatore estroso
e grande professionista, con lui ci siamo tolti belle soddisfazioni. L’allenatore; Lino Lardo, era una vera garanzia, e
poi un gruppo eccezionale composto
da Ugo Sconochini, Dante Calabria,
Claudio Coldebella, e negli ultimi due
mesi era arrivato Sasha Djordevic, che
ho avuto anche come allenatore. Mi
legano dei bellissimi ricordi nella mia
carriera di giocatore.
Veroli, invece?
Sono arrivato a dicembre, ho fatto fatica all’inizio a entrare nelle rotazioni, a
stare bene fisicamente, alla fine della
stagione ho mostrato le mie potenzialità e c’è stato un miglioramento netto
nelle prestazioni di squadra. Purtroppo
la finale non siamo riusciti a vincerla,
c’è rimasto un pizzico di rammarico,
dopo i tanti miglioramenti meritavamo
la promozione. Ricordo l’ultimo mese
una crescita di gruppo mostruosa.
Raccontaci come sei arrivato a giocare nell’Ostuni..
Avevo diverse offerte in Legadue, altre
in società del nord di A Dilettanti. Mi
trovavo in Argentina per le vacanze
estive quando sono stato contattato
da Gianluca Trisolini, il nuovo addetto marketing che avevo conosciuto a
60
Coppia di serie superiore. Gigena e Basei, entrambi in Legadue l’anno scorso rispettivamente con Veroli e Jesi
Milano, e mi ha spiegato la serietà del
progetto Ostuni. Io ho lasciato le porte
aperte, per me non era un problema
scendere in categorie più basse, dopo
qualche anno travagliato come quello di Rieti volevo un posto tranquillo
dove pensare a giocare e divertirmi. A
33 anni voglio passare gli ultimi anni
senza troppi assilli. Ho fatto la scelta
migliore.
Cosa ti ha convinto?
Mi hanno parlato bene dell’ambiente, del tifo caloroso, della competenza della società, ho parlato con mia
moglie attentamente e lei mi ha detto
subito: andiamo a conoscere il Sud.
Avendo girato sempre la zona centro
alta, volevo un posto nuovo dove misurare le mie ambizioni. Ho trovato
delle persone squisite e molto gentili.
Cosa ti ha detto coach Giovanni Putignano al tuo arrivo?
Che qui si lavora duro. Giovanni è
una persona molto informata su tutto,
quello che io dicevo lui già lo sapeva, consultandosi con altri allenatori e
leggendo molto siti e giornali. Il nostro
coach cerca prima di capire la mentalità dei giocatori, parla molto con i
suoi atleti, e ha compreso che volevo fare a Ostuni un’annata continua,
dopo molti alti e bassi e reduce da
problemi muscolari. Con il suo lavoro
tutto sta andando molto bene.
Come ti trovi con il resto dei tuoi
compagni?
Bene, l’affiatamento è ottimo, è un
misto di gente giovane e d’esperienza, io e Mimmo Morena abbiamo la
mentalità dei ragazzini, ci divertiamo,
facciamo capire ai giovani come comportarsi per avere un futuro ricco di
soddisfazioni. Abbiamo elementi validi come Basei, Circosta, Tommasini,
ottimi giocatori e molto dotati tecnicamente.
Due parole su Mimmo Morena..
E’ molto generoso, professionista fino
in fondo, dentro e fuori è sempre presente, opera sempre per il bene della
squadra. Nel mondo della pallacanestro Mimmo è molto conosciuto, stimato e apprezzato.
Il campionato dell’Ostuni finora è stato positivo e vantate un’ottima classifica, con un passo falso delicato come
quello con il Ruvo..
Con Ruvo è stata una partita difficile, intensa fisicamente, noi soffriamo
la fisicità degli avversari che attuano
una pallacanestro sporca e mettono le
mani addosso. Una partita così la vinci se hai buone percentuali da fuori.
Siamo partiti male al tiro, e la partita
si è complicata. Poi abbiamo pagato
diverse componenti, come il mio infortunio, qualche giocatore non al meglio della condizione fisica e qualche
rotazione corta, e così Ruvo con gente
esperta ha messo in atto una pallacanestro aggressiva. Devo ammettere
che personalmente mi ha impressionato in maniera positiva.
Qual è il reale obiettivo dell’Ostuni?
Arrivare ai playoff e giocarci la Legadue. Ostuni lo merita tantissimo perché è una piazza calorosa e sempre
Idolo. Gigena è già nel cuore dei tifosi gialloblù
attenta a valorizzare la pallacanestro,
da anni è sulla cresta dell’onda.
Com’è il tuo nuovo pubblico?
Molto caloroso ed accogliente. I nostri tifosi sostengono la squadra con
entusiasmo sia in casa che in trasferta,
quando perdono ci rimangono male e
soffrono. Sono venuti in tantissimi a
Ruvo e Molfetta, semplicemente unici.
Ci parli del Massafra di tuo fratello?
Contro di noi hanno fatto un’ottima
partita, anche se hanno qualche difficoltà fuori dal campo, avendo preparato la stagione in ritardo, e quindi
pagando tutto questo. Quando manca
la serenità, mancano le condizioni
giuste per poter disputare al meglio
una stagione agonistica. Con Silvio mi
sento sempre, è comunque contento
della scelta fatta, si sta trovando molto
bene.
Qual è la squadra che esprime la migliore pallacanestro?
Siena l’anno scorso…..(risata). Direi
Ruvo, tosta ed equilibrata in attacco e
in difesa.
Te la sentiresti di stilare un quintetto
base di categoria?
Sinceramente ancora no, magari te lo
dico a fine stagione. Sto re-incontrando comunque tanta gente che avevo
affrontato negli anni passati. Ma ne
parliamo più avanti.
Il tuo allenatore ideale per la tua
squadra in questo campionato?
Senza dubbio Giovanni Putignano.
Dall’anno prossimo l’avvento della
Legatre. Cosa ne pensi?
61
A Dilettanti
Top. In campionato ha una media di 13,1 punti a partita
Non sto seguendo molto l’argomento,
comunque servono novità e cambiamenti per la pallacanestro italiana,
perché evidentemente c’è qualcosa
che non va.
Meglio una serata al cinema o a teatro?
Mi piace molto il cinema, ci vado
quando posso.
Che generi cinematografici ti piacciono?
L’ultimo film che mi è piaciuto particolarmente è stato “Il Pirata dei Carai-
bi”. E’ stato molto emozionante. Il mio
attore preferito? Mel Gibson in Arma
letale.
Segui la politica?
Poco. Sento qualche telegiornale, cerco di capire, chiedo a mia moglie che
segue più attentamente queste vicende. Adesso sto sentendo che c’è un po’
di agitazione nel governo italiano…
(risata)
Meta preferita per una vacanza?
Adoro i Caraibi.
Sei sposato? Hai figli?
Sono sposato con Angela da 6 anni, ed
“Seguo poco la politica.
Sento qualche telegiornale,
cerco di capire, chiedo a
mia moglie che segue più
attentamente queste vicende.
Adesso sto sentendo che c’è
un po’ di casino nel governo
italiano….”
Con il nostro Francesco Zizzi durante l’intervista
abbiamo una figlia di 10 mesi, Matilda
Ida.
Come passi il tempo libero?
Quando ho l’opportunità, e posso,
vado a pesca. Spero di ritornarci presto
Leggi, navighi su internet?
Leggo poco, uso saltuariamente Internet, mi sento con i miei cari amici in
Argentina. Dovendo accudire Matilda, di tempo libero ne ho veramente
poco.
Hai un soprannome?
Semplicemente Gigio, come diminutivo di Gigena.
63
60
Un anno
di New Basket
65
UN ANNO DI NEW BASKET
GENNAIO
L’anno inizia nel migliore dei modi
con il +23 sul campo del fanalino
di coda Latina (87-64), quindi
nell’ultima d’andata a pagare
dazio al PalaPentassuglia è il Pavia
dell’ex Daniele Parente, sconfitto
83-80 (Maresca 18). Il ritorno inizia
proseguendo la scia di vittorie: il
Casale di Crespi di arrende 90-82
(Crispin 21, Thomas 19), stesso
dicasi per il Rimini battuto in Riviera
85-83 davanti a mille brindisini
festanti. Il mese però si chiude con
l’incredibile sconfitta interna contro
il Casalpusterlengo (84-89) dell’ex
Marcus Hatten.
FEBBRAIO
La reazione arriva immediata ed è
una reazione che vale parecchio
in chiave-promozione: sabato 4
Cardinali e soci sbancano il campo
della capolista Sassari per 84-75
(Thomas 23, Bryan 18), quindi
battono anche Veroli (81-72), prima
di subire un brusco stop in laguna,
dove il Venezia s’impone 75-68 ,al
termine di un match giocato male dai
brindisini. Il mese si chiude con la
vittoria su Vigevano (105-86, Thomas
26, Radulovic 23).
MARZO
E’ un mese decisivo. S’inizia con la
bellissima vittoria di Udine (86-79,
Thomas 26, Crispin 20), si prosegue
con facile successo su Imola 9876, prima di arrivare al successocapolavoro di Reggio Emilia (77-72)
dove l’ex di turno Luca Infante sfodera
una prestazione da incorniciare,
condita da 15 punti. Un successo
66
bissato dopo quattro giorni a Jesi con
un impressionante 101-72 (Maresca
21, Crispin 19). Brindisi sente vicino il
traguardo.
APRILE
Si continua a vincere ed a macinare
avversari: alla 12esima di ritorno il
Pistoia dell’ex Paolo Moretti lascia
Brindisi con un pesantissimo -27
(95-68). Il 18 è il giorno dell’apoteosi:
pur perdendo a Scafati (72-59) la
New Basket festeggia il ritorno in
Lega A dopo un trentennio davanti a
duemila tifosi in trasferta. Grazie alla
sconfitta del Sassari a Veroli di 24 ore
prima, infatti, la truppa di Perdichizzi
è matematicamente promossa,
prima ancora di giocare. Così contro
Latina (103-76) si fa festa nel Pala
Pentassuglia.
MAGGIO
L’ultima di campionato è una
formalità. Thomas e soci escono
sconfitti da Pavia (85-73) e salutano
la stagione 2010/2011. In città
s’inizia a parlare di futuro. Comincia
il tormentone-palazzetto che terrà
banco per tutta l’estate ed alla fine
porterà all’ampliamento della struttura
di contrada Masseriola.
GIUGNO
Battendo Veroli nella finale dei playoff
la Dinamo Sassari di Meo Sacchetti
raggiunge Brindisi in Lega A. Intanto
salutano la società adriatica Thomas,
(Avellino), Bryan (Venezia) Cardinali e
Crispin (entrambi al Barcellona Pozzo
di Gotto). Siena è campione d’Italia.
LUGLIO
E’ la guardia americana Chris Monroe
(da Milano) il primo colpo di mercato.
A lui segue l’arrivo del play Bobby
Dixon da Treviso. Pinton si accasa in
Lega A a Sassari.
AGOSTO
Il colpo di mercato è l’ala Yakhouba
Diawara. Scaduto, infatti, il termine
entro il quale il giocatore francese
avrebbe potuto optare per un ingaggio
nel campionato Nba, l’ex Bolognese
raggiunge Brindisi. A lui si aggiunge
l’ala bosniaca Edvin Bavcic.Inizia a
Cisternino il ritiro precampionato.
SETTEMBRE
La formazione di Perdichizzi è
protagonista di un eccellente
preseason, culminata nella vittoria di
Pesaro contro la Scavolini alla vigilia
dell’esordio nell’olimpo del basket.OTTOBRE
Si riparte in Lega A. L’esordio non
è dei migliori: nonostante quasi
duemila brindisini al Pala Lottomatica,
Infante e soci perdono con Roma
86-61, ma si rifanno subito battendo
davanti alle telecamere di Sky la
Virtus Bologna di coach Lardo per
87-84 (Dixon 19). I brindisini - che
presentano il neoacquisto Roberson
al posto dell’infortunoato Monroe
- non sono costanti e perdono in casa
con Cremona (64-71). Intanto va
via Radulovic ed arrivano Tourè (da
Roma) e Pugi (da Reggio Emilia).
NOVEMBRE
E’ un mese davvero nero. Dopo la
doppia sconfitta lombarda contro
Milano (76-97) e Varese (6073), arriva il disco rosso anche
contro Caserta (64-76), che al Pala
Pentassuglia conquista i primi due
punti della stagione, trascinata da un
eccellente Kozsareck. Quindi il mese
termina con la sconfitta di Sassari,
giunta dopo un tempo supplementare
(94-89). Va via anche Bavcic.
DICEMBRE
S’inizia con la bella vittoria su
Montegranaro (77-75) arrivata
grazie ad un’iniziativa di Dixon ad
una manciata di secondi dalla fine.
Troppo forte il Siena di Pianigiani, che
espugna il parquet brindisino per 6851. Il resto è storia di questi giorni …
67
SERIE MINORI
Il basket nel dna
Il padre Piero è stato un’icona del basket brindisino, lui ha raccolto degnamente il peso
di un nome tanto importante. E ora spinge Francavilla alla consacrazione definitiva
di Andrea Tundo
A
volte certi geni saltano una generazione: un padre che gioca
a basket, non è detto abbia un
figlio cestista. Capita. Non è successo
nell’albero genealogico dei Labate:
tale padre, tale figlio. Dopo Piero, Antonio. E per non farsi mancare nulla,
anche una figlia, Alessandra, sempre
impegnata vicino ad una rete, ma di
pallavolo, sport che l’ha portata in
giro per mezza Italia prima di fermarsi in Brianza, a Busnago, in serie A/2.
Un po’ come Antonio, andato via da
Brindisi dopo la trafila nel settore giovanile e l’esordio, nel 1996, con la maglia della sua città. Poi una girandola
di destinazioni, da Vigna di Valle con
la formazione delle Forze Armate, passando per Montichiari e Potenza, fino
a Campobasso dove lo scorso anno ha
perso la finale promozione di serie C
dil. contro il Francavilla di Davide Olive. Nel mezzo, due anni a Potenza, un
triennio tra Ruvo e Molfetta, all’apice
della sua carriera, disputando tre finali per salire nell’allora B/Eccellenza e
cinque a Bari. Dove, come a Potenza,
Antonio e papà Piero hanno spesso
fatto coppia fissa: «Un rapporto professionale sul campo, anche con qualche
battibecco - racconta - e da padre e figlio tra le mura di casa, dove il basket
è sempre entrato ma senza essere un
elemento predominante». Ora è tornato a due passi dalla sua città, proprio
a Francavilla, la squadra del misfatto
Buon sangue non mente. Antonio Labate con la Maglia del Francavilla Fontana (foto Vito Massagli) e nel tondo suo papà Piero
“A Brindisi con la
New Basket ho fatto
un’esperienza unica,
spettacolare. Non è
retorica, gli uomini,
prima degli atleti, sono
davvero di “serie A”
nella scorsa primavera. Una chiamata
giunta dopo la preparazione svolta con
la New Basket Brindisi: «Un’esperienza unica, spettacolare. Non è retorica,
gli uomini, prima degli atleti, sono davvero di “serie A”. Un’occasione unica
per toccare un mondo fatato che non
capita tutti i giorni». L’infortunio occorso alla guardia francavillese Romeo
Trionfo ha così catapultato Labate, 33
69
SERIE MINORI
anni, in una società «sana, organizzata
e ambiziosa - dice - alla quale manca
solo un palasport per poter crescere
definitivamente. Perché il tessuto imprenditoriale della città degli Imperiali
e l’oculatezza della dirigenza permettono di guardare al futuro con serenità
e prospettive di crescita». E già quest’anno la banda di coach Olive s’è ripromessa di recitare il ruolo di outsider,
forte di un’intelaiatura autoctona, tutta
cuore e tecnica: «Con Lillo Leo avevo
già giocato a Molfetta, Di Marcantonio, l’ultimo arrivato, può diventare un
fattore, il classico valore aggiunto: ha
sempre giocato ad alti livelli e in questa
categoria è un lusso. Ma il campionato
Esordio sì. Campobasso battuto 81-72 alla prima col Francavilla
In giro per l’Italia. Cresciuto nelle giovanili del Brindisi, ha
vestito le maglie di Vigna di Valle, Montichiari, Campobasso,
Bari, Potenza, Ruvo e Molfetta
è livellato, bisognerà fare attenzione».
A chi, è presto detto: «Capo d’Orlando
e Reggio Calabria sono in pole position, dietro c’è una galassia variegata di
formazioni ostiche, Catanzaro su tutte
grazie a gente come Mlinar e Cattani».
Ma Francavilla vuole mettere il bastone
tra le ruote, inceppare il motore delle
altre e addizionare di cavalli il suo sotto la guida di Olive: «Un allenatore che
si fa rispettare, molto preparato tecnicamente e con quella che io considero
una dote fondamentale per un coach.
Quale? Riuscire a non rendere gli alle-
namenti monotoni e pesanti. Con lui, la
noia è bandita». Scollinati i trenta, per
Labate non è ancora tempo di pensare
a quello che farà da grande: «Ho finito
lo scorso anno il secondo anno del corso per allenatori. Tuttavia non riesco ancora a vedermi in quei panni, è un’opzione, non l’unica, per il futuro. Per ora
sono consulente per la Cartorange: in
futuro mi piacerebbe aprire un’agenzia
di viaggi tutta mia». Più in là, si vedrà.
Per ora, gli unici viaggi concessi sono
le trasferte in pullman. E chissà che Labate, col suo Francavilla, sulla strada
che porta a maggio, non possa tagliare traguardi che ora appaiono solo un
lontano miraggio.
CARTA D’IDENTITA’
NOME: Antonio
COGNOME: Labate
LUOGO E DATA DI NASCITA: Brindisi, 31
OTTOBRE 1977
VACANZE: solo mare
CITTA’ PREFERITA: New York
STATO CIVILE: fidanzato, convivo
AUTO: Ford Kuga
ULTIMO DOWNLOAD: Romanzo criminaleLa serie
CAMPIONE: Magic Johnson
PIATTO: Dolci, di tutti i tipi
71
Buon 2011 Stella del Sud!
72