N . 2 - Opera don Calabria

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N . 2 - Opera don Calabria
N. 2 - Marzo-Aprile 2013 - Anno LXXXIV - Bimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. I, comma 2, DCB VERONA.
In caso di mancato recapito restituire all’ufficio C.M.P. VR,detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.
Benvenuto
Papa Francesco!
«L’Opera è per i tempi attuali», diceva don
Calabria. Ma qualche volta, sarebbe il caso di
dire, l’Opera anticipa anche i tempi futuri.
Quando? Per esempio quando sceglie un Casante argentino e poi, dopo 5 anni, ad essere
argentino è addirittura il Papa... Naturalmente
stiamo parlando di Papa Francesco, al secolo
Jorge Mario Bergoglio, eletto lo scorso 13
marzo alla guida della Chiesa universale.
Approfittando di questa lieta combinazione,
abbiamo chiesto a p. Miguel Tofful, che è appunto il
Casante argentino dell’Opera, di parlarci un po’ meglio
del nuovo Papa.
sembra un messaggio di grande importanza, specie in
una fase come questa dove l’aspetto economico è al
centro di tutte le attenzioni.
Caro don Miguel, è vero quello che abbiamo letto sul
modo semplice in cui viveva Papa Francesco quando
era vescovo di Buenos Aires?
Sì. Il suo stile di vita è
sempre stato molto semplice e povero. In particolare
ricordo la sua vicinanza alla gente nel 2002, quando
l’Argentina era davvero in
una situazione economica
difficilissima.
Cosa direbbe don Calabria di Papa Francesco?
Sarebbe senz’altro contento. Don Calabria era consapevole che la Chiesa ha bisogno di rinnovarsi continuamente per annunciare il vangelo agli uomini di ogni
tempo. E Francesco si presenta senz’altro come un Papa
con una forte carica di rinnovamento.
Il primo messaggio che ha
lanciato come vescovo di
Roma sembra proprio
quello della semplicità...
Semplicità e povertà. Fin
da subito ha detto di volere
una Chiesa povera che sta
vicino ai poveri. Questo mi
E dove la guiderà adesso lo Spirito?
Non lo so, ma sono molto fiducioso. Credo che con
Francesco la Chiesa sarà più vicina alla gente comune.
Sarà una Chiesa che si mostra vicina e misericordiosa.
E soprattutto una Chiesa messaggera di speranza e di
pace. Come la voleva Francesco. Il santo, intendo...
Anche Benedetto XVI ha fatto un gesto di grande
rinnovamento...
Infatti. Rinunciando al soglio pontificio Benedetto
XVI ha dimostrato che la Chiesa è solo di Gesù Cristo
ed è lo Spirito a guidarla.
Fr. Carlo Toninello
Sommario
«Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno.
Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo
al centro della vostra vita».
(PAPA BENEDETTO XVI)
Editoriale
6
FILIPPINE
Ho visto il Vangelo!
ASSOCIAZIONE PEREZ
14
Il volontariato
a Napoli
4 Attamen... Tuttavia
La Provvidenza all’Opera
6
FILIPPINE
8
MISSIONI
Ho visto il Vangelo!
- 5X1000
Una firma, un sogno
10
NOVIZIATO DI FARROUPILHA
12
ROMA
14
ASSOCIAZIONE PEREZ
16
SAN BENEDETTO
17
ECUMENISMO
Il giardino di Gesù
- PRIMAVALLE
Una comunità che cammina
Il volontariato a Napoli
Lavoro e libertà
Per l’unità dei cristiani
INTERVISTA A DON GIOVANNI CERETI
18
Economia e religione
secondo il Concilio
Famiglia Calabriana
24
EX ALLIEVI
26
NEGRAR
27
SPAZIO FIORITO MARIANO
28
ASS. ETICA ED ECONOMIA
La gratitudine per le Sorelle
XXI Giornata mondiale del malato
22
RACCONTO
Un bimbo crocifisso
Capodanno a Roma con Taizè
- FR. VITTORINO
Facciamo sorgere una nuova aurora
Ricordando
30 Fratel Aronne Cassandrini
32 Fratel Clemente Cappellini
Tempi e luoghi della memoria
30
POVERE SERVE
Le radici per guardare avanti
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2 Habemus Papam
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Lo stormo di Florian
22
RACCONTO
36
COLLE PER LA FAMIGLIA
/2
Un bimbo crocifisso
Persone separate e Chiesa
37 Notizie
40 Appuntamenti
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fidandosi della Provvidenza.
L’AMICO N. 2 - MARZO-APRILE 2013
NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 5 MARZO 2013
Questo periodico è associato
all’UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
3
Attamen... Tuttavia
4
Editoriale
«D
opo aver ripetutamente
esaminato la mia coscienza davanti a Dio,
sono pervenuto alla certezza che
le mie forze, per l’età avanzata,
non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero
petrino. Sono ben consapevole
che questo ministero, per la sua
essenza spirituale, deve essere
compiuto non solo con le opere e
con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. TUTTAVIA,
nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la
vita della fede, per governare la
barca di san Pietro e annunciare
il Vangelo, è necessario anche il
vigore sia del corpo, sia dell’animo ...».
Queste parole con cui lo scorso
11 febbraio Benedetto XVI ha dato
le dimissioni da pontefice, dopo il
primo scioccante effetto, hanno
continuato in queste settimane ad
essere oggetto di riflessione e di
meditazione in buona parte della
cristianità. Consentitemi di aggiungere alle tante riflessioni di grande
valore, questa mia povera reazione.
Detto prima di tutto e in modo
molto chiaro che prendere atto,
apertamente, di una propria debolezza e inadeguatezza è una delle
più alte prove di libertà e di intelligenza (cosa non così comune anche
nei nostri ambienti), vorrei timidamente e con non poco timore fermarmi sul grandissimo effetto che
mi ha fatto quell’avverbio usato dal
Papa: “Attamen (Tuttavia)...”. Il Papa usando questo avverbio (... e
questo Papa non usa certo le parole
in maniera casuale) mi sembra ci
dica che per servire il Vangelo oggi
siano necessarie delle dimensioni
non solo o non unicamente spirituali, quali la predicazione, la sofferenza, la preghiera, ma anche profondamente umane, secolari oserei dire, ovvero “il vigore sia del corpo,
sia dell’animo (vigor quidam corporis et animae necessarius est)”.
Il mondo di oggi con le sue
enormi contraddizioni e le sue profondissime sfide chiede a noi cristiani una presenza vigorosa nel
corpo e nell’animo. Forse questo
gesto di Benedetto XVI ci dice che
non possiamo più essere ciò che
fino ad oggi siamo stati. È un gesto teso a convincerci ad “abbandonare una volta per tutte le passioni tristi e gli ambigui interessi
che ci distolgono dall’appello del
Signore alla Chiesa”. I segni dei
tempi ci impongono di trovare altre regole, di immaginare altre modalità di essere Chiesa nel mondo
di oggi; di andare incontro ad una
prospettiva nuova, inedita.
Un Papa che mostra in pienezza
il suo lato umano (il grande sociologo Baumann l’ha chiamata “una
scelta dal volto umano”), spinge la
Chiesa verso l’uomo, ad essere pienamente Chiesa dell’uomo e per
l’uomo di oggi. Nello stesso tempo
sembra che il Papa con questa specie di testamento spirituale, che è
nello stesso tempo un grande atto
di governo della Chiesa, secondo
alcuni il più grande dopo il Concilio Vaticano II, lanci un appello alla
Chiesa ad essere nel mondo una
presenza caratterizzata dal vigore,
dall’energia, dalla forza. Naturalmente si tratta di una forza che non
risiede nel nostro cuore, ma che si
sprigiona dal cuore stesso di Dio, la
forza della sua misericordia, la forza che mostra sul campo dell’esistenza quotidiana la capacità umanizzante della sequela di Cristo.
Quella qui richiamata, dunque,
è una Chiesa che abbia i tratti della
giovinezza, della freschezza, della
dinamicità. Una Chiesa non china
all’affannoso inseguimento di una
storia che corre in avanti verso
frontiere ed orizzonti sempre diversi e mutevoli, ma una Chiesa
capace di fare da traino alle esigenze autentiche dell’umanità; testimone di un coinvolgimento con
le esigenze più profonde dell’essere umano; segno e indicazione delle mete conformi ad un autentico
sviluppo del
mondo e della
società. Una
Chiesa che testimoni in modo convincente che
il riferimento alla trascendenza e
quindi la fede non è una delle tante
opzioni possibili, ma che è l’orizzonte che rende possibile immaginare di nuovo la vita del mondo e
dell’umanità liberando “l’uomo
dagli idoli, vecchi e nuovi, e dalle
false speranze che alla fine deludono e schiavizzano il cuore”.
Una Chiesa non pavidamente
attenta alla salvaguardia delle proprie mura di difesa, ma coraggiosamente aperta alle sfide e capace
di un dialogo umanizzante con tutti coloro che vedono la vita e la felicità dell’uomo come valori irrinunciabili; necessaria interlocutrice e compagna di tutti coloro che
vivono una intensa ricerca
spirituale. Una Chiesa dove si
viva una fede totalmente disinteressata, una fede cui restituire “appassionata evidenza per tutti coloro che ne
hanno perso l’immagine”.
Una Chiesa dove ogni cristiano senta l’appello ad una conversione che eviti la deriva verso
l’insignificanza della stessa Chiesa
nel mondo contemporaneo.
Forse è eccessivo dire che la
Chiesa che qui viene auspicata è
una Chiesa dove soffrire e pregare
non basta. È necessario soffrire; è
molto necessario pregare; ma oggi,
sembra ci dica il Papa, non basta,
non basta più.
Fratel Carlo Toninello
Ho visto il Vangelo!
6
FILIPPINE
La Provvidenza all’Opera
È
a conoscenza di tutti il disastro avvenuto a Cagayan de Oro, nelle Filippine, con il tifone “Sendong” il 17 dicembre 2011. Subito dopo il disastro, cioè ai primi di gennaio dello scorso anno, mentre tutti si muovevano, anche noi dell’Opera Don Calabria, che qui siamo presenti con varie case, in accordo con il Vescovo e il suo incaricato, avevamo
preso un preciso impegno. Si trattava di provvedere
alla costruzione di alcune casette per 64 famiglie che
vivevano, prima del tifone, sotto un ponte vicino alla
Casa delle sorelle Povere Serve, ponte che era stato
distrutto. Purtroppo nei mesi seguenti una infinità di
incontri, di ipotesi, di tentativi e forse anche di qualcosa di più negativo, in pratica hanno fatto insabbiare
il progetto.
A questo punto, però, la Provvidenza di Dio ci ha
messo le mani.
Piano piano si sono riunite un
gruppetto di quattro congregazioni
religiose e due
parrocchie di Cagayan e sono partite per un progetto più grande e
più sicuro. Si tratta ora di 600 ca-
sette in località Opol, a una decina di km dal centro
di Cagayan. È stato comperato un terreno di 7,3 ettari
e sono in corso le costruzioni e tutte le infrastrutture
necessarie. 48 famiglie sono già là e nei prossimi mesi si spera di arrivare alla conclusione del progetto.
Non do più dettagli tecnici perché quello che interessa sono gli aspetti evangelici di questa iniziativa.
“Ho visto il Vangelo”, ho messo come titolo. Sì, ho
visto il Vangelo e ne sottolineo quattro aspetti.
La comunione. Vari enti religiosi, con le loro rispettive possibilità alle spalle, si sono mossi in sintonia, creando una apposita associazione per il bene dei
fratelli. Altre entità si sono aggiunte, cammin facendo. L’autorità ecclesiastica, nella persona del Vescovo, non solo appoggiano, ma collaborano anche finanziariamente.
L’amore ai più poveri. Nell’immane tragedia, questo gruppo si è mosso con sollecitudine, non risparmiando fatiche, tempo, denaro proprio, spingendo
benefattori, inoltrando domande ad altri enti. Va aggiunta tutta la vicinanza alle persone che si volevano
aiutare, visitandole dove si trovavano, soprattutto nei
campi profughi, tentando di conoscere la loro effettiva situazione, selezionando i veramente poveri, incoraggiando in tutti i sensi, portandoli a vedere la localizzazione del futuro villaggio e così via.
La fede nella Provvidenza. Una impresa del genere
costa circa 2,5 milioni di € e nessuno certamente
aveva ed ha tale somma. Tutti si sono dati da fare.
Gran parte della ingente spesa è stata coperta, ma
manca ancora abbastanza. Nonostante tutto, si procede. Come la Provvidenza di Dio ha aperto porte finora, siamo sicuri che aprirà anche per il resto che
manca. Si tratta di circa 600mila € per poter arrivare
alla conclusione.
Il nascondimento. “Non sappia la destra quello
che fa la sinistra”, aveva detto Gesù. Nessuno dei
partecipanti a questa impresa evangelica sta cercando
di farsi propaganda, di rendersi noto, di farsi importante o di trarre vantaggi per sé. Si tratta solo di servire fratelli nel bisogno e basta. Per questo stesso
motivo nessuno in particolare è nominato in questo
articolo, né dei diretti responsabili, né di persone che
ci hanno messo la vita per questo servizio, né di benefattori che si sono affiancati all’impresa.
Se ho deciso, di mia iniziativa, di scrivere qualcosa sulle 600 casette di Opol è proprio solo perché vi
ho visto con evidenza qualcosa di evangelico. Ho visto il Signore in azione con il suo Spirito, facendo superare situazioni che parevano impossibili e guidando innumerevoli persone ad una iniziativa genuinamente evangelica in favore di gente estremamente bisognosa. “A Dio niente è impossibile!”.
Don Pietro Cunegatti
Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra:
«Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno
che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. 35
Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste
da bere; fui forestiero e mi accoglieste, 36 fui ignudo e mi
rivestiste, fui infermo e mi visitaste, fui in prigione e veniste a
trovarmi».
37
Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: «Signore, quando
ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O
assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 E quando ti abbiamo
visto forestiero e ti abbiamo ospitato? O ignudo e ti abbiamo
rivestito? 39 E quando ti abbiamo visto infermo, o in prigione e
siamo venuti a visitarti?».
40
E il Re, rispondendo, dirà loro: «In verità vi dico: tutte le volte
che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete
fatto a me». (Mt 25,34-40)
34
Una firma, un sogno
8
MISSIONI
La Provvidenza all’Opera
A settembre 2011 l’associazione Don
Calabria Missioni Sostegno Sanità
Onlus ha ricevuto dallo stato italiano la
somma di 98.957,99 €. Si tratta del
saldo della quota di 5x1000 attribuito
dai contribuenti nell’anno 2009 (le
preferenze espresse a favore di Don
Calabria Missioni erano state 2.264).
Questi fondi sono stati interamente usati
nel 2012 per realizzare 9 progetti a
supporto di attività dell’Opera Don
Calabria nel mondo. In particolare
quest’anno l’associazione ha deciso di
finanziare anche un progetto in Italia,
e precisamente nella casa calabriana di
Napoli, in considerazione del difficile
momento economico e sociale che il
nostro Paese sta attraversando. Gli altri
progetti finanziati riguardano attività di
sostegno ai minori e di assistenza
sanitaria in Angola, Filippine, India,
Brasile e Uruguay. A conclusione di
ogni progetto, i beneficiari dei
contributi hanno fatto un dettagliato
resoconto delle risorse impiegate e
degli interventi portati a termine.
In queste pagine diamo conto delle
iniziative realizzate. Non si tratta di
grandi progetti, ma certamente sono
interventi molto concreti che hanno
permesso un reale miglioramento nelle
condizioni di tanti minori e adulti che si
trovano in situazioni di disagio.
SALA MULTIMEDIALE A LUANDA
In Angola è stato dato un contributo di
15.424 € per la realizzazione di una sala
multimediale in una scuola gestita dalle sorelle Povere Serve della Divina Provvidenza
nella capitale Luanda. Si tratta del “Complexo Escolar Divina Providência”, frequentato
da circa 2000 alunni di età compresa fra 6
e 18 anni, provenienti dal quartiere povero
di Kilamba Kiaxi. I fondi inviati da Don Calabria Missioni sono stati usati in particolare
per i lavori di muratura e predisposizione
degli impianti della nuova sala.
NUOVI LABORATORI DI
ANALISI IN ANGOLA
A Luanda (Angola), presso
l’ospedale dell’Opera Don
Calabria, nel 2012 è stato
portato avanti un progetto di
rinnovamento del servizio
ambulatoriale e del laboratorio di analisi. L’associazione
Don Calabria Missioni ha inviato all’ospedale una parte
dei fondi del 5x1000, pari a 18.867,99 € per l’acquisto di
arredi e di alcune apparecchiature sanitarie necessarie nei
nuovi ambienti (microscopi, banchi di laboratorio, mobilio,
strumentario chirurgico).
AREA GIOCHI DI CASA NAZARÈ
Un contributo di 11.500 € è stato dato alle sorelle Povere Serve per la sistemazione delle aree esterne della scuola infantile
“Casa Nazarè” alla periferia di Porto Alegre (Brasile). Si tratta
di un asilo frequentato da oltre 70 bambini di una zona particolarmente degradata che si chiama Vale Aracju. I fondi sono
stati usati per sistemare l’area giochi, mettere una tettoia esterna, installare un cancello di accesso al cortile della scuola.
MATERIALE SCOLASTICO PER GLI STUDENTI
FILIPPINI
50 TERAPIE CONTRO
LA TUBERCOLOSI
A Manila (Filippine) i Poveri Servi
gestiscono la Calabrian Formation
School, con asilo
e scuola primaria
frequentati da circa 700 alunni del
quartiere Tay Tay.
Nel 2012 l’associazione Don Calabria Missioni ha inviato qui una parte
dei fondi del 5x1000 (pari a 8.956 €) per l’acquisto del
materiale scolastico necessario agli alunni più poveri.
Sono stati acquistati 310 kit comprendenti: quaderni,
penne, matite, zaino, scarpe e uniforme scolastica.
Un contributo speciale di
8.065 € è stato inviato alla
“Bro. Perez clinic” di Manila,
che è un presidio sanitario
gestito dai Poveri Servi in un
quartiere dove moltissime
persone hanno gravi problemi di salute. I fondi sono stati usati per pagare 6 mesi di cura a
50 ammalati di tubercolosi (costo di circa 120 € a persona).
LABORATORIO INFORMATICO A THANA
LABORATORIO MUSICALE A FETRI
La Calabrian Home di Fetri
(India) è una struttura che
ospita circa 40 ragazzi poveri e altrettante ragazze
che frequentano gli studi superiori nella vicina città di
Nagpur. Nel 2012 a Fetri
l’associazione Don Calabria
Missioni ha inviato 5.600 €
per realizzare nella Calabrian Home un laboratorio
musicale per le ragazze e due campi sportivi (uno da pallavolo per le ragazze e uno da calcio-cricket per i ragazzi).
A Thana (India) i Poveri Servi gestiscono la Divine
Providence School, una scuola che offre didattica
in inglese a circa 500 studenti poveri (la scuola in
inglese è l’unica che offre reali prospettive occupazionali in India). Con una parte del 5x1000,
pari a 10.995 €, i missionari calabriani hanno
realizzato nella scuola un laboratorio informatico
con 30 postazioni di lavoro per gli studenti.
CAMPISCUOLA
IN URUGUAY
PROGETTO IAMME - NAPOLI
Con i fondi del 5x1000 l’associazione Don Calabria Missioni nel 2012 ha voluto aiutare anche
un progetto di sostegno ai minori sul territorio
italiano. A questo scopo sono stati destinati
13.500 € a favore del centro diurno IAMME,
gestito dalla casa dell’Opera Don Calabria a
Napoli. Si tratta di un’attività che ha come scopo
il contrasto alle varie forme di disagio minorile
presenti nel quartiere San Lorenzo del capoluogo campano. I fondi sono stati usati per finanziare attività di supporto scolastico e vari laboratori pomeridiani, tra cui quelli di falegnameria, informatica e fotografia.
Un contributo di 6.000 € è
stato inviato alla casa calabriana di Montevideo (Uruguay) per l’organizzazione di
due campiscuola estivi. Tali
campiscuola, realizzati con regolarità già da qualche anno,
rappresentano l’unica possibilità di vacanza per i ragazzi e
le ragazze che frequentano due centri diurni gestiti dall’Opera
nella degradata periferia ovest della capitale uruguayana.
SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)
CINquE PER MILLE. Anche quest’anno nella denuncia dei redditi delle
persone fisiche sarà possibile destinare il cinque per mille dell’IRPEF ad
associazioni Onlus riconosciute dallo Stato. Chi volesse destinare il suo cinque
per mille a qualcuna delle associazioni Onlus legate all’Opera, lo può fare
apponendo la firma nel riquadro e riportando il numero di codice fiscale di una
delle seguenti associazioni:
• Associazione Don Calabria Missioni Sostegno Sanità Onlus, n. 93147750231
• Associazione di Volontariato Calabriano “Francesco Perez”,
n. 93058980231
• Fondazione Exodus Onlus, n. 97181590155
• uMMI - unione Medico Missionaria Italiana, n. 80009460231
Il giardino di Gesù
10
NOVIZIATO
La Provvidenza all’Opera
Il Noviziato del Brasile ha compiuto
40 anni. La ricorrenza è stata
festeggiata lo scorso 1° febbraio
nella sede storica di Farroupilha
(Rio Grande do Sul). In queste
pagine pubblichiamo alcune foto dei
tanti novizi che qui hanno potuto
formarsi e maturare la loro
vocazione con la preziosa guida dei
padri maestri.
E non dimentichiamo che tra questi
novizi ci sono i due più recenti
Casanti dell’Opera: don Waldemar
Longo e don Miguel Tofful...
11
«Il noviziato, il nostro caro noviziato
dei Poveri Servi della Divina
Provvidenza è il giardino eletto di
Gesù. In esso vengono coltivate con
saggezza le sue piante, che un giorno
diventeranno grandi alberi, ricchi di
fiori e frutti, per la gloria del Padre
Celeste e per il bene di molte,
moltissime anime».
(8 novembre 1937, messaggio di
don Calabria sul diario di noviziato)
Una comunità
che cammina
L’inverno appena trascorso è
stato particolarmente ricco di
avvenimenti e iniziative nella
parrocchia calabriana di
Primavalle, a Roma.
In queste pagine riportiamo tre belle testimonianze di una comunità che sta
camminando per andare incontro ai “poveri”...
Quando la poesia non basta più...
Scrive don Andrea Gallo: «Nei vangeli della natività
si legge: “Troverete un bimbo avvolto in fasce... quello
è Dio!”. Se Dio si è fatto uomo è nell’uomo che dobbiamo cercarlo, non altrove...». Questa missione, don Calabria l’aveva recepita bene, ed è per questo che invitava l’Opera ad annunciare l’amore del Padre mettendo al
centro la persona, perché ciò significa mettere Cristo
stesso al centro della propria vita.
Parlando del Natale, vorrei fare un piccolo passo indietro. Il primo che ricordo è il Natale del 1985. Ricordo il profumo di cose succulente, la casa decorata, l’albero di Natale tutto colorato con i fili d’angelo un po’
sbiaditi dal tempo, il presepe un po’ misero, con qualche personaggio mancante e la tavola apparecchiata per
22-23 persone, le tavolate di una volta non si fanno più.
I piccoli sempre al centro dell’attenzione di tutti, anche
io con i miei cugini, che bello che poesia! E quanta poesia in tanti altri giorni di Natale. Ricordo quello del
2008, il primo da sposato. E quello del 2011, il primo
da “papà”.
Ma la poesia non basta. Infatti in certi momenti la
poesia ha bisogno di attraversare la concretezza per divenire VITA. Ed è in nome di tale concretezza che quest’anno, a Natale, abbiamo deciso di riconsegnare la
chiesa di Primavalle ai legittimi proprietari: i poveri. Se
Dio si fa vita nell’uomo, allora è nell’uomo, e in particolare nei poveri, che abbiamo voluto cercarlo, facendo
festa insieme a loro.
Così la mattina di Natale, dopo l’ultima Messa, la
chiesa si è fatta casa: via tutti i banchi per dare spazio a
sedie e tavoli imbanditi, tovaglie rosse, piatti rossi e
oro, calici, centri tavola, segna posto! Tra il salone parrocchiale e la chiesa 370 posti d’onore sono stati preparati. La parrocchia Santa Maria Assunta e San Giuseppe
a Primavalle, insieme alla Comunità di Sant’Egidio,
hanno messo al centro di questo Natale i poveri del nostro quartiere, un intero campo Rom, alcuni senza dimora.
Sotto il tabernacolo per tutto l’avvento è stata posta
la tenda dei magi, una tenda dove chiunque lo desiderava poteva lasciare un dono che il giorno di Natale sarebbe stato ricevuto da un povero. Abbiamo distribuito
370 doni e ne sono avanzati! Anche in questo don Calabria era avanti: se è Dio a volere l’Opera, Dio stesso ci
darà i mezzi per sostenerla.
Un’espressione cara alla Comunità di Sant’Egidio è
quella del “Sacramento del Povero”, ma i poveri sono
così importanti da chiamarli “Sacramento” solo a Natale? E il resto dell’anno? Un giorno all’anno non può e
non deve bastare, ma è un inizio, un primo passo, un
primo passo verso l’uomo e verso Dio perché, come
scrive don Luigi Di Liegro, “ogni uomo è una strada
che conduce a Dio”.
Paolo La Mastra
Siamo venuti per adorarti... a Primavalle!
Poco prima di Natale, nella nostra parrocchia di Primavalle, a
Roma, è stato organizzato il presepe vivente. Coordinati da Paola,
che si è occupata dei vestiti e delle scenografie, abbiamo ripercorso
per le strade del quartiere le vicende di Giuseppe e Maria fino alla
nascita di Gesù. Tutto era curato nei dettagli, persino gli agnellini
giravano per l’oratorio!
Manuel ed io siamo stati
chiamati a ricoprire
proprio i ruoli di
Giuseppe e Maria; per
noi l’emozione di questa
proposta è stata molto
intensa, forse perché
sposi da due mesi, ma
non solo. L’andare per le
strade del quartiere è
stato un forte segno di
ROMA
La Provvidenza all’Opera
La spada e il bastone
La comunità cristiana di Primavalle è lieta di
condividere con tutta l’Opera l’ingresso ufficiale
del nuovo parroco, don Massimiliano Parrella, al
servizio come pastore di questa comunità. Se la nomina era già effettiva dall’inizio del nuovo anno
pastorale, la celebrazione ufficiale insieme a tutti i
fratelli di Primavalle è avvenuta il 20 gennaio, alla
presenza del vescovo vicegerente della Diocesi di
Roma mons. Filippo Iannone.
Mi piacerebbe, in questo breve articolo, meditare la figura del parroco, augurando a don Massimiliano di svolgere questo grande ministero nella piena comunione con i confratelli e i fratelli e le sorelle in Cristo che è stato chiamato a guidare. Vorrei
sviluppare quindi questa riflessione concentrandomi su due segni: la spada e il bastone.
La prima cosa che mi viene da dire è che un incarico
del genere è sempre come una “spada di Damocle”, che
pende sulla testa di chi lo riceve come fanno le mille incertezze del caso: sarò all’altezza della fiducia riposta
in me dai superiori? Sarò una guida fedele al Vangelo?
Saprò mantenere la calma nelle situazioni più disperate,
invocando il Paraclito? Domande legittime, ma si sa,
quando arrivano nuove responsabilità, non ci si sente
mai all’altezza. La spada tuttavia, non è solo per se stessi, ma è un rischio che incombe anche per la comunità
che si è chiamati a guidare: ogni parola, ogni gesto, dalla posizione del parroco può ferire, e quindi ogni cosa
va pesata e pensata non una, ma cento volte. Questa
spada tra le mani deve essere la stessa dell’Apostolo
apertura
e
di
coinvolgimento. Gesù
arriva a tutti, non fa
distinzioni, Gesù è
per tutti. Forse questo
è un concetto di cui,
più o meno, siamo
consapevoli... certo
che però vedere la
commozione negli
occhi delle persone
che venivano ad
adorare
quel
bambino nella mangiatoia, ci ha aiutato a comprendere la
grandezza di Gesù, la grandezza di quel piccolo, povero e
indifeso. La partecipazione da parte del quartiere è stata sopra
ogni aspettativa, è stato un pomeriggio di comunione e di
vicinanza con la comunità parrocchiale allargata.
Sara Monti
Paolo: la Parola. Allora, se questa è la spada, si può stare tranquilli, andare sul sicuro, se la spada imbracciata è
quella del Vangelo.
Il secondo segno, il bastone, richiama naturalmente il
pastore, la guida. Anch’esso tuttavia ha duplice valenza,
come la spada: esso serve al pastore per guidare il gregge tra sentieri impervi, alle volte dare un colpo alla pecora irrequieta e vagante – ricordando sempre che il pastore è colui che lascia tutto per cercare quell’unica pecora smarrita – per riportarla sul giusto cammino. Non
solo alle pecore, il bastone serve al pastore, per sorreggersi quando il peso della fatica, della responsabilità,
della stanchezza, si fa sentire. Un legno che richiama
quello stesso legno su cui, duemila anni fa, Cristo ha
trionfato.
Francesco Pavese
13
Il volontariato a Napoli
14
ASSOCIAZIONE PEREZ
La Provvidenza all’Opera
Le attività della casa di Napoli
A Napoli l’Opera Don Calabria da qualche anno sta
rivivendo una fiorente realtà che sempre più assume
una sua specifica identità, ancorandosi alla missione
che l’Opera è chiamata a vivere in Campania: con le
parrocchie per le famiglie di Napoli.
A partire dalle parrocchie di Santa Maria di Tutti i
Santi, con don Gianni parroco, e Sant’Anna a Capuana, con don Roberto, la presenza dell’Opera sta portando in un quartiere difficile il proprio contributo di animazione pastorale.
In realtà non ci sono solo parrocchie, ma anche attività sociali animate da un solo cuore calabriano. Il Centro diurno I.A.M.M.E. (Includere, Aggregare, Mediare, Motivare, Educare) per i ragazzi delle parrocchie e
non solo, vuole impegnarsi per contrastare il fenomeno
della dispersione scolastica, offrendo una serie di servizi volti ad aiutare i giovani e le famiglie del quartiere
Borgo Sant’Antonio, in modo da combattere soprattutto
la devianza sociale. L’avventura iniziata con un Gr.Est.
nel 2009, con i primi 25 ragazzi e 4 animatori, oggi ci
porta ad animare un gruppo di 100 minori dagli 8 ai 18
anni coinvolgendo 85 famiglie, con circa 10 animatori
(tra educatori e tirocinanti universitari) e 20 volontari.
I fratelli, le sorelle, gli animatori, i volontari, gli educatori ogni giorno con pazienza e disponibilità sono
pronti fin dalle 14.30 a trascorrere il pomeriggio con i
nostri “buoni fanciulli”, iniziando con un piccolo pensiero calabriano proposto dalle sorelle Ivete, Rosarita e
Franca! La riflessione calabriana del momento pastorale
accompagna poi lo studio, i laboratori e, stando a Napoli, anche la vivace partita di calcio! Per i più grandi, invece, è in corso anche una Scuola di Pizza che è occasione di formazione professionale per 10 partecipanti,
provenienti in parte dal circuito penale minorile.
Dal Centro I.A.M.M.E. è poi partita l’esperienza dell’oratorio interparrocchiale “Don Calabria” che
mette a disposizione delle parrocchie non solo gli spazi
ma anche una programmazione condivisa che nasce dalla volontà di sentirsi parte unita di un solo corpo, seppur
con una diversità di organizzazione. I giovanissimi delle
parrocchie trascorrono la domenica mattina, dopo la celebrazione eucaristica, qualche ora insieme per vivere
anche nel tempo libero, prima della grande “abbuffata”
domenicale, l’incontro con Gesù. Dallo scorso anno,
inoltre, Gr.Est e campi residenziali per i ragazzi del
Centro I.A.M.M.E. e delle parrocchie sono organizzati da un unico grande gruppo di responsabili, composto dagli animatori parrocchiali e dall’équipe degli educatori.
Il Centro diurno non solo promuove attività pastorale ma aderisce a molteplici progetti per minori diventando ormai per il terzo settore napoletano un valido
punto di riferimento nella programmazione e progettazione a favore delle politiche dell’infanzia e dell’adolescenza, nonché giovanili e dell’istruzione. Facendo
sempre fede all’idea di fondo che porta alla nascita di
questa meravigliosa realtà, oggi il Centro I.A.M.M.E. è
impegnato nel progetto triennale della Fondazione Intervita onlus “Frequenza 200” che prevede attività a
sostegno di tre centri diurni che si occupano di dispersione scolastica nelle città di Napoli, Milano, Palermo.
Il volontariato
Con l’attività del Centro I.A.M.M.E., nel corso degli
anni è cresciuta anche la famiglia del volontariato. Si
tratta di volontari che ogni giorno con passione, con
amore ed entusiasmo supportano le attività e le iniziative dell’Opera, motivati anch’essi ad agire per infondere
ai ragazzi attenzione verso valori importanti quali amicizia, solidarietà, rispetto per la famiglia, per le persone,
accoglienza verso gli altri. La grande famiglia si incontra una volta al mese. Si tratta di un appuntamento diviso in due tempi: nella prima parte c’è uno scambio di
esperienze e sensazioni dei servizi svolti all’interno dell’Opera, oltre alla normale programmazione delle attività. La riunione si conclude con un momento di preghiera, nonché di riflessione ad opera della figura religiosa
dell’Opera presente alla riunione, in genere il Superiore
della Casa, ossia fratel Gianluca. La seconda parte dell’incontro è animata con una cena comunitaria. Oltre alle riunioni mensili, un appuntamento ormai da tre anni
scandisce i tempi di vita dell’Opera a Napoli: la formazione di operatori e volontari. A settembre, prima della
grande corsa annuale, ci dedichiamo a un’intensa settimana di formazione tenuta da don Giacomo Cordioli
per la parte spirituale e calabriana e da professionisti
per la supervisione tecnica.
Vista proprio l’attenzione e la passione che i volontari dedicano alle iniziative dell’Opera, vista una sensibile
crescita del gruppo e lo spirito di fratellanza venutosi a
creare tra volontari da tempo, si vuole dare a questo dono d’amore, perché il volontariato è un dono d’amore,
una propria identità. A questo proposito i responsabili
del volontariato della casa calabriana partenopea hanno
incontrato i componenti del Consiglio Nazionale dell’Associazione di Volontariato “Perez”, quali il Presidente Bruno Borin, fratel Agostino Lamesso e il vicepresidente Flavio Maprosti. Durante l’incontro si è parlato della vita e delle attività di Napoli in vista di una
possibile integrazione dei volontari napoletani nella
struttura dell’associazione Perez. Dopo un periodo di
formazione dei primi volontari che desiderano aderire,
si strutturerà dunque anche per Napoli una sede locale...
passo dopo passo, un altro tassello viene messo!
Il Coordinamento
Volontariato Perez-Campania
Contatti
https://www.facebook.com/odc.napoli
https://www.facebook.com/Frequenza200ANapoli
www.doncalabrianapoli.it
[email protected]
SALVATORE DE CICCO - 3387589788
Coordinatore Volontariato Perez-Campania
DAVIDE PISANO - 3336356570
Segretario Volontariato Perez-Campania
GIUSEPPE MARINO - 3450792475
Direttore ODC Napoli
16
COMUNITÀ SAN BENEDETTO
Lavoro e libertà
N
ei giorni scorsi, nell’ambito delle attività di Casa
San Benedetto, abbiamo fatto un laboratorio di
formazione per ragazzi che si stanno preparando
al mondo del lavoro, di età compresa tra i quindici e i
diciotto anni, italiani e stranieri provenienti dal centro e
nord Africa, dall’Afganistan, e uno dall’Albania. Erano
circa una dozzina.
Ho chiesto loro: “Cosa vi suggerisce, vi fa pensare,
quale parola può essere un sinonimo, di lavoro?”. Le
parole che sono uscite dalla loro bocca le ho scritte su
un cartellone e sono: “Regole, mangiare, responsabilità,
fatica, sudore, soldi, sacrificio, realizzazione, passione,
futuro, rapporti, crescere, conoscere, puntualità, imparare, formazione, paura, presenza”.
A quel punto abbiamo approfondito e condiviso uno
ad uno tutti questi termini. Ho avuto grande piacere ed
emozione nel condurre tale laboratorio, perché questi
ragazzi, poco scolarizzati e spesso poco riflessivi, sono
stati in grado di esprimersi con notevole maturità. In
particolare è emerso che la maggior parte di loro, essendo migranti, dicevano che il lavoro permette di avere
del denaro legalmente con il quale puoi mangiare, vestirti, attraverso un’attività svolta con fatica, sudore, sacrificio, ma che ti fa crescere, realizzare perché ti senti
importante, responsabile e conosci altre persone che ti
aiutano, impari altre cose che ti appassionano, ti formi,
diventi grande e così puoi avere un futuro di libertà. Appunto un futuro di libertà. Cioè se hai un lavoro sei più
libero, puoi vivere, altrimenti muori. Se non hai un lavoro sei schiavo, perché per mangiare devi chiedere,
per vestirti devi chiedere, non hai i soldi per fare niente.
Così dicevano i ragazzi. E credo che sia condivisibile,
anche perché in questi tempi purtroppo possiamo toccare tutti con mano cosa significa non avere un lavoro o
averlo precario.
Con la convinzione che lavoro e libertà vadano di pari passo, dunque, si è mobilitato il C.I.M. Comitato In-
serimento Minori del Rotary Club. Infatti da oltre 12
anni il Rotary investe in quell’attività sociale che permette ai giovani in difficoltà della Casa San Benedetto,
del Comune di Verona e del Tribunale dei Minori di Venezia, di fruire di un tirocinio di reinserimento-inserimento al lavoro, con l’ausilio di una borsa lavoro che
permette ai giovani di includersi lavorativamente.
Il progetto prevede l’accompagnamento di circa 1015 giovani ogni anno, di età compresa tra i 16 ed i 24
anni, maschi o femmine, italiani soprattutto ma anche
stranieri, presi in carico dagli enti di cui sopra ed inseriti nelle aziende da tutors esperti e formati in processi
educativi dal Servizio Orientamento Lavoro Educativo
della Casa San Benedetto.
Un grosso lavoro è svolto dagli artigiani, commercianti ed imprenditori che mettono a disposizione le loro imprese e competenze, per offrire opportunità ai giovani di sperimentarsi in ambienti di lavoro altrimenti
impossibili, visti i loro pregressi insuccessi legati alle
rispettive storie d’origine. E così possono mettere a
frutto le loro abilità e potenzialità.
Certamente tutto questo non sarebbe possibile se non
fosse sostenuto dal comitato dei Rotary Club, che mette
a disposizione, oltre a un finanziamento, anche un’assistente sociale ed un presidente che funge da promoter
della progettualità. Allora veramente se vogliamo che
questi ragazzi diventino pienamente liberi e responsabili, dobbiamo aiutarli a lavorare anche perché davvero
loro non chiedono di meglio!
Roberto Alberti
corresponsabile di progetto
N.B.: per eventuali disponibilità aziendali o approfondimenti è possibile chiamare lo 045.8052962 /4, coordinamento di progetto.
Per l’unità dei cristiani
ECUMENISMO
17
La Provvidenza all’Opera
L
a sera del 21 gennaio 2013 la chiesa abbaziale di
Maguzzano era piena di fedeli e molti parroci della
zona del lago bresciano per l’incontro annuale di
preghiera nell’ambito della Settimana di Preghiera per
l’Unità dei Cristiani. Tutti insieme abbiamo pregato con
le parole proposte dalla liturgia ecumenica “Apri i nostri cuori affinché possiamo condividere più perfettamente la preghiera di Gesù al Padre che tutti siano una
cosa sola...”.
Questo invito di Gesù, che risuona con un’accorata
insistenza nel capitolo17 di Giovanni, ha trovato
un’eco profonda nella vita e nell’opera di san Giovanni
Calabria, che ha destinato l’abbazia di Maguzzano a
questa attenzione al dialogo tra le confessioni cristiane,
cominciando dall’esercizio della carità come accoglienza fraterna.
Il tema di quest’anno, per la settimana di preghiera,
era “Quel che il Signore esige da noi” (Mic, 6,6-8). La
preghiera è stata presieduta dai rappresentati della chiesa ortodossa russa (P. Vladimir Zelinskj), della chiesa
ortodossa rumena (P. Vladimir Pavlesku, della provincia
di Verona e P. Frosini Sorin, provincia di Mantova), della chiesa evangelica luterana (Sig.ra Birgit Laenger,
predicatrice) e della chiesa cattolica (don Giuseppe
prof. Accordini).
Ogni anno l’abbazia si prende carico di preparare
con cura la celebrazione di questo importante evento
spirituale. Quest’anno, per la prima volta, l’abbazia ha
accolto l’invito del Consiglio delle chiese cristiane di
Verona riguardo ai rappresentanti ecumenici. La liturgia della Parola prevedeva sei parti con al centro la
professione dell’unica fede, e ogni rappresentante delle chiese ha commentato una delle quattro letture proposte. Il tutto armonizzato dai canti polifonici (tratti
dagli innari delle comunità ecumeniche di Taizé e di
Bose) accompagnati dall’organo ed eseguiti dal coro
parrocchiale.
Nell’anno della fede e con il rinnovato slancio per la
nuova evangelizzazione si mostra come l’ansia di unità
dei cristiani di san Giovanni Calabria sia di assoluta attualità. Questo anelito per l’unione di tutti i fedeli in
Cristo ha avuto un’eco profonda fin dall’inizio del mandato papale a Joseph Ratzinger, che fin dal primo discorso della sua nomina ha posto come uno degli obbiettivi del suo mandato il rafforzamento del dialogo fra
le varie confessioni cristiane in attuazione al decreto del
Concilio Vaticano II Unitatis Redintegratio.
Questo impegno spirituale per l’ecumenismo è sentito in maniera tutta particolare dalle comunità che vivono e respirano quotidianamente lo spirito dell’abbazia e
lo ripropongono con serena umiltà ai visitatori, sia ospiti occasionali che
frequentatori abituali. Tale impegno non
La storia della preghiera per l’unità dei
è vissuto solo durancristiani ha inizio in Scozia nel 1740,
te la settimana di
con la nascita di un movimento
preghiera, ma continuato nella preghiera
pentecostale in collegamento con i
mensile ecumenica,
movimenti nordamericani, il cui nuovo
che trova riverbero
messaggio per il rinnovamento della
nella preghiera quofede chiamava a pregare per e con
tidiana e settimanale
tutte le chiese cristiane. Fu solo nel
della comunità.
1820 che il rev. James Haldane Stewart
p. Aleardo Pisani
Incaricato
per l’Ecumenismo
Da sinistra: don Aleardo Pisani, don Giuseppe Accordini, sig.ra Birgit Laenger,
p. Vladimir Pavlesku, p. Vladimir Zelinskj, p. Frosini Sorin.
pubblicò “Suggerimenti per l’unione
generale dei cristiani per l’effusione
dello Spirito”, ma si dovrà arrivare al
1926 perchè il movimento Fede e
Costituzione inizi la pubblicazione di
“Suggerimenti per l’ottavario di
preghiera per l’unità dei cristiani”, che
continua tutt’oggi.
18
Interviste
Economia e religione
secondo il Concilio
Proseguono gli articoli de «L’Amico» sul
tema del rapporto tra economia e
religione. In questo numero abbiamo
intervistato il noto teologo don Giovanni
Cereti, il quale ci ha parlato dei principi
alla base della visione conciliare in
materia di economia...
La prima affermazione è quella della destinazione universale dei beni della terra: “Dio ha destinato
la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di
tutti gli uomini e di tutti i popoli, e pertanto i beni
creati debbono essere partecipati equamente a tutti, secondo le regole della giustizia, inseparabile
dalla carità” (GS 69).
In quale decreto conciliare si evidenzia la tematica
del capitale?
La tematica del capitale in quanto tale non è affrontata direttamente in nessun documento conciliare. Tuttavia è nel capitolo terzo della seconda
parte della costituzione pastorale sulla Chiesa nel
mondo contemporaneo, la Gaudium et Spes, dedicato alla vita economico-sociale, che noi possiamo
trovare qualche indicazione per dare una risposta
alla vostra domanda. In questo capitolo vengono
enunciati alcuni principi che possono orientare il
nostro giudizio.
E la proprietà privata?
Il principio appena enunciato non esclude il riconoscimento del valore della proprietà privata, indispensabile perché un uomo veda riconosciuta la
propria dignità. “La proprietà privata o un qualche
potere sui beni esterni assicurano a ciascuno una
zona indispensabile di autonomia personale e familiare e bisogna considerarli come un prolungamento della libertà umana. Infine, stimolando l’esercizio della responsabilità, essi costituiscono una delle
condizioni delle libertà civili” (GS 71).
La proprietà privata comunque non deve essere
intesa priva di limiti. Essa ha sempre una funzione
sociale. “Ogni proprietà privata ha per sua natura
un carattere sociale, che si fonda sulla comune destinazione dei beni” (ibid.). La funzione sociale della
proprietà sta nel fatto che essa deve essere impiegata non soltanto per il bene proprio o della propria
famiglia, ma in quanto possibile per il bene comune.
Quali sono questi principi?
Il principio fondamentale che guida tutto il pensiero conciliare è quello della centralità della persona umana e quindi del necessario riconoscimento
della sua dignità. A partire da qui, possiamo enucleare tre affermazioni fondamentali.
Qual è la terza affermazione che possiamo ricavare
dal pensiero conciliare?
La terza affermazione riguarda la superiorità del
tema della persona che lavora sugli altri elementi
necessari alla produzione dei beni. “Il lavoro umano, con cui si producono e si scambiano beni o si
prestano servizi economici, è di valore superiore
agli altri elementi della vita economica, poiché questi hanno solo valore di strumento” (GS 67). E fra
gli altri elementi della vita economica dobbiamo intendere che il concilio ha voluto alludere innanzitutto al capitale. Il capitale umano, intendendo con
esso il lavoro prestato e le competenze necessarie
per lavorare, vale infinitamente di più del capitale
inteso come insieme dei mezzi economici necessari
per dare vita a un’azienda o per far lavorare altri.
Il tema del capitale è spesso collegato a quello della felicità, identificata da tante persone con il benessere materiale. Cos’è la felicità secondo lei?
Il benessere materiale è importante ed è conforme alla volontà di Dio sulla condizione umana, e
quindi lo sviluppo economico che si è realizzato negli ultimi secoli deve essere considerato positivamente. Molti hanno rilevato che esso si è realizzato
innanzitutto nei Paesi di tradizione ebraico-cristiana, e che quindi può essere considerato anche un
frutto dell’evangelo. Fra l’altro esso ha permesso cure sanitarie e un’alimentazione di qualità per cui
ovunque nel mondo la media della vita umana ha
conosciuto un notevole miglioramento. In particolare la crescita del benessere e gli sviluppi della medicina hanno consentito di stroncare la mortalità infantile che raggiungeva percentuali elevatissime in
passato. Anche l’innalzamento del livello dell’istruzione e la liberazione dell’uomo da lavori massacranti sono la conseguenza di questo sviluppo.
Allora il benessere coincide con la felicità?
No, la felicità sulla terra non può essere calcolata
in termini di benessere materiale: tutti abbiamo
sentito parlare di persone ricchissime eppure infelici, sino al punto di togliersi la vita. E nella classifica
dei luoghi migliori del mondo per abitare spesso
sono comparse località italiane sulla base di criteri
sociali e culturali che non hanno nulla a che fare
con una maggiore ricchezza materiale. Io ho sempre lottato contro la mentalità che misurava la felicità dei popoli sulla base del loro PIL (Prodotto Interno Lordo): ho conosciuto in Africa e in Asia persone serene e felici pur in condizioni che agli occhi
di un occidentale apparivano di relativa povertà. In
ogni caso per me la felicità è soprattutto il frutto di
una vita spirituale interiormente ricca e profonda,
che ci fa sentire in comunione con il Signore e con i
fratelli e questo indipendentemente dalle condizioni di benessere materiale.
Seguendo la tematica affrontata dal Concilio, quale
può essere oggi una risposta all’attuale crisi?
Interviste
La crisi attuale è una crisi di crescita e di sviluppo.
Vi è un’altra affermazione del concilio che ci riguarda. Ci sono enormi differenze economico-sociali
che debbono essere fatte sparire (GS 66). Perché
queste disuguaglianze diminuiscano i Paesi più ricchi (e fra di essi l’Italia) devono necessariamente ridimensionare il proprio tenore di vita, mentre altri
debbono crescere.
Come si può ottenere un obiettivo del genere?
Penso che l’attuale fenomeno della globalizzazione abbia consentito di superare una situazione
che in passato sentivamo ancora più drammatica di
oggi. Ricordo che negli anni Sessanta si diceva che il
20% degli abitanti della terra viveva nel benessere,
il restante 80% viveva nella povertà e aveva difficoltà a sfamarsi. Oggi le statistiche della FAO ci dicono che buona parte della popolazione della terra
vive in un relativo benessere. E che l’umanità oggi
avrebbe i mezzi per aiutare anche la restante parte
della popolazione mondiale a uscire dalle condizioni di povertà.
E la finanza?
Io credo che oggi vada combattuta la finanza improduttiva che con le sue dissennate creazioni (pensiamo ai “derivati”, ecc.) succhia tanta parte della
ricchezza mondiale. Non bisogna invece combattere
il capitale che viene investito per scopi produttivi e
che è indispensabile per dare lavoro e quindi creare
capacità professionali e benessere tanto in Italia quanto in
ogni altro paese del mondo.
Luciano Stefano Tajoli
GIOVANNI CERETI
Nato a Genova nel 1933, si è
laureato
in
giurisprudenza
all’Università di Genova nel 1956.
Ordinato presbitero nel 1960, ha
esercitato il ministero pastorale a
Genova dal 1960 al 1970, in
Repubblica Centro Africana dal
1970 al 1973, e successivamente a Roma. Dottore in
teologia alla Pontificia Università Gregoriana, ha tenuto
corsi di teologia dogmatica e discipline ecumeniche in
diversi Istituti teologici e Facoltà ecclesiastiche. Insegna
ecclesiologia all’Istituto San Bernardino di Venezia. È
consulente al SAE (Segretariato per le Attività
Ecumeniche). Ha fondato e presiede il gruppo di
spiritualità “Fraternità degli Anawim”.
19
20
RACCONTO
lo stormo di florian
Capitolo 4
Tra le fronde del grande faggio, e tutto attorno ad
esso, era il caos più totale. Una nuvola multicolore
avvolgeva, come impazzita, i rami e le foglie, fino
a farli letteralmente scomparire in quella confusione piena di ali, di stridii e di cinguettii.
L’intero stormo continuava a gridare, in piena
esaltazione:
«Riccoooooooooo!!!!!!!!
Forteeeeeeeeee!!!!!!!!
Belloooooooo!!!!!!!!!!!!!!! Riccooooooooo!!!!!!!!
Forteeeeeeeeee!!!!!!!! Belloooooooo!!!!!!!!!!!!!»
Per alcuni minuti, Augusto se ne restò fermo sul
bordo del proprio nido con le ali aperte a croce,
per gustarsi in santa pace quello spettacolo. Gli
piacevano quelle dimostrazioni di forza. Vedere il
suo stormo oscurare il cielo del mattino, con la
confusione di migliaia e migliaia d’ali, che sbattevano freneticamente nell’aria, gli dava un senso
infinito di grandezza. Ancor più lo riempiva di orgoglio il grido composto di mille voci, che si alzava deciso e minaccioso nella sua intensità.
Il suo era un vero e proprio delirio d’onnipotenza:
era ormai convinto di poter fare tutto, ma proprio
tutto ciò che avesse voluto.
Dopo un po’ Augusto cominciò lentamente ad alzare le ali dal basso verso il cielo. Era il segnale di
riposo e infatti, a poco a poco, tutti gli uccelli andarono lentamente ad appollaiarsi sui rami dov’erano costruiti i loro nidi, come se avessero esaurito tutte le loro energie nel tributo al loro signore.
Ora regnava finalmente la calma. Era come se un
impetuoso torrente di montagna avesse trovato la
pace della pianura e si fosse trasformato in un
placido e largo e lento fiume.
Solo tre uccelli
continuavano
a
volare tra
i rami del
grande faggio.
Erano Patty, Giulia e Valerio: i
consiglieri di Augusto, i prescelti, i fidati, gli ossequiosi e servili.
Esaminarono con attenzione scrupolosa le postazioni di tutti gli uccelli. Controllarono ogni nido e,
solo quando furono finalmente convinti che tutto
fosse in ordine e tranquillo, iniziarono ad avvicinarsi lentamente e solennemente al re.
Sbattevano le ali con alterigia e lanciavano sguardi pieni di superbia su ogni ramo: sapevano di essere gli uccelli più importanti dello stormo, dopo
Augusto... e dopo Mammina, ovviamente (o dopo
Mammina ed Augusto... dipende da come la vogliamo intendere).
Alla fine si posarono proprio sul ramo dove Augusto li stava aspettando.
La giornata poteva finalmente cominciare: il re
avrebbe fatto il re, i consiglieri l’avrebbero consigliato, Mammina l’avrebbe coccolato e il resto dello stormo sarebbe stato, nel frattempo, occupato
nelle normali faccende quotidiane: rassettare e riparare i nidi, cercare cibo, accompagnare i piccoli a
RACCONTO
to quando qualcuno voleva farti la bua, quando
scuola,
prendersi
cura di anziani e malati, iniziare
nuove storie
d’amore,
far visita ai vicini... e quanto potete immaginare.
Infatti, di lì a pochi istanti Mammina si avvicinò a
suo figlio e, accarezzandolo, iniziò amorevolmente a coccolarlo:
«Bravo, piccolino mio. Bravo! Hai visto come ti obbediscono? Hai visto come sono docili? Del resto,
non potrebbe che essere così: tu sei il migliore! Lo
sei sempre stato!»
Augusto stava godendosi con la massima soddisfazione possibile tutte quelle parole di miele.
Sembrava proprio un gattino impegnato a far le
fusa. Tutti i giorni era lo stesso ritornello, ma ad
Augusto non veniva mai a noia. Era un rituale ossessivo e perfetto nella sua monotonia.
«Fin da piccolo - continuò Mammina - sei sempre
stato l’uccellino più bello della foresta, quello più
forte, quello che cinguettava meglio, quello con le
penne più colorate, quello con... beh, insomma: il
migliore, ecco! E la tua mammina ti è sempre stata
vicina. Sempre! E ti ho aiutato, sostenuto, protet-
volevano rubarti il gioco migliore, quando provavano a prenderti in giro, quando volevano portarti via il cibo più buono...»
Patty, Giulia e Valerio a quelle parole annuivano
sconsolati. Da sempre, infatti, Mammina seguiva
Augusto passo passo. Tutti gli altri uccellini, fin da
piccoli, avevano imparato a cedere i loro giochi, a
lasciare il semino più grande, a far volare prima
Augusto, a lasciargli il posto più comodo e caldo
nel nido della scuola, sennò immancabilmente
Mammina interveniva prima a male parole e poi a
suon di beccate... e che beccate!
«Nemmeno a scuola t’ho mai lasciato solo; t’ho
sempre accompagnato fin dentro il nido della
maestra; t’ho sempre aiutato nel fare i compiti; t’ho sempre difeso quando quella brutta vecchiaccia prepotente e piena di pregiudizi voleva darti
un brutto voto! O voleva punirti per una marachella, di cui non avevi nessuna colpa!
Ma tu sei stato migliore di qualsiasi altro.
Ed ecco cosa sei diventato: un re! Il più bello, il più
forte, il più ricco dei re della foresta!»
A quel punto Augusto si sentiva pronto. Era carico a sufficienza, pieno di sè, con l’autostima a
mille e un’energia pronta ad esplodere al minimo bisogno. Quella mattina, poi, era particolarmente fiero del suo stormo e il cervello gli ronzava, pieno di progetti.
Si staccò lentamente da Mammina e salterellò fin
sulla punta più lontana del ramo. Poi fece un grande respiro e si gonfiò tutto. Guardò i rami del grande faggio, che si allungavano sotto di lui. Osservò
la vita del suo stormo, che si svolgeva tranquilla tra
quelle foglie, e a mezza voce, stringendo un poco
gli occhi e con uno sguardo torvo e deciso, disse:
«Sì, Mammina, hai ragione, ma non basta ancora».
Mariacristina Filippin
21
22
RACCONTO
È
Un bimbo crocifisso
notte fonda quando arriviamo alle porte di
Nakuru. Un ultimo sguardo alla luna che ci ha
accompagnato luminosa per tutto il viaggio
dalla capitale Nairobi e il letto non tarda ad accogliere il nostro profondo sonno.
Quando apro la porta la mattina seguente, una
nebbia umida avvolge il paesaggio e mi penetra
fin dentro l’anima. Ma basta che il sole equatoriale del Kenya si alzi che in un batter d’occhio i suoi
raggi, come soldati obbedienti, fanno piazza pulita di ogni goccia di umidità.
I confini della parrocchia S. John Muguga che è
affidata all’Opera, seguono per buona parte un lato del grande parco nazionale di Nakuru. Le colline del parco degradano verso la parrocchia e talvolta gruppi di scimmie dispettose si avventurano
a disturbare la Messa nelle cappelle più prossime
al confine.
Quando varchiamo il portone del Boys Ranch
veniamo accolti da innocenti quanto sinceri abbracci, sorrisi e sguardi incuriositi. Il Boys Ranch è
un’attività del progetto Wellcome to the Family
dove si accolgono temporaneamente ragazzini
(una ventina attualmente) che raccolti sulla strada
verranno reinseriti nelle famiglie d’origine o pres-
so parenti. Nuovi abbracci si colorano di una particolare tenerezza quando visitiamo il Calabrian
Shelter (Rifugio Calabriano), un’altra struttura dove ad essere accolte sono bambine che hanno subito diversi e a volte terribili atti di violenza e di
abuso. Gli sguardi vivaci e i gesti spontaneamente
affettuosi che riceviamo ci lasciano dubbiosi sulla
nostra capacità di rispondere a tanta tenerezza,
ma nello stesso tempo ci aiutano a cenare con loro
mangiando l’ugally e il sukumawiki (una polenta
bianca senza sale e molto corposa e delle verze tagliate a striscioline) piatti base da queste parti ma
che non sono proprio in sintonia con il nostro palato occidentale.
Una delle ultime sere la luce elettrica è mancata
e non è tornata per tutta la notte. Dopo aver cenato alla luce di una lampadina a led cinese acquistata nei negozi della città, usciamo all’aperto e,
forse per il buio pesto forse perché ci eravamo abituati alla penombra, una cascata di stelle ci appare
nel grande schermo del cielo. È un autentico pullulare di luci che danzano di fronte a noi. Una musica misteriosa sembra regolare quello che appare il
loro magico movimento. Con la testa all’in su ce
ne stiamo a guardarle, anzi a contemplarle certi
che difficilmente ci capiterà di nuovo uno spettacolo come questo.
La sera seguente, forse perché la luce elettrica è
tornata, le stelle sembrano un po’ meno luminose.
Prima di cena andiamo all’ospedale provinciale
della città per far visita ad una delle nostre bambine. Lungo la strada ci fermiamo in un baracchino
come tanti, dove solerti mamme con bambino al
collo vendono praticamente di tutto. Questo è un
baracchino un po’ più evoluto. In una vetrinetta fa
bella mostra di sé anche un ultimo pugno di patate fritte che in ogni caso non suscitano in noi, nonostante l’ora ci porti ad avere un po’ di appetito,
alcun desiderio. Tentiamo di contrattare l’acquisto
di cinque banane e di alcune arance da portare alla bambina, ma le banane sembrano essere di una
qualità molto speciale e l’esperta venditrice non ci
fa nessuno sconto.
Arriviamo all’ospedale. Si tratta di una struttura
estesa, composta da numerosi padiglioni a pian
terreno collegati da camminamenti coperti da tettoie. Ci dirigiamo verso la “ward 2”, il padiglione
che ospita la pediatria dove è ricoverata una delle
nostre bambine di otto anni che da poco abbiamo
portato al “Calabrian Shelter” dopo averla sottrat-
RACCONTO
ta al carcere minorile locale. Ha la tonsillite, ma
qui anche per così poco si può essere a rischio.
Il padiglione è costituito da due saloni lunghi
una quindicina di metri con un corridoio che li attraversa nel mezzo e parte per parte ci sono dei
lettini di ferro bianchi con diffuse macchie di ruggine. Sopra ogni lettuccio la necessaria zanzariera.
Vicino a ciascun piccolo ospite vediamo l’affettuosa presenza di qualche parente. Per la nostra bambina c’è una delle educatrici che domani verrà sostituita da una volontaria. La poverina non riesce a
parlare per il dolore, ma sembra abbastanza contenta della nostra presenza e della frutta che le
abbiamo portato.
Il mio primo venerdì santo
Mi invitano a visitare nella sala vicina un altro
bambino, dal nome solenne di Tyrus che evoca in
me immagini di forza e di potenza. Accanto a lui
c’è quella che dice di essere la nonna. Il bambino è
orfano di entrambi i genitori. L’immagine che ci si
presenta è penosa. La grande testolina appare
sporporzionata rispetto al corpicino ridotto ad un
insieme di povere ossa. Le mani sembrano quelle
di un neonato, ma avrà, secondo la nonna, almeno
sei anni. Due occhi grandi e scuri dove abita un
estremo sfinimento ci guardano senza alcuna domanda, senza chiedersi nè attendersi nulla. Il respiro è rapido, la bocca sempre aperta, le labbra
screpolate. La nonna lo invita a parlare. Lo tira su
dal letto e lo mette seduto. Il grande testone barcolla. Gli occhi galleggiano senza desideri in quel
volto esausto. La bocca si apre e sembra che parli,
che dica qualcosa. Uno si avvicina con l’orecchio
per cercare di cogliere qualche parola. Ma il bambino sembra delirare. Chiede qualche scellino chissà per cosa fare. Forse era abituato a chiedere
l’elemosina prima.
In quegli occhi dove è svanito ogni desiderio si
concentra tutto il dolore del mondo.
Quel piccolo corpo svuotato di ogni energia,
quelle labbra aperte in un farfugliare senza senso,
quegli occhi che sembrano già essere altrove. È un
bimbo crocifisso la cui croce è l’AIDS di cui è morta
quattro anni fa la mamma e che ora sta portandosi via anche lui. E cosa può fare uno che sta di
fronte ad un crocifisso se non pregare? Prima di
andarmene sento un impulso che non esito a definire religioso, sacro a chinarmi su di lui e stringere
al petto quello sproporzionato testone e posare
con devozione le mie labbra sulle grosse vene che
gli pulsano sulle tempie.
Forse questa sera ho vissuto il mio primo vero
venerdì santo.
Usciamo dall’ospedale per tornare a casa. Nel
cielo le stelle continuano i loro racconti millenari,
ma del cielo stanotte io vedo solo un profondo
buio.
P.S. è passato un giorno ed è l’alba quando
dall’ospedale ci comunicano che stanotte Tyrus è
morto.
Fratel Carlo Toninello
23
24
EX ALLIEVI
La gratitudine per le Sorelle
L
a gratitudine è una grande virtù, ma raramente se ne
parla e troppo spesso non la si esercita. La esalta
Gesù nel Vangelo (Luca 17,11-19) in occasione della guarigione dei dieci lebbrosi: di essi solo uno ritornò
a ringraziarlo, per di più straniero, ed Egli rimase amareggiato dell’ingratitudine degli altri nove.
Noi Ex allievi dobbiamo immensa gratitudine al nostro santo fondatore don Calabria e ai suoi religiosi che
ci hanno educato nella nostra fanciullezza. Inoltre dobbiamo avere una gratitudine del tutto particolare per le
Sorelle Povere Serve: quando le case di don Calabria
brulicavano di Buoni Fanciulli, esse nel nascondimento
e in operoso silenzio ci facevano da vere seconde
mamme.
Personalmente le ricordo a Maguzzano e a Nazareth,
case che allora avevano ciascuna un centinaio di studenti: invisibili nel loro reparto lavavano, stiravano,
rammendavano i nostri vestiti e in cucina preparavano il
pranzo per tutti. È doveroso aggiungere che quei fortunati Buoni Fanciulli non pagavano alcuna retta, affidati
unicamente alla Divina Provvidenza come voleva san
Giovanni Calabria. Se quei Buoni Fanciulli sono ora sa-
cerdoti, missionari, vescovi, diplomati, laureati e bravi
padri di famiglia con ottime professioni lo devono a
quei religiosi ed a quelle Sorelle di san Giovanni Calabria.
È esattamente per dimostrare la nostra gratitudine
che come Ex allievi di Maguzzano abbiamo organizzato
il nostro convegno del 21 ottobre scorso come grande
festa di ringraziamento alle Sorelle: loro hanno accettato volentieri il nostro invito e, nonostante gli impegni,
ne sono venute una decina.
Ci ha tenuto la conferenza sor. Lucia Bressan, economa generale delle Povere Serve: con tanta bravura e
competenza ci ha parlato delle problematiche religiose
del mondo contemporaneo. Gli Ex allievi e i loro familiari presenti, quasi un centinaio, l’hanno ascoltata con
interesse, aiutati da immagini e didascalie che alcune
giovani Sorelle, da un computer, proiettavano su uno
schermo. Davvero una conferenza ben organizzata,
complimenti!
È venuta anche sor. Rosetta Fochesato, che io conosco da quando ero ragazzo: il vestito nero, la timida riservatezza, il viso buono da autentica mamma sono le
immagini delle Sorelle dei nostri tempi. Grazie, sor. Rosetta, e con lei grazie a tutte le Sorelle, per tutto quello
che avete fatto, fate... e farete per i vostri Buoni Fanciulli.
La manifestazione è stata impreziosita da una straordinaria coincidenza: qualche giorno prima del nostro
convegno, le salme di sei Sorelle decedute anni fa sono
state riesumate nei cimiteri dove erano state sepolte e
portate a Maguzzano nel cimitero dell’abbazia. Così le
abbiamo ricordate nel miglior modo possibile, soprattutto durante la S. Messa celebrata da don Giacomo
Cordioli, Delegato dell’Opera per l’Europa; la loro pre-
Ex allievi Patronato-Roveggia-San Marco
Una Vita a Colori
senza sembrava reale perché sull’altare sono stati posti
sei ceri accesi con i loro nomi:
Sorella Checozzo Silvia: 1916-1992
Sorella Dal Corso Diletta: 1916-1991
Sorella Dani Maria: 1916-1989
Sorella Mascalzoni Oliva: 1897-1990
Sorella Scarpolini Rina: 1915-1992
Sorella Soga Teresa: 1900-1989
Dalle date è evidente che sono state proprio queste
Sorelle a farci da seconde mamme in quegli anni ormai
lontani: noi non ne conoscevamo né il viso né il nome
perché lavoravano per noi, piccoli Buoni Fanciulli, nascoste in clausura... Immensa quindi è stata la nostra
gioia a festeggiarle e a dimostrare loro tutta la nostra filiale riconoscenza.
Nel pomeriggio tutti insieme, Ex allievi, religiosi,
Sorelle e il Casante don Miguel Tofful venuto appositamente per questo, in processione e pregando ci siamo
recati davanti alle loro tombe: sono convinto che dal
Cielo ci abbiano osservati con amore materno, contente
di vederci lì intorno ad esprimere la nostra riconoscenza
per quanto hanno fatto per noi.
Ora le Sorelle Povere Serve della Divina Provvidenza, dirette dalla Superiora Generale madre Maria Chiara
Grigolini, sono ben 105 ed operano in una trentina di
comunità, in Italia e nel mondo, in stretta collaborazione con i religiosi Poveri Servi: tutti noi Ex allievi auguriamo loro buon Apostolato assicurando le nostre preghiere con tanta tanta riconoscenza, certi che anch’esse,
con la premura di vere mamme, pregheranno per tutti
noi.
Mario Mario
Da tre anni il comitato no profit della Dama del Ventaglio sostiene e
premia i volontari veronesi che si distinguono per il servizio alle
persone disabili. Quest’anno tra i premiati c’è anche l’associazione Ex
allievi Don Calabria, sezione del Patronato-Roveggia-San Marco. La
cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso 23 febbraio al Circolo
Ufficiali di Verona. Per gli Ex allievi erano presenti il presidente Lorenzo
Salvagno, il vice Giancarlo Miglioranzi e fratel Matteo Rinaldi,
presidente del Centro di via San Marco. La motivazione del premio è
la seguente: “Per la lodevole disponibilità nel mettere a disposizione
tempo, intelligenza, vitalità a beneficio delle persone disagiate.
Seguendo così gli insegnamenti di San Giovanni Calabria”.
Durante la festa, denominata Gran Ballo della Dama del Ventaglio, sono
stati consegnati anche tre premi ad altrettanti volontari che si sono distinti
per la loro attività in alcune associazioni veronesi: si tratta di Lino Pasi
(Una vita a colori Onlus), Mariangiola Vantini (Arcobaleno Onlus) e
Maria Rita Montissori (Amici di Paolo Favale Onlus). A tutti i premiati
sono stati consegnati un attestato e un ventaglio. Ogni opera è stata
realizzata dagli studenti del liceo artistico “Nani-Boccioni”. Alla serata
c’erano circa 300 persone, allietate dalla Big Band Ritmo Sinfonica e
dalla scuola di ballo Arthur Murray Italia. Tra i presenti anche gli
assessori Antonio Lella e Anna Leso.
L’iniziativa del Gran Ballo prende il via dall’associazione Una vita a
colori Onlus, ente che si propone di intervenire là dove l’Istituzione
termina il suo ruolo e quindi nel tempo libero delle persone disabili,
nei fine settimana, nei periodi di ferie, nelle emergenze delle famiglie.
L’Associazione promuove una visione globale della persona con
disabilità come portatrice non solo di istanze e bisogni ma anche di
desideri e aspirazioni al pari di tutti gli altri individui, e quindi anche
della possibilità, spesso trascurata o inaccessibile, di fruire e poter
godere del proprio tempo libero. Questo spirito di “servizio” ha
coniugato i valori della Dama del Ventaglio, che è la nostra Madonna
Verona, e nel Ventaglio custodisce le tre V di Veneto Verona
Volontariato. E così è nato il Comitato No Profit della Dama del
Ventaglio.
Ass.Ne Una Vita a Colori
Eles Belfontali
XXI Giornata mondiale del malato
26
NEGRAR
Famiglia calabriana
L’
11 febbraio di ogni anno è il giorno che la
Chiesa cattolica dedica al malato, e la Cittadella della Carità di Negrar non può mancare a questo appello. Il tema scelto per quest’anno è stato Il Buon Samaritano: “Va e anche
tu fa lo stesso” (Lc 10,37).
Alla cappella dell’ospedale Don Calabria, alle
ore 16, si è celebrato il momento liturgico di
questa importante giornata. Da molti anni, per
l’organizzazione e la realizzazione dell’evento,
la Cittadella collabora con la parrocchia di Negrar, specialmente con i gruppi Caritas e Unitalsi, per manifestare il legame tra la struttura ospedaliera e la parrocchia nel delicato lavoro di assistenza del malato, ognuno con la propria specificità.
E anche quest’anno i volontari della parrocchia hanno collaborato attivamente con gli operatori dell’ospedale per assicurare la partecipa-
Dal Messaggio di papa Benedetto XVI
Il Buon Samaritano
3. Vari Padri della Chiesa hanno visto nella figura del
Buon Samaritano Gesù stesso, e nell’uomo incappato
nei briganti Adamo, l’Umanità smarrita e ferita per il
proprio peccato (cfr Origene, Omelia sul Vangelo di
Luca XXXIV, 1-9; Ambrogio, Commento al Vangelo di
san Luca, 71-84; Agostino, Discorso 171). Gesù è il
Figlio di Dio, Colui che rende presente l’amore del
Padre, amore fedele, eterno, senza barriere né
confini. Ma Gesù è anche Colui che “si spoglia” del
suo “abito divino”, che si abbassa dalla sua
“condizione” divina, per assumere forma umana (Fil
2,6-8) e accostarsi al dolore dell’uomo, fino a
scendere negli inferi, come recitiamo nel Credo, e
portare speranza e luce. Egli non considera un tesoro
geloso il suo essere uguale a Dio, il suo essere Dio (cfr
Fil 2,6), ma si china, pieno di misericordia, sull’abisso
zione di quei malati che non potevano recarsi autonomamente alla cappella ad assistere alla celebrazione comunitaria.
La celebrazione è stata presieduta dal parroco di Negrar, don Federico Cantiero, assieme
ai sacerdoti Poveri Servi presenti, e impreziosita da un contributo artistico. L’offertorio e la
proclamazione della Parola sono stati infatti
sottolineati dalla danza di Stefania Fuss, una
delle interpreti più note dell’ambiente coreutico veronese, che da anni si cimenta nell’arduo
compito di coniugare quest’arte con la spiritualità.
Al banchetto eucaristico ha fatto seguito, come da tradizione, un banchetto offerto a tutti i
presenti che si tiene nella veranda di collegamento tra l’ospedale Don Calabria e il Sacro
Cuore.
■
della sofferenza umana, per
versare
l’olio
della
consolazione e il vino della
speranza.
5. Vorrei infine rivolgere il mio
pensiero di viva riconoscenza
e di incoraggiamento alle
istituzioni sanitarie cattoliche e
alla stessa società civile, alle
diocesi,
alle
comunità
cristiane, alle famiglie religiose impegnate nella
pastorale sanitaria, alle associazioni degli operatori
sanitari e del volontariato. In tutti possa crescere la
consapevolezza che «nell’accoglienza amorosa e
generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole e
malata, la Chiesa vive oggi un momento fondamentale
della sua missione» (Giovanni Paolo II, Esortazione
Apostolica postsinodale Christifideles laici, 38).
Capodanno a Roma con Taizè
SPAZIO FIORITO MARIANO
A
Capodanno 2013, come ogni anno, la comunità di
ma perchè Taizè non è corsa, ansia, fretta per arrivare
Taizè ha organizzato una tappa del “Pellegrinagnei vari luoghi dove si tenevano le preghiere, non è pargio di fiducia sulla terra” in una capitale europea.
tire due ore prima per prendere il posto più vicino alla
Quest’anno, finalmente, l’appuntamento era fissato a
Croce, non è cambiare dieci chiese diverse prendendo
Roma. L’obiettivo di questo pellegrinaggio è favorire
più volte la metro. Taizè è tranquillità, entrare in chiesa e
l’incontro tra giovani di tanti Paesi, culture e diverse
riconoscerla come tua casa, trovare un posto per pregare
confessioni cristiane, sperimentando come possa cree sentirsi a proprio agio. Noi abbiamo avuto la possibiliscere la fiducia attraverso l’incontro e l’accoglienza deltà di sperimentare questo nella scorsa estate, quando abla comunità cristiana locale.
biamo vissuto la settimana a Taizè in tutta la sua profonL’esperienza è stata positiva ed interessante per alcudità e bellezza, che richiede anche tempo per entrare nel
ni aspetti, negativa e meno appagante per altri. Il nostro
ritmo della preghiera.
gruppo di Spazio Fiorito Mariano, oltre ad
Maddalena Olivieri
aver partecipato all’incontro europeo, ha
aiutato i ragazzi della parrocchia di Primavalle ad organizzare l’accoglienza dei pelleAvete presente cosa significa sentirsi accolti da persone che non conosci, che
grini provenienti da diversi Paesi. Questa
nel massimo della semplicità cercano di farti sentire a casa? Questo è ciò che
esperienza è stata molto coinvolgente grazie
abbiamo provato noi ragazzi dello Spazio Fiorito Mariano che, il 27
dicembre 2012, ci siamo recati a Roma per partecipare all’incontro europeo
all’accoglienza che abbiamo ricevuto da
dei giovani di Taizè, come circa altri 50.000 giovani provenienti da diversi
parte delle famiglie e dal Collegino per
Paesi.
Ciò che ci accomunava era la voglia di sperimentare un modo diverso
quanto riguarda il pernottamento e il pranzo
di
pregare,
basato principalmente sul silenzio e sulla meditazione personale,
del 1° gennaio nelle case dei ragazzi romani
la
volontà
di
incontrare persone con cui confrontarsi su temi importanti
che ci hanno ospitato calorosamente facenriguardanti la propria fede e le proprie esperienze di vita. Il solo fatto di
doci sentire veramente in “famiglia”.
essere nella città “culla” della fede cristiana e di poter pregare in alcune delle
Io personalmente ho vissuto molto bene
chiese più belle e antiche di Roma, ha dato una marcia in più all’incontro. Se
la preghiera fatta da noi in parrocchia a Pripoi si aggiunge la voglia di raffrontarsi con persone di altre lingue e
mavalle: coinvolgente ed emozionante. Purnazionalità e riuscire a spiegarsi, pur non essendo poliglotti, attraverso i gesti,
troppo abbiamo sperimentato anche come le
le espressioni dei volti e qualche semplice nozione base di inglese, si capisce
preghiere comuni nella varie basiliche romache l’incontro si può considerare riuscito. Forse questa volta è stata Roma a
ne durante tutta la settimana non siano riufare
la differenza, anche grazie all’aria di accoglienza che si respirava nelle
scite a rispecchiare in pieno lo stile di Taizè;
parrocchie e nella case delle famiglie che hanno aperto le proprie porte per
certo non perché non fossero bene animate,
ospitare noi pellegrini, facendoci sentire parte di un’UNICA GRANDE
FAMIGLIA.
Arianna Mosele
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28
ASS. ETICA ED ECONOMIA
-
FR. VITTORINO
Facciamo sorgere
una nuova aurora
In un momento difficile per il mondo, dentro una crisi economica drammatica, occorre non
dare più credito alla notte, ma investire sulla luce, sull’aurora. Bisogna preparare l’aurora,
diventare consapevoli che, anche se il sole non è ancora alto, la sua luce già risplende.
Dobbiamo predisporre lo spazio, perché il sole torni a sorgere.
Con questi presupposti si è svolto il “2° Festival della Dottrina Sociale della Chiesa” (D.S.C.),
svoltosi a Verona al termine del 2012.
Molti componenti dell’“Associazione Etica ed Economia - Fratel Vittorino” hanno partecipato
attivamente alla tre giorni; personalità del mondo imprenditoriale, accademico, sociale e
religioso hanno fornito elementi di speranza e stimoli nuovi per uscire dalla “notte” e scorgere
“l’aurora”. Due interventi sono stati particolarmente pregnanti e significativi: quello del
Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia e quello dell’economista Marco Vitale.
Prima viene l’uomo
Il Patriarca di Venezia afferma che questa crisi –
che nasce finanziaria e poi diventa economica – ci accompagna in maniera persistente dall’agosto del 2008.
Con essa sia i soggetti pubblici sia i privati dovranno
fare i conti, anche se non siamo ancora in grado di determinarne i tempi di svolgimento e gli scenari finali.
Una cosa, però, possiamo dirla con assoluta certezza:
durante e dopo questa
crisi taluni nostri stili di
vita, obbligatoriamente,
devono mutare.
Siamo chiamati a guardare al futuro, nella logica del bene comune, non
solo considerando la nostra generazione ma anche quelle che verranno
dopo. Si tratta di capire
quale sia lo sviluppo sostenibile, ponendo al cen-
tro di tutto – cosa che, finora, è stata fatta troppo poco
– la persona non come pura astrazione ma nelle sue relazioni concrete, ad iniziare dalla relazione con la famiglia.
Siamo di fronte ad un momento storico che richiede un ripensamento strutturale: una riflessione a 360°
dell’economia, ormai sempre più globalizzata, una riconsiderazione del rapporto finanza/economia, un ripensamento del lavoro, della produttività d’impresa, del
profitto che non può essere a favore di alcuni e contro
altri. Il profitto dovrà sempre più rispondere al bene comune di un’umanità globalizzata a livello di comunicazione, di finanza, di economia.
Siamo chiamati tutti ad una revisione critica delle
nostre scelte. In modo particolare lo sono, però, quanti
– con differenti compiti e ruoli – si muovono nel settore
dell’economia e della finanza, tanto a livello teoretico,
quanto operativo e politico e che – nei vari ambiti – si
candidano alla guida del Paese.
Solamente una risposta è in grado di determinare una
reale inversione di rotta, in modo che, quanto si è verificato, non si ripeta. La risposta consiste nel porre l’eti-
29
ca al centro di tutto. Poiché solamente una finanza, un’economia e un profitto legati all’etica
possono garantire la centralità dell’uomo; l’uomo, infatti, deve essere il fine tanto della finanza, quanto dell’economia, quanto del profitto.
L’etica è assolutamente essenziale per la sopravvivenza dell’umanità, poiché tutte le azioni dell’uomo, alla fine, si rapportano al bene o al male, alla giustizia o
all’ingiustizia e, in ultima istanza, si confrontano con la
dignità della persona umana. Tutto ciò che è male e ingiusto confligge con Dio, perché Dio è custode e garante dell’uomo e del suo mondo. E, quindi, ciò che è contro l’uomo è anche contro Dio. Sarebbe inaccettabile
che la finanza, l’economia e il profitto non avessero a
che fare con l’etica.
Un’economia sostenibile
Sulla stessa linea è anche l’economista Marco Vitale,
il quale afferma che ora dobbiamo guardare avanti
con la serenità e la fortezza che scaturisce dalla speranza cristiana, dalla disciplina alla verità, dal disinteresse, dall’amore per l’uomo, tutto l’uomo e tutti gli uomini. Noi siamo nel mezzo di un grande processo di trasformazione del quale conosciamo cosa ci lasciamo alle
spalle, ma non sappiamo dove andremo. Per queste ragioni la Dottrina Sociale della Chiesa ha recuperato
un nuovo peso, un nuovo ruolo, un nuovo significato.
Però dobbiamo collegarla ad altri filoni di pensiero che
pongono al centro l’uomo, il rispetto della dignità dell’uomo, la giustizia sociale. Dobbiamo ricollegarla all’economia sociale di mercato, una rigorosa dottrina liberale che pretende un mercato efficiente e non truccato.
Ma che, al contempo, sa che il mercato non esaurisce
tutta la rete delle relazioni umane e sociali, che il mercato deve stare dentro il suo campo di gioco e non prevaricare. Ci sono cose che, come disse Giovanni Paolo II,
non si possono né comprare, né vendere. L’economia
sociale di mercato rigetta, come male sommo, l’assi-
stenzialismo, ma sa che senza
solidarietà e sussidiarietà niente può funzionare bene e durevolmente, ed è proprio qui uno
dei grandi incroci con la DSC.
Ma se è caduta l’economia di carta e si è sgonfiata
l’economia di panna montata, non è certo caduta l’economia, cioè la capacità dell’uomo di produrre, migliorare, creare, risparmiare per una vita ed un futuro migliori.
Occorrono, però, nuovi sviluppi di economia vera appoggiata da una finanza sostenibile. Ciò richiede tempo
e sforzi intensi per dar vita ad un’economia finanziariamente, ambientalmente, antropologicamente sostenibile.
Un compito di lungo respiro ed esaltante che mi fa
dire: “che bello essere giovani in questi tempi che offrono la possibilità di collaborare alla costruzione di
un nuovo mondo e di una nuova economia, molto più
civile!”.
Qualche imprenditore, saggio ed illuminato, ha già
organizzato la propria impresa secondo questi modelli,
dove l’etica applicata (anche con l’aiuto degli insegnamenti ricevuti da Fratel Vittorino) è centro e fulcro di
tutte le attività svolte. Non a caso Silvano Pedrollo,
per alcuni anni presidente dell’Associazione Etica ed
Economia - Fratel Vittorino, ha ricevuto il premio,
all’interno del 2° Festival della DSC, per la
Solidarietà Internazionale in virtù della costruzione di molti pozzi nei
Paesi poveri. Questo è
un esempio che ha già
iniziato a contagiare in
modo positivo altri imprenditori e che porterà
a “provocare una nuova
AURORA”.
Ermes Bampa e
Angelina Franchetti
Fratel Aronne Cassandrini
Ricordando
Il 6 febbraio a Negrar ci ha lasciati fratel Aronne
Cassandrini, da tanto tempo missionario in Angola. Aveva
71 anni. Era fratello di sor. Claudia Cassandrini, delle Povere
Serve della Divina Provvidenza.
Ecco le parole usate dal Casante durante il funerale celebrato
il 9 febbraio a San Zeno in Monte...
S
iamo qui riuniti come Famiglia Calabriana per celebrare l’eucaristia e dare il nostro ultimo addio a fratel Aronne Cassandrini. Il brano del libro dell’Ecclesiaste, appena letto, ci aiuta a entrare nel mistero della vita e dell’azione di Dio nel cuore umano e a capire
nella fede il tempo che viviamo e il senso della nostra
vita quando è vissuta nel Signore: “Per tutto c’è il suo
tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo”.
Tutto è nelle mani di Dio Padre, tutto è orientato dalla
sua Divina Provvidenza. Perché temere? Anche la vita
di fratel Aronne è stata una vita vissuta in pienezza, momento per momento, affidandosi nelle mani provvidenti
del Padre.
Fratel Aronne Cassandrini è nato a San Martino
Buon Albergo (Vr) il 3 febbraio 1942. Da piccolo ha ricevuto una solida formazione alla vita cristiana nella
sua famiglia. Essendo il figlio più grande, ha dovuto lavorare subito ed è stato capace di apprendere molte abilità. Da giovane ha conosciuto fratel Vittorino, attraverso il quale ha scoperto lo spirito puro e genuino dell’Opera dal quale è rimasto affascinato. Possiamo dire
che la prima esperienza di fr. Aronne con la spiritualità
di don Calabria è avvenuta con lo Spazio Fiorito Mariano alla scuola di fr. Vittorino, da lui sempre considerato
un maestro di vita. Fu in quel contesto che nacque la
sua vocazione alla vita religiosa. Dopo un periodo di
esperienza, nel 1987 è entrato a San Zeno in Monte come postulante e poi ha iniziato il noviziato nello stesso
anno, quando aveva già 45 anni. Ha fatto la sua prima
professione l’8 settembre 1988 (a settembre avrebbe celebrato il 25°) e nel 1991 ha fatto la prima professione
triennale.
Aveva un amore tutto particolare per la “casa” e questo l’ha dimostrato in tutte le strutture dell’Opera in cui
ha vissuto. Dopo la professione è rimasto un breve pe-
riodo presso la comunità di via Roveggia e poi ha vissuto quasi tutta la sua vita religiosa come missionario in
Angola in varie comunità (Uige, Huambo, Luanda) a
parte un periodo di 5 anni trascorso come missionario in
Brasile. Solo negli ultimi mesi ha dovuto lasciare l’Angola, in seguito al manifestarsi di una grave malattia.
Ha vissuto anche quest’ultimo periodo difficile con
molta serenità. Tutte le volte che andavo a trovarlo rimanevo edificato dalla sua tranquillità, proprio lui che
per natura era sempre stato un po’ ansioso.
Nella pagina del vangelo di questa celebrazione, che
è il cuore da dove è nata la spiritualità Calabriana, troviamo la certezza di un Dio Padre Provvidente che pensa alle piccole e grandi cose della nostra vita, mentre
noi siamo chiamati a cercare prima il regno di Dio e la
sua giustizia. La fede e l’affidamento nelle mani di Dio
ci aiutano a vivere la nostra vita nella piena certezza
che non sono le preoccupazioni che riempiono il cuore
dell’uomo, ma la capacità di riconoscere Dio come Padre di tutti.
Messaggio dalla Delegazione Mamã Muxima
Abbiamo ricevuto con molto dolore la notizia della morte del nostro
amato fratello Aronne Cassandrini, membro per tanti anni della
nostra Delegazione Mamã Muxima. Ha donato tutta la sua vita a
questa missione, consacrando ad essa gli anni della sua maturità.
É venuto in Angola, mandato dall’obbedienza, subito dopo la sua
prima professione religiosa. Ha sempre servito il Signore
accogliendo con fede e amore chi più aveva bisogno, assumendo
i lavori più umili della casa, realizzandoli con competenza,
dedicazione e tanto amore.
Ha amato molto i suoi fratelli, soprattutto quelli angolani, prestando
loro vere attenzioni evangeliche. Ha amato i poveri che ha servito
come Gesù e vedendo Gesù in tutti loro. Ha confidato e si é affidato
31
Ricordando
Con riferimento a questi testi della Sacra scrittura,
vorrei ora tratteggiare alcune caratteristiche proprie della vita di fratel Aronne:
- uomo che viveva ogni cosa al momento giusto. Per
tutto c’era il suo momento. Era molto meticoloso
nelle cose che portava avanti con tanta responsabilità
e precisione;
- uomo dell’accoglienza e del servizio nascosto. Lo ricordo soprattutto in questi anni in Angola, nella casa
di accoglienza a Luanda, sempre attento ai bisogni
dei fratelli e delle persone che frequentavano la casa.
Coltivava un grande amore per la casa e cercava di
trasmettere questo amore ai giovani in formazione;
- uomo di preghiera e interiorità. Pur essendo sempre
immerso nell’attività e nel servizio, nutriva ogni
giorno la sua vita interiore con la preghiera, meditazione della parola e celebrazione dell’eucaristia. Cercava nella giornata momenti di silenzio e riflessione
personale. Mai perdeva l’occasione di parlare di Dio
alle persone e parlare a Dio delle situazioni delle persone;
- si mostrava sempre felice per la sua scelta di vita come consacrato e lo testimoniava con il sorriso. Viveva l’autenticità della vita consacrata e soffriva molto
quando non vedeva negli altri una forte convinzione
della loro consacrazione. Viveva lo spirito dell’Opera
nella ricerca quotidiana del regno di Dio nell’umiltà
e nascondimento;
- si è sempre dato da fare per le varie attività della casa, con generosità e altruismo. Trovava sempre una
soluzione ai problemi, anche quando erano grandi
come ai tempi della guerra civile in Angola;
al nostro Padre Celeste. La sua morte é una finestra che si apre alla
vita, é fonte di tante speranze.
Abbiamo la certezza che é in paradiso, ricevendo il premio dei
giusti, e che dal cielo intercede per noi. In particolare chiediamo
che interceda perchè la vocazione del Fratello Consacrato, che lui
ha vissuto con totale dedicazione, continui ad essere una realtà
meravigliosa per la Chiesa, per l’Opera e in particolare per la
nostra Delegazione.
Ringraziamo tutta l’Opera, i familiari, sor. Claudia, per il dono di
fr. Aronne missionario in Brasile e in Angola. Grazie, fr. Aronne...
I tuoi fratelli della Delegazione Mamã Muxima
(Luanda, 8 febbraio 2013)
- il suo carattere sensibile lo portava a coinvolgersi nei
problemi delle persone e ad essere molto unito alla
sua famiglia. Mi ha impressionato molto, ad esempio, la grande vicinanza dei suoi familiari in questo
ultimo periodo di malattia. Questo l’ha confortato
tanto;
- sentiva profondamente sua la vocazione missionaria.
Come fratel Vittorino è stato per lui un maestro di vita, io credo che anche la sua vita sarà un esempio che
attirerà nuove vocazioni alla vita consacrata e missionaria.
Oggi fr. Aronne ci lascia una testimonianza molto
bella di vita vissuta nell’umiltà, semplicità e nel servizio ai più poveri e bisognosi, come tanti nostri fratelli e
sorelle che ci hanno preceduto. Grazie, Padre, per la vita del nostro fratello che ora continua a vivere in Te nell’eternità e in mezzo a noi con la sua intercessione.
P. Miguel Tofful
Fratel Clemente Cappellini
32
Ricordando
Il 17 febbraio, all’età di 93 anni, è tornato alla Casa del Padre fratel Clemente
Cappellini. Aveva conosciuto da vicino il padre don Calabria, con il quale aveva
scambiato una fitta corrispondenza. È stato per moltissimi anni portinaio di San Zeno
in Monte, prima di passare a Casa Perez (Negrar) nel 2006. Ecco l’omelia pronunciata
ai suoi funerali dal Casante p. Miguel Tofful...
S
iamo qui a celebrare l’Eucaristia nell’unità e comunione con tutta l’Opera per dare l’ultimo addio a questo nostro fratello, la cui vita è stata una
testimonianza di donazione al Signore. Fratel Clemente Cappellini nacque a Dosimo (Cremona) il 10
agosto 1919 in una famiglia profondamente cristiana.
Fu battezzato 15 giorni dopo e cresimato quando aveva 10 anni. Entrò in Casa il 23 settembre 1943 a Nazareth, all’età di 24 anni. Cominciò il noviziato a
Roncà il 24 settembre 1945 e fece la prima professione religiosa il 25 dicem-
bre 1946 a San Zeno in Monte. La prima professione
triennale l’ha fatta il 1° novembre 1949 a Negrar.
Dopo la professione è rimasto un breve periodo a
Ronco, poi dal ’47 al ’50 è stato a Negrar come infermiere e portinaio. Dalla fine del 1950 al luglio del
’52 è stato a San Benedetto e San Mattia per l’assistenza ai ragazzi.
Poi si è ammalato e fino al gennaio ’54 è rimasto
ricoverato al sanatorio di Ponton e in seguito a Negrar. In quel periodo di malattia ha stabilito un rapporto epistolare molto profondo con don Calabria.
Don Calabria gli scriveva...
Subito dopo che fr. Clemente venne a Ponton nel 1952 a causa di una seria malattia, don
Calabria scrisse ai ragazzi della casa di San Mattia dove il fratello era assistente: «Il Signore
vi ha visitato; dirò meglio ci ha visitato, permettendo che la malattia togliesse per un po’ di
tempo il caro fratello Cappellini. Voi gli siete affezionati tanto: e lo merita. Le sue virtù, la
sua pazienza, lo spirito di sacrificio, l’amore col quale v’assiste: sono titoli che hanno meritato
la stima, l’affetto incondizionato da parte vostra. Ora sentite dispiacere nel non averlo in
mezzo a voi, forse vi sentite di dire: “Non ne eravamo degni”. Coraggio, o miei cari figliuoli;
è una visita del Signore, è una prova dolorosa per voi e per l’Opera. Ma certamente il
Signore ha i suoi fini provvidenziali nel permettere questa prova. Approfittatene per essere
buoni sempre più».
Poi, sempre nel 1952, don Calabria scriveva così a fr. Clemente: «Tu sei una preziosa cartella
di rendita: quale cumulo di grazie per te e per tutta l’Opera: la Provvidenza ha disposto che
tu eserciti per alcun tempo il tuo apostolato di sofferenza, di preghiera e di esempio tra codesti ammalati: nei momenti di
prova ascolta la voce degli Angeli custodi che ti invitano ad aiutarli e sta’ certo che essi ti aiuteranno; e non solo gli
ammalati di Ponton, ma tutto il mondo ti deve stare a cuore: la cara Santa odierna ti sia maestra di santità e di generosità:
che grande missione di bene ha fatto e continuerà a fare nei secoli avvenire: ecco il segreto dei santi: fare santi se stessi
sfruttando tutte le occasioni che la Provvidenza offre loro e poi santificare tante e tante anime».
Dopo più di un anno di malattia, ancora don Calabria scriveva a fr. Clemente: «Tu sei sereno e ne hai tutto il motivo: vivi
sempre nell’abbandono filiale tra le braccia amorose della divina Provvidenza e continua a vedere le cose e gli
avvenimenti come li vedremo un giorno, nell’eterno giorno, alla luce di Dio. Abbiamo il motivo anche nelle prove di
stare di buon animo, perché il Padre buono ci ama e ci predilige e ci sostiene e ci prepara il premio della sua beatitudine
eterna. Continua il tuo apostolato di bontà, di virtù e di serenità. E prega sempre per me, aiutami e sta’ certo del premio
grande del Signore».
Ricordando
Ecco cosa scriveva il Padre don Giovanni a fr.
Clemente nel febbraio del 1953: “Sento quanto
il Signore ti predilige e quanto bene vai compiendo in codesta casa di cura, adempiendo
una grande missione di bontà in mezzo ai cari
fratelli che con te si trovano costì e che con te
soffrono... Te lo ripeto: il Signore ti ha dato da
compiere una missione tutta particolare. Beato
te se sarai sempre ad essa fedele! Pioveranno
copiose le grazie del Signore su te, su tutti i
componenti la cara casa di cura, sull’Opera
dei Poveri Servi e sul mondo tutto”.
Dopo la sua guarigione, fr. Clemente ha
svolto servizio di assistenza, scuola e sorveglianza ai ragazzi in varie case: a Roncà, Ronco, San Zeno in Monte e San Pancrazio. Dal
1969 è rimasto per più di 36 anni a San Zeno
in Monte facendo il servizio di aiuto portinaio,
missione che svolgeva con tanto amore e competenza. Lo stesso don Calabria, in un biglietto
per la Pasqua del 1948 quando era portinaio a
Negrar, scrisse: “Al mio caro fr. Clemente Cappellini Portinaio della Casa del buon Dio.
Prega per me”. Esprimeva con il suo volto la bontà e
accoglieva tutti con un sorriso. Non sono mancati
momenti di sofferenza per la sua malattia che lo colpiva frequentemente con stati di depressione, però
mai si è mostrato turbato, sempre ha mantenuto la
sua serenità.
Dal 2006, quando le sue forze venivano a meno, è
stato inviato alla comunità di Casa Perez (Negrar) dove ha vissuto tutti questi anni in serenità e pace, manifestando sempre la sua grande bontà. Tutte le volte
che ci salutavamo, lui mi mostrava un grande affetto
con il suo caratteristico sorriso. Io dicevo: “Fratel
Clemente sempre bello e sorridente” e lui sorrideva
ancora di più.
Il brano del vangelo che abbiamo ascoltato ci chiama ad essere sempre pronti e vegliare in attesa del Signore per aprire subito quando bussa. Tutti noi cristiani dobbiamo vivere in questo atteggiamento di portinai
e servi fedeli che aspettano l’arrivo del Signore nelle
cose semplici di ogni giorno.
Fratel Clemente ha sempre mantenuto un’unità molto profonda con il Padre don Giovanni e con don Luigi
Pedrollo, come dimostrano le tante lettere scritte da
don Calabria e indirizzate a lui, ora conservate nell’archivio della Congregazione...
Concludo ricordando le parole del Vangelo che abbiamo ascoltato. “Beati quei servi che il padrone al
suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si
cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà
a servirli”. Fratel Clemente, sei stato un servo fedele e
pronto ad aprire la porta al Signore nelle visite quotidiane della tua vita, nelle persone che hanno bussato
alla tua porta. Sei stato un vero portinaio non solo della casa ma del tuo cuore perché lo hai aperto sempre ai
bisogni dei poveri. Il Signore ti ha trovato pronto ad
aprirli anche all’ultimo momento quando ha bussato
alla tua porta per chiamarti definitivamente alla sua
presenza. Il Signore stesso ti farà mettere a tavola e ti
servirà nella gioia eterna. Caro fratel Clemente, lasci a
tutti una grande testimonianza nella semplicità della
tua vita, nell’umiltà, nell’amore fraterno, nella bontà,
nell’accoglienza sincera, nell’ascolto a tutti quelli che
ne avevano bisogno.
P. Miguel Tofful
Le radici per guardare avanti
34
POVERE SERVE
Tempi e luoghi della memoria
Si conclude con questo articolo il lungo viaggio de «L’Amico» nella storia delle sorelle
Povere Serve della Divina Provvidenza. È un viaggio che ha preso spunto da un recente
libro pubblicato dal Centro di Cultura e Spiritualità Calabriana, scritto dalla prof.ssa
Paola Dal Toso, in cui si parla del ramo femminile dell’Opera dalle origini fino al 1954.
Primi passi dopo l’approvazione
Il 6 giugno 1950 tre Sorelle raggiungono il Patronato
Buoni Fanciulli di Corso Porta Nuova, dove due anni
prima erano sorte le scuole professionali per insegnare
ai giovani il lavoro di falegname, fabbro e meccanico.
Nell’ottobre 1950, dopo un incontro della Superiora generale, sor. Agnese Cogo, con il Cardinal Schuster di
Milano, un’altra piccola comunità di tre Sorelle viene
avviata a Milano. I religiosi vi sostengono già da due
anni una scuola elementare parificata per 160 bambini.
Il lavoro per le Sorelle è molto intenso ed esse sono impegnate a volte quasi senza respiro.
Anche nella Casa di Madonna di Campagna la presenza delle Sorelle si arricchisce di nuove attività con
l’apertura dell’asilo infantile, nell’ottobre 1950, e della
scuola di lavoro e di taglio negli anni successivi. Una
nuova Casa viene poi aperta a Ferrara, dove le Sorelle
cominciano la collaborazione con i Fratelli l’8 maggio
1951. Là trovano ospitalità circa 140 ragazzi alluvionati
provenienti dalla zona del Polesine. Guidato dallo Spirito del Signore, e
nello stile di un
operoso nascondimento, il ramo delle
Sorelle si va a poco
a poco sviluppando.
La guida di don
Luigi Pedrollo
Don Luigi Pedrollo, sacerdote vicentino
entrato
nell’Opera il 24
agosto 1914, diventa a poco a poco il
braccio destro di
don Calabria, che lo
considera un punto
di riferimento insostituibile, tanto che nel 1950, quando
è ormai anziano e malato, delega a lui i poteri di Superiore generale della Congregazione.
Discepolo fedelissimo e interprete autentico e genuino del pensiero del Fondatore, don Pedrollo segue da vicino anche le Sorelle, incoraggiandole e sostenendole
nel cammino spirituale. Il suo rapporto con le Sorelle è
sempre contrassegnato da toni molto affettuosi e paterni
e la dolce amorevolezza è sempre accompagnata dalla
costante preoccupazione riguardo la crescita in santità
delle “sue” figlie, secondo lo spirito di don Calabria. Le
numerose lettere inviate alle Sorelle in varie circostanze
danno prova di una stretta relazione, molto profonda ed
intensa e testimoniano la sua sensibilità delicata, una vicinanza che non manca mai di esprimere parole di sostegno, incoraggiamento, condivisione, consiglio e ringraziamento. In tutti i casi centrale è la dimensione spirituale: anche brevi frasi in un bigliettino, poche e semplici righe di ringraziamento sono l’occasione per sollecitare le Sorelle ad elevarsi a Dio e spronarle alla santità.
La relazione con i Fratelli
Don Calabria sempre raccomandava alle Sorelle:
«Regni fra loro la carità che è l’essenza di qualunque
Casa religiosa maschile o femminile. In questo conosceranno che siete miei seguaci, se vi amerete gli uni gli
altri». Lo stile di rapporti all’insegna dell’amore e della
carità caratterizza le relazioni delle Sorelle non solo tra
loro, ma anche con qualsiasi altra persona e in particolare con i Fratelli, con i quali vivono la dimensione tipica della famiglia.
La fedeltà allo spirito originario dell’Opera, che vede
le Sorelle parte dell’unica famiglia, implica un profondo
rispetto reciproco tra i suoi membri, che vivono in spazi
caratterizzati da una netta distinzione e separazione fisica, condividendo la stessa missione e stando sotto lo
“stesso tetto”, in un contesto di stretta e familiare vicinanza e allo stesso tempo nell’osservanza della clausura.
POVERE SERVE
Tempi e luoghi della memoria
Volare alto
Il santino per l’approvazione diocesana
Ma quello che sicuramente non viene mai meno è lo spirito di fraternità tra i due rami dell’Opera, che sempre vivono il senso di appartenenza alla medesima famiglia. Le testimonianze orali confermano un rapporto reciproco caratterizzato da una profonda attenzione e da una preoccupazione affettuosa, riflesso della dimensione di maternità vissuta profondamente dalle Sorelle. Sorella Imelda Fannio, il
15 gennaio 1935 scrive ai Fratelli, dopo la loro partenza
per l’India: «Come si desiderava sapere qualche cosa dei
nostri cari Fratelli missionari! Intanto si poté avere le prime notizie, motivo di rallegrarsi nel Signore e ringraziarlo
di cuore, per sentire che il loro viaggio ed arrivo furono
felici, guidati, protetti dalla divina Provvidenza, che venne
loro incontro maternamente in tante maniere...».
Rispondendo ad una lettera inviatagli da Sorella Gemma Tibaldo, il 7 novembre 1975, trascrivendo una lettera
di don Calabria indirizzata alle Sorelle, don Pedrollo ribadisce molto chiaramente: «In questo modo si è formato il
ramo delle Sorelle, inserito, ricordatelo bene, nell’unico
tronco dell’Opera. Non dunque due piante, ma ramo della medesima pianta, che cresce e si sviluppa nel medesimo terreno, con gli stessi elementi di fecondazione; voglio dire, con il medesimo spirito puro e genuino dell’Opera, spirito di filiale abbandono in Dio e alla sua
Provvidenza, spirito di umiltà e di nascondimento, di docilità e obbedienza, spirito di sacrificio e di rinuncia;
“senza testa”, come dico spesso ai Fratelli; “buseta e taneta”; come “cenci e creta”. Questo è lo spirito che dovete con ogni cura e diligenza conservare e trasfondere
in quelle che vi seguiranno».
■
Nel 1950 le Povere Serve della Divina
Provvidenza avviano una nuova piccola
comunità nella diocesi di Milano. Alla
Superiora, che manifesta l’imbarazzo per la
limitatezza di forze e capacità, il cardinale
Alfredo Idelfonso Schuster racconta l’episodio
di un santo fondatore che, nell’atto di aprire
una casa delle sue suore, desidera offrire loro
un regalo e dona il suo mantello. Ricoprendo
con esso quella che era a capo, aggiunge: «Vi
ricopra il mio mantello, e vi coprirà finché
sarete piccole. Se diventerete grandi non vi
ricoprirà».
Il cardinale, rievocando questo fatto, lo applica alla
Povere Serve della divina Provvidenza aggiungendo
quest’augurio: «Finché avrete lo Spirito del Padre,
finché ne sarete come investite, farete cose grandi:
ma se cominciate a credervi qualche cosa, o a farlo
per qualche opera di apparenza per il mondo, Dio e
lo Spirito non sarebbero con voi. Il mio mantello non
vi potrebbe ricoprire, mentre vi ricoprirà se rimarrete
piccole...».
E sempre alle Sorelle, in occasione dell’approvazione
diocesana, il Cardinale Schuster rivolge anche queste
altre espressioni: «Volare nelle regioni del
sovrannaturale è cosa abbastanza ardua ma ben
possibile con l’aiuto di Dio. Molti ben cominciano ma
poi discendono a quota modestamente umana!
Procurate che ciò non avvenga mai alla vostra
religiosa famiglia. Non sostituite l’uomo a Dio».
A quest’impegno di fedeltà fa eco quanto le Povere
Serve scrivono il 7 dicembre 1954 su una pergamena
che viene deposta poco prima della chiusura, nella
bara di don Calabria: «In questo momento di filiale
intimità vogliamo deporre nelle tue sante mani, quale
omaggio a te più gradito, l’impegno solenne di essere
cenci e creta, un cuor solo ed un’anima sola fra noi,
con piena dipendenza dal Casante, secondo il Tuo
insegnamento, vivendo così lo spirito puro e genuino
che Gesù fin da principio ha messo nell’Opera».
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Persone separate e Chiesa
COLLE PER LA FAMIGLIA
I
l Colle per la Famiglia dell’Opera Don Calabria,
in collaborazione con il Centro di Pastorale Familiare e i consultori di Verona Sud e la Rete di Cerea, da tempo sta proponendo iniziative a favore di
quanti vivono in situazione di separazione, divorzio,
nuova unione.
Incontrando molte persone che vivono queste realtà, si è scoperto che c’è un grande bisogno di ascolto, di confronto, di comprensione, di aiuto piscologico, ma anche di preghiera e di alcuni momenti “di
pace”.
Per questo, a partire da quest’anno, oltre agli ormai sperimentati incontri di condivisione, vengono
proposti tre incontri con un taglio più spirituale, con
l’obiettivo di dare ai partecipanti un’occasione di riflessione per poter riscoprire, anche in questa nuova
situazione di vita, una Chiesa che li sa ascoltare e accogliere, con la speranza di ritrovare le motivazioni
di fede e un aiuto per superare il dolore.
Papa Benedetto XVI afferma che “gli uomini e le
donne dei nostri giorni si trovano talvolta spogliati e
feriti, ai margini delle strade che percorriamo, spesso
senza che nessuno ascolti il loro grido di aiuto e si accosti alla loro pena per alleviarla e curarla. ... A queste
persone la Chiesa ha il dovere primario di accostarsi
con amore e delicatezza, con premura e attenzione
materna, per annunciare la vicinanza misericordiosa
di Dio in Gesù Cristo”.
Il primo dei tre incontri si è tenuto domenica 2
dicembre presso la sede del Colle per la Famiglia a
San Giacomo del Vago. A condurlo sono stati don
Franco Fiorio e la dottoressa Maria Grazia Rodella,
mediatrice familiare. Tema affrontato: la SOLITUDINE. La riflessione è partita dalla lettura e da una
attualizzazione della parabola del Buon Samaritano
e dalla lettura di alcuni testi, tra cui una lettera che
don Calabria scrisse ad una moglie lasciata dal
marito.
Per il lavoro di gruppo sono state proposte alcune
sollecitazioni che hanno aiutato i circa quaranta partecipanti a confrontarsi e ad aprire il loro cuore.
Molto partecipata è stata la preghiera conclusiva. Il
secondo incontro della serie, incentrato sui figli, si è
tenuto il 23 febbraio, mentre il terzo, con argomento
“la speranza”, sarà il 21 aprile.
Chi volesse ricevere il sussidio utilizzato può richiederlo scrivendo a [email protected].
Piero Dalle Vedove e Maria Grazia Rodella
Lettera di don Calabria
a una moglie abbandonata
«La grazia di Gesù benedetto sia sempre con Lei e con tutti i
Suoi cari.
Leggo con paterno interessamento la Sua lettera, riflettendo ai
piedi del mio Crocifisso al rammarico del Suo cuore per le
gravi disdette di questa povera vita.
Nella carità di Cristo pregherò per Lei, che il Signore Le
conceda forza e generosità d’animo per santificare la prova,
e meritare la grazia di portar giovamento a quella persona:
forse c’è qui un disegno della Provvidenza, che dispone la
salvezza altrui attraverso la Sua generosità e pazienza.
Quanto so e posso, io La esorterei a soprassedere a decisioni
del genere; prima molto pregare e pazientare. La separazione
è un rimedio da tener lontano, un estremo rimedio, ma quando
c’è di mezzo un pericolo gravissimo e prossimo per la vita
fisica o morale; adesso non mi sembra si dia questo caso.
Certamente, comprendo benissimo il Suo stato d’animo, la Sua
solitudine; ma non sarà sola se si volgerà con fede ed amore
a Dio: troverà tanto conforto nella preghiera fiduciosa,
nell’invocazione devota della Madre Addolorata ai piedi della
Croce, nella speranza che giorni migliori forse sono preparati
dalla Provvidenza mediante la Sua delicatezza di condotta
verso chi è causa di afflizione. Questo io Le propongo nel
Signore. Preghi tanto per me, che ne ho grande bisogno. Io
ricambio con auguri di santità e la paterna benedizione per
Lei e per tutti i Suoi cari».
Brasile
Brasile
Nuova parrocchia a Osorio
Lo scorso 10 marzo, alla presenza di S.E. Mons. Jaime
Kohl (vescovo locale), una comunità di Poveri Servi della
delegazione N.S. Aparecida ha preso possesso della parrocchia Nossa Senhora do Caravaggio nella diocesi di Osorio.
La comunità è composta da don Antonio dall’O (parroco),
don Armando Furlin (vicario), fratel Carlos Alexandre.
Incontro
formatori e
superiori
Alla fine di gennaio
si sono tenuti a Farroupilha due importanti incontri: uno
con i formatori e uno
con i superiori di comunità del Brasile.
Argentina
Professioni
triennali
India
Incontro con i familiari
Il 24 gennaio a Buenos
Aires i nostri confratelli
indiani appartenenti alla
delegazione Inmaculada fr. Vincent Kispotta
e fr. Needish Perumpallil hanno emesso i loro
primi voti triennali alla
presenza del Casante.
Missionarie dei Poveri
Nuova comunità a Roma
Lo scorso venerdì 8 marzo è stata inaugurata la nuova comunità delle Missionarie dei Poveri a Roma. Nel corso di quest’anno andrà invece a chiudere la comunità di Bologna. Verranno a comporre la comunità di Roma le sorelle Missionarie
dei Poveri sor. Maria Giuseppina Inginniu, sor. Giovanna Lonis, sor. Maria Luisa Abbadessa e sor. Teresa Lovato. L’inaugurazione è avvenuta con una S. Messa presieduta dal Casante
alla presenza della Moderatrice Generale delle Missionarie dei
Poveri e della Madre Generale delle Povere Serve.
NOTIZIE
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A Mananthavadi si è tenuto il primo incontro con i familiari dei religiosi indiani dell’Opera. La partecipazione è stata
particolarmente numerosa. C’è stata una S. Messa e quindi
una presentazione delle attività dell’Opera in India.
CRON - Negrar
Concorso dei presepi
Anche quest’anno all’Ospedale S. Cuore Don Calabria il
CRON (Circolo Ricreativo Ospedali di Negrar) ha organizzato, nel periodo natalizio, un concorso presepi fra tutti i
reparti degli Ospedali di Negrar. Una giuria, dopo aver visionato tutti i presepi allestiti, ha decretato vincitore quello
realizzato dal reparto di Ortopedia (si tratta di un presepe
tradizionale ben curato nei minimi particolari). Al secondo
posto si è classificato il reparto di Medicina Generale ed al
terzo il reparto di Chirurgia
Generale. Le premiazioni
sono state fatte in occasione della Festa della Befana
il 6 gennaio. Ringraziamo
tutti coloro che si sono impegnati nella realizzazione
dei presepi.
Claudio Venturini
di ogni aspettativa, sia come qualità del presepe sia come
entusiasmo da parte di tutti nella preparazione. Il presepe è
stato esposto nell’atrio principale della Casa di Ferrara,
dopo la solenne inaugurazione avvenuta il 17 dicembre ad
opera del superiore locale fr. Raffaello Corrà.
NOTIZIE
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Pierluigi Silli
Ex allievi
Festa di carnevale
Anche quest’anno l’Associazione Ex Allievi Don Calabria
della sez. di S. Zeno in Monte ha organizzato per il giorno
6 febbraio la “Festa di Carnevale in famiglia” presso la
casa madre dell’Opera. La festa era per i ragazzi e ragazze
delle case famiglia dell’Istituto, per le persone diversamente abili, i poveri, gli amici dell’Opera e per tutti coloro
che volessero festeggiare il Carnevale in allegria.
Una parte della festa si è svolta, vista la sempre più grande
partecipazione, nel tendone del cortile interno dove abbiamo accolto tutti i partecipanti. Erano presenti varie autorità
cittadine e benefattori; c’era inoltre la maschera più importante del Carnevale Veronese, ovvero ”Papà del Gnoco”,
con tante altre maschere, di cui una rappresentata da un Ex
allievo di Ronco-Roncà, Palmiro DAL CORSO, Re della
stanga del quartiere Croce Bianca.
Poi siamo scesi giù nei due saloni, dove in uno c’è stato il
concorso delle più belle mascherine e nell’altro vi era un
grande buffet, accompagnato da tortellini e gnocchi per
tutti e tanta buona musica.
Cav. Giglio ZANETTI
CCSC / 1
Giornate di Studio
Il 16 gennaio si è svolta a San
Zeno in Monte la 57ma giornata
di studi calabriani. Protagonista
la prof.ssa Paola Dal Toso, intervenuta sul tema: “Per una
educazione dell’anima”. Il 15
febbraio si è svolta invece la 58ma giornata di studi che ha
visto l’intervento della musicista Marianna Casola. Titolo:
“La tua mano nel silenzio. Musica e vita interiore”.
Città del Ragazzo - Ferrara
Presepe artistico
È stato un presepe davvero speciale quello allestito quest’anno dai ragazzi e volontari della Città del Ragazzo di
Ferrara. Infatti è stato realizzato usando materiale di consumo e materiale di scarto dei laboratori della scuola (trucioli, rimanenze di acciaio etc...). Il risultato è stato al di là
Il 3 marzo 2013 è mancato all’affetto dei suoi cari Pierluigi
Silli di anni 71, Ex allievo di
San Zeno in Monte e del
C.F.P. di via Roveggia. Le
eséquie sono state celebrate
nella cappella del “Buon Samaritano” al Centro Polifunzionale don Calabria di Via
San Marco dal vicario generale don Primo Ferrari, che durante l’Omelia ha voluto ricordarlo con queste parole: “Non siamo qui a constatare la
fine di una vita, e a piangere questa sciagura, ma siamo
qui per celebrare l’inizio di una vita nuova. Pierluigi non
è scomparso per sempre, eclissandosi da noi in maniera
definitiva, ma inizia una nuova presenza nel Signore e in
mezzo a noi. Pierluigi ha voluto darci il suo saluto, il suo
arrivederci qui in questa chiesa, piccola ma tanto cara a
lui. Egli veniva ogni settimana a pulirla, ad addobbarla,
quasi presentendo che in questo luogo sacro egli presto ci
avrebbe convocato per darci una salutare esortazione ad
essere attenti e vigilanti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese aspettando il padrone che torna dalle nozze.
Mi piace pensarlo così, Pierluigi col grembiule in atteggiamento di chi serve. Era capace di preparare piatti squisiti, con cui avrebbe potuto competere con qualsiasi bravo
cuoco. Ma erano soprattutto pasti infarciti di amore e di
desiderio di essere di aiuto. E il Signore ora lo ha fatto sedere a tavola e si è messo Lui stesso a servirlo”.
Gli Ex allievi del Patronato-Roveggia-San Marco, vicini al
dolore dei famigliari, lo ricordano con gratitudine nella
preghiera per la sua grande e generosa disponibilità.
Ersilia Delaini
Anche la nostra Ersilia Delaini ha lasciato questa terra il
giorno 2 febbraio 2013 alla bella età di 99 anni. Sorella del
nostro carissimo Bepi e del defunto, indimenticabile Alberto, era approdata per ultima e in età più che matura, tra
i FSE. Un passo naturale anche per lei vista la familiarità
che il nostro padre don Giovanni aveva da sempre con i
Delaini di Lazise. Ci vengono in mente i mille episodi che
soprattutto Alberto ci raccontava del Padre.
Vi entrò dunque già ricca di virtù: la sua era una fede tutta
d’un pezzo, serena, semplice, che non pone ostacoli dunque al suo sviluppo nel proprio cuore. Una fede profonda,
senza ombra di compromessi: ne conservava la tradizione
come un tesoro con naturalezza e convinzione, con delicatezza d’animo. Viveva il santo timor di Dio, come invita la
Scrittura. Questa fede l’aveva portata in mezzo ai poveri,
per aiutarli di persona. Lo faceva inserita in istituzioni ca-
Tornati al Padre
❖ Nel mese di luglio 2012 è nato Leonardo, nipote
tanto atteso e desiderato di Francesco Berghi, Ex
allievo di Roncà. Tante congratulazioni a nonni e
genitori da tutta la Famiglia calabriana!
◆ Domenica 27 gennaio è morta la signorina Antonietta Contiero di 80 anni, sorella di fr. Romeo. Il
giorno dopo è morto il sig. Ugo Dalla Valentina di
anni 86, fratello di sor. Rina. Invece il 30 gennaio
è morto Isidoro Cordioli, di anni 89, fratello di sor.
Giselda e zio di D. Giacomo. Il 5 febbraio a Roma,
all’età di 81 anni, è morto il sig. Renzo Filogna
fratello di Suor Rossana. Preghiamo per i nostri
confratelli e consorelle e per i loro familiari.
❖ Il nonno Gianni Busatta, Ex allievo di Costozza,
con la nonna Maria E., da Piazzola sul Brenta (Pd)
annuncia la nascita della nipotina Alyssa Busatta,
avvenuta il 7 novembre 2012. Alyssa è figlia di
Cristian ed Arianna e sorellina di Danny e Thomas. Congratulazioni!
❖ I nonni Mirella e Giorgio Frigo, Ex allievo di Ronco all’Adige e fratello del compianto fr. Mario, annunciano con immensa gioia la nascita del nipotino Samuele, fratellino di Denis, avvenuta il 9 febbraio 2013 a Monza. Congratulazioni ai genitori
Stefania e Marco De Cet!
ritative diocesane: la sua carità però rimaneva sempre personale, fatta con intelligenza, con rispetto, concreta.
La sua entrata nell’Opera tramite la Famiglia dei FSE, cosa che visse con convinzione e con fedeltà, è stato per lei
certo un motivo per arricchire e maturare ancor più la propria vita cristiana.
Giulio Lonardoni
Anche il nostro Giulio ha lasciato questa terra per riunirsi
in cielo al coro dei santi. È avvenuto il 26 dicembre 2012.
Giulio ci lascia il ricordo di una vita sobria e limpida. Ha
vissuto in pienezza la sua vita di sposo e di padre, nella fedeltà e nell’amore, come si addice ad un buon cristiano.
Ha operato con correttezza e passione nello svolgimento
del suo lavoro e della sua professione. Era unito all’Opera
e ai FSE dal 1958, legato attraverso la persona di fr. Giovanni Corradin; ne aveva assimilato gli aspetti principali
con una visione di fede e di fiducia nella Provvidenza, di
carità, di buon uso e distacco dai beni della terra.
Era preciso e fedele agli incontri e ai corsi degli Esercizi finché la salute glielo permise - perché credeva allo spirito
dell’Opera, alla chiamata ricevuta. Si coglieva subito, trattando con lui, che ne era stato profondamente imbevuto.
Metteva volentieri a disposizione dell’Opera e di tutti le
sue non comuni abilità artistiche ed artigianali.
Come famiglia dei FSE siamo vicini ai familiari tutti, in
particolare alla moglie Tecla e alla figlia sr. Teresa Maria,
carmelitana.
Tarcisio Sempreboni
Il 20 gennaio 2013 ha raggiunto i
suoi cari Ida e Paolo nella Casa del
Padre il sig. Tarcisio Sempreboni, di
anni 91. Tarcisio era fratello di don
Carlo Sempreboni e nipote di don
Angelo Sempreboni, fondatore della
Casa Sacro Cuore di Negrar. La sorella Ilaria lo raccomanda alle preghiere di chi lo ha conosciuto e degli
amici dell’Opera.
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NOTIZIE
Felicitazioni
◆ Improvvisamente il 28 gennaio è morto all’età di
77 anni il sig. Giuseppe Ferrari, papà del nostro
collaboratore Paolo Ferrari. Siamo vicini a Paolo e
ai suoi familiari in questo momento di dolore.
◆ Il 4 febbraio 2013 è tornato alla casa di Dio Angelo Franchetti. Dopo 3 giorni, il 7 febbraio 2013,
l’ha seguito anche Rinaldo Bampa. Essi sono rispettivamente i papà di Angelina Franchetti ed Ermes Bampa, Fratelli Esterni dell’Opera. Li ricordiamo con affetto nella preghiera insieme ai familiari, affinché il Signore della vita e della storia
tutto orienti secondo il progetto di salvezza.
◆ Sabato 16 febbraio è tornata alla Casa del Padre
Rita Corradini vedova Cordioli, di anni 98. Era cugina di fr. Rino Corradini, per tanti anni missionario in Brasile. Era anche benefattrice delle missioni calabriane. I funerali si sono svolti a Valeggio
sul Mincio con la partecipazione di rappresentanti
dell’Opera.
◆ È venuta a mancare sabato 16 febbraio in maniera
improvvisa la signora Zanardini Maria, di anni 65,
cognata di don Umberto Negrini. Condoglianze e
preghiere per Maria e per i suoi familiari.
◆ Mercoledì 20 febbraio è morto, all’età di 92 anni,
il sig. Gioachino Tibaldo, fratello della nostra Sor.
Gemma e di D. Anacleto, Povero Servo. Il 27 febbraio all’età di 56 anni, a causa di un incidente
stradale, è morto il sig. Nelson do Amor Divino,
papà del nostro confratello don Roberto Bessa. Il
giorno dopo, 28 febbraio, a Verona è deceduto Veneri Luigino, di anni 85, cognato di fr. Luciano
Fiorio. Condoglianze ai nostri confratelli e consorelle da tutta la Famiglia calabriana.
◆ Il 21 febbraio è tornato alla Casa del Padre il sig.
Sergio Salamone, Ex allievo di Maguzzano. Sergio
era fratello di Gianni, anch'egli Ex allievo di Maguzzano e membro del consiglio direttivo Ex allievi di
quella sezione. Condoglianze alla famiglia di Sergio
e alla famiglia degli Ex allievi di Maguzzano.
◆ Si è spento serenamente Renzo Benedetti, di anni
74, fratello di sor. Rita e sor. Annamaria. I funerali
si sono svolti lunedì 4 marzo nella chiesa parrocchiale di Negrar con partecipazione di confratelli e
consorelle dell’Opera.
◆ Il 9 marzo a Negrar è morto il sig. Isidoro Bombieri, di 96 anni, papà di don Alfonso. Siamo vicini al nostro confratello e ai suoi familiari con il ricordo e la preghiera.
◆ L’11 marzo è morta all’età di 89 anni la signora
Alma Pedrollo nipote di don Luigi Pedrollo. La ricordiamo nella preghiera.
Appuntamenti
EX ALLIEVI FERRARA
COLLE PER LA FAMIGLIA
Sabato 25 maggio 2013
PELLEGRINAGGIO A MAGUZZANO
Lunedì 22 aprile 2013
PRESENTAZIONE DELLA RICERCA:
“I bisogni educativi e le risorse della famiglia a
Verona”
Visita alle tombe dei religiosi dell’Opera PSDP.
Desideriamo ricevere la tua E-mail
Per informazioni : Sede Ex allievi (0532.74.79.50)
E-mail: [email protected]
(centralino Città del Ragazzo - 0532.74.15.15)
EX ALLIEVI MILANO
Sabato 20 aprile 2013
CONVEGNO ANNUALE
Il convegno inizia alle ore 16.00 presso FONDAZIONE EXODUS via Marotta, 18 - Milano.
Per informazioni: Ferdy Scala - 347.04.06.774
L’incontro si svolgerà dalle ore 14.30 alle ore 18.30 presso la
sala convegni della Gran Guardia, in Piazza Bra a Verona.
L’ingresso è gratuito e aperto a tutti.
Gradita l’iscrizione per telefono o e-mail:
045.87.97.462 - [email protected].
Organizzazione a cura di: Opera Don Calabria, Università
Cattolica di Milano, Centro Diocesano di Pastorale Familiare,
Consultori Familiari Ulss 20 - Verona.
SAO (Servizio Assistenziale Occupazionale)
SPAZIO FIORITO MARIANO
Giovedì 18 aprile 2013
FESTIVAL DI SAN ZENO
Domenica 12 maggio 2013
FESTA DELLA FAMIGLIA
Si svolge a San Zeno in Monte la sesta edizione del festival
canoro dedicato ai CEOD di Verona e provincia.
La festa inizia alle ore 9.30 e si svolge a San Mauro di Saline
- Verona.
ASSOCIAZIONE “IL PONTE DI DON CALABRIA”
12-13-14 aprile 2013
CONVIVENZA DI SPIRITUALITÀ
L’incontro si svolge presso l’abbazia di Maguzzano (Bs) con
il programma riportato di seguito.
VENERDÌ 12: arrivo, sistemazione e cena. Alla sera incontro
di presentazione.
SABATO 13: colazione e a seguire momento musicale di
preghiera. Alle ore 10.30 intervento del filosofo-teologo
VITO MANCUSO: “La natura umana tra materia e spirito,
ovvero il dilemma della libertà”. Dopo pranzo, alle ore
15.00, intervento del teologo CARLO MOLARI: “La dimensione
spirituale della persona: riflessione antropologica
nell’orizzonte della fede in Dio”. A seguire, momento
musicale e domande ai relatori. Dopo cena, alle ore 21.00,
intervento di DON GIACOMO CORDIOLI, Delegato Opera Don
Calabria: “La profezia laicale di don Calabria”.
DOMENICA 14: colazione e a seguire momento musicale di
preghiera. Alle ore 10.00 intervento di VITO MANCUSO: “Il
senso della fede e del cammino spirituale ovvero perché
credere in Dio”. Alle ore 11.30 S. Messa animata dal coro “A.
SALIERI” di Madonna di Campagna (Vr). Dopo pranzo, alle ore
15.00, intervento di CARLO MOLARI: “Le caratteristiche della
spiritualità cristiana nell’orizzonte della fede in Cristo”. A
seguire: domande, conclusioni e proposte finali.
La partecipazione è aperta a tutti. Quota d’iscrizione: €
20,00. Per chi desidera pensione completa: € 100,00. È
presente chi si occupa dei bambini.
Per info e iscrizioni: don Sandro Varalta 339.1339591 /
[email protected]
Se ne sono andati tutti.
La croce,
esaurito il suo compito,
si protende nuda
verso il cielo muto.
T’accolgo in grembo
come un tempo,
ma non sei che sangue,
ferite, silenzio.
La gioia per la vita
che un giorno ti diedi
si fa rimpianto per la morte
a cui non fui d’intralcio.
Solo il dolore in me è vivo.
E la notte è un lento minuto saturo di nulla.
All’improvviso nell’alba insonne,
come rugiada a sanar l’arsura,
Odo voci di donne gioire del sepolcro ormai vuoto
E come brace che vento ravviva
la speranza mi scuote:
vinta è la morte libera la vita.
La redazione de «L’Amico» augura a tutti
i lettori una felice Pasqua di Risurrezione