Trezerocinque
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Parola al DIRETTORE Ritroviamoci P er quanto tempo ricorderemo ancora questo 2010 che sta andando in archivio? Immaginiamo per sempre, visto che si è trattato di un anno indimenticabile: i festeggiamenti per il ritorno in LegaA rimarranno scolpiti indelebili nella memoria sportiva della nostra città. Alla fine dell’anno, al momento di andare in stampa, mancheranno tre partite, due delle quali contro Siena e Cantù, ovvero i trionfi passati e quelli presenti nel campionato italiano. In ottobre ci siamo tuffati nell’avventura della massima serie con trionfalismi estivi che ci hanno forse fatto male, come sottolinea Riccardo Pittis nell’intervista che leggerete all’interno, creando aspettative non ripagate. Eppure, nonostante non tutti la pensino così, continuerò a non voler condannare l’atteggiamento positivamente spavaldo della nostra dirigenza in fase di campagna acquisti e dichiarazioni d’intenti. Perché finalmente abbiamo visto un prodotto “brindisino” pensare in grande, scrollandosi di dosso quel vittimismo atavico e quella voglia di autodistruzione tipica delle nostre parti. Perché ogni volta partire sconfitti? Perché ogni volta, invece di esaltar- di Mino Taveri “Finalmente abbiamo visto un prodotto brindisino pensare in grande, scrollandosi di dosso quel vittimismo atavico e quella voglia di autodistruzione tipica delle nostre parti” ci per quanto costruito (non parlo dei festeggiamenti del solo momento), dobbiamo per forza credere che sono sempre gli altri i più bravi? Le promesse di Ferrarese in estate erano genuine, la squadra era stata costruita per ben figurare in un campionato nuovo, dalle difficoltà moltiplicate rispetto alla stravinta Legadue ma nel quale anche Brindisi voleva essere protagonista e non comprimaria. Poi però, per il semplice fatto che nello sport non vincono le parole e nemmeno sempre e solo i soldi (e meno male...), le cose sono andate diversamente e ora ci troviamo a lottare partita dopo partita alla ricerca di punti salvezza. E allora che fare, distruggere tutto? Tornare a piangersi addosso? Nient’affatto, quel che conta ora è infondere nella mentalità dei nostri giocatori l’obiettivo reale della New Basket, dargli le giuste proporzioni, ovvero rimanere in LegaA e poi…si vedrà. Questo vuol dire domenica dopo domenica prepararsi alle battaglie, senza più rimirarsi allo specchio, vuol dire dare ad ogni pallone giocato l’importanza tale da considerarlo come se fosse l’ultimo. Vorrà dire sentire esplodere il Pala Pentassuglia, far vibrare le pareti, far tremare le gambe ai giocatori avversari. La nostra corsa non è su Siena o Milano, dobbiamo tornare ad essere la “piccola” contro la quale non sarà facile vincere. Poi il campo darà al suo responso, e se tutto è stato fatto con il massimo dell’impegno, lo accetteremo. Siamo all’ultimo numero del 2010, a tutti i nostri affezionati amici l’invito alla buona lettura di fine anno e i migliori auguri di buone feste. 1 SOMMARIO YAKHOUBA DIAWARA Operazione sorriso Va matto per il calcio, sogna di poter aiutare i ragazzi del Senegal, stravede per Maresca ed è convinto che l’Enel risalirà presto la china. Sposato con Chayaa, la cantante che ha girato il video “Sexy Lady” con Shaggy, ecco Yakhouba Diawara, uno dei nuovi idoli della tifoseria biancazzurra Pag. 12 INCHIESTA ANTONELLO RIVA Dopo le tante discussioni in estate, ecco i primi dati: non cambia la frequenza dei tentativi nè delle realizzazioni e, soprattutto, si assottigliano le differenze tra le squadre: il tiro da 3 dalla nuova linea è un’arma spuntata? Tra i singoli: Kaukeanas il migliore, Maresca lo insidia. Caso Caserta: stessi giocatori, ma è quella che soffre E’ il più grande realizzatore di tutti i tempi del campionato italiano, ha vinto tutto quello che c’era da vincere con le maglie di Cantù e Milano. Ora Antonello Riva ci prova da dirigente, portando a Caserta la sua immensa esperienza. Si sposta ... ma non sposta La macchina dei canestri Pag. 24 Pag. 32 LA VEDO COSI’ PILLOLE DI LEGA A News, idee, iniziative, aneddoti e curiosità dalle sedi Pag. 8 IL FILM DEL CAMPIONATO Caserta, Sassari, Montegranaro e Siena Tabellini e foto Pag. 35 2 In campo con i ... mocassini! a cura di Roberto Cordella Pag. 7 TECNICA&TATTICA Può essere ... o non può essere? a cura di Giovanni Rubino Pag. 23 BASKET®OLE Interferenza e tiri liberi a cura di Antonio Malerba Pag. 31 Anno 4, n° 3 (31) RICCARDO PITTIS Datemi retta... Da commentatore tecnico per Sky dà le dritte per chi vuole scommettere sul basket. Dopo il ventennio con Milano e Treviso, il Riccardo Pittis borghese spazia da cuffie e microfoni ai siti on-line trezerocinque il magazine del Basket Brindisino pubblicazione mensile Anno 4, numero 3 (31) Reg. Tribunale di Brindisi n° 838 del 11 ottobre 2007 www.trezerocinque.it [email protected] Pag. 39 Edito da LF marketing di Luigi Fischetto [email protected] GIOVANI PROMESSE Fateci largo Dai bolognesi Moraschini e Martinoni al senese Aradori, passando per il trevigiano Gentile ed il milanese Melli, senza dimenticare l’abruzzese Polonara, il pesarese Traini ed il biellese Chessa. Ecco chi sono i giovani più promettenti della massima serie Pag. 44 MASSIMO BULLERI I successi in maglia azzurra e le avventure di Milano e Treviso, dove è tornato per guidare un gruppo di giovani promettenti. Per Massimo Bulleri le sfide non finiscono mai Redazione Eupremio Pignataro (Resp.) Andrea Tundo Foto Damiano Tasco fotografo ufficiale Maurizio Pesari Illustrazioni Eugenio Corsa Collaboratori: Roberto Cordella Tonino Malerba Marino Petrelli Giovanni Rubino Francesco Zizzi Vito Massagli (foto) Gianni Moro (foto) Pag. 48 MARIO GIGENA ANTONIO LABATE Nato in Argentina ha coronato il sogno di giocare in Italia, dove ha disputato la finale scudetto con la maglia dell’Olimpia Milano. Ora Gigena prova atraghettare l’Ostuni tra i “pro” Il padre Piero è stato un’icona del basket brindisino, lui ha raccolto degnamente il peso di un nome tanto importante. E ora spinge Francavilla alla consacrazione definitiva. Pag. 58 Direttore Creativo Tiziano Mele [email protected] Grafica Pubblicitaria Eugenio Corsa - Flavia Corsa A misura di ... giovane Ripartire da Ostuni Direttore Responsabile Mino Taveri [email protected] Il basket nel dna Pag. 69 www.trezerocinque.it Responsabile sito web: Giovanni Membola Stampa Italgrafica Edizioni srl via Giovanni XXIII, Oria (Brindisi) www.italgraficaedizioni.it [email protected] Foto di copertina di Damiano Tasco Proprietà letteraria riservata. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. 3 Auguri coach! C inquant’anni sono un bel traguardo per chiunque. Giovanni Perdichizzi li ha compiuti lo scorso 9 dicembre, con tanto di festeggiamento anticipato nella sala stampa della Nuova Idea al termine del match contro Montegranaro. Gli ultimi 3 anni il coach li ha trascorsi nella nostra città, regalandole il sogno della LegaA. Alle tante manifestazioni di affetto giunte da parte di tifosi e amici, si aggiungono anche il buon compleanno del nostro staff, augurandoci di poter spegnere ancora a Brindisi tante altre candeline. 5 (foto Damiano Tasco) LA PENSO COSI’ l’opinione di Roberto Cordella In campo con i ... mocassini ! C ari amici, l’articolo di questo mese lo voglio dedicare ad un argomento molto discusso in città e sul quale, modestamente, mi sento indiscutibilmente preparato. E’ infatti ricorrente sentire parlare del nostro play Dixon, probabilmente il migliore per continuità sino ad oggi, ma si nota palesemente come ancora lo stesso non abbia convinto appieno gli esigenti tifosi brindisini, alcuni amanti del fuoriclasse Crispin, altri criticoni per eccesso e come tali scontenti a prescindere. Rimane assodato che, essendo io un “pari ruolo” vengo spesso interpellato con la fatidica frase: “beh! ... Robè, che ne pensi di Dixon?”. Questa volta voglio fare una eccezione e mettere per iscritto il mio pensiero vero e non quello “edulcorato” che alle volte per fretta o per evitare di essere scambiato per presuntuoso, espongo ai miei “intervistatori di strada”. Dixon è sicuramente un grande giocatore, dotato di velocità, forza fisica (a dispetto della bassa statura) e fantasia ma è molto lontano dal “mio” concetto di playmaker. Lo so che a questa affermazione molti oppongono la solita frase: “ si, ma ai tuoi tempi era un altro basket…” , ma questa volta io rispondo con forza che vero è che il basket è molto cambiato, ma ancora più vero è che alcune regole sono scritte nel cemento e neanche il cambiamento dei tempi le può cancellare. Secondo voi, se resuscitasse Marylin Monroe, certamente una bellezza di altri tempi e facesse una passeggiata per il corso di Brindisi, la gente si volterebbe a guardarla oppure no? E allora fidatevi, alcune leggi del basket sono ancora attuali ed ora io le svelerò a tutti voi. Devo assumere per forza questo atteggiamento supponente, perchè ho l’impressione che molti (anche alcuni giornalisti!) credano che il play di una squadra di basket sia l’uomo più basso in campo o al meglio quello che palleggia più degli altri. Niente di tutto questo: il play è quello che non si guarda mai le scarpe ! A me succedeva di guardare le mie, solo negli spogliatoi, prima e dopo la gara, ma durante la partita la mia testa era sempre “alta” perchè il giusto tempo per un passaggio al tiratore che viene braccato dalle difese più arcigne, spesso è questione di pochi attimi e se il play “guarda” la palla invece che il campo l’occasione sfuma, traducendosi in una palla persa o in un tiro affrettato. l play è quello che se Diawara segna due volte di fila, deve far fare il terzo tiro allo stesso giocatore perchè si deve cavalcare l’onda; ma, al tempo stesso, se Diawara non tira da tre azioni, deve provvedere a coinvolgerlo con lo schema giusto, perchè un giocatore importante della squadra non si può isolare troppo a lungo. Il play è anche quello che se l’uomo che marca Lang ha tre falli, passa al suo pivot 10 palloni consecutivi perchè sa che il difensore o commette il suo 4° fallo (e spesso perdere un pivot equivale a perdere la regina negli scacchi), o smette di difendere. E tutte queste cose le deve fare, avendo un filo diretto con il suo allenatore ma anche in perfetta autonomia, perchè un vero play deve poter decidere da solo. Non pretendo di esser stato bravo come Dixon ma io, in autonomia e secon- I do quanto preparato in settimana dal coach, chiamavo da me anche le difese ! o finito di “spiegare” il ruolo e mi scuso se vi sono sembrato saccente, ma credo davvero di conoscere l’argomento in materia. Per richiamarmi al titolo di apertura, vi racconto invece quello che mi successe l’ultimo anno di carriera. Ero tornato a Brindisi e dopo anni di B2 provavamo a vincere il campionato per regalare un livello più consono ai tifosi brindisini. Purtroppo un serio infortunio alla schiena mi tiene lontano dai campi per molto tempo e quando rientro in squadra, al derby contro Mesagne, le mie condizioni fisiche sono davvero ridotte ai minimi termini, tanto che per alleviare il fastidio all’anca sinistra indosso un paio di scarpe non specifiche da basket ma quasi da “tempo libero” più soffici e di colore nero. Ora a quei tempi le scarpe erano rigidamente bianche (e i pantaloncini corti ed i calzettoni sino al ginocchio....), così quando dopo parte del 1° tempo entro in campo tra gli applausi dei tifosi brindisini ed il silenzio rispettoso di quelli mesagnesi, due giovani, troppo giovani per portarmi rispetto si dicono: “e quisto.....ancora scioca ?! ...” e l’altro gli risponde : “sai da ‘cce si veti che è antico?...sta scioca cu li....mocassini !!”. Il caso volle che mia moglie fosse seduta proprio accanto a loro e quando raccontò la sera in pizzeria l’episodio, ci facemmo tutti tante risate. Quell’anno vincemmo il campionato, salimmo in B1 ed io potei ritirami dal basket giocato in santa pace, ma vi garantisco che la vera data del mio ritiro non coincide con la fine del campionato. In cuor mio avevo deciso di smettere quella volta che ... fui costretto a giocare con i mocassini. H [email protected] 7 Pillole di Lega A News, idee, iniziative, aneddoti e curiosità dalle sedi CANTU’. La Bennet pro Aistmar D ue partite a favore della solidarietà e della lotta alla vita. La prima si è giocata il 7, la seconda il 18 dicembre e che vedono la squadra di casa, la Bennet Cantù, affrontare rispettivamente la GasTerra Flames Groningen in Eurocup e la Enel Brindisi in campionato. L’intera squadra di Pallacanestro della Bennet Cantù, infatti, ha deciso di sostenere Aistmar (Associazione Italiana per lo Studio e la Tutela della Maternità ad Alto Rischio), Onlus nata nel 1983 al fine di offrire un riferimento d’eccellenza e un aiuto concreto a tutti i bambini nati prematuri e alle madri prima, durante e dopo il parto. La squadra, la dirigenza della Bennet Cantù e Anna Cremascoli, proprietaria della società bianco-blu, sono entrati in contatto con l’associazione, visitando di persona il reparto di terapia intensiva lo scorso 17 Novembre, in occasione della Giornata Internazionale del Bambino Prematuro. Da questo incontro è nato un sodalizio tra le due realtà, che si concretizza per la prima volta in queste due serate, dove i “giganti” scendono in campo a favore dei “piccolini”. Queste due serate vedono la presenza 8 di Aistmar nella figura del suo Presidente, il Prof. Fabio Mosca, Direttore UO Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, che presenterà l’Associazione e tutte le sue molteplici attività. Sarà, inoltre, allestita all’interno del Palazzetto una postazione dedicata ad Iistmar, dove tutti gli interessati potranno trovare informazioni sull’Associazione e il suo operato e dove potranno contribuire alla ricerca clinica e all’acquisto di materiali e macchinari, attraverso una libera donazione. Quale forma di ringraziamento riceveranno in cambio un piccolo dono natalizio. Aistmar, con sede a Milano presso la Fondazione IRRCS Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico, assiste da oltre 25 anni le madri colpite da gravidanze a rischio di parto pretermine o patologiche e segue i neonati prematuri e patologici durante tutta la loro infanzia. Un impegno costante portato avanti grazie al Prof. Mosca e alla dedizione di tutti i volontari, genitori e personale. CASERTA. La Juve vola con Air Italy U n importante accordo di collaborazione è stato sottoscritto tra la Pepsi Juvecaserta e la compagnia aerea Air Italy. In base a tali intese i giocatori, lo staff ed i dirigenti della squadra utilizzeranno Air Italy per tutte le loro trasferte in cui la compagnia italiana sia operativa. La società aerea è cresciuta e si è radicata molto rapidamente sul territorio campano, grazie alla qualità del proprio servizio, fatta di elevati standard di puntualità (a settembre, ottobre e novembre il tasso di puntualità è stato del 98%, 94% e 92%), e di una innata cortesia del proprio personale di bordo. Attualmente Air Italy rappresenta il secondo vettore domestico sull’aeroporto di Napoli. “Air Italy crede nello sport come forte veicolo promozionale - dice Giuseppe Gentile, Presidente e AD della compagnia - ed essere sponsor della JuveCaserta è un ulteriore passo verso la crescita della nostra società che punta a diventare la compagnia dell’area campana” . “Siamo particolarmente lieti dell’accordo raggiunto con l’importante vettore aereo – sottolinea Francesco Gervasio, presidente della Juvecaserta – non soltanto per l’apporto che la stessa fornirà ai nostri colori, ma soprattutto per il riconoscimento del ruolo sociale e promozionale che la Juvecaserta ha acquisito in questi ultimi anni nel mondo del basket e non solo”. Air Italy è una delle principali compagnie aeree italiane con quasi un milione e mezzo di passeggeri trasportati nell’anno. Sulla rete domestica collega gli scali principali, alcuni in code share con Alitalia. Pillole di Lega A PANINI. Torna l’Almanacco del Basket Italiano nella aggiornatissima e rinnovata edizione 2011 E ’in edicola il mitico Almanacco del Basket Italiano Panini nell’aggiornatissima e rinnovata edizione 2011. Nelle sue 612 pagine, una panoramica completa sulla stagione 2010-11 della pallacanestro italiana ed europea. Gli appassionati scopriranno tutto sulle 16 squadre partecipanti alla massima serie: dalle foto ufficiali alle statistiche di ogni giocatore, con la novità dei roster completi e le foto delle formazioni giovanili. In più, la storia, i campioni, le curiosità e i record del club. Da quest’anno inoltre una grande novitàcon l’inserimento dei dati di anche tutte le squadre partecipanti al Campionato di Legadue. Spazio come sempre per le competizioni europee dove l’Italia è tornata a recitare un ruolo da protagonista. Troverete date, formule, calendari e squadre partecipanti alla nuova stagione, con la storia di tutte le competizioni e un particolare approfondimento per quanto riguarda le squadre italiane. Tutta l’ultima stagione 2009-10, conclusasi con la vittoria della Montepaschi Siena per il quarto anno consecutivo sotto la “lente d’ingrandimento”; oltre ai risultati, alle classifiche e alle graduatorie individuali e le cifre delle squadre, è stata inserita una completa retrospettiva di ogni giornata della stagione regolare con le foto più belle, i leader delle graduatorie più importanti e le curiosità statistiche di ogni turno. Lo stesso per i play off, con le sfide e i suoi protagonisti analizzate in ogni aspetto. Non manca un completa storia del campionato italiano a partire dal 1920 con le foto di tutte le squadre campioni d’Italia a partire dal 1948, da quando cioè è nato il campionato a girone unico, coi Top Players di tutti i tempi, italiani e stranieri, che hanno fatto la storia del nostro basket: le gesta di questi grandi campioni sono rivissute attraverso foto, palmares e cifre. Infine un’altra attesa novità; una nuovissima sezione dedicata ai 90 anni di attività della nostra Nazionale, con tutti i risultati di sempre, i tabellini delle sfide dell’ultima stagione e i “Top players” azzurri. Insomma un appuntamento ormai tradizionale e assolutamente imperdibile per gli appassionati. L’Almanacco è in vendita a Euro 16.90 oltre nelle migliori edicole (o sul sito www.panini.it). TREVISO. La grande festa biancoverde G rande festa biancoverde nei giorni scorsi in centro a Treviso per l’accensione delle luci dell’Albero di Natale regalato anche quest’anno dalla città di Brunico, storico partner della Benetton Basket. Poco prima della cerimonia ufficiale grande festa per i bambini che hanno tirato a canestro in Piazza dei Signori assieme al Ghigo versione Babbo Natale e hanno letteralmente assaltato lo stand della Benetton Basket con i bastoncini colorati, lo zucchero filato e i gadgets biancoverdi. Dopo la festa, arricchita dalla presenza dello stand degli Alpini con vin brulè per tutti e da quello dell’Arep Onlus che ha raccolto fondi per beneficenza, la cerimonia ufficiale di accensione dell’albero di Natale con le spettacolari luci offerte quest’anno da Telecom Italia. Dopo i discorsi delle autorità, presenti il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, quello della città di Brunico che ha regalato l’albero proveniente dai boschi di Plan de Corones Renato Stancher, l’assessore allo sport di Treviso Andrea De Checchi e il Prefetto Aldo Adinolfi, l’AD di Verde Sport Giorgio Buzzavo e il GM della Benetton Basket Claudio Coldebella, ecco il momento magico dell’accensione della straordinaria serie di luci (circa 900) che decoreranno per queste festività la Piazza dei Signori di Treviso. Alla fine lo scambio di doni e l’applauso della piazza, con tantissima gente accorsa nonostante la pioggia, compresi i bambini del Pool Crescere Insieme nello Sport a Treviso, storico progetto portato avanti da più di 15 anni da Verde Sport e dal Comune di Treviso SASSARI. È made in Sardegna la nuova mascotte della Dinamo L a Polisportiva Dinamo comunica con soddisfazione che sarà un grifone stilizzato, “Grifo”, ideato dalla ditta “Apex Service” e disegnato dalla sapiente mano della disegnatrice sassarese Monia Pala (www.forestelli. it), la nuova mascotte biancoblu in questa prima storica avventura in Lega A. Un animale che rappresenta appieno la Sardegna, l’attaccamento all’Isola, la lungimirante, combattiva, tenace e positiva testardaggine, il voler sopravvivere alle difficoltà, il volo libero. Un animale da preservare, unico nel suo genere, estinto in Italia, presente nel Mediterraneo ma unica specie di avvoltoio ad essere sopravvissuta in Sardegna, il grifone ha lottato per garantire la sua sopravvivenza, ammirando e dominando dall’alto il territorio che da Bosa ad Alghero rappresenta il suo habitat. Il simbolo ideale per una Dinamo che è squadra di un’Isola intera, che dopo 50 anni ha raggiunto la vetta più alta mai toccata dal basket sardo, librandosi in volo accompagnata da una popolazione intera e da un palazzetto che settimana dopo settimana accoglie tifosi provenienti da ogni parte della Sardegna. Il grifone biancoblu, “Grifo” il suo nome, sarà effige destinata a comparire su tutta la serie di gadget e articoli ufficiali della Dinamo distribuiti dalla ditta “Apex Service” nel suo punto vendita di Sassari in via Luna e Sole fronte Liceo Classico Canopoleno. La società del presidente Luciano Mele ha infatti scelto di rinnovare l’accordo con l’Apex Service per la produzione e commercializzazione di oggettistica e materiale biancoblu, dando vita al primo “Dinamo Point” ufficiale cui tifosi ed appassionati potranno fare riferimento. Sciarpe e tazze per la colazione, penne, portachiavi, felpe, t-shirt, polo, ombrelli, puzzle, cappellini, zaini e, a partire dalla prossima settimana, anche i biglietti per le gare casalinghe dei ragazzi di coach Meo Sacchetti. Sono questi solo alcuni degli articoli disponibili, rigorosamente personalizzati con scritte, lo scudetto della Dinamo ed il logo di “Grifo”, neonata e beneaugurante mascotte del team sassarese. 9 Pillole di Lega A SIENA. Entusiasmo alle stelle per BasketBall Generation a Brindisi coach che ha avuto come relatori lo stesso Floris, Michele Catalani (resp. org. BBG e allenatore delle giovanili del MS) e Francesco Berrè, preparatore atletico dei toscani. BRINDISI. Uno spumante per l’Enel CREMONA. Pronto il merchandising ufficiale della Vanoli-Braga T re giorni sognando la Mens Sana Siena. Il tema del Basketball Generation, progetto giovanile dei campioni d’Italia, ha fatto tappa a Brindisi la scorsa settimana, in occasione del match tra la formazione di Pianigiani e la New Basket. Una tre giorni di allenamenti, giochi per i bimbi del minibasket e clinic per allenatori. Il tutto, con il supporto locale dell’Aurora Brindisi e dell’U.S. San Pietro, le due società coinvolte. Dopo i Day Camp per gli U17 e U15 del venerdì, la giornata clou si è svolta nel palasport di San Pietro sabato: oltre 400 bambini hanno incontrato i giocatori senesi Malik Hairston, Pietro Aradori, Andrea Michelori e Diego Monaldi dopo un pomeriggio di giochi e partitelle sotto lo sguardo attento di Mario Floris, responsabile tecnico del BBG. Domernica, invece, clinic per i 10 L ’U.S. Gruppo Triboldi Basket comunica che è finalmente disponibile il merchandising ufficiale della Vanoli Braga per la stagione 2010-11. Da qualche giorno è infatti da oggi possibile acquistare i prodotti griffati Gruppo Triboli Basket sia durante le partite interne della squadra al PalaRadi, nell’angolo predisposto a sinistra della tribuna stampa, sia recandosi presso il negozio “Tutto di Corsa - Running & Basket” di via Castelleone 56 a Cremona. In questi giorni è inoltre possibile acquistare su e-bay la sopramaglia di Jasmin Perkovic autografata da tutti i giocatori della Vanoli Braga. Quest’ultima iniziativa si inserisce tra quelle a favore di Special Olympics, l’associazione, anche quest’anno patrocinata da FIP, Legabasket Serie A, Legadue, Lega BAsket Femminile, GIBA e LNP, che ha promosso, per il settimo anno consecutivo, con il supporto della FIBA e con il patrocinio di Eurolega, la European Basketball Week: una settimana interamente dedicata al basket che ha coinvolto, in 35 paesi Europei, oltre 15.000 Atleti con disabilità intellettiva. A ssolutamente confutata la teoria secondo la quale vino e sport rappresentano un connubio impossibile. Si è tenuta presso la sala consiliare di Cantine Due Palme, la conferenza stampa di presentazione di un evento promozionale che vedrà attori protagonisti Cantine Due Palme e l’Enel Basket Brindisi. Nel corso dell’incontro con i giornalisti è stata presentata la nuova bottiglia dello spumante ‘Melarosa’ con l’etichetta dedicata aall’Enel Basket che ha Cantine Due Palme tra gli sponsor. “Recenti studi hanno dimostrato – spiega il Presidente di Cantine Due Palme, l’enologo Angelo Maci - che nel Negroamaro sono state riscontrate dosi di resveratrolo superiori rispetto a quelle di altre varietà italiane di uva più comuni. A tutti è noto l’effetto di questa sostanza come antiossidante e come cura contro l’azione lesiva dei radicali liberi. Il resveratrolo aggiunge, tra l’altro, al buon vino pugliese indiscusse qualità terapeutiche nelle malattie cardiovascolari”. BOLOGNA. Virtus come garanzia per gli stipendi del Bologna Calcio L a Virtus Pallacanestro come garanzia per pagare gli stipendi arretrati del Bologna Calcio. E’ la nuova mossa di Claudio Sabatini nel tentativo di salvare la societa’ rossoblu’: “Sarebbe incredibile lasciarla fallire, c’è chi dice che sono matto ma credo sia un primo gesto concreto importante’, - ha annunciato a E’-Tv’ - . Offriro’ il 100% della Virtus, un capitale da 10 milioni, come garanzia per pagare gli stipendi dei giocatori” ha aggiunto Sabatini, per il quale si tratta di ‘un atto dovuto’. Il basket piange Nini Burcovich E ’ scomparso uno dei più grandi uomini di pallacanestro veneziana e nazionale. Nei giorni scorsi si è spento Gino “Nini” Burcovich, uno dei grandi arbitri della pallacanestro italiana e internazionale, per 15 anni big, assieme al fratello Bruno, del movimento arbitrale. Dopo aver appeso il fischietto al chiodo, Nini Burcovich, aveva continuato a vivere all’interno del basket contribuendo alle fortune della pallacanestro del Lidonella qualità di dirigente. Dopo il fallimento della Reyer del 1996, Nini Burcovich si impegnò in prima persona alla rinascita del sodalizio granata. APPUNTAMENTI. Lega Basket e Legadue organizzano un clinic per allenatori dei settori giovanili L a Lega A Basket Serie A e la Legadue sono liete di comunicare un‘importante iniziativa che le vede impegnate in una sinergia che possa portare un contributo utile e costruttivo per tutto il movimento e in particolare per quanto riguarda l’attenzione e l’impulso ad attività d’incentivazione per i settori giovanili. Un’ unione che, negli intenti, dovrà legare sempre di più le due leghe professionistiche italiane nella realizzazione di strategie mirate alla crescita e alla valorizzazione dei settori giovanili dei club. Il risultato di questa collaborazione è il I° Clinic per allenatori di settore giovanile organizzato in collaborazione con il CNA e l’USAP, che si terrà a Bologna il 20 e 21 dicembre presso la Palestra Cierrebi con ingresso gratuito. Ai partecipanti il Clinic darà diritto a 4 punti PAO. E’ possibile accreditarsi al clinic compilando il modulo che si trova sul sito internet Usap www.usap. it alla pagina Clinics. Nel dettaglio interverranno: Joan Montes Perez, allenatore spagnolo, all’attivo una lunga militanza al FC Barcellona sia in prima squadra che nel settore giovanile dove tra l’altro è stato il coach che ha seguito l’evoluzione di Juan Carlos Navarro; Federico Danna, allenatore di serie A e B, impegnato anche spesso nel Settore Squadre Nazionali, attualmente Responsabile del Settore Giovanile della Pallacanestro Biella; Marco Sanguettoli, allenatore del settore giovanile della Virtus Bologna dal 1992 e impegnato più volte anche nelle Nazionali giovanili; Andrea Menozzi, Istruttore del Settore Giovanile della Pallacanestro Reggiana con varie esperienze anche al settore Squadre Nazionali; Roberta Malchiodi, dal 2007 Preparatore Atletico del Settore Squadre Nazionali, attualmente impegnata con la Nazionale femminile Under 19; Giovanni Lucchesi, attuale Responsabile del Settore Giovanile e Direttore Tecnico della Libertas Bologna in A2 femminile e in passato capo allenatore di varie formazioni giovanili nazionali con cui ha raggiunt prestigiosi traguardi come l’argento europeo Under 16 nel 2008 e l’oro europeo con l’under 18; Matteo Panichi, ex giocatore con all’attivo 12 stagioni tra i professionisti (tra cui Scavolini Pesaro e Virtus Bologna) attualmente preparatore atletico della Sutor Montegranaro. 11 STORIA DI COPERTINA YAKHOUBA DIAWARA Operazione sorriso Va matto per il calcio, sogna di poter aiutare i ragazzi del Senegal, stravede per Maresca ed è convinto che l’Enel risalirà presto la china. Sposato con Chayaa, la cantante che ha girato il video “Sexy Lady” con Shaggy, ecco Yakhouba Diawara, uno dei nuovi idoli della tifoseria biancazzurra Fotoservizio Damiano Tasco 12 13 STORIA DI COPERTINA di Tiziano Mele N ice è un aggettivo che può significare “piacevole, simpatico o carino”. Che Yakhouba Diawara sia un tipo very nice te ne accorgi dal numero di persone che gli stringono la mano tra le casette del mercatino di Natale in Piazza Vittoria, dal numero di fans che gli chiedono una foto-ricordo, che vogliono a tutti i costi offrirgli un cannolo siciliano o un sacchetto di mandorle pralinate, da quelli che addirittura gli passano il telefonino per far sentire la sua voce agli amici lontani. A due mesi dall’inizio del campionato, Kouba è già un idolo della tifoseria biancazzurra per quello che ha fatto vedere in campo e per l’enorme dose di simpatia dimostrata tra la gente. A 28 anni compiuti sta vivendo la piena maturità cestistica e domenica dopo domenica sta trovando i ritmi ed i tempi giusti per inserirsi negli schemi di Perdichizzi. Nonostante i 201 centimetri ed il 102 chilogrammi di muscoli, Kouba è un ragazzo dolcissimo, l’esatto contrario della belva che in diverse occasioni ha rischiato di “sradicare” il canestro del Pala Pentassuglia. Mostruoso sotto il profilo atletico, Diawara è un ala eclettica, dotato di un discreto tiro dalla distanza, eccellente nell’uno contro uno, devastante sotto le plance. Finora i numeri dicono che l’ex ala dei Denver Nuggets e Miami Heat ha una mediapartita di 15 punti (top: 20 contro Bologna), che tira quasi con il 53% da due, con il 24% dalla distanza e con il 77% dalla lunetta, conquistando quasi 5 rimbalzi a partita in 37 minuti di mediacampo. Ha giocato in Francia, in Nba ed ha addirittura accarezzato il tricolore con la maglia della Fortitudo Bologna 14 Francese di sangue africano. Diawara è nato a Parigi il 28 agosto dell’82 da genitori senegalesi “Mi brucia la sconfitta contro Cremona: abbiamo buttato due punti al vento ” (stagione 2005/2006). A Brindisi però il suo scudetto si chiama permanenza in Lega A, un traguardo storico per la squadra di Giovanni Perdichizzi, che dopo l’avvio col freno a mano tirato sta provando a ripartire, per allontanarsi dalle sabbie mobili e da situazioni scomode. Tra i pastori. Kouba ammira entusiasta i manufatti di un artigiano brindisino presente al “Mercatino di Natale” nel cuore della città Quando sei arrivato in estate ti aspettavi un avvio così in salita? No. Perché non conoscevo quasi niente, ma sono convinto che questa squadra troverà presto il modo per farsi valere. Cosa vi manca ancora? Abbiamo avuto diversi cambi in corsa, non abbiamo ancora amalgama, ci manca la giusta chimica di squadra. Avete visto tutti che abbiamo perso Monroe subito, poi sono arrivati Roberson, Tourè e Pugi ed sono andati via Radulovic e Bavcic: abbiamo solo bisogno di giocare un po’ di tempo insieme, di conoscerci tutti meglio. Cremona e Caserta in casa, Sassari fuori: quale sconfitta brucia di più? Sicuramente Cremona, perché sia contro Caserta che a Sassari la partita ce la siamo giocata fino in fondo. Contro Cremona, invece, abbiamo buttato due punti al vento. Troppo forti, invece, Roma, Milano e Varese … Sono senza ombra di dubbio grandi squadre, ma se miglioriamo sono convinto che possiamo giocarcela con tutti. Quando riusciremo a vedere il vero volto di questa squadra? Penso che pian piano le cose stanno migliorando. A Sassari, pur perdendo, si è vista una certa crescita e col Montegranaro abbiamo dato continuità ai progressi. A proposito di Sassari, in Sardegna una tua schiacciata è stata considerata la miglior azione della settima d’andata in Lega A Sono felice, anche se non è servita a portare a casa i due punti. E’ stata veramente una gran bell’ azione e “Roma, Milano e Varese sono grandi squadre, ma se miglioriamo sono convinto che possiamo giocarcela con tutti” 15 STORIA DI COPERTINA Definisci la prestazione del tuo amico Maresca, in odore di nazionale… Buona e con tanta fiducia nelle conclusioni che si è preso. Che idea ti sei fatto di Perdichizzi? Ha portato Brindisi dalla B1 alla Lega A, solo questo lo renderebbe un ottimo allenatore. E’ un tipo tranquillo, sa come gestire la squadra senza metterti troppa pressione, il contrario di Repesa, che ho avuto a Bologna e che si arrabbiava molto facilmente. L’italiano più forte della Lega A? Risposta scontata: Giuliano Maresca ! Per le vie del centro. Bobby posa per il nostro Damiano Tasco sulla scalinata delle colonne romane Fratelli. Kouba posa con un gruppo di ragazzi africani presenti in città da diversi mesi oramai sentire il pubblico avversario fischiare mi ha caricato ancora di più, tanto che dentro di me mi sono detto: appena posso ve ne regalo un’altra !!! Contro Montegranaro avete riscoperto il gusto della vittoria: qual è stata l’arma in più di Brindisi? I buoni allenamenti durante la settimana ed il fatto di giocare insieme uniti per tutta la partita. Con Monroe e Roberson fuori causa avete dimostrato che si può vincere 16 anche con un americano in meno. Cosa succederà quando questa squadra avrà finalmente un tiratore “in forma”? Un’arma in più, ma dobbiamo continuare a giocare di squadra. Solo così possiamo fare bene. “sono uno a cui piace vincere sempre, sento molto la partita, mi esalto quando il pubblico si riscalda ” E quello, invece, che ti piacerebbe “rubare” ad un’avversaria? Stefano Mancinelli di Milano, che ho avuto al fianco ai tempi di Bologna Dixon quando è in palla riesce a far male a chiunque, sei d’accordo? Bobby è fondamentale per il nostro gioco, nelle due vittorie contro Bologna e Montegranaro è stato determinante: basta vedere quello che ha fatto negli ultimi dieci secondi del match con Montegranaro. Raccontaci la tua infanzia a Parigi: è vero che impazzivi per il calcio e la pallamano? Sì, ai tempi della scuola mi divertivo a giocare a calcio, stavo sia in difesa che in attacco. Il mio idolo era Zidane, mentre oggi stravedo per Drogba e Malouda. Ho giocato anche a pallamano, poi però all’età di quindici anni, dal momento che continuavo a crescere in altezza, mi hanno spinto verso il basket. L’allenatore più importante della tua carriera? Jaques Monclair. Sei mai stato espulso? Una volta in Nba, quando giocavo nei Denver Nuggerts, mi hanno cacciato perché dopo aver subito un fallo ho spinto l’avversario. Definisciti come giocatore.. Innanzitutto sono uno a cui piace vincere sempre, sento molto la partita, mi esalto quando il pubblico si riscalda. Poi mi piace schiacciare, ma anche tirare da tre punti o giocare sotto il canestro: l’importante è che alla fine si vinca !!! Fuori dal campo invece… Penso di essere un tipo piuttosto scherzoso. Le tre cose più importanti per te come uomo.. Delizia siciliane. L’atleta biancazzurra delizia il palato con alcune prelibatezze tipiche della “terra di Perdichizzi” La famiglia, la salute ed il vivere felici. CARTA D’IDENTITA’ E’ vero che ti piacerebbe visitare il Senegal, paese d’origine dei tuoi genitori? Ci sono stato quando avevo tredici anni e mi piacerebbe ritornare per organizzare un camp con i ragazzi, come fanno le squadre di Nba. NATO A: Parigi il 29 Agosto 1982 STATO CIVILE: Sposato con Claudia Derrer HOBBY: Shopping (vestiti e scarpe) ATTORE: Denzel Washington AUTO: Ferrari VACANZA: quelle di Halloween CAMPIONE: Drogba e Malouda SQUADRA: Chelsea COLORE: Blu Con la Fortitudo Bologna nel 2006 hai disputato anche le finali-scudetto contro Treviso, un ricordo importante 17 18 STORIA DI COPERTINA Aspettando Natale. Diawara con un maestro di arte dolciaria nel mercatino di Piazza Vittoria, con il fioraio super-tifoso Nicola Almiento ed in compagnia di due vigili urbani nonostante l’epilogo… Purtroppo abbiamo perso, ma è sicuramente il più bel ricordo che ho finora della mia carriera europea. Hai giocato diversi anni in Francia col JDA Dijon Bourgogne, qual è la principale differenza col campionato italiano? Il livello in Italia è decisamente più alto: c’è più velocità e più tecnica. … in America invece? La Nba è il top del top, ma ti dico che se fino a qualche anno fa non c’erano paragoni, adesso le distanze iniziano ad accorciarsi. Veniamo alla nostra città, cosa ti piace di Brindisi? E’ una città piccola, ma piacevole da viverci, mi ricorda Bologna, soprattutto per l’attaccamento della gente alla squadra. In tanti mi fermano per strada e mi incoraggiano a risollevare la squadra. Che opinione hai della stampa brindisina? Credo sia piuttosto competente. Finora non ci hanno mai messo pressione o creato difficoltà, nemmeno nei momenti più difficili e delicati. Sappiano che sei un ragazzo molto sensibile al volontariato e attento alle tematiche sociali Ho sempre partecipato a manifestazioni per aiutare i ragazzi disabili e chi soffre in genere: mi ritengo un ragazzo fortunato e mi piace donare un sorriso a chi ha bisogno. Sai chi erano Pentassuglia e Malagoli? No…anzi sì, sono quei due personaggi raffigurati nelle gigantografie al Palazzetto. Non so molto di loro, ma da quanto ho percepito credo siano state due persone indimenticabili per gli sportivi brindisini. Natale è vicino, lancia un messaggio ai tuoi tifosi… Vi chiedo di essere ottimisti e di 19 STORIA DI COPERTINA “mi ritengo un ragazzo fortunato e mi piace donare un sorriso a chi ha bisogno ” 20 Matto per il calcio e Facebook N Buon feeling. Kouba con i compagni Infante (in alto) e Maresca ato a Parigi da Bintou eAnsoumane, entrambi di origini senegalesi, Yakhouba è il più giovane tra i figli, ha due sorelle di nome Kankou e Fatoumata ed un fratello, Sourakhata. Parla quattro lingue (Francese, Italiano, Inglese e Senegalese). Con la Nazionale Francese ha partecipato agli Europei 2008. Alle superiori in Francia giocava nella anche nelle squadre di calcio e pallamano di Tremblay. Trascorre il tempo libero leggendo e guardando film, quello che più ama è “Il sapore della vittoria” ed utilizza molto Facebook, dove vanta circa 1.500 amici (buona parte brindisini). Subito dopo la vittoria contro Montegranaro ha scritto sulla bacheca “questa vittoria è per tutti voi, tifosi, famiglia, amici”. La settimana precedente, invece, ha citato Kareem Abdul Jabbar per spiegare cosa mancava alla squadra per tornare alla vittoria. In vista del match contro la corazzata Montepaschi Siena invece ha scritto: “.....Ognuno ce l’ha. Ma un campione ha bisogno, nel suo atteggiamento, di una motivazione al di sopra e al di là per vincere”. E’ sposato da qualche mese con Claudia Derrer, conosciuta come Chaaya (www.chaayaonline.com) originaria dello Sri Lanka, ma cresciuta in Svizzera, cantante e ballerina. Chaaya appare nel video di “Sexy Lady” del cantante Shaggy. Attualmente è ferma sotto il profilo professionale ed ha raggiunto la sua dolce metà a Brindisi. continuare a credere in noi ed a sostenerci come avete fatto finora: vi prometto che tra un po’ le cose cambieranno e ribalteremo la situazione attuale, risalendo la classifica. Cosa si aspetta Diawara dal 2011? Grandi cose: sia per la squadra, che per me stesso ! Si ringrazia per le traduzioni Marco Stasi Album dei ricordi. Da sin. Diawara il giorno del matrimonio, con la Nazionale Francese e con la maglia dei Denver Nuggets 21 TECNICA&TATTICA a cura di Giovanni Rubino Puo essere...o non può essere? F acciamo in questo numero un’analisi su cosa lo staff tecnico della New Basket sta lavorando per far raggiungere un rendimento standard alla squadra. Le premesse partono a monte, nel mercato estivo, perché al di la del fatto che si sia deciso di lasciar andare Thomas per vari motivi, anche personali del giocatore, la spesa per Diawara va analizzata. Cominciamo proprio da lui: cambia l’inserimento e la conoscenza dell’adattamento di questo giocatore all’interno del gioco di squadra, perché ritengo che il nostro problema maggiore sia proprio lì. Abbiamo appurato ormai che Diawara è un giocatore che i suoi punti li fa, ma quando e come integrare questo suo rendimento nei ritmi importanti della squadra? E’ necessario che il suo rendimento sia costante nel contesto del gioco della squadra. Dixon è il punto principale del lavoro dello staff tecnico, che deve “mixare” il ruolo di playmaker e di finalizzatore. Il giocatore deve essere continuamente pronto a fare con la massima concentrazione le due cose, perché ho la sensazione che quando si immedesima nel ruolo di organizzatore si rilassi e trascuri contemporaneamente quelle che sono soprattutto le sue potenzialità del tiro e penetrazione e viceversa. Eccoci a Monroe, dove credo sia stato trattato con sufficienza il suo infortunio. Mi chiedo anche: “potrà essere lui il collante per il rendimento costante di questa squadra?” Credo proprio di sì e penso che il suo rientro possa contribuire molto positivamente a tutto ciò. Intanto al suo posto Roberson: deve ritrovare tranquillità, forse le precisazioni tecniche che Perdichizzi gli ha rivolto a muso duro dovevano essergli fatte appena arrivato. Lui è un tiratore e questo lo ha limitato nel suo rendimento globale. Ma se Roberson, come visto a Sassari, può anche fare penetrazioni e rubare palla… lascio a voi le conclusioni. La stessa situazione di Diawara la si intravede per Tourè. All’interno del gioco di squadra deve essere partecipe e funzionale, non entrarci solo a momenti o quando siamo in difficoltà. Anche per lui cii vuole tempo, è chiaro, ma purtroppo non ne abbiamo troppo. Per Lang ritengo che bisogna sfruttare al meglio le sue limitate potenzialità offensive. Non è un pivot che sa giocare molto il “rullare” a canestro con ricezione in movimento a causa del poco equilibrio del corpo, ma se questo avviene sui lati del campo si avranno maggiori risultati. Al di là di questo bisogna punzecchiarlo ogni tanto nel suo orgoglio, richiedendo una maggiore presenza e personalità all’interno del gioco offensivo. Non condivido molto quando si parla di panchina senza risposte. Maresca c’è e mi sembra che lo abbia dimostrato, Infante fa il suo e sa dove può arrivare, Pugi mantiene tranquillamente i suoi buoni dieci minuti e sfrutta la sua voglia di crescere per rimanere in questa lega, motivando così il suo trasferimento a Brindisi. Giovacchini infine, credo possa essere un buon ricam- bio per Dixon, è molto nervoso perché non sente su di se la fiducia necessaria per rendere al massimo, bisogna quindi lavorare psicologicamente perchè può tornare utile... Concludo sostenendo che tutti, tifosi, dirigenti e squadra, dobbiamo unirci nello spirito del nostro obiettivo che è la permanenza. Allora necessita creare all’interno del palazzo una bolgia tale che spinga i nostri giocatori a dare più del 100%, affinchè loro stessi si immedesimino in questo ruolo e escano “sputando sangue”, sportivamente parlando s’intende. Atteggiamenti da prime donne in questo momento non ci porterebbero risultati. Vedere Cremona, Sassari e Pesaro per credere. Prima della gara con Montegranaro credevo che queste mie fossero idee un po’ “bizzarre”, ma dopo quella partita la mia idea si è rafforzata, il ritorno dei nostri giocatori ad un lavoro di gregariato e al momento stesso di carattere, in parte, scioglie questo dubbio che si presenta nel titolo. [email protected] 23 Foto Damiano Tasco BANDIERE ANTONELLO RIVA La macchina dei canestri E’ il più grande realizzatore di tutti i tempi del campionato italiano, ha vinto tutto quello che c’era da vincere con le maglie di Cantù e Milano. Ora Antonello Riva ci prova da dirigente, portando a Caserta la sua immensa esperienza. 24 di Mino Taveri P ensi a Cantù e immediatamente ti vengono in mente due nomi, quello di Pierluigi Marzorati e di Antonello Riva. Certo, con la mitica maglia canturina ha giocato gente dello spessore di Recalcati, Della Fiori, Kupec, ma nell’immaginario collettivo il binomio Marzorati-Riva è quello che emerge appena pronunci il nome della piccola cittadina brianzola dove la pallacanestro siede a tavola tutti i giorni assieme alla polenta e alla casseola. E se Pierluigi Marzorati oggi siede dietro la scrivania della presidenza del Coni lombardo, il mitico bomber di Rovagnate il profumo del campo non lo vuole proprio abbandonare, tanto che se proprio ha dovuto farlo appendendo le scarpe al chiodo solo sei anni fa, (quella del Rieti la sua ultima maglia), ha subito indossato i panni del dirigente, prima Veroli e ora Caserta. Proprio con i campani, che sono riusciti a passare a Brindisi qualche settimana fa, sta soffrendo lo stesso mal di campionato al pari della squadra di Perdichizzi. “I motivi di questa difficile prima parte di stagione per le due squadre sono differenti - sostiene Antonello - Brindisi ha pagato il conto alla cattiva sorte che gli ha impedito di schierare sinora la squadra pensata in estate a causa di infortuni molto seri. Caserta ha dovuto fare i conti con una preparazione affrettata e dettata dalle partite di qualificazione all’Eurolega, poi si è fatto male Di Bella quando c’era da inserire Williams, il tutto condito dalla scarsa forma di Olumide, poi tagliato”. Ma Riva è sempre stato uno dalla scorza dura, come quando lottava per uscire dai blocchi e scoccare il suo micidiale tiro in sospensione. “Peccato per i risultati negativi che na- turalmente oscurano tutto il resto - continua - perché a Caserta si respira una ottima atmosfera, l’organizzazione è buona e l’entusiasmo attorno alla squadra non cala mai. E comunque il campionato è uno dei più equilibrati degli ultimi anni, non vedo ad esempio sinora nessuna squadra materasso. Posso senza dubbio affermare che in Europa non ce n’è uno più difficile”. Ma quando parli con Riva e sai che Brindisi quest’anno affronterà Cantù prima al Pianella e nel girone di ritorno al Pentassuglia, diventa inevitabile non fare un salto indietro con la memoria per tornare a quella fine anni ‘70, quando dalle giovanili canturine Antonello cominciò la sua avventura con una squadra capace di dominare in Italia, in Europa e nel mondo. Numeri che riletti ancora oggi fanno venire i brividi: dodici stagioni in cui Riva vince scudetto, due coppe campioni, una coppa intercontinentale e due coppe delle coppe. Ma non contento, dopo i trionfi con Milano, torna a Cantù sul finire degli anni 90, in tempo per strappare a Oscar Schmidt il titolo di miglior marcatore di tutti i tempi del campionato italiano, superando il brasiliano che si fermò a quota 13.693! “Da Cantù è passata la mia crescita come giocatore ma anche come uomo ricorda Antonello - prima i 5 anni al college con il diploma e poi l’affermazione in campo nazionale e internazionale. Un ruolo importante lo ricoprì proprio Marzorati, che mi aiutò e supportò in “Nella mia crescita un ruolo importante lo ricoprì proprio Marzorati, che mi aiutò e supportò in ogni momento delicato della mia crescita. Un’ amicizia di quelle vere, reali” Che tempi! Riva con la maglia di Cantù cerca di superare in palleggio Marco Bonamico nel match contro la Virtus Bologna (foto www.pallacanestrocantu.com) ogni momento delicato della mia crescita. Un amicizia di quelle vere, reali.” Oggi Cantù, dopo i cambi societari e le interminabili e mai mantenute promesse sull’impianto di gioco, nelle mani di Corrado è tornata a recitare un ruolo di primissimo piano, con tanto di benedizione da parte del grande ex. “Come sempre hanno messo in piedi un ottimo organico, badando a confermare gran parte degli uomini della scorsa stagione - sottolinea Riva - credo proprio che riusciranno ad arrivare almeno alle semifinali.” Magari aspettando un altro Riva? “Io lo spero, ma sinceramente oggi di miei eredi non ne vedo. I giovani tendono a lavorare poco sul fisico e ancor meno sui fondamentali. Ma e’ tutto il basket italiano che sta vivendo una profonda crisi anche frutto della congiuntura economica negativa. In questi momenti si dovrebbe lavorare molto di più alle basi, coltivando i talenti da piccoli, entrando in modo più capillare nelle scuole. E poi – prosegue il direttore sportivo casertano – c’e’ il problema del continuo cambiamento degli organici. Ai miei tempi le squadre si identificano molto di più con le città”. Parole sacrosante, tempi in cui anche 25 BANDIERE Identikit di Antonello Riva N Brindisi felice. Riva festeggia al Pala Pentassuglia la prima vittoria in campionato della sua Juve Caserta (foto Tasco) la neo promossa Brindisi si toglieva lo sfizio di battere, nell’ultima stagione di A1 prima di questa, squadroni come il Billy Milano e la Squibb Cantù, quando i brianzoli, con lo scudetto cucito sulle maglie, uscirono sconfitti dalla Nuova Idea. “Quello che ricordo perfettamente era il calore del pubblico e l’atmosfera che si respirava nonostante la posizione di classifica. Noi giocammo una brutta partita, pagandola a caro prezzo.” Ora le due squadre torneranno ad affrontarsi, il gap è forse inferiore rispetto a 30 anni fa ma Brindisi si troverà comunque di fronte una squadra e una società che ha contribuito a scrivere la storia della pallacanestro italiana. Scritta anche da Antonello Riva, oggi dirigente sportivo che non nega di aver avuto in passato anche il desiderio di sedere su una panchina nelle vesti di coach. “Ci avevo in effetti pensato, ma quando ho smesso di giocare a Rieti mi si presentò subito l’occasione per vestire i panni da dirigente. Oggi mi sono talmente appassionato a questo ruolo che non tornerei più indietro”. E allora in bocca al lupo anche in giacca e cravatta, grande bomber. ato a Cresciuto nella Pallacanestro Cantù, è il miglior giocatore mai uscito dal vivaio canturino. Ha debuttato nel 1977-78 ed è divenuto il simbolo di Cantù per 12 anni. Con un controverso trasferimento, nel 198990, è passato ai rivali della Pallacanestro Olimpia Milano, dove ha giocato 5 stagioni. Nel 1994-95 è passato alla US Victoria libertas Pesaro e, dopo due anni, ha firmato, come free agent, per la Pallacanestro Gorizia. Dopo due stagioni, nel 1998-99 è tornato alla sua “alma-mater” Pallacanestro Cantù. Riva ha vinto numerosi trofei nella sua carriera: il Campionato italiano, la Coppa Campioni, la Coppa Korac e altri titoli. E’ il leader ogni tempo dei marcatori del Campionato italiano. E’ stato membro della Nazionale italiana negli anni ‘80 e all’inizio dei ‘90. Ha vinto l’oro agli Europei di Nantes del 1983 e l’argento agli Europei di Roma del 1991. Ha giocato gli Europei del 1983, 1987, 1989, 1991. I mondiali del 1986 e del 1990 e le Olimpiadi del 1984. Detiene il record di punti segnati in partita con la Nazionale: 46 a Forlì nel ‘87; per un totale di 3785, con la media partita più alta. dal sito www.antonelloriva.com 27 L’ANGOLO DEI RICORDI Riecco gli anni ‘80 L’imminente sfida con Cantù e poi quella con Pesaro e Treviso, riportano inevitabilmente ai ricordi della stagione 1981/82. Vi riproponiamo alcuni scatti significativi del repertorio di Damiano Tasco, testimone di sfide memorabili, come quella contro il Billy Milano ... B rindisi e Cantù si affrontarono in serie A1 per la prima (ed unica) volta in serie il 27 settembre dell’81: era la prima giornata di campionato. In terra lombarda i canturini dominarono per 101 a 72, in Puglia, invece, Fischetto e compagni si aggiudicarono il 28 match per 90-86: era il 6 dicembre. Si trattava della Squibb Cantù dei vari Marzorati, Riva, Barivera, Bosa e Bargna, gli americani erano Bruce Flowers e Charles Kupec. Brindisi chiuse la stagione all’ultimo posto con 16 punti, mentre Cantù chiuse quarta con 38 punti. 29 30 BASKET®OLE a cura di Antonio Malerba Interferenza e tiri liberi A nalizziamo questo mese le violazioni che vengono commesse durante l’effettuazione di tiri liberi. Si verifica un’interferenza sulla palla sul tentativo di realizzazione durante l’ultimo o unico tiro libero quando un giocatore tocca la palla mentre questa è in volo verso il canestro e prima che tocchi l’anello. Le restrizioni relative alla regola si applicano fino a quando: • La palla non ha più la possibilità di entrare nel canestro. • La palla non abbia toccato l’anello. Si verifica un’interferenza sul canestro durante un tiro libero quando: • Un giocatore tocca la palla, il canestro o il tabellone mentre la palla ha la possibilità di entrare a canestro, durante un tiro libero a cui farà seguito un altro tiro libero. • Un giocatore tocca il canestro o il tabellone mentre la palla è a contatto dell’anello, durante un ultimo o unico tiro libero. • Un giocatore attraversa con la mano il canestro da sotto e tocca la palla. Ciò è valido anche dopo che la palla ha toccato l’anello. • Un difensore, durante un ultimo o unico tiro libero, mentre la palla ha la possibilità di entrare a canestro e dopo che la stessa ha toccato l’anello, fa vibrare il tabellone o il canestro così da impedire, a giudizio dell’arbitro, alla palla di entrare nel canestro. • Un attaccante, durante un ultimo o unico tiro libero, mentre la palla ha la possibilità di entrare a canestro e dopo che la stessa ha toccato l’anello, fa vibrare il tabellone o il canestro così da causare, a giudizio dell’arbitro, l’entrata della palla nel canestro. E’ importante sottolineare che sia su un tiro su azione che sull’ultimo o unico tiro libero, sia i giocatori attaccanti che i di- fensori possono legalmente giocare la palla mentre la stessa gira o è a contatto dell’anello, mentre nessun giocatore deve toccare la palla dopo che la stessa ha toccato l’anello, mentre ha ancora la possibilità di entrare nel canestro, dopo che: • Un arbitro ha fischiato mentre la palla è nelle mani di un giocatore in atto di tiro a canestro, oppure è in volo durante un tiro a canestro su azione. IL QUIZ Ho seguito la situazione riguardante il cambio di possesso per la regola dei 24 secondi che si è verificata durante la gara Brindisi-Caserta, posso avere dei chiarimenti in merito? Risposta: Quando un giocatore tenta di recuperare la palla con una o due mani, per stabilire se cambia il possesso e quindi vi è un reset dei 24”, bisogna valutare se il giocatore colpisce solo la palla o la indirizza verso un compagno, in questo caso che è poi quanto verificatosi durante la gara di Brindisi, il cronometro và resettato come previsto dalle nuove regole. • Il segnale acustico del cronometro di gara ha suonato per la fine di un periodo, mentre la palla è in volo per un tiro a canestro su azione. Analizziamo adesso quali sono le sanzioni relative alle violazioni alla regola dell’interferenza: Se la violazione viene commessa da un attaccante, nessun punto viene accordato. La palla viene assegnata alla squadra avversaria per una rimessa in gioco da fuori campo all’altezza del prolungamento della linea di tiro libero. Se la violazione viene commessa da un difensore, alla squadra in attacco vengono assegnati: • Un punto, quando la violazione è commessa durante l’effettuazione di un tiro libero. • Due punti, quando la violazione è commessa su un tiro da due punti. • Tre punti, quando la violazione è commessa su un tiro da tre punti. I punti sono assegnati al giocatore che ha eseguito il tiro. Se la violazione viene commessa da un difensore durante un ultimo o unico tiro libero, un punto verrà accordato al giocatore che ha eseguito il tiro libero, seguito dalla sanzione di un fallo tecnico a carico del giocatore difensore responsabile della violazione.Per completezza di informazione, ricordiamo che su un passaggio, la palla può essere giocata al di sopra del livello dell’anello sia in fase ascendente che discendente, come possiamo osservare nelle situazioni di alley-up che frequentemente vediamo eseguire in maniera spettacolare dai giocatori. Credo in tal modo di aver dissipato i molti dubbi che regnavano intorno a questa regola e naturalmente resto a disposizione dei nostri lettori per ulteriori chiarimenti su questa ed altri articoli del regolamento. [email protected] 31 INCHIESTA Si sposta ... ma non sposta Dopo le tante discussioni in estate, ecco i primi dati: non cambia la frequenza dei tentativi nè delle realizzazioni e, soprattutto, si assottigliano le differenze tra le squadre: il tiro da 3 dalla nuova linea è un’arma spuntata? Tra i singoli: Kaukeanas il migliore, Maresca lo insidia. Caso Caserta: stessi giocatori, ma è quella che soffre di più la nuova distanza. di Andrea Tundo N on abbiate paura di sbagliare un tiro da tre punti, non è mica da queste cose che si giudica un giocatore. Parafrasando De Gregori, possiamo dire tranquillamente che lo spostamento della linea 32 da tre non ha impaurito i tiratori della Lega A. Dall’arco si continua a sganciare con la stessa frequenza e con percentuali pressoché identiche. Assoli e puntate oltre il 50% sempre più rari, questo sì, ma le medie sui grandi numeri confermano quanto in molti avevano profetizzato in estate: «Ci si abituerà presto ai 50 centimetri in più». Tutto vero. Prendendo in esame le percentuali delle prime 8 giornate - le più temute dai tiratori - e confrontandole con la passata stagione, appa- re nitido il quadro sopra descritto. Saldo negativo. I dati relativi al 2009/10 riguardano quindici squadre (Napoli è stata cancellata dalle statistiche ufficiali), e dicono che mediamente ogni squadra aveva effettuato 179 tentativi da 3, segnandone 65. Detto in altri termini, la media della massima serie era 36.25% su 2695 tiri sganciati. Dal 16 ottobre al 5 dicembre, invece, le 16 formazioni hanno provato singolarmente 175 volte a pungere dai 6.75 riuscendoci in 61 occasioni. In valori assoluti, parliamo di 2801 tentativi e 980 realizzazioni per un 35% complessivo. Un saldo negativo dell’1.25% che rientra in un quadro di normale fluttuazione. Minimo e massimo. Il tiro dall’arco rappresenta, al momento, un fattore meno determinante nell’economia del campionato perché si sono notevolmente livellate le medie, sia di realizzazione che di tentativi. Nella passata stagione la forchetta tra la miglior percentuale (Biella, 41.5% su 207) e la peggiore (Ferrara, 29.9% su 179) era di 11.6 punti; quest’anno tra il 39.7% di Montegranaro e il 31.1% di Sassari il margine è di 8.6%. Nel primo quarto di campionato 2009/10 erano tre le squadre oltre i 200 tiri; ora, invece, solo Varese ha scollinato e, se si esclude il dato di Siena, passata da 187 a soli 113 tiri, la differenza tra la squadra che ci prova di più e quella più restia al tentativo dalla lunga distanza è passata da 73 (Pesaro-Bologna 219-146) a 55 (Varese-Milano 202-147). A conferma del sostanziale livellamento, analizzando i dati, match per match, Air AvellinoBancaTercas Teramo (8° giornata) risulta essere l’unica gara ad aver fatto registrare una media superiore al 50% (24/46, 52.2%) complice soprattutto il record assoluto in Serie A di Teramo (11/18, 61.1%). Il dato di Siena. Settantaquattro “bombe” in meno significheranno pur qualcosa. La prima differenza, quella più lampante, è l’assenza di Terrell McIntyre, uno che ha un certo feeling col tiro dalla lunga distanza. Bo McCalebb, infatti, tira poco anche se bene dai 6.75 (7/14), preferendo tagliare le difese dopo il pick’n’roll. Inoltre, il Montepaschi è ormai squadra a trazione interna e predilige parecchio il contropiede, arma usuale con un motorino inesauribile come “Big Mac”. Ma quando i campioni d’Italia decidono di concludere dall’arco, i risultati non cambiano. Il raffronto tra Tra i migliori tiratori. Il brindisino Giuliano Maresca, quinto con il 47,6% (10/21) i dati delle ultime due stagioni dice 2.5% (da 40.6 a 38.1). una differenza ininfluente, visto anche il crollo dei tentativi. I singoli. Eppure a guidare la classifi- ca c’è un senese, Rimantas Kaukenas (foto a sinistra). Il marine di Simone Pianigiani batte la concorrenza con 11 realizzati su 21 tentativi (52.2%), seguito a strettissima distanza dalla coppia canturina MarkoishviliLeunen. Il primo si ferma al 51.7% (15/29), mentre Leunen segna esattamente una tripla ogni due (14/28). Occhio, però, perché i due uomini di Andrea Trinchieri hanno un numero di tentativi leggermente maggiore, così come Drake Diener di Teramo (16/33, 48.5%) e il biellese A.J. Slaugther (16/34, 47.1%), rispettivamente quarto e sesto. Tra i due, s’infila il brindisino Giuliano Maresca, quinto con il suo 10/21 (47.6%), mentre tra i 18 che hanno una media uguale 33 INCHIESTA o superiore al 40% c’è anche un altro biancazzurro, Bobby Dixon (17° con 18/45, 40%). Fa parte del “Club del 40”, anche il più incallito “triplomane” della massima serie, la guardia dell’Air Avellino, Taquan Dean, autore finora di 65 tentativi (28 realizzati, 40%). Il confronto con l’anno scorso Pepsi sgasata. Prendendo in esame le 14 squadre che hanno partecipato ad entrambi i campionati, in dieci fanno registrare un decremento delle percentuali e solo 4 un aumento (pressoché nullo quello di Milano, +0,3%). Il dato migliore è il +6.9% di Montegranaro, il peggiore, invece, il -7.9% della Pepsi Caserta, passata dal 40.1% (73/182) al 32.2% (59/183). Stesso allenatore e sistema di gioco, identico il pacchetto esterni, uguale anche il numero di tentativi. Cosa ha “sgasato” la Pepsi? La cattiva vena realizzativa del duo Jumaine Jones-Ere Ebi che insieme assorbono oltre la metà dei tiri bianconeri (98), segnandone appena 33. Il colpo di grazia è dato da Tim Bowers, inchiodato ad un tremendo 1/16 (6.3%). Un dato di squadra insufficiente, compensato – in parte – dall’8/17 di Martin Colussi, l’unica novità bianconera nel reparto piccoli. Il casertano Tim Bowers 34 IL FILM DEL CAMPIONATO Caserta, quarto stop di fila Al termine di una gara intensa i campani conquistano la prima vittoria stagionale. Micidiale Koszarek Derby del Sud. Guidata Koszarek e grazie ai canestri di Garri e Jones la formazione campana avanza nel secondo quarto, andando al riposo in vantaggio 36-29 (foto Maurizio Pesari) BRINDISI - CASERTA 64-76 Sesta Giornata d’andata (20 e 21 novembre) Avellino- Cantù 71-75 Treviso - Teramo 90-71 Brindisi - Caserta 64-76 Pesaro - Sassari 79-68 Siena - Biella 101-81 Milano - Roma 76-70 Bologna - Montegranaro 77-79 Cremona - Varese 103-79 Brindisi: Lang 7, Dixon 19, Maresca 3, Vorzillo ne, Pugi, Roberson, Touré 15, Diawara 17, Infante 3, Giovacchini, Gallea ne CoachPerdichizzi. Caserta: Koszarek 18, Di Bella 10, Ere 9, Bowers 4, Jones 17, Colussi 11, Williams 6, Garri 1, Marzaioli ne, Martin ne, Porfido ne Coach Sacripanti. Arbitri: Paternicò, Pozzana e Crescenti. Note:Tiri: Brindisi 13/39 (33%) da due, 8/23 (35%) da tre, 14/19 (74%) liberi; Caserta 13/32 (41%) da due, 12/25 (48%) da tre, 14/17 (82%) liberi. Rimbalzi: Brindisi 35, Caserta 46. Palle Rec/Per: Brindisi 14/17, Caserta 17/13. Lang autore di 7 punti in 33 minuti di gioco Classifica 12 Milano 10 Siena 8 Bologna, Cantù, Varese e Pesaro 6 Avellino, Biella, Cremona, Sassari e Montegranaro 4 Roma e Treviso 2 Brindisi e Caserta 0 Teramo. 35 IL FILM DEL CAMPIONATO Sassari, che peccato ! In Sardegna i biancazzurri si arrendono dopo un supplementare deciso dalla classe di White Neopromosse. Hervè Tourè, autore di 10 punti (4/5 da due) va a canestro superando l’isolano Jiri Hubalek SASSARI - BRINDISI 94-89 Settima Giornata d’andata (27 e 28 novembre) Treviso - Pesaro 91-59 Caserta - Cantù 73-65 Varese - Bologna 91-81 Montegranaro - Milano 89-85 Roma - Cremona 70-84 Teramo - Siena 57-93 Biella - Avellino 86-85 dts Sassari - Brindisi 94-89 dts dts Sassari: White 33, Hunter 17, Devecchi 6, Cittadini 6, Diener 7, Sacchetti, Tsaldaris 19, Vanuzzo, Pinton, Hubalek 6. Coach Sacchetti. Brindisi: Lang 7, Dixon 20, Maresca 14, Pugi 1, Roberson 17, Touré 10, Diawara 17, Infante 3, Giovacchini, Gallea. Coach Perdichizzi. Arbitri: Lo Guzzo, Tola e Vicini. Note: Tiri: Sassari 21/41 (51%) da due, 11/25 (44%) da tre, 19/34 (56%) liberi; Brindisi 26/40 (65%) da due, 7/28 (25%) da tre, 16/20 (80%) liberi. Rimbalzi: Sassari 39, Brindisi 30. Palle Rec/Per: Sassari 11/18, Brindisi 12/16. Il grande entusiasmo del pubblico del Palaserradimigni 36 Classifica 12 Milano e Siena 10 Varese 8 Montegranaro, Bologna, Cantù, Pesaro, Biella, Cremona e Sassari 6 Treviso e Avellino 4 Roma e Caserta 2 Brindisi 0 Teramo. Montegranaro, ritorna il sorriso Grazie ad una superba prova del collettivo gli uomini di Perdichizzi interrompono la serie-no. Decisivo Dixon Incontenibile. Da incorniciare la prova dell’ex Giuliano Maresca: 18 punti in 29 minuti con 3/5 da due, 3/6 nelle triple e 3/4 dalla lunetta (foto Maurizio Pesari) BRINDISI - MONTEGRANARO 77-75 Ottava Giornata d’andata (4 e 5 dicembre) Cremona - Caserta 72-63 Cantù - Sassari 98-77 Siena - Milano 99-67 Bologna - Treviso 69-79 Roma - Varese 89-92 Avellino - Teramo 88-89 Pesaro - Biella 77-58 Brindisi - Montegranaro 77-75 Classifica 14 Siena 12 Milano e Varese 10 Cantù, Pesaro e Cremona 8 Montegranaro, Treviso, Sassari, Biella e Bologna 6 Avellino 4 Roma, Caserta e Brindisi 2 Teramo. Il presidente Corlianò si gode la vittoria con il nipotino Brindisi: Lang 10, Roberson n.e., Vorzillo n.e., Maresca 18, Infante 2, Gallea, Pugi, Dixon 13, Diawara 16, Giovacchini 2, Tourè 16. Coach Perdichizzi. Montegranaro: Ford 15, Jones 3, Nasini ne, Antonutti 5, Cavaliero 5, Maestranzi 12, Ray 14, Canavesi ne, Cinciarini 10, Ongenaet, Ivanov 11. Coach Pillastrini. Arbitri: Sahin, Seghetti e Quacci. Note: Brindisi 18/33 (55%) da due, 6/21 (29%) da tre, 23/26 (88%) liberi; Tiri: Montegranaro 22/42 (52%) da due, 9/22 (41%) da tre, 4/9 (44%) liberi. Rimbalzi: Brindisi 36, Montegranaro 36. Palle Rec/Per: Brindisi 17/15, Montegranaro 15/16. 37 IL FILM DEL CAMPIONATO Siena, non c’è storia Dixon e soci reggono solo un quarto, poi scompaiono, limitando i danni nel finale. Applausi per Tourè Serata-no. Da dimenticare la prestazione del playmaker Bobby Dixon, autore di soli 4 punti in 30 minuti con un incredibile 1/11 al tiro (foto Maurizio Pesari) ROMA - SIENA 51-68 Nona Giornata d’andata (11 e 12 dicembre) Treviso - Biella 60-61 Montegranaro - Cantù 83-93 Sassari - Bologna 66-75 Milano - Avellino 90-78 Caserta - Varese 92-80 Teramo - Roma 53-74 Cremona - Pesaro 74-87 Brindisi - Siena 51-68 Brindisi: Lang 6, Roberson ne, Vorzillo ne, Maresca 9, Infante 3, Gallea ne, Pugi, Dixon 4, Diawara 6, Giovacchini 3, Tourè 20. Coach Perdichizzi. Siena: Mc Calebb 7, Zisis 5, Carraretto 3, Rakovic 13, Lavrinovic 13, Kaukenas 10, Ress, Michelori, Monaldi, Stonerook 6, Aradori 3, Moss. Coach Pianigiani. Arbitri: Paternico, Begnis e Caiazza. Note: Tiri: Brindisi 12/31 (39%) da due, 4/21 (19%) da tre, 15/18 (83%) liberi; Siena 18/39 (46%) da due, 9/25 (36%) da tre, 5/6 (83%) liberi. Rimbalzi: Brindisi 41, Siena 35. Palle Rec/Per: Brindisi 16/22, Siena 22/15. Giovacchini, autore di 3 punti, conquista un rimbalzo 38 Classifica 16 Siena 14 Milano 12 Varese, Cantù e Pesaro 10 Biella, Bologna e Cremona 8 Montegranaro, Treviso e Sassari 6 Avellino, Caserta e Roma 4 Brindisi 2 Teramo. PROTAGONISTI DEL PASSATO RICCARDO PITTIS Datemi retta... Da commentatore tecnico per Sky dà le dritte per chi vuole scommettere sul basket. Dopo il ventennio con Milano e Treviso, il Riccardo Pittis borghese spazia da cuffie e microfoni ai siti di scommesse di Mino Taveri G iura di avere una percentuale del 60-65%. La domanda però sorge spontanea: dove, visto che non gioca più da sei anni? Provate ad andare sul sito basketground.it e avrete la risposta. Già, perché il mitico “acciughino”, all’anagrafe Riccardo Pittis, uno dei maggiori talenti espressi dalla pallacanestro italiana degli anni 80-90, si è messo a fare pronostici. E, a quanto pare, vista la percentuale sopra indicata, un po’ di credito glielo si potrebbe dare. “Qualche tempo fa mi venne quest’idea e la proposi al manager di Gioco Digitale Fausto Gismondi - racconta Pittis - ovvero perché non coinvolgere ex atleti di sport di massa come calcio, basket, pallavolo, rugby, e farli diventare dei veri e propri “consiglieri” per gli scommettitori? Nel senso che noi diamo dei suggerimenti sui probabili risultati, poi sta a chi punta del denaro darci retta o meno.” L’idea piacque ed ecco che Riccardo si 39 PROTAGONISTI DEL PASSATO Sempre al top. Pittis con le maglie di Treviso e Milano. L’ala milanese si è ritirata dall’attività agonistica alla fine del campionato 2003-04, a 35 anni, dopo 20 stagioni di serie A1, 685 presenze, 6637 punti, 19.012 minuti giocati. 40 è ritagliato anche questo nuovo ruolo, visto che appese le scarpe al chiodo in qualche modo il tempo bisognava pur impiegarlo, no? “Per la verità mi sono oramai completamente lanciato nel mondo della televisione (Pittis e’ una delle voci tecniche di Sky, ndr), ci sono dentro oramai da sei anni, mi diverto ogni volta anche perché è un ruolo che mi è venuto da subito naturale”. Anche se c’è da criticare qualche giocatore ex compagno di squadra o qualche allenatore? “Se uno lo fa con competenza e con delle buone conoscenze tecniche, che male c’è a criticare qualcuno se fa una scelta sbagliata – si difende subito Ricky – l’importante e’ aggiornarsi, conoscere, studiare squadre e tecnici. Poi l’esperienza di un ventennio su un campo da basket farà pure la differenza”. E che ventennio, aggiungiamo noi: due decenni spesi con le maglie di Milano e Treviso, una bacheca con 7 scudetti, 7 coppe italia, 3 supercoppe italiane e all’estero con 2 coppe campioni, 1 coppa intercontinentale, 2 Saporta e 2 Korac. Può bastare per parlare in televisione e fare qualche pronostico? Diremmo proprio di si. “E’ chiaro che poi tutto è perfettibile, ma il modo con il quale Sky cura il prodotto basket è decisamente eccellente - sottolinea Pittis - tutti lavorano con passione e divertimento, curando ogni particolare. E’ davvero un bell’ambiente”. Questo ha permesso al due volte medaglia d’argento con la nazionale azzurra di rimanere agganciato da subito al treno basket appena smesso di giocare. Ogni giudizio su questo torneo di LegaA è quindi ben supportato. “E’ un campionato decisamente più equilibrato rispetto agli ultimi anni, c’e’ un po’ più di spazio per tutti, anche se credo in tanti abbiano dato troppo in fretta per non favorita Siena a inizio stagione. Tant’è che i campioni d’Italia stanno già riproponendosi alla grande per il successo finale”. E la tua vecchia Milano? “La vedo bene, è molto cresciuta come squadra e mentalità, è solida, compatta e a differenza degli ultimi anni ha una sua identità ben precisa. Stavolta per il tricolore bisognerà fare i conti anche con l’Olimpia”. Dove milita quello che secondo Pittis potrebbe diventare il Pittis 2. “Però deve migliorare in difesa, anzi - dichiara sorridendo Riccardo - deve proprio cominciare a difendere. Sto parlando di Mancinelli, l’italiano che oggi mi somiglia di più e che potrebbe ricalcare le mie orme. Ma deve completarsi in difesa, scrivilo pure, tanto gliel’ho già detto più volte”. Ne approfittiamo per chiedergli qualcosa anche sulla squadra di Perdichizzi, e anche qui Ricky non si tira indietro e analizza lucidamente la situazione. “Paradossalmente la campagna acquisti altisonante condotta in estate, accompagnata da toni troppo trionfalistici, alla fine ha nuociuto a tutti. La pressione sui giocatori è salita alle stelle, le aspettative dei tifosi non sono state ripagate e la luce stava per spegnersi subito. La vittoria contro Montegranaro è stata un toccasana fondamentale, perdere ancora dinanzi al proprio pubblico avrebbe avuto conseguenze disastrose. Ma Brindisi deve tornare a ragionare da neo promossa, con la coscienza che la salvezza è il suo scudetto, non parlo di ridimensionamento ma di sapersi collocare con la giusta mentalità nella posizione che più le compete. D’altronde è solo il primo anno di LegaA dopo una lunghissima attesa”. Una Lega frutto di un movimento che Pittis vede comunque livellarsi verso l’alto, se paragonato agli altri campio- Commentatore. Da qualche anno oramai Riccardo Pittis è una delle voci “esperte” di Sky “se in Spagna ci sono Barcellona e Real Madrid e in grecia l’Olympiakos e il Panathinaikos, il resto dei tornei, parlo di livello medio, è inferiore al nostro” nati europei. “Perché se in Spagna ci sono Barcellona e Real Madrid e in grecia l’Olympiakos e il Panathinaikos, il resto dei tornei, parlo di livello medio, è inferiori al nostro. Se proprio devo rubare qualcosa copierei un po’ dell’ organizzazione che regge il basket spagnolo, inteso anche come palazzetti dove giocare. Ma la pallacanestro italiana 41 38 PROTAGONISTI DEL PASSATO A PROPOSITO DI BWIN ... F Nazionale. Primo da sinistra, Pittis ha conquistato con la maglia azzurra due argenti europei (Italia ‘91 e Spagna ‘97) può tornare presto a recitare un ruolo di primo piano”. Senza nostalgia. “Oramai sono sei anni che non gioco più, si deve pensare al passato come ad un momento bellissimo e ricco di soddisfazioni, i rimpianti non servono a niente. Ora commento il basket in televisione e mi diverto a dare consigli a chi vuole scommettere on-line sulla pallacanestro.” A proposito, visto che il nostro si vanta di percentuali invidiabili nei prono- stici, mentre vi invitiamo ad andarlo a visitare su basketground.it, gliene chiediamo qualcuno a bruciapelo, al termine della stagione gli presenteremo il conto. Chi vince il campionato: “Siena”. Chi l’Eurolega: “Olympiakos”. Chi sarà il miglior giocatore italiano: “Mancinelli”. Chi il miglior straniero: “Mc Calebb” Avete preso nota? ondata nel 1997 bwin si è affermata come uno dei principali operatori internazionali nel settore delle scommesse sportive, dei giochi e dell’intrattenimento online. In Italia opera attraverso i due brand bwin e Gioco Digitale. Bwin è leader nell’ambito delle scommesse sportive grazie anche ad importanti partnership internazionali come la sponsorizzazione del Real Madrid nel calcio e il MotoGP nel mondo delle due ruote. Il sito www.bwin.it, oltre alle scommesse sportive, offre tutti i principali giochi online dal poker ai giochi di abilità e di sorte come il Gratta e Vinci o il Bingo. Gioco Digitale è uno dei più importanti operatori del gaming online. E’ stato il primo concessionario italiano nel poker online, offerto oggi sul sito dedicato www.gdpoker. it. Bwin è stremamente attenta al tema della Responsabilità Sociale e dedica particolare attenzione all’aspetto del Gioco Responsabile. 43 GIOVANI PROMESSE Facciamoci largo Dai bolognesi Moraschini e Martinoni al senese Aradori, passando per il trevigiano Gentile ed il milanese Melli, senza dimenticare l’abruzzese Polonara, il pesarese Traini ed il biellese Chessa. Ecco chi sono i giovani più promettenti della massima serie di Andrea Tundo I l futuro è loro, sperando che anche il basket non tarpi le ali come rischia d’accadere in chiave scolastica tra riforme e proteste. Il prossimo anno vedremo all’opera un abbondante manipolo di giovani nella tanto discussa “A tre”, nelle intenzioni dei fautori nuova incubatrice dei talenti di casa. Il partito del “se sono buoni, giocano anche senza una lega destinata al loro sviluppo” storce il naso, ma sarà realtà. Per il momento, sgomitano, cercano di farsi largo, nel crogiuolo della LegaA, tra orde di stranieri e connazionali di maggiore esperienza. Dove e con quali risultati? Virtus Bologna e Benetton Treviso rappresentano le culle più floride e numerose, ma ci sono altre tre società della massima serie che nel loro grembo stringono con orgoglio la generazione degli under 22, curandone l’evoluzione in attesa di cogliere i frutti del lavoro svolto. Bologna, progetto vero. Questione di filosofia, quella della Virtus. La formazione emiliana ha l’età media più bassa del lotto (23.4 anni) e sfo- 44 Se son rose... Achille Polonara del Teramo (foto Massimo Corona) e nel riquadro il bolognese Niccolò Martinoni dera un branco di giovani affamati di gloria pescati in giro per l’Europa. Tanti e promettenti. Tra gli italiani, sui quali abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione, i nomi più caldi sono quelli di Riccardo Moraschini e Niccolò Martinoni. Il primo, dopo il lampo in Supercoppa contro Siena (porta bene, lo scorso anno 11 punti contro l’Mps), ha trovato poco spazio racimolando cifre prossime allo zero (4 punti in 23’ d’utilizzo). Classe ’91, play/guardia, fisico da perfezionare, Moraschini ha però dalla sua la pre- senza costante nella prima squadra dal 2005/06. Martinoni, 21 anni, dopo lo svezzamento in Legadue a Varese e la conferma del prestito (era della Benetton Treviso) al primo anno di LegaA, prova la carta della prima grande esperienza lontano da casa (è nato nella Città Giardino). Le sue cifre sono in ribasso rispetto alla scorsa stagione, segnale che l’effetto “gioco a domicilio” aveva un suo peso: nelle prime 7 giornate viaggia a 2.3 punti (30% al tiro) e poco altro nei 10’ concessi da coach Lardo. Con la Cimberio erano 5.8 punti, con 2.5 rimbalzi e 1.3 recuperi in 14’. Gli attesi. Tre nomi, altrettante grosse aspettative in contesti profondamente diversi: Pietro Aradori, Nicolò Melli e Alessandro Gentile. La guardia bresciana è quella col compito più gravoso: tutti gli occhi puntati addosso, il peso di un’estate azzurra più che rivedibile e il passaggio a Siena, sinonimo di realtà e compiti nuovi. Svestiti i panni dell’under, è rimasta l’etichetta del “predestinato” che pare non pesargli più di tanto. In più dovrà avere la capacità d’adattarsi a minutaggi e possessi inferiori: questo lo step che richiederà tempi maggiori ma l’impatto è stato positivo. I 18 punti (6/6), 5 rimbalzi, 3 recuperi, 4 assist in 27’ contro Teramo rappresentano l’iniezione di fiducia adatta, ma le cifre complessive del primo quarto di stagione sono comunque confortanti: 1.39 punti a possesso, con un ventaglio di soluzioni ovviamente minore rispetto a Biella (13/16 da 2, 5/10 da 3), 1.4 rimbalzi, 1 assist. Compiti e ruoli diversi: se l’alba è questa, può solo migliorare. A sprazzi, invece, procede Melli: 19 anni, le attese dell’AJ Milano e un palcoscenico di estimatori da soddisfare. La partita contro Lubiana in Eurolega e la prestazione contro Roma in campionato dimostrano che i numeri non mancano. Basket nel sangue. Gentile della Benetton Treviso è figlio dell’ex playmaker del Caserta del tricolore Nando Alla prima esperienza in LegaA, a parer nostro, un dirottamento in una squadra meno ambiziosa avrebbe garantito minuti e responsabilità maggiori così da metterne subito alla “Aradori ha il compito più gravoso: tutti gli occhi puntati addosso, il peso di un’estate azzurra più che rivedibile e il passaggio a Siena, sinonimo di realtà e compiti nuovi.” Niccolò Melli (Olimpia Milano) prova la consistenza (un eventuale scelta in questo senso, la prossima estate, avrebbe il sapore del “passo indietro”). Al momento gioca (12’ in A, altrettanti in Eurolega) ma i rientri di Maciulis, Pecherov e Petravicius toglieranno aria al 19enne di Reggio Emilia. Dovrà quindi sfruttare l’infermeria piena per guadagnarsi credito quando torneranno in pista gli altri tre. E poi resta ancora un dubbio: ai massimi livelli, è un tre o un quattro? Per velocità di gambe, diremmo un “quattro”. E da quella posizione, con il bagaglio tecnico che possiede, può fare davvero male. Il più piccolo del trio è Gentile, 18 anni. Sta tirando malino (12/29) ma lo spazio non manca (16’) e il contributo al progetto Benetton – di cui è la punta di diamante “tricolore” – è sostanzioso (5.5 punti, 2.1 rimbalzi, -0.3 saldo p/r, 1 assist). Tra i pari età c’è poca gente in grado di tenergli testa, agli ultimi Europei ha sciorinato grandi colpi (forse un po’ troppo in proprio) ma la “cooperativa Repesa” l’aiuterà parecchio in questo senso: mani, testa e fisico, ha tutto per sfondare davvero. Le sorprese. Se a Teramo non sono stati attanagliati dalla depressione è grazie ad Achille Polonara. L’ala biancorossa (19 anni, 202 cm), dna cestistico (il fratello Valerio gioca in B dilettanti), ha messo in vetrina numeri e personalità di spessore, imponendosi come la rivelazione di questo primo scorcio di stagione. Da rivedere il tiro dalla distanza (1/11), ha invece cifre più che interessanti vicino al ferro (5.3 punti, 52.4% da 2), non solo in fase realizzativa (2 falli subiti, 5 rimbalzi, 1.4 stoppate). Carattere, malizia già messa da parte, leve lunghe e atletismo: c’è tutto, sperando nella continuità. Era atteso da tempo, invece, Lorenzo D’Ercole. Dopo i successi delle giovanili e la gavetta a Siena, sta trovando in una 45 GIOVANI PROMESSE realtà sana come Cremona la sua consacrazione. Le cifre parlano chiaro e mettono in evidenza i progressi compiuti rispetto a quanto fatto alla Snaidero Udine nel 2008/09 (3.6 punti, 1 rimbalzo e un assist in 16’). Oggi viaggia a 4 punti, 1.4 rimbalzi, 1 recupero e 2 assist nei 15’ concessi da Mahoric. A questo aggiunge tanto lavoro oscuro in difesa e la buona lettura delle situazioni offensive: a ventidue anni, il bruco pistoiese diviene farfalla? Su e giù. Loro devono crescere soprattutto sotto il profilo fisico. Par- liamo di Massimo Chessa e Andrea Traini (foto a sinistra). Il ventiduenne di Biella produce meno rispetto alla passata stagione pur avendo mantenuto invariato il minutaggio (13’). Da quasi 5 punti di media è sceso a quota 3.1 senza aggiungere numeri sostanziosi sotto le altre voci statistiche: la strada verso la conferma è in salita. Chi invece si è affacciato senza alcuna malizia è Traini, imberbe playmaker della Scavolini Pesaro. Partito come sesto esterno a disposizione di Dalmonte, si sta ritagliando il suo spazio anche grazie alle assenze di Collins e Diaz. Interpretare un ruolo delicato come il playmaker a 18 anni e con un fisico ancora tutto da costruire, vuol dire avere la “faccia tosta”, come quella mostrata all’esordio contro Caserta, ovvero 6 punti senza errori al tiro. Pecca d’esperienza, chiaro, e soffre l’uno contro uno, ma - a sprazzi - ha dimostrato d’avere intelligenza, predisposizione al mettere ordine e capacità di arrivare al ferro (3.6 punti, più 2.2 rimbalzi in 12’) che difficilmente si rintracciano nei suoi coetanei. Dalmonte, in precampionato, fu profetico: «Abbiamo una batteria di piccoli molto folta, ma il ragazzo è buono. Quando ne avremo bisogno, vedrete che non si farà trovare impreparato». “Partito come sesto Lorenzo D’Ercole (Vanoli Cremona) esterno a disposizione di Dalmonte, il pesarese Traini si sta ritagliando il suo spazio anche grazie alle assenze di Collins e Diaz” Pietro Aradori (Montepaschi Siena) 47 48 MASSIMO BULLERI A misura ... di giovane I successi in maglia azzurra e le avventure di Milano e Treviso, dove è tornato per guidare un gruppo di giovani promettenti. Per Massimo Bulleri le sfide non finiscono mai Foto archivio Benetton Basket Treviso 49 46 STELLE DI LEGA A di Marino Petrelli Q uando aveva cinque anni cominciò a giocare a pallacanestro, seguendo le orme del fratello. Pochi anni dopo vinse il suo primo trofeo con il Basket Cecina. Non era nemmeno maggiorenne, nel 1995, quando ci fu l’esordio in serie A con la maglia di Treviso, con la quale giocherà poi dal 1999 al 2005, vincendo 2 scudetti, 4 coppe Italia, 2 supercoppe italiane, 1 Saporta cup e giocando una finale e una semifinale di Eurolega. Ora Massimo Bulleri, dopo alcune stagioni lontano da casa, è tornato nella “sua” Treviso e lo fa da capitano della squadra, investitura concordata con il nuovo g.m. Claudio Coldebella, suo ex compagno prima e assistant coach poi nella recente esperienza milanese. Ma non chiamatelo vecchio perché il play toscano ha ancora tanta voglia di fare bene e soprattutto confrontarsi giorno dopo giorno con il nuovo progetto trevigiano, con i suoi compagni più giovani, con una Treviso che forse, ripetiamo, forse, non può competere per lo scudetto come nel passato, ma che “fino a maggio potrà dire la sua e scaramanticamente non aggiungo altro”, dice il “Bullo” in un passaggio di questa piacevole intervista concessa all’indomani della brillante vittoria a Madrid in Eurocup che ha rilanciato la squadra veneta in Europa. Ragazzo posato fuori - “vivo nella più assoluta tranquillità con mia moglie Claudia e mia figlia Rebecca in una città che permette di vivere a misura d’uomo” - giocatore brillante in campo: le sue cifre nel 2009/2010, anno in cui ha raggiunto la finale scudetto con Milano, parlano di 7.8 punti a gara in 21 minuti di utilizzo medio, il 45.2% da due e il 31.6% da tre, 85% ai liberi e 2 assist a gara. Il suo high 20 punti contro la Scavolini Pesaro il 29 marzo, mentre quello di carriera è rappresentato dai 33 punti contro Livorno nel 2006. Senza dimenticare i successi in nazionale: un bronzo agli europei del 2003 e lo storico argento alle Olimpiadi di Atene 2004, dopo una finale considerata da Bulleri “la partita Toscano doc. Oltre a quella di Treviso Bulleri ha vestito in Lega A le maglie di Olimpia Milano e Virtus Bologna indimenticabile, quella che tutti almeno una volta nella vita vorrebbero giocare”. Ora però sei ripartito da Treviso. E’ la tua scelta definitiva? “Direi che siamo in una fase della mia carriera nella quale devo valutare gli anni di meno di parquet che ho davanti rispetto a quelli che ho alle spalle, quindi cambia anche il mio ruolo all’interno della squadra. Qui ci sono le condizioni per stare bene, sia da parte della società che da parte mia. Il mio contratto prevede due anni più uno. Per ora non mi pongo obiettivi, sto bene e valuteremo alla fine dei primi due anni. Se, come credo, ci sarà ancora la voglia di stare in campo, continuare verrà naturale”. Quanto ha inciso nella tua decisione il fatto che abbiano pensato a te come il nuovo capitano? “Con Treviso il rapporto è sempre stato ottimo e anche le polemiche seguite al mio passaggio a Milano sono terminate molto presto. Il progetto che mi ha proposto Coldebella è interessante e mi pia- ce. E’ un ruolo nuovo, sono pronto per affrontarlo con grande passione e professionalità. Ci sono state molte cose che mi hanno fatto propendere per il ritorno, non ultima i quattro mesi passati qui nel finale di stagione 2009 nei quali sono tornato a sentire il calore della gente, di quella stessa gente che mi ha visto crescere e affermarmi al Palaverde. Questo è un posto speciale per me, era giusto tornassi. Ma ci tengo a dire una cosa importante”. Prego… “A Milano sono stato molto bene e ho mantenuto ottimi rapporti con tutti, ho raggiunto la finale scudetto e quando abbiamo giocato lì qualche settimana fa il proprietario mi ha voluto premiare prima della partita. Anche con il pubblico milanese è sempre stato tutto ok, ora si trattava soltanto di fare una scelta di cuore”. Una scelta di cuore che ti permette di “guidare” un gruppo di ragazzi terribili che dopo un avvio difficile, adesso sta ingranando alla grande. Come ti trovi nella Treviso dei giovani? 51 STELLE DI LEGA A Numeri. Finora in campionato Bulleri ha una media di 8,0 punti a partita (48% da due, 28% da tre e 75% nei liberi) “Benissimo. Abbiamo tutto per far bene anche se è normale che la squadra ha bisogno di vittorie per trovare le giuste conferme sul campo e quella continuità che squadre più rodate della nostra possono già avere. La parola chiave è: equilibrio. In questo coach Repesa sta lavorando benissimo per farci rimanere tranquilli e sereni, anche nei momenti in cui le cose sembrano non andare per il verso giusto. In campionato ci siamo ripresi, è vero che ci mancano i due punti persi in casa contro Varese e che dovremo recuperare da qualche parte, ma per il momento siamo soddisfatti e siamo sicuri di poter 52 migliorare e andare lontano”. Quanto lontano? “(Breve pausa al telefono e un leggero sorriso). Per scaramanzia preferisco non rispondere! Diciamo che bisogna arrivare a maggio nelle condizioni migliori e questo vale per tutti. Al momento, i valori dicono logicamente Milano e Siena, ma mi auguro che la finale non sia questa (ancora una risata sincera!)”. Torniamo ai giovani. Che futuro hanno secondo te in questa lega A, soprattutto gli italiani? “Rispetto ai miei tempi, adesso c’è una maggiore protezione/attenzione verso i giovani e forse sono più avvantaggiati. Ma attenzione: è necessario che i giovani, in particolare gli italiani, si meritino il posto, si garantiscano con i propri mezzi il giusto minutaggio e non solo perché sono giovani e quindi devono giocare per forza. Nel 2002 (l’anno dello scudetto in cui Bulleri fu grande protagonista, ndr), D’Antoni portava in panchina diversi giovani e li faceva giocare perché meritavano. Adesso, da giocatore, ti dico che è giusto che ci siano regole che tutelino i prodotti nazionali e li facciano giocare, ma da allenatore ti direi forse il contrario. Spazio sì, ma con pieno merito”. Sei stato un grande protagonista anche in maglia azzurra. Come vedi il futuro della Nazionale? “Credo che farà molto bene. Il livello complessivo si è elevato e ci sono ragazzi interessanti e di talento che stanno venendo fuori. La nostra nazionale è un buon gruppo nel quale i tre Nba sono fondamentali, ma si inseriscono in un contesto di crescita generalizzata. Mi spiego meglio. Se tu hai tre giocatori che giocano negli Stati Uniti, e noi abbiamo Bargnani, Gallinari e Belinelli che hanno avuto una grande crescita oltreoceano, anche le altre nazionali possono avere giocatori dello stesso livello, la differenza la fa il resto del gruppo, quelli che possono giocare con continuità e avere uno sviluppo nelle proprie squadre. In questo, il campionato italiano garantisce competitività e possibilità di emergere, purchè, come dicevo prima, si meriti il posto e si giochi bene”. Quale è la partita più bella che hai giocato nella tua carriera? “Non so se esista una partita più bella di altre, anche perché ne ho giocate così tante che faccio fatica a individuarne una sola. Certo, posso dire la più indimenticabile, ovvero la finale olimpica ad Atene 2004, una di quelle partite che tutti vorrebbero giocare almeno una volta nella propria vita. Non ho mai giocato in Nba e non so il clima che si respira da quelle parti, ma una finale alle Olimpiadi, seppur persa contro l’Argentina, non ha eguali e se ne sono accorti anche molti giocatori statunitensi, miei compagni di squadra negli anni, che in quella partita avrebbero voluto esserci”. E l’allenatore a cui sei più legato? (Ancora una breve pausa). “Tutti mi hanno lasciato qualcosa, preferisco essere diplomatico, eh eh…” Vada per la diplomazia. Ma di Brindisi cosa dici? Ci hai mai giocato contro? “Ci ho giocato tanti anni fa quando Treviso mi diede in prestito a Ozzano, se non sbaglio nel 1996. Era la fase ad orologio dei play out, perdemmo a Brindisi, ma vincemmo in casa. Ci salvammo entrambi. Adesso posso dire che il campionato è lungo e Brindisi deve stare tranquilla perché i risultati arriveranno. Chi comincia bene non è detto che finisca allo stesso modo e viceversa. Si deve avere pazienza, la Lega A è diversa dalla Legadue, si affrontano squadre più attrezzate, arbitri con un metro diverso, tutto cambia insomma perché in questo campionato non sei più la protagonista e devi salvarti. CARTA D’IDENTITA’ Con Mason Rocca prima del match contro Milano Però gli ingredienti ci sono tutti, pubblico compreso che ho visto in tv essere appassionato, caldo e numeroso in casa e forse di più in trasferta”. A proposito di trasferte, quella a Treviso sarà una delle più lunghe per i tifosi brindisini. Cosa consigli di visitare il prossimo 6 gennaio, oltre al Palaverde? “Per un tifoso di basket come quello di Brindisi, il Palaverde è sicuramente un luogo da visitare e da vivere intensamente. Per il resto, Treviso è una città molto tranquilla, piccola, a misura d’uomo e con un centro storico molto bello da visitare a piedi. Poi siamo a venti minuti da Venezia, quindi se si ha tempo un giretto lo farei anche da quelle parti”. NATO A: Cecina (Pt) il 10 settembre 1977 STUDI: diploma Itis STATO CIVILE: sposato con Claudia e una figlia, Rebecca, di due anni e mezzo. HOBBY: lettura (di ogni genere) e musica anni ’80 e ‘90 AUTO PREFERITA: guido l’auto messa a disposizione dalla società, non sono un grande appassionato SQUADRA DI CALCIO: seguo poco, comunque Juventus ATTORE/ATTRICE PREFERITI: George Clooney/Monica Bellucci FUORI DAL CAMPO: un ragazzo semplice, lontano da ogni tipo di mondanità TRE AGGETTIVI PER DEFINIRTI: tranquillo, sereno, scherzoso 53 50 L’ANGOLO DEL TIFOSO Diesel Service, non solo meccanica Francesco Capodieci e Davide Picoco, titolari dell’autofficina del rione Minnuta, coltivano la passione per la palla a spicchi e le Ferrari. Con un Club tutto brindisino che vanta 100 iscirtti S i dividono tra l’amore per la palla a spicchi e quello per le rosse di Maranello. Francesco Capodieci e Davide Picoco, sono i due titolari dell’autofficina Diesel Service (www. diesel-service.it), specializzata “Bosch” che dal 2004 è nella nuova sede di via Tancredi, 12 al Rione Minnuta. Se volessimo trovare uno slogan non esiteremmo a definirli “meccanici per passione”, considerata la grande dose di entusiasmo che mettono in campo ogni giorno per rendere i loro clienti soddisfatti. “Mi piace vedere giocare Diawara e compagni” esordisce Davide, che però non ha ancora avuto modo di ammirare dal vivo i suoi beniamini. “Purtroppo non essendoci più le dirette televisive locali non riesco a seguire come l’anno scorso, quando il campionato per noi fu davvero appassionante. Io di quella squadra avrei tenuto sicuramente Omar Thomas, uno che ha gran cuore e carattere, del resto lo sta dimostrando anche ad Avellino. Mi piaceva molto anche Joe Crispin, ma forse in Lega A, servono giocatori più atletici che tecnici”. Anche lui è uno di quelli che crede nella rinascita della squadra e nelle doti di Perdichizzi. “L’inizio non è stato dei migliori, ma credo che se Perdichizzi ha vinto due campionati, il suo mestiere lo conosce bene. Penso che bisogna avere ancora un po’ di pazienza prima di vedere il vero volto di questa squadra, abbiamo cambiato più di qualche giocatore nel giro di qualche settimana ed è logico che l’intesa non sia ancora delle migliori. Sono convinto che questa squadra non avrà problemi a raggiungere la permanenza in A e per noi sarà ulteriore motivo d’orgoglio. Lo scudetto? Credo sia un discorso a due tra Siena e Milano”. Francesco, invece, stravede per i motori fin da quando era poco più di Coppia collaudata. Da sinistra Francesco Capodieci e Davide Picoco all’interno dell’autofficina di via Tancredi un bambino. E’ vicepresidente della “Scuderia Ferrari Club” di Brindisi (www.scuderiaferrariclubbrindisi.it), una passione trasmessa da suo padre Angelo (che del club è il presidente), che riunisce un centinaio di appassionati della Formula Uno. “Lavoro sui motori ogni giorno e sono strafelice della mia professione. Ogni anno a marzo - racconta egli stesso - partiamo per Maranello dove abbiamo il piacere di trascorrere una giornata in pista con i nostri campioni Alonso e Massa, ai quali rivolgiamo le nostre domande e facciamo i nostri complimenti. I miei idoli? Senna e Prost, poi ovviamente Schumacher, non è un caso che mio figlio maggiore porti il nome di Michael. E la passione continua con il grande Alonso”. Nei giorni scorsi il club di Brindisi ha avuto il piacere di consegnare personalmente la targa di socio onorario al Cesare Fiorio, indimenticato team manager delle rosse di Maranello. E per il 2011 c’è già qualche sorpresa in cantiere … “L’inizio non è stato dei migliori, ma credo che se Perdichizzi ha vinto due campionati, il suo mestiere lo conosce bene” Socio onorario. Francesco Capodieci e suo padre Angelo (al centro) Capodieci consegnano la targa a Cesare Fiorio 55 L’ANGOLO DEL TIFOSO Quarta, tra movida e canestri Dall’indimenticato Malagoli a Maresca, dai meriti di Perdichizzi alle pecche dei suoi, uno dei giovani più conosciuti della città analizza il momento e dispensa giudizi E ’ uno dei personaggi più noti della movida brindisina. Gianluca Quarta, imprenditore nel campo dello spettacolo gestisce il Quetzal, uno dei locali più frequentati del capoluogo. Segue da sempre la New Basket: da buon brindisino ha la pallacanestro nel suo dna. “Ho anche praticato per molti anni questo sport – ci racconta egli stesso - ma la mia stazza non mi ha permesso di avere grandi risultati (hehehe)”. Claudio “Lupetto” Malagoli è il suo campione di sempre “Forte nell’uno contro uno e con un grande stacco da terra. Ottimo tiratore anche quando il tiro da tre punti non esisteva ancora. Come Malagoli nessun altro”. Mentre nella formazione di Perdichizzi ha un debole per Maresca “Nella partita conto Montegranaro si è caricato la squadra sulle spalle e con dei tiri dal perimetro al momento giusto ci ha permesso di portare a casa i due punti. “Attendo notizie” di Diawara, ancora purtroppo discontinuo ma sono sicuro che presto saprà trovare quel ritmo giusto che servirà a raggiungere obbiettivi importanti”. Poi Gianluca va avanti con un’analisi Simpatico. Gianluca Quarta ai posti di comando del Quetzal sulla prima parte di stagione dei biancazzurri: “In questo momento il quintetto di Perdichizzi è molto solido e competitivo. Il cambio di Radulovic con Tourè sicuramente ci ha portato tantissima qualità in più. Abbiamo un ottimo numero cinque come Lang che in “giornata” buona sa portare anche punti oltre che rimbalzi e stoppate. Un numero quattro come Tourè penso faccia invidia a molti: alto, agile e con una buona “mano”. Una guardia pura come Maresca che al momento adatto, e non solo con i piedi per terra sa mettere delle triple importantissime. A Brindisi abbiamo un difetto, siamo tutti allenatori e grandi giocatori di basket, quin- di, ognuno di noi sa, dice e vorrebbe la squadra in un modo differente. Per quello che mi riguarda penso che la squadra una volta rientrato Monroe, potrà esprimersi al meglio conquistandosi partita dopo partita il posto per la salvezza. Nelle ultime gare ho visto però degli atteggiamenti di protagonismo che francamente non ho apprezzato. Un playmaker deve essere prima un ottimo regista (palleggio, palle recuperate e assist) e poi un tiratore. Sono della “vecchia guardia” e mi entusiasmo di più a vedere un play che fornisce ottimi passaggi. Tutto qui. Sicuramente è un fatto di gusti personali. Un ultima cosa, forse, ogni tanto mi rendo conto (e non solo io) che i giocatori in campo ad un certo punto dell’azione d’attacco non sanno cosa fare e si arriva a dei tiri spesso forzati. Un po di olio negli schemi forse va inserito ancora...” Lo scudetto ? “Purtroppo Monte Paschi. Gli amici di Siena mi odieranno per questa frase ma il mio è un complimento! E’ troppo forte nonostante il restyling del roster. Mi piacerebbe vedere un finale più equilibrata ma sappiamo già come finirà Siena-Olimpia Milano ...” 57 A Dilettanti MARIO GIGENA Ripartire da Ostuni Nato in Argentina ha coronato il sogno di giocare in Italia, dove ha disputato la finale scudetto con la maglia dell’Olimpia Milano. Ora Gigena prova atraghettare l’Ostuni tra i “pro” Foto Capturelavista.com e Morofotottica 58 di Francesco Zizzi C ampione dentro e fuori dal campo, abile nel calarsi con molta umiltà nel campionato di A Dilettanti, Mario Gigena è stato per anni indiscusso idolo del Mediolanum Forum di Assago con la casacca dell’Olimpia Milano. Arrivato ad Ostuni con l’intenzione di portare in alto il nome della formazione gialloblù, dovrà vestire contemporaneamente i panni del leader e della chioccia. Il team allenato da coach Giovanni Putignano staziona nelle zone alte della classifica e Gigena ha la media punti più alta della squadra con 13.1, con un 46% totale al tiro e un 73% ai liberi, oltre a tanta difesa sotto canestro e il vello d’oro di assist-man per i suoi compagni. Mario cercava un posto dove poter giocare con più continuità, ha scelto Ostuni perché il calore del Sud è coinvolgente, perché è una piazza dove programmare un futuro ricco di prospettive, senza troppi assilli, perché il pubblico è caloroso e ti fa sentire subito a casa, perché c’è una società composta da persone competenti che sanno di pallacanestro e poi perché la squadra è tra le più forti della A Dilettanti. Il suo sogno si è coronato tempo fa: venire in Italia da giovanissimo e diventare un affermato giocatore. La carriera italiana comincia a Livorno dove milita quattro anni, dal ’95 al ‘99, poi un anno a Jesi dove abbandona la squadra a metà campionato per andare a Varese, quindi il quadriennio a Milano dove perde la finale scudetto nel 2005 contro la Fortitudo Bologna, quello che sarà il più grande rammarico, nonostante l’obiettivo raggiunto di riportare in alto il nome della pallacanestro meneghina assieme a Sconochini, Coldebella, Djordevic. Seguiranno altri due anni a Rieti, fino all’annata di Veroli la passata stagione, dove la LegaA è sfuggita di mano nella finale per merito della Dinamo Sassari. Come è nata la tua passione per la pallacanestro? Vicino casa mia c’era la scuola dove andavamo io e mio fratello Silvio, a Villa Del Rosario, in provincia di Cordoba, il mio paese in Argentina. Fuori c’erano due canestri, ci piaceva tanto e cominciavamo a prendere confiden- za con questo sport. Eravamo sopra la media dei nostri compagni e ci siamo appassionati sin da subito. Dove hai mosso i primi passi? La mia prima società cestistica si chiamava Sociedad Italiana di Villa del Rosario, facevamo minibasket. Sembra un segno del destino. Quali sono state le esperienze che ti hanno formato il carattere da giocatore? Mi legano tante emozioni, la mia carriera è cominciata presto, da quando con Silvio (ora giocatore del Massafra in A Dilettanti, ndr) sono venuto in Italia per giocare. Ero partito dall’Argentina con la motivazione di diventare giocatore di basket, ci sono stati tanti piccoli cambiamenti che per la nostra età erano molto grandi. La partita che ricordi con più piacere? La serie scudetto con Milano la porterò sempre nel mio cuore. E’ stata una fase esaltante della mia carriera, giocavo con una fascite plantare: è stato un periodo fantastico, vincemmo la semifinale contro Cantù con un secco 3-0, c’era grande entusiasmo e contribuimmo a rilanciare l’immagine dell’Armani Jeans Milano in Italia e anche in Europa. Purtroppo perdemmo la finale contro la Fortitudo Bologna, 59 A Dilettanti siamo stati ad un passo dal diventare campioni d’Italia. Che peccato! Un’altra partita esaltante fu la vittoria contro la Benetton Treviso di Messina, partita strepitosa dal punto di vista dell’intensità. L’esperienza all’Armani Jeans come l’hai vissuta? E’ stata il culmine della mia carriera, il mio punto di arrivo in una società molto importante, con l’entrata di Adriano Galliani e Giorgio Armani la squadra è tornata ai fasti di un tempo. Un anno fantastico in cui ci siamo divertiti, la gente ha riscoperto la passione per il basket. Armani si è appassionato a questo sport, tanto da promuoverlo in prima persona con il suo ingresso. I ricordi più emozionanti di quegli anni? Ricordo Joseph Blair, giocatore estroso e grande professionista, con lui ci siamo tolti belle soddisfazioni. L’allenatore; Lino Lardo, era una vera garanzia, e poi un gruppo eccezionale composto da Ugo Sconochini, Dante Calabria, Claudio Coldebella, e negli ultimi due mesi era arrivato Sasha Djordevic, che ho avuto anche come allenatore. Mi legano dei bellissimi ricordi nella mia carriera di giocatore. Veroli, invece? Sono arrivato a dicembre, ho fatto fatica all’inizio a entrare nelle rotazioni, a stare bene fisicamente, alla fine della stagione ho mostrato le mie potenzialità e c’è stato un miglioramento netto nelle prestazioni di squadra. Purtroppo la finale non siamo riusciti a vincerla, c’è rimasto un pizzico di rammarico, dopo i tanti miglioramenti meritavamo la promozione. Ricordo l’ultimo mese una crescita di gruppo mostruosa. Raccontaci come sei arrivato a giocare nell’Ostuni.. Avevo diverse offerte in Legadue, altre in società del nord di A Dilettanti. Mi trovavo in Argentina per le vacanze estive quando sono stato contattato da Gianluca Trisolini, il nuovo addetto marketing che avevo conosciuto a 60 Coppia di serie superiore. Gigena e Basei, entrambi in Legadue l’anno scorso rispettivamente con Veroli e Jesi Milano, e mi ha spiegato la serietà del progetto Ostuni. Io ho lasciato le porte aperte, per me non era un problema scendere in categorie più basse, dopo qualche anno travagliato come quello di Rieti volevo un posto tranquillo dove pensare a giocare e divertirmi. A 33 anni voglio passare gli ultimi anni senza troppi assilli. Ho fatto la scelta migliore. Cosa ti ha convinto? Mi hanno parlato bene dell’ambiente, del tifo caloroso, della competenza della società, ho parlato con mia moglie attentamente e lei mi ha detto subito: andiamo a conoscere il Sud. Avendo girato sempre la zona centro alta, volevo un posto nuovo dove misurare le mie ambizioni. Ho trovato delle persone squisite e molto gentili. Cosa ti ha detto coach Giovanni Putignano al tuo arrivo? Che qui si lavora duro. Giovanni è una persona molto informata su tutto, quello che io dicevo lui già lo sapeva, consultandosi con altri allenatori e leggendo molto siti e giornali. Il nostro coach cerca prima di capire la mentalità dei giocatori, parla molto con i suoi atleti, e ha compreso che volevo fare a Ostuni un’annata continua, dopo molti alti e bassi e reduce da problemi muscolari. Con il suo lavoro tutto sta andando molto bene. Come ti trovi con il resto dei tuoi compagni? Bene, l’affiatamento è ottimo, è un misto di gente giovane e d’esperienza, io e Mimmo Morena abbiamo la mentalità dei ragazzini, ci divertiamo, facciamo capire ai giovani come comportarsi per avere un futuro ricco di soddisfazioni. Abbiamo elementi validi come Basei, Circosta, Tommasini, ottimi giocatori e molto dotati tecnicamente. Due parole su Mimmo Morena.. E’ molto generoso, professionista fino in fondo, dentro e fuori è sempre presente, opera sempre per il bene della squadra. Nel mondo della pallacanestro Mimmo è molto conosciuto, stimato e apprezzato. Il campionato dell’Ostuni finora è stato positivo e vantate un’ottima classifica, con un passo falso delicato come quello con il Ruvo.. Con Ruvo è stata una partita difficile, intensa fisicamente, noi soffriamo la fisicità degli avversari che attuano una pallacanestro sporca e mettono le mani addosso. Una partita così la vinci se hai buone percentuali da fuori. Siamo partiti male al tiro, e la partita si è complicata. Poi abbiamo pagato diverse componenti, come il mio infortunio, qualche giocatore non al meglio della condizione fisica e qualche rotazione corta, e così Ruvo con gente esperta ha messo in atto una pallacanestro aggressiva. Devo ammettere che personalmente mi ha impressionato in maniera positiva. Qual è il reale obiettivo dell’Ostuni? Arrivare ai playoff e giocarci la Legadue. Ostuni lo merita tantissimo perché è una piazza calorosa e sempre Idolo. Gigena è già nel cuore dei tifosi gialloblù attenta a valorizzare la pallacanestro, da anni è sulla cresta dell’onda. Com’è il tuo nuovo pubblico? Molto caloroso ed accogliente. I nostri tifosi sostengono la squadra con entusiasmo sia in casa che in trasferta, quando perdono ci rimangono male e soffrono. Sono venuti in tantissimi a Ruvo e Molfetta, semplicemente unici. Ci parli del Massafra di tuo fratello? Contro di noi hanno fatto un’ottima partita, anche se hanno qualche difficoltà fuori dal campo, avendo preparato la stagione in ritardo, e quindi pagando tutto questo. Quando manca la serenità, mancano le condizioni giuste per poter disputare al meglio una stagione agonistica. Con Silvio mi sento sempre, è comunque contento della scelta fatta, si sta trovando molto bene. Qual è la squadra che esprime la migliore pallacanestro? Siena l’anno scorso…..(risata). Direi Ruvo, tosta ed equilibrata in attacco e in difesa. Te la sentiresti di stilare un quintetto base di categoria? Sinceramente ancora no, magari te lo dico a fine stagione. Sto re-incontrando comunque tanta gente che avevo affrontato negli anni passati. Ma ne parliamo più avanti. Il tuo allenatore ideale per la tua squadra in questo campionato? Senza dubbio Giovanni Putignano. Dall’anno prossimo l’avvento della Legatre. Cosa ne pensi? 61 A Dilettanti Top. In campionato ha una media di 13,1 punti a partita Non sto seguendo molto l’argomento, comunque servono novità e cambiamenti per la pallacanestro italiana, perché evidentemente c’è qualcosa che non va. Meglio una serata al cinema o a teatro? Mi piace molto il cinema, ci vado quando posso. Che generi cinematografici ti piacciono? L’ultimo film che mi è piaciuto particolarmente è stato “Il Pirata dei Carai- bi”. E’ stato molto emozionante. Il mio attore preferito? Mel Gibson in Arma letale. Segui la politica? Poco. Sento qualche telegiornale, cerco di capire, chiedo a mia moglie che segue più attentamente queste vicende. Adesso sto sentendo che c’è un po’ di agitazione nel governo italiano… (risata) Meta preferita per una vacanza? Adoro i Caraibi. Sei sposato? Hai figli? Sono sposato con Angela da 6 anni, ed “Seguo poco la politica. Sento qualche telegiornale, cerco di capire, chiedo a mia moglie che segue più attentamente queste vicende. Adesso sto sentendo che c’è un po’ di casino nel governo italiano….” Con il nostro Francesco Zizzi durante l’intervista abbiamo una figlia di 10 mesi, Matilda Ida. Come passi il tempo libero? Quando ho l’opportunità, e posso, vado a pesca. Spero di ritornarci presto Leggi, navighi su internet? Leggo poco, uso saltuariamente Internet, mi sento con i miei cari amici in Argentina. Dovendo accudire Matilda, di tempo libero ne ho veramente poco. Hai un soprannome? Semplicemente Gigio, come diminutivo di Gigena. 63 60 Un anno di New Basket 65 UN ANNO DI NEW BASKET GENNAIO L’anno inizia nel migliore dei modi con il +23 sul campo del fanalino di coda Latina (87-64), quindi nell’ultima d’andata a pagare dazio al PalaPentassuglia è il Pavia dell’ex Daniele Parente, sconfitto 83-80 (Maresca 18). Il ritorno inizia proseguendo la scia di vittorie: il Casale di Crespi di arrende 90-82 (Crispin 21, Thomas 19), stesso dicasi per il Rimini battuto in Riviera 85-83 davanti a mille brindisini festanti. Il mese però si chiude con l’incredibile sconfitta interna contro il Casalpusterlengo (84-89) dell’ex Marcus Hatten. FEBBRAIO La reazione arriva immediata ed è una reazione che vale parecchio in chiave-promozione: sabato 4 Cardinali e soci sbancano il campo della capolista Sassari per 84-75 (Thomas 23, Bryan 18), quindi battono anche Veroli (81-72), prima di subire un brusco stop in laguna, dove il Venezia s’impone 75-68 ,al termine di un match giocato male dai brindisini. Il mese si chiude con la vittoria su Vigevano (105-86, Thomas 26, Radulovic 23). MARZO E’ un mese decisivo. S’inizia con la bellissima vittoria di Udine (86-79, Thomas 26, Crispin 20), si prosegue con facile successo su Imola 9876, prima di arrivare al successocapolavoro di Reggio Emilia (77-72) dove l’ex di turno Luca Infante sfodera una prestazione da incorniciare, condita da 15 punti. Un successo 66 bissato dopo quattro giorni a Jesi con un impressionante 101-72 (Maresca 21, Crispin 19). Brindisi sente vicino il traguardo. APRILE Si continua a vincere ed a macinare avversari: alla 12esima di ritorno il Pistoia dell’ex Paolo Moretti lascia Brindisi con un pesantissimo -27 (95-68). Il 18 è il giorno dell’apoteosi: pur perdendo a Scafati (72-59) la New Basket festeggia il ritorno in Lega A dopo un trentennio davanti a duemila tifosi in trasferta. Grazie alla sconfitta del Sassari a Veroli di 24 ore prima, infatti, la truppa di Perdichizzi è matematicamente promossa, prima ancora di giocare. Così contro Latina (103-76) si fa festa nel Pala Pentassuglia. MAGGIO L’ultima di campionato è una formalità. Thomas e soci escono sconfitti da Pavia (85-73) e salutano la stagione 2010/2011. In città s’inizia a parlare di futuro. Comincia il tormentone-palazzetto che terrà banco per tutta l’estate ed alla fine porterà all’ampliamento della struttura di contrada Masseriola. GIUGNO Battendo Veroli nella finale dei playoff la Dinamo Sassari di Meo Sacchetti raggiunge Brindisi in Lega A. Intanto salutano la società adriatica Thomas, (Avellino), Bryan (Venezia) Cardinali e Crispin (entrambi al Barcellona Pozzo di Gotto). Siena è campione d’Italia. LUGLIO E’ la guardia americana Chris Monroe (da Milano) il primo colpo di mercato. A lui segue l’arrivo del play Bobby Dixon da Treviso. Pinton si accasa in Lega A a Sassari. AGOSTO Il colpo di mercato è l’ala Yakhouba Diawara. Scaduto, infatti, il termine entro il quale il giocatore francese avrebbe potuto optare per un ingaggio nel campionato Nba, l’ex Bolognese raggiunge Brindisi. A lui si aggiunge l’ala bosniaca Edvin Bavcic.Inizia a Cisternino il ritiro precampionato. SETTEMBRE La formazione di Perdichizzi è protagonista di un eccellente preseason, culminata nella vittoria di Pesaro contro la Scavolini alla vigilia dell’esordio nell’olimpo del basket.OTTOBRE Si riparte in Lega A. L’esordio non è dei migliori: nonostante quasi duemila brindisini al Pala Lottomatica, Infante e soci perdono con Roma 86-61, ma si rifanno subito battendo davanti alle telecamere di Sky la Virtus Bologna di coach Lardo per 87-84 (Dixon 19). I brindisini - che presentano il neoacquisto Roberson al posto dell’infortunoato Monroe - non sono costanti e perdono in casa con Cremona (64-71). Intanto va via Radulovic ed arrivano Tourè (da Roma) e Pugi (da Reggio Emilia). NOVEMBRE E’ un mese davvero nero. Dopo la doppia sconfitta lombarda contro Milano (76-97) e Varese (6073), arriva il disco rosso anche contro Caserta (64-76), che al Pala Pentassuglia conquista i primi due punti della stagione, trascinata da un eccellente Kozsareck. Quindi il mese termina con la sconfitta di Sassari, giunta dopo un tempo supplementare (94-89). Va via anche Bavcic. DICEMBRE S’inizia con la bella vittoria su Montegranaro (77-75) arrivata grazie ad un’iniziativa di Dixon ad una manciata di secondi dalla fine. Troppo forte il Siena di Pianigiani, che espugna il parquet brindisino per 6851. Il resto è storia di questi giorni … 67 SERIE MINORI Il basket nel dna Il padre Piero è stato un’icona del basket brindisino, lui ha raccolto degnamente il peso di un nome tanto importante. E ora spinge Francavilla alla consacrazione definitiva di Andrea Tundo A volte certi geni saltano una generazione: un padre che gioca a basket, non è detto abbia un figlio cestista. Capita. Non è successo nell’albero genealogico dei Labate: tale padre, tale figlio. Dopo Piero, Antonio. E per non farsi mancare nulla, anche una figlia, Alessandra, sempre impegnata vicino ad una rete, ma di pallavolo, sport che l’ha portata in giro per mezza Italia prima di fermarsi in Brianza, a Busnago, in serie A/2. Un po’ come Antonio, andato via da Brindisi dopo la trafila nel settore giovanile e l’esordio, nel 1996, con la maglia della sua città. Poi una girandola di destinazioni, da Vigna di Valle con la formazione delle Forze Armate, passando per Montichiari e Potenza, fino a Campobasso dove lo scorso anno ha perso la finale promozione di serie C dil. contro il Francavilla di Davide Olive. Nel mezzo, due anni a Potenza, un triennio tra Ruvo e Molfetta, all’apice della sua carriera, disputando tre finali per salire nell’allora B/Eccellenza e cinque a Bari. Dove, come a Potenza, Antonio e papà Piero hanno spesso fatto coppia fissa: «Un rapporto professionale sul campo, anche con qualche battibecco - racconta - e da padre e figlio tra le mura di casa, dove il basket è sempre entrato ma senza essere un elemento predominante». Ora è tornato a due passi dalla sua città, proprio a Francavilla, la squadra del misfatto Buon sangue non mente. Antonio Labate con la Maglia del Francavilla Fontana (foto Vito Massagli) e nel tondo suo papà Piero “A Brindisi con la New Basket ho fatto un’esperienza unica, spettacolare. Non è retorica, gli uomini, prima degli atleti, sono davvero di “serie A” nella scorsa primavera. Una chiamata giunta dopo la preparazione svolta con la New Basket Brindisi: «Un’esperienza unica, spettacolare. Non è retorica, gli uomini, prima degli atleti, sono davvero di “serie A”. Un’occasione unica per toccare un mondo fatato che non capita tutti i giorni». L’infortunio occorso alla guardia francavillese Romeo Trionfo ha così catapultato Labate, 33 69 SERIE MINORI anni, in una società «sana, organizzata e ambiziosa - dice - alla quale manca solo un palasport per poter crescere definitivamente. Perché il tessuto imprenditoriale della città degli Imperiali e l’oculatezza della dirigenza permettono di guardare al futuro con serenità e prospettive di crescita». E già quest’anno la banda di coach Olive s’è ripromessa di recitare il ruolo di outsider, forte di un’intelaiatura autoctona, tutta cuore e tecnica: «Con Lillo Leo avevo già giocato a Molfetta, Di Marcantonio, l’ultimo arrivato, può diventare un fattore, il classico valore aggiunto: ha sempre giocato ad alti livelli e in questa categoria è un lusso. Ma il campionato Esordio sì. Campobasso battuto 81-72 alla prima col Francavilla In giro per l’Italia. Cresciuto nelle giovanili del Brindisi, ha vestito le maglie di Vigna di Valle, Montichiari, Campobasso, Bari, Potenza, Ruvo e Molfetta è livellato, bisognerà fare attenzione». A chi, è presto detto: «Capo d’Orlando e Reggio Calabria sono in pole position, dietro c’è una galassia variegata di formazioni ostiche, Catanzaro su tutte grazie a gente come Mlinar e Cattani». Ma Francavilla vuole mettere il bastone tra le ruote, inceppare il motore delle altre e addizionare di cavalli il suo sotto la guida di Olive: «Un allenatore che si fa rispettare, molto preparato tecnicamente e con quella che io considero una dote fondamentale per un coach. Quale? Riuscire a non rendere gli alle- namenti monotoni e pesanti. Con lui, la noia è bandita». Scollinati i trenta, per Labate non è ancora tempo di pensare a quello che farà da grande: «Ho finito lo scorso anno il secondo anno del corso per allenatori. Tuttavia non riesco ancora a vedermi in quei panni, è un’opzione, non l’unica, per il futuro. Per ora sono consulente per la Cartorange: in futuro mi piacerebbe aprire un’agenzia di viaggi tutta mia». Più in là, si vedrà. Per ora, gli unici viaggi concessi sono le trasferte in pullman. E chissà che Labate, col suo Francavilla, sulla strada che porta a maggio, non possa tagliare traguardi che ora appaiono solo un lontano miraggio. CARTA D’IDENTITA’ NOME: Antonio COGNOME: Labate LUOGO E DATA DI NASCITA: Brindisi, 31 OTTOBRE 1977 VACANZE: solo mare CITTA’ PREFERITA: New York STATO CIVILE: fidanzato, convivo AUTO: Ford Kuga ULTIMO DOWNLOAD: Romanzo criminaleLa serie CAMPIONE: Magic Johnson PIATTO: Dolci, di tutti i tipi 71 Buon 2011 Stella del Sud! 72