Coordinatrice delle Business Unit Climate Policy del
Transcript
Coordinatrice delle Business Unit Climate Policy del
PIANETA TERRA il Mensile di informazione e cultura dell’ambiente, dell’energia e delle fonti rinnovabili Direttore responsabile Simone Togni* sommario marzo 2015 3 7 INTERVISTA A VICHI DUSCHA Coordinatrice delle Business Unit Climate Policy del Fraunhofer ISI Contatti via Tagliamento 24, 00198 Roma Antonella Cocca 11 Comitato di Redazione Simone Togni, Stefania Abbondandolo, Davide Astiaso Garcia, Silvia Martone RINNOVABILI E NUOVO MERCATO ELETTRICO: INTEGRAZIONE O RISERVA INDIANA ? Simone Togni 14 IL COSTO DEL CLIMA Sergio Ferraris NEWSLETTER ANEV 20 ANEV: parola agli associati www.ilpianetaterra.it Intervista a MARCO PERUZZI Direttore Business Unit Fonti Rinnovabili Edison SpA e Presidente E2i Energie Speciali Registrazione n. 66 del 5 giugno 2003 presso il Tribunale di Napoli Silvia Martone 23 Proprietario del Periodico gps srl Gruppo Problem Solving Editore Sinderesi srl ROC 25332 Progetto grafico L’asterisco di Barbara Elmi, Roma Stampa GPT - Gruppo Poligrafico Tiberino Via Ponchielli, 30 - 06073 Loc Ellera, Corciano (PG) Redazione • Pubblicità [email protected] 27 33 37 45 COORDINAMENTO FREE LE FONTI RINNOVABILI E IL MERCATO ELETTRICO. I BENEFICI SUL PREZZO DELL’ENERGIA Agostino ReRebaudengo IL GREEN ACT SECONDO IL COORDINAMENTO FREE Francesco Pardi TEST DI MERCATO PER L’ECLISSI Cosimo d’Ayala Valva GREAT MED PROJECT Davide Astiaso Garcia A RISCHIO LA RISERVA NATURALE DI TORRE GUACETO Daria Palminteri Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono responsabili i singoli Autori dei quali il Comitato di Redazione intende rispettare la piena libertà di giudizio. La collaborazione alla rivista è aperta a tutti gli interessati, tuttavia è compito della Redazione definire i contenuti di ciascun numero, la scelta degli articoli e il tempo di pubblicazione. La riproduzione, anche parziale degli scritti e dei grafici pubblicati su “il pianeta terra” è consentita previa autorizzazione e citando ovviamente la fonte. 1 * Registrazione in corso presso il Tribunale di Napoli PIANETA TERRA il Simone Togni 3 RINNOVABILI E NUOVO MERCATO ELETTRICO: integrazione o riserva indiana? Quando si pensa al futuro, all’innovazione, al modo di vivere dei prossimi decenni spesso si immaginano cose fantascientifiche e le più incredibili che la nostra mente possa immaginare. Questo sforzo non è mai fine a se stesso ma è parte di quella spinta innovatrice innata nell’uomo e che è alla base qualsiasi processo di innovazione presente nella società. L’uomo infatti dalla notte dei tempi immagina come applicare alla vita quotidiana le invenzioni esistenti e come affrontare e risolvere le criticità della vita quotidiana. Il tutto sempre con il fine connaturato nell’uomo di evolversi, usando gli ultimi ritrovati della tecnica e della sono più facilmente essere di beneficio nell’immediato. Questo dipende dal fatto che frequentemente si tende a preferire un approccio più ambizioso, stimolante e suggestivo, come può essere la ricerca pura, rispetto ad uno più faticoso di una applicazione costante e quotidiana che necessita di attenzione e applicazione e che non stimola l’immaginario collettivo o i grandi sogni emotivi di cambiamenti epocali. Questo atteggiamento lo vediamo purtroppo e spesso anche nei settori di nostro interesse. Basti pensare alla crisi che da anni attanaglia il settore elettrico che ha visto in sette anni verificarsi quella che molti, correttamente, hanno definito la tempesta perfetta. In questi anni infatti abbiamo vissuto il calo dei consumi più forte di sempre dovuto da un lato alla crisi economica e dall’altro all’efficienza energetica legata all’evoluzione tecnologica e alle politiche di sostegno. A fronte di questo, dal lato dell’offerta, si è vista un’esplosione dovuta alle molte centrali a ciclo combinato entrate in esercizio dopo gli intereventi straordinari assunti a valle degli anni del black-out (il cosiddetto sblocca centrali) e dall’altro la crescita significativa delle nuove fonti rinnovabili (fotovoltaico ed eolico) che hanno aumentato significativamente l’offerta incidendo sui fondamentali del mercato elettrico. In questo percorso si è di fatto trasformato il mercato elettrico che ha visto per i primi anni mantenere il prezzo a fronte di un calo dei consumi (!!), poi invece finalmente i picchi di prezzo delle ore di punta sono stati smussati dalle rinnovabili con gravi perdite economiche per i produttori tradizionali che tuttavia hanno potuto ripiegare contribuendo all’aumento dei prezzi nelle ore con meno Invece di rivoluzionare il sistema si dovrebbe cercare di seguire l’evoluzione dei mercati scienza, al fine di facilitarsi la vita. Molto spesso si fa ricerca e sviluppo su problematiche specifiche con l’obiettivo di arrivare a soluzioni innovative che consentano la loro soluzione, altre volte la ricerca pura ci consente di arrivare a scoperte, talvolta in modo casuale, non preventivate. Questo si chiama progresso ed è alla base dello sviluppo di ogni civiltà. Viceversa quasi mai, o comunque troppo poco, si prova a adattare strumenti, innovazioni ed evoluzioni tecnologiche già esistenti al fine di velocizzare, semplificare o solo rendere più efficienti i processi complessi o le normali attività umane. Infatti spesso si preferisce un approccio finalizzato alle grandi rivoluzioni piuttosto che alla politica dei piccoli passi, dei correttivi mirati che, invece, pos- 4 di costo complessivo per il sistema, di difficile gestione dei carichi in tempo reale, della necessità di modificare, potenziandole, le reti di trasmissione e di distribuzione ecc. ma tutti sappiamo che dietro queste considerazioni, in parte anche vere, si nasconde il tentativo di mantenere uno status quo che è miope. Infatti ognuno dei problemi indicati ha soluzioni ragionevolmente facili da applicare per risolverli e solo la volontà di bloccare la naturale evoluzione delle cose giustifica la resistenza passiva che stiamo vivendo. Una battaglia di retroguardia, sicuramente perdente alla lunga e che oggi si concentra sull’ultimo, forse più importante, banco di prova: la riforma del mercato elettrico. Proprio la riforma del mercato elettrico è infatti la cartina al tornasole che ci dirà dove andremo a parare, se difenderemo gli interessi dei grandi operatori fossili relegando le Fonti Rinnovabili in una riserva, ovvero se apriremo finalmente i mercati senza ostracismi per tali fonti. L’auspicio è che si arrivi ad un equilibrio sano e soprattutto capace di continuare a far crescere tali fonti pulite, integrandole con le altre fino ad avere, speriamo entro breve, un sistema di mercato funzionante ed efficiente a beneficio di nessuno ma a vantaggio di tutti. n 5 domanda. Così si è venuto a modificare il profilo della curva dei prezzi in borsa che ha quasi azzerato le differenze tra ore di carico e ore vuote, alimentando il sospetto che i prezzi siano ancora molto guidati da pochi operatori dominanti in alcune zone. L’esito di questa trasformazione del mercato, che in qualche modo ha dato segnali di vitalità nell’adeguarsi ai nuovi fondamentali, ha tuttavia generato un allarme indiscriminato che, assumendo la modifica dei prezzi come presupposto necessario, sta con forza portando a chiedere una rivoluzione del mercato, dei sistemi di sostegno e delle politiche energetiche future. Invece di rivoluzionare il sistema si dovrebbe cercare di seguire l’evoluzione dei mercati, definire regole e meccanismi e adeguare alle nuove condizioni i meccanismi esistenti con interventi mirati. Il percorso infatti è tracciato, l’evoluzione verso un sistema sempre meno dipendente dalle fonti fossili è inevitabile, e ciò avverrà indipendentemente dal livello di resistenza dei settori perdenti, si tratta solo di far sì che ciò accada in modo graduale e non traumatico. Più nello specifico è normale attendersi dai produttori fossili una resistenza all’ulteriore crescita delle rinnovabili, addurranno problemi di sicurezza della rete, PIANETA TERRA il Antonella Cocca Green Jobs e FER la leaderhip UE da mantenere Intervista a Vichi Duscha 7 Coordinatrice delle Business Unit Climate Policy del Fraunhofer ISI “Gli effetti sull’occupazione e la crescita delle energie sostenibili nell’Unione Europea”, è il titolo del report finale finanziato dalla Commissione europea che presenta i risultati del progetto “Support activities for RES modelling post 2020”. Lo studio, disponibile sul sito della Commissione europea - Direzione Energia - è stato condotto da un consorzio di partner tra l’Istituto tedesco Fraunhofer ISI, Ecofys (Paesi Bassi), Energy Economics Group EEG (Austria), Rütter Soceco Socioeconomic Research + Consulting (Svizzera) e la Société Européenne d’Économie - SEURECO (Francia). Approfondiamo i risultati con il projet manager Vicki Duscha, Coordinatrice della Business Unit Climate Policy del Fraunhofer ISI, che spiega: “collaboriamo molto di frequente con le Istituzioni dell’Unione e realizziamo spesso per conto della Commissione studi conoscitivi e report sulle energie rinnovabili, il clima e in generale 8 sui temi energetici e ambientali. Un elenco completo degli studi realizzati può essere visualizzato nella sezione Studi/Energia del sito della Commissione europea oppure nell’area Progetti del sito del nostro Istituto (www.isi.fraunhofer.de)”. Possiamo definire “sostenibile” la crescita delle fonti di energia rinnovabili (FER) fino ad oggi? C’è equilibrio tra i benefici economici e quelli ambientali? Possiamo sicuramente considerare la crescita delle FER in Europa come “economicamente sostenibile” in termini generali, nel senso che l’Europa ha raggiunto benefici economici netti considerando tutti i possibili effetti. Ciò detto, la risposta è sicuramente complessa e dipende dagli effetti diretti e indiretti così come dalla dinamica delle innovazioni delle diverse tecnologie. Inoltre, gli effetti della crescita delle FER dipendono ovviamente anche dal settore considerato. In termini di impatti complessivi sull’occupazione dell’Unione europea il settore eolico mostra benefici di gran lunga maggiori rispetto, per esempio, al campo del biogas agricolo. Che cosa potrebbero fare i Paesi europei per mantenere questo equilibrio, considerando gli obiettivi climatici ed energetici per il 2030 e il 2050? Dati gli ambiziosi obiettivi dell’UE su clima ed energie che puntano a raggiungere una riduzione dell’80-95% dei gas serra entro il 2050, a differenza di altri settori, nel campo energetico abbiamo già una com- Quale sarà il ruolo delle tecnologie innovative fino al 2050? Secondo la maggior parte degli studi europei le tecnologie FER domineranno il sistema energetico europeo entro il 2050. Il mix energetico nel settore elettrico consisterà principalmente di tecnologie innovative come l’eolico (soprattutto off-shore) e il fotovoltaico. Nel comparto dei trasporti, la seconda generazione dei biocarburanti, fatti di residui, rifiuti e colture legnose, giocheranno un importante ruolo, fornendo un mezzo per ridurre le emissioni dei gas serra senza minacciare l’approvvigionamento alimentare e la biodiversità. L’Europa è stata la prima promotrice delle tecnologie FER e ancora oggi detiene una posizione molto forte Quale sarà la crescita dei green jobs in Europa considerato l’attuale quadro politico? Secondo i risultati dei nostri studi il numero dei posti di lavoro “verdi” vedrà una leggera diminuzione entro il 2030 a causa dell’aumento della produttività delle FER, nonché per il fatto che gli obiettivi energetici concordati dall’UE per il 2030 sono piuttosto modesti. n 9 prensione piuttosto buona su come potrebbe svilupparsi la decarbonizzazione. Molto più difficile fare ipotesi su altri campi, come l’industria e i trasporti. Nel lungo periodo ci si potrebbe aspettare che le FER diventino più competitive rispetto alle tecnologie energetiche convenzionali. Una significativa politica dei prezzi della CO2 sull’EU ETS (Emission trading system) potrebbe aiutare a raggiungere presto questo target. Fino ad allora, comunque, avremo bisogno di supportare la ricerca e lo sviluppo nelle tecnologie energetiche rinnovabili, concentrandosi, nel breve periodo, su una strategia che valorizzi in particolar modo quelle tecnologie in grado di creare i più forti impatti innovativi e mostrare la più alta compatibilità con i settori economici europei complementari. Parlando di “green jobs” e crescita sostenibile, l’Europa può considerarsi in una posizione migliore rispetto ad altre aree del mondo? Certamente sì. L’Europa è stata la prima promotrice delle tecnologie FER e ancora oggi detiene una posizione molto forte. Tuttavia, attualmente più dell’80% del mercato globale delle nuove tecnologie FER del settore elettrico è fuori dall’UE, principalmente in Asia e Nord America. Pertanto, l’Europa deve compiere uno sforzo in termini di investimenti sul clima per mantenere la sua attuale posizione di supremazia. PIANETA TERRA il Sergio Ferraris Il costo del clima 11 Se l’interesse per il clima potrebbe per molti non essere ecologico, un campanello d’allarme potrebbe arrivare dall’economia. Infatti, se da un lato c’è chi addirittura sta già assaporando la possibilità dei nuovi business legati al cambiamento climatico (coltivazione di specie mediterranee in nord Europa, apertura di nuove rotte a ridosso della calotta polare artica, mentre sembra essersi fermato il fenomeno delle trivellazioni in regioni estreme a causa del calo del prezzo del petrolio che alcuni analisti danno sotto i 100 dollari al barile In questo quadro è assolutamente chiaro che se già la stima, fatta dal Governo statunitense, dei costi di ogni tonnellata di CO2 aggiunta nell’atmosfera è di 37 dollari (nei quali ci sono, per esempio, la minore produzione agricola e gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute) figuriamoci cosa dovrebbe accadere con il nuovo studio, pubblicato su Nature, fatto dalle ricercatrici dell’Università di Stanford, Frances Moore e Delavane Diaz, che hanno fissato questi costi in 220 dollari alla tonnellata di CO2: sei volte di più rispetto alla stima del Governo a stelle e strisce. La stima fatta dal Governo statunitense dei costi di ogni tonnellata di CO2 aggiunta nell'atmosfera è di 37 dollari fino al 2020), da un altro lato l’aumento delle capacità scientifiche legate allo studio dei cambiamenti climatici (legate all’osservazione satellitare, alla maggiore rete di rilevamento a terra e all’aumento della capacità di calcolo, fondamentale in meteorologia), consente di fare rilievi fino a poco tempo fa sconosciuti e di incrociare con profitto discipline complesse, quali climatologia ed economia. E non è un approccio nuovo questo, visto che è quello che sta alla base del rapporto Stern del 2006, il primo studio che pose l’accento sulla valutazione economica dei cambiamenti climatici, specialmente sul fronte dei costi e degli effetti, questione che tiene ancora e non poco banco quando si discute delle cosiddette esternalità ambientali. Quindi, il fatto che le emissioni climalteranti hanno un costo ben definito, presso la comunità scientifica è chiaro. La cosa, però, non pare assolutamente nota nei fatti ai decisori energetici e politici, né tantomeno viene trasmessa agli utenti finali. 12 Costi in crescita. La ragione di una tale differenza è chiara. Le ricercatrici hanno utilizzato un sistema generale di calcolo molto utilizzato in questo campo, “Integrated assessment model” (IAM), che è uno strumento molto utilizzato come tool per il calcolo da parte dei decision maker in fatto di clima, perchè possiede al suo interno un’analisi dei costi e dei benefici legati alla riduzione delle emissioni climalteranti. «Se i costi sociali della CO2 sono più alti, molte più misure di mitigazione passeranno all’analisi costi-benefici - afferma Delavane Diaz - e questo perchè le emissioni d’anidride carbonica sono così dannose per la società che renderanno appetibili anche le operazioni di riduzione molto costose». In questa maniera si smetterebbe una volta per tutte di considerare gli extra costi delle tecnologie legate alla mitigazione, come le rinnovabili, non competitive con lo scenario Business as usual, ossia quello legato alle fonti fossili. Ma come sono arrivate le due ricercatrici di Stanford a un dato di costi così elevati? É semplice: hanno levato dal sistema IAM una serie di assunzioni semplificate, prima tra tutte il fatto che il modello non prendeva in considerazione gli effetti sulla crescita dell’economia. «Per venti anni i modelli hanno dato per scontato che i cambiamenti climatici non avessero effetti sul trend di crescita - afferma Frances Moore - ma un buon numero di nuovi studi suggerisce che ciò può zione, potenzialmente più costose, non trovano una giustificazione nei costi dei danni». Crisi climatica ed economica A una lettura più attenta anche del contesto si può dire che con questi studi si è messa una buona volta da parte la corrente che vede i cambiamenti climatici, e i loro effetti episodici - come gli eventi estremi che sono i primi a causare danni - solo ed esclusivamente come dei deterioramenti marginali di un processo i crescita economica. Insomma, i pregi di questa revisione delle metodologie sul calcolo dei danni provocati dai cambiamenti climatici sono quelli di averli inseriti all’interno di fenomeni strutturali che hanno riflessi sull’economia, al pari delle politiche industriali o monetarie, per esempio. La cattiva notizia, però, è che quest’approccio “salda” la crisi economica con quella climatica in questo periodo. E intanto il clima non concede sconti e non c’è nulla che funzioni alla stregua del “Quantitative easing” della BCE sui cambiamenti climatici. Il 2014, infatti, è stato dichiarato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’Agenzia statunitense per l’Atmosfera e gli Oceani, l’anno più caldo da quando esistono le misurazioni, ossia dal 1880. n non essere vero. E se i cambiamenti climatici affliggono anche la crescita e non solo l’output economico immediato, si ha un effetto permanente sull’economia che si accumula nel tempo, rendendo molto più alti i costi sociali della CO2». É questo l’assunto che sta alla base della nuova valutazione, la quale sarà di grande importanza specialmente per le nazioni più povere le quali sono notevolmente più sensibili rispetto a fenomeni come le piogge e l’innalzamento del livello dei mari. «L’effetto della nuova valutazione che non era prevista nei precedenti modelli IAM e ora è veramente difficile dire che le misure più aggressive di mitiga- 13 Il 2014 è stato dichiarato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration l'anno più caldo da quando esistono le misurazioni, ossia dal 1880 energia pulita newsletter Come già evidenziato da ANEV e dallo studio eLeMeNS sui ”Costi e Benefici dell’eolico”, il GSE conferma che il peso degli incentivi dovuti all’eolico diminuirà significativamente nei prossimi anni, anche a fronte della realizzazione dei nuovi impianti con le aste 2015/2020. Lo sviluppo dell’eolico incentivato in esercizio ha subito un brusco rallentamento con l’introduzione del DM 6 luglio 2012. Nella presentazione del GSE “Lo sviluppo dell’eolico in Italia: incentivi e risultati”, risulta che a partire dal maggio 2013 fino alla fine del 2014, la potenza incentivata è stata di soli circa 300 MW. Tale rallentamento è ben evidenziato anche dal contatore FER del GSE, che aggiorna mensilmente il costo indicativo cumulato annuo degli incentivi, come previsto dal DM 6 luglio 2012 (art.2). Dal contatore di gennaio 2015, si apprende che l’eolico incide per circa 1,52 miliardi di euro sul totale di 5,77 miliardi di euro. Gran parte del costo indicativo dell’eolico ricade sui CV, con un valore di 1,38 miliardi di euro, Nelle previsioni del Gestore fino al 2018 l’onere dell’eolico in bolletta scenderà di oltre valore quest’ultimo destinato a decrescere significativamente nei 200 milioni di euro prossimi anni, e già a partire dal 2015, per effetto del termine del periodo di incentivazione (CV in uscita). Si prevede infatti, per il 2015, l’uscita di 7 impianti per una potenza totale di 87 MW, per il periodo 2016 – 2020 l’uscita di 145 impianti per un totale di 1.934 MW e per il periodo 2023 – 2028 un totale di 448 impianti pari a 5.975 MW, ovvero la maggior parte degli impianti. Anche il GSE, così come era stato già rappresentato dall’ANEV, prevede un notevole impatto sul contatore FER dovuto all’uscita dei CV. Per il periodo 2015 – 2018, nell’ipotesi in cui il prezzo dell’energia rimarrà costante (uguale al 2014), non si avranno significative variazioni nella producibilità degli impianti e si avrà la graduale entrata in esercizio di tutti gli impianti aventi diritto, per effetto dell’uscita dei CV si prevede una riduzione progressiva dell’onere di incentivazione di circa 15 milioni di euro nel 2015, 50 milioni di euro sia nel 2016 che nel 2017 e 90 milioni di euro nel 2018, determinando la discesa dell’onere complessivo a circa 1,29 miliardi a dicembre 2018. I dati resi noti dal GSE mettono inoltre in luce il fatto che per l’eolico la richiesta di partecipazione alle procedure d’asta è stata di molto più elevata rispetto alla effettiva GSE: DIMINUISCONO IN A3 GLI INCENTIVI ALL’EOLICO 15 EOLICO: CON LE NUOVE ASTE NEI PROSSIMI 6 ANNI RISPARMI PER 2 MILIARDI Stimati i costi e i benefici dell’eolico italiano in termini di gettito fiscale, benefici territoriali e PUN disponibilità (eccetto che per il primo bando) e che una percentuale molto bassa di impianti sono entrati in esercizio rispetto agli aventi diritto (meno del 50% nel primo bando) per via dei termini molto estesi. Emerge un chiaro squilibrio tra la volontà degli investitori di voler sviluppare l’eolico in Italia e lo scarso impegno delle Istituzioni a voler favorire tale crescita rendendo disponibili adeguati contingenti di potenza. La diminuzione del costo dell’incentivo all’eolico previsto per i prossimi anni offre un ulteriore stimolo e margine per le aziende che vogliono investire nel settore, volendo peraltro puntare al raggiungimento dell’obiettivo che si è posto il Governo, all’interno del PAN, di realizzare 12.680 MW al 2020. Si auspica quindi che il Ministero dello Sviluppo Economico, in procinto di emanare un nuovo decreto per la definizione dei contingenti di potenza, tenga conto di questi dati e fornisca la possibilità al settore eolico di riprendere la sua crescita e portare al Paese benefici quali crescita economica, occupazione e tutela dell’ambiente n 16 Con la realizzazione di nuove aste e registri per l’eolico, che consentano di raggiungere gli obiettivi assunti dall’Italia in sede europea al 2020, il sistema vedrebbe nei prossimi 6 anni ridursi la componente A3 della bolletta elettrica di 2 miliardi di euro. A dirlo è lo studio sui “Costi e benefici”, elaborato da eLeMeNS, che mette in luce gli effetti dell’incentivazione dell’eolico sul sistema italiano. Si è concluso il primo triennio dei nuovi meccanismi delle aste e dei registri (disciplinati dal DM 6 luglio 2012 e facente riferimento al periodo 2013-2015) all’interno del quale hanno avuto luogo le prime procedure competitive per l’assegnazione di incentivi. Tale prima fase ha evidenziato alcune criticità e gli operatori sono in attesa dell’approvazione del previsto Provvedimento Ministeriale che disciplini l’adozione dei nuovi meccanismi per il restante periodo 2016-2020, definisca contingenti annuali e le relative procedure di selezione dei progetti. L’adozione dei nuovi contingenti per l’eolico risulta oltremodo opportuna in quanto i benefici connessi alla realizzazione dei nuovi impianti (riduzione del prezzo elettrico, gettito fiscale, benefici territoriali) risultano significativamente superiori rispetto ai costi di incentivazione previsti. Le nuove aste, a partire proprio dall’anno 2015, costerebbero al sistema solo una percentuale degli incentivi che vanno a terminare per fine vita incentivata e pertanto si avrebbe contemporanea- mente una crescita del settore e una riduzione dei costi in bolletta. Nello studio si è infatti stimato che l’effetto sull’andamento dei costi delle 5 nuove aste per l’incentivazione complessiva di 2.500 MW eolici nel periodo 2015-2019 (contingenti annuali di 500 MW, aste 2015-2016-2017 con base d’asta pari a 115 €/MWh, aste 2018-2019 con base d’asta pari a 110 €/MWh), vedrebbe comunque una diminuzione del costo degli incentivi. Ipotizzando uno scenario low, sostanzialmente in linea con quanto avvenuto nel passato, i maggiori costi sarebbero assai inferiori rispetto al risparmio dovuto ai CV uscenti, coprendo una misura compresa tra il 6% e il 21% del risparmio ottenuto con la fine degli incentivi dei “primi CV” (Grafico1). Pertanto, nell’anno di maggior costo (il 2022), la spesa aggiuntiva sarebbe pari a un massimo di 83 milioni di euro contro i 391 milioni di minor costo liberati dagli impianti in phasing out. Recentemente l’ANEV ha pubblicato i dati sull’installato eolico del 2014, che hanno mostrato un crollo drastico del settore, con conseguenze drammatiche sull’occupazione e sullo sviluppo e ha chiesto l’urgente emanazione del provvedimento, previsto dal DM 6 luglio 2012, per la disciplina dei nuovi incentivi post 2014. Un tale declino è ingiustificabile se paragonato ai risultati dello studio eLeMeNS, che mostrano chiaramente come con un impegno minino il settore potrebbe dare al Paese una spinta significativa per uscire dalla crisi. È necessario quindi che il Governo tenga conto di questi risultati se vuole favorire il consolidamento di un’industria matura come quella eolica, creare nuovi posti di lavoro e prestare fede agli impegni presi in sede comunitaria in tema di clima e ambiente. Lo studio completo eLeMeNS, l’executive summary e la sintesi sono disponibili sul sito ANEV. n L’ING. LUCA DI CARLO È IL NUOVO SEGRETARIO SCIENTIFICO DELL’ANEV Il Consiglio Direttivo dell’ANEV ha nominato all’unanimità l’Ing. Luca Di Carlo Segretario Scientifico dell’ANEV, affidandogli il supporto tecnico-scientifico alle attività dell’Associazione. Già Dirigente e Consigliere di Amministrazione del GSE, di cui era fino a dicembre scorso Direttore dell’Ingegneria, l’Ing. Luca Di Carlo è specializzato in programmazione, pianificazione, ottimizzazione e controllo gestionale di infrastrutture e servizi nel settore idrico, energia, gas e rifiuti, start up, organizzazione e management di aziende operanti nei servizi pubblici di rilevanza economica. È stato Amministratore Delegato di una Società mista pubblico/privata operante nel settore della costruzione e gestione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e della distribuzione e vendita di gas metano. Responsabile Tecnico di numerosi progetti ad alto contenuto tecnologico finalizzati al controllo gestionale e al miglioramento dell’efficienza di sistemi idrici di distribuzione e trattamento acque presso il Water Research Center – WRc, centro di ricerca inglese di rilevanza internazionale. La lunga esperienza maturata nel GSE e nelle precedenti attività con ruoli manageriali e tecnici fa dell’Ing. Luca Di Carlo una figura di assoluto rilievo nel mondo delle energie rinnovabili e il suo supporto sarà estremamente importante per l’ulteriore crescita dell’ANEV che oggi si pone come l’Associazione di riferimento per il settore eolico. “Questo nuovo acquisto completa in maniera ottimale la struttura associativa, rendendo l’ANEV l’Associazione di riferimento per competenze, servizi e attenzione ambientale” ha commentato Simone Togni, Presidente ANEV. “Il nostro mondo vive un energia pulita newsletter 17 momento difficile e io credo fermamente che un rilancio ulteriore della rappresentanza possa ridare slancio e voce alle rinnovabili che devono ancora vedersi riconoscere il giusto ruolo nelle decisioni. Con il nuovo ingresso di Luca Di Carlo continueremo con ancor più forza a combattere le nostre battaglie per vederci riconoscere il giusto ruolo”. “Con entusiasmo ed orgoglio accolgo l’incarico conferitomi” ha dichiarato Luca Di Carlo, “ringrazio pertanto il Presidente Togni, il Consiglio Direttivo e l’intera Associazione: metterò a disposizione la mia esperienza professionale nel settore dell’energia e delle fonti rinnovabili, per dare ulteriore sostegno e sviluppo alla produzione di energia da fonte eolica nel nostro paese”. n 18 ROBIN TAX DICHIARATA INCOSTITUZIONALE DALLA CONSULTA Per anni gli operatori eolici hanno pagato una tassa non dovuta La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la Robin Tax con sentenza del 9 febbraio, eliminando uno dei tanti oneri ingiusti che gravano da anni sul settore eolico. ANEV accoglie con grande favore l’esito della sentenza, seppur con qualche perplessità rispetto al fatto che la pronuncia avrà effetti soltanto sulle entrate erariali future. Nello specifico la Consulta ha stabilito che l’illegittimità costituzionale dell’articolo 81, commi 16, 17 e 18 del DL 112/2008 convertito con legge 133/2008, e successive modificazioni, scatterà a decorrere dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale, evitando quindi restituzioni e rimborsi alle imprese del settore dell’eolico che dal 2008 hanno versato l’addizionale ingiustamente e che oltre al peso della Robin Tax sono state già penalizzate da ostacoli burocratici e normativi. L’auspicio espresso dall’ANEV è che errori del genere non si ripetano più. La semplificazione della normativa e l’emanazione di regole certe devono essere alla base del funzionamento di un settore industriale sano e con grandi potenzialità, come l’eolico, che ad oggi rischia il collasso. Tale incertezza comporta la fuga degli investimenti all’estero, la perdita di credibilità del Paese e la perdita di posti di lavoro. “Come da tempo segnalato questo provvedimento era palesemente illegittimo e l’augurio è che si prenda atto della sentenza e che per il futuro non si ripetano tentativi di penalizzare ad ogni costo le rinnovabili tanto meno con provvedimenti incostituzionali” ha commentato Simone Togni Presidente dell’ANEV “Speriamo che questa lezione serva anche a risolvere, prima che intervenga la giustizia, l’annosa questione degli oneri di sbilanciamento” n eventi 18 – 21 maggio 2015 AWEA’s WINDPOWER 2015 Orlando, USA “Eolico italiano: costi e benefici” ANEV Roma, Auditorium GSE 19 – 22 maggio 2015 Corso di formazione ANEV “Come diventare imprenditore e manager specializzato del settore eolico” Dalle autorizzazioni alla connessione alla rete, dalla progettazione alla gestione Roma, Sede ANEV 11 giugno 2015 Concerto dedicato al Vento Danilo Rea Roma, Auditorium MAXXI ANEV – E.on 11 giugno 2015 Convegno Giornata Mondiale del Vento 16 ottobre 2015 China Wind Power 2015 Beijing, China 4 – 7 ottobre 2015 WINDaba 2015 Cape Town, South Africa 3 – 4 novembre 2015 Corso di formazione ANEV Il Minieolico Ecomondo Key Wind – Fiera di Rimini 5 - 6 novembre 2015 Corso di formazione ANEV Operation& Maintenance Ecomondo Key Wind – Fiera di Rimini 17 – 20 novembre 2015 EWEA 2015 Annual Event Paris, France ATTIVITÀ DEI GRUPPI DI LAVORO ANEV I Gruppi di Lavoro ANEV, aperti a tutti i soci, si riuniscono periodicamente presso la sede dell’ANEV per occuparsi di questioni d’interesse per l’Associazione e per il settore eolico. Si riassumono di seguito le principali attività e obiettivi delle ultime sedute dei GDL ANEV. Gruppo di Lavoro Mercato Durante la prima riunione del GdL Mercato è stato deciso di elaborare un documento sull’integrazione delle rinnovabili nel mercato, con particolare riferimento all’eolico, in modo da evidenziare, a fronte dei dati numerici dell’eolico (costi, incentivi, esternalità, risvolti occupazionali e ambientali) le strategie che ottimizzano i benefici dell’integrazione dell’eolico nel sistema. Il documento, che dovrebbe essere pronto nella sua versione definitiva per maggio 2015, dovrebbe contenere una prima parte sullo stato dell’arte che riassuma gli studi pregressi di terzi sul tema, analizzi il contesto internazionale ed evidenzi le criticità che hanno danneggiato il mercato delle rinnovabili in Italia, con particolare riferimento all’eolico. In secondo luogo, la seconda parte del documento dovrebbe essere propositiva, con l’analisi degli strumenti concreti che nel futuro consentirebbero agli impianti FER, che oggi hanno bisogno di incentivazione, di entrare nel mercato (ad esempio: spostare l’incentivo dalla produzione alla realizzazione degli impianti – semplificazione amministrativa, sgravi fiscali). Gruppo di Lavoro Comunicazione Nell’ultimo GDL Comunicazione sono stati definiti i contenuti dei convegni di Roma, in occasione della Giornata Mondiale del Vento e di Rimini in occasione di Key Wind 2105. La base di partenza per la definizione dei programmi sono i risultati dello studio sui “Costi e benefici - Effetti dell’incentivazione della generazione eolica sul sistema italiano” elaborato quest’anno da eLeMeNS. Si è discusso inoltre degli eventi di comunicazione legati alla Giornata Mondiale del Vento, in par- ticolare di dare continuità all’evento musicale serale presso il MAXXI. Gruppo di Lavoro Normativa Durante l’ultimo Gdl Normativa è stata presentata la bozza di proposta da presentare al MiSE per il mini e il medio eolico. È stato inoltre convenuto riguardo al “DM Tariffe” (DM 24.12.2014 del MSE, pubblicato nella GU n.302 del 31.12.2014) che risulta opportuno chiarire con GSE e MiSE l’ambito di applicazione del paragrafo n.13 dell’Allegato 1 di tale decreto. Tale paragrafo prevede il riconoscimento di un contributo a favore del GSE nel caso di istruttorie per istanze di parte relative a modifiche impiantistiche, incluse fra quest’ultime le sostituzioni di componenti quali motori/alternatori/gruppi. ATTIVITÀ DEGLI ORGANI ASSOCIATIVI ANEV Il 29 aprile 2015 si terrà alle ore 11 il Consiglio Direttivo dell’ANEV presso la sede dell’ANEV energia pulita newsletter 19 ANEV parola agli associati Marco Peruzzi Direttore Business Unit Fonti Rinnovabili Edison SpA e Presidente E2i Energie Speciali Silvia Martone 20 È stato recentemente stipulato un accordo tra F2i, Edison ed EDF Energies Nouvelles per la nascita del terzo operatore nel settore delle energie rinnovabili in Italia. Può illustrarci le caratteristiche di questo nuovo polo delle rinnovabili? Nei mesi scorsi è stato concluso l’Accordo che ha portato alla nascita del terzo operatore nel settore delle energie rinnovabili in Italia: il nuovo operatore - oggi E2I Energie Speciali- dispone di 600 MW di capacità installata, prevalentemente eolica a seguito dell’accorpamento degli impianti di Edison Energie Speciali - storica società del gruppo Edison attiva nella produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile - e di alcuni impianti di EdF EN Italia. Gli azionisti della nuova società sono il fondo italiano per le infrastrutture F2i, con una quota del 70% tramite F2i ER 2, e una holding partecipata da Edison e dal Gruppo EDF Energies Nouvelles Italia, per il rimanente 30%. Contestualmente è stata costituita una nuova società del gruppo EDF, EDF EN Services Italia (parte del gruppo mondiale di O&M delle rinnovabili del Gruppo EDF), che fornirà i servizi di Operation & Maintenance agli impianti di E2I Energie Speciali Il nuovo polo delle rinnovabili contribuirà alla crescita del settore facendo leva sulle competenze di Edison nella gestione e ottimizzazione dell’energia elettrica e di EDF Energies Nouvelles nelle attività di Operation & Maintenance (O&M). Solidità e competenze finanziarie saranno rafforzate dalla presenza del partner strategico F2i, investitore istituzionale di lungo periodo, con una consolidata esperienza nel settore delle energie rinnovabili. Grazie a un business model innovativo, Edison ritirerà l’energia prodotta dal nuovo polo delle rinnovabili ottimizzandola poi con il proprio portafoglio produttivo, mentre Edf EN Services garantirà le performance e la disponibilità tecniche. Questo approccio permetterà di beneficiare delle migliori competenze industriali e operative esistenti e ridurrà i rischi di mercato e operativi della nuova società. Il settore eolico sta attraversano un momento di crisi in Italia, dovuto principalmente a provvedimenti penalizzanti per il comparto, come quello delle aste e dei registri. Secondo alcuni, ciò renderebbe l’Italia un paese poco appetibile per gli investitori. A fronte delle ultime operazioni che hanno riguardato il vostro Gruppo, qual è il suo parere in merito? Il mercato elettrico italiano, pur in un momento difficile, resta uno dei maggiori mercati europei e conferma la propria attrattività per operatori in grado di ottimizzare la complementarietà tra impianti di generazione termoelettrica, idroelettrica e da altre fonti rinnovabili. Grazie alla valorizzazione di queste competenze, Edison potrà operare in modo più competitivo sui mercati dell’energia e dei servizi associati ed E2i Energie Speciali, schermata dai rischi dei mercati energetici, potrà anche proporsi come polo di consolidamento degli operatori di medie e piccole dimensioni del settore delle energie rinnovabili italiano. Questa operazione è il segnale che occorre mantenere vivo l’interesse per un settore bientali positive indotte dalla produzione “green” che sono parte nella natura stessa delle rinnovabili. La differente natura delle risorse che abbiamo a disposizione dovrebbe essere vista come fonte di “ricchezza” piuttosto che “limite”, imparando a innovare: innovazione tecnologica, innovazione nei modelli di business, innovazione nella strutturazione delle regole e dei mercati ci possono aiutare a crescere senza sacrificare nulla, ma anzi, ottimizzando al meglio le risorse di cui disponiamo. che l’Europa indica come centrale nell’evoluzione del mix di generazione europeo verso scelte di minore impatto ambientale e verso una maggiore sicurezza degli approvvigionamenti a prezzi competitivi. Per questo motivo in Italia è importante continuare a lavorare, come operatori e nell’ambito delle associazioni di categoria, per traguardare verso un sistema che strutturi regole chiare e trasparenti e soprattutto certe, che diano la possibilità di partecipare al mercato a tutti gli operatori industriali e finanziari seriamente interessati ad investire nello sviluppo integrato del settore energetico italiano. E’ d’altro canto inoltre importante che la sostenibilità ambientale si sposi con la sostenibilità economica delle rinnovabili stesse e del sistema nel suo complesso. Il mondo delle rinnovabili è stato spesso guardato con sospetto sia per la generosità del sistema incentivante in particolare verso alcune fonti, sia per la “peculiarità” insita nelle modalità di produzione e di fornitura di energia al sistema ad esempio nel caso di fonti non programmabili. Le rinnovabili d’altro canto portano anche benefici al sistema, come il contributo al contenimento dei costi energetici per il consumatore finale e i benefici portati al sistema e al territorio, oltre alle esternalità am- La vostra filosofia imprenditoriale si fonda sui valori del massimo rispetto dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori, in linea con i principi posti dai protocolli ANEV. Quali sono le attenzioni adottate per conseguire tale filosofia? L’impegno per la tutela dell’ambiente mira a rafforzare il connubio tra competitività e sostenibilità ambientale e si concretizza combinando le risorse finanziarie e tecnologiche messe in campo con la sensibilizzazione e la formazione di tutti coloro che operano per conto dell’azienda. L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale delle attività contenendo le emissioni, salvaguardando il suolo, proteggendo la biodiversità, riducendo la quantità di rifiuti e smaltendo quelli prodotti nel modo migliore possibile. Sotto il profilo più operativo gli aspetti ambientali sono costantemente monitorati e gestiti sia attraverso la rigorosa applicazione e l’aggiornamento dei sistemi di gestione ambientale certificati secondo gli standard internazionali (UNI EN ISO 9001 per la qualità, UNI EN ISO 14001 e Regolamento CE 1221/2009 “EMAS” per l’ambiente e BSI OHSAS 18001 per la salute e la sicurezza), sia spingendo sull’applicazione delle migliori tecnologie disponibili, puntando all’innovazione continua e soprattutto alla responsabilizzazione dei dipendenti e delle imprese terze. n energia pulita newsletter 21 I membri del Coordinamento FREE raccontano Le fonti rinnovabili e il mercato elettrico. I benefici sul prezzo dell’energia Agostino ReRebaudengo Presidente assoRinnovabili Il mercato elettrico italiano presenta ormai da due anni prezzi particolarmente ridotti se paragonati agli andamenti storici del passato. Se si esamina l’andamento mensile del PUN (Prezzo Unico Nazionale) medio, riportato in Figura 1, si osserva che i valori del 2014 rappresentano il minimo storico del periodo considerato (2011 – 2014), con una particolare flessione tra marzo e agosto 2014, in cui il PUN medio è rimasto stabilmente al di sotto dei 50 €/MWh). A tale situazione concorrono due elementi: il persistente calo dei consumi di elettricità dovuto al perdurare della crisi economica (la richiesta elettrica ha perso circa 30 TWh rispetto al picco assoluto di oltre 340 TWh raggiunto nel 2007); l’incremento della produzione da fonti di energia rinnovabili, in particolare eolica e fotovoltaica. Il secondo punto in particolare merita un approfondimento che ne definisca meglio i contorni, al fine di quantificare uno dei tanti benefici forniti dalle fonti rinnovabili. Come noto, nelle sessioni del Mercato del Giorno Prima (MGP), organizzato in Italia secondo il criterio dell’ordine di merito economico, le fonti rinnovabili, caratterizzate da Figura 1. Andamento del PUN medio mensile per gli anni 2011 – 2014 23 (Fonte: elaborazione assoRinnovabili su dati GME) costi marginali di produzione pressoché nulli, contribuiscono a ridurre il prezzo dell’energia sul mercato, soprattutto nelle ore centrali della giornata. Questo fenomeno, definito in letteratura come “Merit Order Effect” (MOE), diventa sempre più evidente nel caso di maggior presenza di riportato in Figura 2, le offerte rinnovabili complessive salgono al 43,5% del totale, mentre la quota di offerte da fonte eolica e fotovoltaica è pari al 19,4%. La maggiore presenza della fonte eolica è naturalmente concentrata nelle regioni dell’Italia meridionale, laddove gli impianti eolici - per vocazione territoriale - sono localizzati. La percentuale più elevata di offerte da eolico e fotovoltaico si registra, infatti, proprio nella zona Sud (26,9%), seguita dalla zona Sicilia (26,4%) e dalla Sardegna (21,5%). Anche il 2014 si conferma, pertanto, un anno positivo in termini di aumento di energia prodotta da fonte eolica e di partecipazione al mercato del giorno prima. Se si esamina l’andamento mensile del PUN medio si osserva che i valori del 2014 rappresentano il minimo storico del periodo considerato (2011 – 2014) fonti rinnovabili sul mercato elettrico. L’apporto delle energie rinnovabili alla produzione elettrica nazionale è aumentato continuamente negli ultimi anni, raggiungendo livelli impensabili fino a qualche anno fa. Nel 2014 solo il parco eolico ha prodotto circa 15 TWh di elettricità, contribuendo al 5,6% della produzione nazionale (5,3% nel 2013) e soddisfacendo il 4,8% della richiesta nazionale (4,7% nel 2013). SomFigura 2. Quote delle offerte di energie rinnovabili totali e per zona sul MGP – Anno 2014 mando all’eolico anche la (Fonte: elaborazione assoRinnovabili su dati GME) produzione fotovoltaica si è arrivati a coprire complessivamente il A livello nazionale il benefico ruolo della 14,3% della produzione nazionale e il produzione da fonte eolica e fotovoltaica si 12,4% della richiesta interna di energia rileva chiaramente esaminando il valore elettrica. dei prezzi unici nazionali (PUN) in base È importante poi non solo considerare la alla maggiore o minore presenza di tali produzione eolica e fotovoltaica rispetto fonti sul mercato. In Figura 3, ad esempio, alla produzione nazionale, ma anche comè evidente il contributo della fonte eolica prenderne le dinamiche di partecipazione e fotovoltaica nell’abbassamento del sul mercato elettrico ed in particolare sul prezzo dell’energia. Nelle ore centrali cd mercato del giorno prima (MGP). Come della giornata, infatti, quando la produ- zione di energia da queste fonti raggiunge livelli più elevati, il prezzo della stessa energia è di circa 40 €/MWh. consumi elettrici che ha determinato una riduzione dei prezzi di riferimento rispetto ai quali si stima l’effetto del MOE), l’impatto complessivo nel triennio è stato pari a 7,3 miliardi di euro. In altri termini, se l’energia prodotta da eolico e fotovoltaico fosse stata prodotta da fonti tradizionali, il valore complessivo pagato per l’approvvigionamento di energia sul MGP saFigura 3. Andamento dei valori medi orari di PUN in funzione del livello di rebbe stato superiore di previsione di produzione eolica e fotovoltaica – Anno 2014 (solo giorni feriali) oltre 7 miliardi di euro. (Fonte: elaborazione assoRinnovabili su dati GME) A fronte di tali evidenze è possibile inoltre stimare economicamente il risparmio indotto dal MOE e quindi dalla fonte eolica e fotovoltaica sul MGP. Nella tabella seguente sono riportati i dati relativi al risparmio cumulato dal 2012 al 2014 previsti da assoRinnovabili. Sebbene nell’ultimo anno l’effetto si sia ridotto (a causa della progressiva diminuzione dei 25 Tabella 1. Andamento cumulato della stima di risparmio indotto dal MOE per gli anni 2012, 2013 e 2014 (elaborazioni assoRinnovabili su dati TERNA/GME) PIANETA TERRA il Francesco Pardi Il Green Act secondo il Coordinamento FREE 27 “Le proposte del Coordinamento FREE per il Green Act su rinnovabili, efficienza e mobilità sostenibile saranno precise, puntuali, praticabili e in grado di rimettere in moto settori significativi che contribuiranno all’uscita dalla crisi economica. Ma vogliono anche dare indicazioni strategiche per caratterizzare in modo trasversale e fortemente ambientalista la politica del Governo nel 2015, anno decisivo per il futuro del clima, con la Conferenza di Parigi”. È stato annunciato così il documento con cui FREE ha deciso di lanciare le sue dieci proposte d’intervento sul Green Act del Governo Renzi, pensato dal premier a gennaio e focalizzato sui temi dell’economia ambientale (guardando anche alla conferenza di Parigi 2015 - COP 21). L’iniziativa del Coordinamento è stata presentata il 19 marzo a Roma, in Campidoglio, alla presenza dei principali rappresentanti politici, istituzionali e delle associazioni. I dieci titoli che compongono il documento sono: promuovere l’economia circolare; rafforzare l’industria “green” in italia; carbon tax; far decollare la mobilità elettrica; puntare sulla riqualificazione spinta del parco edilizio; mettere a valore il patrimonio forestale nazionale; promuovere un nuovo mercato elettrico; semplificare le rinnovabili; semplificare la micro cogenerazione; valorizzare gli impianti rinnovabili esistenti. Approfondiamoli più nel dettaglio. dei sottoprodotti, rimuovendo le barriere e destinando risorse all’integrazione tra filiere produttive e impianti di recupero anche energetico (con particolare riferimento alla microgenerazione distribuita). Rafforzare l’industria “green” in Italia. Dopo il programma “industria 2015” del 2006, scrive il Coordinamento, “peraltro arenatosi per l’insipienza dei governi che si sono succeduti, è mancata un’incisiva politica industriale in Italia mirata ai comparti, come quelli dell’efficienza, delle rinnovabili, della mobilità sostenibile, della biochimica che hanno visto un forte dinamismo a livello internazionale. Considerata l’ulteriore accelerazione che subiranno questi comparti alla luce degli obiettivi climatici al 2030, diventa strategica per il paese la valorizzazione delle realtà nazionali che operano in questi ambiti. Questo comporta un’attenzione alla ricerca e alle applicazioni delle tecnologie innovative in Italia, in modo da favorirne poi l’esportazione. Va inoltre incoraggiata la ricerca di alleanze in Europa in modo da poter meglio affrontare la competizione internazionale. Proponiamo di lanciare un programma Industria 2030 che coinvolga piccole e grandi imprese, università, Cnr ed Enea, identificando i comparti imprenditoriali con maggiori potenzialità di crescita”. FREE ha deciso di lanciare le sue dieci proposte d’intervento sul Green Act del Governo Renzi Promuovere l’economia circolare. Secondo FREE occorre promuovere l’economia circolare a) con incentivi fiscali ai produttori/gestori di attività terziarie lungo tutto il ciclo, commisurati alla percentuale di materiali risparmiati, accompagnati da penalizzazioni per i soggetti che non vi aderiscono; b) adottando norme contro l’obsolescenza programmata, come ha fatto la Francia. c) favorendo, per la sostituzione di componenti degli impianti di produzione di energia a fonti rinnovabili, l’utilizzo di parti usate e/o rigenerate; d) favorendo in particolar modo il recupero 28 Carbon tax. L’attuale contesto di basso prezzo del petrolio rappresenta una congiuntura favorevole per l’introduzione di una carbon tax, secondo i proponenti. “Hanno sottolineato l’opportunità di questa proposta, tra gli altri, la Iea e la Banca Mondiale”. Per FREE, dunque, si dovrebbe, “come previsto dalla delega fiscale, definire una carbon tax. Poiché la delega fiscale prevede che si approvi la carbon tax, che entrerebbe in vigore solo quando adottata a livello europeo, il governo italiano deve agire con Per far decollare la mobilità elettrica, invece, “occorrerebbe aumentare marginalmente la fiscalità sulla grande platea dei veicoli maggiormente inquinanti (ad esempio le auto oltre i 200 gCO2/km) e destinare gli extra introiti al sostegno dei veicoli a minimo impatto. Occorrerebbe inoltre promuovere la realizzazione di punti di ricarica direttamente presso le abitazioni o le aziende”. Puntare sulla riqualificazione spinta del parco edilizio è un aspetto ulteriore. Secondo il Coordinamento “serve una politica coraggiosa di rilancio delle politiche di efficienza, la predisposizione di una adeguata strumentazione finanziaria e la creazione di una filiera industriale in grado di intervenire in maniera integrata e seguendo approcci innovativi. Una adeguata rimodulazione del Conto termico e dei TEE, accompagnata da fondi di garanzia potrebbe attivare ingenti risorse private in grado di rimettere in moto il comparto delle costruzioni e di sfruttare il nostro ‘shale gas’ rappresentato dall’inefficienza del nostro parco edilizio”. Mettere a valore il patrimonio forestale nazionale: “È urgente promuovere e dare continuità alla gestione attiva del patrimonio forestale quale strumento indispensabile per lo sviluppo delle filiere produttive legate ai prodotti legnosi destinate all’edilizia, all’arredamento e alla produzione di energia rinnovabile, la tutela del territorio e la salvaguardia ambientale e paesaggistica, la conservazione delle componenti bio-culturali del territorio italiano, la protezione e prevenzione del dissesto idrogeologico e degli incendi”. Promuovere un nuovo mercato elettrico. Ai sensi del D. Lgsl. 102/2014, si spiega nel documento di FREE, “va promossa l’aggregazione della produzione FER in ambiti territoriali omogenei, affidando all’aggregatore la partecipazione al mercato elettrico su mandato dei singoli operatori. L’aggiunta di back-up (oggi cicli combinati, domani accumuli) renderebbe ancora più prevedibile l’offerta e consentirebbe alle FER di partecipare a pieno titolo sia al MGP, che al MI e al MSD”. A tal fine, prosegue il testo, “è sufficiente calcolare gli eventuali oneri di sbilanciamento per l’aggregato e non per il singolo impianto che, se non si aggregasse, risulterebbe penalizzato e 29 fermezza perché quanto già previsto da una comunicazione della Commissione Europea venga rapidamente trasformato in Direttiva europea”. modificare la normativa attuale di Terna, perché possa dispacciare insieme impianti allacciati in punti diversi della rete, rendendola analogo a quella del Regno Unito. La gestione aggregata di impianti contenenti FER non programmabili sarà enormemente facilitata dall’utilizzo esteso di accumuli elettrochimici, accompagnando con misure ad hoc gli stimoli alla diffusione di queste soluzioni contenuti in recenti delibere dell’AEEGSI. Va altresì consentita la stipula di contratti a lungo termine, che evitano l’offerta di energia a costo zero, riducono l’imprevedibilità dei ritorni economici (che scoraggia gli investimenti), orientano meglio investimenti per loro natura ad alta intensità di capitale e con ritorni molto differiti nel tempo, favoriscono la bancabilità, proteggono produttori e consumatori dalla volatilità dei mercati a breve”. In definitiva, “le attuali normative, che non consentono di stipulare contratti bilaterali di qualsiasi durata, in quanto il compratore può disdirli senza alcuna penalità con preavvisi molto brevi, vanno abrogate, a favore di forme contrattuali che prevedano le consuete garanzie per la risoluzione anticipata. Per superare la comprensibile diffidenza di venditori e compratori verso impegni a prezzi fissi per un periodo prolungato (salvo adeguamenti in itinere), sempre ai sensi del D. Lgsl. 102/2014 va promossa la costituzione di aggregatori della domanda”. Semplificare le rinnovabili è un dei passaggi fondamentali. “Nella condizione in cui è oggi il paese è necessaria una trasformazione radicale del sistema energetico per far fronte alle conseguenze relative al cambiamento climatico e assicurare insieme la competitività e sostenibilità del sistema produttivo, garantendo la sicurezza ed accessibilità energetica a tutti i cittadini. Con le opportune politiche l’offerta di generazione elettrica e termica da rinnovabili si adatterà progressivamente alle reali necessità 30 energetiche del paese. Tramite l’associazione di produzione e consumo il sistema energetico del paese passerà infatti da un superato modello ‘produzione<->trasporto<->consumo’, ad un più adatto allo stato della tecnologia ed efficiente ‘produzione/consumo<->trasporto<>consumo/produzione’. Un sistema nel quale, grazie a reti intelligenti e capacità di accumulo ben progettate, il trasporto dell’energia (previa trasformazione) svolgerà solo una funzione ancillare e residuale. Nel quale saranno necessarie ovviamente capacità di riserva (e dovranno essere remunerate equamente), ma il baricentro del sistema sarà la generazione diffusa da fonte rinnovabile immediatamente utilizzata”. Per sostenere questa trasformazione si propone: “Di emanare un nuovo schema di sostegno che riguardi gli impianti di taglia piccola e media a servizio di famiglie e PMI, e sia rigorosamente a “incremento di costo zero” (utilizzando esclusivamente i risparmi derivanti da cali di produzione ed uscita impianti incentivati, anche per revoca), privilegiando comunque efficienza ed autoconsumo (es. favorendo l’istallazione di batterie e gli interventi FV su edifici con rimozione di amianto, o l’uso energetico di sottoprodotti). Di promuovere (oltre alla micro di cui al punto successivo) in particolar modo la minicogenerazione da biogas agrozootecnico e biomasse solide fino a 500 kW integrate nei cicli produttivi che ha molteplici effetti positivi sia ambientali come economici. Di incoraggiare (come da punto successivo) l’efficientamento del parco di generazione da rinnovabili esistente, consentendo ad esempio spostamenti di impianti in favore di maggiore possibilità di autoconsumo (a incentivi invariati), e di potenziare la produzione a parità di impianto (consentendo l’accesso per tali potenziamenti ai meccanismi previsti nei nuovi schemi di sostegno). Di rivalutare i meccanismi di autorizzazione e delle definizioni, avviando semplificazioni: drasticamente (e unificando i diversi adempimenti Semplificare la micro cogenerazione. “Il potenziale mercato italiano per la micro-cogenerazione è vastissimo - sottolinea il Coordinamento - ma la complessità degli adempimenti necessari per l’installazione degli impianti e soprattutto per l’accesso agli incentivi tuttora ne frena la crescita, nonostante le disciplina europea (Direttiva 2012/27/EU) ne raccomandi esplicitamente lo sviluppo attraverso idonee politiche strutturali”. Al fine di promuoverne lo sviluppo si dovrebbe: “Prevedere l’installazione necessaria di impianti di cogenerazione ad alto rendimento nei progetti di edifici di nuova costruzione e di ri- strutturazioni rilevanti degli edifici esistenti, come già previsto ad esempio per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili; prevedere un metodo standardizzato di riconoscimento dei Titoli di Efficienza Energetica che prescinda dalla valutazione caso per caso; applicare anche all‘installazione di micro cogeneratori il beneficio della detrazione fiscale al 65%; abolire l’officina elettrica (almeno fino a 20 kW), il contatore fiscale, il registro delle misure di energia elettrica e l’applicazione dell’accisa sull’energia elettrica prodotta calcolandola sul combustibile utilizzato a partire dalla misurazione diretta del combustibile; in merito al tema della prevenzione incendi innalzare il limite entro il quale sia sufficiente una semplice dichiarazione dell’installatore”. Infine, ultimo dei dieci punti la valorizzare gli impianti rinnovabili esistenti. “Le recenti misure introdotte dal Governo meglio note come spalma incentivi (sia per gli impianti fotovoltaici sia per gli impianti ad altre fonti rinnovabili) scrive FREE - anno a nostro parere illegittimamente modificato con efficacia retroattiva i rapporti incentivanti in essere, generando forte sfiducia negli investitori nazionali ed esteri e bloccando di fatto il rinnovo del parco impianti esistente”. Il Legislatore, quindi, “dovrebbe introdurre un principio di favore per gli impianti esistenti attraverso misure quali l’eliminazione dei divieti imposti dallo spalma incentivi volontario, l’introduzione di ulteriori semplificazioni autorizzative, un accesso facilitato agli incentivi con meccanismi e contingenti dedicati, una maggior chiarezza su temi come la possibilità di riutilizzo di componenti dell’impianto preesistente, il diritto di installare in un impianto incentivato potenza aggiuntiva non incentivata, la possibilità per gli impianti di biogas di sfruttare il gas proveniente da ampliamenti delle discariche non previste in progetto, ecc”. n 31 verso amministrazioni locali, rete elettrica, etc.) per gli impianti integrati ad edifici esistenti ed a loro servizio sino ad una soglia differenziata per tecnologia; per gli elettrodotti in MT quando a servizio di impianti da rinnovabili; per le autorizzazioni paesaggistiche nei casi semplici; per il caso di impianti su discariche, ex cave e siti inquinati nelle quali l’uso energetico (anche per coltivazioni no-food ad utilizzo vincolato) deve sospendere le procedure di bonifica, previa messa in sicurezza; per le reti private che collegano utenze industriali e commerciali ed impianti di produzione da fonte rinnovabile o con modalità cogenerativa ad alto rendimento (CAR); per il silenzio-assenso, al netto delle procedure ambientali, trascorsi inutilmente i termini previsti per legge per l’emanazione delle autorizzazioni e/o dei pareri e permessi; per l’introduzione del diniego costruttivo. Di potenziare il meccanismo dei SEU, consentendo l’accesso ai benefici per “aggregatori” di domanda ed offerta (centrali di vendita e centrali di acquisto, o altre forme di aggregazione di soggetti ed impianti) connessi direttamente, anche tramite la rete con obbligo di connessione di terzi. Di rivedere la fiscalità stabilizzando i crediti di imposta per gli interventi di efficientamento energetico”. Foto dell’Ing. Mirko Oliviero PIANETA TERRA il Cosimo d’Ayala Valva Test di mercato per l’eclissi 33 L’eclissi. Per uno spettatore, diciamo, “normale” è un fenomeno straordinario, da ammirare con le dovute cautele. Mentre per il sistema elettrico italiano è un test per la rete di distribuzione (media e bassa tensione soprattutto), dove immettono la loro energia la stragrande maggioranza degli impianti fotovoltaici. Ma anche gli eolici tipicamente fino alla taglia media (sotto i 6 MW). È da inizio marzo che degli effetti dell’eclissi se ne parla intensamente in esito ad una comunicazione di Terna (Gestore della rete elettrica nazionale) verso i gestori della rete di distribuzione, che ha imposto agli stessi di avvisare i loro clienti produttori di un ordine di modulazione totale (riduzione a zero della potenza in immissione) per la data dell’eclissi (20 marzo), per tutto il giorno; ordine valido fino a revoca dello stesso. La polemica nasce da diverse domande che si sono posti i vari interlocutori: perché? perché tutte le 24 ore? perche anche l’eolico? In effetti, si sostiene, l’eclissi ha un andamento noto, dovrebbe essere quindi prevedibile e il nostro sistema mercato non dovrebbe avere problemi potendo bilanciare sull’MSD (il mercato in tempo reale 34 accessibile solo a unità abilitate espressamente). Ovviamente il fenomeno eclisse è un qualcosa che riguarda anche gli altri Paesi ed è infatti stata affrontata da Entso-e, l’associazione dei gestori delle reti di trasmissione di 34 Paesi. Secondo l’associazione, l’eclissi potrebbe avere un impatto notevole sulla sicurezza dei sistemi elettrici del centro Europa, a causa di un deficit di potenza prodotta per un massimo di 34 GW. L’analisi di Ensto-e stima che per quanto riguarda l’Italia la riduzione di potenza coinvolgerebbe circa 7.000 MW (sugli oltre 19.000 installati). Non è tanto la potenza in diminuzione che preoccupa ma semmai la velocità con cui diminuisce e con cui riprenderebbe una volta finita l’eclissi. L’ordine di riduzione degli impianti fotovoltaici è una questione tutta italiana, in quanto, ad esempio, i quattro gestori della rete tedesca non hanno previsto alcuna riduzione di potenza, nonostante un probabile calo di oltre 17.000 MW fotovoltaico (su 40.000 installati) e una esposizione all’eclissi maggiore rispetto all’Italia. Quindi perché in Italia si impone la riduzione a zero, nonostante il minore impatto e in Germania no? A questo punto la discussione si sposta sulla capacità di prevedere l’andamento della domanda elettrica e anche sulla situazione meteo che ci sarà durante il periodo dell’eclissi. Infatti quelle potrebbero essere ore in cui la domanda potrebbe subire variazioni sulla base della variazione di alcune attività previste normalmente in quelle ore e forchetta oraria dalle 7.00 alle 14.00 e non più per le 24 ore. Chiudendo quindi la cronaca di quanto avvenuto e discusso fino a qualche ora prima del fenomeno eclissi, e andando a vedere quanto poi successo sulla rete si nota un normale andamento della curva del fabbisogno con una domanda leggermente sottostimata (Fig. 1, fabbisogno Terna del 20.3.2015), mentre in tema di prezzi dell’energia elettrica si nota un notevole aumento sul prezzo MGP (il prezzo che si forma il giorno prima della consegna fisica dell’energia) di oltre 10 €/MWh rispetto al giorno prima e al giorno successivo (Fig. 2, andamento MGP) e stessa cosa sul MI (Mercato Infragiornaliero che si svolge poco prima della consegna fisica dell’energia) dove si sono registrati prezzi quasi doppi rispetto al giorno prima (Fig. 3, Mercato infragiornaliero MI3 del 20 marzo). Concludendo risulta abbastanza evidente che la scelta precauzionale adottata da Terna era assolutamente condivisibile volendo considerare questa casistica (eclisse) come un test, un’opportunità, anche a livello europeo per verificare la capacità dei regolatori europei di coordinarsi, nel gestire insieme quell’equilibrio di bilanciamento della rete che è necessario garantire alla stessa, onde evitare danni (ad esempio di black out) in casi potenzialmente critici come questo. Dall’altro lato, appare ancora più evidente come le fonti rinnovabili apportino un benefico effetto calmierante sulla dinamica dei prezzi di mercato. Un effetto che tra l’altro è stato anche quantificato in un recente studio eLeMeNS/ANEV dove il beneficio del solo eolico sul PUN (Prezzo Unico Nazionale che si forma a chiusura del MGP e rappresenta il prezzo d’acquisto dell’energia sul territorio nazionale) si attesta poco sotto il miliardo di euro per il 2013. n 35 questo potrebbe di per sé disturbare la rete se correlato alla riduzione di potenza. Il fattore meteo non è da sottovalutare, infatti, già in presenza di fenomeni di nuvolosità abbastanza estesi, il fenomeno del calo di potenza potrebbe essere molto attenuato. E proprio su questo punto interviene un aggiornamento di Terna a quasi 48 ore dal fenomeno che riduce i MW coinvolgibili a circa 4.400 MW e riduce anche la PIANETA TERRA il GREAT Med project la multidisciplinarietà per una gestione sostenibile della fascia costiera Davide Astiaso Garcia 37 DIAEE – Dipartimento di Ingegneria Astronautica Elettrica ed Energetica Sapienza Università di Roma. Presidente del Comitato di Direzione del progetto GREAT Med Il bacino del Mediterraneo è considerato uno dei 25 “biodiversity hotspots”, cioè una delle 25 aree al mondo con maggior tasso di biodiversità. Difatti, nonostante occupi solo lo 0,8% della superficie marina globale, il mar Mediterraneo ospita tra il 7 e l’8% delle specie marine conosciute, tra cui molte specie endemiche, non presenti cioè in altre aree del pianeta. Anche le zone costiere del Mediterraneo sono contraddistinte da simili livelli di biodiversità. Occorre inoltre considerare che al contempo le coste mediterranee sono tra le aree marine al mondo con più alta pressione antropica, principalmente a causa dell’ingente traffico marittimo, del livello medio di urbanizzazione della fascia costiera, e delle attività turistiche e industriali che impattano sulla fascia 38 costiera. Nel particolare, tra carichi/scarichi nei porti petroliferi interni al bacino ed i traffici intercontinentali transitanti da Suez o da Gibilterra, un terzo del traffico mondiale di idrocarburi passa per il mar Mediterraneo. Tutte queste attività causano un livello di inquinamento delle acque e delle aree costiere che minaccia la conservazione delle specie mediterranee marine e terrestri, senza considerare i rischi ambientali connessi ai potenziali incidenti marittimi con conseguente rilascio di enormi quantità di prodotti petroliferi o altre tipologie di sostanze tossiche e pericolose. In tale contesto, il progetto internazionale GREAT Med, “Generating a Risk and Ecological Analysis Toolkit for the Mediterranean”, capitanato da due Diparti- menti della Sapienza Università di Roma, quello di Ingegneria Astronautica Elettrica ed Energetica (DIAEE) e quello di Biologia Ambientale, contribuisce alla conservazione della biodiversità, al mo- piche nelle aree costiere del Mediterraneo. Le attività del progetto, della durata di due anni, beneficiano del finanziamento della Comunità Europea nell’ambito del Programma di cooperazione transfrontaliera “ENPI CBC Bacino del Mediterraneo”. L’Unione Europea, infatti, con più di un milione e settecentomila euro, contribuisce a sostenere il progetto per il 90% del totale del budget che raggiunge quasi i due milioni di euro. Grazie al lavoro congiunto di un team multidisciplinare di università e centri di ricerca provenienti da Italia, Francia, Tunisia e Libano, il progetto si occupa di monitoraggio e nuove strategie per una ge- nitoraggio ambientale e alla mitigazione degli impatti connessi alle attività antro- 39 Tra carichi/scarichi nei porti petroliferi interni al bacino ed i traffici intercontinentali transitanti da Suez o da Gibilterra, un terzo del traffico mondiale di idrocarburi passa per il Mediterraneo rischi antropici, a partire dall’elaborazione di: • linee guida per il monitoraggio della biodiversità nelle aree costiere mediterranee; • Metodologie di classificazione delle coste mediterranee in base al rischio di contaminazione da idrocarburi e HNS; • Procedure per valutare l’impatto dell’urbanizzazione e buone pratiche per la progettazione di strutture turistiche ecosostenibili e a bassi consumi energetici • Pianificazione di interventi di gestione costiera integrata. Inoltre, si propone di creare una rete di partner, istituzioni e amministrazioni europei e mediterranei. 41 stione costiera integrata del Mediterraneo, basata sull’integrazione di dati ambientali, provenienti dal monitoraggio della biodiversità costiera, con analisi di rischio e valutazioni di impatto ambientale. Il Progetto mira infatti all’elaborazione di nuovi strumenti, metodologie, tecniche e strategie per la conservazione delle aree marino-costiere, stimando e prevenendo i rischi connessi alle attività antropiche e promuovendo nel contempo una fruibilità sostenibile delle stesse aree. In particolare, il progetto dovrà elaborare un “toolkit” per la gestione integrata delle zone costiere, contenente una stima delle vulnerabilità ambientali e dei Al fine di concretizzare sul territorio le metodologie elaborate, il progetto prevede l’applicazione delle stesse in cinque aree costiere pilota, in modo da valutare al contempo la loro realizzabilità e replicabilità in diversi contesti culturali, economici e paesaggistici. Le aree in esame sono il Golfo di Cagliari, la zona costiera della Provenza, nel mediterraneo francese, il Golfo di Gabes in Tunisia, la fascia costiera della città di Beirut in Libano ed i litorali antistanti l’antica città di Byblos, anch’essa in Libano. Tali applicazioni permetteranno di elaborare un database cartografico GIS (Geographic information system) pubblicato sul sito web del progetto, in modo che tutti i portatori di interesse ed i decision makers abbiano la possibilità di consultare mappe tematiche digitali ed interro- 42 gabili relative alle zone costiere di loro competenza. Dopo circa un anno di attività, il 19 Marzo scorso si è tenuta presso l’Aula Magna della Facoltà di Architettura - Fontanella Borghese, la Mid Term Conference del progetto GREAT Med dal titolo: “State of the art, first results and future activities” (stato dell’arte primi risultati e prossime attività). Dopo una breve presentazione del progetto, particolare attenzione è stata data infatti ai primi risultati ottenuti relativamente allo stato della biodiversità e all’uso del suolo ed all’analisi dei rischi dovuti all’inquinamento ed all’antropizzazione delle aree di studio individuate in Libano, Tunisia, Francia e Italia, con particolare riferimento al Golfo di Cagliari. All’evento hanno preso parte i partner del progetto provenienti da 4 nazioni (Francia, Tunisia, Libano e Italia) nonché l’ente di protezione internazionale delle Nazione Unite UNEP-MAP PAP RAC (Priority Actions Programme / Regional Activity Centre of the Mediterranean Action Plan), in qualità di Associate Partner, che ha presentato il Protocollo di Gestione Costiera Integrata dell’UNEP. Hanno inoltre preso la parola importanti istituzioni nazionali e locali interessate al progetto. La Dott.ssa Anna Maria Cicero, Capo Dipartimento “Monitoraggio e Valutazione della Qualità dell’Ambiente Marino” dell’ISPRA – Istituto Superiore per Interessanti anche sia l’expertise di Legambiente sugli interventi di clean up e pulizia delle coste contaminate da idrocarburi, di cui ha parlato la Dott.ssa Francesca Ottaviani, che i punti di vista delle Associazioni Greenpeace Italia e Marevivo, grazie agli interventi del Dr. Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne di Greenpeace Italia e del Presidente di Marevivo, Dott.ssa Rosalba Giugni. In aggiunta, al fine di integrare i risultati del progetto GREAT Med con quelli di altri progetti internazionali sulle stesse tematiche, il Dr. Daniel Ballesteros Bargues dell’Università di Cagliari ha presentato le attività del progetto ECOPLANTMED, anch’esso finanziato dal Programma ENPI CBC Med. In ultimo, non per importanza, è stato possibile ascoltare l’esperienza delle autorità preposte alla conservazione della natura in aree naturali protette, grazie agli interventi di Angelo De Vita, Direttore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diana, e Aleandro Tinelli, Direttore Tecnico della Tenuta Presidenziale di Castel Porziano. In definitiva, la conferenza ha mostrato tangibilmente l’approccio alla gestione della fascia costiera del progetto GREAT Med, cioè il coinvolgimento e la cooperazione di tutte le realtà interessate: i gestori delle aree naturali protette, in veste di decision makers, le associazioni nazionali di settore, in veste di stakeholders ed il mondo accademico e di ricerca, che fornisce il necessario supporto scientifico interdisciplinare per una sfida così complessa come quella della gestione sostenibile ed integrata della fascia costiera. n la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha presentato l’esperienza dell’istituto in tre attività di monitoraggio e ricerca a supporto delle decisioni ambientali: un’analisi degli impatti ambientali causati dal relitto della Costa Concordia; i principali risultati circa la conservazione di piante e habitat del terzo report italiano “Direttiva Habitat”; l’utilizzo di un supporto GIS per le attività di gestione e zonizzazione di un’Area Marina Protetta. La Dott.ssa Barbara Negri, dirigente dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), ha invece presentato l’utilizzo del telerilevamento satellitare nella gestione costiera, introducendo il progetto di collaborazione tra ASI e il Dipt.to DIAEE della Sapienza Risc Kenya (Remote Informative System to support integrated Coastal zone managment action plan in Kenya). 43 All’evento hanno preso parte i partner del progetto provenienti da 4 nazioni (Francia, Tunisia, Libano e Italia) PIANETA TERRA il Daria Palminteri 45 A rischio la Riserva naturale di Torre Guaceto La Riserva naturale di Torre Guaceto, situata sulla costa Adriatica in provincia di Brindisi, in prossimità di San Vito dei Normanni e Carovigno, è una delle aree marine protette più belle e, fino a ieri, incontaminate del Mare Adriatico, inserita nella Lista Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea (ASPIM), è dal 2014 al centro di accese polemiche scaturenti dal mancato tempestivo impedimento del determinarsi di un danno ambientale all’ecosistema, oltre che di un serio danno all’immagine del Consorzio di gestione dell’oasi protetta. Con Atto Dirigenziale del Servizio Risorse creto Istitutivo dell’Area Marina Protetta che vieta “l’alterazione, con qualsiasi mezzo, diretta o indiretta, dell’ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e biologiche delle acque, nonché la discarica di rifiuti solidi o liquidi e in genere l’immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare, anche transitoriamente, le caratteristiche dell’ambiente marino”. Non a caso, l’Unione Europea ha da ultimo avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane. Come era prevedibile, la decisione della Regione è stata da subito duramente contestata dal Consorzio di gestione dell’oasi, oltre che dall’opinione pubblica, ed ha condotto alla presentazione di un esposto alla Procura, alla Capitaneria di Porto, al Corpo forestale dello Stato e al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri. Nonostante questo, l’impianto è entrato in funzione regolarmente il 22 settembre 2014. Dai risultati delle analisi dei prelievi effettuati il 27 settembre 2014 dall’Arpa di Brindisi, dunque nei giorni immediatamente successivi all’attivazione dell’impianto, è emersa una grave alterazione delle caratteristiche chimiche e biologiche delle acque, ed in particolare si evidenziava come la presenza di azoto ammoniacale e del batterio “escherichia coli” fosse decisamente al di sopra dei limiti massimi di legge. In seguito all’adozione del nuovo provvedimento del Servizio Risorse Idriche della Regione Puglia, il Consorzio di Gestione, il 9.09.2014, ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale avverso l’atto autorizzativo dirigenziale - la cui motivazione consisterebbe nell’intervenuta impraticabilità delle soluzioni fino ad allora adottate per lo scarico delle acque reflue in questione - allo La Riserva naturale di Torre Guaceto è una delle aree marine protette più belle e, fino a ieri, incontaminate del Mare Adriatico Idriche della Regione Puglia n. 136, infatti, il 02.09.2014 è stata rilasciata all’Acquedotto Pugliese SpA l’autorizzazione all’esercizio dello scarico provvisorio, per il periodo necessario al completamento dei lavori dello scarico definitivo, nel “Canale Reale” - un corso d’acqua che sfocia all’interno della zona maggiormente protetta della riserva naturale - delle acque reflue depurate provenienti dal nuovo impianto di trattamento a servizio del centro urbano di Carovigno. Da più parti si era sottolineata la palese violazione di leggi nazionali e comunitarie, ovvero la mancanza di autorizzazione alle emissioni in atmosfera prevista dal Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante “norme in materia ambientale”; la mancanza di Valutazione di Incidenza Ambientale ai sensi della Direttiva Habitat recepita con D.P.R. 357/97 ed il mancato rispetto del De- 46 scopo di chiedere la sospensione della relativa efficacia. Il 17 dicembre 2012 il Presidente del Tar di Lecce ha accolto il ricorso mediante l’emissione di un decreto urgente di sospensione dell’autorizzazione rilasciata dalla Regione Puglia a favore dell’AQP spa. Ad ottobre 2014 si è poi svolta, al fine di dare una complessiva definizione alle soluzioni di scarico sostenibili dell’impianto depurativo di Carovigno, una “inchiesta pubblica”, come previsto dalle leggi in materia, a cui hanno partecipato la Regione, i tecnici di AQP e rappresentanti di associazioni ambientaliste, di Confindustria nonché il Direttore del Consor- Il “crono programma” stabilito dal tavolo tecnico prevedeva la presentazione del progetto entro il 15 novembre 2014, al quale dovrà seguire la convocazione, da parte della Regione, degli Enti competenti per il rilascio delle autorizzazioni necessarie. Dal momento in cui l’Acquedotto riceverà l’autorizzazione, avrà tre mesi per attuare l’intervento con spese a proprio carico nel rispetto della normativa vigente, e nel frattempo proseguirà i lavori per il completamento della condotta sottomarina che, una volta ultimata, disperderà a largo le acque accolte dal depuratore. Come sottolineato dal Direttore del Consorzio di Gestione dell’oasi, si è trattato sicuramente di un passo avanti, in attesa tuttavia della messa in opera, nel più breve tempo possibile, della condotta sottomarina, come unica soluzione finale realmente valida per evitare l’ulteriore compromissione della qualità dell’acqua e della sopravvivenza delle specie marine protette presenti nell’area di Torre Guaceto, oltre che il danno irreversibile all’immagine e di conseguenza al turismo, di rilievo certo non trascurabile per l’economia della Regione Puglia. Il problema, peraltro, ad oggi, è ben distante dall’essere risolto, ove si consideri che la Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici, pur sollecitata dall’ufficio VIA, non ha ancora neanche pronunciato il relativo parere in ordine alla realizzazione delle trincee drenanti e che, anche con il funzionamento a regime del depuratore, attualmente l’impatto sulla qualità delle acque è tutt’altro che inesistente, come invece ci si dovrebbe aspettare in un’area che rientra fra le poche zone marine protette a essere riconosciute al livello internazionale, quale è ancor oggi la Riserva di Torre Guaceto. n Si è trattato sicuramente di un passo avanti, in attesa tuttavia della messa in opera, nel più breve tempo possibile, della condotta sottomarina zio di gestione di Torre Guaceto, inchiesta incentrata sul progetto per la realizzazione del “recapito finale temporaneo dell’impianto depurativo consortile di Carovigno a mezzo di trincee disperdenti complementari allo scarico nel Canale Reale”. Ebbene, in esito alla riunione del tavolo tecnico del 27 ottobre 2014, è stato previsto come la soluzione definitiva al problema debba essere rappresentata dalla utilizzazione di una condotta sottomarina ed altresì - individuandosi nel tempo occorrente per la realizzazione della condotta la necessità di soluzioni temporanee di scarico controllato è stata concordata intanto la realizzazione di trincee drenanti e disperdenti sulla terraferma e al di fuori dell’area protetta, sostitutive dell’attuale scarico nel Canale Reale. 48