Leishmaniosi canina (C.I.A.B.S.)

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Leishmaniosi canina (C.I.A.B.S.)
Leishmaniosi canina (C.I.A.B.S.)
Sabato 24 Aprile 2010, abbiamo avuto l’opportunità di assistere alla lettura magistrale, sponsorizzata da Bayer, del Prof. Fulvio
Quintavalla, docente alla facoltà di veterinaria di Parma, sulla Leishmaniosi nel cane.
La Leishmaniosi è una malattia infettiva, ad andamento generalmente cronico, causata da un parassita (protozoo) del genere
Leishmania, in grado di colpire soprattutto il cane, ma spesso anche gli esseri umani. La Leishmaniosi viene veicolata dalla puntura
del flebotomo, comunemente chiamato pappatacio, insetto simile al moscerino. In altre parole, l’agente vettore emosucchiatore, il
flebotomo, trasmette il parassita dal soggetto malato al soggetto sano, quando fa un primo pasto di sangue su un soggetto malato e si
infetta del protozoo che trasferisce poi su un altro soggetto, sano, al pasto successivo.
Nel mondo ci sono 800 tipi diversi di flebotomi, di cui solo 8 sono presenti in Italia e di questi solo 4 possono fungere da vettori, dei
quali il phlebotomus perniciosus è il più importante. Vivono tipicamente nell’area mediterranea ma, dato il cambio di microclima, la loro
diffusione si sta estendendo a tutta la penisola, anche lontano dalle zone da sempre considerate endemiche.
I flebotomi sono presenti da tarda primavera fino all’autunno, con attività tipicamente crepuscolare e notturna. Sono dei ditteri di piccole
dimensioni (2-3 mm) che compiono voli brevi e vivono non lontano dall’area in cui nascono (circa 1.5km). Hanno 2 cicli di sviluppo
completi, uno a maggio e uno ad ottobre, quando la temperatura è di almeno 20-25°C e i giorni hanno 17 ore di luce e 7 di buio. Vivono
dal livello del mare fino all’alta collina (800 m), in luoghi umidi ed ombrosi, ricchi di detriti organici.
Il cane funge da serbatoio della malattia, mentre in natura lo stesso ruolo viene svolto da altri canidi (lupo, volpe) oppure dal ratto nero.
Introdotto nell’organismo, il parassita è attaccato dai macrofagi che fagocitano l’organismo senza ucciderlo, e qui si riproduce fino a
riempire tutta la cellula ospite provocandone la distruzione. Dal sito primario cutaneo d’infezione il parassita può poi essere
disseminato attraverso la via ematica e linfatica, infettando i macrofagi di midollo osseo, linfonodi, fegato, milza, reni e tratto gastroenterico. Il controllo dell’infezione e l’evoluzione della malattia sono strettamente legate al tipo di risposta immunitaria che viene
innescata. Esiste probabilmente anche un risvolto genetico allo sviluppo della malattia.
SINTOMI
Mentre nell’uomo esistono sia la forma viscerale che la forma ad esclusiva localizzazione cutanea, nel cane la malattia si manifesta
quasi esclusivamente nella forma generalizzata, in cui le lesioni cutanee sono una conseguenza della disseminazione del parassita.
Risultano più colpiti i cani adulti (età più frequente 8-10 anni, o inferiori a 3 anni), senza distinzione di sesso, razza, lunghezza del pelo,
che vivono prevalentemente all’aperto; il fatto che l’incidenza della patologia nei cani di piccola taglia sia molto bassa, probabilmente è
proprio in relazione all’habitat strettamente domestico di questi animali (e conseguente minore possibilità di contatto con i flebotomi,
soprattutto nelle ore notturne).
Nella forma tipica cronica i sintomi risultano essere abbastanza complessi e vari. Dopo il periodo d’incubazione, che varia da 1 mese a
7 anni, ma di solito è superiore a 4 mesi, l’infezione può decorrere anche in forma asintomatica, cioè in modo silente o quasi
inapparente.
I sintomi della malattia possono essere inizialmente estremamente vaghi, ma con il passare del tempo diventano sempre più precisi e
gravi, caratterizzati soprattutto da manifestazioni a carico della pelle, delle mucose e da sintomi di ordine generale.
Sintomi
Prevalenza relativa (%)
Linfoadenopatia generalizzata simmetrica
71,2 - 96,1
Lesioni cutanee
75,0 - 89
Pallore delle mucose
58 - 94,2
Perdita di peso
30,7 - 70
Piressia (febbre, ipertermia)
23,0 - 70
Letargia
18 - 70
Anoressia (assenza d’appetito)
18 - 70
Splenomegalia (ingrossamento della milza)
15 - 53,3
Insufficienza renale
16 - 32
Lesioni oculari
16 - 50
Epistassi (fuoriuscita di sangue dalle narici)
10 - 37
Artropatie - zoppie
4 - 6,4
Forma acuta di leishmaniosi: febbre e linfoadenopatia generalizzata in assenza di lesioni cutanee 4
Insufficienza renale grave senza altri segni di leishmaniosi
4
Si osserva un lento ma progressivo dimagrimento, un aumento o diminuzione dell’appetito, spesso alternati, lesioni cutanee. In alcuni
casi ci può essere fuoriuscita di sangue dalle narici, così come un’aumentata produzione di urina e aumento della sete, sintomi che
indicano un’insufficienza renale.
Uno dei primi sintomi è la rarefazione del pelo nelle seguenti aree:
padiglioni auricolari, zone intorno agli occhi, dorso del naso, collo, punta dei gomiti, dei garretti e delle natiche, base e punta della
coda, arti.
Caratteristica della malattia è una dermatite secca, squamosa e non pruriginosa che si manifesta su tutta la superficie del corpo, pur
essendo ovviamente più evidente nelle zone a pelo rarefatto. Le aree depilate eczematose evolvono poi in ulcere.
Altra
lesione
caratteristica
è
la
crescita
abnorme
delle
unghie
quasi
a
forma
di
artigli.
Tutti questi sintomi fanno assumere all’animale un tipico aspetto di cane vecchio.
Erosioni e ulcere, spesso sanguinanti, si possono trovare nelle mucose del naso, sull’orlo delle gengive e sulla mucosa delle labbra,
sulla congiuntiva.
Con la comparsa delle manifestazioni cutanee, si rendono poi evidenti, e divengono gradualmente sempre più gravi, anche i sintomi di
ordine generale:
•
Dimagrimento progressivo con perdita del tono dei muscoli e della massa muscolare; all’ultimo stadio della malattia scompare
anche l’appetito;
•
Ingrossamento dei linfonodi generalizzato, che si manifesta fin dall’inizio della malattia e che risulta marcato nel periodo delle
lesioni cutanee;
•
Abbattimento generale e sonnolenza che vanno aumentando col passare del tempo e il peggioramento della malattia; il cane
si presenta svogliato e spossato, e si muove con grande difficoltà.
Altri sintomi possono essere un ingrossamento della milza e del fegato, sintomi a carico dei muscoli e delle ossa, con dolorose zoppie
causate sia da deposito nelle articolazioni dei parassiti che da reazioni autoimmuni che rispondono se trattate con cortisone.
La metà dei cani colpiti dalla malattia presenta poi un’insufficienza renale che si manifesta con una produzione di urina superiore alla
norma ed un aumento eccessivo del bisogno di bere. Il danno renale è diagnosticabile dall’esame delle urine e successivamente dagli
esami del sangue, con aumento della proteinuria e dei livelli dell’urea e della creatinina.
Compaiono anemia, diminuzione delle piastrine (che spiega in parte i sanguinamenti) e dei globuli bianchi.
DIAGNOSI
Molti dei segni clinici tipici della leishmaniosi possono essere comuni anche ad altre malattie (ricketsiosi, ehrlichiosi e babesiosi portati
dalle zecche, linfoma, dermatiti allergiche, demodicosi e rogna sarcoptica). Per questo un’accurata diagnosi, non sempre facile, è di
fondamentale importanza per la scelta della terapia più appropriata.
Per la diagnosi, e successivamente il monitoraggio della malattia una volta iniziata la terapia, è necessario eseguire una serie di esami
specifici (permettono di diagnosticare la leishmaniosi in maniera diretta o indiretta) e aspecifici (evidenziano la sofferenza degli
eventuali organi colpiti), alcuni semplici ed eseguibili presso qualsiasi veterinario, altri più complessi che solo alcune cliniche e/o
laboratori possono eseguire:
esami aspecifici: esame emocromocitometrico (esame del sangue), creatinina e urea, enzimi del
fegato (transaminasi e fosfatasi
alcalina), esame delle urine, elettroforesi delle proteine sieriche
esami
specifici: agoaspirato
e
biopsia
dei
linfonodi,
biopsia
della
cute,
midollo
osseo,
etc.,
esami
di
immunologia clinica, esami sierologici, PCR
TERAPIA e PROFILASSI
Pur non esistendo un farmaco ideale, esistono delle terapie che si dimostrano tanto più efficaci quanto più la malattia è ai primi stadi. Il
successo della terapia è legato a molti fattori, con risultati meno positivi quanto più è grave il quadro clinico, se esiste insufficienza
renale o se si associano altre malattie, se la risposta immunitaria del cane malato è insufficiente. Purtroppo, quando si manifestano i
primi sintomi sospetti, la malattia può già essere ad uno stadio avanzato.
Ad oggi, nessuna terapia può garantire una guarigione completa e definitiva, per questo motivo, per controllare la leishmaniosi, è di
vitale importanza un’azione preventiva che protegga il cane dalla puntura dei flebotomi.
Questo lo si può fare tenendo il cane in casa nelle ore del crepuscolo e notturne, installando zanzariere alle finestre, spruzzando
periodicamente con spray insetticidi cucce e canili, ma soprattutto applicando direttamente sul cane sostante con azione repellente e
insetticida.
Sono a disposizione collari (che hanno efficacia dopo 5-6gg), spray (volatili, su base alcolica, di breve durata) e spot-on (effetto in 48h
e durata prolungata). I più efficaci sono i piretroidi sintetici, come la permetrina, la cui azione viene potenziata se in associazione con
®
imidacloprid (Advantix ).
Responsabile Informazione Scientifica
Marisa Scatto