newsletter 01-2013

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(www.eltamiso.it)
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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
LIBERTÀ E INDIPENDENZA PER L’ITALIA
Scritto da Gianni Lannes il 1 gennaio 2013
Se essere italiani significa far finta che la democrazia sia viva e vegeta da noi, lascio questa
italianità a Voi.
Se essere italiani significa omettere che la Costituzione repubblicana ed antifascista sia
stata congelata dal Trattato di Lisbona, lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa ignorare le clausole segrete dell’armistizio di Cassibile (3 settembre
1943), lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa tacere sui crimini mondiali del padrone USA, (sedicente
alleato), lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa essere militaristi, filosionisti ed angloamericani, lascio questa
italianità a Voi.
Se essere italiani significa digerire l’affermazione che la guerra ambientale è
un’invenzione complottista, lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa non vedere coi propri occhi che nei cieli del Belpaese ogni giorno va
in onda l’aerosolterapia bellica della Nato che ci avvelena, lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa negare ai massimi livelli istituzionali che centinaia di bombe
atomiche targate USA stazionino da anni sulla nostra terra, lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa far finta che le sperimentazioni militari sulle nostre vite siano una
barzelletta, lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa non sapere che lo Stivale è imbottito di basi militari straniere
(USA-Nato) da cui partono le guerre, lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa dimenticare che i partiti hanno occupato i gangli vitali dello Stato
succhiando linfa vitale alla Nazione, lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa solo farsi tassare fino al midollo, lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa solo accettare di essere trattati peggio degli analfabeti, quando si
vota per mettere una croce su candidati imposti dal Potere, lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa nascondere l’inesistenza di una classe dirigente all’altezza dei
tempi, lascio questa italianità a Voi.
Se essere italiani significa tacere che il sistema in cui viviamo è basato sulla menzogna
sistematica e sull'impunità ininterrotta dell’Autorità, lascio questa italianità a Voi.
L’Italia è alla deriva: milioni di leggi e nessuno diritto. Fine della democrazia già da un
bel pezzo.
Siamo noi che accettiamo di essere sfruttati da questo branco di politicanti d’accatto, malfattori
per conto terzi.
Siamo noi che accettiamo di essere controllati, ispezionati e maltrattati. In fondo,
l’oppressione cova dentro di noi.
Ma c’è ben altro che inquieta e disgusta, a parte il servilismo dilagante. In effetti, il sistema di
potere ci vuole docili e obbedienti, tutt’ al più consumatori voraci. Pensiamo tanto al futuro che
dimentichiamo di vivere il presente.
Calpestano quotidianamente i nostri diritti, quelli dei nostri figli e dei nostri genitori e
familiari. Noi? Zitti e muti.
Siamo in uno Stato di Polizia, non più di diritto, dove la democrazia viene demolita ogni giorno
nei piani alti.
Il Popolo italiano sembra sia stato privato degli anticorpi, vale a dire della capacità di
reagire a questa deriva.
Che fare? Provocare il risveglio delle coscienze. E’ l’ora di proteggere l’Italia da qualsiasi
attacco esterno ed interno.
Allora? Una marcia di Pace, nonviolenta al fine di paralizzare la Penisola. Uno sciopero
ad oltranza in ogni paese e città. Ci fermiamo per giorni, settimane, mesi. Dovranno per forza
capitolare. Non c’è più tempo per fuorviare il discorso.
All’opera, uniti, partigiani e patrioti, per una nuova Costituente, senza distinzioni, senza
divisioni.
In politica, ormai, centro, destra e sinistra non esistono più.
La storia insegna: sono le minoranze attive a dirigere gli eventi, insomma, a fare appunto la
storia.
La lotta per restituire libertà e indipendenza al Nostro Paese è appena iniziata. Sta a noi
andare fino in fondo.
Altrimenti sono parole, anzi, chiacchiere morte ed insepolte.
(da ArticoloTre - gennaio 2013)
QUELLO CHE FAI, E CHE MANGI, TI RESTA ADDOSSO
Il modello agricolo OGM si basa sulla dipendenza da erbicidi, pesticidi e fertilizzanti sintetici. Le
colture transgeniche non vengono sottoposte a studi indipendenti di lungo termine, ma spesso
introdotte sul mercato dopo essere state testate solo per 90 giorni dalle stesse società
proprietarie dei brevetti: Dow, Syngenta, Bayer, DuPont, BASF e Monsanto (che possiede da
sola l'87% di tutte le sementi OGM in commercio).
Stanno provando a negarci il diritto di
conoscere quali ingredienti transgenici sono
presenti nella nostra catena alimentare.
Per difenderti dagli OGM e gustare la vera
ricetta dell'agricoltura sostenibile, scegli solo
alimenti locali e stagionali, non sottoposti a
trattamenti chimici inquinanti.
Perché quello che fai, e che mangi,
ti resta addosso.
Ma fare scelte responsabili purtroppo
non basta a evitare il rischio della loro diffusione in Italia.
In Friuli, siamo entrati in azione nei campi seminati illegalmente con mais OGM per denunciare
e fermare il pericolo della contaminazione. Opponiti alle multinazionali biotech e unisciti alla
campagna per proteggere l'agricoltura sostenibile.
SOSTIENI ORA LE AZIONI DI GREENPEACE
(da quellochefai.org - Greenpeace - dicembre 2012)
CRISI, IN FRANCIA DILAGANO GLI ORTI
COLLETTIVI
Chi può coltiva frutta, verdura e legumi e li mette a
disposizione del prossimo.
Utilizzati anche gli spazi pubblici.
PARIGI - Crisi economica? Pochi soldi? Se hai un pezzo di
terra, anche piccolo, puoi aiutare te stesso e il tuo
prossimo a mangiare. Come? Coltiva un orto e condividi i
prodotti con i vicini.
L’idea sta diffondendosi in Francia: il movimento che
pianta legumi ed ortaggi, non nel cortile di casa, ma in luoghi pubblici accessibili a tutti si
chiama Incroyables comestibles. Complici la comunicazione veloce via Facebook e le nuove
spinte alla solidarietà sociale messe in moto dalla crisi.
A dire il vero non si tratta di un’iniziativa nuova. Si ispira piuttosto al movimento nato dall'altra
parte della Manica, in Gran Bretagna, nel 2008 e chiamato Food to share (cibo da condividere).
La disoccupazione stava colpendo alcune cittadine industriali del nord. Allora gli abitanti in
particolare del centro di Todmorden, nell’Inghilterra settentrionale (**vedi la nostra Newsletter
30-2012 del 28 luglio 2012**), decisero di mettere a disposizione di tutti i prodotti dei loro
orti. Patate, carote, insalata, legumi di ogni tipo e frutta all’improvviso non furono più scarsi. Il
movimento si allargò ai luoghi pubblici. Parchi e giardini in pochi mesi non furono più solo
località di svago, piuttosto divennero posti di produzione e di incontro.
Ora è il turno della Francia. Il quotidiano Le Monde ha inviato un suo giornalista nelle regioni
della Loira e lungo la costa atlantica dove gli «orti aperti» stanno avendo grande diffusione.
Complici i Social Network. «Cibo da condividere», ha scritto sul piccolo orto di fronte alla porta
di casa Cedric Derouin, un abitante 34enne di Saint-Nazare. Nel villaggio gli abitanti hanno
cominciato a zappare nei giardinetti, nella zona cintata della scuola locale, persino attorno al
commissariato. Ortaggi al posto dei fiori. «In questo modo si rinsaldano i legami comunitari. Si
creano nuovi momenti di socialità», dicono i nuovi agricoltori-cittadini. In Alsazia parlano di
«una rivoluzione in atto». Pare che sia tra l’altro anche un ottimo modo per coinvolgere gli
anziani. Non più solitudine in casa. Ma nei giardini pubblici con zappe e vanghe.
(da Corriere della Sera.it - dicembre 2012)
VERRANNO TEMPI PEGGIORI:
1.500 EURO DI TASSE IN PIÙ A FAMIGLIA NEL 2013.
RISPARMIARE SU LENTICCHIE E COTECHINO CONVIENE
Il 2013 sarà un anno di rincari su tutti i fronti. Dopo il canone Rai e gli aumenti delle
spedizioni bisognerà fare i conti con la tassa sui rifiuti, gli alimenti, la ricaduta dell’Imu
e tariffe varie. Occhio poi alle multe che potrebbero peggiorare una situazione già
grave. Si fa strada la sensazione che i prossimi saldi si riveleranno un autentico flop.
Italiani, preparate gli elmetti. L’incessante pioggia di aumenti e rincari sta per diventare
grandine! Altro che ripresa del ceto medio, il 2013 sarà un anno di grandi sacrifici. E se già nel
2012 non ce la passavamo così bene, figuriamoci da
gennaio in avanti!
Tassa rifiuti (+25%), biglietti dei treni, assicurazioni,
alimentari (+5%), rc auto (+5%), bollette, bolli,
servizi postali e bancari, pedaggi e ricadute dell’Imu:
aumenti su tutti i fronti per un totale di circa 1.500
euro a famiglia. E se lo dicono Adusbef e
Federconsumatori non è di certo una bufala!
Situazione insostenibile dunque, immaginando che
questa stangata non sarà accompagnata da un equo
aumento degli stipendi.
Non solo un Natale povero, ma anche un Capodanno in cui forse converrebbe già iniziare a
risparmiare su cotechino e lenticchie. Perché chi ben comincia è a metà dell’opera, ma c’è
comunque l’ansia di non riuscire a completarla!
Il primo regalino dell’anno sarà per tutti il canone Rai. Passera chiama e i cittadini devono
rispondere per forza di cose, aggiungendo 1,50 euro in più sull’abbonamento annuale rispetto
al 2012. E sono 113,50 euro così, per partire alla grande. Rimandare è impossibile perché la
scadenza è fissata al 31 gennaio.
Sempre nello stesso mese, si dovranno fare i conti con nuove tariffe postali, stando alla
delibera pubblicata il 24 dicembre dall’AGCOM che ha contribuito a rendere il cenone ancora
più gustoso. Se si va avanti di questo passo infatti, chi può prevedere se ci si potrà ancora
permettere una tavola imbandita come le feste comandano.
E se l’imposta sulla tv pubblica non si può proprio evitare, sarà meglio limitare al massimo le
spedizioni; non è tempo di letterine e regali a distanza. Per la posta prioritaria il costo di un
invio fino a 20 grammi salirà da 60 a 70 centesimi (+15%), mentre il prezzo di una lettera fino
a 20 grammi salirà da 1,40 euro a 1,90 euro (+35%). Per un extra-standard, invece,
l’incremento raggiungerà il 40%: da 1,50 euro a 2,10 euro. Per i titolari di "Bancoposta+" poi,
il canone balzerà da 30,99 euro a 48 euro.
Vogliamo parlare dell’IMU? Seppur il tanto amato Cavaliere pecchi ormai un tantino di
credibilità, alzi la mano chi non ha sperato, anche solo per un attimo, che i suoi discorsi
sull’abolizione di tale imposta potessero essere ascoltati e concretizzati da chi per esso. In
fondo l’idea che prima o poi occorra alleggerire qualche aggravio per allontanare il pericolo di
una rivolta nazionale non è affatto aleatoria.
Prima o poi, di sicuro non tanto presto dato che è in arrivo la TARES, gabella sui rifiuti che, a
partire dal 2013, sostituirà la TARSU e la TIA con lo scopo di appianare i conti delle
municipalizzate tramite un aumento tra il 10% e il 14%. 64 euro in più per i rifiuti, 299 per
l’alimentazione, 118 per servizi bancari, mutui, bolli e tasse, 132 euro per il carburante, 61 per
le assicurazioni auto, 189 di tariffe varie (autostradali, aeroportuali, gas, elettricità, acqua,
riscaldamento), più 163 di addizionali territoriali, 94 per le spese scolastiche, 114 euro di
tariffe professionali-artigianali…. e il danno è bell’e che fatto!
Occhio poi alle multe se non si vuole correre il rischio di peggiorare una condizione già grave di
per sé. Il divieto di sosta passerà da 39 a 41 euro, l'eccesso di velocità (fra i 10 e i 40 km/h
oltre il limite) da 159 a 168 euro e, per chi non mette la cintura la sanzione non sarà più di 76
euro ma di 80. Utilizzo del telefonino alla guida: 161 euro al posto degli attuali 152.
A tutto questo si aggiungono aumenti sui depositi e sui conti correnti, oltre che sui pedaggi
autostradali. La sensazione è che il flop dei saldi del prossimo mese sarà addirittura peggiore
di quello dell’anno scorso, durante il quale si sono raggiunti cali del 30%. Ecco perché, come
dichiara Carlo Rienzi, presidente dell’Associazione Consumatori, la decisione di far partire gli
sconti il due si trasformerà in un autentico “suicidio”. I consumatori avranno già dato quanto
era loro possibile durante le feste. Sarà mica vero che “Anche i ricchi piangono”?
(da ArticoloTre - dicembre 2012)
LA RICCHEZZA DEI 100 INVULNERABILI
Chiamateli Invulnerabili. Non c'è crisi né recessione che
tenga, non contano niente gli spread, le tasse o il crollo
della domanda internazionale.
Quel gruppetto la spunta comunque: loro, i 100 uomini
più ricchi del pianeta, continuano a macinare soldi. In
anni bui (quasi) per tutti, le fortune di questo facoltoso
manipolo si fanno sempre più sterminate. Con tanti
saluti alla redistribuzione della ricchezza.
Secondo il Bloomberg Billionaires Index, nel corso del 2012 il patrimonio complessivo dei 100
Paperoni globali è aumentato di 241 miliardi di dollari (184,816 miliardi di euro ca.), fino a
raggiungere la vetta dei 1.900 miliardi.
Una somma di poco inferiore all'intero debito pubblico italiano, ma decisamente superiore al
nostro prodotto interno lordo, che due anni fa non è andato oltre i 1.500 miliardi. Diamo
un'occhiata alla classifica di questi Invulnerabili, ma non iniziamo dal più ricco. Partiamo invece
da chi l'anno scorso ha guadagnato di più. Ha 76 anni e viene dalla malandata Spagna: il suo
nome è Amancio Ortega, patron della corazza Inditex, un gigante del commercio al dettaglio
che fra i suoi gioielli annovera il celebre marchio Zara. Nell'anno che si è appena chiuso ha
praticamente raddoppiato il suo patrimonio, portandolo a 57,5 miliardi (+22 miliardi).
A guardare la graduatoria assoluta dei conti in banca, però, Ortega è solo terzo. La medaglia
d'oro era e resta di sua maestà Carlos Slim, il tycoon messicano al timone del gruppo di
telecomunicazioni America Movil e dei conglomerati industriali e finanziari Grupo Carso e Grupo
Financiero Inbursa. Grazie a queste due ultime attività, che hanno registrato un'impennata dei
guadagni (+21,6%), la fortuna di Slim ha toccato la quota siderale di 75,2 miliardi di dollari.
In seconda posizione troviamo invece il nome più noto e prevedibile, quello di Bill Gates. Il
papà di Microsoft ha chiuso l'anno con un portafoglio da 62,7 miliardi di dollari, sette in più del
2011. Appena fuori dal podio, scalzato da Ortega, c'è invece una leggenda della finanza
mondiale, l'americano Warren Buffett.
Negli scorsi 12 mesi "l'Oracolo di Omaha" si è tolto una bella soddisfazione: le azioni della sua
holding, la Berkshire Hathaway, hanno battuto il mercato, registrando un guadagno del 17%,
contro il +13% messo a segno dall'indice S&P 500. Una performance che ha portato a quella
volpe di Buffett un guadagno di circa cinque miliardi, ingrassando il suo patrimonio fino a 47,9
miliardi.
A chiudere la top five c'è poi il "miliardario componibile", lo
svedese Ingvar Kamprad, demiurgo di Ikea, che ha festeggiato
l'ultimo capodanno con in tasca poco meno di 43 miliardi
(+16,6% rispetto al 2011). Fra gli italiani, il primo in classifica è
Michele Ferrero, al ventiquattresimo posto con 22,1 miliardi di
dollari. Seguono l'imprenditore Ernesto Bertarelli (romano di
nascita, svizzero di passaporto), cinquantesimo con 15,2 miliardi,
e Leonardo Del Vecchio (Luxottica), cinquantaquattresimo con
14,2 miliardi di dollari.
Ma com'è possibile che, mentre il sistema economico occidentale arranca, qualcuno sia ancora
in grado di gonfiare in modo simile la propria ricchezza? E' la speculazione, baby. Nella
maggior parte dei casi, il club degli Invulnerabili deve la propria fortuna alla finanza, ovvero al
rialzo delle azioni sui diversi mercati del mondo. Com'è ovvio, i titoli salgono solo se i risultati
trimestrali delle aziende a cui si riferiscono convincono il mercato.
Eppure, ciò non toglie che se quei signori si pagassero lo stipendio soltanto con gli utili che
producono nel mondo reale dovrebbero accontentarsi di cifre molto meno astronomiche. Nel
magico mondo del trading, invece, si può far leva ancora su una sostanziale (e colpevole)
mancanza di regole, nonché su una tassazione spesso del tutto assente.
L'importanza del know-how finanziario è testimoniata dall'orribile performance 2012 del bimbo
prodigio Mark Zuckerberg. Secondo una classifica pubblicata da Bloomberg Businessweek, il
fondatore di Facebook è stato il peggior manager dell'anno.
A causa di una quotazione non proprio a regola d'arte della sua creatura (dal giorno dello
sbarco in Borsa il titolo ha perso circa il 30%), Zuckerberg ha mandato in fumo 5,2 miliardi di
dollari, riducendo la propria ricchezza del 29,9%, a 12,3 miliardi. Forse era il caso di chiedere
consiglio al buon vecchio Buffett. (cambio indicativo: 1 € = 1,3050 $ ca.)
(da altrenotizie FATTI E NOTIZIE SENZA DOMINIO - gennaio 2013)
IN NOME DI DIO, ANDATEVENE!
Se ne devono andare tutti, dove non ha
importanza.
In
un'isola
delle
Barbados,
nell'appartamento monegasco del cognato, in
un ospizio, nella tipografia romana del suocero,
in Vaticano a pregare per lo IOR, in Europa al
posto di Van Rompuy, a insegnare alla Bocconi
a studenti inconsapevoli, in un tribunale a
esercitare la loro professione, in uno dei loro
studi legali a incassare milioni di euro.
Se ne devono andare. Non li regge più nessuno. Loro non capiscono. Si credono intoccabili
perché garanti di interessi economici delle lobby del cemento, delle cooperative, dei
concessionari, della BCE, delle banche internazionali, di Stati esteri. Vivono in un mondo a
parte, fatto di studi televisivi, di giornalisti proni, di incontri istituzionali a discettare del nulla al
quadrato con la rituale foto di gruppo, circondati da commessi, servi, maggiordomi, amanti.
Onorevoli disonorati. Facce di bronzo, facce di merda, facce da impuniti, facce da dimenticare
se si vuole riacquistare un minimo di serenità. Facce di responsabili dello sfacelo economico e
sociale che si fanno il lifting, i sorrisi tirati ormai in un ghigno, l'incedere da uomini di potere
che si credono statisti in scatola. Si ripresentano ancora, riverginati, innocenti, candidi come se
non fossero colpevoli del più piccolo errore. Loro che hanno disfatto l'economia, l'informazione,
la giustizia, la scuola, il tessuto produttivo, lo stesso Stato.
Mantenuti nelle loro posizioni privilegiate per decenni, pagate dalle tasse degli italiani a suon di
vitalizi mai rinnegati, di leggi ad personam, ad partitum, per gli amici, per i concessionari, per
le mafie. Parassiti, pidocchi, mignatte, zecche. Virus che si spacciano per miracolosi medicinali
mentre infettano il corpo della Nazione, certi della copertura vigliacca dei media e confidando
nella memoria breve degli italiani. Se ne devono andare.
In Parlamento non li vuole neppure l'italiano più mite, il più tollerante, il più distaccato dalla
politica. L'Italia è in overdose dei Bindi, Finocchiaro, Cicchitto, Berlusconi, Monti, Bersani, Fini,
Alfano, Casini, Maroni e delle centinaia di compari si ostinano a imporre la loro presenza. Non
capiscono che sono come Ceaucescu al balcone, Mussolini nel camion verso la Svizzera vestito
da soldato tedesco, Hitler nel bunker di Berlino mentre da ordini a divisioni che non esistono
più. E' questione di tempo, ma la loro avventura politica è terminata. La campanella del 2013 è
suonata, la ricreazione a spese di generazioni di italiani è finita.
"Voi siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari,
scambiereste il vostro Paese come Esaù per un piatto di lenticchie; come Giuda tradireste il
vostro Dio per pochi spiccioli. Avete conservato almeno una virtù? C'è almeno un vizio che non
avete preso? Chi fra voi non baratterebbe la vostra coscienza in cambio di soldi?
É rimasto qualcuno a cui almeno interessa il bene della Repubblica? Siete diventati
intollerabilmente odiosi per l'intera Nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie
ed ora siete voi l'ingiustizia! Ora basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete
le porte a chiave. In nome di Dio, andatevene!”
(dal discorso di Oliver Cromwell al Parlamento inglese nel 1653)
(dal Blog di Beppe Grillo - gennaio 2013)
VERTICAL FARM: IN SVEZIA IL GRATTACIELO-SERRA CON SISTEMA
IDROPONICO
Come fare a coltivare la terra quando trovare un pezzo di terreno disponibile è davvero
difficile? Sfruttando lo spazio in altezza. È questa l'idea della società svedese Plantagon che ha
progettato il primo grattacielo serra. L'edificio, vincitore del Red Herring Top 100 Global
Award, sorgerà proprio in Svezia, a Linköping.
Con i suoi 54 metri di altezza, il nuovo “Plantscraper” ospiterà centinaia di colture utilizzando
un sistema innovativo agricolo che può fare a meno del suolo. La Svezia fa dunque da apripista
ma presto le piante potrebbero coltivate in questi grattacieli serra nei centri urbani delle città
di tutto il mondo, nel tentativo di rendere l'agricoltura più economica, sostenibile e soprattutto
per soddisfare la crescente domanda legata all'aumento della popolazione mondiale.
Queste serre verticali, secondo il progetto della società Plantagon, utilizzeranno un innovativo
sistema di alimentazione che nutre le piante con acqua arricchita, annullando la necessità di
suolo. Inoltre, poiché il clima all'interno può essere controllato, tale sistema potrebbe anche
aumentare notevolmente i raccolti, offrendo alle piante le migliori condizioni e azzerando l'uso
dei pesticidi.
A Linköping, la struttura (la cui altezza è
poco più della metà della Torre del Big
Ben a Londra) è già in fase di
costruzione.
Entro il prossimo anno, lo speciale
grattacielo produrrà una vasta gamma
di verdure a foglia verde, tra cui
l'insalata, gli spinaci e la senape. Alcuni
alimenti supermercato come i pomodori
e le fragole sono già coltivate in aziende
che utilizzano una forma primitiva del
cosiddetto sistema idroponico.
Ma i plantscraper sono certamente una soluzione più sofisticata. L'idea svedese ha già fatto il
giro del mondo e ha fatto gola a molti paesi. Simili costruzioni sono già programmate o in
costruzione non solo nel paese scandinavo ma anche in, Giappone, Cina, Singapore e a
Chicago negli Stati Uniti. In questi grattacieli-serra non occorre dunque la terra, perché la
crescita è garantita dall’uso di acqua arricchita di minerali. Come funzionano?
Durante le loro fasi di crescita, le colture vengono di volta in volta portate ai piani più bassi
fino a quando raggiungono la giusta maturazione. A quel punto si trovano a livello del terreno.
Il grado di produttività è molto elevato: si parla di 300 chili di raccolto per metro quadro. Ciò
significa che un grattacielo di 25 piani può soddisfare il fabbisogno di 350mila persone.
Ma i grattacieli-serra sono sotto osservazione anche da parte dei grandi allevatori, ad esempio
da Birds Eye che sta monitorando il successo del sistema idroponico Verticrop utilizzato a
Paignton Zoo nel Devon per la produzione di colture orticole per gli animali. Lì, le piante
disposte su alcuni “vassoi” si muovono costantemente intorno ad un edificio di vetro su un
nastro trasportatore per garantire che esse ricevano la luce di cui hanno bisogno.
Un certo numero di aziende britanniche sta esplorando la tecnologia, tra cui la East End Food,
che sta costruendo una fattoria verticale ad Aston Cross, Birmingham. Il presidente della
società Tony Deep Wouhra ha spiegato al Daily Mail che il sistema ha enormi vantaggi
rispetto all'agricoltura convenzionale, perché accelera il processo di crescita e consente di
risparmiare spazio, ma a lungo andare tale tecnica potrebbe essere allargata anche alle
famiglie: “Il metodo potrebbe essere sviluppato per consentire alle famiglie di produrre cibo a
livelli nei loro giardini o anche sul balcone di un appartamento”.
L'idea dei plantscrapers è sostenuta anche da Dickson Despommier, della Columbia University,
secondo cui l'agricoltura verticale è considerata una delle soluzioni per ridurre le emissioni
globali di gas serra, per la lotta contro la scarsità d'acqua e per soddisfare le esigenze di una
popolazione sempre crescente. I vantaggi? Numerosi visto che tutta l'acqua viene riciclata e
riutilizzata, così come tutti i nutrienti. Tutto ciò che l'edificio crea è il prodotto.
Leggi anche:
- Vertical Farm: i 10 grattacieli (o torri) più verdi del mondo
- Vertical Farm e Agritettura: l'agricoltura si sviluppa verso il cielo
(scritto da Francesca Mancuso su www.greenme.it - gennaio 2013)
NUOVE LEGGI PER I PRODUTTORI
PICCOLI E VIRTUOSI
Un numero imprecisato, ma non trascurabile, di
persone pratica in Italia un’agricoltura di piccola scala,
che punta non solo a produrre alimenti, ma a
mantenere la terra fertile, tutelare l’ambiente,
rispettare il paesaggio e proteggere la biodiversità
animale e vegetale. Un’agricoltura fatta non di numeri
di produzione, ma di persone, che col loro lavoro
presidiano territori e mantengono vive conoscenze,
tradizioni, tecniche produttive locali.
Si tratta di realtà complesse, espressione della pluralità dei territori e delle realtà sociali che le
compongono, una pluralità che richiede di superare l’idea di un modello produttivo unico
regolato da un solo impianto normativo. Uno dei problemi che i piccoli produttori virtuosi
devono affrontare, infatti, è quello di doversi confrontare con norme e leggi non pensate per
loro.
Le regole del gioco, spesso, si adattano perfettamente a realtà produttive che hanno a
disposizione grandi superfici e ingenti risorse economiche, ma stentano a farlo con chi non può
disporre di capitali, personale e strutture, e spesso il peso delle documentazioni fiscali, delle
norme igienico-sanitarie e delle modifiche strutturali richieste risulta eccessivo per chi gestisce
aziende a conduzione familiare. Partendo dalla semplificazione e dall’adattamento delle norme
vigenti, alcune regioni italiane si sono già attivate per promulgare leggi specifiche che possano
rispondere alle esigenze dei “piccoli”.
Lo ha già fatto, ad esempio, la provincia autonoma di Bolzano e lo sta facendo in questi mesi la
Regione Piemonte, dove grazie all’attività del Coordinamento Contadino Piemontese è stata
presentata da un gruppo di consiglieri regionali, con prima firmataria Mercedes Bresso, una
proposta di legge sulle “Disposizioni apposite per la lavorazione, la trasformazione e la vendita
di quantitativi limitati di prodotti agricoli” (leggi il testo completo sul Sito Internet del
Coordinamento Contadino Piemontese). Lo scopo è sempre lo stesso: tutelare i
consumatori, sostenendo al contempo lo sviluppo di modelli produttivi locali.
==**==
NOTIZIE OGM DAL MONDO: PROVVEDIMENTI IN SVIZZERA E KENYA
03/01/2013: dedichiamo questa “Ultima ora” a due provvedimenti sugli OGM presi a
dicembre da due Stati, nella speranza che anche in Italia qualcosa si muova nella
direzione di vietarne semina, produzione e commercializzazione, come la stragrande
maggioranza degli italiani vuole. Da troppo tempo se ne parla, senza che alcun
Governo abbia attivato provvedimenti in questa direzione.
Partiamo dalla vicina Svizzera che sta per estendere il
divieto di coltivazione di piante geneticamente
modificate (Ogm) fino al 2017, perché - secondo quanto
recentemente stabilito dal Consiglio nazionale - una
simile
autorizzazione
non
comporterebbe
alcun
vantaggio economico.
La moratoria, approvata nel 2005 attraverso un
referendum popolare, verrà, con ogni probabilità,
prorogata di altri quattro anni. Dopo aver ottenuto la
maggioranza in Consiglio nazionale, dovrebbe infatti
presto contare anche sul consenso da parte del Consiglio
degli Stati.
Quest'ultimo rinnovo è stato dunque motivato dalla "mancanza di benefici economici", a
differenza del primo, deciso nel 2010, che era stato invece istituito sulla base dei possibili
rischi connessi alle colture transgeniche.
La coltivazione di OGM «dovrebbe essere interessante dal punto di vista ecologico, agricolo ed
economico, ma al momento nessuno dei tre criteri viene soddisfatto», ha dichiarato Bernhard
Nicod, membro del CdA dell'Associazione degli agricoltori svizzeri. (www.Agrarheute.com a
cura di Agrapress)
Ci spostiamo ora in Kenya dove il Ministro della Salute, Beth Mugo, ha annunciato il divieto
assoluto sulle importazioni di prodotti alimentari geneticamente modificati, e ha specificato che
tale provvedimento resterà in vigore per tutto il tempo necessario al completamento dei test
volti a garantirne salute e sicurezza. Mugo ha dichiarato: «Sto invitando tutti gli esponenti del
Governo e i soggetti interessati a prendere nota di questa disposizione, secondo la quale
nessuna importazione di alimenti geneticamente modificati sarà consentita nel Paese fino a
diverso avviso da parte del Ministero della Salute e della Sanità Pubblica».
(www.freshplaza.com a cura di Agrapress)
(da Slow Food - gennaio 2013)
ADDIO A RITA LEVI MONTALCINI
È morta a 103 anni il Premio Nobel, che negli ultimi anni si era dedicata a garantire
un'istruzione a tante donne africane. Franco Bomprezzi la ricorda così: «Ci ha
insegnato l'educazione civile»
Rita Levi Montalcini
È morta il 30 dicembre pomeriggio, a 103 anni, Rita Levi
Montalcini. Nel 1986 vinse il Premio Nobel per la Medicina (qui il
suo discorso). È stata la prima donna a essere ammessa alla
Pontificia Accademia delle Scienze; dal 2001 era Senatrice a vita.
Nel 1992 aveva fondato con la sorella Paola, pittrice, la
Fondazione Levi-Montalcini. La presenta così: «personalmente
ho dedicato la mia vita alla ricerca e al sociale. La vita ha valore
se non concentriamo l’attenzione soltanto su noi stessi ma anche
sul mondo che ci circonda. Sono pervenuta a tale decisione in
base all’esigenza di far fronte a una delle maggiori problematiche
che gravano sulle popolazioni dell’Africa, che consiste nel
mancato accesso all’istruzione per la quasi totalità delle
appartenenti al sesso femminile. Certo si tratta di una goccia nel
mare, al confronto delle altre grandi sofferenze del Continente africano, ma sono convinta che
aiutando le donne nel raggiungimento di questo diritto, si possa guardare alla libertà di crescita
e di sviluppo degli individui della propria società di appartenenza e di quella globale».
Vita l’aveva intervistata proprio in occasione di un grande evento che aveva riunito in Italia
tante leader africane: «Quando ero giovane il mio sogno era andare in Africa, la vita invece mi
ha portato altrove, negli Stati Uniti» ha detto a Vita il premio Nobel per la medicina. «Ho
voluto recuperare ora, alla mia età, questo impulso che sentivo da giovane, e in particolare ho
scelto di aiutare le donne africane a proseguire gli studi». «Le donne africane hanno dimostrato
alte capacità nel saper fronteggiare problemi di carattere sociale, ma solo un numero ridotto è
arrivato a ricoprire posizioni preminenti nei settori sociale e politico», scriveva nel 2006 in
una lettera in cui chiedeva supporto con il 5 per mille per la sua Fondazione.
La sua convinzione è che «dopo secoli di rassegnata accettazione e ingiustizie, le nuove leve
femminili potranno apportare un cambiamento radicale».
Oggi, ricordandola, Franco Bomprezzi scrive nel suo blog: «Forse l’ho amata attraverso l’amore
per mia madre, forse l’ho capita attraverso il suo sguardo, la sua umanità. Ecco perché oggi
provo sentimenti complessi, di affetto, di vicinanza forse incomprensibile, ma non di dolore.
Quel dolore umanissimo che ho provato quando mia madre ha varcato la soglia della morte.
Non si può provare dolore per una donna che muore a 103 anni, lucida fino all’ultimo,
testimone del tempo e di quei valori che sembrano rappresentare il meglio della nostra civiltà,
della cultura, della scienza, ma anche della gentilezza e della tolleranza, e dell’attenzione per la
ricerca e per i giovani.
Adesso leggeremo parole di circostanza, retorici omaggi della politica e delle istituzioni, ma
anche, in mezzo a tante inutili affermazioni, potremo cercare di cogliere il senso della vita, il
mistero della morte e dell’intelligenza che cambia forma e spessore, e si trasforma in memoria
e in messaggio universale. Non so se ci mancherà. Penso di no, perché non può mancare una
persona come lei, che ha saputo lentamente togliersi dalla scena senza urlare patetici
messaggi di un giovanilismo ridicolo.
Ha scelto i colori dell’inverno per abbandonare la scena in silenzio, dopo tante parole affidate a
ogni mezzo. Moderna e antica al tempo stesso, ci ha insegnato l’educazione civile. E ha
dimostrato agli uomini e alle donne che l’eccellenza può vincere, a patto di un sacrificio
costante e tenace, e di un ottimismo della volontà al di sopra di ogni vittimismo, perfino
razziale».
(da Vita.it - dicembre 2012)
COME REGALARE TUTTI I NOSTRI SOLDI
ALLE BANCHE...
Ti sei mai chiesto qual'é la percentuale che va alle
banche per ogni singola transazione con carta di credito,
POS o simili?
Te lo dico subito: in media lo 0,8% (minimo 0,6%massimo 1,25%). Sembra una cosa accettabile, anche
perchè questa percentuale è a carico del venditore e non
del titolare della carta, pertanto a noi che ci importa?
Ci dovrebbe importare e molto, anche, per un fatto semplicissimo. Se ipotizziamo che si
realizzi il progetto del governo secondo il quale tutti gli acquisti oltre i 50 euro potranno
avvenire solo con mezzi elettronici, significa che le banche e le società che gestiscono le carte
di credito (che sono esattamente gli stessi...) incasseranno un minimo di 40 cent su ogni
transazione. Ma dato che si vuole estendere, in pratica, l'uso della moneta elettronica, i 100
euro che io ho pagato con POS, sono diventati 99,20 euro nelle tasche del venditore che a sua
volta quando spenderà quei soldi, farà un'altra transazione elettronica di 99,20 che
diventeranno 98,41 nelle tasche del venditore.
E poi possiamo andare avanti fino a scoprire che dopo 100 transazioni elettroniche, come
minimo, i nostri 100 euro iniziali sono diventati 44,79 euro, e le banche hanno incassato ben
55,21 euro solo per il fatto di essere le detentrici in esclusiva della moneta elettronica (clicca
qui per i dati completi).
(dalla Newsletter di Serenitalia - gennaio 2013)
6 ALIMENTI DA MANGIARE PER UNA SALUTE DI
FERRO
Sono cibi alcalini importanti per equilibrare il Ph dell'organismo
La dieta alcalina privilegia l'assunzione di alimenti alcalini - come
vegetali, frutta fresca, tuberi, noci e legumi - limitando gli alimenti
acidi, come cereali, carni e formaggi. Per mantenere un buon
equilibrio bisognerebbe assumere l'80% di alimenti alcalini ed il 20%
di alimenti che fanno acidità. Il nostro corpo deve bilanciare i livelli di pH del sangue a un
livello leggermente alcalino di 7,365 per essere in salute. Ecco un elenco di cibi alcalini che
possono essere inseriti in una dieta quotidiana:
1. Verdure con radice
Sono ricche di minerali. Fra queste consigliamo i ravanelli, le barbabietole, le carote, le rape ed
il rafano. Pronte da mangiare dopo una cottura a vapore di soli 15-20 minuti.
2. Verdure "a croce"
Sono verdure che tutti conosciamo e amiamo. Fra queste i broccoli, i cavoli, i cavolfiori, i
cavolini di Bruxelles e simili.
3. Verdure a foglia verde
Questi includono bietole, cime di rapa e spinaci. Conosciute soprattutto per la ricchezza di
vitamina K, gli spinaci sono ricchi anche di vitamine, minerali, sostanze fitochimiche,
antiossidanti e fibre, che aiutano a migliorare la digestione.
4. Aglio
L'aglio migliora la salute cardiovascolare e rafforza il sistema immunitario, riduce la pressione
sanguigna, pulisce il fegato.
5. Peperoncino di Caienna
E' tra i cibi più alcalinizzanti. E' noto per le sue proprietà antibatteriche ed è ricco di vitamina
A, che lo rende un agente utile per combattere i radicali liberi nocivi.
6. Limoni
Un disinfettante naturale, può guarire le ferite ma anche fornire sollievo per iperacidità e
sintomi come la tosse, il raffreddore, l'influenza ed il bruciore di stomaco.
(da Cado in Piedi – gennaio 2013)
GAS: SOSTITUITO DA STUFE E CAMINI, +26% IMPORT
LEGNA
Con il crollo dei consumi di gas ai minimi da dieci anni sono aumentate
nello stesso arco di tempo del 26 per cento le importazioni di legna da
ardere per tenere accesi stufe e camini per i quali si è registrato con la
crisi un vero boom.
E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della
diffusione dei dati sul crollo del consumi di gas ai minimi secondo le elaborazioni di Staffetta
Quotidiana su dati di Snam Rete Gas, sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi del
2012. Con la crisi e l'aumento del prezzo dei combustibili quest’inverno sono state accesi oltre
sei milioni di stufe e camini sul territorio nazionale. Una dimostrazione evidente del ritorno di
forme di riscaldamento che sembravano dimenticate dovuto - precisa la Coldiretti - al
crescente interesse verso questa forma di energia che e diventata competitiva dal punto di
vista economico oltre a essere piu sostenibile dal punto di vista ambientale.
Una tendenza dovuta - sostiene Coldiretti - in parte alla riapertura dei camini nelle vecchie
case ed alla costruzione di nuovi ma anche ad una forte domanda di tecnologie piu innovative
nel comparto delle stufe a legna, delle caldaie e pellets dove l'industria italiana soddisfa oltre il
90 per cento delle domanda sul mercato interno mentre destina quasi un terzo della
produzione nazionale alle esportazioni.
L'Italia - continua la Coldiretti - e diventato il primo importatore mondiale di legna da ardere
nonostante la presenza sul territorio nazionale di 10 milioni e 400mila ettari di superficie
forestale, in aumento del 20 per cento negli ultimi 20 anni. I 12 miliardi di alberi che coprono
oltre un terzo della superficie nazionale (35 per cento) costituiscono - precisa la Coldiretti - il
polmone verde dell'Italia con circa 200 alberi per ogni italiano.
I boschi - precisa la Coldiretti - ricoprono un ruolo centrale come assorbitori e contenitori di
anidride carbonica, che e il principale gas ad effetto serra, e sono fondamentali nella
mitigazione e nell'adattamento ai cambiamenti climatici in corso ma potrebbero svolgere un
ruolo ancora piu importante per compensare il fabbisogno energetico del Paese.
Appare quindi evidente l'importanza di rilanciare la gestione dei boschi che, oltre alle valenze
territoriali, sociali e paesaggistiche, potrebbe contribuire in modo decisivo anche al
raggiungimento degli obiettivi del Piano d'Azione Nazionale al 2020 (secondo il quale le
biomasse, tra le quali spicca il ruolo dei prodotti legnosi, dovranno coprire il 44 per cento dei
consumi di fonti rinnovabili e il 58 per cento dei consumi di calore totale), fornendo biomassa
ottenuta con metodi sostenibili (sia nella produzione che nel taglio) nell'ambito di una filiera
sostenibile anche nelle modalita di trasformazione energetica con caldaie moderne ed efficienti.
(da Asterisco Informazioni – gennaio 2013)