massimo bottura - Confindustria Modena
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ALDO A TOMASI T EMILIO SABATTINI E GIORGIO PIGHI: Facciamo ricerca F iinsieme alle imprese Anche gli enti locali sono in prima linea contro la crisi OUTLOOK | Novembre-Dicembre 2009 MODENA MONDO Il Bimestrale di Confindustria Modena | Novembre-Dicembre 2009 | N.4 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Bologna - Periodico Bimestrale - Euro 5,00 4 Outlook MASSIMO BOTTURA Il re degli chef italiani Riconosciuto in Italia e nel mondo come una superstar il fondatore dell’Osteria Francescana racconta le sue “poesie da gustare” >>>>>>>>> >>>>>>> IL GIORNALE ON LINE DI CONFINDUSTRIA MODENA L’informazione veloce e interattiva Confindustria Modena approda pp in Rete con un giornale online, www.emmeweb.it, che offre il meglio delle notizie economiche della nostra realtà e dell’attività delle imprese. Attraverso una comunicazione tempestiva, EmmeWeb segue l’evoluzione dell’economia modenese, raccoglie opinioni qualificate, riporta llaa voce del mondo imprenditoriale, ma soprattutto pparla arla di imprese, mettendo in vetrina i vertici produttivi e le attività più significative. EmmeWeb è uno strumento di informazione semplice e immediato, che consente di seguire e verificare lo sviluppo ddeii nostri t i principali i i li settori tt i di attività. tti ità Nell’economia il valore dell’informazione dipende dalla rapidità con cui ci giunge. Essere aggiornati in tempo reale segna il vero punto di vantaggio. Con EmmeWeb l’impresa viaggia in rete e gioca d’anticipo. www.emmeweb.it Scrivi a [email protected] Nell’home page, si trovano le notizie più rilevanti del momento; economia, finanza, imprese, estero, società, attualità sono le sezioni in cui è suddiviso il giornale; la gallery propone per immagini una panoramica delle iniziative che Confindustria Modena ospita e promuove. Una newsletter, a cui si può iscrivere chiunque sia interessato alle notizie economiche del nostro territorio, anticipa i contenuti e le novità di EmmeWeb. In questo numero Mondo Bimestrale di Confindustria Modena www.confindustriamodena.it [email protected] Anno I - Numero 4 - Novembre-Dicembre 2009 DIRETTORE Giovanni Messori DIRETTORE RESPONSABILE Marzia Barbieri COMITATO EDITORIALE Massimo Bruni, Vincenzo Cremonini, Rita Greco, Mario Mairano, Antonio Panini, Monica Pelliciari ART DIRECTOR Rosita Balestri IMPAGINAZIONE Studio RBP REDAZIONE Raffaella Mazzali, Generoso Verrusio Telefono 059 448308 - Fax 059 448320 SEGRETERIA Laura Ansaloni, Simona Carnevali HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: TESTI Ugo Bertone, Felicia Buonomo, Arianna De Micheli, Roberto Grimaldi, Cecilia Lazzeretti, Ida Meneghello, Franco Mosconi, Massimiliano Panarari IMMAGINI Elisabetta Baracchi e Serena Campanini, Bloomberg News, Contrasto, Elliot Erwitt, ImagineChina, Carlo Pozzoni, Reuters. Paolo Terzi La foto di copertina è di Elisabetta Baracchi La Cina non aspetta Pechino vuole contare di più sullo scenario mondiale e cerca alleanze tra le economie emergenti, dimostrando che una parte del mondo può crescere senza l’aiuto dei Grandi. Copertina | Eccellenze modenesi Non semplici ricette ma poesie da gustare Massimo Bottura è stato consacrato come uno degli chef più bravi del mondo, dalle più importanti guide al 50 World’s Best Restaurants. Il fondatore dell'Osteria Francescana racconta come nasce e fiorisce la sua cucina, dall’amore per la tradizione al gusto per l’ innovazione. Eventi Scuole e imprese per formare i giovani tecnici A Como il seminario «L'eccellenza dell'istruzione tecnica» organizzato dal Club dei 15, il network delle associazioni di Confindustria delle province più manifatturiere, ha visto imprese e insegnanti uniti per cercare nuove strategie per promuovere la cultura tecnica. EDITORE Uimservizi S.r.l Via Bellinzona, 27/A - 41124 Modena PUBBLICITÀ PUBBLÌ Concessionaria editoriale S.r.l. Corso Vittorio Emanuele, 113 41100 Modena Telefono 059 212194 - Fax 059/226627 [email protected] Confindustria Modena: Claudia Martelli Telefono 059 448311 - Fax 059 448336 Cell. 380 7565462 [email protected] STAMPA Arbe Industrie Grafiche - Modena Autorizzazione del Tribunale n. 1909 del 9 marzo 2009 Approfondimento Export una crisi che sa d’antico Industria Intervista Wam, coclee alla conquista del mondo Il rettore: partner delle imprese per la ricerca L’epopea di Vainer Marchesini parte da un'officina in un garage per arrivare a una holding che ha ramificazioni nei cinque continenti. Il fondatore del gruppo Wam di Cavezzo racconta quattro decenni indimenticabili. Aldo Tomasi, alla guida dell’Università di Modena e Reggio Emilia, scommette sulle potenzialità della ricerca applicata anche per aiutare le aziende ad affrontare la crisi. Il Monitor dei distretti del Servizio studi di Intesa Sanpaolo evidenza una débacle delle esportazioni italiane (-20 per cento) nel primo trimestre del 2009. È il «peggior risultato della storia recente» ma non una novità: il trend di malessere e di criticità colpisce i distretti industriali almeno da fine 2007. OUTLOOK 5 Sommario 9 EDITORIALE Per un Paese sbloccato di Franco Mosconi 11 ZOOM ECONOMIA 20 MONDO La Cina non aspetta di Ugo Bertone 28 L'APPROFONDIMENTO Export, una crisi che sa d’antico di Massimiliano Panarari 40 ITALIA Un’economia che sta ripartendo di Paolo Bricco 46 ECONOMIA I sindaci: «In prima linea contro la crisi» di Roberto Grimaldi 58 L'INTERVISTA Il rettore: «Siamo i partner giusti per le imprese» di Felicia Buonomo 70 EVENTI Scuola e imprese per formare i giovani tecnici di Generoso Verrusio 74 SETTORI Aspettando la Motor valley di Arianna De Micheli 86 RITRATTI D'IMPRESA Wam: coclee alla conquista del mondo di Arianna De Micheli 96 ECCELLENZE Non semplici ricette ma poesie da gustare di Ida Meneghello 106 CULTURA Capolavori dagli Stati Uniti alla Romagna di Cecilia Lazzeretti 113 LETTURE di Massimiliano Panarari Editoriale | Franco Mosconi Per un Paese sbloccato Mentre gli studi economici parlano di una ripresa del Pil nazionale e internazionale, il presidente della Repubblica punta l’attenzione sulle ripercussioni della crisi sul mercato del lavoro. Che in Italia deve riuscire ad affrancarsi dalle logiche di lobby e nepotismo che tolgono spazio alla meritocrazia e alla mobilità sociale onostante il calendario, siamo entrati in una Restano sul tappeto le due grandi questioni, fra stagione che, fra la sorpresa generale, ha loro collegate, della competitività (di tutto il nostro iniziato a manifestare alcuni segnali «prisistema economico) e del lavoro (o, se si preferisce, del maverili» più che «autunnali»: con ciò vogliamo «capitale umano»). richiamare alla mente i numerosi rapporti di previIntervenendo in videoconferenza al Workshop Amsione e le tante indagini congiunturali che abbiamo brosetti di Cernobbio, il presidente della Repubblica potuto leggere proprio intorno alla metà del mese di Giorgio Napolitano ha saggiamente osservato: «La crisettembre. In rapida successione sono stati pubblicasi non è finita ed è destinata a provocare serie conseti, a livello internazionale, il nuovo World Economic guenze sul mercato del lavoro nei prossimi mesi». Di Outlook del Fondo monetario internazionale, il super700.000 posti di lavoro persi in due anni ha poi parlaindice dell'Ocse e le previsioni intermedie della Comto Confindustria, presentando il già ricordato rappormissione europea nonché, in Italia, il rapporto del to del suo Centro studi in cui prevede sì una ripresa, Centro studi Confindustria e gli indici della produzioma «lunga e insidiosa». ne industriale sia dell'Isae sia dell'Istat. Ora, gli ammortizzatori sociali estesi anche ad Fatte salve le differenze metodologiche, tutti conalcune categorie di lavoratori che ne erano storicamenPremiare vergono su un punto: la fase peggiore della crisi può dirsi te sprovviste, rappresentano una misura di politica econoil merito superata e il 2010 sarà l'anno dello svolta, con il Pil che, mica sacrosanta. E su questa strada occorre continuare. è l’unico modo dopo i tracolli di quest'anno, tornerà ad avere, un po' dapper il nostro Paese Ma ammesso e non concesso che anche in Italia si arrivi al pertutto, il segno «più». Per gli Usa la previsione di conpunto di tutte le grandi democrazie europee, che hanno di riconquistare senso è intorno a un +2 per cento (-2,6 per cento in questo un sistema «universale» di sostegno al reddito, resta l'alcompetitività 2009), che invece si ferma al +0,6 per cento per l'area deltra faccia della medaglia: come dare una vera chance ai l'euro (dopo un -4,4 per cento). Tutt'altra storia è quella che ci viene nostri talenti? Se la famiglia di origine e/o la lobby che offre proteziodai grandi Paesi emergenti (Cina e India, in primis) che metteranno ne continuano a rappresentare le cause del successo pressoché esclua segno l'ennesima performance ampiamente positiva (il Pil 2010 sive nella ricerca del posto di lavoro (e, poi, nella progressione di caraumenterà, rispettivamente, dell'8,5 e del 6,3 per cento). riera), la meritocrazia e la mobilità sociale saranno sempre un miragTutto bene, dunque, quel che finisce bene? Magari le cose fossero gio nell'Italia di questo nostro tempo. così semplici: in economia e, più in generale, nella realtà non lo sono Al contrario, il nostro Paese inizierà davvero a risalire le graduatoquasi mai. E questo vale a maggior ragione per il nostro Paese, che rie della «competitività globale» (oggi, siamo intorno alla 50° posizione viene da quindici anni di bassa crescita e da una transizione politico- stando al World Economic Forum) quando in tutti gli ambiti ci si sforzeistituzionale che sembra non aver mai fine. Il segno positivo davanti rà di premiare il merito: nella scuola e nell'università, nella pubblica al Pil che tutti gli osservatori prevedono per il 2010 (dopo il -5 per amministrazione, nelle imprese e nella finanza, nelle libere professioni, cento atteso per la fine del 2009, per l'anno prossimo si va dal +0,2 per e così via. Quel giorno il nostro «capitale umano» sarà un autentico fatcento del Fondo monetario al +0,8 per cento del Centro studi Con- tore di crescita economica: cosa che non può compiutamente avvenire findustria) va considerato davvero il minimo da cui (ri)partire. oggi, in un Paese bloccato. Come bloccate sono le sue «cento città». N L’autore insegna Economia industriale all’Università di Parma e European Industrial Policy al Collegio Europeo di Parma, dove siede nel comitato scientifico. OUTLOOK 9 ARCHITETTURA Restaurato il Salone d’Onore del Palazzo Ducale in partnership con gli industriali modenesi er Confindustria Modena, quella con l’Accademia è una collaborazione che non si è mai interrotta. Ma da questa esperienza, oltre che una grande soddisfazione, traggo un importante spunto di riflessione: dove il valore dei beni artistico-culturali è tenuto in gran considerazione si aprono prospettive importanti anche per i soggetti economici che in quel territorio operano»: commenta così Pietro Ferrari, presidente di Confindustria Modena, il lavoro di restauro delle superfici pittoriche della controfacciata del Salone d’Onore di Palazzo Ducale, finanziato dall'associazione degli industriali modenesi. Tra Accademia e Confindustria Modena esiste da tempo un rapporto speciale di collaborazione: già a fine anni Novanta, quella che ancora si chiamava Associazione degli Industriali di Modena aveva finanziato il risa- «P Zoom economia namento della volta affrescata della Sala dello Stringa (la prima delle tre anticamere che porta alla Sala del Trono ed è attigua al Salone d’Onore). E il riconoscimento ufficiale da parte dell'Accademia militare viene dal comandante generale di Corpo d’Armata Roberto Bernardini che lo ha ribadito anche nella conferenza stampa con cui è stata presentato l’intervento di recupero del salone simbolo del Palazzo Ducale: «È stato riportato allo splendore originario il cuore del Palazzo Ducale. Se oggi possiamo riappropriarci di questo luogo e riprendere le nostre attività, è grazie al sostegno di un’eccellenza del mondo economico-produttivo modenese come Confindustria Modena». «Nel nostro Paese i giacimenti petroliferi ci sono e stanno sopra di noi, non sotto», ha affermato la soprintendente ai Beni architettonici di Bologna, Modena e Reggio Emilia Paola Grifoni. «Sono da ringraziare le persone dell’impresa Clessidra che hanno lavorato con passione e sacrificio per ripristinare quel gioiello di architettura e arte che è il Salone d’Onore, ma si estende anche a Confindustria Modena e all’Accademia militare». La Soprintendenza regionale ha già lavorato con l'Accademia attraverso la formula del finanziamento privato. La qualità e la velocità di esecuzione dei lavori sono state eccellenti. «La bonifica delle infiltrazioni», racconta il direttore tecnico di Clessidra Fabio Iemmi, «il consolidamento delle superfici murarie e le integrazioni pittoriche sono state completate in un mese e mezzo». Ma il Palazzo, un tempo appartenuto alla casata Estense, è alle prese con problemi strutturali che meriterebbero un forte e diretto interessamento da parte dello Stato. «Il privato, in questi ultimi tempi, è riuscito a fare grandi cose sul fronte del mantenimento del patrimonio artistico-culturale», ricorda la Polidori, «Il caso del Palazzo Ducale di Modena, da questo punto di vista, è emblematico. Credo però che debba essere lo Stato, prima di ogni altro, a doversi fare carico della conservazione e del mantenimento dei nostri beni culturali». In alto, il presidente di Confindustria Modena Pietro Ferrari e il comandante dell'Accademia militare Roberto Bernardini. Da sinistra: il Salone d'Onore di Palazzo Ducale; la volta affrescata del salone; la mappatura dei lavori di restauro eseguiti dall'impresa Clessidra OUTLOOK 11 CONFINDUSTRIA MODENA Progetto «reti di imprese» Giuseppe Morandini: «Puntare sulle aggregazioni» PREMI Nastro d’Oro a Cavicchioli e sfide che gli imprenditori possono cogliere sono molteplici, ma ce n'è una assolutamente centrale in un'ottica di riposizionamento produttivo, in particolare per effetto della crisi: le aggregazioni fra imprese. Se ne sta occupando Confindustria Modena, con un progetto specifico che il presidente di Confindustria Modena Pietro Ferrari intende sviluppare nel prossimo biennio, con l'aiuto di Giuseppe Molinari, componente del consiglio direttivo di Confindustria Modena. «Le "reti di imprese" costituiscono tout court un modello innovativo della cultura d'impresa che dal distretto trae linfa e ispirazione», spiega Molinari. «Questi network, che non sono le classiche fusioni per incorporazione, mettono due o più aziende sullo stesso piano, ne preservano identità e specialità, e puntano alla comunione della filiera produttiva». Il progetto di Confindustria Modena si muoverà lungo due direttrici: da una parte con l'opera di informazione e formazione degli associati affidata alla scuola di alta formazione dell'associazione di via Bellinzona, Nuova Didactica, che se ne occuperà attraverso seminari e corsi formativi per lo sviluppo delle competenze manageriali necessarie; dall'altra ricercando le partnership più significative per diventare operativi: «Come ogni progetto», spiega il presidente di Confindustria Modena Pietro Ferrari, «bisogna dotarlo di risorse finanziarie. Stiamo lavorando con i più importanti istituti di credito per creare possibili forme di collaborazione che permettano di finanziare iniziative di aggregazione». e aggregazioni sono la polizza vita delle piccole e medie imprese del manifatturiero»: questa l'efficace battuta di Giuseppe Morandini, presidente di Piccola Industria di Confindustria, intervenuto a Modena al convegno nazionale «Aggregazioni tra imprese per accelerare lo sviluppo», che si è tenuto presso l'auditorium di via Bellinzona. Per l'imprenditore, che per Confindustria segue in particolare le tematiche legate alle aggregazioni e fusioni, la crisi economica ha portato le pmi di fronte a un bivio. La scelta di una o dell'altra strada dipende dalle condizioni di ogni singola azienda: «Dove ci sono le possibilità finanziarie si ricapitalizza, ma dove mancano le risorse non si può fare a meno di intraprendere il processo di aggregazione». ll’ottava edizione del Concorso enologico nazionale «Spumanti&bollicine d’Italia 2009» l’Azienda agricola Castelfaglia, che appartiene al Gruppo Cavicchioli di Sorbara ed è specializzata in spumanti e vini docg di Franciacorta, ha ottenuto il primo premio, il Nastro d'oro, e il premio speciale «Metodo classico» 2009. «Siamo orgogliosi di questo premio», commenta Cavicchioli, enologo e responsabile tecnico del gruppo omonimo, «che corona una stagione di eccellenti risultati». Infatti, a questi si aggiungono anche i riconoscimenti ottenuti, sia nelle guide dei vini sia nei concorsi, da “Vigna del Cristo Cavicchioli” e dal metodo classico “Rosè del Cristo Cavicchioli”, nonché dai vini di “Francesco Bellei”, altra azienda del gruppo. L Giuseppe Molinari, responsabile per Confindustria Modena del progetto «Reti di imprese» 12 OUTLOOK «L A Giuseppe Morandini, presidente di Piccola Industria di Confindustria FINANZA Rapporto banca-impresa, un anno di lavoro onfindustria Modena, a un anno dallo scoppio della crisi finanziaria che ha portato alla recessione mondiale, ha fatto il punto sulle iniziative messe in campo a sostegno degli associati. «L'azione di monitoraggio sul rapporto bancaimpresa è iniziata tempestivamente», ha spiegato il vicepresidente dell'associazione degli industriali modenesi con delega a credito e finanza Filippo Borghi, «e con diversi istituti di credito abbiamo siglato convenzioni per favorire temi strategici quali ricapitalizzazione aziendale, investimenti innovativi, internazionalizzazione ed efficienza energetica». In collaborazione con l'Università di Modena e Reggio Emilia è stato realizzato un ciclo di incontri formativi, e in quell'occasione quattro banche sono intervenute per illustrare alle aziende associate i modelli di Prodotto semplice, servizio articolato. C Filippo Borghi, vicepresidente di Confindustria Modena con delega al credito e finanza, e Alessandro Rossi, responsabile Area fisco e finanza dell’associazione rating applicati. «Di particolare rilievo», ha ricordato il responsabile Area fisco e finanza di Confindustria Modena Alessandro Rossi, «l'azione di stimolo verso il Cofim per aumentare le garanzie prestate alle imprese, che sono passate dal 10 al 50-60 per cento e si sono prolungate per tutta la durata del prestito». Sandro Cavicchioli ritira il premio Una vasta gamma di soluzioni di imballaggio CBM srl Via Archimede, 175 41010 Limidi di Soliera (Mo) Tel. 059 566618 - Fax. 059 8570307 www.cbmimballaggi.it [email protected] Gruppo F I N A N Z A P E R L’ I M P R E S A GRUPPO GIOVANI IMPRESE Visita alla Fiat Mirafiori System Logistics conquista il mercato Usa ystem Logistics, la divisione del Gruppo System che si occupa di automazione industriale (con un organico di 200 persone e un fatturato 2008 di 90 milioni di euro), ha assunto il controllo della statunitense Diamond Phoenix, da oltre sessant'anni leader nella progettazione, costruzione e installazione di sistemi di picking stoccaggio e smistamento. Con l'acquisizione del marchio statunitense e del suo portafoglio clienti, System Logistics, pur mantenendo il cuore produttivo in Italia, troverà un importante vantaggio commerciale in Usa e Canada e, contemporaneamente, potrà portare sul mercato europeo l'esperienza e il know-how della società acquisita. L'acquisizione interessa oltre 100 dipendenti suddivisi in diverse sedi dagli Usa all'Australia, a cominciare da Lewiston, dove si trova il quartier generale. Le nuove sedi commerciali Usa, che manterranno il marchio americano, andranno ad affiancare le strutture di System Logistics già presenti in America Latina, Francia, S eri la Topolino, oggi la nuova Cinquecento e l'Alfa Romeo Mito: la Fiat, il più grande complesso industriale italiano, nonostante i venti di crisi e i vari riassetti, quest'anno ha toccato i settant'anni di attività. Gli stabilimenti Fiat Mirafiori di Torino sono stati visitati da un nutrito numero di associati al Gruppo Giovani di Confindustria Modena. Dopo la prima parte della visita, incentrata sull'organizzazione della gamma prodotti e sul modello Fiat di «produzione snella», i partecipanti hanno potuto esaminare lo stabilimento Mirafiori Carrozzeria, dove viene prodotta l'Alfa Romeo Mito, ultima nata del prestigioso marchio italiano. A lezione d’impresa da Crown Aerosols Italia FEDERAZIONE BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO CREDITO EMILIANO CASSA DI RISPARMIO IN BOLOGNA CARIPARMA BANCA CR FIRENZE CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA CASSA DI RISPARMIO DI CENTO SANFELICE 1893 BANCA POPOLARE BANCA MODENESE BANCA EMILVENETA BANCA CRV CASSA DI RISPARMIO DI VIGNOLA UNICREDIT BANCA D’IMPRESA UNICREDIT BANCA BPV - S. GEMINIANO E S. PROSPERO BANCA POPOLARE DELL’EMILIA ROMAGNA I 'eccellenza di prodotto si raggiunge con un miglioramento graduale ma continuo dell'organizzazione interna all'azienda: dalla qualità alla manutenzione, dalla gestione dei costi alla logistica. Un modo per raggiungere questo risultato è applicare la «lean production», o produzione snella: la Crown Aerosols Italia di Spilamberto ha presentato la propria esperienza a una delegazione del Gruppo Giovani di Confindustria Modena, guidata dal presidente Davide Malagoli. «La produzione snella, anche se comporta qualche costo, quantomeno in termini di formazione del personale», spiega l'amministratore delegato di Crown Aerosols Italia Marco Padovani, «è un'importante occasione di business. Questa metodologia innovativa di organizzare i processi aziendali punta all'eccellenza dell'intero ciclo L credito alle PMI 41100 Modena Via Ganaceto, 134 Tel. 059.208274 info@cofim.mo.it IL CONFIDI PER LE PMI MODENESI logistico-produttivo e porta risparmio economico e flessibilità all'azienda. Di fatto, una leva strategica per competere sui mercati del futuro». Crown Aerosols Italia, che ha sede a Spilamberto e occupa 200 dipendenti, è specializzata nella produzione di packaging metallico per i più disparati usi ed esporta per il 50 per cento sui mercati di Belgio, Olanda, Francia e Austria. Nel 2008 ha realizzato un fatturato di 52 milioni di euro. SETTORI L’agroalimentare diventa tecnologico romosso dalla Provincia di Modena e finanziato dall'Unione europea, il progetto Tech Food (un network internazionale di organismi di ricerca, istituzioni e imprese dell’Europa dell’Est) intende creare una rete di «centri per il trasferimento tecnologico» per il settore agroalimentare. L'obiettivo è fornire agli operatori del comparto nuovi strumenti di competitività, e alle istituzioni un monitoraggio costante dell'andamento del settore. In concreto, il progetto Tech Food, che ha durata triennale e un budget di 2,5 milioni di euro, prevede la realizzazione di eventi, seminari formativi, e la creazione di un database di casi eccellenti tra le realtà imprenditoriali del settore tecnologicamente all'avanguardia. Dodici, in totale, i partner del progetto Tech Food, che coinvolgerà almeno 20 mila persone, 2.300 piccole e medie e imprese e 2.500 operatori privati. Per l'Italia, saranno coinvolti la Provincia di Modena e Aster Emilia-Romagna. P Sopra, la sede di Fiorano Modenese del Gruppo System. A sinistra, un particolare del sistema Modula Spagna e Polonia. «Esperienza e innovazione sono gli ingredienti distintivi della partnership», commenta il direttore generale di System Logistics Mauro Pelliciari. «La combinazione di queste due realtà costituisce un'ottima premessa per affrontare con determi- nazione il sempre più esigente e ricettivo mercato della logistica mondiale. In particolare, vogliamo rafforzare la nostra presenza nel mercato nordamericano che rappresenta un'opportunità di grande valore per tutto il gruppo System». Il gruppo Infracom si rafforza in Emilia-Romagna nfracom Consulting, nata nel 2007 dall'unione di Area Partners (Infracom), Info Area (Ima) e Prototipo (Sacmi) e controllata per il 75 per cento da Infracom Italia, è tornata a far parte al 100 per cento del Gruppo Infracom, importante realtà nazionale nel settore Ict, che ha acquisito le quote di Ima e Sacmi. «La sfida lanciata due anni fa da Infracom Consulting intendeva rafforzare la nostra presenza in Emilia-Romagna grazie al coin- I Roberto Reboni, presidente e amministratore delegato del Gruppo Infracom OUTLOOK 15 volgimento di partner industriali rappresentativi del territorio, obiettivo pienamente raggiunto», dichiara Roberto Reboni, presidente e amministratore delegato del Gruppo Infracom. «Nonostante l'evidente recessione del mercato, il gruppo ha dimostrato di saper raggiungere in breve tempo risultati di grande innovazione tecnologica in EmiliaRomagna, dove intende continuare a operare e a svilupparsi, parallelamente a una crescita a livello nazionale». Apex si consolida in Cina a Cina chiama? Apex risponde. Il successo del progetto Sap presso la Ognibene Hydraulics Components di Suzhou, stabilimento estero dell'azienda reggiana Ognibene Spa specializzato nella produzione e nell'assemblaggio di cilindri oleodinamici, ha determinato un ulteriore passo avanti di Apex nel mercato cinese. « Le aree di intervento», spiega Ilario Benetti, legale rappresentante della società modenese che opera nel settore Ict, «hanno interessato la produzione, le vendite, gli acquisti e il magazzino. Apex ha L Commessa in Bolivia per Ancora Group razie a una doppia commessa dalla Ceramica Faboce in Bolivia ad Ancora Group, leader nella progettazione e produzione di macchine e impianti per la lavorazione di fine linea, cresce e si consolida la presenza del gruppo sassolese sul mercato sudamericano. Questa fornitura dà un ulteriore impulso all'area latina e conferma la validità della scelta di aprire una nuova filiale in Brasile, operativa dalla scorsa primavera, per offrire un servizio post-vendita efficiente e rapido in tutto il Sudamerica. «Una scelta», precisa Fabio Corradini, amministratore delegato del gruppo, «che sta avvantaggiando decisamente la nostra attività commerciale». L'impianto entrerà in funzione nella primavera del 2010 per produrre gres porcellanato tecnico e smaltato. G anche gestito in autonomia le interazioni fra le funzionalità logistiche e gli aspetti civilistico-normativi cinesi: per il controllo del materiale importato ed esportato, ad esempio, è stato messo a punto un efficace "custom book". La presenza di tecnici della nostra azienda in Cina si è limitata a due sole settimane». Presente sul mercato cinese dal 2006, Apex rappresenta il partner ideale per le pmi che abbiano delocalizzato attività commerciali o produttive, in particolare nella zona di Shanghai. Di particolare interesse sono le competenze che Apex ha maturato nel rapporto con fornitori cinesi di macchine industriali, realizzando ex novo o reingegnerizzando software in grado di pilotare apparati installati negli stabilimenti cinesi. CULTURA Confindustria Modena sponsor di Mimmo Paladino al festival Filosofia 'edizione 2009 del festival Filosofia è stata da record: tra Carpi, Modena e Sassuolo (le tre sedi che ospitano la manifestazione) si sono contate oltre 150 mila presenze: giovani, studenti, stranieri e cittadini di ogni età. Molto apprezzata, tra le diverse iniziative culturali, la mostra dal titolo L «Testimoni» di Mimmo Paladino, che Confindustria Modena ha sponsorizzato, e che ha tenuto aperti i battenti ben oltre la durata della kermesse modenese, fino alla prima settimana di ottobre. Mimmo Paladino è ormai un nome molto conosciuto a Modena: il rivestimento Due borse di studio per il centenario di Confindustria della Ghirlandina è forse l'intervento più noto in città. L’artista beneventano è uno dei rappresentati più significativi della Transavanguardia, ha partecipato più volte alla Biennale di Venezia e nel 1994 è stato il primo artista contemporaneo italiano a tenere una mostra in Cina. Alvaro Colombo, vicesindaco di Modena, Michelina Borsari direttore scientifico del festival Filosofia, Pietro Ferrari, presidente di Confindustria Modena, e Franco Tazzioli, presidente del consiglio direttivo del Consorzio per il festival Filosofia n secolo di vita: nel 2010 Confindustria celebrerà il centenario della sua fondazione. Fra le diverse iniziative in programma su tutto il territorio, l'associazione di viale dell'Astronomia ha ritenuto fondamentale dedicare una particolare attenzione anche ai giovani bandendo, in collaborazione con l'Università Luiss Guido Carli e l'Università Carlo Cattaneo, un concorso per il conferimento di due borse di studio, dell'importo di 10.000 euro ciascuna, per lo svolgimento di un progetto di ricerca su tematiche relative alla storia economica e d'impresa italiana o della storia del pensiero economico d'impresa. Possono presentare domanda gli studenti che hanno conseguito, da non oltre tre anni dalla data di scadenza del bando (15 novembre 2009), un titolo di laurea magistrale (o del vecchio ordinamento) conseguito presso un'università italiana. U Mondo | Le prospettive del colosso asiatico Pechino vuole contare di più sullo scenario mondiale e cerca alleanze tra le economie in crescita CINA La non aspetta Dal taglio dell'export di minerali rari indispensabili al settore elettronico ai rapporti privilegiati con realtà economiche ricche di materie prime come il Brasile e i Paesi africani, il Drago Rosso sta dimostrando all'Occidente che un'intera parte del mondo può crescere senza l'aiuto dei Grandi. E a confermarlo sono i risultati economici di Ugo Bertone ll'inizio di settembre la signora Wang Caifung, direttore generale del dipartimento cinese che si occupa del commercio dei materiali rari, ha annunciato che la Cina ha intenzione di tagliare in maniera significativa, da 66 a 35 mila tonnellate l'anno, l'export di 17 minerali rari di cui Pechino detiene, in pratica, il quasi monopolio. In realtà ben pochi, al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, hanno un'idea di cosa siano e a che servano il disprosio, il terbio o il tulio, per citare solo tre delle sostanze in questione. Ma questi materiali, che riescono a conservare le proprietà magnetiche anche ad altissime temperature, sono quasi insostituibili per i cellulari, i monitor a cristalli liquidi, le turbine per l'energia eolica o per le vetture ad alimentazione ibrida. Lo stop di Pechino, insomma, cade come una vera e propria minaccia per alcuni settori, tra l'altro tra i pochi ad avere prospettive di crescita solide in tempi di reces- A Calo degli investimenti occidentali in Cina -20,5% nei primi otto mesi del 2009 20 OUTLOOK OUTLOOK 21 Mondo | Le prospettive del colosso asiatico L'Italia deve riuscire a sfruttare meglio ogni occasione utile, anche le riprese economiche temporanee di singoli settori produttivi, per rafforzare i presidi commerciali in Cina e favorire il riposizionamento competitivo del nostro Paese rispetto al colosso cinese sione. Di qui la paura che dietro alle motivazioni ambientali addotte dalla signora Wang spunti l'ombra del protezionismo o, quantomeno, del nazionalismo economico («la soluzione», ha suggerito la funzionaria cinese, «potrebbe consistere nel trasferire da noi parte delle lavorazioni, azzerando i rischi legati al trasporto»). Certo, la questione in sé è marginale. Ma è un buon esempio di una delle conseguenze che emergono, come tante punte di iceberg, dalle acque agitate della crisi: il sistema globale si va divaricando. Da una parte c'è la Cina, principale motore di una parte del mondo, per lo più asiatica, dove la crisi ha voluto dire essenzialmente un rallentamento momentaneo della crescita, poi ripresa grazie a un massiccio intervento da parte della finanza pubblica, in genere in buone condizioni; dall'altra un sistema, in Occidente, che al di là dei rovesci delle economie e dei mercati finanziari, è entrato nel tunnel di una grave malattia, che nella sua forma più acuta genera disoccupazione e perdita di fiducia. Fiducia che rimane l'ingrediente principe di un sistema che per decenni ha campato soprattutto sui consumi da parte americana che finanziavano Paesi (vedi Germania, Giappone ma anche Italia) fortemente esportatori. È inevitabile che il fenomeno della divaricazione generi conseguenze profonde, anche sul piano psicologico: le economie asiatiche, vittime della prima ondata di crisi alla fine del secolo scorso, hanno preso coscienza di poter far da sole. Certo, è legittimo nutrire dubbi sulla solidità del boom cinese, trainato da un eccesso di investimenti da parte statale che minaccia di tradursi (come è avvenuto in Usa) in bolle speculative nella Borsa e nel mercato immobiliare. Ma, almeno per ora, l'operazione «decoupling» è riuscita: i Bic (Brasile, India e Cina, perché all'appello è mancata la Russia) non sono in grado di far da locomotiva all'economia globale, però possono emanciparsi dai problemi dell'Ovest. Sia a Pechino sia a San Paulo, piuttosto che a Seoul, si fa strada la sensazione di poter fare a meno del vincolo occidentale. O quantomeno, di avere il diritto di contare di più nelle scelte del Fondo monetario inter- nazionale, in attesa che l'Occidente trovi una cura per i suoi malanni, che non sono solo finanziari. È inevitabile, anche, che la nuova situazione generi tensioni. Per tornare alla questione dei metalli rari, passata sotto silenzio in Italia, basti notare che il messaggio è stato lanciato pochi giorni prima dell'arrivo a Pechino della missione di Kevin Rudd, primo ministro d'Australia, il Paese che sta più a cuore ai signori dello yuan. Nel corso del 2009 i flussi di investimento della Cina si sono progressivamente spostati dall'area Ocse verso tre direttrici: l'Africa, ormai terra di conquista per le ditte cinesi decise a prendere il posto degli occidentali per garantirsi il flusso di materie prime; il Sudamerica, Brasile in testa, partner vitale per le esigenze alimentari del Drago (oltre che per il fabbisogno di ferro). E l'Australia, in particolare, dove si è concentrato più di un terzo degli investimenti, con un picco ad agosto del contratto da 41,3 miliardi di dollari per il controllo dei giacimenti di gas di Gorgon. Proprio con l'Australia, però, si è verificato l'incidente diplomatico e finanziario più grave: Rio Tinto, il colosso anglo-australiano delle commodity, ha rifiutato in estate Joerg Wuttke, presidente della Camera di Commercio europea a Pechino. Sotto, da sinistra: un militare osserva da dietro una tenda una cerimonia ufficiale presso la Grande Sala del Popolo nella capitale cinese; uno scorcio della centrale elettrica di Baotou, nel nord della Cina, al confine con la Mongolia l'offerta di 19,5 miliardi da parte di Chinalo, già grande azionista del gruppo che sembrava destinato, prima di un provvidenziale intervento dei rivali di Bhp Billiton, a finire nell'orbita di Pechino. Facile immaginare che dietro all'operazione ci sia stato l'attivo intervento delle autorità politiche d'Australia (e non solo). Lo sbarco in Rio Tinto avrebbe consentito alla Cina di garantirsi il controllo di uno dei principali fornitori di minerale di ferro, materia prima essenziale per l'industria dell'acciaio cinese, che da mesi esige un forte sconto sui prezzi. Non stupisce, perciò, la rabbia cinese per un buon affare sfumato. Ma pochi avrebbero previsto una reazione così muscolare: l’arresto di quattro dipendenti (tre cinesi, un australiano) di Rio Tinto, detenuti nelle carceri del Drago Rosso con la grave accusa di spionaggio per aver condotto indagini segrete sul fabbisogno di ferro da parte dell'industria di Pechino. In pratica, normali ricerche di mercato per individuare i trend di domanda e offerta (almeno secondo gli standard occidentali) ma che gli incerti confini del diritto nel Rosso Impero hanno reso assai pericolose. Una reazione del genere sarebbe stata impensabile Fino a qualche tempo fa i cinesi erano ansiosi di attrarre capitali, tecnologie e manager dall'Occidente. Oggi, forti di un surplus commerciale e di una potenza finanziaria uniche al mondo, cominciano a manifestare una certa irritazione xenofoba L’Asia rappresenta per l’Italia solo il % dell’export nazionale ma il dato è in crescita 7 22 OUTLOOK OUTLOOK 23 LA TECNOLOGIA LEADER Mondo | Le prospettive del colosso asiatico Sitma ha una consolidata reputazione nell’industria della stampa, legatoria e mailing. SITMA MACHINERY S.p.A. Via Vignolese 1910 - 1927 41057 SPILAMBERTO (MO) - Italy Tel + 39 059 780311 Fax + 39 059 780300 E-mail: [email protected] Web Page: www.sitma.com SITMA FRANCE S.A.S. La crisi ha rilanciato l’interesse della Cina per i Paesi ricchi di materie prime: il Sudamerica dei giacimenti di petrolio, l'Africa delle minierie, l'Australia delle risorse naturali e agricole 24 OUTLOOK fino a poco tempo fa: allora i cinesi erano ansiosi di attrarre capitali, oltre che tecnologie e manager dall'Occidente. Oggi, forti di un surplus commerciale e di una potenza finanziaria uniche al mondo, le autorità cinesi non nascondono una certa irritazione xenofoba: «Fino a pochi anni fa», confida al Financial Times Joerg Wuttke, presidente della European Union Chamber of Commerce ai piedi della Città Proibita, «i leader delle multinazionali che sbarcavano in Cina venivano accolti con una cena di benvenuto nella Great Hall del Popolo. Oggi, al contrario, le porte restano chiuse». Pechino, insomma, fa sapere di non aver più bisogno di capitali dall'estero o, comunque, di non temere più di tanto il calo degli investimenti dall'Occidente (-20,5 per cento nei primi otto mesi del 2009). Nessuno fa più ponti d'oro a europei e americani. La crisi ha prodotto nuove alleanze e nuovi interessi nell'emisfero sud del pianeta: le commodity brasiliane di Lula, le miniere d'Africa, le risorse d'Australia, perfino l'asse con la nuova dirigenza di Tokyo, meno legata a Washington di quella che l'ha preceduta. Dove si spingeranno questi nuovi equilibri? Molto dipenderà dalla capacità di reazione del Vecchio Mondo. Ma, per chi ama i prece- 603 Rue du Maréchal Juin, B.P. 28 Z.I. Melun-Vaux le Pénil 77013 MELUN CEDEX France Tel + 33 01 6483 5353 Fax + 33 01 6437 8945 E-mail: [email protected] Web Page: www.sitma.com SITMA JAPAN K.K. In alto, ragazze in divisa posano per una foto in Piazza Tiananmen, uno dei simboli della capitale cinese più conosciuti anche all’estero; sullo sfondo l’ingresso alla Città proibita. Sopra, un operaio davanti alla sede della China Central Television nel centro di Pechino 7-5-47, Akasaka, Minato-Ku TOKYO 107-0052 Japan Tel + 81 3 5575 3113 Fax + 81 3 5575 3124 E-mail: [email protected] Web page: www.sitma.jp SITMA U.S.A., INC. 45 Empire Drive ST. PAUL, MN 55103 United States of America Tel + 1 651 222 2324 Fax + 1 651 222 4652 E-mail: [email protected] Web Page: www.sitma.com Mondo | Le prospettive del colosso asiatico Kevin Rudd, primo ministro australiano. A destra, un coltivatore di canna da zucchero del Queensland La Cina ha dimezzato l’export di minerali rari di cui detiene il quasi monopolio 17 Nel 2009 la Cina ha spostato i suoi investimenti dall’area Ocse verso Brasile, Africa e Australia. Ma la difesa del governo australiano di una società mineraria dal tentativo di scalata dei cinesi ha prodotto un grave incidente diplomatico 26 OUTLOOK denti storici, valga il ricordo di quel che accadde nel 1873 quando dallo scoppio della bolla immobiliare e bancaria europea si innescò una crisi finanziaria che produsse una generazione di vincenti: le compagnie industriali dei tycoon americani (Rockefeller, Carnegie, McCormick). Dopo quella crisi, che generò un'ondata di protezionismo (e le prime ondate di xenofobia contro gli immigrati, in Europa e in Usa), il testimone della leadership economica passò dall'Europa agli Stati Uniti. Certo, la storia non si ripete mai allo stesso modo. Ma non occorre scavare troppo per trovare tracce di un trend già robusto. Basta ammirare i pozzi già attivi nelle acque brasiliane, di fronte a Rio de Janeiro e Vitória. Qui, contro il parere degli esperti Usa, i tecnici brasiliani stanno cercando di strappare al mare le ricchezze dei giacimenti pre-salini dell'Oceano. Un'impresa ciclopica e costosa, perché si tratta di perforare una spessa crosta di sale per liberare il greggio che, a quel punto, uscirà con una pressione fortissima. Un'impresa che il Brasile di Lula ha affidato, oltre che a Petrobras (azienda a maggioranza pubblica ma quotata in Borsa) a una nuova società di Stato, la Petrosal, con l'evidente obiettivo di non dipendere dal- le compagnie occidentali. Non solo. I finanziamenti iniziali sono stati garantiti da un prestito cinese per dieci miliardi di dollari, da ripagarsi nel tempo con barili di petrolio. In sostanza, in attesa che in Usa riparta la vendita di boxer e slip da uomo (un indicatore fedele della fiducia dei consumatori, assicura Alan Greenspan, economista e per 18 anni a capo della Federal Reserve statunitense) il mondo si attrezza a ripartire da un profilo più basso e statalista. Che prospettive si profilano per il Bel Paese? L'Italia non è certo stata a guardare in quest'anno di crisi, ma l'Asia rappresenta ancor oggi una parte modesta, il 7 per cento circa, dell'export di casa nostra, comunque in crescita. Del resto, la diplomazia economica ha puntato su due aree, la Russia e il Nord Africa, decisive per gli approvvigionamenti energetici, nell'attesa che Mosca torni ad assorbire quote rilevanti delle esportazioni italiane. Intanto, Fiat docet, chi ne aveva i mezzi ha cercato di sfruttare la crisi per insediarsi o crescere nel mercato Usa. Ma la frenata dell'economia globale ha colpito più l'industria italiana che quella dei competitor, e non solo per le delusioni patite in Russia. Purtroppo hanno pesato la spada di Damocle del credito e l'insufficiente dotazione di capitale delle imprese. Infine, l'handicap di una finanza pubblica disastrata, combinata con gli effetti della crisi, ha impedito di far conto sul mercato interno. Ora non è il caso di farsi illusioni. Il prossimo futuro ci riserverà numerose «false aurore», ovvero riprese temporanee di settori anche importanti, perché bisogna ricostruire le scorte. Sarà necessario sfruttare queste improvvise ma effimere schiarite per ridar ossigeno alle casse aziendali. Per far questo nel modo migliore, oltre ad aumentare la qualità dei prodotti compensando i minori volumi, occorrerà rafforzare i presidi commerciali, favorendo così il riposizionamento competitivo del Paese. È difficile, ma non impossibile purché il mondo del credito sappia scegliere i progetti giusti: la meccanica di precisione, l'alimentare e così via sono il nostro disprosio, il nostro terbio e il nostro tulio. L’approfondimento L’approfondimento Prosegue in questo numero la riflessione su alcuni dei più importanti studi e rapporti di ricerca realizzati da istituzioni, enti e fondazioni di rilievo nazionale, per contribuire a diffondere l'informazione sui temi dello sviluppo economico. Dopo la relazione annuale della Banca d'Italia, presa in considerazione nel numero scorso, è la volta del Monitor dei distretti redatto dal Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, di cui diamo un'ampia sintesi. Il Monitor dei distretti del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo Export una crisi che sa d’antico Nel primo trimestre 2009 i valori delle esportazioni italiane hanno toccato -20 per cento, il «peggior risultato della storia recente». Ma non è una novità: si tratta di un trend di malessere e di criticità che colpisce i distretti industriali almeno da fine 2007 di Massimiliano Panarari un osservatorio estremamente autorevole dal quale guardare allo stato di salute (o di sofferenza, come nella fattispecie attuale) della nostra economia. E il grado di professionalità e di prestigio che lo circonda, in questo caso, purtroppo, non fa altro che confermare in modo indiscutibile la situazione assai difficile che la parte produttiva della nostra economia sta attraversando. L'ultimo «Monitor dei distretti», curato da Gio- È 28 OUTLOOK EXPORT 1° TRIMESTRE 2009 Emilia-Romagna -15,2% Italia -20% Marche, Puglia, Basilicata -30% OUTLOOK 29 L’approfondimento vanni Foresti del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo (datato giugno 2009 e focalizzato sul primo trimestre dell'anno in corso), riporta una fotografia a tinte fosche della crisi che ha investito l'economia italiana, effetto, certamente, del contesto generale, ma con alcune aggravanti specifiche tutte italiane. Una fotografia precisa e serrata che ci racconta delle attuali, serie, difficoltà di un sistema produttivo, fiore all'occhiello della nostra economia e nostro passaporto nella competizione globale, che risente pesantemente di una serie di fattori e ritardi strutturali, tipici della storia italiana recente (dalla mancanza di un'adeguata logica di sistema e di un supporto energico alle esigenze di chi fa impresa, come farebbe la politica negli altri Paesi industriali avanzati, alle difficoltà rispetto al credito, oggi evidentissime) e della complicata congiuntura in cui ci troviamo ora. Criticità strutturali Qual è, dunque, il ritratto dell'Italia dei distretti che ci propone il Monitor (prestando un occhio di riguardo, naturalmente, alla realtà emiliana, oggetto più specificamente dell'estratto del Monitor, per conto di Carisbo e Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna)? È l'istantanea di quella che è sempre stata una nazione (anzi, sotto questo profilo, una vera e propria potenza) esportatrice, oggi alle prese con un drastico calo dei valori di 30 OUTLOOK export dai distretti industriali, che si aggira intorno al 20 per cento nel primo trimestre di quest'anno. Il «peggior risultato della storia recente», come afferma in modo perentorio e analiticamente molto documentato la ricerca, facendo arrivare all'apice un trend di malessere e di criticità che colpisce, però, i distretti già almeno da fine 2007. È infatti da sei trimestri consecutivi, dimostrano i ricercatori autori dello studio, che le esportazioni non aumentano o arretrano in modo sensibile. Al punto che a tenere sono solamente i distretti alimentari, per loro natura tesi a soddisfare una domanda di carattere anticiclico e collegata a bisogni di tipo primario. Mentre tutte le altre realtà distrettuali si trovano sotto scacco, con diminuzioni del fatturato estero che oscillano tra i due estremi del -15 per cento per i beni di consumo e il pesante -30 per cento per quelli intermedi, in ambedue i casi afferenti al sistema moda. Ben il 90 per cento dei distretti oggetto di indagine da parte del Monitor si trova colpito, nel primo trimestre dell'anno in corso, da una diminuzione delle esportazioni. In questo contesto, tutte le regioni italiane scivolano in zona negativa, con la sola Campania che conquista il podio di zona con la riduzione minore delle esportazioni (-5 per cento), prevalentemente in virtù dell'export delle conserve di Nocera Inferiore. Nel periodo esaminato, poi, cresce ancora la quota di mercati in Il calo dell'export è marcato negli sbocchi più importanti, Usa, Gran Bretagna e Spagna, ma anche in Russia, dove l'economia distrettuale italiana, nel complesso, arriva a perdere un terzo del fatturato rispetto al corrispondente periodo del 2008 OUTLOOK 31 L’approfondimento ...thinking to make things risulta compensato dalle prime (ancora decisamente lievi, come chiaramente avvertibile) manifestazioni di riduzione del calo dell'export provenienti dalle nazioni extraeuropee, verso le quali, in primis il mercato del gigante asiatico cinese, crescono i flussi di meccanica e mobili tricolori. cui i distretti assistono a un decremento del fatturato (tre ogni quattro), con gli sbocchi in crescita che si rivelano incapaci di fare da contrappeso al trend negativo a causa della loro modesta entità economica. Il calo dell'export si rivela marcato nelle realtà più importanti e pregiate (gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Spagna) ma anche, a conferma del bruttissimo momento che stiamo vivendo, sul mercato della Russia, dove l'economia distrettuale italiana, nel complesso, arriva a perdere all'incirca un terzo del fatturato rispetto al corrispondente periodo del 2008. E la fase di difficoltà si proietta anche su vari Paesi emergenti, come India, Brasile, Turchia, Ucraina, mentre minori (sebbene comunque considerevoli) si rivelano le perdite sui mercati tradizionali e consolidati di Germania e Francia e su altri emerging market, quali Cina e alcuni Paesi del Golfo (Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita). I valori delle esportazioni risultano crescenti, nell'ambito dei primi trentacinque sbocchi, unicamente in Algeria, in virtù dell'ampio programma in essere di realizzazione di infrastrutture. Le esportazioni aggregate (prive del dettaglio territoriale) di prodotti manifatturieri incrementano il calo, nell'ordine di un -28,8 per cento tendenziale, a fronte di un -23,1 per cento relativo al primo trimestre del 2009. E, dunque, l'ulteriore indebolimento delle esportazioni nei Paesi Ue (a partire, naturalmente, dalla Germania) non il Nostro Obiettivo... L'Emilia-Romagna E l'arretramento non risparmia una realtà industriale da sempre assai virtuosa e performativa come la nostra, al punto che l'economia dell’Emilia-Romagna, dopo una situazione di sostanziale stabilità nel corso della seconda metà dell'anno passato, si trova nel trimestre 2009 costretta ad assistere a un calo tendenziale del 15,2 per cento. Una riduzione rilevante, che va imputata, per un verso, all'abbassamento dei prezzi delle commodity (e di quelli alla produzione) e, per l'altro, all'evidente e significativo peggioramento della domanda. Tuttavia, la solidità industriale emiliana fa sì che la performance negativa, se confrontata con quanto descritto dal «Monitor» a proposito degli altri agglomerati e aree distrettuali del Paese, risulti persino, per così dire, privilegiata. La tendenza generale nel primo trimestre dell'anno, infatti, si aggira intorno al -20 per cento, e si tratta di una media, perché, in alcune realtà del Paese (tra le quali le Marche, la Puglia e la Basilicata) il L'Emilia-Romagna condivide con il Veneto una certa tenuta economica: l’export dei loro distretti è diminuito in misura inferiore a quanto accade nelle altre regioni I DISTRETTI DELL’EMILIA-ROMAGNA IN CRESCITA: maglieria-abbigliamento di Carpi e biomedicale di Mirandola, CALO fino al %: macchine per imballaggio di Bologna, calzaturiero di San Mauro Pascoli e abbigliamento di Rimini 6 %: food machinery di Parma, CALO fino al mobili imbottiti di Forlì, calzaturiero di Fusignano-Bagnacavallo 15 %: alimentare di Parma, macchine utensili CALO fino al di Piacenza, ceramiche di Sassuolo, ciclomotori di Bologna 20 Manualistica Multimediaa Grafica Industrialee Web Design %della meccanica agricola ECCEZIONI PIÙ NEGATIVE di Modena e Reggio Emilia, -31,8 w w w . s t u d i o 8 0 . i t b o l - o i n f o @ s t u d i o 8 0 . i t g n -41,9% delle macchine per il legno di Rimini a OUTLOOK 33 Qualunque sia il tuo problema lo risolviamo architetto pavimenti condizionamento direzione cantiere muratore idraulico tinteggi parquet legno elettricista illuminazione falegname giardini serramenti marmista fabbro La tua ristrutturazione chiavi in mano La squadra ce la mettiamo noi Via Rainusso 142 - Modena - Tel. 059.3367201 - Fax 059.3365908 - [email protected] - www.newedilmodena.it L’approfondimento calo di fatturato estero arriva addirittura al 30 per cento. Ci sono difficoltà marcate, ma la storia del tessuto produttivo emiliano-romagnolo, insieme alle scelte oculate degli imprenditori (a partire dagli investimenti rilevanti in ricerca e sviluppo), consentono di frapporre una diga alla slavina che si sta malauguratamente abbattendo sull'economia distrettuale nazionale. Dunque, calo sì, e ampio, ma meno di quanto accada nelle altre regioni, all'insegna di una sorta di primato di tenuta che l'Emilia-Romagna condivide con la realtà del Veneto (superata esclusivamente, da questo punto di vista, dalla Campania trainata dall'industria alimentare). Ad assicurare la maggiore capacità di resistenza alla recessione dell'asse Piacenza-Rimini è, innanzitutto, la presenza di due distretti che si rivelano in controtendenza e garantiscono un segno più alla crescita (maglieria e abbigliamento di Carpi e il biomedicale di Mirandola), di tre che mantengono il calo a un livello inferiore al 6 per cento (le macchine per imballaggio di Bologna, il calzaturiero di San Mauro Pascoli e l'abbigliamento del riminese) e di ulteriori tre che vedono ridimensionamenti che si aggirano tra il 9 e il 15 per cento (ovvero, il food machinery di Parma, i mobili imbottiti nel forlive- se e il calzaturiero di Fusignano-Bagnacavallo). Questi contesti che tengono o, quanto meno, arretrano meno degli altri, assicurano un dato complessivo meno grave di quello ampiamente e uniformemente diffuso nel resto del Paese (con l'eccezione, come si diceva, veneta), ma guardando altre realtà distrettuali della nostra stessa regione, i motivi di preoccupazione restano tutti. I valori esportati si riducono, difatti, di un quinto in quattro distretti decisivi e trainanti del sistema impresa emiliano (l'alimentare di Parma, le macchine utensili di Piacenza, le ceramiche del sassuolese e i ciclomotori di Bologna), per arrivare a punte negative quali il -31,8 per cento della meccanica agricola di Modena e Reggio Emilia o il -41,9 per cento delle macchine per il legno di Rimini. Un ulteriore fattore di preoccupazione riguarda la cassa integrazione, la cui evoluzione nel periodo primaverile (su dati a livello aggregato dell'Inps) conferma le tendenze preoccupanti che si erano delineate nei primi mesi di quest'anno, con un ennesimo incremento delle ore di Cig ordinaria. XXXXX Tra i distretti emiliani due in particolare si rivelano in controtendenza e garantiscono un segno positivo alla crescita: la maglieria di Carpi e il biomedicale di Mirandola Focus sui distretti Uno sguardo a volo d'uccello sulla situazione dei com- OUTLOOK 35 L’approfondimento =\VPWHNHYLX\LSSVJOLJVUZ\TPPU[LTWVYLHSL&-HPS»H\[VSL[[\YHKLS JVU[H[VYLLJVT\UPJHSHJVU\U:4:HSUVWW\YL[YHTP[LSV :WVY[LSSV/,9'65305,KV]LW\VPJVUZ\S[HYLHUJOLPSJHSLUKHYPVKLSSLZJHKLUaL ^^^NY\WWVOLYHP[H\[VSL[[\YH *OPLKPS»PU]PVLSL[[YVUPJVKLSSHIVSSL[[HYPZWHYTPJHY[HL SH]P[HuWPZLTWSPJL^^^NY\WWVOLYHP[IVSSL[[' parti produttivi regionali vede una condizione di sofferenza del distretto del food di Parma, maggiore di quella di altre aree produttive alimentari del Paese (che resistono in virtù dell'anticiclicità del settore), a causa delle peculiari difficoltà riscontrate in Francia, che ne costituisce il principale mercato di sbocco. Affaticati anche i vari distretti della meccanica, con l'eccezione delle macchine per imballaggio del bolognese, la cui tenuta complessiva è da imputare al salto in avanti dell'export sui mercati extraeuropei di Cina, India e Iran e su quello tedesco. Un segnale, su cui riflettere attentamente, che mostra la capacità di questo settore di andare a scovare la domanda di mercati in espansione e, più o meno, nuovi (con i quali vengono sostituiti quelli saturi e in crisi), oltre all'indubbio vantaggio competitivo determinato da una produzione specializzatasi in macchine per comparti anticiclici, quali l'alimentare e il farmaceutico. Il distretto registra, pertanto, una riduzione contenuta delle esportazioni, che si attesta, tra gennaio e marzo 2009, sul -5,5 per cento. Il sistema moda di Carpi deve la propria buona prestazione principalmente all'evoluzione delle esportazioni dirette in Svizzera, dove si trova il polo logistico di uno dei maggiori gruppi operanti nel distretto, mentre la tenuta dell'export di quello di Rimini (-4,9 per cento nel primo trimestre del 2009) è da collegare alla condotta proattiva su vari mercati (europei, come Germania, Gran Bretagna, Grecia, Spagna, ed extraeuropei, come il Giappone), a fronte della serissima battuta d'arresto subita in Russia (area nella quale il calo tendenziale dei valori esportati, tra gennaio e marzo di quest'anno ha raggiunto grosso modo la percentuale del 40 per cento). Proprio il mercato russo, invece, ha continuato a regalare qualche soddisfazione al distretto calzaturiero di San Mauro Pascoli, rivelandosi in controtendenza con un segno più (incremento del 4 per cento), e contribuendo così a frenare il calo tendenziale dell'export (attestatosi a -5,1 per cento). Le battute d'arresto subite dall'economia distrettuale nei Paesi anglosassoni e il ridimensionamento dei flussi verso la Svizzera trovano una (seppur parziale) compensazione nei risultati di segno positivo ottenuti negli Emirati e in Germania e, specialmente, in Francia. Un contesto di notevole gravità e problematicità è quello vissuto dai distretti produttori di beni per l'edilizia, ovvero il sistema casa, come nel caso della (finora e La recessione iniziata un anno fa c'entra poco: è da sei trimestri consecutivi che le esportazioni non aumentano o arretrano in modo sensibile OUTLOOK 37 L’approfondimento Fonte: elaborazione Intesa Sanpaolo su dati istat da sempre) realtà d'eccellenza delle piastrelle di Sassuolo, fortemente investite dalla crisi in corso, con una perdita di fatturato, da parte delle aziende componenti il distretto modenese, in tutti i primi venti mercati, e con un contenimento del danno e delle perdite al di sotto del 10 per cento solamente in Francia, Germania e Austria. Per quanto concerne la realtà emiliano-romagnola, tra i pochi dati confortanti, constatati nelle rilevazioni Isae di aprile e maggio, c'è un lieve miglioramento del- Esportazione dei distretti a confronto (variazioni % tendenziali) 14 Emilia Romagna Italia 7 0 -7 -14 -21 III 07 38 OUTLOOK IV 07 I 08 II 08 III 08 IV 08 I 09 l'indice di fiducia rilevato nelle imprese manifatturiere. Le prospettive Qualcuno, affermano gli studi di Eurostat, sta già, sia pur faticosamente, uscendo dalla recessione. Oltre agli Usa, per i quali i dati macroeconomici della Federal Reserve prevedono una «lenta ripresa» alla fine del 2009, con una crescita dell'1,3 per cento degli ordini alle imprese (sebbene la disoccupazione resti molto alta), anche vari Paesi di Eurolandia possono cominciare, prudentemente, a tirare un po' il fiato. Usciti (o prossimi all’uscita) dalla recessione, per Eurostat, sono Germania, Francia, Portogallo, Grecia, Slovacchia, che stanno frenando la caduta del Pil, mentre l'Italia, con il -4,8 per cento annuo e con i livelli delle attività industriali tornati ai valori del 1987 (come indicano i dati del Centro studi di Confindustria), rappresenta tristemente il fanalino di coda. Il Vecchio continente vede poi salire l'indice manifatturiero che, a luglio, è passato da 42,6 a 46,3, il secondo avanzamento più significativo degli ultimi 12 anni; e, in questo caso, l'Italia partecipa positivamente, con il salto dal 42,7 al 45,4, il massimo degli ultimi undici mesi. Italia | I primi segni della ripresa Luigi Abete, presidente di Assonime e ai vertici di Bnl, analizza la situazione italiana e traccia il bilancio di un anno difficile Un’economia che sta ripartendo stata straordinaria per dimensione, ma ordinaria per natura. La crisi ha avuto la sua causa nella politica economica e nel liberismo finanziario statunitense. Le banche, i mercati azionari, le monete sono state coinvolte per prime dall'instabilità e dalla recessione. Poi, c'è stata la diffusione e la propagazione della crisi all'economia reale, il che ha reso tutto più complicato». Sì, però l'intensità della trasmissione della crisi dai mercati finandi Paolo Bricco ziari all'economia reale è stata notevole. E la crisi è tutt'altro che alle spalle. «È vero che, rispetto alle crisi del passato, c'è stata una rapidità della propagazione del tutice di essersi sempre rifiutato di iscriverto nuova. Questo si deve in particolare al fatto che si al partito degli ottimisti o dei pessimioggi l'informazione si diffonde in tempo reale. sti: «Soprattutto adesso occorre affidarsi Basta pensare al ruolo di Internet, che modifialla ragione e alla razionalità. Dunque, la cateca in misura velocissima i comportamenti dei «Così come goria da adoperare è piuttosto quella della fiduconsumatori. Però, ripeto, usando volutamensi è propagata, cia o della sfiducia. Senz'altro, in un momento te un linguaggio millenaristico, l'apocalisse non la crisi perderà terreno: particolarmente complesso vanno distinti gli elec'è stata. All'inizio della crisi, molti osservatoi consumatori menti chiari da quelli scuri. E, devo dire, mi pare ri paventavamo l'impossibilità di capire quantorneranno ad acquistare, to potente sarebbe stato il punto di caduta. Alche i primi siano prevalenti sui secondi». Luigi i commercianti a vendere, Abete, dunque, inizia con una distinzione di metri formulavano le più fosche delle previsioni. gli imprenditori a produrre. todo una conversazione a tutto campo con MoPer fortuna non è stato così». L'importante, dena Mondo Outlook. Un dialogo in cui Abete Su cosa basa questa sua valutazione, più in è che la grande paura fa comparire la sua poliedrica fisionomia: mebianco che in nero? si sia dissolta» dio imprenditore con l'azienda grafica di fami«Adesso iniziano a scorgersi i primi "germoglia, uomo dell'associazionismo che dal 1992 al gli di ripresa", come li ha definiti qualche tem1996 è stato presidente di Confindustria e oggi è po fa il Centro studi di Confindustria diretto da alla guida delle società italiane per azioni radunate in Assonime, ban- Luca Paolazzi. Gli indicatori industriali, per esempio i dati sugli orchiere ai vertici della Banca Nazionale del Lavoro. Un colloquio in dini e le commesse, iniziano a cogliere, se non un vento, almeno i pricui traspare l'amore per il nostro Paese: «Un Paese straordinario, mi refoli di ripresa. Gli istituti bancari, in particolare nel nostro Paese, che perfino nelle sue regioni più difficili come quelle meridionali, hanno dimostrato una solidità invidiabile e perfino gli ultimi bilanha energie imprenditoriali, voglia di vivere e sprint per il futuro». ci dei principali istituti di credito non sono affatto male. Dunque, è naturale che il clima stia gradualmente mutando: fra i consumatori, fra Presidente, verso quali mesi ci stiamo incamminando? «La prima cosa da sottolineare è che, come già avevo previsto, gli industriali, fra i banchieri. E, come la crisi si è propagata procenon si è verificata alcuna apocalisse. Intendiamoci: la recessione è dendo in una direzione, altrettanto succederà nella direzione oppo- «Il clima generale sta gradualmente mutando. Ora serve tutta la forza e l'energia delle imprese e il supporto delle banche»: l'imprenditore romano, figura di spicco di Confindustria, ha fiducia nel Paese. Ma avverte: «La politica deve farsi carico dei più deboli ma senza statalismi o eccessive ingerenze» D 40 OUTLOOK “ Il profilo | Prestigio di una carriera ato a Roma il 17 febbraio 1947, laureato in Giurisprudenza, Luigi Abete è uno degli imprenditori di maggior spicco nel panorama industriale italiano. La sua ultima nomina pubblica risale al giugno scorso quando è stato eletto presidente dell’Assonime (l'Associazione fra le società italiane per azioni), ma il suo impegno sul fronte associativo è di lunga data. Dal 1978 al 1982 presidente del Comitato nazionale Giovani imprenditori di Confindustria, dal 1983 al 1986 ha ricoperto l’incarico di presidente della Federazione Industriali del Lazio e dal 1992 al 1996 è stato a capo di Confindustria. Dal 1998 è presidente di Bnl. Dal 2004 al 2008 è stato presidente dell’Unione degli Industriali e delle imprese di Roma (Uir). Oggi, Luigi Abete è presidente dell’Azienda Beneventana Tipografica Editoriale, l’impresa di famiglia operante nel settore grafico, fondata dal padre Antonio nel 1946, ed è componente di diritto a vita della giunta di Confindustria. N sta: i consumatori ricominceranno ad acquistare, i commercianti a vendere, gli imprenditori a produrre. L'importante, e questo è già avvenuto, è che la grande paura si sia dissolta. La psicologia, individuale e collettiva, è un fattore essenziale». Sotto il profilo sociale, nel nostro Paese, la situazione appare però complicata. «Sì. Oggi il nodo centrale è quello del ceto medio. E, ancora una volta, il punto di partenza è quello dei consumi. C'è un ceto medio composto in Italia da chi ha un lavoro dipendente, dei redditi da capitale, i risparmi personali e della sua famiglia: questo ceto medio, che ha scelto di ridurre i consumi quando le Cassandre gridavano "Apocalisse! Apocalisse!", tornerà lentamente a vivere bene, a fare acquisti, a viaggiare. Il problema, invece, è l'altra faccia della luna: il ceto medio che può contare esclusivamente sul reddito da lavoro dipendente. I due terzi del ceto medio appartengono alla prima categoria e torneranno a spendere. Il problema è costituito dall'altro terzo, che rischia un graduale impoverimento. La politica deve farsi carico dell'elaborazione di misure che tutelino questa altra faccia della luna. Senza statalismi o eccessive ingerenze. Ma non si può fare finta che essa non esista. Nella consapevolezza, però, che è l'intera economia che deve ripartire, con la forza e l'energia degli imprenditori e il supporto libero delle banche». Presidente, negli ultimi tempi si è creata una spaccatura fra banche e imprese, in particolare quelle piccole. In molte hanno pensato di essere state vittime del razionamento del credito. Quale è la sua valutazione? OUTLOOK 41 Italia | I primi segni della ripresa «Non sono d'accordo con lei. Mi spie«La competizione go meglio. C’è stato un certo numero di fra imprese imprenditori che si sono ritrovati in è fondamentale, difficoltà manageriali e commerciali, ma non bisogna magari avevano anche problemi paindulgere in una trimoniali e, dunque, avendo perso crerappresentazione dibilità in banca, hanno avuto probleeccessiva mi riguardo ai fidi, oppure sul fronte dello scontro: dei tassi. Ma è sotto gli occhi di tutti non c'è alcuna che le banche, titolari per definizione guerra in corso dell'esercizio del credito, non abbiano fra industria alcun interesse a chiudere i rubinetti in e banche, maniera generalizzata. Per quale rasono componenti gione devono farlo? Si tratta del loro meimprescindibili stiere. Ripeto: sono stati casi isolati, amdello stesso plificati dal sistema dei media. Se, poi, si sistema» aggiunge che l'atmosfera di questi ultimi mesi è stata particolarmente emotiva, ecco che dalla somma dei casi singoli alla fine si è generato un problema generale». Dunque, sotto il profilo dell'emotività, il suo è un richiamo alla razionalità e al buonsenso. «Sì, ho avuto la fortuna nella mia vita di mettermi in gioco in molti ruoli diversi. Ho fatto l'industriale, sono stato in Confindustria con le massime responsabilità, adesso svolgo il mestiere di banchiere. So bene che ognuno deve realizzare con il maggior impegno possibile i propri obiettivi. La competizione fra imprese è fondamentale: nell'industria, nei servizi, nelle banche. Ma non bisogna indulgere in una rappresentazione eccessiva dello scontro. Questo per dire che non c'è alcuna guerra in corso fra industria e banche. Sono componenti imprescindibili dello stesso sistema». Presidente, su cosa basa il suo ottimismo per quanto riguarda le imprese? «Conosco bene la vitalità e la forza nascosta del nostro sistema produttivo. Si figuri che, quando facevo il presidente dei Giovani di Confindustria, fra il 1978 e il 1982, venne scoperta la così detta Terza Italia. Ci si rendeva conto, allora, che il paesaggio industriale italiano non era più limitato al classico triangolo industriale Torino-MilanoGenova, ma che esistevano anche le Marche, l'Emilia-Romagna, la To- scana, il Nord Est. Dunque, so bene quante positive sorprese può riservare il nostro Paese». Per esempio? «Andiamo con ordine. Negli anni '80 e '90 le nostre imprese, soprattutto quelle medie, hanno realizzato importanti innovazioni di processo. Hanno dunque sviluppato una competitività basata su queste particolari riorganizzazioni interne. Si è trattato di una tendenza di medio periodo che ha prodotto buoni risultati aziendali e l'allargamento della base occupazionale, favorita da importanti riforme del mercato del lavoro che hanno portato il nome della Legge Treu e della Legge Biagi. Con l'introduzione dell'euro, c'è stata una selezione, anche dolorosa delle imprese italiane. Quelle sopravvissute hanno sviluppato più innovazioni di prodotto. Oggi, che dobbiamo uscire dalla recessione, ripartiamo da qui: da un sistema che ha già superato la sfida della moneta unica e che, adesso, deve puntare sulle sue qualità più profonde per sfruttare i segnali di ripresa che provengono dagli Stati Uniti e dall'Asia. Il paesaggio industriale dell'Italia oggi è estremamente frastagliato: oltre alle grandi imprese private e ai giganti del post-pubblico, come Eni, Finmeccanica e Enel, ci sono realtà interessanti come il Triveneto, le Mar- IL CENTRO STUDI DI CONFINDUSTRIA stima una variazione del Pil italiano -4% nel 2009 e del +0,8% nel 2010 del 42 OUTLOOK Viale Tassoni, 96-98 - Modena - Tel.: 059 219106 www.sebastiantorri.com - [email protected] Italia «All'inizio della crisi molti osservatori formulavano le previsioni più fosche. Per fortuna non è stato così e adesso iniziano a scorgersi i primi germogli di ripresa» che, la Toscana e l'Emilia-Romagna, che con le loro imprese meccaniche e quelle del made in Italy compongono una vera e propria dorsale dell'Italia che produce». Cosa ritiene si debba fare oggi per rivitalizzare e sostenere il nostro tessuto imprenditoriale? «Bisogna operare per rafforzare la fascia di aziende che hanno fra i 20 e i 100 dipendenti. Le piccole imprese poco capitalizzate sono infatti sempre più in difficoltà. La moratoria sui crediti è senz'altro utile, ma non è la soluzione del problema. La ricetta efficace è costituita da più capitalizzazione e più internazionalizzazione. Io ho una mia proposta, di cui ho parlato anche con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti: tutte le imprese che decidono di investire attraverso un aumento di capitale fino a un milione di euro abbiano una tassazione di equilibrio, all'incirca a metà strada fra quella sulla rendita finanziaria e quella sugli utili industriali più Irap. L'imposta sulla rendita finanziaria è pari al 12,5 per cento, quella sugli utili produttivi intorno al 27 per cento. Si potrebbe collocare questa tassazione, per i piccoli disposti a ricapitalizzare l'azienda, intorno al 18 per cento». Questo che cosa produrrebbe? «Produrrebbe un rinnovato interesse per il così detto investitore di prossimità. Cioè non sarebbe soltanto il proprietario a ricapitalizzare, ma potrebbero decidere di essere coinvolti nell'investimento anche i suoi amici, i suoi familiari, i fornitori o i clienti che conoscano la qualità dell'azienda. Con una misura di questo genere, dai costi assolutamente contenuti e quindi sostenibile da parte dello Stato, si farebbe un gran bene al capitalismo italiano. Questo meccanismo permetterebbe ai piccoli di cavalcare non solo la ripresa, ma anche di crescere dimensionalmente». Valorizzare e comunicare l’eccellenza. Porre l’accento sulle migliori espressioni delle aziende. Mettere il segno al valore. Questo è il lavoro di Sts italiana da oltre 30 anni. Un’agenzia in grado di sviluppare un percorso di comunicazione per i propri clienti e le loro diverse esigenze, forte del suo consolidato know-how. Una visione moderna e pluridimensionale della comunicazione. 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Anche il sindaco di Modena Giorgio Pighi li teme, perché la sua amministrazione dovrà fare i conti con minori entrate e anche perché chi si trova senza soldi e senza lavoro, spesso si rivolge ai servizi sociali del Comune. E il welfare, di questo passo, rischia di collassare. Sindaco Pighi, la crisi economica si fa sentire anche in piazza Grande? «È noto che per quest'anno avremo minori L 46 OUTLOOK entrate. La mancata riscossione dell'Ici non ci verrà restituita per intero, e a noi verranno a mancare circa un milione e 800 mila euro. I fondi statali arrivano con sempre maggiori difficoltà, sia quelli diretti sia quelli che percepiamo tramite la Regione Emilia-Romagna. La prima cosa che dovremo fare quindi, sarà razionalizzare le spese. Poi speriamo nel buon senso del governo». Può spiegarsi meglio? «Mi riferisco al patto di stabilità, quel blocco degli investimenti che in tutta la provincia significa tenere fermi quasi 100 milioni per rispettare i parametri di utunno caldo per l'economia modenese: ormai sembra uno slogan, ma da mesi gli esperti lo preannunciavano. Un dato su tutti: alla fine dell'estate i lavoratori in stato di disoccupazione in Provincia di Modena erano 9.763. A questi si devono aggiungere altri 3.399 in mobilità. Lo stillicidio è tra le piccole imprese: in tante, anche quelle che appartengono per tradizione a settori fiore all'occhiello della nostra industria, come meccanica e ceramica, hanno faticato a riaprire dopo le ferie, o non l'hanno proprio fatto. Per il presidente della Provincia A Emilio Sabattini, gli enti locali stanno cercando di fare la propria parte. Ma il lavoro è ancora tanto. Presidente Sabattini, gli enti locali in questi momenti difficili cosa possono fare? «Creare un sistema allargato di soggetti che lottano contro la crisi. Ci vuole grande responsabilità da parte di tutti. Soprattutto da parte di qualcuno». A chi si riferisce? «Al sistema creditizio. Le banche possono con- OUTLOOK 47 Economia | Le risposte degli enti locali alla crisi GIORGIO PIGHI «Le priorità? Continuare il dialogo con le imprese; progettare e appaltare opere pubbliche; studiare nuovi corsi di formazione per chi viene espulso dal sistema produttivo; sostenere l'innovazione tecnologica delle nostre aziende» spesa imposti dall'Europa. Credo che i comuni virtuosi come il nostro dovrebbero essere liberi di superare questo patto di stabilità e cominciare a investire». Per fare cosa? «Realizzare, per esempio, opere pubbliche. Darebbero lavoro a tante persone. In più, visto che molto spesso gli appalti sono vinti da aziende modenesi, rimetteremmo in moto l'economia del nostro territorio. Insomma, sarebbe una mano santa». Al di là dei problemi di bilancio, cosa la preoccupa? «Le ripercussioni della crisi sul nostro welfare, che inevitabilmente crescerà sempre di più. Provate a pensare: un uomo perde il lavoro, si ritrova con un mutuo da pagare e una famiglia da mantenere; dopo un po' perde anche la casa. Cosa fa? In questa situazione, si rivolge ai nostri servizi sociali, anche loro con le casse un po' più vuote rispetto a prima. E il problema non è di facile soluzione. Posso comunque dire, fin d’ora, che se c'è un settore dove cercheremo il più possibile di non tagliare risorse sarà proprio il welfare, anche se non sarà affatto semplice». Fin qui le lamentele. Soluzioni? «Dobbiamo continuare il dialogo con le imprese, fissare delle priorità. Le opere pubbliche vanno benissimo, ma insieme dobbiamo studiare nuovi corsi di formazione, per fare sì che chi ha perso il posto possa incontrare chi lo aiuta a costruirsi una nuova professio- nalità per ritrovare lavoro. Inoltre, senza innovazione tecnologica non si va da nessuna parte: le aziende in difficoltà hanno bisogno di crescere e di fare ricerca. Su questo terreno possiamo andare avanti insieme». In che modo? «Unendo le risorse pubbliche a quelle private. Sto pensando al progetto di Cittanova 2000, un'area pubblica ad alto valore tecnologico dove potranno trovare collocazione le aziende con la maggiore propensione all’innovazione». Aziende e enti locali insieme, quindi. «Non solo. Manca un terzo attore, che è il sistema bancario. Anche gli istituti di credito devono fare la loro parte. Finora hanno vissuto sull'anticipazione del portafoglio. Ora devono cominciare a cambiare i criteri di accesso al credito, imparando a valutare i progetti industriali». Prima non lo facevano? «Il credito era concesso sulla base del portafoglio dell'azienda. Perché non valutare invece il valore del progetto? Perché non dare fiducia a un giovane che, pur non avendo mezzi, ha però buone idee e prospettive di successo? È un salto di qualità che le nostre banche devono fare, imparando dai colleghi statunitensi: in America avranno sicuramente altri problemi, ma su questo tema i banchieri di oltreoceano hanno molto da insegnarci». EMILIO SABATTINI «La Provincia deve continuare a sostenere il Consorzio fidi. E, intanto, il nostro bilancio dovrà essere ridimensionato, per non sprecare risorse pubbliche. Una proposta? Che si utilizzi in chiave anticrisi anche il patrimonio delle fondazioni bancarie» sentire alle imprese di sopravvivere, oppure possono anche decretarne la fine. Ma teniamo conto del fatto che senza imprese non c'è sviluppo. Quindi un occhio di riguardo da parte del sistema bancario è assolutamente necessario». In che modo? «Accelerando le politiche di sostegno e aumentando le risorse a disposizione per il credito. Va benissimo congelare le rate del mutuo per chi ha perso il lavoro, ma ci vuole altro. Penso che, oggi più che mai, sia necessaria maggior flessibilità nel sistema creditizio». Cosa intende per flessibilità? «Applicare in modo rigido Basilea 2 e restringere le procedure di finanziamento alle aziende significa stringere il cappio intorno al collo degli imprenditori». A questo proposito, cosa potete fare? «Sostenere il Consorzio fidi, che aumenta le garanzie agli imprenditori che si rivolgono alle banche. Poi, di recente abbiamo fatto una proposta: il patrimonio delle fondazioni bancarie va utilizzato anche in chiave anticrisi. Un'istituzione come Carimonte Holding, che rappresenta le fondazioni Cassa di Risparmio di Modena e Bologna può fare tanto da questo punto di vista, andando a puntellare il Consorzio fidi». Un consiglio per le imprese? «Preparasi alle aggregazioni. Quando la tempesta sarà passata, ci sarà più che mai bisogno di maggior forza d'urto. Chi è troppo piccolo rischia di soccombere; l'unica salvezza saranno le fusioni. E poi, ricordiamoci tutti che è finita l'economia del debito per le imprese e quella del credito al consumo per le famiglie». Al di là dello stimolo nei confronti delle banche, un ente come la Provincia come altro può intervenire? «Dobbiamo comportarci tenendo presente che le risorse non possono essere sprecate. I bilanci dovranno essere pensati per contrastare la crisi. E anche noi dovremo cambiare faccia: la Provincia post-crisi sarà per forza diversa». Un obiettivo non certo facile. «Eppure dobbiamo riuscirci. Si è distrutta una parte di ricchezza e, piaccia o no, quando arriverà la ripresa saremo tutti un po' più poveri». In che cosa intendete cambiare faccia? «Cambiare faccia significa soprattutto ridurre i costi. Dobbiamo, per forza, pensare a un ente Provincia che costi meno: semplificare l'apparato burocratico, ridurre i tempi d'attesa. Anche sull'urbanistica urge una riflessione: la domanda di sviluppo dopo la crisi sarà inferiore, il territorio andrà ripensato». Ci aspettano mesi bui? «Forse c'è stato un eccesso di pessimismo. Lavoreremo anche per trasmettere fiducia alle piccole e medie imprese, che costituiscono l'ossatura della nostra economia e non vanno dimenticate». Popolazione e attività produttive Abitanti Carpi 67.203 Mirandola 24.163 Modena 181.807 Sassuolo 41.506 Vignola 24.109 Totale provincia 688.286 Imprese attive 7.339 2.461 16.839 4.466 2.367 68.871 Fonte: Provincia di Modena; Camera di Commercio di Modena Il centro storico di Modena e piazza Grande 48 OUTLOOK OUTLOOK 49 Economia | Le risposte degli enti locali alla crisi Carpi | Enrico Campedelli: un Fondo di garanzia per le imprese Sostegno alle pmi sul fronte del credito, sviluppo della formazione nel settore moda, incremento delle opere pubbliche sono alcuni degli interventi proposti dal sindaco tiamo vivendo una crisi globale, che ha messo in discussione tutto, dove non esitono più certezze di alcun tipo: con queste parole Enrico Campedelli, sindaco di Carpi al suo secondo mandato, esprime la sua preoccupazione in merito alla recessione economica che, ENRICO CAMPEDELLI da più di un anno, ha colpito anche il territorio locale. Fortunatamente, in contrasto con i dati che indicano una contrazione dei fatturati e un crollo delle esportazioni, «il comparto del tessile», ricorda il primo cittadino, «sembra reggere meglio di altri gli urti del mercato». Questo è dovuto principalmente al fatto che, a partire dal 1995, il distretto del tessile ha subito un processo di ristrutturazione di tutta la filiera, che ha sviluppato la delocalizzazione di gran parte della pro- S duzione, «favorendo lo sviluppo di una ventina di imprese locali, leader in segmenti specifici di mercato, che hanno investito sui marchi, su prodotti di fascia medio-alta e sull'internazionalizzazione, riuscendo a creare un distretto economico dinamico, per il quale il made in Italy è ancora un valore aggiunto». Ma il ridimensionamento del comparto tessile non può, da solo, fronteggiare la crisi. Basti pensare alle difficoltà legate all'accesso al credito che molte aziende locali stanno vivendo. Su questo aspetto l'amministrazione locale si è mossa repentinamente: «Per il 2009 abbiamo istituito, con la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, un "Fondo di controgaranzia rotativo" per assicurare il credito alle piccole e medie imprese». «È proprio in una situazione di crisi così grave», ribadisce Campedelli, «che ritengo indispensabili tutti gli interventi a favore delle infrastrutture viarie, come il completamento dell'anello tangenziale attorno alla città e lo sviluppo del progetto presentato nel Piano strutturale comunale di Campogalliano per migliorare la viabilità sulla statale per Modena, mentre, per quanto riguarda il collegamento ferroviario, occorre una azione costante e incisiva nei confronti delle Ferrovie regionali affinché incrementino le corse verso il capoluogo». «È necessario, però, proprio nei momenti di maggiore difficoltà dare segnali di ottimismo e di fiducia nella ripresa», conclude il sindaco. «Per questo, abbiamo creduto nello sviluppo delle competenze professionali locali, sostenendo progetti come il Campus della Moda per l'internazionalizzazione delle imprese tessili e l'alta formazione tecnica di settore. Inoltre, abbiamo investito nella cultura e nel recupero architettonico degli edifici storici, perché una città "appetibile" può diventare una concreta possibilità di sviluppo e un volano per tutta l'economia locale». (Laura Ansaloni) Piazza Martiri dall’alto OUTLOOK 51 COSTRUIRE CON PASSIONE DAL 1933 Realizzazioni, ristrutturazioni e costruzioni di rilievo per Modena e provincia: su questo l’azienda ha costruito la sua storia, che è anche la storia della città. Serietà e professionalità hanno accompagnato la Mario Neri attraverso gli anni, permettendole di crescere e di trasformarsi in una società in grado di operare in più settori e su tutto il territorio nazionale. Mario Neri S.p.A. Viale Indipendenza 12/14 - 41100 Modena Tel +39 059 281.600 - Fax +39 059 281.862 www.marioneri.it Economia | Le risposte degli enti locali alla crisi Sassuolo | Luca Caselli: un cambio di passo per i prossimi cinque anni Per il sindaco le priorità sono la bretella Campogalliano Sassuolo, il sostegno all’economia del distretto, la formazione e un nuovo marketing territoriale mettere i panni del progetto per indossare quelli del cantiere: il concetto vale principalmente per il tecnopolo della ceramica e per l’asse viario Campogalliano-Sassuolo (la famosa bretella), ma si può allargarlo alla politica economica dell'intero distretto. Il sindaco LUCA CASELLI Luca Caselli ha idee precise sul cambio di passo che la città delle piastrelle deve imporsi nei prossimi cinque anni: «Una svolta all'insegna del pragmatismo e della concretezza». «Sassuolo è al tavolo istituzionale del tecnopolo e, ovviamente, ha tutto l'interesse a diventare la sede fisica del costituendo Centro. Non prima però di averlo riempito di contenuti e sostanza: la ricerca della soluzione immobiliare più idonea è una fase necessariamente successiva. Non siamo contro la ricerca e l'innovazione ma, in questa prima fase, mi si consenta almeno di esprimere qualche perplessità sui 3,6 milioni di euro tenuti bloccati a bilancio per S un'operazione che deve ancora essere varata». Con chiacchiere e carte sul collegamento di Sassuolo all'autostrada si sono riempiti gli ultimi quarant'anni. «Ma oggi la bretella è sempre più vicina», rassicura il primo cittadino. «Il ministro Altero Matteoli ha inviato al Cipe un'informativa in cui parla dello sblocco di 234 milioni di euro in favore di questa arteria: prima si procederà alla realizzazione del primo stralcio, il più urgente, che unirà Campogalliano allo scalo merci di Marzaglia, poi Anas procederà a realizzare lo stralcio successivo, che porterà finalmente l'infrastruttura e le opere accessorie fino a Sassuolo». Per allentare il fenomeno della stretta creditizia, che mette in ginocchio sempre più aziende, verrà attivato un Osservatorio permanente: «Abbiamo in animo di convocare gli istituti bancari per formalizzare un patto e far sì che non vengano tagliate fuori dall’accesso credito soprattutto le pmi». Si punta anche al rapporto scuola-impresa: «Il deficit culturale con cui gli studenti che escono dai nostri istituti si avvicinano al primo impiego è preoccupante. Perché le nostre imprese possano recuperare slancio e competitività occorre investire su questo rapporto, ne va del futuro del distretto. Penso, per esempio, a corsi di formazione e a borse di studio che stimolino l'interesse di aziende e studenti già durante lo svolgimento dell’anno scolastico». Parlare di attività produttive a Sassuolo significa parlare al novanta per cento di ceramica ma, lamenta Caselli, «chi arriva a Sassuolo si trova in una città in cui non c'è segno tangibile del fatto che siamo il centro vitale della piastrella. Ci sono città che, con scelte lungimiranti di marketing territoriale, hanno fatto grandi cose, a partire dall'arredo urbano». (Generoso Verrusio) Piazza Garibaldi di notte OUTLOOK 53 Mirandola | Maino Benatti: valorizzare la risorsa del biomedicale Oltre ai finanziamenti per l’emergenza disoccupazione e al sostegno ai Consorzi fidi, il sindaco conta sulla realizzazione di importanti infrastrutture viarie e sul cablaggio di tutta l’Area nord Il Castello di Mirandola apacità di innovazione, voglia di investire e forte vocazione all'export sono i punti di forza che hanno permesso al distretto biomedicale di Mirandola di reagire positivamente alla dura crisi economica e che hanno contribuito a collocare «la biomedical valley emiliaMAINO BENATTI na ai primissimi posti nel mondo»: è un cauto ottimismo quello espresso da Maino Benatti, sindaco di Mirandola, che non deve portare però «a sedersi sugli allori», ma piuttosto «a consolidare il sistema provinciale e regionale di ricerca e sviluppo del settore biomedicale, coinvolgendo università, Servizio sanitario regionale, lavoratori e tecnopoli. Stiamo vivendo infatti in un momento in cui, a livello internazionale, ci sono Paesi come India, Brasile e Sud Africa in forte crescita e altri, come Cina e Usa, che basano la loro ripresa economica anche su investimenti pubblici nella sanità». Mirandola, però, non è solo biomedicale: «Purtroppo», conferma Benatti,«il settore metalmeccanico e quello edile, attanagliati dalla forte recessione, rappresentano le maggiori criticità che il Comune ha dovuto affrontare negli ultimi tempi, nonostante siano stati messi repentina- C MACType - MO CORSI OTTOBRE Economia | Le risposte degli enti locali alla crisi mente in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione per cercare di contrastare la crisi, come lo stanziamento di 720 mila euro per rispondere all'emergenza disoccupazione, l'adesione al Patto provinciale anticrisi e l'aumento del fondo a disposizione dei Consorzi fidi». Ma l'intraprendenza degli imprenditori locali non è sufficiente a superare una crisi che deve essere affrontata a 360 gradi. È importante sviluppare infrastrutture logistiche adeguate a supportare la vita economica e sociale del territorio: «Sotto questo aspetto, ci sono grandi novità in arrivo, come il raddoppio ferroviario della linea Bologna-Verona, il completamento della tangenziale di Mirandola e la realizzazione della Cispadana, arteria di vitale importanza per lo sviluppo di tutta l'Area nord della provincia, senza dimenticare il progetto per la banda larga "Lapida" che consentirà di cablare aziende ed enti pubblici locali e l'approvazione di un nuovo Piano strutturale comunale che avrà come priorità lo sviluppo sostenibile, la qualità della vita cittadina e le politiche di innovazione e risparmio energetico». «Auspichiamo», conclude il primo cittadino di Mirandola, «che si arrivi a modificare il patto di stabilità voluto dall'attuale governo che impedisce agli enti locali virtuosi come il nostro di poter riprendere a investire risorse». (L.A.) 1 Ottobre 2009 Potenziare le qualità personali per lo sviluppo imprenditoriale 6 Ottobre 2009 Supply chain management: pianificazione e ottimizzazione dei processi di business 7, 13 Ottobre 2009 Costruzione del budget commerciale 8, 15 Ottobre 2009 Concetti introduttivi al bilancio d’esercizio per non specialisti 20 Ottobre 2009 Miglioramento della comunicazione interna 21, 22 Ottobre 2009 Valutare e pianificare il budget del personale 27 Ottobre 2009 Incentivare i collaboratori 29 Ottobre 2009 Gestione legale degli expatriates CORSI NOVEMBRE 4, 5 Novembre 2009 Piano strategico degli acquisti 11 Novembre 2009 Il contratto di agenzia 12 Novembre 2009 Leadership emotiva 17, 24 Novembre 2009 Analisi finanziaria per i responsabili degli acquisti Nuova Didactica consente alle imprese di mantenere la propria competitività e di incentivare i propri risultati al fine di ottenere l’eccellenza, poichè per essere competitivi è necessario oggi saper utilizzare gli strumenti più avanzati nel campo della gestione aziendale. Corso Cavour, 56 - 41100 Modena - tel. 059 247911 - fax 059 247900 17 Novembre 2009 L’arte di vendere: corso di tecniche di vendita di base 18, 25 Novembre 2009 Programmazione e gestione della manutenzione 54 OUTLOOK 24 Novembre 2009 Check up contabile di fine esercizio w w w. n u o va d i d a c t i c a . i t Vignola | Daria Denti: puntiamo sul Parco scientifico tecnologico Per il sindaco il centro d'eccellenza di ricerca industriale sarà un’occasione importante per attrarre imprese innovative da tutta la provincia a politica economica del nuovo sindaco del principale comune della pedemontana, Daria Denti, riparte proprio da dove si era interrotta quella del suo predecessore Roberto Adani: dal parco tecnologico. «Nel tardo autunno», afferma con fiducia la Denti, «qualche buona DARIA DENTI notizia in più sulla realizzazione del complesso scientifico nell’area dell’ex Sipe ci dovrebbe essere. Abbiamo accantonato importanti risorse e stiamo facendo di tutto perché gli escavatori comincino a lavorare». Ma i tempi ufficiali, precisa il primo cittadino, quelli della «relativa tranquillità, sono puntellati da una data limite, il 2013: l’anno in cui la Regione, che ha finanziato il progetto del Parco con contributi del Fondo europeo di sviluppo regionale Fesr, dovrà riferire alla stessa Unione europea con che profitto sono stati impiegati i finanziamenti. A quel punto, è lecito attendersi L che sul fronte cantieristico si siano fatti passi da gigante». Il Parco scientifico tecnologico, che sorgerà nell'area ex fabbrica di spolette Sipe Nobel, al confine tra Spilamberto e Vignola, è il più concreto aiuto che il tessuto imprenditoriale locale da tempo richiede a gran voce. «Il nostro territorio», afferma Daria Denti, «ha bisogno di un costante apporto di imprese innovative. Questo centro d'eccellenza, che si svilupperà su una superficie coperta di diecimila metri quadrati, sarà il luogo d'incontro tra il mondo della ricerca e quello imprenditoriale. Ovviamente, dovrà tener conto delle filiere e dei settori esistenti, e penso principalmente alla meccanica avanzata e all'agroalimentare, ma potrà aprirsi anche alle tecnologie dei materiali, dell'informazione e a quelle attività che puntano sul tema dell'efficienza energetica. Questa amministrazione intende favorire il più possibile la diversificazione produttiva delle imprese: cultura, Ict, scienze della vita sono settori che hanno un mercato potenzialmente infinito». Per contrastare la crisi, il sindaco individua due direttrici: «Aumentare le risorse a sostegno degli investimenti delle imprese (dai Consorzi fidi al Fondo provinciale per l'innovazione) e sostenere l'inserimento in azienda dei giovani laureati vignolesi. E anche le banche, che hanno ricevuto tanto da questo territorio, devono essere pronte a fare di più». Invece, il nodo infrastrutturale, dal completamento della Pedemontana verso Maranello alla costruzione della complanare di collegamento tra Modena Sud e il sistema delle tangenziali modenesi, rimane il più difficile da sciogliere: «I singoli Comuni influiscono fino a un certo punto sulle grandi opere infrastrutturali, specie quando si tratta di collegamenti che interessano più aree. La Provincia ha il compito di mediare e portare a sintesi le diverse esigenze dei territori». (G.V.) UNIMPIEGO CONFINDUSTRIA ha l’obiettivo di facilitare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Propone un servizio aziende che efficiente e qualificato diretto a soddisfare le esigenze delle ricercano personale e a favorire concrete opportunità di inserimento lavorativo a chi cerca lavoro. 6ji#B^c^hiZgdYZaAVkdgdYZa&,$&&$'%%-egdi#&($>$%%'&%++ PER MAGGIORI INFORMAZIONI: Via BellinodcV!',$6)&&')BdYZcV iZa#%*.#))-())[Vm%*.#))-((% [email protected] Il Castello di Vignola Consulta le offerte di lavoro sul sito: 56 OUTLOOK e inserisci il tuo curriculum all’indirizzo: www.unimpiego.it www.unimpiego.it/curriculum FRVWUXLVFLLO782IXWXURFRQ12, Economia | Le risposte degli enti locali alla crisi L’intervista | Il medico alla guida dell'Università Il rettore Aldo Tomasi scommette sulle grandi potenzialità della ricerca applicata partner partner giusti giusti per puntare per scommettere ISiamo i “ «Vogliamo puntare di più sui dottorandi di ricerca: non sono semplicemente giovani neolaureati prestati all'azienda per seguire un progetto. Sono figure importanti che portano l'approccio universitario alla ricerca dentro l’impresa, coinvolgendola in una crescita in cui ognuno dà qualcosa e aiuta l’altro a migliorare» sull’ innovazione sull'innovazione Il ruolo della ricerca universitaria nella battaglia delle imprese per affrontare la crisi, i tecnopoli, le prospettive di crescita degli spin-off: ecco un quadro d’insieme dell’Università di Modena e Reggio Emilia di Felicia Buonomo '«economia della conoscenza» è un tema emergente negli scenari economici attuali. Un'economia quest'oggi dilaniata da una congiuntura sfavorevole, che rischia di disperdere quel patrimonio di risorse umane che costituiscono il fattore distintivo di ogni contesto economico. Oggi più che mai puntare sull'innovazione e lo sviluppo significa interazione tra università e impresa. Abbiamo approfondito questo tema con il rettore dell'Università di Modena e Reggio Emilia Aldo Tomasi. In che modo il connubio università-impresa, sul fronte dell'innovazione, dello sviluppo industriale, del rinnovamento, può essere utile per L 58 OUTLOOK OUTLOOK 59 L’intervista uscire dalla crisi? «Penso che nell'attuale contesto di crisi mondiale, una crisi che sta in qualche modo cambiando profondamente anche i comportamenti dei consumatori, le abitudini di vita, le priorità, gli stessi assetti industriali e il protagonismo dei mercati, si richieda uno sforzo congiunto di comprensione che veda prioritario un ripensamento della relazione tra mondo universitario e sistema delle imprese. Dalla crisi, è mia convinzione, non si esce con le solite ricette, immaginando che passata le difficoltà finanziarie tutto possa tornare come prima. Occorre soffermarsi ad analizzare quanto accade, occorre definire un nuovo sistema di valori entro il quale indirizzare un rinnovato modello di consumi e questo comporterà necessariamente l'introduzione di forti elementi di innovazione per quanto riguarda i prodotti, ma anche per quanto riguarda l'organizzazione della produzione. Su questa direzione la nostra Università è già incamminata da tempo, ma abbiamo bisogno di far conoscere e trasferire all'esterno la nostra competenza, la capacità di divulgare le esperienze acquisite e le prassi consolidate per coniugare i nostri sforzi nell'ambito della ricerca con le esigenze della realtà delle imprese». Come si può raggiungere questo obiettivo? «Da parte del governo si sta elaborando il nuovo Piano nazionale per la ricerca. Uno dei suoi aspetti più rilevanti, benché non sia ancora conclusa la sua definizione, riguarda l'obiettivo strategico di "come" la ricerca universitaria possa concorrere e sollecitare le esigenze innovative delle imprese. Come rettori pensiamo sia indispensabile individuare una sede, una struttura comune, che agisca da interfaccia tra il nostro mondo e quello delle imprese, affidata a un governo congiunto, condiviso, riconosciuto per la sua autorevolezza da entrambi i partner. Anche a Modena da molto tempo tentiamo di portare avanti un progetto simile». Ce ne vuole parlare? «A livello di Ateneo questo sforzo è stato accompagnato dalla istituzione di Ilo (acronimo di Industrial Liaison Office), inteso Il profilo | Il rettore con la laurea in medicina ldo Tomasi è nato a Trento nel 1951. Da novembre 2008 è il nuovo rettore dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Si è laureato a Modena nel 1976. È specializzato in Igiene e in Oncologia. Nel 1979 si è trasferito a Londra, dove ha svolto attività di ricerca scientifica per un decennio. Rientrato a Modena, dal 2005 al 2008 è stato preside della facoltà di Medicina e Chirurgia di Modena e dal 2007 al 2009 presidente dell'Osservatorio regionale per le professioni sanitarie. È autore di oltre un centinaio di pubblicazioni su riviste internazionali. A come incubatore di idee capace di promuovere il trasferimento tecnologico e delle conoscenze maturate in ambito universitario. Ma penso anche a Democenter a Modena e a Reggio Emilia Innovazione nell'omonima città. Se vogliamo, anche Crit Research è un'altro di questi enti che si propone come raccordo tra università e industria. Le ho fatto l'esempio di alcune società miste dove si persegue come finalità il trasferimento tecnologico, ma nelle quali si cerca anche di collaborare nell’attività di ricerca. Sul rafforzamento e sviluppo di questi strumenti ho investito molte energie del mio rettorato. Vorremmo, ragionando insieme agli enti locali interessati e alle Camere di Commercio, verificare se sia possibile affidare nuovi compiti a queste strutture e magari anche cambiarne la gestione e l'organizzazione, rendendole più efficienti e più agili. Riteniamo, infatti, che le strutture attuali così come sono ora risentano di una rigidità e manchino di una mission precisa, anche perché fino ad ora sono state circoscritte a un utilizzo che privilegia la piccola e media impresa, quando invece secondo noi la condivisione e la gestione dovrebbero essere allargati anche al sistema della grande impresa, magari consegnando a questi centri, come ad altri che potrebbero nascere, compiti di promozione all'estero, facendoli diventare ponti tra Modena, Reggio Emilia, l'Europa e il mondo». Continua a nominare Reggio Emilia. OUTLOOK 61 Finprogex il passaporto per la competizione globale Finprogex, il finanziamento per l’internazionalizzazione flessibile, conveniente, garantito da SACE Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per tutte le condizioni contrattuali si rinvia ai fogli informativi a disposizione della clientela presso ogni filiale della Banca o sul sito web www.bper.it - febbraio 2009 L’intervista | Il medico alla guida dell’Università I numeri | Flash d’ateneo dati dell’anno accademico 2008/2009 offrono una fotografia dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Rispetto all'anno precedente, l'ateneo vede un incremento degli iscritti, in controtendenza col dato nazionale: da 18.722 sono passati a 19.040 (+1,7 per cento), cui corrisponde una leggera crescita dei fuori sede (sul totale degli iscritti, gli studenti provenienti da un'altra regione sono 4.315, il 22,6 per cento), e degli stranieri (957, il 5 per cento). In aumento anche le lauree di secondo livello, mentre si riduce l'incidenza dei fuori corso. Sale il peso relativo della sede di Reggio Emilia, con 5.119 studenti (26,9 per cento del corpo studentesco generale dell’Ateneo), ma cresce anche la popolazione della sede di Modena, che tocca quota 13.921 studenti. Tra le dodici facoltà spiccano, in termini assoluti, quella di Economia, con un incremento di 180 unità (+5,6 per cento), quella di Ingegneria (Modena) con 99 iscritti in più (+4,2 per cento) e quella di Medicina e Chirurgia con una crescita di 99 unità (+4,1 per cento). Il segno meno caratterizza, invece, la facoltà di Giurisprudenza, con un calo di 211 iscritti (-9,6 per cento), di Scienze della comunicazione e dell’economia che arretra di 91 iscritti (-4,5 per cento). I Dall’alto, due delle sedi universitarie di Reggio Emilia: l’ex caserma Zucchi, recentemente restaurata, e la facoltà di Agraria «Sì, continuo a nominarla perché siamo mossi dalla determinazione di unificare queste strutture, quantomeno Democenter e Reggio Emilia Innovazione, facendo convergere questi soggetti in un'unica struttura, affinché diventino volano per allargare e unificare altre iniziative di questo tipo tra le due città». Perché? «Innanzitutto perché ho potuto constatare che Modena e Reggio Emilia hanno una struttura socioeconomica fondamentalmente uguale: molta capacità di fare impresa e grande voglia di innovazione all'interno di due territori che, se presi complessivamente, diventano il polo produttivo e manifatturiero più importante in Emilia-Romagna, e non solo per dimensione. In questi primi mesi di mandato ho cercato di seminare l'idea di lavorare su progetti condivisi per giungere a una visibilità e capacità competitiva internazionale molto più efficace di quella attuale». In un sistema economico globalizzato dove l'intervallo di tempo tra la fase di ricerca e sviluppo e l'ingresso del nuovo prodotto sul mercato tende ad essere sempre più breve, è necessario avvicinare gli attori coinvolti. Oltre alle strutture di cui ha parlato ora, c'è altro che si potrà fare? «C'è un'iniziativa della Regione che troviamo di forte interesse ed è quella del cosiddetto tecnopolo. Tradotto, si tratta di un investimento (l'accordo è cosa fatta) con cui la Regione affida all'Università, e questa è una novità, il compito di capo fila nella promozione della ricerca traslazionale. Questo significa che il tec- UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA Anno accademico 2008-2009 2 sedi 12 facoltà 19.040 iscritti (+1,7% sull'anno precedente) 4.254 studenti fuori corso (-1,1% sull'anno precedente) /D EDQFD SHU OҋLPSUHVD «Gli spin-off nascono da ricercatori universitari e da una o più aziende, che insieme decidono di investire su un progetto. La cultura d'impresa è fondamentale per portare innovazione nel nostro tessuto» OUTLOOK 63 3HQVDLQJUDQGHLQL]LDLQSLFFROR L’intervista | Il medico alla guida dell’Università FOV#JHQHUDOEHWRQLWDPPLQLVWUD]LRQH#JHQHUDOEHWRQLWWHFQLFR#JHQHUDOEHWRQLW &21'277((/$925,,1)5$67587785$/, FOV#JHQHUDOEHWRQLWDPPLQLVWUD]LRQH#JHQHUDOEHWRQLWWHFQLFR#JHQHUDOEHWRQLW *(1(5$/%(721VUO 0,5$1'2/$ 02 FOV#JHQHUDOEHWRQLWDPPLQLVWUD]LRQH#JHQHUDOEHWRQLWWHFQLFR#JHQHUDOEHWRQLW FOV#JHQHUDOEHWRQLWDPPLQLVWUD]LRQH#JHQHUDOEHWRQLWWHFQLFR#JHQHUDOEHWRQLW L’ateneo a Modena: sopra, la biblioteca della facoltà di Economia; a sinistra, la sede della facoltà di Lettere; a destra, la Fondazione universitaria Marco Biagi «Per il tecnopolo di Modena la Regione Emilia-Romagna investirà circa 20 milioni di euro nel prossimo triennio» nopolo favorirà investimenti in ricerca. Avremo, quindi, una parte di risorse destinate alla costruzione, o ristrutturazione di edifici esistenti, finalizzati alla ricerca, così come per spin-off, ovvero imprese che sfruttano brevetti prodotti dalla ricerca. Un'altra parte delle risorse sarà, invece, investita sul capitale umano impegnato nei progetti. E, infine, una terza parte andrà per l'acquisto di materiali necessari alla ricerca (macchinari, strumentazioni e altro)». Il polo di Modena e Reggio Emilia quali tecnologie ospiterà? «Per quanto riguarda la parte economica la Regione investirà su questo obiettivo circa 20 milioni di euro nei prossimi tre anni che, se ben spesi, concorreranno in favore di iniziative di trasferimento tecnologico, oltre che di ricerca e di innovazione. Gli investimenti riguarderanno principalmente tre settori. La parte più importante del progetto interessa ingegneria meccatronica, ma anche comunicazione e ingegneria elettronica. Esiste poi un secondo fronte che per la prima volta ha assunto valore strategico, cioè la medicina rigenerativa, il quale può avere un forte impatto in termini industriali sul segmento del biomedicale. Si tratta di una novità importante, che contiamo sviluppi opportunità di ricerca, perché l'Ateneo in questo campo può recitare un ruolo da protagonista. In questo ambito, l'Università e la Regione, ma anche gli enti locali, non hanno ancora saputoi cogliere le potenzialità che il territorio presenta anche in campo universitario. È di circa un anno fa l'inaugurazione del Centro di medicina rigenerativa "Stefano Ferrari", che ospita laboratori certificati e molto innovativi, con cui si aprono possibilità di ricerca molto interessanti. Parliamo in questo caso di cellule staminali, che nella medicina e non solo rappresentano la nuova frontiera dello sviluppo industriale, tanto è vero che i nostri laboratori sono riconosciuti come struttura industriale produttiva e ciò che viene realizzato e offerto segue i medesimi criteri internazionali applicati all’industria del farmaco. Il terzo settore riguarda il segmento agroalimentare, della sicurezza e qualità, delle produzioni geneticamente modificate». OUTLOOK 65 L’intervista | Il medico alla guida dell’Università SURSRVWH LQYHVWLPHQWR Come saranno distribuite le iniziative a livello territoriale? «I progetti saranno equamente distribuiti su Modena e Reggio Emilia: l'agroalimentare troverà una maggiore concentrazione su Modena, la meccatronica invece sarà distribuita tra i due poli universitari, mentre la medicina rigenerativa farà capo quasi esclusivamente, se non esclusivamente su Modena». Come si potrebbe configurare la struttura dei nuovi tecnopoli? «La progettualità è già definita. Se parliamo di sedi, a Modena si prevede il completamento del Centro per spin-off, già aperto un anno fa presso il campus di Ingegneria. Esiste poi un'idea di utilizzo del comparto ex-Sipe di Spilamberto, del quale stiamo definendo le dimensioni, mentre è ancora in fase di progetto un intervento presso le ex Fonderie di Modena, per laboratori di design industriale. A Reggio Emilia, invece, è già stata acquisita dal Comune una struttura delle Officine Meccaniche Reggiane che verrà, grazie ai fondi dei tecnopoli, messa a disposizione di strutture di spin-off. Già da quest'anno cominceremo ad aprire spazi per la selezione del personale, di addetti, di giovani che andranno a lavorare in queste strutture e su questi progetti». Quanta strada bisogna ancora fare prima che si completi il progetto? «Non appena firmato il protocollo, avremo le prime erogazioni di fondi (già disponibili presso la Regione e provenienti da finanziamenti europei specifici per queste finalità). Concretamente è possibile far partire le prime iniziative entro quest'anno». Nei progetti non è citato il settore ceramico. «Lo sviluppo di un'iniziativa regionale sul campo della ceramica segue regole diverse da quelle del tecnopolo e deve essere ancora definito. La Regione, comunque, intende portare avanti un investimento destinato al settore e anche in questo caso sarà definito tra industria e università, superando le differenziazioni e i compartimenti stagni del passato, in cui ognuno agiva per sé. Devo dire che oggi la situazione è cambiata, perché Sassuolo ha un nuovo sindaco e i passi avanti che si erano fatti con il primo cittadino precedente, in questo momento, sono fermi. Non ci sono ancora stati incontri con la nuova amministrazione comunale e dovremo confrontarci sulle nuove prospettive di collaborazione. Attendo di incontrare il sindaco per conoscere i suoi propositi e se confermerà supporto per l'edificazione del nuovo Centro ceramico. Il Centro attuale fu costituito quarant'anni fa e allora la scelta logistica cadde su Bologna. Ma si tratta di una realtà 66 OUTLOOK «Gli investimenti del tecnopolo riguarderanno principalmente tre settori: l’ingegneria meccatronica, la medicina rigenerativa e l’agroalimentare, equamente distribuiti tra Modena e Reggio Emilia» la Posta testimone della nostra Storia /$&52&,(5$$(5($75$16$7/$17,&$&20$1'$7$'$/*(1,7$/2%$/%2 distante dal contesto produttivo del comprensorio delle piastrelle. Ritengo che portare il Centro da Bologna a Sassuolo sia fondamentale. Con Confindustria Ceramica avevamo avuto numerosi contatti e sviluppato una proposta già molto avanzata: è da verificare se questa è solo una pausa momentanea o un cambio di direzione. Occorre che le varie istituzioni pubbliche, Comune e Provincia, ma anche private, la Camera di Commercio e l'Università riprendano le fila del progetto». Come si può generare nuova conoscenza per trasformarla in un valore economico? Lei prima ha parlato di spin-off industriali. L’esterno della sede e un’aula della facoltà di Ingegneria di Modena LE FACOLTÀ PIÙ GETTONATE Economia 5RPDSDUWLWLGD2UEHWHOORLOOXJOLRFRQWDSSHDG$PVWHUGDP/RQGRQGHUU\5H\NMDYLN&DUWZULJW6KHGLDF0RQWUHDO &KLFDJRH1HZ<RUNGRYHJLXQVHURLODJRVWR /D VTXDGUD HUD FRPSRVWD GD LGURYRODQWL 6,$, 0DUFKHWWL 6 ; FRQ XRPLQL GL HTXLSDJJLR PD VROR YHOLYROL FRPSOHWDURQRLQIRUPD]LRQHO·LQWHURSHUFRUVRGLNP 1HOOHYDULHWDSSHOD&URFLHUDVXVFLWzHQRUPHLQWHUHVVHHOHDFFRJOLHQ]HWULEXWDWHDJOLDYLDWRULLWDOLDQLD&KLFDJRHD1HZ<RUNIXURQR JUDQGLRVH 3HUULFRUGDUHO·DYYHQLPHQWRHSHUDIIUDQFDUHODSRVWDLQSDUWHQ]DGD5RPDYHQQHURSUHSDUDWLGHJOLDSSRVLWLIUDQFREROOLGLIRUPD LQXVXDOHSHUO·HSRFDFRPXQHPHQWHGHQRPLQDWL´WULWWLFLµFKHYHQQHURVWDPSDWLLQGXHYDORULQRPLQDOLHLQIRJOLGDHVHPSODUL $GRJQLHVHPSODUHYHQQHVRSUDVWDPSDWDODVLJODGHOFRPDQGDQWHGHOYHOLYRORFUHDQGRFRVuIUDQFREROOLWLSRORJLFDPHQWHGLYHUVL /HVLJOHVRQR,%$/%,%25*,3(//,/21*,',1,,0,*/,529,,7(8&,48(6,*,25,5(&$,%,$1,$5$0,%,6(,/(21 ,9(5&,1$32,5$1,,&$/2H,1$11 /DWLUDWXUDFRPSOHVVLYDGLTXHVWLIUDQFREROOLIXGLHVHPSODULSHUWLSRFRUULVSRQGHQWLDIRJOLSHUWDQWRLQRULJLQH HUDQRVRORHVHPSODULQHLGXHYDORULQRPLQDOLSHUWLSRORJLDGLVRSUDVWDPSD 6RQRWXWWRUDULWHQXWLODPLJOLRUHUHDOL]]D]LRQHPRQGLDOHSHUULFRUGDUHXQFRVuLPSRUWDQWHHYHQWRHFRUUHYDO·DQQR OGGETTI PER CHI AMA COLLEZIONARE EMOZIONI +5,6% sull’anno precedente 9DFFDULJDUDQWLVFHO·DXWHQWLFLWjHORVWDWRGLFRQVHUYD]LRQHGHOPDWHULDOHSURSRVWR FRQFHUWLÀFDWRGLJDUDQ]LDDVVROXWD Ingegneria &$7$/2*+,*5$78,7,$5,&+,(67$ +4% sull’anno precedente Medicina e Chirurgia +4,1% sull’anno precedente VLULFHYHVXDSSXQWDPHQWRYLD0%XRQDUURWL9LJQROD02WHOID[LQIR#YDFFDULLW ZZZYDFFDULLW =PSSHNNPVAL[H46+,5( L’intervista | Il medico alla guida dell’Università impresa, che poggiano inizialmente su quella risorsa insostituibile che è il capitale umano, strumenti che sanno valorizzare e ottimizzare l'apporto di intuizioni, conoscenze e competenze che maturano nel mondo della ricerca. Noi vorremmo che tanti nostri studenti, o ex studenti, indirizzati a lavorare su un progetto fossero in grado di dar vita a nuove imprese». Altri progetti in questa ottica di rapporto più stretto con l'impresa? «Tra i tanti, un progetto già attivo ma che vorrei vedere incrementato in termini di opportunità: mi riferisco agli stage offerti ai nostri studenti. In particolare, vorrei vedere estese queste opportunità più che ai laureandi, soprattutto ai dottorandi. E le spiego perché: il dottorando di ricerca non è semplicemente un giovane neolaureato che per un certo periodo si trova a lavorare su un progetto all'interno di un'azienda, ma una figura di grande rilievo che porta l'approccio universitario alla ricerca dentro l'impresa, coinvolgendola in una crescita in cui ognuno dà qualcosa e aiuta l'altro a migliorare. I dottorandi tra l'altro possono entrare anche in spin-off. Una risorsa importante per il mondo produttivo, che va sfruttata di più e meglio». [email protected] ph: Ivano Di Maria «Gli spin-off nascono da progettualità condivise tra uno, due o tre ricercatori universitari e una o più industrie, che insieme decidono di investire su un progetto, su un'idea, destinandovi soprattutto capitale umano. Mentre per le strutture di supporto ci dovrà pensare il tecnopolo, ciò che a noi interessa è stimolare la voglia di investire, di ricercare e di alimentare lo spirito imprenditoriale. Perché gli spin-off inizialmente si appoggiano su risorse miste, cui concorrono tanto l'università, col suo capitale umano, quanto l'industria, con il suo sostegno economico, e questo per il primo triennio; dopo questo periodo, gli spin-off devono essere in grado di proseguire in modo autonomo, cioè devono diventare una vera e propria impresa. La cultura d'impresa è fondamentale per portare innovazione nel nostro tessuto. Questo farà sì che la ricerca non continui a essere slegata dall'industria, ma si fonderà sulla condivisione di progetti utili al mondo produttivo. La cultura degli spin-off si è sviluppata negli Usa, ma è ormai presente in tutto il mondo da molti anni. Le grosse industrie americane, ad esempio, molto spesso sono nate da spin-off universitari. Gli spin-off sono sostanzialmente degli incubatori di innvestiamo iinvestiamo ti o inn cose vere vere (+*VZ[Y\aPVUP PUVZ[YPJHU[PLYP ZYS :-H\Z[[PUV46+,5( ( tra queste quest q e c’è c ’è la tua impresa impressa BBanca a a CRV, anc CRVV, insieme dal 1874, sempre sempre con con te, te, specialmente specialmen te per te, te, sempre sempre più forti foorti armi i i tuoi risp Tu ci affid stiamo qui ve noi li in impresa nella tua ra terra nella nost 68 OUTLOOK w w w. b a n c a c r v. i t V.le Ciro Menotti, 72/74 41100 - Modena Tel. 059 9785500 Fax 059 9785501 Cell. 337 589005 Eventi | Il seminario di Como La delegazione di Confindustria Modena e dell’Itis Corni: dall’alto, il responsabile Area Economia Giovanni Bartolotti, il direttore Giovanni Messori, il professore Mario Noli, la responsabile del progetto Education, Roberta Caprari, il presidente Pietro Ferrari e la professoressa Marzia Ballestrazzi dei 15 a b u l C i to dal Confidustr a z z i i an o org ciazioni d re t a t s asso turie nto è L’eve ork delle iù manifat w il net rovince p p delle Da sinistra: Alberto Ribolla, coordinatore del Club dei 15; Alberto Barcella, responsabile del progetto Istruzione tecnica del Club; Giovanni Zen, preside dell’Itis Rossi di Vicenza; Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria per l'Education e s e r p m i e a l o Scu ormare i f c i r n e c p e t i n a v i gio ia negg e dan h c p iano un ga i stud e c r i a n c a m e ol it tecnic per c stitut e i i t n i l n o i g a z n e sio forma inseg ei 15 Verru lub d della roso tori e C i e a l d n i z e n : n G e a le di impr o talian eccel spirit za tra mia i ni all’ o n a a n v e o o l ce lo c i l s e g a i ’ a ’ l i u c n c s U re nce e. A tutta rienta r Fra ervar e o s P re r . r o e f » p p lla ale ve ategie ire su tà de manu t r e t s i o c s e r o o v o c e s v l in r n a e e l la nostr dere one p to de cccasi he la er cre ispet c ’o r p l he ra i l e i c v r E i a . o a nte stri i mot a segn u n val , za n n d u a i g n n n i e e è e f on ncid gno nica Mode cui fa l’ins o di C o di i l’inge a tec s ni di m r r s s a n i u o a z o t t n z l C c a o u o e agu , l’org iù alt «La c ssion Ferm one, anizdei 15 ne con il p lla pa ll’Itis e rvazi e b e d d u s l à e s l a org C d a i h i l i d’o d l s a e l e a r d t r a ce i ttob ene », per nno ani, p izio o rovin provi cnica ca va i e n p i i Giuli t n e n o e a l c i l , n e na zio elega vinz li de one t Mode stria l'istru ltre alla d te con l a u mazi i s e d r e d t o n u . s i du nza i. O l Pil e scu ioni ere q onfin ccelle ecnic re su , fra l C ociaz t divid i 'e e s r i i e L s t r a « h a r u u c n stit Fer tolo e le ifatt arte a egli i ietro dal ti chiud ività man tta n le fa p ue giorni nte P a a e t f t u d e i a q s n el zio pre di d delle 15, d orma a dal nario b dei ella f uidat semi d g o , n i Il Clu a u c o on an ellinz a Com iano di ril zato via B p i d n e u OUTLOOK 71 ire zion defin socia s ’a l l de zione Eventi | Il seminario di Como A destra: Alberto Felice De Toni, in rappresentanza del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca; Ambrogio Taborelli, presidente di Confindustria Como le selezionate e presenti all'incontro, una per ogni provincia, c’era anche il Corni della professoressa Giuliani. In Italia, ogni anno, le imprese hanno letteralmente «fame» di diplomati tecnici e professionali per un totale di oltre 323 mila unità. Il fenomeno è tanto più critico quanto più si consideri che l’incidenza delle professioni tecniche, sul totale dell’occupazione, è passata in Italia dal 16 per cento del 2000 al 22 per cento del 2007, collocandosi al di sopra della media Ocse di cinque punti percentuali. Dopo diciassette anni di calo costante, le iscrizioni agli istituti tecnici e professionali sono riprese con l’anno scolastico 2008-2009. Un timido +0,6 per cento che non risolve il problema ma che va incoraggiato attraverso l’orientamento scolastico e l’avvio di progetti mirati, come quello sostenuto dal Club dei 15. Per partire, il programma necessita di una fase di messa a punto. «Daremo vita a un network di istituti tecnici e professionali protagonisti dell'innovazione manifatturiera con i quali ogni associazione del Club collabora già da alcuni anni», ha spiegato nel corso del seminario Alberto Barcella, past president di 72 OUTLOOK Confindustria Bergamo e attuale responsa- mondo della scuola a quello dell’impresa, bile del progetto per conto del Club dei 15. alle sue esigenze e ai suoi linguaggi. Come? «Grazie alla flessibilità prevista dalla rifor- Borse di studio agli studenti meritevoli, ma della scuola superiore del ministero stage in azienda, preparazione dei docenti, dell’Istruzione e al coinammodernamento e potenziamenvolgimento diretto delle to dei laboratori scolastici, alterAttraverso imprese cercheremo di nanza scuola-lavoro: rendere così le la collaborazione orientare l’offerta formascuole più attrattive, fare percepitra imprese tiva alle necessità del terre il valore dell’istruzione tecnica e docenti ritorio. Ma, soprattutto, e l’utilità di un diploma per trovasi potrà offrire con il prezioso contributo re subito un lavoro qualificato ai giovani dei docenti si potrà offrire nell’industria. una più ampia ai giovani una più ampia Il seminario di Como ha visto la gamma partecipazione anche del vicepregamma di opportunità per di opportunità sidente di Confindustria per l'Eduaccrescere le loro conoper accrescere cation Gianfelice Rocca, che ha scenze e competenze». La le loro partita è importante. In definito l'appuntamento del Club competenze gioco c’è il futuro sia dei dei 15 come «l'avamposto delle atgiovani sia delle imprese. tività per rafforzare il rapporto «Lo sviluppo della cultura tecnica sul terri- tra Confindustria e mondo della scuola» a cui torio», afferma Pietro Ferrari, «è un obietti- seguiranno altre due iniziative: una riguarvo strategico anche per Confindustria Mo- derà più strettamente le pmi e «avrà lo scodena. Per contrastare la difficile fase econo- po di sensibilizzare imprenditori e manager mica attuale si deve assolutamente riparti- attraverso un ciclo di seminari che si terranno re dai banchi di scuola: è qui che si gioca il nelle associazioni pilota», ha spiegato Rocdestino dell’impresa manifatturiera locale ca. L'altra, ideata da Sistemi formativi di e nazionale». La filosofia del progetto elabo- Confindustria, «aggiornerà i funzionari e i dirato dal Club dei 15 è di investire su attivi- rigenti delle associazioni territoriali di Contà, programmi, iniziative per avvicinare il fidustria sulla riforma dell'istruzione tecnica». Tra gli obiettivi del progetto, c’è anche l’intento di superare il luogo comune che vede il liceo come sede della formazione di «serie A» e l’istituto tecnico come quella di «serie B». Basta qualche dato per sfatare questo pregiudizio: il 54 per cento dei diplomati tecnici, infatti, si iscrive all’università, il 26 per cento dei laureati tecnico-scientifici proviene dagli istituti tecnici e quasi il 30 per cento dei laureati in ingegneria e architettura possiede un diploma rilasciato da istituti tecnici. E per chi entra in azienda con un diploma tecnico ci sono opportunità e possibilità pari a quelle di un neolaureato, perché le aziende non guardano più solo al titolo di studio ma anche a quello che concretamente i giovani sanno fare. Per questo diventa sempre più importante avere una scuola capace di preparare figure professionali al passo coi tempi, in grado di essere all’altezza delle richieste delle imprese in fatto di innovazione e ricerca. Senza contare che l’istruzione tecnica permette di avere una marcia in più sulla strada dell’autoimprenditorialità: molte aziende, infatti, nascono dall’esperienza e da quel saper fare che proprio l’istruzione tecnica, nella quale si alternano formazione teorica e sperimentazione sul campo, è in grado di fornire. In alto; un momento del seminario. Sopra, la delegazione modenese. A sinistra, Pietro Ferrari, presidente di Confindustria Modena, con Roberto Zuccato, presidente dell’Associazione Industriali di Vicenza OUTLOOK 73 Settori | Motosport Il comparto delle aziende che operano per team o marchi sportivi, pressoché sconosciuto in Italia, ci viene invidiato e copiato all'estero Aspettando la Motor valley Niente numeri né dati, nessuna associazione che possa far valere il peso economico e di innovazione di un settore che ha nell’asse Bologna-Modena-Reggio Emilia uno dei centri nevralgici nazionali. Il motorsport si conferma un insieme di imprese tutte da scoprire di Arianna De Micheli l'avanguardia uniche al mondo». Ma restano pur sempre figlie orfane di un Paese ingrato che le trascura, sottovalutando un settore, quello del motorsport, «di valore immenso» e di enorme potenzialità. Un settore che, nella cultura italiana, riscopre a ogni stagione le sue più profonde radici. Se a esprimere, con eleganza ma senza mezzi termini, il proprio disappunto è Livia Cevolini, direttore marketing di Crp Technology di Modena, fiore all'occhiello dell'industria geminiana nell'ambiente blasonato delle competizioni sportive, non si può che crederle senza riserve. Anche perché le parole di ammonizione della figlia d'arte che, insieme al fratello Franco, tiene ben salde le redini di un'azienda eam di rilevanza internazionale provenienti da Usa, Francia e Gran Bretagna arrivano in Italia per cercare partner e fornitori in grado di dare concreto valore aggiunto alle proprie vetture: «Nonostante ciò ci troviamo di fronte a non poche difficoltà. Oltremanica la Motor valley è un vero status «In Gran Bretagna la Motor valley symbol. Essendo un vanto per l'intera ecoè uno status symbol, sostenuta nomia britannica, viene sostenuta da goda governo, associazioni e privati», verno, associazioni e privati. Inoltre offre osserva Livia Cevolini, direttore molte opportunità lavorative e si avvale di marketing di Crp Technology, tecnologie che, seppur sviluppate e impieuna delle firme più rappresentative gate nell'ambito del racing, influenzano del racing, specializzata un mercato di fatto assai più esteso. In nella meccanica di precisione Italia simili strategie di condivisione e e nel rapid prototyping supporto sono del tutto assenti. Eppure, (nella foto, con il fratello Franco). agire in modo che il comparto italiano si «Nessuno racconta che team affermi sempre più a livello internazionae marchi di fama internazionale le, dovrebbe essere obiettivo comune. Sovincono anche grazie all'apporto prattutto alla luce del fatto che le nostre della tecnologia made in Modena» aziende hanno sviluppato tecnologie al- T OUTLOOK 75 Settori all'avanguardia nel produrre in tempi record tecnologie per vetture da sogno, sono tutto fuorché isolate. «Modena è il fulcro, anche culturalmente, del motorsport italiano. Un comparto a mio parere sottovalutato», ribadisce il concetto Marco Stella, amministratore delegato di Tubi Style, impresa di Maranello leader nella produzione di scarichi sportivi e da competizione. «Non esiste un'associazione che ne rappresenti e tuteli gli interessi, neppure statistiche che consentano di capire esattamente quanto valga nel nostro Paese». Si rassegni, dunque, chi spera di sapere di più del comparto attraverso numeri e grafici: la penuria di dati statistici pare infatti malattia endemica di un settore già vittima di una politica votata al contenimento dei costi. E questo ancor prima dell'affacciarsi di una crisi dalle proporzioni inaspettate, che ha coinvolto l'intero globo, radendo al suolo qualsiasi certezza in ambito economico e finanziario. Motori riciclabili, un fornitore unico di pneumatici, riduzione della forza aerodinamica per garantire maggiore sicurezza ma soprattutto per tagliare la testa ai costi: ecco in sintesi i provvedimenti targati 2007 e firmati dalla Federazione internazionale dell’automobile (Fia). E per il 2010 pare sia previsto non soltanto il ritorno al motore turbocompresso, ma anche penuria di test e la reintroduzione dell'elettronica standard per quanto concerne vetture e pneumatici. Tubi Style (nella foto a sinistra, Marco Stella insieme a due tecnici dell’azienda), fondata nel 1987, produce scarichi sportivi e da competizione, settore quest’ultimo che rappresenta il 10 per cento del fatturato. L’impresa di Maranello vende in oltre 30 Paesi nei cinque continenti, compresi Stati Uniti e Giappone L’intervista| Marco Padovani: «Dobbiamo valorizzare il sapere tecnico» tecnici sono la base portante delle azien- Quando nasce l'associazione e qual è la sua de: «In questi anni, purtroppo, abbiamo mission? visto una continua riduzione «L'associazione ha carattere del “sapere tecnico” e le imprevolontario ed è nata nel 1970 per se ora ne soffrono», spiega il proseguire l'attività svolta dalla presidente dell'Associazione sezione di Bologna dell'AssociaMeccanica Marco Padovani zione meccanica italiana, quando (www.associazionemeccanica.it), questa venne sciolta a livello che intende essere «portavoce di nazionale. Il suo scopo è quello di una cultura di valori d'impresa e riunire tutti coloro che operano di professionalità», perché «per nel campo della meccanica e delinnovare processi e prodotti serl'impiantistica, di favorire la Marco Padovani, presidente vono figure professionali di espericerca e di diffondere lo studio dell’Associazione rienza e giovani menti che portidelle discipline meccaniche e Meccanica che ha no avanti nuove sfide». Verità delle loro applicazioni. Al sede a Bologna sacrosanta, soprattutto in un setmomento conta oltre 400 soci tra tore come il motorsport che si nutre di te- studenti, imprenditori, manager, quadri e teccnologie d'avanguardia e di prodotti innovativi. nici di aziende che operano nel contesto indu- I 76 OUTLOOK striale dell'Emilia-Romagna». Come operate? «L'Associazione Meccanica è una realtà con una forte presenza nelle principali imprese della regione e intende rafforzare la figura del tecnico nel nostro sistema industriale attraverso varie attività d’informazione e di formazione, come visite a stabilimenti produttivi, convegni e corsi specialistici». Dal suo punto di vista, nel nostro Paese si investe a sufficienza in formazione? «In questa particolare congiuntura economica, la voce relativa alla formazione è una delle prime a essere ridotta. Ed è un grave errore perché potenziare le competenze tecniche e rimanere aggiornati sulle nuove tecnologie è una delle chiavi per porre le basi della ripresa». Esiste sinergia tra imprese di valore e risorse umane? «Assolutamente sì. Le imprese migliori attraggono le migliori risorse e, allo stesso tempo, i migliori cercano di lavorare nelle imprese eccellenti». Che cosa comporta l'essere presidente dell'associazione? «Per me rappresenta l'opportunità di restare in contatto con tutto ciò che esiste di innovativo nel mondo industriale. Non nego che, essendo un'attività che io e i miei consiglieri svolgiamo senza fine di lucro e in aggiunta alle nostre "normali" mansioni lavorative, a volte risulta un compito piuttosto impegnativo. Tendiamo quindi a seguire il concetto della project-leadership: l'organizzazione delle attività è a rotazione, viene infatti gestita da chi vanta maggiori competenze professionali sull'argomento. Le garantisco che portare il sabato mattina 80 persone a un convegno o a una visita aziendale ci riempie di soddisfazione, perché la risposta positiva alle nostre iniziative dimostra che stiamo facendo qualcosa di utile». «Anche uniti non vedo come potremmo competere con la concorrenza inglese e tedesca», critica Alessandro Verasani, titolare di Veca, azienda che produce componentistica per il settore motoristico e da competizione. «Mano d’opera che costa meno, agevolazioni fiscali: tutto questo in Italia non esiste. Per esportare in America devo ridurre i prezzi del 30 per cento. Come posso essere competitivo?» OUTLOOK 77 WHO’S WHO IN ITALY 2010 EDITION ACCESSO ESCLUSIVO, PRESTIGIO NEL MONDO. Da 50 anni è il più prestigioso promotore dell’immagine di Uomini, Imprese e Istituzioni che rappresentano l’eccellenza del nostro Paese. Alcuni dei prodotti di Veca, azienda di Soliera (Modena) che realizza componenti di altissima precisione per Formula Uno, auto sportive e industria aeronautica. In particolare lavora per Toyota Mortosport, Red Bull, Honda Racing, Bmw Sauber e Ferrari. Nel 2005 ha ottenuto il premio «Eccellenza italiana» come migliore fornitore del Cavallino rampante «Vogliono riportare la Formula 1 agli anni Novanta. Abbiamo toccato il fondo», sentenzia contrito Alessandro Verasani, patron di Veca, azienda di Soliera da 40 milioni di fatturato l'anno («ma nel 2010 sarà tutt'altra musica») produttrice di componenti ad altissima precisione in leghe speciali per Toyota Motorsport, Red Bull, Honda Racing, Bmw Sauber, nonché premio «Eccellenza italiana 2005» come migliore fornitore Ferrari. «Dopo aver portato la F1 a un tale livello di esasperazione, non si può che pensare di renderla più povera. Anche in 78 OUTLOOK casa Ferrari si assiste all'esodo di esperti. Se per 17 gare si cambiavano 250 motori, ora se ne usano 40. E io che, in quanto a fatturato, di Ferrari sono il più grosso fornitore, sto davvero perdendo molto. L'80 per cento del mio lavoro riguarda infatti la Formula Uno. La soluzione? Diversificare e abbandonare il campo, ma non è certo come bere un bicchiere d'acqua». In principio restio all'esternazione, il fondatore di Veca diventa un fiume in piena. «A gennaio ho riunito chi lavora con me: "Ragazzi, i tempi d'oro sono finiti, ora bisogna stringere la cinghia". Loro hanno capito, ma si parla di decurtazioni da 1.000 euro. Ci stiamo arrampicando sugli specchi, si lavora con i minuti contati e in prospettiva non escludo l'uso di ammortizzatori sociali. La fiera Motorsport Expo Tech? Quest'anno mi hanno convinto, ma alla luce dei fatti mi chiedo quale significato possa ancora avere la fiera. Un'associazione di categoria? Non credo nelle associazioni. E anche uniti non vedo come potremmo competere con la concorrenza inglese e tedesca. Mano d'opera che costa meno, agevolazioni fiscali: tutto questo in Italia non esiste. Per esportare in America devo ridurre i prezzi del 30 per cento. Come posso altrimenti essere competitivo? D'altra parte, paghiamo la mano d'opera fior di quattrini per realizzare il pezzo migliore in tempi più brevi». Parole che mostrano amarezza («non posso che essere pessimista, anche se non è nella mia natura») ma che non sembrano esagerazioni. Più pacati i toni di Marco 3 volumi, 3200 pagine, 8000 profili biografici 4800 profili di Imprese e Istituzioni. Who’s Who in Italy Srl Via De Amicis 2 - 20091 Bresso (Milano) tel. +39 026101627 - Fax +39 026105587 e-mail: [email protected] www.whoswho.eu Settori Stella, convinto che Motorsport Expo Tech, fiera modenese alla sua seconda edizione che si è tenuta a metà ottobre, resti comunque «un'iniziativa importante per il nostro territorio, da monitorare e sviluppare ulteriormente». Eppure, nonostante l'aplomb, anche il quadro dipinto dall'amministratore delegato di Tubi Style è a tinte grigie: «Le case di auto e moto che partecipano alle competizioni più "nobili" sono sottoposte a un'ulteriore pressione a causa della scarsa disponibilità di budget. Tutto ciò si ripercuoterà sulle prossime stagioni. Già abbiamo assistito a defezioni importanti, pensate a Honda nella Formula Uno, oppure ad Abarth costretta a ridimensionare il proprio impegno nei rally. E anche nelle corse minori i piloti ben foraggiati si contano sulle dita di poche mani. La motoristica da competizione rappresenta il 10 per cento del nostro fatturato (cinque milioni di euro nel 2008) ma per noi resta un settore strategico: di fatto incarna il traino sia dell'attività di ricerca, sia del marketing. Non nascondo che siamo preoccupati per ciò che potrà succedere nel 2010: è evidente infatti che stentano a essere confermati diversi progetti in agenda per il prossimo anno, al contrario di quelli in corso che comunque risentono di un certo calo nei volumi». E che la parola magica sia sempre la stessa, ovvero internazionalizzazione, Stella ne è convinto ma solo a metà e con riserva: «La produzione deve essere veloce e innovativa, ma si tratta spesso di piccole produzioni molto specializzate. Non mi sembra ci siano i presupposti per andare a fabbricare marmitte in Romania. Piuttosto propendo per una crescita attraverso partnership o acquisizioni e credo sia fondamentale studiare strategie per fare rete». Chi si ostina a guardare avanti senza lasciarsi intimorire dagli inevitabili (del tutto inevitabili?) cambiamenti in atto nel comparto del racing, è la già citata Crp Technology. «Quest'anno il volume d'affari ha riportato una leggera flessione a conferma delle difficoltà macroeconomiche che hanno investito tutto il panorama internazionale», ammette Livia Cevolini, già pronta però al rilancio. «Ma ridurre gli investimenti in ricerca Cgm (a sinistra, Franco Capone, fondatore dell’azienda di Baggiovara) è specializzata in componenti di precisione per l'industria automobilistica. Il suo core business è rappresentato dalla produzione di alberi di trasmissione. Tra i più importanti clienti, la Ferrari di Maranello e sviluppo equivale a diminuire il grado di innovazione tecnologica e significa danneggiare il segmento. Crp dunque continua a puntare sull'elevato livello di innovazione attraverso lo studio di nuovi materiali e tecnologie all'avanguardia». Franco Capone, numero uno di Cgm (azienda di Baggiovara specializzata in componenti di precisione per l'industria automobilistica e il cui core business è rappresentato dalla produzione di alberi di trasmissione) predilige un linguaggio scevro da slogan e che va dritto al sodo: «Il cliente ha calato la produzione, ma noi stiamo lavorando come lo scorso anno. Forse non dovrei dirlo, ma andiamo alla grande. Avete presente la Ferrari 149 California? Bene, tutto l'apparato di trasmissione è opera nostra. Ferrari, Maserati e Alfa Romeo montano esclusivamente le nostre trasmissioni. Certo, il settore si è impoverito, ma io non posso lamentarmi. Perché dovrei? Lavoro con 22 dipendenti che fanno ancora otto ore al giorno e non ho lasciato a casa nessuno». E il patron di Cgm prosegue: «Per avere risultati occorre operare su molti fronti. Un'azienda va bene non solo perché il cliente paga, ma soprattutto perché ha fatto investimenti oculati. Pur essendo un'azienda di nicchia (da 4 o 5 milioni di fatturato all'anno), qualche mese fa abbiamo investito oltre 2 milioni di euro in un nuovo capannone di 2.500 metri quadri. Abbiamo scelto di spendere in modo mirato». E parlando del 2010, Franco Capone chiosa, convinto dell'efficacia delle proprie scelte ma non certo tanto sprovveduto da sottovalutare l'impatto di un colpo di coda di una crisi lungi dall'essere cancellata: «Nell'anno prossimo io ci spero, ma con pragmatismo. La ripresa sarà molto difficile, le aspettative infatti non sono buone. Il settore ha perso in tecnologia e mano d'opera specializzata. Abbiamo bisogno dell'aiuto del credito. Ma il supporto non arriva, non esito a dire che ci sentiamo abbandonati. Più si è piccoli e meno si ha voce in capitolo, anche se l'azienda la curiamo col cuore e ci mettiamo tutta la nostra energia». E se l'eloquio colorito di Capone riesce in parte a mitigare lo scoramento di Alessandro Verasani, le lucide osservazioni scevre di sbavature di Cleardo Giaco- OUTLOOK 81 Settori | Motosport «Questo è un settore per cui servirebbe maggiore impegno, soprattutto a livello istituzionale», avverte Francesca Paoli, amministratore delegato della Dino Paoli. «Il Motorsport Expo Tech rappresenta un'ottima occasione, soprattutto per la possibilità che offre di confronto con collaboratori e tecnici. Ma dovrebbe cambiare data: a ottobre i campionati non sono ancora terminati e credo che questo penalizzi la fiera» metti, area manager di Cima, azienda di Villanova di Castenaso, lasciano spazio all'entusiasmo per i buoni propositi: «Un'associazione di categoria come hanno fatto gli inglesi? Perché no, potrebbe essere interessante. Qualcuno dovrebbe proporla, a cominciare da Confindustria, ad esempio. È un messaggio che va trasmesso, perché gli inglesi, che sono una potenza in questo settore, hanno dimostrato che funziona. Inoltre sono convinto che, continuando a crescere e proponendosi all'estero, Motorsport Expo Tech potrebbe essere equiparata alla fiera di Colonia». Cima è una piccola realtà rispetto al gruppo cui fa capo (Seragnoli di Bologna, 660 milioni di fatturato nel 2008, core business: produzione di macchine automatiche per imballaggio), produce ingranaggi contoterzi e nell'ambito del racing si colloca in una fascia medio alta di applicazioni. «È un mercato di nicchia, si tratta di migliaia di pezzi, non di milioni. Produciamo ingranaggi per la Formula Uno, per i campionati Gp 2 e per il Moto Gp. Il calo è Dino Paoli, azienda di Reggio Emilia fondata nel 1968, produce avvitatori pneumatici a impulsi e accessori. La qualità del prodotto ha offerto fin da subito all’impresa l’occasione di entrare nel mondo della Formula Uno, come dimostrano queste tre foto: da sinistra, Enzo Ferrari, Clay Regazzoni e un momento del pit-stop di una Ferrari durante una gara 82 OUTLOOK Settori | Motosport guardati dentro, raggiungilo. Lo sguardo si spinge lento oltre le infinite linee, al confine tra cielo e terra.A cercare un segno, un colore intenso, gli spigoli e le rotondità di una lingua sconosciuta, gli odori ed i sapori di civiltà esotiche e della natura incontaminata. Ad ogni partenza una rinascita, ad ogni destinazione un inizio. Perché in viaggio ci siamo sempre stati: è tempo di decidere l’orizzonte su cui fare rotta. Via Libera Viaggi ti accompagnerà nella progettazione del tuo viaggio, tramite un servizio di alta qualità ed una consulenza professionale in grado di rispondere con efficacia alle tue specifiche esigenze. Viaggi in libertà? Via Libera! 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Ma ora ci troviamo in un momento di gelo, in cui nuove ricerche e nuovi sviluppi non sono ammessi». All'inevitabile domanda di rito sulle previsioni per l'imminente futuro, Giacometti risponde: «Le prospettive per il 2010 non sono certo delle migliori. Ci si trova nell'impossibilità di gestire l'attività operativa quotidiana e molte aziende si muovono contemporaneamente su due fronti: riduzione dei costi, ma sguardo volto al lungo termine, che significa essere pronti a lanciare nuovi prodotti sul mercato nel momento in cui questo tornerà a ripartire». «Cerco di essere ottimista», mormora gentile, con vo-ce un poco stanca ma tutt'altro che rassegnata, Francesca Paoli, amministratore delegato della Dino Paoli, azienda di Reggio Emilia che già negli anni Novanta muoveva i primi passi nel motorsport statunitense. «Mi auguro che nel 2010 ci sia una ripresa, e che si inizi a intravedere qualcosa di positivo già nei prossimi mesi. Questo è un settore per cui servirebbe maggiore impegno, soprattutto a livello istituzionale. Il Motorsport Expo Tech rappresenta un'ottima occasione, soprattutto per la possibilità che offre di confrontarsi con collaboratori e tecnici. Purtroppo, credo proprio che sia la data a essere problematica: a ottobre i campionati non sono ancora terminati e credo che ciò penalizzi la fiera, peraltro organizzata con grande cura». E conclude: «Per affrontare il prossimo anno, per quanto possibile, continueremo a investire in ricerca e sviluppo. La nostra azienda, per fortuna, può contare su Federico Galloni, direttore commerciale, la cui professionalità è uno dei nostri punti di forza. Riscuotiamo pagamenti effettuati in anticipo e con carte di credito, quindi al momento non abbiamo problemi di insolvenza. Molti team sono in gravissime condizioni economiche e finanziarie e lavorare con loro non è sempre facile». Cima, azienda di Villanova di Castenaso (Bologna), dal 1946 produce ingranaggi di precisione per le applicazioni più complesse nei settori delle macchine industriali, degli autoveicoli, dell'aeronautica e delle vetture da corsa. Fa parte del gruppo Coesia, di cui è capofila Gd, azienda bolognese leader nella produzione di macchine automatizzate OUTLOOK 85 Ritratti d’impresa | Wamgroup L’idea vincente di Vainer Marchesini: costruire in serie un prodotto che prima era realizzato solo in modo artigianale Coclee alla conquista del mondo Da un'officina in un garage a una holding che ha ramificazioni nei cinque continenti. Il fondatore del gruppo con sede a Cavezzo racconta quattro decenni indimenticabili di Arianna De Micheli 86 OUTLOOK i culto della persona non ne vuole sapere. «Chi sono i suoi lettori e a che cosa possono essere davvero interessati? È questo che deve chiedersi»: dopo queste parole Vainer Marchesini mi lascia e ricompare con un plico fra le mani: «Le do dieci minuti per leggerlo. Poi ne riparliamo». La D sala riunioni è di nuovo vuota e 600 secondi sono ben poca concessione per riordinare le idee e cercare di capire per quale motivo il noto imprenditore non desideri festeggiare i 40 anni della propria azienda valorizzando il suo ruolo di primo attore. In fin dei conti, dire Wamgroup coincide col pronunciare ad alta voce il nome del suo fondatore. Ma è sufficiente osservare le bandierine appuntate quasi ovunque sulla mappa dei cinque continenti in veste carta da parati per riconoscere che, senza dubbio, l'interesse del lettore è in quella globalizzazione integrata che di fatto è il segreto del successo targato Wam. Un segreto da condividere e dunque un segreto di Pulcinella perché, come Marchesini insegna, «agli imprenditori interessa capire qual è l'essenza del successo di un'azienda». Ma, intanto, il plico aspetta e una lettura veloce non è cosa facile. Racconta infatti una Vainer Marchesini, presidente di Wamgroup. Il gruppo produce coclee, ovvero trasportatori per polveri e granuli costituiti da un tubo con spirale girevole, che vengono utilizzati per i più diversi settori storia non soltanto di impresa, ma anche di intuito umano, lungimiranza e tenacia. Anno 1969: «Avevo 23 anni, nessuna esperienza di conduzione ma tanta buona volontà e tante idee. Facevo il garzone per l'unico operaio in officina, ma svolgevo anche l'attività di tecnico, disegnatore, venditore, acquisitore. L'Italia era una nazione agricola, nei nostri paesi c'erano ancora gli scariolanti. Poi sono arrivate le lambrette e le vespe, quindi le ruspe e molti contadini se ne sono andati a lavorare in fabbrica». È il ritratto di un'epoca. Vainer Marchesini decide di mettersi in proprio e in un garage di Ganaceto, nella prima periferia di Modena, apre una piccola ditta individuale con soli tre dipendenti. L'«Officina Meccanica Marchesini Vainer» nasce come attività artigianale, lavora su commissione, produce coclee tubolari (trasportatori per polveri e granuli costituiti da un tubo dotato di spira- OUTLOOK 87 Marisa, call center Sinergas Ritratti d’impresa le girevole) destinate agli impianti di betonaggio ed è di stampo artigianale. Ma, seppur indossati con impeccabile perizia, i panni dell'artigiano al giovane neo-imprenditore ben presto vanno stretti: la sua mente è già proiettata sul futuro. Che compare nei primi anni Settanta. Marchesini rivoluziona infatti il «progetto coclea» introducendo moduli standardizzati da combinare con modalità differenti, un'idea vincente che garantisce una gamma di prodotti ampia e flessibile. L'economia di scala prima e l'economia diversificata poi diventano allora la nuova frontie- BILANCIO 2008 WAMGROUP Il nostro gas costa il 35% in meno * Dall’inizio dell’anno ad oggi Sinergas ha abbassato il prezzo del gas del 35%. Una riduzione concreta, pensata per farti risparmiare davvero. E non finisce qui: la grande convenienza di Sinergas è fatta di tanti vantaggi. Consulenza personalizzata su risparmio energetico, fonti alternative, assistenza nella scelta della tariffa migliore, negli aspetti fiscali e amministrativi. Sinergas è l’unica ad offrirti, da sempre, un servizio vicino al territorio e alle tue esigenze. *a partire da ottobre 2009, riduzione calcolata da gennaio sul prezzo della componente energia come da delibere AEEG per il mercato domestico energia con più idee, al tuo servizio GRUPPO AIMAG tracce.com 200 milioni di fatturato consolidato di cui il è destinato alla ricerca di quota export 5% 70% ra e, così, l'officina ribattezzata Wam nel 1974, si appresta alla conquista del globo. Metà anni Ottanta: «Per aver successo», scrive nero su bianco il nostro ospite, «pensai fossero indispensabili due cose: il rapporto diretto con la clientela senza alcun intermediario e la produzione localizzata per l'adattamento dei prodotti ai bisogni dei mercati. Sull'onda dell'entusiasmo decisi quindi di provare la delocalizzazione e realizzai una società produttiva negli Stati Uniti. Ma non conoscevo la mentalità del mercato Usa e per Ritratti d’impresa que anni i risultati furono negativi. Pensammo quasi di ritirarci. In realtà fu il terreno su cui facemmo la più importante esperienza». Ma i dieci minuti sono terminati: «L'internazionalizzazione è oggi un argomento che riguarda chiunque si definisca imprenditore», esordisce Marchesini ricomparso silenziosamente. «Internazionalizzazione in entrata, ovvero quando acquisto materiale da tutto il pianeta, e in uscita, ovvero quando porto il mio prodotto ovunque e presidio i mercati dall'interno. Rimanere fermi significa non creare ricchezza». E Marchesini da quel lontano 1969 non si è più fer«Abbiamo mato. Pioniere deluna scuola interna l'internazionalizzae una succursale zione (l'esordio risain Cina», spiega le al 1984 con la fonMarchesini, dazione di una pri«Per noi ma filiale commerla formazione cialeinFrancia),streè prioritaria. nuo sostenitore delPurtroppo, l'innovazione del pronoi italiani dotto («la ricerca gedimentichiamo nera ricchezza, se si quanto esprime in un prosia importante. dotto») quest'uomo È a torto minuto ma inarrestaconsiderata bile ha fatto della proun bene pria azienda una citimmateriale tadina del mondo ansu cui non vale te litteram. la pena investire» «Multinazionale tascabile»: così i due docenti universitari Giuliano Muzzioli e Alberto Rinaldi hanno definito Wam nel volume «Dalla fiamma ossidrica al laser. La Wam da Modena all'America e alla Cina». Già, la Cina, l'Oriente, «unico vero traino in questo momento storico», un ritornello che chiunque metta il naso fuori di casa sa riconoscere e cantare: pochi però lo hanno imparato bene quanto Marchesini: «Nei primi anni Novanta focalizzammo la nostra attenzione su diverse aree geografiche e sulla Cina in modo particolare. Studiammo una modalità d'entrata differente rispetto a quella adottata in Usa, ma commettemmo lo stesso molti errori. Il sistema economico cinese era di fatto piuttosto arre- La storia | Marchesini, l’impresa nel Dna V ainer Marchesini nasce a Soliera nel 1946. Frequenta l'Istituto tecnico industriale Corni, scuola storica la cui prima pietra risale al 1921, vera e propria fucina di quadri tecnici e operai specializzati. Dopo il diploma inizia a lavorare per la Ime, impresa di costruzione di impianti di betonaggio, ma a soli 23 anni decide di mettersi in proprio. La piccola impresa artigianale si occupa di produrre su commissione coclee tubolari destinate agli impianti di betonaggio. Nel 1970 l'azienda si trasferisce in un modesto capannone di 150 metri quadrati a San Possidonio e inizia a diversificare la produzione affiancando alle coclee tubolari quelle «a canala» per l'industria molitoria e piastre per la fluidificazione. Un anno dopo la Ctc di Milano, principale committente dell'impresa, fallisce. Marchesini deve licenziare due dei suoi sei dipendenti. Lo soccorre il fratello Adriano, commerciante di vini, che si fa garante presso gli istituti bancari. Nel 1973 la situazione volge al meglio, l'azienda si trasferisce a Ponte Motta di Cavezzo (area classificata depressa) e l'anno dopo muta il nome in Wam (120 milioni di lire di capitale, 60 per cento Vainer Marchesini, 40 per cento il fratello). Sono gli anni della svolta: viene progettata una nuova coclea che si avvale di moduli standardizzati e che conquista il mercato non solo italiano. Nel 1980 l'organico sale a 49 dipendenti, Wam non è più un'azienda artigianale. Già nei tre anni precedenti aveva mosso i primi passi nel business estero, optando prima per la Francia e quindi per la Germania grazie anche alla collaborazione con Michael Grass, esule di Berlino Est, poi comunication manager della società. Ed è proprio nel 1980 che l'impresa di Cavezzo deve fare i conti con la prima crisi dell'edilizia. La scelta pare obbligata, diventa infatti essenziale diversificare ulteriormente la produzione e trovare sbocchi alternativi al betonaggio. Wam è sempre un passo davanti a tutti, in neppure dieci anni le quote di export aumentano del 20 per cento, la gestione degli ordini diventa elettronica e le filiali all'estero spuntano, si moltiplicano, oltre che in Francia e Germania, anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Marchesini continua a investire in automazione e informatica. In sei anni, dal 1994 al 2000, il fatturato raddoppia e supera i 40 milioni di euro. È la volta dei mercati asiatici: in Cina nasce una filiale produttiva e due joint venture. L'espansione prosegue quindi in India e Russia così come in Paesi europei quali Croazia e Romania. «Per Wam la parola d'ordine è globalizzazione integrata: la progettazione si svolge in Italia, così come la ricerca. Ma i prototipi sono realizzati dove c’è il mercato, la documentazione viene dai Paesi dell'Est, la parte informatica viene eseguita in India e la pubblicità è studiata ad hoc per ogni singolo mercato» Dall’officina alla holding: in alto, Vainer Marchesini (in una foto del 1975) e il primo laboratorio artigianale; sopra, la sede attuale del gruppo OUTLOOK 91 Ritratti d’impresa | Wamgroup L’azienda | Parola d’ordine, innovazione W am, l’impresa di Ponte Motta di Cavezzo che è stata fondata da Vainer Marchesini nel 1969, controlla nove marchi, ognuno dei quali realizza uno o più prodotti. La progettazione, lo sviluppo e la produzione di filtri depolveratori e di macchine sia per la separazione meccanica di solidi e liquidi, sia per il trattamento, lo stoccaggio, l'estrazione, il dosaggio e la miscelazione di materiali in polvere e granuli, rappresenta il core business dell'azienda che vanta la propria presenza quasi ovunque nel mondo. Con i suoi 1.800 dipendenti e un fatturato da oltre 200 milioni di euro, Wamgroup da sempre attribuisce all'innovazione un grande valore: tra i primi al mondo a proteggere le proprie invenzioni, Marchesini ormai conta oltre 50 brevetti internazionali. E ogni anno la holding investe oltre il 5 per cento del fatturato in ricerca e sviluppo. trato, le comunicazioni pessime così come le infrastrutture. Erano gli anni delle grandi privatizzazioni che prevedevano la mobilità di 400 milioni di operai e il decollo delle province a statuto speciale. Il nostro socio cinese si rivelò inaffidabile e nel 1996 iniziammo a inviare personale europeo e italiano. Due anni dopo, la società fu trasformata in un'azienda a totale controllo straniero». Oggi, nel suo quarantesimo anno di vita, Wam è dunque una multinazionale tascabile da oltre 200 milioni l'anno di fatturato consolidato che diventano 315 come aggregato e con una quota di export del 70 per cento, che segue il principio della produzione centralizzata per i componenti e dell'assemblaggio decentralizzato delle macchine. Con una holding controllata dalla famiglia e il cui futuro è già garantito dai figli Marcello e Elena e dal nipote Roberto, il gruppo modenese conta 18 stabilimenti produttivi: «In Italia sono sei, mentre all'estero siamo presenti con due unità negli Usa, tre in Cina, due in Romania poi India, Turchia e Croazia. Ma siamo già al lavoro per aprirne uno in Russia», spiega Marchesini. Wamgroup si articola in 29 Risultato degli investimenti in ricerca sono i 50 brevetti internazionali depositati società commerciali estere, oltre 1.800 dipendenti (dei quali 700 in Italia), con una età media di poco superiore ai trent'anni. La sua parola d'ordine è globalizzazione integrata: «L'idea di un prodotto nasce qui in Italia, così come qui si sviluppa la ricerca. Il prototipo e i test di affidabilità vengono realizzati dove c'è il mercato, ovvero dove esiste il bisogno, ad esempio in Cina. Per la produzione servono i disegni, che vengono fatti in Romania che vanta ottimi professionisti, ingegneri ben preparati. È vero, costano meno, ma quello che davvero conta è l'ingegno. I processi produttivi al contrario si svolgono in Italia dove ancora esiste la crema delle intelligenze». E la documentazione? «Nei Paesi dell'Est. Ottima documentazione a prezzi molto più bassi». E tutto quello che concerne l'informatica? «L'aggiornamento della parte informatica viene eseguita in India. No, non perché costa meno, ma perché in India sono davvero bravi. Bisogna, poi, studiare messaggi pubblicitari diversi, realizzati ad hoc per ogni mercato. L'essenza nasce qui, il vestito viene cucito altrove». Per l'imprenditore originario di Soliera fondamentale risulta la formazione. «Abbiamo una scuola interna, con una succursale in Cina. Il fatto è che noi italiani dimentichiamo quanto sia importante la formazio- OUTLOOK 93 Ritratti d’impresa | Wamgroup INTERNAZIONALIZZAZIONE 18 stabilimenti produttivi 29 società commerciali estere 1.800 dipendenti di cui 700 in Italia ne delle risorse umane, è a torto considerata un bene immateriale per cui non vale la pena spendere soldi. Servirebbe più attenzione alla struttura culturale ed economica del sistema Italia». In Italia l'idea dell'impresa come patrimonio sociale non esiste, la cultura generale si mostra ostile nei confronti delle imprese; gli assurdi costi burocratici, così come la tassazione eccessiva, fanno infatti da freno allo stile italiano vincente per Dna; il posto di lavoro fisso viene visto come un porto sicuro e non invece come opportunità di crescita. Concetti più volte ribaditi dal patron della Wam che, in un'intervista rilasciata alcuni mesi fa alla Gazzetta di Modena, aveva affermato severo seppur a malincuore: «Da noi il posto di lavoro viene visto come punto di arrivo. E invece è da lì che bisogna darsi da fare per imparare, migliorare, crescere. Ma in Italia questa non è una mentalità diffusa. Spesso mi trovo meglio con gli ingegneri rumeni che con quelli italiani, ed è un male: un ingegnere meccanico italiano è infatti potenzialmente più valido perché alle spalle vanta un patrimonio culturale molto più rilevante». Lungimirante, acuto, inarrestabile an- che quando stanco, l'imprenditore modenese che ha scritto pagine di storia internazionale (e la cui produzione di brevetti è davvero impressionante) non è però avvezzo a sterili lamentazioni e in cuor suo resta un inguaribile ottimista. Anche nei confronti di una crisi che ha rivoluzionato ogni parametro di valutazione («abbiamo l'abitudine di vivere le crisi come momentanee, io ne ho passate almeno cinque, ma di quella in corso non si sa neppure quali siano gli esatti confini») e ha costretto alla gogna l'economia mondiale: i primi segnali di ripresa ci sono, prima o poi passerà. OUTLOOK 95 Eccellenze modenesi | Lo chef famoso nel mondo Massimo Bottura, dietro il sorriso da affabile ristoratore modenese, ha affinato l’arte di stupire Non semplici ricette, ma poesie da gustare Il suo ristorante è stato scelto da mille giornalisti specializzati come il migliore d’Italia e si è classificato 13° nella classifica 2009 dei 50 World’s Best Restaurants. Il segreto del fondatore dell'Osteria Francescana? Fare della cucina una forma d'arte: «Con i miei piatti comunico un’idea, racconto una storia» di Ida Meneghello foto di Elisabetta Baracchi e Paolo Terzi o chef Massimo Bottura può apparire a chi lo incontra un paradosso, un ossimoro, un rompicapo nei panni rassicuranti di un sorridente ristoratore modenese. Lui si presenta semplicemente come un cuoco emiliano schiavo della tradizione, del peso esagerato di un passato che in questa terra, più che in altre, ha a che vedere da generazioni con il cibo. Ma poi questo cuoco emiliano definisce i suoi piatti «poesie commestibili» e ti sorprende con la piroetta di un «bollito non bollito», o con la provocazione del «parmigiano reggiano in cinque consistenze e cinque temperature», o prendendoti all'amo con una spuma di mortadella che è la quintessenza di quel panino che abbiamo tutti nella memoria e che, una volta fatta l’esperienza, L OUTLOOK 97 Eccellenze modenesi | Lo chef famoso nel mondo non riusciremo più a mangiare senza pensare a lui. E allora ti arrendi, pensi che è un genio, che se non fosse nato a Modena ma a New York avrebbe fatto il caposcuola di qualche avanguardia pop, o l'architetto, o il musicista. Ha avuto la fortuna di fare gli incontri giusti: Alain Ducasse se l'è portato a Montecarlo nel suo «Louis XV» e poi il toro catalano Ferran Adrià l'ha introdotto nelle alchimie della «cucina molecolare». Così sono arrivate le due stelle Michelin e i punteggi record delle guide più prestigiose che l'hanno proiettato nella top ten degli chef italiani, così è arrivato il tredicesimo posto nella classifica dei 50 migliori ristoranti del mondo. La sua vita è definitivamente cambiata. E anche la nostra. Lei è nel gotha degli chef italiani, lo dicono i punteggi attribuiti alla sua Osteria Francescana, lo conferma la sua notorietà, talvolta bersaglio di polemiche. Ma lei come si presenterebbe? «In questi anni mi hanno attribuito molte etichette: dalla "tagliatella postmoderna" di Enzo Vizzari alla cucina "tecno-emozionale". Ma io non amo i fermo immagine e personalmente mi definirei un cuoco emiliano che lavora sulla cucina di territorio, ma guardandola da dieci chilometri di distanza. La mia cucina è dinamica e cambia continuamente, come me. Prendiamo la mia tagliatella al ragù: quella di dieci anni fa, completamente astratta, è diventata oggi figurativa, filtrata dall'esperienza dell'avanguardia. La mia è una cucina di memoria e di visioni, ci sono piatti che oggi vedo sulle copertine delle riviste ma li ho inventati dieci anni fa. Come il croccantino di foie gras in crosta di nocciole Piemonte e mandorle di Noto, con un cuore di aceto balsamico tradizionale extravecchio, che nasce per una pausapranzo veloce, ma permette di assaggiare il piatto più conosciuto della grande cucina francese in forma di un gelato con lo stecco, con la gioia e lo stupore di un bambino». Certamente aver radici in una terra che ha così forte la cultura del cibo deve esercitare una grande influenza nel suo lavoro. Quanto pesa la sua identità emiliana nel suo percorso professionale? «La nostra era una famiglia allargata: siamo cinque fratelli e con noi vivevano in casa due zii, fratelli di mio padre, e le due nonne, quindi la domenica è sempre stata festa grande. I miei fratelli maggiori mi hanno coinvolto nei loro pellegrinaggi gastronomici e mi hanno cresciuto con Bob Dy- Nelle foto di questo servizio, Massimo Bottura nel suo ristorante e alcuni dei suoi famosi piatti. In questa pagina, due portate della tradizione locale rivisitate dallo chef modenese: sopra, cotechino al vapore con lenticchie; sotto, tagliatelle al ragù Foto d’autore, Bottura ritratto da Elliot Erwitt Il profilo | Un artista in cucina T ra le figure chiave della nuova generazione di chef italiani, Massimo Bottura (classe 1962), inizia l'attività nel 1989 e successivamente, nel 1995, rileva nel centro storico di Modena una trattoria l'«Osteria Francescana» muovendosi sempre più sul sottile confine tra tradizione e innovazione, con una cucina che definisce «informale», aiutato da uno staff di dodici collaboratori. Attualmente il locale vanta due prestigiose stelle Michelin, il punteggio di 19.5/20 sulla guida de L'Espresso, un totale di 91 punti sulla guida del Gambero Rosso (cucina 54), che lo piazzano nella top ten della classifica dei ristoranti italiani (unico in Emilia-Romagna), e due Medaglie nella guida Touring (Top 31). Ultimo grande riconoscimento è stata l'assegnazione alla Francescana del tredicesimo posto nella classifica 2009 dei «50 World's Best Restaurants», mentre una giuria di mille giornalisti internazionali lo ha decretato «Miglior ristorante d’Italia». studio Lobo Eccellenze modenesi | Lo chef famoso nel mondo 100 OUTLOOK col patrocinio di: in collaborazione con: ol esp sit o i lan, i Doors, Charlie Parker e Miles Davis. Ho imparato a non farmi le domande che impediscono di sognare, accettando il fatto che ogni tanto bisogna cavalcare l'incoscienza. Penso sia importante avere una famiglia che ti appoggi e ti sostenga nei momenti difficili, avere la fortuna di frequentare una scuola seria, essere molto umili e praticare con devozione ogni giorno. Ma soprattutto non bisogna mai smettere di coltivare le proprie passioni, l'arte o la musica, l'architettura o il cinema. Sono cresciuto accanto a una madre che mi ha sempre ripetuto di credere nei sogni». Lei si considera un artista? E secondo lei l'alta cucina è più vicina all'arte o all'artigianato? «Cosa fa uno chef? Prepara il cibo per soddisfare i clienti che pagheranno il pasto. Ma esistono molti tipi di ristoranti e diversi tipi di chef. Alcuni preferiscono preparare un cibo che è rassicurante, perché dalla cucina esce esattamente ciò che ti aspetti. Le ricette magari vengono personalizzate, rivisitate e reinterpretate, ma in definitiva ciò che prepari è tradizionale, i piatti sod- , l antico cambia or «La violenza di certe polemiche ha toccato l'anima dei miei piatti, della mia ricerca e mi ha fatto soffrire. Nel frattempo, a Londra venivo premiato come uno dei 50 migliori ristoranti del mondo e, grazie alla credibilità di vent'anni di professione, ho il sostegno di un movimento come Slow Food» disfano le aspettative dei clienti e non ci sono sorprese, non ci sono ingredienti inattesi. È come essere un bravo esecutore di uno spartito dato, l'unica regola da seguire è utilizzare ottimi ingredienti e manipolarli con rispetto. Ci sono altri chef che rompono gli schemi e preferiscono proporre un'inaspettata combinazione di ingredienti che sorprendono il palato. Questa scelta prevede sempre l'utilizzo di materie prime straordinarie, ma obbliga a fare un salto nella tradizione, nel pensiero, nella tecnica, ed è possibile solo se allarghi lo sguardo e individui nuovi percorsi, accogliendo suggerimenti che provengono da ogni parte del mondo. Le cotture tradizionali verranno alterate, i vecchi metodi saranno sostituiti dai nuovi e ciò che otterrai è una cucina contemporanea con un nuovo linguaggio. Il sottovuoto, le basse temperature, le distillazioni, la sostituzione delle vecchie gelatine con nuove meno invasive, disidratazioni, polverizzazioni, sono tutte tecniche che gli chef contemporanei usano per estrarre dalle materie prime sensazioni sublimi attraverso la concentrazione esasperata dei sapori. Le ricette diventano poesie commestibili. Nella poesia le parole e i suoni si trasformano in immagini e melodie. Il cibo poetico può essere divertente, ironico, dolce o nostalgico, ma può anche diventare aggressivo, ribelle, irriverente. E poi d'un tratto può tornare a essere rassicurante e gentile. Cucinare così, partendo da un concetto, è un'arte come qualsiasi altra forma di arte visiva, come dipingere, scolpire o girare un film. Lo chef non sta solo cercando di soddisfare il palato, ma sta comunicando un'idea, raccontando una storia, mostrando un punto di vista. Perché i clienti seguono questa nuova avanguardia, mangiano questo cibo strano? Forse per la stessa ragione per cui la gente si traveste a carnevale, segue le mode, ama l'arte contemporanea anche se spesso è provocatoria e fastidiosa. C'è un elemento eccitante nel nuovo, nel cambiamento, nella trasformazione che ti fa sentire diverso dagli altri: stai giocando, stai provando, stai pensando, sei vivo. Quando creo un nuovo piatto, spesso vado a frugare nella dispen- tre 500 ModenaFiere 12-15 novembre 2009 t s d temporary stock design l’outlet l’esperto risponde in fiera l’esperto risponde online porta con te in fiera un oggetto o una sua foto; una equipe di esperti te lo valuterà gratuitamente! ora gli esperti ti rispondono tutti i giorni gratuitamente anche su: organizzazione: www.7-8novecento.it studio Lobo srl progetti di comunicazione tel 0522631042 [email protected] Novità 2009! L’outlet del design; mobili e complementi d’autore a prezzo di stock! sponsor ufficiale Eccellenze modenesi | Lo chef famoso nel mondo sa della memoria e ritorno ai pranzi delle mie domeniche, alle estati con le mie nonne, alle leccornie gustate nei viaggi con i miei fratelli. Il ricordo è spesso la chiave per interpretare i nostri desideri e comprenderli». Ai suoi livelli di eccellenza, quanto pesa la forma e quanto la sostanza di un piatto? La qualità delle materie prime viene prima della tecnica più raffinata o è il contrario? «L'idea viene inserita in una forma che ti permette di leggere il piatto. Parto spesso dalla memoria per poi passare al contemporaneo e proiettarlo in una visione futura. La mia cucina nasce dal desiderio di trasmettere emozioni a chi ha la sensibilità per apprezzarle. La mia "filosofia" è una piramide dove il punto più alto è l'idea e appena sotto stanno tecnica e materie prime, la prima al servizio delle seconde. Alla base c'è il senso del bello, le emozioni, le esperienze personali». Come giudica le polemiche di cui è stato talvolta oggetto, in riferimento alla cosiddetta «cucina molecolare»? La chimica è da sem- «Con La Franceschetta, il secondo locale aperto tre anni fa, abbiamo voluto avvicinare i giovani e sensibilizzarli a un certo tipo di materie prime, di gusti, trasmettendo una nuova cultura del cibo. Una sfida anche più difficile di quella dell'Osteria: un'autentica opera di alfabetizzazione, è come insegnare una lingua straniera» pre presente in cucina, ma la sua ricerca è talvolta giudicata estrema, una provocazione. Arretratezza culturale? Invidie? «L'Italia è la patria degli allenatori di calcio prima, durante e dopo i mondiali, delle veline e dei critici gastronomici. Non esiste una vera e propria cultura del cibo e dell'alta ristorazione, della cucina d'autore. Ma essendo oggi un argomento popolare, ne parlano tutti, riviste, quotidiani, televisione, e questa popolarità produce una forte pressione su chi lavora in questo settore. La violenza di certe polemiche mi ha toccato personalmente, ha toccato l'anima dei miei piatti, della mia ricerca, e mi ha fatto soffrire. Nel frattempo a Londra venivo premiato come uno dei 50 migliori ristoranti del mondo e grazie alla credibilità di vent'anni di professione basata sulla qualità, naturalità e freschezza dei prodotti, oggi ho il sostegno di un intero movimento, Slow Food». Quanto tempo sottrae alla cucina per gestire la comunicazione? Talvolta si ha l'im- OUTLOOK 103 Eccellenze modenesi «La mia cucina nasce dal desiderio di trasmettere emozioni. Una "filosofia" a piramide dove il punto più alto è l'idea e appena sotto stanno tecnica e materie prime, la prima al servizio delle seconde. Alla base c'è il senso del bello, le esperienze personali» LA SERENITÀ SI COSTRUISCE GIORNO PER GIORNO con MODENASSISTENZA MODENASSISTENZA SERVIZI PRIVATI DI ASSISTENZA DOMICILIARE A CASA E IN STRUTTURE OSPEDALIERE PER ANZIANI, HANDICAPPATI, MALATI, DISABILI E PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI MODENA - VIALE V. REITER, 38 - 059.221122 - CARPI - 059.654688 «Se la Cina deciderà di promuovere la sua alta cucina, eserciterà una grande influenza internazionale nel medio periodo. Prevedo a breve la scoperta della cucina brasiliana, che vanta materie prime eccellenti, e di quella peruviana» pressione che l'impegno che dedicate a curare l'immagine finisca per fare di voi dei manager della comunicazione più che degli chef. «Quando arrivi a certi livelli è inevitabile, fa parte del gioco, diventa uno stile di vita. Certo la pressione è molto alta e quando riesco a passare una domenica a casa con la famiglia, diventa un'occasione da festeggiare. Alle mail rispondo la notte, per le registrazioni televisive dispongo di un laboratorio-ufficio creato appositamente, alle manifestazioni e ai seminari partecipo il sabato o la domenica che è il giorno di chiusura. Insomma, è un'attività impegnativa». Non giudica eccessivo il peso «politico» delle guide oggi, un peso che forse vi condiziona nella vostra ricerca? Si ha la sensazione di una omologazione dell'offerta che rischia di portare in tavola gli stessi piatti a New York come a Londra, in una sorta di globalizzazione culinaria del lusso. «Questo rischio di omologazione dell'offerta lo abbiamo corso una decina d'anni fa. In questo momento siamo tutti alla ricerca del "chilometro zero", cioè del piccolo artigiano iperspecializzato capace di mettere a disposizione una materia prima unica che nasce in zona. Non credo ci siano chef che lavorano in funzione del punteggio delle guide, alla fine ci mettiamo l'anima nel piatto. Io sono schiavo della tradizione, del territorio cui appartengo, è come una maledizione. In Italia c'è tutta questa cultura, questo passato che pesa moltissimo, ma è questa storia che ti permette un'identità molto forte. Io non dimentico che il primo rapporto di lavoro professionale con una cuoca, Lidia Cristoni, mi ha segnato profondamente e continua a influire sulle mie scelte. Ciò che sto cercando di definire, partendo da questa identità, è una filosofia di cucina applicabile ovunque ma riconoscibile attraverso un segno preciso, come d’altra parte è immediatamente riconoscibile un quadro di Henri Matisse o un progetto di Frank Gehry». Parliamo di politiche dei prezzi. Lei, come altri chef, ha individuato da tempo due livelli di offerta per avvicinare nuove fasce di pubblico. Ma non crede che si stia facendo anco- ra poco? Gli esempi offerti da manifestazioni come Squisito a San Patrignano, Identità Golose o dall'Arena del Sole-Teatro Stabile di Bologna e dalla sua iniziativa estiva «Dopoteatro con gli chef», sono esperimenti riusciti di incontro tra cultura e alta cucina aperti al grande pubblico, ma sono casi isolati. «Accanto all'Osteria Francescana, abbiamo aperto, tre anni fa, La Franceschetta. L'idea partiva dal desiderio dei ragazzi che lavorano con me di ritrovarsi e magari bersi una birra sentendosi a casa. In seguito è arrivata la voglia di creare un locale che affiancasse l'Osteria per avvicinare i giovani e sensibilizzarli a un certo tipo di materie prime, di gusti, trasmettendo una nuova cultura del cibo. È una sfida anche più difficile di quella lanciata dalla Francescana. Si tratta di un'autentica opera di alfabetizzazione, è come insegnare una lingua straniera. In Emilia si stanno comunque aprendo molte strade, con la partecipazione diretta della Regione e dell'università (come nel master di Colorno promosso da Slow Food o nel nuovo corso di specializzazione sulle materie prime e i prodotti dop a Bologna, tutte iniziative cui partecipo personalmente). Ma la verità è che in Italia non c'è un sistema Paese capace di sostenerci, come invece avviene in Francia. E al di fuori dell'Emilia-Romagna è il deserto». Dopo l'influenza esercitata in occidente dalla cultura giapponese, individua oggi nuovi Paesi, nuove frontiere del gusto? «Se la Cina deciderà di promuovere la sua alta cucina, eserciterà una grande influenza internazionale nel medio periodo. Prevedo a breve la scoperta della cucina brasiliana, che vanta materie prime eccellenti, e di quella peruviana». Una battuta per chiudere: oggi è più provocatorio proporre in menu «Il ricordo del tortellino» o un tortellino fatto a regola d'arte? «Il tortellino per me è intoccabile. Mi capita spesso di discutere con mia madre, perché lei continua a essere convinta che il suo tortellino sia migliore del mio. Ma poiché l'eccellenza di un tortellino è nel suo ripieno, la zittisco dicendole che le materie prime che uso io lei neanche se le sogna». OUTLOOK 105 Cultura | I maestri della pittura europea Molti dei quadri esposti a Rimini fino al 14 marzo 2010 sono concessi per quest’unica trasferta italiana Capolavori dagli Stati Uniti alla Romagna imenticate gli ombrelloni, il lungomare affollato, la movida notturna e gli altri cliché della riviera romagnola: a Rimini è in atto un'operazione di rilancio culturale della città destinata a disseppellirla dalla coltre di sabbia dalla quale è stata sinora ricoperta. Sabbia dorata per l'industria della vacanza e del divertimento, ma al tempo stesso pesante zavorra per l'altra metà della città, quella alle spalle del mare e della spiaggia, che porta i segni dell'epoca romana, del Medioevo, dei Malatesta, del Seicento, e che finora è rimasta in ombra. Il progetto per riportare alla luce l'altra Rimini prende il via da una grande mostra internazionale di pittura, «Da Rembrandt a Gauguin, a Picasso. L'incanto della pittura. Capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston» (aperta a Castel Sismondo fino al 14 marzo 2010), alla quale sarà affiancato un percorso attraverso le chiese, i monumenti, i luoghi e le opere d'arte che, lungo i secoli, hanno segnato la storia e l'identità della città. Registi di quest'operazione sono Marco Goldin, che in passato ha già fatto la fortuna di Treviso e di Brescia, portando in quelle città centinaia di migliaia di visitatori, e Antonio Paolucci, autorevole esperto D 106 OUTLOOK Non delude le aspettative la mostra curata da Marco Goldin e ospitata nella prestigiosa cornice riminese di Castel Sismondo: sei sezioni tematiche per 65 opere provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston, depositario di una delle maggiori collezioni di arte europea degli States di Cecilia Lazzeretti d'arte e direttore dei Musei Vaticani, ai quali sono stati affidati rispettivamente la cura della mostra a Castel Sismondo e la progettazione dell'itinerario culturale parallelo all'interno del territorio riminese. L'iniziativa si deve inoltre alla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini che, insieme alle istituzioni locali, ha riconosciuto in questa proposta culturale un'opportunità per valorizzare e divulgare la conoscenza del patrimonio artistico del territorio, e agli sponsor Linea d'Ombra Libri e Gruppo Euromobil. La mostra «Da Rembrandt a Gauguin, a Picasso» condurrà a Rimini 65 quadri provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston (Mfa), depositario di una delle maggiori e più significative collezioni di arte europea degli Stati Uniti, della quale fanno parte oltre 1.600 dipinti di maestri olandesi, inglesi, francesi e spagnoli. Assai ben rappresentati sono gli impressionisti e i post impressionisti: l’Mfa di Boston possiede infatti il più corposo nucleo di quadri di Claude Monet conservati al di fuori di Parigi e la più ricca collezione al mondo di opere di JeanFrancois Millet. In questo periodo il museo è parzialmente chiuso al pubblico per lavori di ristrutturazione che condurranno all'inaugurazione di una nuova grande ala pro- gettata da Norman Foster: da qui l'opportunità, colta da Marco Goldin, di richiedere una serie di prestiti, in alcuni casi davvero rilevanti, concessi soltanto per quest'unica trasferta italiana. Anziché presentare le opere in ordine cronologico o riunirle secondo correnti e scuole di pittura, il curatore ha scelto di disporle in sei sezioni tematiche: le rappresentazioni a sfondo religioso, la ritrattistica nobiliare, quella familiare, le nature morte, gli interni, il paesaggio. Tra i dipinti più suggestivi della prima sezione, oltre al «San Sebastiano in preghiera» di El Greco, c'è sicuramente «Cristo morto sorretto dagli angeli» di Paolo Veronese, immagine di devozione intima e meditativa, in cui colpisce la rappresentazione realistica della morte di Cristo, il cui freddo pallore contrasta con la mano rosea e calda dell'angelo che gli regge il polso. Di tutt'altro segno «Erodiade con la testa di San Giovanni Battista» di Francesco Cairo, che indulge al macabro nel mostrare la fanciulla in preda all'estasi mentre recide la lingua di colui che l'aveva offesa. Da segnalare, in questa prima sezione, anche «Cristo dopo la flagellazione» di Bartolomé Esteban Pérez Murillo, in cui l'artista rappresenta un Cristo sofferente, colto in un momento in cui i suoi torturatori sono usciti di scena. Murillo ne evoca la natura umana e divina ponendolo umilmente a terra, ma dipingendo il suo corpo martoriato in modo che la pelle risulti radiosa nonostante le ferite. Un Velàzquez e due Rembrandt sono al centro della seconda sezione, che intende mostrare come nel ritratto, anche il più sfarzoso, vi sia sempre un dialogo silenzioso tra chi guarda (il pittore, lo spettatore) e chi è guardato. Dipinto durante il primo soggiorno di Velàzquez a corte, il ritratto del poeta Luis de Gòngora y Argote è stata forse l'opera che permise al pittore di entrare nelle grazie del re e che lo avviò alla carriera di pittore di corte. Gòngora, uno dei più importanti poeti spagnoli, era noto per il suo cinismo e per l'amarezza del carattere, aspetti che traspaiono dal volto e in particolare dagli angoli della bocca rivolti verso il basso. I due Rembrandt costituiscono una rarità, perché rappresentano personaggi a figure inte- Il «Cristo morto sorretto dagli angeli» (1580-1588) di Paolo Caliari, detto il Veronese, è uno dei più suggestivi dipinti della prima sezione della mostra di Rimini OUTLOOK 107 Cultura | I maestri della pittura europea re: il pittore ne dipinse soltanto tre, tutti nel 1634, nel periodo iniziale della sua carriera, in cui cercava di farsi strada come artista indipendente. Il ritratto a figura intera era più costoso di quello a mezzo busto, e certamente il reverendo Elison e sua moglie erano figure eminenti nella società olandese del Seicento. A commissionarne i ritratti gemelli fu il figlio, un ricco mercante di Amsterdam. Sempre in questa sezione compare anche un Van Dyck, che ritrae la principessa Maria Stuart, figlia di Carlo I, da bambina: il quadro, dipinto per negoziare il matrimonio con Guglielmo II d'Orange, raffigura la piccola in abiti e atteggiamento da adulta, come se già fosse destinata alla corona d'Olanda. A chiudere la sequenza, con un contrasto quasi brutale ma intenzionalmente ricercato, è «Ritratto di donna» di un Pablo Picasso in pieno periodo cubista, in cui i contorni di una figura femminile, identificabile solo in base a una ciocca di capelli e a un lungo viso triangolare, tendono a confondersi con lo sfondo del quadro. La sezione dedicata ai ritratti di ambientazione intima e familiare è forse quella destinata a rimanere maggiormente impressa nel visitatore: colpiscono il dolore muto della vedova del pittore francese Thomas Couture, lo sguardo attonito della sorella di Edgar Degas, Thérèse, ritratta insieme al marito italiano, Edmondo Morbilli, poco dopo la perdita del loro primo figlio, la timidezza di Carmen Gaudin, che appare quasi imbarazzata nel posare per Toulouse-Lautrec, nello studio dell'artista. Più contenuta nel numero delle opere è la sezione dedicata alle nature morte: si parte, e non poteva che essere così, dal più significativo pittore impressionista che si sia cimentato in questo soggetto, Henri FantinLatour, per poi passare al Novecento, con le opere di Georges Braque e Juan Gris di impianto neocubista, e alla brillantezza dei colori di Henri Matisse. È uno in particolare, invece, il quadro che teniamo a segnalare tra le rappresentazioni di interni, per lo più riconducibili ad esemplari della pittura olandese del Seicento: un'opera di Pieter Saenredam (1597-1665), maestro nel genere. La sua «Chiesa di San Odulfo», di cui è 108 OUTLOOK riprodotto con rigore geometrico e tinte fredde lo scorcio di una navata, pare un manifesto del calvinismo. E siamo così giunti alla sezione conclusiva della mostra, la più corposa, che ha trovato spazio all'ultimo piano di Castel Sismondo: Marco Goldin dà qui libero sfogo alla sua nota predilezione per l'Impressionismo francese, accompagnando il visitatore tra quadri di Paul Cézanne, Edgar Degas, Claude Monet, Alfred Sisley, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Vincent Van Gogh e Paul Gauguin, riuniti con l'obiettivo di illustrare la nascita della nuova Da sinistra: «Edmondo e Thérèse Morbilli», (1865 circa) di Edgar Degas; «Luis de Góngora y Argote» (1622) di Velázquez; «Il reverendo Johannes Elison» (1634) di Rembrandt. Rembrandt e Velázquez sono due degli artisti europei di primo piano che si trovano nella sezione della mostra «Nobiltà del ritratto», mentre il dipinto di Degas è l’esempio di come nell’Ottocento il ritratto assuma un’ambientazione più intima, per certi versi più vicina alla sensibilità contemporanea «San Domenico in preghiera», (1605 circa) di El Greco. Domenikos Theotokopulos (per le sue origini greche soprannominato El Greco) è la figura più importante del Rinascimento spagnolo; la sua crescita artistica è stata segnata dalla scuola veneziana di Tintoretto OUTLOOK 109 Cultura | I maestri della pittura europea pittura di paesaggio in Francia. Il pezzo forte è costituito dai sette Monet giunti dal museo americano: dai mari di Normandia ai covoni, dalla Cattedrale di Rouen al ponte con le ninfee. È una gioia per gli occhi anche «Paesaggio con due donne bretoni» di Gauguin, dai colori caldi, avvolgenti e tutt'altro che nordici, mentre «Case ad Auvers» di Van Gogh, dipinto nel 1890, in uno dei rari momenti di lucidità che precedettero il suicidio, congeda il visitatore lasciandogli l'immagine di un incanto precario e irreale. A sinistra, Pablo Picasso, «Ritratto di donna» (1910), e in basso, Edouard Manet, «Lezione di musica» (1870), che riportano alla sezione dei ritratti. Dall’alto, a destra: Vincent van Gogh, «Case ad Auvers» (1890); Claude Monet, «Lo stagno delle ninfee e il ponte giapponese» (1900); Paul Gauguin, «Paesaggio con due donne bretoni» (1889). Qui troviamo alcuni dei più importanti esempi impressionisti della nascita della nuova pittura di paesaggio, che è l’argomento dell’ultima e più corposa sezione della mostra riminese ZZZGRSSLRVSD]LRFRP Collezione “Damasco” PINOMANNA GIOIELLI showroom: piazza Grande, 42 - Modena - tel. 059 217982 laboratorio: Valenza www.pinomanna.com Consulenza orafa, analisi del diamante, creazione di gioielli in esclusiva, copertura assicurativa globale, vip card. OUTLOOK 111 In pubblicità ci sono molte agenzie Il peso dell'oro nero nella storia Letture a cura di Massimiliano Panarari Energia e qualche Prima Donna. TIME ADV PREMIATA: IMPRESA FEMMINILE ECCELLENTE REGIONALE PREMIATA: IMPRESA ECCELLENTE GIOVANI TALENTI PROVINCIALE Un'indagine, a tutto campo, sull'oro nero e gli affari sporchi ad esso collegati, da parte di uno degli esperti maggiormente riconosciuti a livello internazionale del settore petrolifero, Benito Li Vigni (che fu anche stretto collaboratore di Enrico Mattei, il padre-padrone dell'Eni). Si parla di petrolio e della necessità di approvvigionarsene, all'origine di molte guerre del Terzo mondo, della corruzione e dei numerosi giochi speculativi governati dalla finanza statunitense. Un panorama a tinte assai fosche della geopolitica contemporanea, dominata dalle compagnie petrolifere, con una nota di speranza finale nei riguardi della green economy di Obama. Benito Li Vigni I predatori dell'oro nero e della finanza globale Il potere del petrolio Usa-Urss, la guerra per le risorse energetiche Il mercato dell'energia e il valore delle La Guerra fredda come sfida, caldissi- liberalizzazioni ma, per ottenere l'egemonia nel controllo delle risorse energetiche. Usa e Urss impegnate in uno scontro totale per condizionare i paesi produttori di petrolio e annetterli ai loro blocchi, con qualche eccezione, come la strategia dell'Eni di Enrico Mattei, fino al suo tragico epilogo. Quanto sono state efficaci, ed effettivamente in grado di stimolare la concorrenza, le liberalizzazioni di questi anni nel ramo energetico? Il libro di Giuseppe Bellantuono, che insegna Diritto privato e Analisi economica del diritto alla facoltà di Economia dell'Università di Trento, offre alcune risposte a questo (importantissimo) interrogativo, a partire dall'analisi comparativa di quanto accaduto nel settore nelle varie nazioni occidentali, e in particolare al di qua e al di là dell'Atlantico. Una storia del petrolio e della sua centralità nel Novecento (e nelle nostre vite). Un secolo e mezzo nel corso del quale questa risorsa energetica è diventata sempre più indispensabile e irrinunciabile, dalla mobilità alla chimica, sino ai fertilizzanti della «rivoluzione verde». Dalle «Sette sorelle» all'Opec al dibattito odierno sulla sicurezza energetica, il potere (e il prezzo) del petrolio. Stefano Casertano Sfida all'ultimo barile Massimo Nicolazzi Francesco Brioschi, 320 pagine, 19 € Giuseppe Bellantuono Il prezzo del petrolio Contratti e regolazione nei mercati dell'energia Boroli editore, 238 pagine, 14 € Il Mulino, 336 pagine, 28 € Baldini Castoldi Dalai, 378 pagine, 17,50 € TIME ADVERTISING NETWORK - AGENZIA DI PUBBLICITÀ WWW.TIMEADV.IT - [email protected] - TELEFONO 0535.23898 OUTLOOK 113 Manager senza spreco di tempo Il senso filosofico del futuro tra finanza e derivati Letture Industria e marketing Quanto tempo c'è, ed è incorporato, nella finanza? Elena Esposito, allieva del famoso sociologo tedesco Niklas Luhmann, e docente all'Università di Modena e Reggio Emilia, propone una riflessione filosofica sulla relazione tra la finanza e il tempo, a partire dai suoi strumenti più complessi, i futures e i derivati. Mostrando come i mercati finanziari, di fatto, acquistino e vendano futuro, promettendo di proteggere dai rischi, e come le crisi si generino proprio quando pare che il futuro sia già stato usato. Dal consulente di change management e project management Richard Newton, un libro che insegna ai capitani d'impresa come impiegare al meglio il proprio tempo ed evitarne sprechi inutili. Pianificazione e verifica dell'andamento di un progetto, gestione dei rischi, management ottimale dei tempi del team e dei propri collaboratori, il volume propone una serie di metodi e di checklist per realizzare rapidamente gli obiettivi prefissati. Richard Newton Le checklist del manager Etas, 208 pagine, 18 € Tutti i segreti del brand Un libro fedelissimo al suo titolo, ovvero un manuale che tratta ogni aspetto della (tanto postmoderna) marca (o brand), fenomeno centrale del neocapitalismo contemporaneo, e componente essenziale della comunicazione. Dalla brand identity alla brand community, tutto quello che c'è da sapere sulla marca e sulle novità da essa introdotte nel consumo e nel mondo produttivo, sempre più orientato nella direzione della relazione e dell'interazione. Banchieri ma anche ganster I protagonisti, non precisamente lodevoli, di questa difficilissima fase in cui sta immersa l'economia, hanno nomi e cognomi. O, come dice il titolo di questo libro, possono essere raccolti sotto un'etichetta, quella non proprio commendevole di bankster. Vita e carriere di cinque potentissimi banchieri d’affari italiani (Claudio Costamagna, Ruggero Magnoni, Federico Imbert, Gerardo Braggiotti, Panfilo Tarantelli) nell'epoca della grande crisi finanziaria. Laura Serafini Italian Bankster Fazi, 232 pagine, 18 € Elena Esposito Il futuro dei futures Edizioni ETS, 266 pagine, 18 € Laura Minestroni Il manuale della marca Fausto Lupetti, 320 pagine, 18 € 114 OUTLOOK Spremiamo i nostri cervelli, per darvi succose idee. www.miacomunicazione.it | 0522 506109