N . 2 - Opera don Calabria
Transcript
N . 2 - Opera don Calabria
N. 2 - Marzo-Aprile 2013 - Anno LXXXIV - Bimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. I, comma 2, DCB VERONA. In caso di mancato recapito restituire all’ufficio C.M.P. VR,detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. Benvenuto Papa Francesco! «L’Opera è per i tempi attuali», diceva don Calabria. Ma qualche volta, sarebbe il caso di dire, l’Opera anticipa anche i tempi futuri. Quando? Per esempio quando sceglie un Casante argentino e poi, dopo 5 anni, ad essere argentino è addirittura il Papa... Naturalmente stiamo parlando di Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, eletto lo scorso 13 marzo alla guida della Chiesa universale. Approfittando di questa lieta combinazione, abbiamo chiesto a p. Miguel Tofful, che è appunto il Casante argentino dell’Opera, di parlarci un po’ meglio del nuovo Papa. sembra un messaggio di grande importanza, specie in una fase come questa dove l’aspetto economico è al centro di tutte le attenzioni. Caro don Miguel, è vero quello che abbiamo letto sul modo semplice in cui viveva Papa Francesco quando era vescovo di Buenos Aires? Sì. Il suo stile di vita è sempre stato molto semplice e povero. In particolare ricordo la sua vicinanza alla gente nel 2002, quando l’Argentina era davvero in una situazione economica difficilissima. Cosa direbbe don Calabria di Papa Francesco? Sarebbe senz’altro contento. Don Calabria era consapevole che la Chiesa ha bisogno di rinnovarsi continuamente per annunciare il vangelo agli uomini di ogni tempo. E Francesco si presenta senz’altro come un Papa con una forte carica di rinnovamento. Il primo messaggio che ha lanciato come vescovo di Roma sembra proprio quello della semplicità... Semplicità e povertà. Fin da subito ha detto di volere una Chiesa povera che sta vicino ai poveri. Questo mi E dove la guiderà adesso lo Spirito? Non lo so, ma sono molto fiducioso. Credo che con Francesco la Chiesa sarà più vicina alla gente comune. Sarà una Chiesa che si mostra vicina e misericordiosa. E soprattutto una Chiesa messaggera di speranza e di pace. Come la voleva Francesco. Il santo, intendo... Anche Benedetto XVI ha fatto un gesto di grande rinnovamento... Infatti. Rinunciando al soglio pontificio Benedetto XVI ha dimostrato che la Chiesa è solo di Gesù Cristo ed è lo Spirito a guidarla. Fr. Carlo Toninello Sommario «Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita». (PAPA BENEDETTO XVI) Editoriale 6 FILIPPINE Ho visto il Vangelo! ASSOCIAZIONE PEREZ 14 Il volontariato a Napoli 4 Attamen... Tuttavia La Provvidenza all’Opera 6 FILIPPINE 8 MISSIONI Ho visto il Vangelo! - 5X1000 Una firma, un sogno 10 NOVIZIATO DI FARROUPILHA 12 ROMA 14 ASSOCIAZIONE PEREZ 16 SAN BENEDETTO 17 ECUMENISMO Il giardino di Gesù - PRIMAVALLE Una comunità che cammina Il volontariato a Napoli Lavoro e libertà Per l’unità dei cristiani INTERVISTA A DON GIOVANNI CERETI 18 Economia e religione secondo il Concilio Famiglia Calabriana 24 EX ALLIEVI 26 NEGRAR 27 SPAZIO FIORITO MARIANO 28 ASS. ETICA ED ECONOMIA La gratitudine per le Sorelle XXI Giornata mondiale del malato 22 RACCONTO Un bimbo crocifisso Capodanno a Roma con Taizè - FR. VITTORINO Facciamo sorgere una nuova aurora Ricordando 30 Fratel Aronne Cassandrini 32 Fratel Clemente Cappellini Tempi e luoghi della memoria 30 POVERE SERVE Le radici per guardare avanti Direzione - Amministrazione: VIA SAN ZENO IN MONTE, 23 - 37129 VERONA TEL. 045.80.52.932 - C.C.P. 18543371 Redazione: CENTRO CULTURALE CALABRIANO - tel. 045.80.52.955 Sito Internet: http://www.lamico.it • E-mail: [email protected] Direttore Responsabile: dr. MATTEO CAVEJARI Redattori: dr. MASSIMO CUNICO; fr. CARLO TONINELLO Layout e copertina: dr. MASSIMO CUNICO Impaginazione: DAVIDE BELLINI • Archivio fotografico: ALFREDO MALESANI Realizzazione grafica: Tipolitografia don Calabria - Verona Via San Zeno in Monte, 23 - 37129 VERONA Tel. 045.80.52.996 - 045.80.52.991 - Fax 045.80.52.963 [email protected] - [email protected] Stampa: UNIDEA srl Piazzale Olimpia, 28 - 37128 VERONA - tel. 045.81.03.611 - fax 045.045.57.26.98 Collaboratori. La collaborazione è aperta a tutti gli amici dell’Opera. Indirizzare gli articoli al direttore. Non contiene pubblicità. Autorizzazione Tribunale Verona n. 19/93 del 15.1.1993. Altri articoli 2 Habemus Papam 18 INTERVISTE 20 RACCONTO Concilio Vaticano II e capitale Lo stormo di Florian 22 RACCONTO 36 COLLE PER LA FAMIGLIA /2 Un bimbo crocifisso Persone separate e Chiesa 37 Notizie 40 Appuntamenti L’AMICO non ha quota di abbonamento ma vive delle offerte spontanee dei nostri lettori, fidandosi della Provvidenza. L’AMICO N. 2 - MARZO-APRILE 2013 NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 5 MARZO 2013 Questo periodico è associato all’UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA 3 Attamen... Tuttavia 4 Editoriale «D opo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. TUTTAVIA, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo ...». Queste parole con cui lo scorso 11 febbraio Benedetto XVI ha dato le dimissioni da pontefice, dopo il primo scioccante effetto, hanno continuato in queste settimane ad essere oggetto di riflessione e di meditazione in buona parte della cristianità. Consentitemi di aggiungere alle tante riflessioni di grande valore, questa mia povera reazione. Detto prima di tutto e in modo molto chiaro che prendere atto, apertamente, di una propria debolezza e inadeguatezza è una delle più alte prove di libertà e di intelligenza (cosa non così comune anche nei nostri ambienti), vorrei timidamente e con non poco timore fermarmi sul grandissimo effetto che mi ha fatto quell’avverbio usato dal Papa: “Attamen (Tuttavia)...”. Il Papa usando questo avverbio (... e questo Papa non usa certo le parole in maniera casuale) mi sembra ci dica che per servire il Vangelo oggi siano necessarie delle dimensioni non solo o non unicamente spirituali, quali la predicazione, la sofferenza, la preghiera, ma anche profondamente umane, secolari oserei dire, ovvero “il vigore sia del corpo, sia dell’animo (vigor quidam corporis et animae necessarius est)”. Il mondo di oggi con le sue enormi contraddizioni e le sue profondissime sfide chiede a noi cristiani una presenza vigorosa nel corpo e nell’animo. Forse questo gesto di Benedetto XVI ci dice che non possiamo più essere ciò che fino ad oggi siamo stati. È un gesto teso a convincerci ad “abbandonare una volta per tutte le passioni tristi e gli ambigui interessi che ci distolgono dall’appello del Signore alla Chiesa”. I segni dei tempi ci impongono di trovare altre regole, di immaginare altre modalità di essere Chiesa nel mondo di oggi; di andare incontro ad una prospettiva nuova, inedita. Un Papa che mostra in pienezza il suo lato umano (il grande sociologo Baumann l’ha chiamata “una scelta dal volto umano”), spinge la Chiesa verso l’uomo, ad essere pienamente Chiesa dell’uomo e per l’uomo di oggi. Nello stesso tempo sembra che il Papa con questa specie di testamento spirituale, che è nello stesso tempo un grande atto di governo della Chiesa, secondo alcuni il più grande dopo il Concilio Vaticano II, lanci un appello alla Chiesa ad essere nel mondo una presenza caratterizzata dal vigore, dall’energia, dalla forza. Naturalmente si tratta di una forza che non risiede nel nostro cuore, ma che si sprigiona dal cuore stesso di Dio, la forza della sua misericordia, la forza che mostra sul campo dell’esistenza quotidiana la capacità umanizzante della sequela di Cristo. Quella qui richiamata, dunque, è una Chiesa che abbia i tratti della giovinezza, della freschezza, della dinamicità. Una Chiesa non china all’affannoso inseguimento di una storia che corre in avanti verso frontiere ed orizzonti sempre diversi e mutevoli, ma una Chiesa capace di fare da traino alle esigenze autentiche dell’umanità; testimone di un coinvolgimento con le esigenze più profonde dell’essere umano; segno e indicazione delle mete conformi ad un autentico sviluppo del mondo e della società. Una Chiesa che testimoni in modo convincente che il riferimento alla trascendenza e quindi la fede non è una delle tante opzioni possibili, ma che è l’orizzonte che rende possibile immaginare di nuovo la vita del mondo e dell’umanità liberando “l’uomo dagli idoli, vecchi e nuovi, e dalle false speranze che alla fine deludono e schiavizzano il cuore”. Una Chiesa non pavidamente attenta alla salvaguardia delle proprie mura di difesa, ma coraggiosamente aperta alle sfide e capace di un dialogo umanizzante con tutti coloro che vedono la vita e la felicità dell’uomo come valori irrinunciabili; necessaria interlocutrice e compagna di tutti coloro che vivono una intensa ricerca spirituale. Una Chiesa dove si viva una fede totalmente disinteressata, una fede cui restituire “appassionata evidenza per tutti coloro che ne hanno perso l’immagine”. Una Chiesa dove ogni cristiano senta l’appello ad una conversione che eviti la deriva verso l’insignificanza della stessa Chiesa nel mondo contemporaneo. Forse è eccessivo dire che la Chiesa che qui viene auspicata è una Chiesa dove soffrire e pregare non basta. È necessario soffrire; è molto necessario pregare; ma oggi, sembra ci dica il Papa, non basta, non basta più. Fratel Carlo Toninello Ho visto il Vangelo! 6 FILIPPINE La Provvidenza all’Opera È a conoscenza di tutti il disastro avvenuto a Cagayan de Oro, nelle Filippine, con il tifone “Sendong” il 17 dicembre 2011. Subito dopo il disastro, cioè ai primi di gennaio dello scorso anno, mentre tutti si muovevano, anche noi dell’Opera Don Calabria, che qui siamo presenti con varie case, in accordo con il Vescovo e il suo incaricato, avevamo preso un preciso impegno. Si trattava di provvedere alla costruzione di alcune casette per 64 famiglie che vivevano, prima del tifone, sotto un ponte vicino alla Casa delle sorelle Povere Serve, ponte che era stato distrutto. Purtroppo nei mesi seguenti una infinità di incontri, di ipotesi, di tentativi e forse anche di qualcosa di più negativo, in pratica hanno fatto insabbiare il progetto. A questo punto, però, la Provvidenza di Dio ci ha messo le mani. Piano piano si sono riunite un gruppetto di quattro congregazioni religiose e due parrocchie di Cagayan e sono partite per un progetto più grande e più sicuro. Si tratta ora di 600 ca- sette in località Opol, a una decina di km dal centro di Cagayan. È stato comperato un terreno di 7,3 ettari e sono in corso le costruzioni e tutte le infrastrutture necessarie. 48 famiglie sono già là e nei prossimi mesi si spera di arrivare alla conclusione del progetto. Non do più dettagli tecnici perché quello che interessa sono gli aspetti evangelici di questa iniziativa. “Ho visto il Vangelo”, ho messo come titolo. Sì, ho visto il Vangelo e ne sottolineo quattro aspetti. La comunione. Vari enti religiosi, con le loro rispettive possibilità alle spalle, si sono mossi in sintonia, creando una apposita associazione per il bene dei fratelli. Altre entità si sono aggiunte, cammin facendo. L’autorità ecclesiastica, nella persona del Vescovo, non solo appoggiano, ma collaborano anche finanziariamente. L’amore ai più poveri. Nell’immane tragedia, questo gruppo si è mosso con sollecitudine, non risparmiando fatiche, tempo, denaro proprio, spingendo benefattori, inoltrando domande ad altri enti. Va aggiunta tutta la vicinanza alle persone che si volevano aiutare, visitandole dove si trovavano, soprattutto nei campi profughi, tentando di conoscere la loro effettiva situazione, selezionando i veramente poveri, incoraggiando in tutti i sensi, portandoli a vedere la localizzazione del futuro villaggio e così via. La fede nella Provvidenza. Una impresa del genere costa circa 2,5 milioni di € e nessuno certamente aveva ed ha tale somma. Tutti si sono dati da fare. Gran parte della ingente spesa è stata coperta, ma manca ancora abbastanza. Nonostante tutto, si procede. Come la Provvidenza di Dio ha aperto porte finora, siamo sicuri che aprirà anche per il resto che manca. Si tratta di circa 600mila € per poter arrivare alla conclusione. Il nascondimento. “Non sappia la destra quello che fa la sinistra”, aveva detto Gesù. Nessuno dei partecipanti a questa impresa evangelica sta cercando di farsi propaganda, di rendersi noto, di farsi importante o di trarre vantaggi per sé. Si tratta solo di servire fratelli nel bisogno e basta. Per questo stesso motivo nessuno in particolare è nominato in questo articolo, né dei diretti responsabili, né di persone che ci hanno messo la vita per questo servizio, né di benefattori che si sono affiancati all’impresa. Se ho deciso, di mia iniziativa, di scrivere qualcosa sulle 600 casette di Opol è proprio solo perché vi ho visto con evidenza qualcosa di evangelico. Ho visto il Signore in azione con il suo Spirito, facendo superare situazioni che parevano impossibili e guidando innumerevoli persone ad una iniziativa genuinamente evangelica in favore di gente estremamente bisognosa. “A Dio niente è impossibile!”. Don Pietro Cunegatti Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. 35 Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste, 36 fui ignudo e mi rivestiste, fui infermo e mi visitaste, fui in prigione e veniste a trovarmi». 37 Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 E quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato? O ignudo e ti abbiamo rivestito? 39 E quando ti abbiamo visto infermo, o in prigione e siamo venuti a visitarti?». 40 E il Re, rispondendo, dirà loro: «In verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me». (Mt 25,34-40) 34 Una firma, un sogno 8 MISSIONI La Provvidenza all’Opera A settembre 2011 l’associazione Don Calabria Missioni Sostegno Sanità Onlus ha ricevuto dallo stato italiano la somma di 98.957,99 €. Si tratta del saldo della quota di 5x1000 attribuito dai contribuenti nell’anno 2009 (le preferenze espresse a favore di Don Calabria Missioni erano state 2.264). Questi fondi sono stati interamente usati nel 2012 per realizzare 9 progetti a supporto di attività dell’Opera Don Calabria nel mondo. In particolare quest’anno l’associazione ha deciso di finanziare anche un progetto in Italia, e precisamente nella casa calabriana di Napoli, in considerazione del difficile momento economico e sociale che il nostro Paese sta attraversando. Gli altri progetti finanziati riguardano attività di sostegno ai minori e di assistenza sanitaria in Angola, Filippine, India, Brasile e Uruguay. A conclusione di ogni progetto, i beneficiari dei contributi hanno fatto un dettagliato resoconto delle risorse impiegate e degli interventi portati a termine. In queste pagine diamo conto delle iniziative realizzate. Non si tratta di grandi progetti, ma certamente sono interventi molto concreti che hanno permesso un reale miglioramento nelle condizioni di tanti minori e adulti che si trovano in situazioni di disagio. SALA MULTIMEDIALE A LUANDA In Angola è stato dato un contributo di 15.424 € per la realizzazione di una sala multimediale in una scuola gestita dalle sorelle Povere Serve della Divina Provvidenza nella capitale Luanda. Si tratta del “Complexo Escolar Divina Providência”, frequentato da circa 2000 alunni di età compresa fra 6 e 18 anni, provenienti dal quartiere povero di Kilamba Kiaxi. I fondi inviati da Don Calabria Missioni sono stati usati in particolare per i lavori di muratura e predisposizione degli impianti della nuova sala. NUOVI LABORATORI DI ANALISI IN ANGOLA A Luanda (Angola), presso l’ospedale dell’Opera Don Calabria, nel 2012 è stato portato avanti un progetto di rinnovamento del servizio ambulatoriale e del laboratorio di analisi. L’associazione Don Calabria Missioni ha inviato all’ospedale una parte dei fondi del 5x1000, pari a 18.867,99 € per l’acquisto di arredi e di alcune apparecchiature sanitarie necessarie nei nuovi ambienti (microscopi, banchi di laboratorio, mobilio, strumentario chirurgico). AREA GIOCHI DI CASA NAZARÈ Un contributo di 11.500 € è stato dato alle sorelle Povere Serve per la sistemazione delle aree esterne della scuola infantile “Casa Nazarè” alla periferia di Porto Alegre (Brasile). Si tratta di un asilo frequentato da oltre 70 bambini di una zona particolarmente degradata che si chiama Vale Aracju. I fondi sono stati usati per sistemare l’area giochi, mettere una tettoia esterna, installare un cancello di accesso al cortile della scuola. MATERIALE SCOLASTICO PER GLI STUDENTI FILIPPINI 50 TERAPIE CONTRO LA TUBERCOLOSI A Manila (Filippine) i Poveri Servi gestiscono la Calabrian Formation School, con asilo e scuola primaria frequentati da circa 700 alunni del quartiere Tay Tay. Nel 2012 l’associazione Don Calabria Missioni ha inviato qui una parte dei fondi del 5x1000 (pari a 8.956 €) per l’acquisto del materiale scolastico necessario agli alunni più poveri. Sono stati acquistati 310 kit comprendenti: quaderni, penne, matite, zaino, scarpe e uniforme scolastica. Un contributo speciale di 8.065 € è stato inviato alla “Bro. Perez clinic” di Manila, che è un presidio sanitario gestito dai Poveri Servi in un quartiere dove moltissime persone hanno gravi problemi di salute. I fondi sono stati usati per pagare 6 mesi di cura a 50 ammalati di tubercolosi (costo di circa 120 € a persona). LABORATORIO INFORMATICO A THANA LABORATORIO MUSICALE A FETRI La Calabrian Home di Fetri (India) è una struttura che ospita circa 40 ragazzi poveri e altrettante ragazze che frequentano gli studi superiori nella vicina città di Nagpur. Nel 2012 a Fetri l’associazione Don Calabria Missioni ha inviato 5.600 € per realizzare nella Calabrian Home un laboratorio musicale per le ragazze e due campi sportivi (uno da pallavolo per le ragazze e uno da calcio-cricket per i ragazzi). A Thana (India) i Poveri Servi gestiscono la Divine Providence School, una scuola che offre didattica in inglese a circa 500 studenti poveri (la scuola in inglese è l’unica che offre reali prospettive occupazionali in India). Con una parte del 5x1000, pari a 10.995 €, i missionari calabriani hanno realizzato nella scuola un laboratorio informatico con 30 postazioni di lavoro per gli studenti. CAMPISCUOLA IN URUGUAY PROGETTO IAMME - NAPOLI Con i fondi del 5x1000 l’associazione Don Calabria Missioni nel 2012 ha voluto aiutare anche un progetto di sostegno ai minori sul territorio italiano. A questo scopo sono stati destinati 13.500 € a favore del centro diurno IAMME, gestito dalla casa dell’Opera Don Calabria a Napoli. Si tratta di un’attività che ha come scopo il contrasto alle varie forme di disagio minorile presenti nel quartiere San Lorenzo del capoluogo campano. I fondi sono stati usati per finanziare attività di supporto scolastico e vari laboratori pomeridiani, tra cui quelli di falegnameria, informatica e fotografia. Un contributo di 6.000 € è stato inviato alla casa calabriana di Montevideo (Uruguay) per l’organizzazione di due campiscuola estivi. Tali campiscuola, realizzati con regolarità già da qualche anno, rappresentano l’unica possibilità di vacanza per i ragazzi e le ragazze che frequentano due centri diurni gestiti dall’Opera nella degradata periferia ovest della capitale uruguayana. SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti) CINquE PER MILLE. Anche quest’anno nella denuncia dei redditi delle persone fisiche sarà possibile destinare il cinque per mille dell’IRPEF ad associazioni Onlus riconosciute dallo Stato. Chi volesse destinare il suo cinque per mille a qualcuna delle associazioni Onlus legate all’Opera, lo può fare apponendo la firma nel riquadro e riportando il numero di codice fiscale di una delle seguenti associazioni: • Associazione Don Calabria Missioni Sostegno Sanità Onlus, n. 93147750231 • Associazione di Volontariato Calabriano “Francesco Perez”, n. 93058980231 • Fondazione Exodus Onlus, n. 97181590155 • uMMI - unione Medico Missionaria Italiana, n. 80009460231 Il giardino di Gesù 10 NOVIZIATO La Provvidenza all’Opera Il Noviziato del Brasile ha compiuto 40 anni. La ricorrenza è stata festeggiata lo scorso 1° febbraio nella sede storica di Farroupilha (Rio Grande do Sul). In queste pagine pubblichiamo alcune foto dei tanti novizi che qui hanno potuto formarsi e maturare la loro vocazione con la preziosa guida dei padri maestri. E non dimentichiamo che tra questi novizi ci sono i due più recenti Casanti dell’Opera: don Waldemar Longo e don Miguel Tofful... 11 «Il noviziato, il nostro caro noviziato dei Poveri Servi della Divina Provvidenza è il giardino eletto di Gesù. In esso vengono coltivate con saggezza le sue piante, che un giorno diventeranno grandi alberi, ricchi di fiori e frutti, per la gloria del Padre Celeste e per il bene di molte, moltissime anime». (8 novembre 1937, messaggio di don Calabria sul diario di noviziato) Una comunità che cammina L’inverno appena trascorso è stato particolarmente ricco di avvenimenti e iniziative nella parrocchia calabriana di Primavalle, a Roma. In queste pagine riportiamo tre belle testimonianze di una comunità che sta camminando per andare incontro ai “poveri”... Quando la poesia non basta più... Scrive don Andrea Gallo: «Nei vangeli della natività si legge: “Troverete un bimbo avvolto in fasce... quello è Dio!”. Se Dio si è fatto uomo è nell’uomo che dobbiamo cercarlo, non altrove...». Questa missione, don Calabria l’aveva recepita bene, ed è per questo che invitava l’Opera ad annunciare l’amore del Padre mettendo al centro la persona, perché ciò significa mettere Cristo stesso al centro della propria vita. Parlando del Natale, vorrei fare un piccolo passo indietro. Il primo che ricordo è il Natale del 1985. Ricordo il profumo di cose succulente, la casa decorata, l’albero di Natale tutto colorato con i fili d’angelo un po’ sbiaditi dal tempo, il presepe un po’ misero, con qualche personaggio mancante e la tavola apparecchiata per 22-23 persone, le tavolate di una volta non si fanno più. I piccoli sempre al centro dell’attenzione di tutti, anche io con i miei cugini, che bello che poesia! E quanta poesia in tanti altri giorni di Natale. Ricordo quello del 2008, il primo da sposato. E quello del 2011, il primo da “papà”. Ma la poesia non basta. Infatti in certi momenti la poesia ha bisogno di attraversare la concretezza per divenire VITA. Ed è in nome di tale concretezza che quest’anno, a Natale, abbiamo deciso di riconsegnare la chiesa di Primavalle ai legittimi proprietari: i poveri. Se Dio si fa vita nell’uomo, allora è nell’uomo, e in particolare nei poveri, che abbiamo voluto cercarlo, facendo festa insieme a loro. Così la mattina di Natale, dopo l’ultima Messa, la chiesa si è fatta casa: via tutti i banchi per dare spazio a sedie e tavoli imbanditi, tovaglie rosse, piatti rossi e oro, calici, centri tavola, segna posto! Tra il salone parrocchiale e la chiesa 370 posti d’onore sono stati preparati. La parrocchia Santa Maria Assunta e San Giuseppe a Primavalle, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, hanno messo al centro di questo Natale i poveri del nostro quartiere, un intero campo Rom, alcuni senza dimora. Sotto il tabernacolo per tutto l’avvento è stata posta la tenda dei magi, una tenda dove chiunque lo desiderava poteva lasciare un dono che il giorno di Natale sarebbe stato ricevuto da un povero. Abbiamo distribuito 370 doni e ne sono avanzati! Anche in questo don Calabria era avanti: se è Dio a volere l’Opera, Dio stesso ci darà i mezzi per sostenerla. Un’espressione cara alla Comunità di Sant’Egidio è quella del “Sacramento del Povero”, ma i poveri sono così importanti da chiamarli “Sacramento” solo a Natale? E il resto dell’anno? Un giorno all’anno non può e non deve bastare, ma è un inizio, un primo passo, un primo passo verso l’uomo e verso Dio perché, come scrive don Luigi Di Liegro, “ogni uomo è una strada che conduce a Dio”. Paolo La Mastra Siamo venuti per adorarti... a Primavalle! Poco prima di Natale, nella nostra parrocchia di Primavalle, a Roma, è stato organizzato il presepe vivente. Coordinati da Paola, che si è occupata dei vestiti e delle scenografie, abbiamo ripercorso per le strade del quartiere le vicende di Giuseppe e Maria fino alla nascita di Gesù. Tutto era curato nei dettagli, persino gli agnellini giravano per l’oratorio! Manuel ed io siamo stati chiamati a ricoprire proprio i ruoli di Giuseppe e Maria; per noi l’emozione di questa proposta è stata molto intensa, forse perché sposi da due mesi, ma non solo. L’andare per le strade del quartiere è stato un forte segno di ROMA La Provvidenza all’Opera La spada e il bastone La comunità cristiana di Primavalle è lieta di condividere con tutta l’Opera l’ingresso ufficiale del nuovo parroco, don Massimiliano Parrella, al servizio come pastore di questa comunità. Se la nomina era già effettiva dall’inizio del nuovo anno pastorale, la celebrazione ufficiale insieme a tutti i fratelli di Primavalle è avvenuta il 20 gennaio, alla presenza del vescovo vicegerente della Diocesi di Roma mons. Filippo Iannone. Mi piacerebbe, in questo breve articolo, meditare la figura del parroco, augurando a don Massimiliano di svolgere questo grande ministero nella piena comunione con i confratelli e i fratelli e le sorelle in Cristo che è stato chiamato a guidare. Vorrei sviluppare quindi questa riflessione concentrandomi su due segni: la spada e il bastone. La prima cosa che mi viene da dire è che un incarico del genere è sempre come una “spada di Damocle”, che pende sulla testa di chi lo riceve come fanno le mille incertezze del caso: sarò all’altezza della fiducia riposta in me dai superiori? Sarò una guida fedele al Vangelo? Saprò mantenere la calma nelle situazioni più disperate, invocando il Paraclito? Domande legittime, ma si sa, quando arrivano nuove responsabilità, non ci si sente mai all’altezza. La spada tuttavia, non è solo per se stessi, ma è un rischio che incombe anche per la comunità che si è chiamati a guidare: ogni parola, ogni gesto, dalla posizione del parroco può ferire, e quindi ogni cosa va pesata e pensata non una, ma cento volte. Questa spada tra le mani deve essere la stessa dell’Apostolo apertura e di coinvolgimento. Gesù arriva a tutti, non fa distinzioni, Gesù è per tutti. Forse questo è un concetto di cui, più o meno, siamo consapevoli... certo che però vedere la commozione negli occhi delle persone che venivano ad adorare quel bambino nella mangiatoia, ci ha aiutato a comprendere la grandezza di Gesù, la grandezza di quel piccolo, povero e indifeso. La partecipazione da parte del quartiere è stata sopra ogni aspettativa, è stato un pomeriggio di comunione e di vicinanza con la comunità parrocchiale allargata. Sara Monti Paolo: la Parola. Allora, se questa è la spada, si può stare tranquilli, andare sul sicuro, se la spada imbracciata è quella del Vangelo. Il secondo segno, il bastone, richiama naturalmente il pastore, la guida. Anch’esso tuttavia ha duplice valenza, come la spada: esso serve al pastore per guidare il gregge tra sentieri impervi, alle volte dare un colpo alla pecora irrequieta e vagante – ricordando sempre che il pastore è colui che lascia tutto per cercare quell’unica pecora smarrita – per riportarla sul giusto cammino. Non solo alle pecore, il bastone serve al pastore, per sorreggersi quando il peso della fatica, della responsabilità, della stanchezza, si fa sentire. Un legno che richiama quello stesso legno su cui, duemila anni fa, Cristo ha trionfato. Francesco Pavese 13 Il volontariato a Napoli 14 ASSOCIAZIONE PEREZ La Provvidenza all’Opera Le attività della casa di Napoli A Napoli l’Opera Don Calabria da qualche anno sta rivivendo una fiorente realtà che sempre più assume una sua specifica identità, ancorandosi alla missione che l’Opera è chiamata a vivere in Campania: con le parrocchie per le famiglie di Napoli. A partire dalle parrocchie di Santa Maria di Tutti i Santi, con don Gianni parroco, e Sant’Anna a Capuana, con don Roberto, la presenza dell’Opera sta portando in un quartiere difficile il proprio contributo di animazione pastorale. In realtà non ci sono solo parrocchie, ma anche attività sociali animate da un solo cuore calabriano. Il Centro diurno I.A.M.M.E. (Includere, Aggregare, Mediare, Motivare, Educare) per i ragazzi delle parrocchie e non solo, vuole impegnarsi per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, offrendo una serie di servizi volti ad aiutare i giovani e le famiglie del quartiere Borgo Sant’Antonio, in modo da combattere soprattutto la devianza sociale. L’avventura iniziata con un Gr.Est. nel 2009, con i primi 25 ragazzi e 4 animatori, oggi ci porta ad animare un gruppo di 100 minori dagli 8 ai 18 anni coinvolgendo 85 famiglie, con circa 10 animatori (tra educatori e tirocinanti universitari) e 20 volontari. I fratelli, le sorelle, gli animatori, i volontari, gli educatori ogni giorno con pazienza e disponibilità sono pronti fin dalle 14.30 a trascorrere il pomeriggio con i nostri “buoni fanciulli”, iniziando con un piccolo pensiero calabriano proposto dalle sorelle Ivete, Rosarita e Franca! La riflessione calabriana del momento pastorale accompagna poi lo studio, i laboratori e, stando a Napoli, anche la vivace partita di calcio! Per i più grandi, invece, è in corso anche una Scuola di Pizza che è occasione di formazione professionale per 10 partecipanti, provenienti in parte dal circuito penale minorile. Dal Centro I.A.M.M.E. è poi partita l’esperienza dell’oratorio interparrocchiale “Don Calabria” che mette a disposizione delle parrocchie non solo gli spazi ma anche una programmazione condivisa che nasce dalla volontà di sentirsi parte unita di un solo corpo, seppur con una diversità di organizzazione. I giovanissimi delle parrocchie trascorrono la domenica mattina, dopo la celebrazione eucaristica, qualche ora insieme per vivere anche nel tempo libero, prima della grande “abbuffata” domenicale, l’incontro con Gesù. Dallo scorso anno, inoltre, Gr.Est e campi residenziali per i ragazzi del Centro I.A.M.M.E. e delle parrocchie sono organizzati da un unico grande gruppo di responsabili, composto dagli animatori parrocchiali e dall’équipe degli educatori. Il Centro diurno non solo promuove attività pastorale ma aderisce a molteplici progetti per minori diventando ormai per il terzo settore napoletano un valido punto di riferimento nella programmazione e progettazione a favore delle politiche dell’infanzia e dell’adolescenza, nonché giovanili e dell’istruzione. Facendo sempre fede all’idea di fondo che porta alla nascita di questa meravigliosa realtà, oggi il Centro I.A.M.M.E. è impegnato nel progetto triennale della Fondazione Intervita onlus “Frequenza 200” che prevede attività a sostegno di tre centri diurni che si occupano di dispersione scolastica nelle città di Napoli, Milano, Palermo. Il volontariato Con l’attività del Centro I.A.M.M.E., nel corso degli anni è cresciuta anche la famiglia del volontariato. Si tratta di volontari che ogni giorno con passione, con amore ed entusiasmo supportano le attività e le iniziative dell’Opera, motivati anch’essi ad agire per infondere ai ragazzi attenzione verso valori importanti quali amicizia, solidarietà, rispetto per la famiglia, per le persone, accoglienza verso gli altri. La grande famiglia si incontra una volta al mese. Si tratta di un appuntamento diviso in due tempi: nella prima parte c’è uno scambio di esperienze e sensazioni dei servizi svolti all’interno dell’Opera, oltre alla normale programmazione delle attività. La riunione si conclude con un momento di preghiera, nonché di riflessione ad opera della figura religiosa dell’Opera presente alla riunione, in genere il Superiore della Casa, ossia fratel Gianluca. La seconda parte dell’incontro è animata con una cena comunitaria. Oltre alle riunioni mensili, un appuntamento ormai da tre anni scandisce i tempi di vita dell’Opera a Napoli: la formazione di operatori e volontari. A settembre, prima della grande corsa annuale, ci dedichiamo a un’intensa settimana di formazione tenuta da don Giacomo Cordioli per la parte spirituale e calabriana e da professionisti per la supervisione tecnica. Vista proprio l’attenzione e la passione che i volontari dedicano alle iniziative dell’Opera, vista una sensibile crescita del gruppo e lo spirito di fratellanza venutosi a creare tra volontari da tempo, si vuole dare a questo dono d’amore, perché il volontariato è un dono d’amore, una propria identità. A questo proposito i responsabili del volontariato della casa calabriana partenopea hanno incontrato i componenti del Consiglio Nazionale dell’Associazione di Volontariato “Perez”, quali il Presidente Bruno Borin, fratel Agostino Lamesso e il vicepresidente Flavio Maprosti. Durante l’incontro si è parlato della vita e delle attività di Napoli in vista di una possibile integrazione dei volontari napoletani nella struttura dell’associazione Perez. Dopo un periodo di formazione dei primi volontari che desiderano aderire, si strutturerà dunque anche per Napoli una sede locale... passo dopo passo, un altro tassello viene messo! Il Coordinamento Volontariato Perez-Campania Contatti https://www.facebook.com/odc.napoli https://www.facebook.com/Frequenza200ANapoli www.doncalabrianapoli.it [email protected] SALVATORE DE CICCO - 3387589788 Coordinatore Volontariato Perez-Campania DAVIDE PISANO - 3336356570 Segretario Volontariato Perez-Campania GIUSEPPE MARINO - 3450792475 Direttore ODC Napoli 16 COMUNITÀ SAN BENEDETTO Lavoro e libertà N ei giorni scorsi, nell’ambito delle attività di Casa San Benedetto, abbiamo fatto un laboratorio di formazione per ragazzi che si stanno preparando al mondo del lavoro, di età compresa tra i quindici e i diciotto anni, italiani e stranieri provenienti dal centro e nord Africa, dall’Afganistan, e uno dall’Albania. Erano circa una dozzina. Ho chiesto loro: “Cosa vi suggerisce, vi fa pensare, quale parola può essere un sinonimo, di lavoro?”. Le parole che sono uscite dalla loro bocca le ho scritte su un cartellone e sono: “Regole, mangiare, responsabilità, fatica, sudore, soldi, sacrificio, realizzazione, passione, futuro, rapporti, crescere, conoscere, puntualità, imparare, formazione, paura, presenza”. A quel punto abbiamo approfondito e condiviso uno ad uno tutti questi termini. Ho avuto grande piacere ed emozione nel condurre tale laboratorio, perché questi ragazzi, poco scolarizzati e spesso poco riflessivi, sono stati in grado di esprimersi con notevole maturità. In particolare è emerso che la maggior parte di loro, essendo migranti, dicevano che il lavoro permette di avere del denaro legalmente con il quale puoi mangiare, vestirti, attraverso un’attività svolta con fatica, sudore, sacrificio, ma che ti fa crescere, realizzare perché ti senti importante, responsabile e conosci altre persone che ti aiutano, impari altre cose che ti appassionano, ti formi, diventi grande e così puoi avere un futuro di libertà. Appunto un futuro di libertà. Cioè se hai un lavoro sei più libero, puoi vivere, altrimenti muori. Se non hai un lavoro sei schiavo, perché per mangiare devi chiedere, per vestirti devi chiedere, non hai i soldi per fare niente. Così dicevano i ragazzi. E credo che sia condivisibile, anche perché in questi tempi purtroppo possiamo toccare tutti con mano cosa significa non avere un lavoro o averlo precario. Con la convinzione che lavoro e libertà vadano di pari passo, dunque, si è mobilitato il C.I.M. Comitato In- serimento Minori del Rotary Club. Infatti da oltre 12 anni il Rotary investe in quell’attività sociale che permette ai giovani in difficoltà della Casa San Benedetto, del Comune di Verona e del Tribunale dei Minori di Venezia, di fruire di un tirocinio di reinserimento-inserimento al lavoro, con l’ausilio di una borsa lavoro che permette ai giovani di includersi lavorativamente. Il progetto prevede l’accompagnamento di circa 1015 giovani ogni anno, di età compresa tra i 16 ed i 24 anni, maschi o femmine, italiani soprattutto ma anche stranieri, presi in carico dagli enti di cui sopra ed inseriti nelle aziende da tutors esperti e formati in processi educativi dal Servizio Orientamento Lavoro Educativo della Casa San Benedetto. Un grosso lavoro è svolto dagli artigiani, commercianti ed imprenditori che mettono a disposizione le loro imprese e competenze, per offrire opportunità ai giovani di sperimentarsi in ambienti di lavoro altrimenti impossibili, visti i loro pregressi insuccessi legati alle rispettive storie d’origine. E così possono mettere a frutto le loro abilità e potenzialità. Certamente tutto questo non sarebbe possibile se non fosse sostenuto dal comitato dei Rotary Club, che mette a disposizione, oltre a un finanziamento, anche un’assistente sociale ed un presidente che funge da promoter della progettualità. Allora veramente se vogliamo che questi ragazzi diventino pienamente liberi e responsabili, dobbiamo aiutarli a lavorare anche perché davvero loro non chiedono di meglio! Roberto Alberti corresponsabile di progetto N.B.: per eventuali disponibilità aziendali o approfondimenti è possibile chiamare lo 045.8052962 /4, coordinamento di progetto. Per l’unità dei cristiani ECUMENISMO 17 La Provvidenza all’Opera L a sera del 21 gennaio 2013 la chiesa abbaziale di Maguzzano era piena di fedeli e molti parroci della zona del lago bresciano per l’incontro annuale di preghiera nell’ambito della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Tutti insieme abbiamo pregato con le parole proposte dalla liturgia ecumenica “Apri i nostri cuori affinché possiamo condividere più perfettamente la preghiera di Gesù al Padre che tutti siano una cosa sola...”. Questo invito di Gesù, che risuona con un’accorata insistenza nel capitolo17 di Giovanni, ha trovato un’eco profonda nella vita e nell’opera di san Giovanni Calabria, che ha destinato l’abbazia di Maguzzano a questa attenzione al dialogo tra le confessioni cristiane, cominciando dall’esercizio della carità come accoglienza fraterna. Il tema di quest’anno, per la settimana di preghiera, era “Quel che il Signore esige da noi” (Mic, 6,6-8). La preghiera è stata presieduta dai rappresentati della chiesa ortodossa russa (P. Vladimir Zelinskj), della chiesa ortodossa rumena (P. Vladimir Pavlesku, della provincia di Verona e P. Frosini Sorin, provincia di Mantova), della chiesa evangelica luterana (Sig.ra Birgit Laenger, predicatrice) e della chiesa cattolica (don Giuseppe prof. Accordini). Ogni anno l’abbazia si prende carico di preparare con cura la celebrazione di questo importante evento spirituale. Quest’anno, per la prima volta, l’abbazia ha accolto l’invito del Consiglio delle chiese cristiane di Verona riguardo ai rappresentanti ecumenici. La liturgia della Parola prevedeva sei parti con al centro la professione dell’unica fede, e ogni rappresentante delle chiese ha commentato una delle quattro letture proposte. Il tutto armonizzato dai canti polifonici (tratti dagli innari delle comunità ecumeniche di Taizé e di Bose) accompagnati dall’organo ed eseguiti dal coro parrocchiale. Nell’anno della fede e con il rinnovato slancio per la nuova evangelizzazione si mostra come l’ansia di unità dei cristiani di san Giovanni Calabria sia di assoluta attualità. Questo anelito per l’unione di tutti i fedeli in Cristo ha avuto un’eco profonda fin dall’inizio del mandato papale a Joseph Ratzinger, che fin dal primo discorso della sua nomina ha posto come uno degli obbiettivi del suo mandato il rafforzamento del dialogo fra le varie confessioni cristiane in attuazione al decreto del Concilio Vaticano II Unitatis Redintegratio. Questo impegno spirituale per l’ecumenismo è sentito in maniera tutta particolare dalle comunità che vivono e respirano quotidianamente lo spirito dell’abbazia e lo ripropongono con serena umiltà ai visitatori, sia ospiti occasionali che frequentatori abituali. Tale impegno non La storia della preghiera per l’unità dei è vissuto solo durancristiani ha inizio in Scozia nel 1740, te la settimana di con la nascita di un movimento preghiera, ma continuato nella preghiera pentecostale in collegamento con i mensile ecumenica, movimenti nordamericani, il cui nuovo che trova riverbero messaggio per il rinnovamento della nella preghiera quofede chiamava a pregare per e con tidiana e settimanale tutte le chiese cristiane. Fu solo nel della comunità. 1820 che il rev. James Haldane Stewart p. Aleardo Pisani Incaricato per l’Ecumenismo Da sinistra: don Aleardo Pisani, don Giuseppe Accordini, sig.ra Birgit Laenger, p. Vladimir Pavlesku, p. Vladimir Zelinskj, p. Frosini Sorin. pubblicò “Suggerimenti per l’unione generale dei cristiani per l’effusione dello Spirito”, ma si dovrà arrivare al 1926 perchè il movimento Fede e Costituzione inizi la pubblicazione di “Suggerimenti per l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani”, che continua tutt’oggi. 18 Interviste Economia e religione secondo il Concilio Proseguono gli articoli de «L’Amico» sul tema del rapporto tra economia e religione. In questo numero abbiamo intervistato il noto teologo don Giovanni Cereti, il quale ci ha parlato dei principi alla base della visione conciliare in materia di economia... La prima affermazione è quella della destinazione universale dei beni della terra: “Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, e pertanto i beni creati debbono essere partecipati equamente a tutti, secondo le regole della giustizia, inseparabile dalla carità” (GS 69). In quale decreto conciliare si evidenzia la tematica del capitale? La tematica del capitale in quanto tale non è affrontata direttamente in nessun documento conciliare. Tuttavia è nel capitolo terzo della seconda parte della costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, la Gaudium et Spes, dedicato alla vita economico-sociale, che noi possiamo trovare qualche indicazione per dare una risposta alla vostra domanda. In questo capitolo vengono enunciati alcuni principi che possono orientare il nostro giudizio. E la proprietà privata? Il principio appena enunciato non esclude il riconoscimento del valore della proprietà privata, indispensabile perché un uomo veda riconosciuta la propria dignità. “La proprietà privata o un qualche potere sui beni esterni assicurano a ciascuno una zona indispensabile di autonomia personale e familiare e bisogna considerarli come un prolungamento della libertà umana. Infine, stimolando l’esercizio della responsabilità, essi costituiscono una delle condizioni delle libertà civili” (GS 71). La proprietà privata comunque non deve essere intesa priva di limiti. Essa ha sempre una funzione sociale. “Ogni proprietà privata ha per sua natura un carattere sociale, che si fonda sulla comune destinazione dei beni” (ibid.). La funzione sociale della proprietà sta nel fatto che essa deve essere impiegata non soltanto per il bene proprio o della propria famiglia, ma in quanto possibile per il bene comune. Quali sono questi principi? Il principio fondamentale che guida tutto il pensiero conciliare è quello della centralità della persona umana e quindi del necessario riconoscimento della sua dignità. A partire da qui, possiamo enucleare tre affermazioni fondamentali. Qual è la terza affermazione che possiamo ricavare dal pensiero conciliare? La terza affermazione riguarda la superiorità del tema della persona che lavora sugli altri elementi necessari alla produzione dei beni. “Il lavoro umano, con cui si producono e si scambiano beni o si prestano servizi economici, è di valore superiore agli altri elementi della vita economica, poiché questi hanno solo valore di strumento” (GS 67). E fra gli altri elementi della vita economica dobbiamo intendere che il concilio ha voluto alludere innanzitutto al capitale. Il capitale umano, intendendo con esso il lavoro prestato e le competenze necessarie per lavorare, vale infinitamente di più del capitale inteso come insieme dei mezzi economici necessari per dare vita a un’azienda o per far lavorare altri. Il tema del capitale è spesso collegato a quello della felicità, identificata da tante persone con il benessere materiale. Cos’è la felicità secondo lei? Il benessere materiale è importante ed è conforme alla volontà di Dio sulla condizione umana, e quindi lo sviluppo economico che si è realizzato negli ultimi secoli deve essere considerato positivamente. Molti hanno rilevato che esso si è realizzato innanzitutto nei Paesi di tradizione ebraico-cristiana, e che quindi può essere considerato anche un frutto dell’evangelo. Fra l’altro esso ha permesso cure sanitarie e un’alimentazione di qualità per cui ovunque nel mondo la media della vita umana ha conosciuto un notevole miglioramento. In particolare la crescita del benessere e gli sviluppi della medicina hanno consentito di stroncare la mortalità infantile che raggiungeva percentuali elevatissime in passato. Anche l’innalzamento del livello dell’istruzione e la liberazione dell’uomo da lavori massacranti sono la conseguenza di questo sviluppo. Allora il benessere coincide con la felicità? No, la felicità sulla terra non può essere calcolata in termini di benessere materiale: tutti abbiamo sentito parlare di persone ricchissime eppure infelici, sino al punto di togliersi la vita. E nella classifica dei luoghi migliori del mondo per abitare spesso sono comparse località italiane sulla base di criteri sociali e culturali che non hanno nulla a che fare con una maggiore ricchezza materiale. Io ho sempre lottato contro la mentalità che misurava la felicità dei popoli sulla base del loro PIL (Prodotto Interno Lordo): ho conosciuto in Africa e in Asia persone serene e felici pur in condizioni che agli occhi di un occidentale apparivano di relativa povertà. In ogni caso per me la felicità è soprattutto il frutto di una vita spirituale interiormente ricca e profonda, che ci fa sentire in comunione con il Signore e con i fratelli e questo indipendentemente dalle condizioni di benessere materiale. Seguendo la tematica affrontata dal Concilio, quale può essere oggi una risposta all’attuale crisi? Interviste La crisi attuale è una crisi di crescita e di sviluppo. Vi è un’altra affermazione del concilio che ci riguarda. Ci sono enormi differenze economico-sociali che debbono essere fatte sparire (GS 66). Perché queste disuguaglianze diminuiscano i Paesi più ricchi (e fra di essi l’Italia) devono necessariamente ridimensionare il proprio tenore di vita, mentre altri debbono crescere. Come si può ottenere un obiettivo del genere? Penso che l’attuale fenomeno della globalizzazione abbia consentito di superare una situazione che in passato sentivamo ancora più drammatica di oggi. Ricordo che negli anni Sessanta si diceva che il 20% degli abitanti della terra viveva nel benessere, il restante 80% viveva nella povertà e aveva difficoltà a sfamarsi. Oggi le statistiche della FAO ci dicono che buona parte della popolazione della terra vive in un relativo benessere. E che l’umanità oggi avrebbe i mezzi per aiutare anche la restante parte della popolazione mondiale a uscire dalle condizioni di povertà. E la finanza? Io credo che oggi vada combattuta la finanza improduttiva che con le sue dissennate creazioni (pensiamo ai “derivati”, ecc.) succhia tanta parte della ricchezza mondiale. Non bisogna invece combattere il capitale che viene investito per scopi produttivi e che è indispensabile per dare lavoro e quindi creare capacità professionali e benessere tanto in Italia quanto in ogni altro paese del mondo. Luciano Stefano Tajoli GIOVANNI CERETI Nato a Genova nel 1933, si è laureato in giurisprudenza all’Università di Genova nel 1956. Ordinato presbitero nel 1960, ha esercitato il ministero pastorale a Genova dal 1960 al 1970, in Repubblica Centro Africana dal 1970 al 1973, e successivamente a Roma. Dottore in teologia alla Pontificia Università Gregoriana, ha tenuto corsi di teologia dogmatica e discipline ecumeniche in diversi Istituti teologici e Facoltà ecclesiastiche. Insegna ecclesiologia all’Istituto San Bernardino di Venezia. È consulente al SAE (Segretariato per le Attività Ecumeniche). Ha fondato e presiede il gruppo di spiritualità “Fraternità degli Anawim”. 19 20 RACCONTO lo stormo di florian Capitolo 4 Tra le fronde del grande faggio, e tutto attorno ad esso, era il caos più totale. Una nuvola multicolore avvolgeva, come impazzita, i rami e le foglie, fino a farli letteralmente scomparire in quella confusione piena di ali, di stridii e di cinguettii. L’intero stormo continuava a gridare, in piena esaltazione: «Riccoooooooooo!!!!!!!! Forteeeeeeeeee!!!!!!!! Belloooooooo!!!!!!!!!!!!!!! Riccooooooooo!!!!!!!! Forteeeeeeeeee!!!!!!!! Belloooooooo!!!!!!!!!!!!!» Per alcuni minuti, Augusto se ne restò fermo sul bordo del proprio nido con le ali aperte a croce, per gustarsi in santa pace quello spettacolo. Gli piacevano quelle dimostrazioni di forza. Vedere il suo stormo oscurare il cielo del mattino, con la confusione di migliaia e migliaia d’ali, che sbattevano freneticamente nell’aria, gli dava un senso infinito di grandezza. Ancor più lo riempiva di orgoglio il grido composto di mille voci, che si alzava deciso e minaccioso nella sua intensità. Il suo era un vero e proprio delirio d’onnipotenza: era ormai convinto di poter fare tutto, ma proprio tutto ciò che avesse voluto. Dopo un po’ Augusto cominciò lentamente ad alzare le ali dal basso verso il cielo. Era il segnale di riposo e infatti, a poco a poco, tutti gli uccelli andarono lentamente ad appollaiarsi sui rami dov’erano costruiti i loro nidi, come se avessero esaurito tutte le loro energie nel tributo al loro signore. Ora regnava finalmente la calma. Era come se un impetuoso torrente di montagna avesse trovato la pace della pianura e si fosse trasformato in un placido e largo e lento fiume. Solo tre uccelli continuavano a volare tra i rami del grande faggio. Erano Patty, Giulia e Valerio: i consiglieri di Augusto, i prescelti, i fidati, gli ossequiosi e servili. Esaminarono con attenzione scrupolosa le postazioni di tutti gli uccelli. Controllarono ogni nido e, solo quando furono finalmente convinti che tutto fosse in ordine e tranquillo, iniziarono ad avvicinarsi lentamente e solennemente al re. Sbattevano le ali con alterigia e lanciavano sguardi pieni di superbia su ogni ramo: sapevano di essere gli uccelli più importanti dello stormo, dopo Augusto... e dopo Mammina, ovviamente (o dopo Mammina ed Augusto... dipende da come la vogliamo intendere). Alla fine si posarono proprio sul ramo dove Augusto li stava aspettando. La giornata poteva finalmente cominciare: il re avrebbe fatto il re, i consiglieri l’avrebbero consigliato, Mammina l’avrebbe coccolato e il resto dello stormo sarebbe stato, nel frattempo, occupato nelle normali faccende quotidiane: rassettare e riparare i nidi, cercare cibo, accompagnare i piccoli a RACCONTO to quando qualcuno voleva farti la bua, quando scuola, prendersi cura di anziani e malati, iniziare nuove storie d’amore, far visita ai vicini... e quanto potete immaginare. Infatti, di lì a pochi istanti Mammina si avvicinò a suo figlio e, accarezzandolo, iniziò amorevolmente a coccolarlo: «Bravo, piccolino mio. Bravo! Hai visto come ti obbediscono? Hai visto come sono docili? Del resto, non potrebbe che essere così: tu sei il migliore! Lo sei sempre stato!» Augusto stava godendosi con la massima soddisfazione possibile tutte quelle parole di miele. Sembrava proprio un gattino impegnato a far le fusa. Tutti i giorni era lo stesso ritornello, ma ad Augusto non veniva mai a noia. Era un rituale ossessivo e perfetto nella sua monotonia. «Fin da piccolo - continuò Mammina - sei sempre stato l’uccellino più bello della foresta, quello più forte, quello che cinguettava meglio, quello con le penne più colorate, quello con... beh, insomma: il migliore, ecco! E la tua mammina ti è sempre stata vicina. Sempre! E ti ho aiutato, sostenuto, protet- volevano rubarti il gioco migliore, quando provavano a prenderti in giro, quando volevano portarti via il cibo più buono...» Patty, Giulia e Valerio a quelle parole annuivano sconsolati. Da sempre, infatti, Mammina seguiva Augusto passo passo. Tutti gli altri uccellini, fin da piccoli, avevano imparato a cedere i loro giochi, a lasciare il semino più grande, a far volare prima Augusto, a lasciargli il posto più comodo e caldo nel nido della scuola, sennò immancabilmente Mammina interveniva prima a male parole e poi a suon di beccate... e che beccate! «Nemmeno a scuola t’ho mai lasciato solo; t’ho sempre accompagnato fin dentro il nido della maestra; t’ho sempre aiutato nel fare i compiti; t’ho sempre difeso quando quella brutta vecchiaccia prepotente e piena di pregiudizi voleva darti un brutto voto! O voleva punirti per una marachella, di cui non avevi nessuna colpa! Ma tu sei stato migliore di qualsiasi altro. Ed ecco cosa sei diventato: un re! Il più bello, il più forte, il più ricco dei re della foresta!» A quel punto Augusto si sentiva pronto. Era carico a sufficienza, pieno di sè, con l’autostima a mille e un’energia pronta ad esplodere al minimo bisogno. Quella mattina, poi, era particolarmente fiero del suo stormo e il cervello gli ronzava, pieno di progetti. Si staccò lentamente da Mammina e salterellò fin sulla punta più lontana del ramo. Poi fece un grande respiro e si gonfiò tutto. Guardò i rami del grande faggio, che si allungavano sotto di lui. Osservò la vita del suo stormo, che si svolgeva tranquilla tra quelle foglie, e a mezza voce, stringendo un poco gli occhi e con uno sguardo torvo e deciso, disse: «Sì, Mammina, hai ragione, ma non basta ancora». Mariacristina Filippin 21 22 RACCONTO È Un bimbo crocifisso notte fonda quando arriviamo alle porte di Nakuru. Un ultimo sguardo alla luna che ci ha accompagnato luminosa per tutto il viaggio dalla capitale Nairobi e il letto non tarda ad accogliere il nostro profondo sonno. Quando apro la porta la mattina seguente, una nebbia umida avvolge il paesaggio e mi penetra fin dentro l’anima. Ma basta che il sole equatoriale del Kenya si alzi che in un batter d’occhio i suoi raggi, come soldati obbedienti, fanno piazza pulita di ogni goccia di umidità. I confini della parrocchia S. John Muguga che è affidata all’Opera, seguono per buona parte un lato del grande parco nazionale di Nakuru. Le colline del parco degradano verso la parrocchia e talvolta gruppi di scimmie dispettose si avventurano a disturbare la Messa nelle cappelle più prossime al confine. Quando varchiamo il portone del Boys Ranch veniamo accolti da innocenti quanto sinceri abbracci, sorrisi e sguardi incuriositi. Il Boys Ranch è un’attività del progetto Wellcome to the Family dove si accolgono temporaneamente ragazzini (una ventina attualmente) che raccolti sulla strada verranno reinseriti nelle famiglie d’origine o pres- so parenti. Nuovi abbracci si colorano di una particolare tenerezza quando visitiamo il Calabrian Shelter (Rifugio Calabriano), un’altra struttura dove ad essere accolte sono bambine che hanno subito diversi e a volte terribili atti di violenza e di abuso. Gli sguardi vivaci e i gesti spontaneamente affettuosi che riceviamo ci lasciano dubbiosi sulla nostra capacità di rispondere a tanta tenerezza, ma nello stesso tempo ci aiutano a cenare con loro mangiando l’ugally e il sukumawiki (una polenta bianca senza sale e molto corposa e delle verze tagliate a striscioline) piatti base da queste parti ma che non sono proprio in sintonia con il nostro palato occidentale. Una delle ultime sere la luce elettrica è mancata e non è tornata per tutta la notte. Dopo aver cenato alla luce di una lampadina a led cinese acquistata nei negozi della città, usciamo all’aperto e, forse per il buio pesto forse perché ci eravamo abituati alla penombra, una cascata di stelle ci appare nel grande schermo del cielo. È un autentico pullulare di luci che danzano di fronte a noi. Una musica misteriosa sembra regolare quello che appare il loro magico movimento. Con la testa all’in su ce ne stiamo a guardarle, anzi a contemplarle certi che difficilmente ci capiterà di nuovo uno spettacolo come questo. La sera seguente, forse perché la luce elettrica è tornata, le stelle sembrano un po’ meno luminose. Prima di cena andiamo all’ospedale provinciale della città per far visita ad una delle nostre bambine. Lungo la strada ci fermiamo in un baracchino come tanti, dove solerti mamme con bambino al collo vendono praticamente di tutto. Questo è un baracchino un po’ più evoluto. In una vetrinetta fa bella mostra di sé anche un ultimo pugno di patate fritte che in ogni caso non suscitano in noi, nonostante l’ora ci porti ad avere un po’ di appetito, alcun desiderio. Tentiamo di contrattare l’acquisto di cinque banane e di alcune arance da portare alla bambina, ma le banane sembrano essere di una qualità molto speciale e l’esperta venditrice non ci fa nessuno sconto. Arriviamo all’ospedale. Si tratta di una struttura estesa, composta da numerosi padiglioni a pian terreno collegati da camminamenti coperti da tettoie. Ci dirigiamo verso la “ward 2”, il padiglione che ospita la pediatria dove è ricoverata una delle nostre bambine di otto anni che da poco abbiamo portato al “Calabrian Shelter” dopo averla sottrat- RACCONTO ta al carcere minorile locale. Ha la tonsillite, ma qui anche per così poco si può essere a rischio. Il padiglione è costituito da due saloni lunghi una quindicina di metri con un corridoio che li attraversa nel mezzo e parte per parte ci sono dei lettini di ferro bianchi con diffuse macchie di ruggine. Sopra ogni lettuccio la necessaria zanzariera. Vicino a ciascun piccolo ospite vediamo l’affettuosa presenza di qualche parente. Per la nostra bambina c’è una delle educatrici che domani verrà sostituita da una volontaria. La poverina non riesce a parlare per il dolore, ma sembra abbastanza contenta della nostra presenza e della frutta che le abbiamo portato. Il mio primo venerdì santo Mi invitano a visitare nella sala vicina un altro bambino, dal nome solenne di Tyrus che evoca in me immagini di forza e di potenza. Accanto a lui c’è quella che dice di essere la nonna. Il bambino è orfano di entrambi i genitori. L’immagine che ci si presenta è penosa. La grande testolina appare sporporzionata rispetto al corpicino ridotto ad un insieme di povere ossa. Le mani sembrano quelle di un neonato, ma avrà, secondo la nonna, almeno sei anni. Due occhi grandi e scuri dove abita un estremo sfinimento ci guardano senza alcuna domanda, senza chiedersi nè attendersi nulla. Il respiro è rapido, la bocca sempre aperta, le labbra screpolate. La nonna lo invita a parlare. Lo tira su dal letto e lo mette seduto. Il grande testone barcolla. Gli occhi galleggiano senza desideri in quel volto esausto. La bocca si apre e sembra che parli, che dica qualcosa. Uno si avvicina con l’orecchio per cercare di cogliere qualche parola. Ma il bambino sembra delirare. Chiede qualche scellino chissà per cosa fare. Forse era abituato a chiedere l’elemosina prima. In quegli occhi dove è svanito ogni desiderio si concentra tutto il dolore del mondo. Quel piccolo corpo svuotato di ogni energia, quelle labbra aperte in un farfugliare senza senso, quegli occhi che sembrano già essere altrove. È un bimbo crocifisso la cui croce è l’AIDS di cui è morta quattro anni fa la mamma e che ora sta portandosi via anche lui. E cosa può fare uno che sta di fronte ad un crocifisso se non pregare? Prima di andarmene sento un impulso che non esito a definire religioso, sacro a chinarmi su di lui e stringere al petto quello sproporzionato testone e posare con devozione le mie labbra sulle grosse vene che gli pulsano sulle tempie. Forse questa sera ho vissuto il mio primo vero venerdì santo. Usciamo dall’ospedale per tornare a casa. Nel cielo le stelle continuano i loro racconti millenari, ma del cielo stanotte io vedo solo un profondo buio. P.S. è passato un giorno ed è l’alba quando dall’ospedale ci comunicano che stanotte Tyrus è morto. Fratel Carlo Toninello 23 24 EX ALLIEVI La gratitudine per le Sorelle L a gratitudine è una grande virtù, ma raramente se ne parla e troppo spesso non la si esercita. La esalta Gesù nel Vangelo (Luca 17,11-19) in occasione della guarigione dei dieci lebbrosi: di essi solo uno ritornò a ringraziarlo, per di più straniero, ed Egli rimase amareggiato dell’ingratitudine degli altri nove. Noi Ex allievi dobbiamo immensa gratitudine al nostro santo fondatore don Calabria e ai suoi religiosi che ci hanno educato nella nostra fanciullezza. Inoltre dobbiamo avere una gratitudine del tutto particolare per le Sorelle Povere Serve: quando le case di don Calabria brulicavano di Buoni Fanciulli, esse nel nascondimento e in operoso silenzio ci facevano da vere seconde mamme. Personalmente le ricordo a Maguzzano e a Nazareth, case che allora avevano ciascuna un centinaio di studenti: invisibili nel loro reparto lavavano, stiravano, rammendavano i nostri vestiti e in cucina preparavano il pranzo per tutti. È doveroso aggiungere che quei fortunati Buoni Fanciulli non pagavano alcuna retta, affidati unicamente alla Divina Provvidenza come voleva san Giovanni Calabria. Se quei Buoni Fanciulli sono ora sa- cerdoti, missionari, vescovi, diplomati, laureati e bravi padri di famiglia con ottime professioni lo devono a quei religiosi ed a quelle Sorelle di san Giovanni Calabria. È esattamente per dimostrare la nostra gratitudine che come Ex allievi di Maguzzano abbiamo organizzato il nostro convegno del 21 ottobre scorso come grande festa di ringraziamento alle Sorelle: loro hanno accettato volentieri il nostro invito e, nonostante gli impegni, ne sono venute una decina. Ci ha tenuto la conferenza sor. Lucia Bressan, economa generale delle Povere Serve: con tanta bravura e competenza ci ha parlato delle problematiche religiose del mondo contemporaneo. Gli Ex allievi e i loro familiari presenti, quasi un centinaio, l’hanno ascoltata con interesse, aiutati da immagini e didascalie che alcune giovani Sorelle, da un computer, proiettavano su uno schermo. Davvero una conferenza ben organizzata, complimenti! È venuta anche sor. Rosetta Fochesato, che io conosco da quando ero ragazzo: il vestito nero, la timida riservatezza, il viso buono da autentica mamma sono le immagini delle Sorelle dei nostri tempi. Grazie, sor. Rosetta, e con lei grazie a tutte le Sorelle, per tutto quello che avete fatto, fate... e farete per i vostri Buoni Fanciulli. La manifestazione è stata impreziosita da una straordinaria coincidenza: qualche giorno prima del nostro convegno, le salme di sei Sorelle decedute anni fa sono state riesumate nei cimiteri dove erano state sepolte e portate a Maguzzano nel cimitero dell’abbazia. Così le abbiamo ricordate nel miglior modo possibile, soprattutto durante la S. Messa celebrata da don Giacomo Cordioli, Delegato dell’Opera per l’Europa; la loro pre- Ex allievi Patronato-Roveggia-San Marco Una Vita a Colori senza sembrava reale perché sull’altare sono stati posti sei ceri accesi con i loro nomi: Sorella Checozzo Silvia: 1916-1992 Sorella Dal Corso Diletta: 1916-1991 Sorella Dani Maria: 1916-1989 Sorella Mascalzoni Oliva: 1897-1990 Sorella Scarpolini Rina: 1915-1992 Sorella Soga Teresa: 1900-1989 Dalle date è evidente che sono state proprio queste Sorelle a farci da seconde mamme in quegli anni ormai lontani: noi non ne conoscevamo né il viso né il nome perché lavoravano per noi, piccoli Buoni Fanciulli, nascoste in clausura... Immensa quindi è stata la nostra gioia a festeggiarle e a dimostrare loro tutta la nostra filiale riconoscenza. Nel pomeriggio tutti insieme, Ex allievi, religiosi, Sorelle e il Casante don Miguel Tofful venuto appositamente per questo, in processione e pregando ci siamo recati davanti alle loro tombe: sono convinto che dal Cielo ci abbiano osservati con amore materno, contente di vederci lì intorno ad esprimere la nostra riconoscenza per quanto hanno fatto per noi. Ora le Sorelle Povere Serve della Divina Provvidenza, dirette dalla Superiora Generale madre Maria Chiara Grigolini, sono ben 105 ed operano in una trentina di comunità, in Italia e nel mondo, in stretta collaborazione con i religiosi Poveri Servi: tutti noi Ex allievi auguriamo loro buon Apostolato assicurando le nostre preghiere con tanta tanta riconoscenza, certi che anch’esse, con la premura di vere mamme, pregheranno per tutti noi. Mario Mario Da tre anni il comitato no profit della Dama del Ventaglio sostiene e premia i volontari veronesi che si distinguono per il servizio alle persone disabili. Quest’anno tra i premiati c’è anche l’associazione Ex allievi Don Calabria, sezione del Patronato-Roveggia-San Marco. La cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso 23 febbraio al Circolo Ufficiali di Verona. Per gli Ex allievi erano presenti il presidente Lorenzo Salvagno, il vice Giancarlo Miglioranzi e fratel Matteo Rinaldi, presidente del Centro di via San Marco. La motivazione del premio è la seguente: “Per la lodevole disponibilità nel mettere a disposizione tempo, intelligenza, vitalità a beneficio delle persone disagiate. Seguendo così gli insegnamenti di San Giovanni Calabria”. Durante la festa, denominata Gran Ballo della Dama del Ventaglio, sono stati consegnati anche tre premi ad altrettanti volontari che si sono distinti per la loro attività in alcune associazioni veronesi: si tratta di Lino Pasi (Una vita a colori Onlus), Mariangiola Vantini (Arcobaleno Onlus) e Maria Rita Montissori (Amici di Paolo Favale Onlus). A tutti i premiati sono stati consegnati un attestato e un ventaglio. Ogni opera è stata realizzata dagli studenti del liceo artistico “Nani-Boccioni”. Alla serata c’erano circa 300 persone, allietate dalla Big Band Ritmo Sinfonica e dalla scuola di ballo Arthur Murray Italia. Tra i presenti anche gli assessori Antonio Lella e Anna Leso. L’iniziativa del Gran Ballo prende il via dall’associazione Una vita a colori Onlus, ente che si propone di intervenire là dove l’Istituzione termina il suo ruolo e quindi nel tempo libero delle persone disabili, nei fine settimana, nei periodi di ferie, nelle emergenze delle famiglie. L’Associazione promuove una visione globale della persona con disabilità come portatrice non solo di istanze e bisogni ma anche di desideri e aspirazioni al pari di tutti gli altri individui, e quindi anche della possibilità, spesso trascurata o inaccessibile, di fruire e poter godere del proprio tempo libero. Questo spirito di “servizio” ha coniugato i valori della Dama del Ventaglio, che è la nostra Madonna Verona, e nel Ventaglio custodisce le tre V di Veneto Verona Volontariato. E così è nato il Comitato No Profit della Dama del Ventaglio. Ass.Ne Una Vita a Colori Eles Belfontali XXI Giornata mondiale del malato 26 NEGRAR Famiglia calabriana L’ 11 febbraio di ogni anno è il giorno che la Chiesa cattolica dedica al malato, e la Cittadella della Carità di Negrar non può mancare a questo appello. Il tema scelto per quest’anno è stato Il Buon Samaritano: “Va e anche tu fa lo stesso” (Lc 10,37). Alla cappella dell’ospedale Don Calabria, alle ore 16, si è celebrato il momento liturgico di questa importante giornata. Da molti anni, per l’organizzazione e la realizzazione dell’evento, la Cittadella collabora con la parrocchia di Negrar, specialmente con i gruppi Caritas e Unitalsi, per manifestare il legame tra la struttura ospedaliera e la parrocchia nel delicato lavoro di assistenza del malato, ognuno con la propria specificità. E anche quest’anno i volontari della parrocchia hanno collaborato attivamente con gli operatori dell’ospedale per assicurare la partecipa- Dal Messaggio di papa Benedetto XVI Il Buon Samaritano 3. Vari Padri della Chiesa hanno visto nella figura del Buon Samaritano Gesù stesso, e nell’uomo incappato nei briganti Adamo, l’Umanità smarrita e ferita per il proprio peccato (cfr Origene, Omelia sul Vangelo di Luca XXXIV, 1-9; Ambrogio, Commento al Vangelo di san Luca, 71-84; Agostino, Discorso 171). Gesù è il Figlio di Dio, Colui che rende presente l’amore del Padre, amore fedele, eterno, senza barriere né confini. Ma Gesù è anche Colui che “si spoglia” del suo “abito divino”, che si abbassa dalla sua “condizione” divina, per assumere forma umana (Fil 2,6-8) e accostarsi al dolore dell’uomo, fino a scendere negli inferi, come recitiamo nel Credo, e portare speranza e luce. Egli non considera un tesoro geloso il suo essere uguale a Dio, il suo essere Dio (cfr Fil 2,6), ma si china, pieno di misericordia, sull’abisso zione di quei malati che non potevano recarsi autonomamente alla cappella ad assistere alla celebrazione comunitaria. La celebrazione è stata presieduta dal parroco di Negrar, don Federico Cantiero, assieme ai sacerdoti Poveri Servi presenti, e impreziosita da un contributo artistico. L’offertorio e la proclamazione della Parola sono stati infatti sottolineati dalla danza di Stefania Fuss, una delle interpreti più note dell’ambiente coreutico veronese, che da anni si cimenta nell’arduo compito di coniugare quest’arte con la spiritualità. Al banchetto eucaristico ha fatto seguito, come da tradizione, un banchetto offerto a tutti i presenti che si tiene nella veranda di collegamento tra l’ospedale Don Calabria e il Sacro Cuore. ■ della sofferenza umana, per versare l’olio della consolazione e il vino della speranza. 5. Vorrei infine rivolgere il mio pensiero di viva riconoscenza e di incoraggiamento alle istituzioni sanitarie cattoliche e alla stessa società civile, alle diocesi, alle comunità cristiane, alle famiglie religiose impegnate nella pastorale sanitaria, alle associazioni degli operatori sanitari e del volontariato. In tutti possa crescere la consapevolezza che «nell’accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole e malata, la Chiesa vive oggi un momento fondamentale della sua missione» (Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica postsinodale Christifideles laici, 38). Capodanno a Roma con Taizè SPAZIO FIORITO MARIANO A Capodanno 2013, come ogni anno, la comunità di ma perchè Taizè non è corsa, ansia, fretta per arrivare Taizè ha organizzato una tappa del “Pellegrinagnei vari luoghi dove si tenevano le preghiere, non è pargio di fiducia sulla terra” in una capitale europea. tire due ore prima per prendere il posto più vicino alla Quest’anno, finalmente, l’appuntamento era fissato a Croce, non è cambiare dieci chiese diverse prendendo Roma. L’obiettivo di questo pellegrinaggio è favorire più volte la metro. Taizè è tranquillità, entrare in chiesa e l’incontro tra giovani di tanti Paesi, culture e diverse riconoscerla come tua casa, trovare un posto per pregare confessioni cristiane, sperimentando come possa cree sentirsi a proprio agio. Noi abbiamo avuto la possibiliscere la fiducia attraverso l’incontro e l’accoglienza deltà di sperimentare questo nella scorsa estate, quando abla comunità cristiana locale. biamo vissuto la settimana a Taizè in tutta la sua profonL’esperienza è stata positiva ed interessante per alcudità e bellezza, che richiede anche tempo per entrare nel ni aspetti, negativa e meno appagante per altri. Il nostro ritmo della preghiera. gruppo di Spazio Fiorito Mariano, oltre ad Maddalena Olivieri aver partecipato all’incontro europeo, ha aiutato i ragazzi della parrocchia di Primavalle ad organizzare l’accoglienza dei pelleAvete presente cosa significa sentirsi accolti da persone che non conosci, che grini provenienti da diversi Paesi. Questa nel massimo della semplicità cercano di farti sentire a casa? Questo è ciò che esperienza è stata molto coinvolgente grazie abbiamo provato noi ragazzi dello Spazio Fiorito Mariano che, il 27 dicembre 2012, ci siamo recati a Roma per partecipare all’incontro europeo all’accoglienza che abbiamo ricevuto da dei giovani di Taizè, come circa altri 50.000 giovani provenienti da diversi parte delle famiglie e dal Collegino per Paesi. Ciò che ci accomunava era la voglia di sperimentare un modo diverso quanto riguarda il pernottamento e il pranzo di pregare, basato principalmente sul silenzio e sulla meditazione personale, del 1° gennaio nelle case dei ragazzi romani la volontà di incontrare persone con cui confrontarsi su temi importanti che ci hanno ospitato calorosamente facenriguardanti la propria fede e le proprie esperienze di vita. Il solo fatto di doci sentire veramente in “famiglia”. essere nella città “culla” della fede cristiana e di poter pregare in alcune delle Io personalmente ho vissuto molto bene chiese più belle e antiche di Roma, ha dato una marcia in più all’incontro. Se la preghiera fatta da noi in parrocchia a Pripoi si aggiunge la voglia di raffrontarsi con persone di altre lingue e mavalle: coinvolgente ed emozionante. Purnazionalità e riuscire a spiegarsi, pur non essendo poliglotti, attraverso i gesti, troppo abbiamo sperimentato anche come le le espressioni dei volti e qualche semplice nozione base di inglese, si capisce preghiere comuni nella varie basiliche romache l’incontro si può considerare riuscito. Forse questa volta è stata Roma a ne durante tutta la settimana non siano riufare la differenza, anche grazie all’aria di accoglienza che si respirava nelle scite a rispecchiare in pieno lo stile di Taizè; parrocchie e nella case delle famiglie che hanno aperto le proprie porte per certo non perché non fossero bene animate, ospitare noi pellegrini, facendoci sentire parte di un’UNICA GRANDE FAMIGLIA. Arianna Mosele 27 28 ASS. ETICA ED ECONOMIA - FR. VITTORINO Facciamo sorgere una nuova aurora In un momento difficile per il mondo, dentro una crisi economica drammatica, occorre non dare più credito alla notte, ma investire sulla luce, sull’aurora. Bisogna preparare l’aurora, diventare consapevoli che, anche se il sole non è ancora alto, la sua luce già risplende. Dobbiamo predisporre lo spazio, perché il sole torni a sorgere. Con questi presupposti si è svolto il “2° Festival della Dottrina Sociale della Chiesa” (D.S.C.), svoltosi a Verona al termine del 2012. Molti componenti dell’“Associazione Etica ed Economia - Fratel Vittorino” hanno partecipato attivamente alla tre giorni; personalità del mondo imprenditoriale, accademico, sociale e religioso hanno fornito elementi di speranza e stimoli nuovi per uscire dalla “notte” e scorgere “l’aurora”. Due interventi sono stati particolarmente pregnanti e significativi: quello del Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia e quello dell’economista Marco Vitale. Prima viene l’uomo Il Patriarca di Venezia afferma che questa crisi – che nasce finanziaria e poi diventa economica – ci accompagna in maniera persistente dall’agosto del 2008. Con essa sia i soggetti pubblici sia i privati dovranno fare i conti, anche se non siamo ancora in grado di determinarne i tempi di svolgimento e gli scenari finali. Una cosa, però, possiamo dirla con assoluta certezza: durante e dopo questa crisi taluni nostri stili di vita, obbligatoriamente, devono mutare. Siamo chiamati a guardare al futuro, nella logica del bene comune, non solo considerando la nostra generazione ma anche quelle che verranno dopo. Si tratta di capire quale sia lo sviluppo sostenibile, ponendo al cen- tro di tutto – cosa che, finora, è stata fatta troppo poco – la persona non come pura astrazione ma nelle sue relazioni concrete, ad iniziare dalla relazione con la famiglia. Siamo di fronte ad un momento storico che richiede un ripensamento strutturale: una riflessione a 360° dell’economia, ormai sempre più globalizzata, una riconsiderazione del rapporto finanza/economia, un ripensamento del lavoro, della produttività d’impresa, del profitto che non può essere a favore di alcuni e contro altri. Il profitto dovrà sempre più rispondere al bene comune di un’umanità globalizzata a livello di comunicazione, di finanza, di economia. Siamo chiamati tutti ad una revisione critica delle nostre scelte. In modo particolare lo sono, però, quanti – con differenti compiti e ruoli – si muovono nel settore dell’economia e della finanza, tanto a livello teoretico, quanto operativo e politico e che – nei vari ambiti – si candidano alla guida del Paese. Solamente una risposta è in grado di determinare una reale inversione di rotta, in modo che, quanto si è verificato, non si ripeta. La risposta consiste nel porre l’eti- 29 ca al centro di tutto. Poiché solamente una finanza, un’economia e un profitto legati all’etica possono garantire la centralità dell’uomo; l’uomo, infatti, deve essere il fine tanto della finanza, quanto dell’economia, quanto del profitto. L’etica è assolutamente essenziale per la sopravvivenza dell’umanità, poiché tutte le azioni dell’uomo, alla fine, si rapportano al bene o al male, alla giustizia o all’ingiustizia e, in ultima istanza, si confrontano con la dignità della persona umana. Tutto ciò che è male e ingiusto confligge con Dio, perché Dio è custode e garante dell’uomo e del suo mondo. E, quindi, ciò che è contro l’uomo è anche contro Dio. Sarebbe inaccettabile che la finanza, l’economia e il profitto non avessero a che fare con l’etica. Un’economia sostenibile Sulla stessa linea è anche l’economista Marco Vitale, il quale afferma che ora dobbiamo guardare avanti con la serenità e la fortezza che scaturisce dalla speranza cristiana, dalla disciplina alla verità, dal disinteresse, dall’amore per l’uomo, tutto l’uomo e tutti gli uomini. Noi siamo nel mezzo di un grande processo di trasformazione del quale conosciamo cosa ci lasciamo alle spalle, ma non sappiamo dove andremo. Per queste ragioni la Dottrina Sociale della Chiesa ha recuperato un nuovo peso, un nuovo ruolo, un nuovo significato. Però dobbiamo collegarla ad altri filoni di pensiero che pongono al centro l’uomo, il rispetto della dignità dell’uomo, la giustizia sociale. Dobbiamo ricollegarla all’economia sociale di mercato, una rigorosa dottrina liberale che pretende un mercato efficiente e non truccato. Ma che, al contempo, sa che il mercato non esaurisce tutta la rete delle relazioni umane e sociali, che il mercato deve stare dentro il suo campo di gioco e non prevaricare. Ci sono cose che, come disse Giovanni Paolo II, non si possono né comprare, né vendere. L’economia sociale di mercato rigetta, come male sommo, l’assi- stenzialismo, ma sa che senza solidarietà e sussidiarietà niente può funzionare bene e durevolmente, ed è proprio qui uno dei grandi incroci con la DSC. Ma se è caduta l’economia di carta e si è sgonfiata l’economia di panna montata, non è certo caduta l’economia, cioè la capacità dell’uomo di produrre, migliorare, creare, risparmiare per una vita ed un futuro migliori. Occorrono, però, nuovi sviluppi di economia vera appoggiata da una finanza sostenibile. Ciò richiede tempo e sforzi intensi per dar vita ad un’economia finanziariamente, ambientalmente, antropologicamente sostenibile. Un compito di lungo respiro ed esaltante che mi fa dire: “che bello essere giovani in questi tempi che offrono la possibilità di collaborare alla costruzione di un nuovo mondo e di una nuova economia, molto più civile!”. Qualche imprenditore, saggio ed illuminato, ha già organizzato la propria impresa secondo questi modelli, dove l’etica applicata (anche con l’aiuto degli insegnamenti ricevuti da Fratel Vittorino) è centro e fulcro di tutte le attività svolte. Non a caso Silvano Pedrollo, per alcuni anni presidente dell’Associazione Etica ed Economia - Fratel Vittorino, ha ricevuto il premio, all’interno del 2° Festival della DSC, per la Solidarietà Internazionale in virtù della costruzione di molti pozzi nei Paesi poveri. Questo è un esempio che ha già iniziato a contagiare in modo positivo altri imprenditori e che porterà a “provocare una nuova AURORA”. Ermes Bampa e Angelina Franchetti Fratel Aronne Cassandrini Ricordando Il 6 febbraio a Negrar ci ha lasciati fratel Aronne Cassandrini, da tanto tempo missionario in Angola. Aveva 71 anni. Era fratello di sor. Claudia Cassandrini, delle Povere Serve della Divina Provvidenza. Ecco le parole usate dal Casante durante il funerale celebrato il 9 febbraio a San Zeno in Monte... S iamo qui riuniti come Famiglia Calabriana per celebrare l’eucaristia e dare il nostro ultimo addio a fratel Aronne Cassandrini. Il brano del libro dell’Ecclesiaste, appena letto, ci aiuta a entrare nel mistero della vita e dell’azione di Dio nel cuore umano e a capire nella fede il tempo che viviamo e il senso della nostra vita quando è vissuta nel Signore: “Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo”. Tutto è nelle mani di Dio Padre, tutto è orientato dalla sua Divina Provvidenza. Perché temere? Anche la vita di fratel Aronne è stata una vita vissuta in pienezza, momento per momento, affidandosi nelle mani provvidenti del Padre. Fratel Aronne Cassandrini è nato a San Martino Buon Albergo (Vr) il 3 febbraio 1942. Da piccolo ha ricevuto una solida formazione alla vita cristiana nella sua famiglia. Essendo il figlio più grande, ha dovuto lavorare subito ed è stato capace di apprendere molte abilità. Da giovane ha conosciuto fratel Vittorino, attraverso il quale ha scoperto lo spirito puro e genuino dell’Opera dal quale è rimasto affascinato. Possiamo dire che la prima esperienza di fr. Aronne con la spiritualità di don Calabria è avvenuta con lo Spazio Fiorito Mariano alla scuola di fr. Vittorino, da lui sempre considerato un maestro di vita. Fu in quel contesto che nacque la sua vocazione alla vita religiosa. Dopo un periodo di esperienza, nel 1987 è entrato a San Zeno in Monte come postulante e poi ha iniziato il noviziato nello stesso anno, quando aveva già 45 anni. Ha fatto la sua prima professione l’8 settembre 1988 (a settembre avrebbe celebrato il 25°) e nel 1991 ha fatto la prima professione triennale. Aveva un amore tutto particolare per la “casa” e questo l’ha dimostrato in tutte le strutture dell’Opera in cui ha vissuto. Dopo la professione è rimasto un breve pe- riodo presso la comunità di via Roveggia e poi ha vissuto quasi tutta la sua vita religiosa come missionario in Angola in varie comunità (Uige, Huambo, Luanda) a parte un periodo di 5 anni trascorso come missionario in Brasile. Solo negli ultimi mesi ha dovuto lasciare l’Angola, in seguito al manifestarsi di una grave malattia. Ha vissuto anche quest’ultimo periodo difficile con molta serenità. Tutte le volte che andavo a trovarlo rimanevo edificato dalla sua tranquillità, proprio lui che per natura era sempre stato un po’ ansioso. Nella pagina del vangelo di questa celebrazione, che è il cuore da dove è nata la spiritualità Calabriana, troviamo la certezza di un Dio Padre Provvidente che pensa alle piccole e grandi cose della nostra vita, mentre noi siamo chiamati a cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia. La fede e l’affidamento nelle mani di Dio ci aiutano a vivere la nostra vita nella piena certezza che non sono le preoccupazioni che riempiono il cuore dell’uomo, ma la capacità di riconoscere Dio come Padre di tutti. Messaggio dalla Delegazione Mamã Muxima Abbiamo ricevuto con molto dolore la notizia della morte del nostro amato fratello Aronne Cassandrini, membro per tanti anni della nostra Delegazione Mamã Muxima. Ha donato tutta la sua vita a questa missione, consacrando ad essa gli anni della sua maturità. É venuto in Angola, mandato dall’obbedienza, subito dopo la sua prima professione religiosa. Ha sempre servito il Signore accogliendo con fede e amore chi più aveva bisogno, assumendo i lavori più umili della casa, realizzandoli con competenza, dedicazione e tanto amore. Ha amato molto i suoi fratelli, soprattutto quelli angolani, prestando loro vere attenzioni evangeliche. Ha amato i poveri che ha servito come Gesù e vedendo Gesù in tutti loro. Ha confidato e si é affidato 31 Ricordando Con riferimento a questi testi della Sacra scrittura, vorrei ora tratteggiare alcune caratteristiche proprie della vita di fratel Aronne: - uomo che viveva ogni cosa al momento giusto. Per tutto c’era il suo momento. Era molto meticoloso nelle cose che portava avanti con tanta responsabilità e precisione; - uomo dell’accoglienza e del servizio nascosto. Lo ricordo soprattutto in questi anni in Angola, nella casa di accoglienza a Luanda, sempre attento ai bisogni dei fratelli e delle persone che frequentavano la casa. Coltivava un grande amore per la casa e cercava di trasmettere questo amore ai giovani in formazione; - uomo di preghiera e interiorità. Pur essendo sempre immerso nell’attività e nel servizio, nutriva ogni giorno la sua vita interiore con la preghiera, meditazione della parola e celebrazione dell’eucaristia. Cercava nella giornata momenti di silenzio e riflessione personale. Mai perdeva l’occasione di parlare di Dio alle persone e parlare a Dio delle situazioni delle persone; - si mostrava sempre felice per la sua scelta di vita come consacrato e lo testimoniava con il sorriso. Viveva l’autenticità della vita consacrata e soffriva molto quando non vedeva negli altri una forte convinzione della loro consacrazione. Viveva lo spirito dell’Opera nella ricerca quotidiana del regno di Dio nell’umiltà e nascondimento; - si è sempre dato da fare per le varie attività della casa, con generosità e altruismo. Trovava sempre una soluzione ai problemi, anche quando erano grandi come ai tempi della guerra civile in Angola; al nostro Padre Celeste. La sua morte é una finestra che si apre alla vita, é fonte di tante speranze. Abbiamo la certezza che é in paradiso, ricevendo il premio dei giusti, e che dal cielo intercede per noi. In particolare chiediamo che interceda perchè la vocazione del Fratello Consacrato, che lui ha vissuto con totale dedicazione, continui ad essere una realtà meravigliosa per la Chiesa, per l’Opera e in particolare per la nostra Delegazione. Ringraziamo tutta l’Opera, i familiari, sor. Claudia, per il dono di fr. Aronne missionario in Brasile e in Angola. Grazie, fr. Aronne... I tuoi fratelli della Delegazione Mamã Muxima (Luanda, 8 febbraio 2013) - il suo carattere sensibile lo portava a coinvolgersi nei problemi delle persone e ad essere molto unito alla sua famiglia. Mi ha impressionato molto, ad esempio, la grande vicinanza dei suoi familiari in questo ultimo periodo di malattia. Questo l’ha confortato tanto; - sentiva profondamente sua la vocazione missionaria. Come fratel Vittorino è stato per lui un maestro di vita, io credo che anche la sua vita sarà un esempio che attirerà nuove vocazioni alla vita consacrata e missionaria. Oggi fr. Aronne ci lascia una testimonianza molto bella di vita vissuta nell’umiltà, semplicità e nel servizio ai più poveri e bisognosi, come tanti nostri fratelli e sorelle che ci hanno preceduto. Grazie, Padre, per la vita del nostro fratello che ora continua a vivere in Te nell’eternità e in mezzo a noi con la sua intercessione. P. Miguel Tofful Fratel Clemente Cappellini 32 Ricordando Il 17 febbraio, all’età di 93 anni, è tornato alla Casa del Padre fratel Clemente Cappellini. Aveva conosciuto da vicino il padre don Calabria, con il quale aveva scambiato una fitta corrispondenza. È stato per moltissimi anni portinaio di San Zeno in Monte, prima di passare a Casa Perez (Negrar) nel 2006. Ecco l’omelia pronunciata ai suoi funerali dal Casante p. Miguel Tofful... S iamo qui a celebrare l’Eucaristia nell’unità e comunione con tutta l’Opera per dare l’ultimo addio a questo nostro fratello, la cui vita è stata una testimonianza di donazione al Signore. Fratel Clemente Cappellini nacque a Dosimo (Cremona) il 10 agosto 1919 in una famiglia profondamente cristiana. Fu battezzato 15 giorni dopo e cresimato quando aveva 10 anni. Entrò in Casa il 23 settembre 1943 a Nazareth, all’età di 24 anni. Cominciò il noviziato a Roncà il 24 settembre 1945 e fece la prima professione religiosa il 25 dicem- bre 1946 a San Zeno in Monte. La prima professione triennale l’ha fatta il 1° novembre 1949 a Negrar. Dopo la professione è rimasto un breve periodo a Ronco, poi dal ’47 al ’50 è stato a Negrar come infermiere e portinaio. Dalla fine del 1950 al luglio del ’52 è stato a San Benedetto e San Mattia per l’assistenza ai ragazzi. Poi si è ammalato e fino al gennaio ’54 è rimasto ricoverato al sanatorio di Ponton e in seguito a Negrar. In quel periodo di malattia ha stabilito un rapporto epistolare molto profondo con don Calabria. Don Calabria gli scriveva... Subito dopo che fr. Clemente venne a Ponton nel 1952 a causa di una seria malattia, don Calabria scrisse ai ragazzi della casa di San Mattia dove il fratello era assistente: «Il Signore vi ha visitato; dirò meglio ci ha visitato, permettendo che la malattia togliesse per un po’ di tempo il caro fratello Cappellini. Voi gli siete affezionati tanto: e lo merita. Le sue virtù, la sua pazienza, lo spirito di sacrificio, l’amore col quale v’assiste: sono titoli che hanno meritato la stima, l’affetto incondizionato da parte vostra. Ora sentite dispiacere nel non averlo in mezzo a voi, forse vi sentite di dire: “Non ne eravamo degni”. Coraggio, o miei cari figliuoli; è una visita del Signore, è una prova dolorosa per voi e per l’Opera. Ma certamente il Signore ha i suoi fini provvidenziali nel permettere questa prova. Approfittatene per essere buoni sempre più». Poi, sempre nel 1952, don Calabria scriveva così a fr. Clemente: «Tu sei una preziosa cartella di rendita: quale cumulo di grazie per te e per tutta l’Opera: la Provvidenza ha disposto che tu eserciti per alcun tempo il tuo apostolato di sofferenza, di preghiera e di esempio tra codesti ammalati: nei momenti di prova ascolta la voce degli Angeli custodi che ti invitano ad aiutarli e sta’ certo che essi ti aiuteranno; e non solo gli ammalati di Ponton, ma tutto il mondo ti deve stare a cuore: la cara Santa odierna ti sia maestra di santità e di generosità: che grande missione di bene ha fatto e continuerà a fare nei secoli avvenire: ecco il segreto dei santi: fare santi se stessi sfruttando tutte le occasioni che la Provvidenza offre loro e poi santificare tante e tante anime». Dopo più di un anno di malattia, ancora don Calabria scriveva a fr. Clemente: «Tu sei sereno e ne hai tutto il motivo: vivi sempre nell’abbandono filiale tra le braccia amorose della divina Provvidenza e continua a vedere le cose e gli avvenimenti come li vedremo un giorno, nell’eterno giorno, alla luce di Dio. Abbiamo il motivo anche nelle prove di stare di buon animo, perché il Padre buono ci ama e ci predilige e ci sostiene e ci prepara il premio della sua beatitudine eterna. Continua il tuo apostolato di bontà, di virtù e di serenità. E prega sempre per me, aiutami e sta’ certo del premio grande del Signore». Ricordando Ecco cosa scriveva il Padre don Giovanni a fr. Clemente nel febbraio del 1953: “Sento quanto il Signore ti predilige e quanto bene vai compiendo in codesta casa di cura, adempiendo una grande missione di bontà in mezzo ai cari fratelli che con te si trovano costì e che con te soffrono... Te lo ripeto: il Signore ti ha dato da compiere una missione tutta particolare. Beato te se sarai sempre ad essa fedele! Pioveranno copiose le grazie del Signore su te, su tutti i componenti la cara casa di cura, sull’Opera dei Poveri Servi e sul mondo tutto”. Dopo la sua guarigione, fr. Clemente ha svolto servizio di assistenza, scuola e sorveglianza ai ragazzi in varie case: a Roncà, Ronco, San Zeno in Monte e San Pancrazio. Dal 1969 è rimasto per più di 36 anni a San Zeno in Monte facendo il servizio di aiuto portinaio, missione che svolgeva con tanto amore e competenza. Lo stesso don Calabria, in un biglietto per la Pasqua del 1948 quando era portinaio a Negrar, scrisse: “Al mio caro fr. Clemente Cappellini Portinaio della Casa del buon Dio. Prega per me”. Esprimeva con il suo volto la bontà e accoglieva tutti con un sorriso. Non sono mancati momenti di sofferenza per la sua malattia che lo colpiva frequentemente con stati di depressione, però mai si è mostrato turbato, sempre ha mantenuto la sua serenità. Dal 2006, quando le sue forze venivano a meno, è stato inviato alla comunità di Casa Perez (Negrar) dove ha vissuto tutti questi anni in serenità e pace, manifestando sempre la sua grande bontà. Tutte le volte che ci salutavamo, lui mi mostrava un grande affetto con il suo caratteristico sorriso. Io dicevo: “Fratel Clemente sempre bello e sorridente” e lui sorrideva ancora di più. Il brano del vangelo che abbiamo ascoltato ci chiama ad essere sempre pronti e vegliare in attesa del Signore per aprire subito quando bussa. Tutti noi cristiani dobbiamo vivere in questo atteggiamento di portinai e servi fedeli che aspettano l’arrivo del Signore nelle cose semplici di ogni giorno. Fratel Clemente ha sempre mantenuto un’unità molto profonda con il Padre don Giovanni e con don Luigi Pedrollo, come dimostrano le tante lettere scritte da don Calabria e indirizzate a lui, ora conservate nell’archivio della Congregazione... Concludo ricordando le parole del Vangelo che abbiamo ascoltato. “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Fratel Clemente, sei stato un servo fedele e pronto ad aprire la porta al Signore nelle visite quotidiane della tua vita, nelle persone che hanno bussato alla tua porta. Sei stato un vero portinaio non solo della casa ma del tuo cuore perché lo hai aperto sempre ai bisogni dei poveri. Il Signore ti ha trovato pronto ad aprirli anche all’ultimo momento quando ha bussato alla tua porta per chiamarti definitivamente alla sua presenza. Il Signore stesso ti farà mettere a tavola e ti servirà nella gioia eterna. Caro fratel Clemente, lasci a tutti una grande testimonianza nella semplicità della tua vita, nell’umiltà, nell’amore fraterno, nella bontà, nell’accoglienza sincera, nell’ascolto a tutti quelli che ne avevano bisogno. P. Miguel Tofful Le radici per guardare avanti 34 POVERE SERVE Tempi e luoghi della memoria Si conclude con questo articolo il lungo viaggio de «L’Amico» nella storia delle sorelle Povere Serve della Divina Provvidenza. È un viaggio che ha preso spunto da un recente libro pubblicato dal Centro di Cultura e Spiritualità Calabriana, scritto dalla prof.ssa Paola Dal Toso, in cui si parla del ramo femminile dell’Opera dalle origini fino al 1954. Primi passi dopo l’approvazione Il 6 giugno 1950 tre Sorelle raggiungono il Patronato Buoni Fanciulli di Corso Porta Nuova, dove due anni prima erano sorte le scuole professionali per insegnare ai giovani il lavoro di falegname, fabbro e meccanico. Nell’ottobre 1950, dopo un incontro della Superiora generale, sor. Agnese Cogo, con il Cardinal Schuster di Milano, un’altra piccola comunità di tre Sorelle viene avviata a Milano. I religiosi vi sostengono già da due anni una scuola elementare parificata per 160 bambini. Il lavoro per le Sorelle è molto intenso ed esse sono impegnate a volte quasi senza respiro. Anche nella Casa di Madonna di Campagna la presenza delle Sorelle si arricchisce di nuove attività con l’apertura dell’asilo infantile, nell’ottobre 1950, e della scuola di lavoro e di taglio negli anni successivi. Una nuova Casa viene poi aperta a Ferrara, dove le Sorelle cominciano la collaborazione con i Fratelli l’8 maggio 1951. Là trovano ospitalità circa 140 ragazzi alluvionati provenienti dalla zona del Polesine. Guidato dallo Spirito del Signore, e nello stile di un operoso nascondimento, il ramo delle Sorelle si va a poco a poco sviluppando. La guida di don Luigi Pedrollo Don Luigi Pedrollo, sacerdote vicentino entrato nell’Opera il 24 agosto 1914, diventa a poco a poco il braccio destro di don Calabria, che lo considera un punto di riferimento insostituibile, tanto che nel 1950, quando è ormai anziano e malato, delega a lui i poteri di Superiore generale della Congregazione. Discepolo fedelissimo e interprete autentico e genuino del pensiero del Fondatore, don Pedrollo segue da vicino anche le Sorelle, incoraggiandole e sostenendole nel cammino spirituale. Il suo rapporto con le Sorelle è sempre contrassegnato da toni molto affettuosi e paterni e la dolce amorevolezza è sempre accompagnata dalla costante preoccupazione riguardo la crescita in santità delle “sue” figlie, secondo lo spirito di don Calabria. Le numerose lettere inviate alle Sorelle in varie circostanze danno prova di una stretta relazione, molto profonda ed intensa e testimoniano la sua sensibilità delicata, una vicinanza che non manca mai di esprimere parole di sostegno, incoraggiamento, condivisione, consiglio e ringraziamento. In tutti i casi centrale è la dimensione spirituale: anche brevi frasi in un bigliettino, poche e semplici righe di ringraziamento sono l’occasione per sollecitare le Sorelle ad elevarsi a Dio e spronarle alla santità. La relazione con i Fratelli Don Calabria sempre raccomandava alle Sorelle: «Regni fra loro la carità che è l’essenza di qualunque Casa religiosa maschile o femminile. In questo conosceranno che siete miei seguaci, se vi amerete gli uni gli altri». Lo stile di rapporti all’insegna dell’amore e della carità caratterizza le relazioni delle Sorelle non solo tra loro, ma anche con qualsiasi altra persona e in particolare con i Fratelli, con i quali vivono la dimensione tipica della famiglia. La fedeltà allo spirito originario dell’Opera, che vede le Sorelle parte dell’unica famiglia, implica un profondo rispetto reciproco tra i suoi membri, che vivono in spazi caratterizzati da una netta distinzione e separazione fisica, condividendo la stessa missione e stando sotto lo “stesso tetto”, in un contesto di stretta e familiare vicinanza e allo stesso tempo nell’osservanza della clausura. POVERE SERVE Tempi e luoghi della memoria Volare alto Il santino per l’approvazione diocesana Ma quello che sicuramente non viene mai meno è lo spirito di fraternità tra i due rami dell’Opera, che sempre vivono il senso di appartenenza alla medesima famiglia. Le testimonianze orali confermano un rapporto reciproco caratterizzato da una profonda attenzione e da una preoccupazione affettuosa, riflesso della dimensione di maternità vissuta profondamente dalle Sorelle. Sorella Imelda Fannio, il 15 gennaio 1935 scrive ai Fratelli, dopo la loro partenza per l’India: «Come si desiderava sapere qualche cosa dei nostri cari Fratelli missionari! Intanto si poté avere le prime notizie, motivo di rallegrarsi nel Signore e ringraziarlo di cuore, per sentire che il loro viaggio ed arrivo furono felici, guidati, protetti dalla divina Provvidenza, che venne loro incontro maternamente in tante maniere...». Rispondendo ad una lettera inviatagli da Sorella Gemma Tibaldo, il 7 novembre 1975, trascrivendo una lettera di don Calabria indirizzata alle Sorelle, don Pedrollo ribadisce molto chiaramente: «In questo modo si è formato il ramo delle Sorelle, inserito, ricordatelo bene, nell’unico tronco dell’Opera. Non dunque due piante, ma ramo della medesima pianta, che cresce e si sviluppa nel medesimo terreno, con gli stessi elementi di fecondazione; voglio dire, con il medesimo spirito puro e genuino dell’Opera, spirito di filiale abbandono in Dio e alla sua Provvidenza, spirito di umiltà e di nascondimento, di docilità e obbedienza, spirito di sacrificio e di rinuncia; “senza testa”, come dico spesso ai Fratelli; “buseta e taneta”; come “cenci e creta”. Questo è lo spirito che dovete con ogni cura e diligenza conservare e trasfondere in quelle che vi seguiranno». ■ Nel 1950 le Povere Serve della Divina Provvidenza avviano una nuova piccola comunità nella diocesi di Milano. Alla Superiora, che manifesta l’imbarazzo per la limitatezza di forze e capacità, il cardinale Alfredo Idelfonso Schuster racconta l’episodio di un santo fondatore che, nell’atto di aprire una casa delle sue suore, desidera offrire loro un regalo e dona il suo mantello. Ricoprendo con esso quella che era a capo, aggiunge: «Vi ricopra il mio mantello, e vi coprirà finché sarete piccole. Se diventerete grandi non vi ricoprirà». Il cardinale, rievocando questo fatto, lo applica alla Povere Serve della divina Provvidenza aggiungendo quest’augurio: «Finché avrete lo Spirito del Padre, finché ne sarete come investite, farete cose grandi: ma se cominciate a credervi qualche cosa, o a farlo per qualche opera di apparenza per il mondo, Dio e lo Spirito non sarebbero con voi. Il mio mantello non vi potrebbe ricoprire, mentre vi ricoprirà se rimarrete piccole...». E sempre alle Sorelle, in occasione dell’approvazione diocesana, il Cardinale Schuster rivolge anche queste altre espressioni: «Volare nelle regioni del sovrannaturale è cosa abbastanza ardua ma ben possibile con l’aiuto di Dio. Molti ben cominciano ma poi discendono a quota modestamente umana! Procurate che ciò non avvenga mai alla vostra religiosa famiglia. Non sostituite l’uomo a Dio». A quest’impegno di fedeltà fa eco quanto le Povere Serve scrivono il 7 dicembre 1954 su una pergamena che viene deposta poco prima della chiusura, nella bara di don Calabria: «In questo momento di filiale intimità vogliamo deporre nelle tue sante mani, quale omaggio a te più gradito, l’impegno solenne di essere cenci e creta, un cuor solo ed un’anima sola fra noi, con piena dipendenza dal Casante, secondo il Tuo insegnamento, vivendo così lo spirito puro e genuino che Gesù fin da principio ha messo nell’Opera». 35 36 Persone separate e Chiesa COLLE PER LA FAMIGLIA I l Colle per la Famiglia dell’Opera Don Calabria, in collaborazione con il Centro di Pastorale Familiare e i consultori di Verona Sud e la Rete di Cerea, da tempo sta proponendo iniziative a favore di quanti vivono in situazione di separazione, divorzio, nuova unione. Incontrando molte persone che vivono queste realtà, si è scoperto che c’è un grande bisogno di ascolto, di confronto, di comprensione, di aiuto piscologico, ma anche di preghiera e di alcuni momenti “di pace”. Per questo, a partire da quest’anno, oltre agli ormai sperimentati incontri di condivisione, vengono proposti tre incontri con un taglio più spirituale, con l’obiettivo di dare ai partecipanti un’occasione di riflessione per poter riscoprire, anche in questa nuova situazione di vita, una Chiesa che li sa ascoltare e accogliere, con la speranza di ritrovare le motivazioni di fede e un aiuto per superare il dolore. Papa Benedetto XVI afferma che “gli uomini e le donne dei nostri giorni si trovano talvolta spogliati e feriti, ai margini delle strade che percorriamo, spesso senza che nessuno ascolti il loro grido di aiuto e si accosti alla loro pena per alleviarla e curarla. ... A queste persone la Chiesa ha il dovere primario di accostarsi con amore e delicatezza, con premura e attenzione materna, per annunciare la vicinanza misericordiosa di Dio in Gesù Cristo”. Il primo dei tre incontri si è tenuto domenica 2 dicembre presso la sede del Colle per la Famiglia a San Giacomo del Vago. A condurlo sono stati don Franco Fiorio e la dottoressa Maria Grazia Rodella, mediatrice familiare. Tema affrontato: la SOLITUDINE. La riflessione è partita dalla lettura e da una attualizzazione della parabola del Buon Samaritano e dalla lettura di alcuni testi, tra cui una lettera che don Calabria scrisse ad una moglie lasciata dal marito. Per il lavoro di gruppo sono state proposte alcune sollecitazioni che hanno aiutato i circa quaranta partecipanti a confrontarsi e ad aprire il loro cuore. Molto partecipata è stata la preghiera conclusiva. Il secondo incontro della serie, incentrato sui figli, si è tenuto il 23 febbraio, mentre il terzo, con argomento “la speranza”, sarà il 21 aprile. Chi volesse ricevere il sussidio utilizzato può richiederlo scrivendo a [email protected]. Piero Dalle Vedove e Maria Grazia Rodella Lettera di don Calabria a una moglie abbandonata «La grazia di Gesù benedetto sia sempre con Lei e con tutti i Suoi cari. Leggo con paterno interessamento la Sua lettera, riflettendo ai piedi del mio Crocifisso al rammarico del Suo cuore per le gravi disdette di questa povera vita. Nella carità di Cristo pregherò per Lei, che il Signore Le conceda forza e generosità d’animo per santificare la prova, e meritare la grazia di portar giovamento a quella persona: forse c’è qui un disegno della Provvidenza, che dispone la salvezza altrui attraverso la Sua generosità e pazienza. Quanto so e posso, io La esorterei a soprassedere a decisioni del genere; prima molto pregare e pazientare. La separazione è un rimedio da tener lontano, un estremo rimedio, ma quando c’è di mezzo un pericolo gravissimo e prossimo per la vita fisica o morale; adesso non mi sembra si dia questo caso. Certamente, comprendo benissimo il Suo stato d’animo, la Sua solitudine; ma non sarà sola se si volgerà con fede ed amore a Dio: troverà tanto conforto nella preghiera fiduciosa, nell’invocazione devota della Madre Addolorata ai piedi della Croce, nella speranza che giorni migliori forse sono preparati dalla Provvidenza mediante la Sua delicatezza di condotta verso chi è causa di afflizione. Questo io Le propongo nel Signore. Preghi tanto per me, che ne ho grande bisogno. Io ricambio con auguri di santità e la paterna benedizione per Lei e per tutti i Suoi cari». Brasile Brasile Nuova parrocchia a Osorio Lo scorso 10 marzo, alla presenza di S.E. Mons. Jaime Kohl (vescovo locale), una comunità di Poveri Servi della delegazione N.S. Aparecida ha preso possesso della parrocchia Nossa Senhora do Caravaggio nella diocesi di Osorio. La comunità è composta da don Antonio dall’O (parroco), don Armando Furlin (vicario), fratel Carlos Alexandre. Incontro formatori e superiori Alla fine di gennaio si sono tenuti a Farroupilha due importanti incontri: uno con i formatori e uno con i superiori di comunità del Brasile. Argentina Professioni triennali India Incontro con i familiari Il 24 gennaio a Buenos Aires i nostri confratelli indiani appartenenti alla delegazione Inmaculada fr. Vincent Kispotta e fr. Needish Perumpallil hanno emesso i loro primi voti triennali alla presenza del Casante. Missionarie dei Poveri Nuova comunità a Roma Lo scorso venerdì 8 marzo è stata inaugurata la nuova comunità delle Missionarie dei Poveri a Roma. Nel corso di quest’anno andrà invece a chiudere la comunità di Bologna. Verranno a comporre la comunità di Roma le sorelle Missionarie dei Poveri sor. Maria Giuseppina Inginniu, sor. Giovanna Lonis, sor. Maria Luisa Abbadessa e sor. Teresa Lovato. L’inaugurazione è avvenuta con una S. Messa presieduta dal Casante alla presenza della Moderatrice Generale delle Missionarie dei Poveri e della Madre Generale delle Povere Serve. NOTIZIE 37 A Mananthavadi si è tenuto il primo incontro con i familiari dei religiosi indiani dell’Opera. La partecipazione è stata particolarmente numerosa. C’è stata una S. Messa e quindi una presentazione delle attività dell’Opera in India. CRON - Negrar Concorso dei presepi Anche quest’anno all’Ospedale S. Cuore Don Calabria il CRON (Circolo Ricreativo Ospedali di Negrar) ha organizzato, nel periodo natalizio, un concorso presepi fra tutti i reparti degli Ospedali di Negrar. Una giuria, dopo aver visionato tutti i presepi allestiti, ha decretato vincitore quello realizzato dal reparto di Ortopedia (si tratta di un presepe tradizionale ben curato nei minimi particolari). Al secondo posto si è classificato il reparto di Medicina Generale ed al terzo il reparto di Chirurgia Generale. Le premiazioni sono state fatte in occasione della Festa della Befana il 6 gennaio. Ringraziamo tutti coloro che si sono impegnati nella realizzazione dei presepi. Claudio Venturini di ogni aspettativa, sia come qualità del presepe sia come entusiasmo da parte di tutti nella preparazione. Il presepe è stato esposto nell’atrio principale della Casa di Ferrara, dopo la solenne inaugurazione avvenuta il 17 dicembre ad opera del superiore locale fr. Raffaello Corrà. NOTIZIE 38 Pierluigi Silli Ex allievi Festa di carnevale Anche quest’anno l’Associazione Ex Allievi Don Calabria della sez. di S. Zeno in Monte ha organizzato per il giorno 6 febbraio la “Festa di Carnevale in famiglia” presso la casa madre dell’Opera. La festa era per i ragazzi e ragazze delle case famiglia dell’Istituto, per le persone diversamente abili, i poveri, gli amici dell’Opera e per tutti coloro che volessero festeggiare il Carnevale in allegria. Una parte della festa si è svolta, vista la sempre più grande partecipazione, nel tendone del cortile interno dove abbiamo accolto tutti i partecipanti. Erano presenti varie autorità cittadine e benefattori; c’era inoltre la maschera più importante del Carnevale Veronese, ovvero ”Papà del Gnoco”, con tante altre maschere, di cui una rappresentata da un Ex allievo di Ronco-Roncà, Palmiro DAL CORSO, Re della stanga del quartiere Croce Bianca. Poi siamo scesi giù nei due saloni, dove in uno c’è stato il concorso delle più belle mascherine e nell’altro vi era un grande buffet, accompagnato da tortellini e gnocchi per tutti e tanta buona musica. Cav. Giglio ZANETTI CCSC / 1 Giornate di Studio Il 16 gennaio si è svolta a San Zeno in Monte la 57ma giornata di studi calabriani. Protagonista la prof.ssa Paola Dal Toso, intervenuta sul tema: “Per una educazione dell’anima”. Il 15 febbraio si è svolta invece la 58ma giornata di studi che ha visto l’intervento della musicista Marianna Casola. Titolo: “La tua mano nel silenzio. Musica e vita interiore”. Città del Ragazzo - Ferrara Presepe artistico È stato un presepe davvero speciale quello allestito quest’anno dai ragazzi e volontari della Città del Ragazzo di Ferrara. Infatti è stato realizzato usando materiale di consumo e materiale di scarto dei laboratori della scuola (trucioli, rimanenze di acciaio etc...). Il risultato è stato al di là Il 3 marzo 2013 è mancato all’affetto dei suoi cari Pierluigi Silli di anni 71, Ex allievo di San Zeno in Monte e del C.F.P. di via Roveggia. Le eséquie sono state celebrate nella cappella del “Buon Samaritano” al Centro Polifunzionale don Calabria di Via San Marco dal vicario generale don Primo Ferrari, che durante l’Omelia ha voluto ricordarlo con queste parole: “Non siamo qui a constatare la fine di una vita, e a piangere questa sciagura, ma siamo qui per celebrare l’inizio di una vita nuova. Pierluigi non è scomparso per sempre, eclissandosi da noi in maniera definitiva, ma inizia una nuova presenza nel Signore e in mezzo a noi. Pierluigi ha voluto darci il suo saluto, il suo arrivederci qui in questa chiesa, piccola ma tanto cara a lui. Egli veniva ogni settimana a pulirla, ad addobbarla, quasi presentendo che in questo luogo sacro egli presto ci avrebbe convocato per darci una salutare esortazione ad essere attenti e vigilanti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese aspettando il padrone che torna dalle nozze. Mi piace pensarlo così, Pierluigi col grembiule in atteggiamento di chi serve. Era capace di preparare piatti squisiti, con cui avrebbe potuto competere con qualsiasi bravo cuoco. Ma erano soprattutto pasti infarciti di amore e di desiderio di essere di aiuto. E il Signore ora lo ha fatto sedere a tavola e si è messo Lui stesso a servirlo”. Gli Ex allievi del Patronato-Roveggia-San Marco, vicini al dolore dei famigliari, lo ricordano con gratitudine nella preghiera per la sua grande e generosa disponibilità. Ersilia Delaini Anche la nostra Ersilia Delaini ha lasciato questa terra il giorno 2 febbraio 2013 alla bella età di 99 anni. Sorella del nostro carissimo Bepi e del defunto, indimenticabile Alberto, era approdata per ultima e in età più che matura, tra i FSE. Un passo naturale anche per lei vista la familiarità che il nostro padre don Giovanni aveva da sempre con i Delaini di Lazise. Ci vengono in mente i mille episodi che soprattutto Alberto ci raccontava del Padre. Vi entrò dunque già ricca di virtù: la sua era una fede tutta d’un pezzo, serena, semplice, che non pone ostacoli dunque al suo sviluppo nel proprio cuore. Una fede profonda, senza ombra di compromessi: ne conservava la tradizione come un tesoro con naturalezza e convinzione, con delicatezza d’animo. Viveva il santo timor di Dio, come invita la Scrittura. Questa fede l’aveva portata in mezzo ai poveri, per aiutarli di persona. Lo faceva inserita in istituzioni ca- Tornati al Padre ❖ Nel mese di luglio 2012 è nato Leonardo, nipote tanto atteso e desiderato di Francesco Berghi, Ex allievo di Roncà. Tante congratulazioni a nonni e genitori da tutta la Famiglia calabriana! ◆ Domenica 27 gennaio è morta la signorina Antonietta Contiero di 80 anni, sorella di fr. Romeo. Il giorno dopo è morto il sig. Ugo Dalla Valentina di anni 86, fratello di sor. Rina. Invece il 30 gennaio è morto Isidoro Cordioli, di anni 89, fratello di sor. Giselda e zio di D. Giacomo. Il 5 febbraio a Roma, all’età di 81 anni, è morto il sig. Renzo Filogna fratello di Suor Rossana. Preghiamo per i nostri confratelli e consorelle e per i loro familiari. ❖ Il nonno Gianni Busatta, Ex allievo di Costozza, con la nonna Maria E., da Piazzola sul Brenta (Pd) annuncia la nascita della nipotina Alyssa Busatta, avvenuta il 7 novembre 2012. Alyssa è figlia di Cristian ed Arianna e sorellina di Danny e Thomas. Congratulazioni! ❖ I nonni Mirella e Giorgio Frigo, Ex allievo di Ronco all’Adige e fratello del compianto fr. Mario, annunciano con immensa gioia la nascita del nipotino Samuele, fratellino di Denis, avvenuta il 9 febbraio 2013 a Monza. Congratulazioni ai genitori Stefania e Marco De Cet! ritative diocesane: la sua carità però rimaneva sempre personale, fatta con intelligenza, con rispetto, concreta. La sua entrata nell’Opera tramite la Famiglia dei FSE, cosa che visse con convinzione e con fedeltà, è stato per lei certo un motivo per arricchire e maturare ancor più la propria vita cristiana. Giulio Lonardoni Anche il nostro Giulio ha lasciato questa terra per riunirsi in cielo al coro dei santi. È avvenuto il 26 dicembre 2012. Giulio ci lascia il ricordo di una vita sobria e limpida. Ha vissuto in pienezza la sua vita di sposo e di padre, nella fedeltà e nell’amore, come si addice ad un buon cristiano. Ha operato con correttezza e passione nello svolgimento del suo lavoro e della sua professione. Era unito all’Opera e ai FSE dal 1958, legato attraverso la persona di fr. Giovanni Corradin; ne aveva assimilato gli aspetti principali con una visione di fede e di fiducia nella Provvidenza, di carità, di buon uso e distacco dai beni della terra. Era preciso e fedele agli incontri e ai corsi degli Esercizi finché la salute glielo permise - perché credeva allo spirito dell’Opera, alla chiamata ricevuta. Si coglieva subito, trattando con lui, che ne era stato profondamente imbevuto. Metteva volentieri a disposizione dell’Opera e di tutti le sue non comuni abilità artistiche ed artigianali. Come famiglia dei FSE siamo vicini ai familiari tutti, in particolare alla moglie Tecla e alla figlia sr. Teresa Maria, carmelitana. Tarcisio Sempreboni Il 20 gennaio 2013 ha raggiunto i suoi cari Ida e Paolo nella Casa del Padre il sig. Tarcisio Sempreboni, di anni 91. Tarcisio era fratello di don Carlo Sempreboni e nipote di don Angelo Sempreboni, fondatore della Casa Sacro Cuore di Negrar. La sorella Ilaria lo raccomanda alle preghiere di chi lo ha conosciuto e degli amici dell’Opera. 39 NOTIZIE Felicitazioni ◆ Improvvisamente il 28 gennaio è morto all’età di 77 anni il sig. Giuseppe Ferrari, papà del nostro collaboratore Paolo Ferrari. Siamo vicini a Paolo e ai suoi familiari in questo momento di dolore. ◆ Il 4 febbraio 2013 è tornato alla casa di Dio Angelo Franchetti. Dopo 3 giorni, il 7 febbraio 2013, l’ha seguito anche Rinaldo Bampa. Essi sono rispettivamente i papà di Angelina Franchetti ed Ermes Bampa, Fratelli Esterni dell’Opera. Li ricordiamo con affetto nella preghiera insieme ai familiari, affinché il Signore della vita e della storia tutto orienti secondo il progetto di salvezza. ◆ Sabato 16 febbraio è tornata alla Casa del Padre Rita Corradini vedova Cordioli, di anni 98. Era cugina di fr. Rino Corradini, per tanti anni missionario in Brasile. Era anche benefattrice delle missioni calabriane. I funerali si sono svolti a Valeggio sul Mincio con la partecipazione di rappresentanti dell’Opera. ◆ È venuta a mancare sabato 16 febbraio in maniera improvvisa la signora Zanardini Maria, di anni 65, cognata di don Umberto Negrini. Condoglianze e preghiere per Maria e per i suoi familiari. ◆ Mercoledì 20 febbraio è morto, all’età di 92 anni, il sig. Gioachino Tibaldo, fratello della nostra Sor. Gemma e di D. Anacleto, Povero Servo. Il 27 febbraio all’età di 56 anni, a causa di un incidente stradale, è morto il sig. Nelson do Amor Divino, papà del nostro confratello don Roberto Bessa. Il giorno dopo, 28 febbraio, a Verona è deceduto Veneri Luigino, di anni 85, cognato di fr. Luciano Fiorio. Condoglianze ai nostri confratelli e consorelle da tutta la Famiglia calabriana. ◆ Il 21 febbraio è tornato alla Casa del Padre il sig. Sergio Salamone, Ex allievo di Maguzzano. Sergio era fratello di Gianni, anch'egli Ex allievo di Maguzzano e membro del consiglio direttivo Ex allievi di quella sezione. Condoglianze alla famiglia di Sergio e alla famiglia degli Ex allievi di Maguzzano. ◆ Si è spento serenamente Renzo Benedetti, di anni 74, fratello di sor. Rita e sor. Annamaria. I funerali si sono svolti lunedì 4 marzo nella chiesa parrocchiale di Negrar con partecipazione di confratelli e consorelle dell’Opera. ◆ Il 9 marzo a Negrar è morto il sig. Isidoro Bombieri, di 96 anni, papà di don Alfonso. Siamo vicini al nostro confratello e ai suoi familiari con il ricordo e la preghiera. ◆ L’11 marzo è morta all’età di 89 anni la signora Alma Pedrollo nipote di don Luigi Pedrollo. La ricordiamo nella preghiera. Appuntamenti EX ALLIEVI FERRARA COLLE PER LA FAMIGLIA Sabato 25 maggio 2013 PELLEGRINAGGIO A MAGUZZANO Lunedì 22 aprile 2013 PRESENTAZIONE DELLA RICERCA: “I bisogni educativi e le risorse della famiglia a Verona” Visita alle tombe dei religiosi dell’Opera PSDP. Desideriamo ricevere la tua E-mail Per informazioni : Sede Ex allievi (0532.74.79.50) E-mail: [email protected] (centralino Città del Ragazzo - 0532.74.15.15) EX ALLIEVI MILANO Sabato 20 aprile 2013 CONVEGNO ANNUALE Il convegno inizia alle ore 16.00 presso FONDAZIONE EXODUS via Marotta, 18 - Milano. Per informazioni: Ferdy Scala - 347.04.06.774 L’incontro si svolgerà dalle ore 14.30 alle ore 18.30 presso la sala convegni della Gran Guardia, in Piazza Bra a Verona. L’ingresso è gratuito e aperto a tutti. Gradita l’iscrizione per telefono o e-mail: 045.87.97.462 - [email protected]. Organizzazione a cura di: Opera Don Calabria, Università Cattolica di Milano, Centro Diocesano di Pastorale Familiare, Consultori Familiari Ulss 20 - Verona. SAO (Servizio Assistenziale Occupazionale) SPAZIO FIORITO MARIANO Giovedì 18 aprile 2013 FESTIVAL DI SAN ZENO Domenica 12 maggio 2013 FESTA DELLA FAMIGLIA Si svolge a San Zeno in Monte la sesta edizione del festival canoro dedicato ai CEOD di Verona e provincia. La festa inizia alle ore 9.30 e si svolge a San Mauro di Saline - Verona. ASSOCIAZIONE “IL PONTE DI DON CALABRIA” 12-13-14 aprile 2013 CONVIVENZA DI SPIRITUALITÀ L’incontro si svolge presso l’abbazia di Maguzzano (Bs) con il programma riportato di seguito. VENERDÌ 12: arrivo, sistemazione e cena. Alla sera incontro di presentazione. SABATO 13: colazione e a seguire momento musicale di preghiera. Alle ore 10.30 intervento del filosofo-teologo VITO MANCUSO: “La natura umana tra materia e spirito, ovvero il dilemma della libertà”. Dopo pranzo, alle ore 15.00, intervento del teologo CARLO MOLARI: “La dimensione spirituale della persona: riflessione antropologica nell’orizzonte della fede in Dio”. A seguire, momento musicale e domande ai relatori. Dopo cena, alle ore 21.00, intervento di DON GIACOMO CORDIOLI, Delegato Opera Don Calabria: “La profezia laicale di don Calabria”. DOMENICA 14: colazione e a seguire momento musicale di preghiera. Alle ore 10.00 intervento di VITO MANCUSO: “Il senso della fede e del cammino spirituale ovvero perché credere in Dio”. Alle ore 11.30 S. Messa animata dal coro “A. SALIERI” di Madonna di Campagna (Vr). Dopo pranzo, alle ore 15.00, intervento di CARLO MOLARI: “Le caratteristiche della spiritualità cristiana nell’orizzonte della fede in Cristo”. A seguire: domande, conclusioni e proposte finali. La partecipazione è aperta a tutti. Quota d’iscrizione: € 20,00. Per chi desidera pensione completa: € 100,00. È presente chi si occupa dei bambini. Per info e iscrizioni: don Sandro Varalta 339.1339591 / [email protected] Se ne sono andati tutti. La croce, esaurito il suo compito, si protende nuda verso il cielo muto. T’accolgo in grembo come un tempo, ma non sei che sangue, ferite, silenzio. La gioia per la vita che un giorno ti diedi si fa rimpianto per la morte a cui non fui d’intralcio. Solo il dolore in me è vivo. E la notte è un lento minuto saturo di nulla. All’improvviso nell’alba insonne, come rugiada a sanar l’arsura, Odo voci di donne gioire del sepolcro ormai vuoto E come brace che vento ravviva la speranza mi scuote: vinta è la morte libera la vita. La redazione de «L’Amico» augura a tutti i lettori una felice Pasqua di Risurrezione