cultura - Il Margine
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9 settembre 2012 vita trentina 19 cultura La Genesi a fumetti Ritorno a scuola Laboratorio spettacolo Jägerstätter al Concilio >>> >>> >>> >>> 20 21 23 24 A TRENTO LA TESTIMONIANZA DELLA FILOSOFA EBREA UNGHERESE AGNES HELLER il libro “I miei occhi continuano a vedere” H Le sue riflessioni sul pensiero oggi “I miei occhi hanno visto”: così si intitola il libro-intervista alla filosofa, curato da Francesco Comina e Luca Bizzarri, edito dalla casa editrice Il Margine e presentato insieme alla protagonista a Trento sabato 1 settembre. Il libro nasce in un contesto di armonia, in quattro giorni (tanto è durata l’intervista!) passati insieme ai curatori del volume presso il monastero degli Stimmatini, a Sezano sulle colline di Verona, che da anni si è aperto a momenti di dialogo anche con il pensiero laico. di Piergiorgio Cattani a percorso una lunga strada attraverso il Novecento, con le sue immani tragedie e con le sue prospettive di rinascita, ma la curiosità di Ágnes Heller non si esaurisce mai: gli occhi della filosofa ungherese che ormai ha superato gli ottant’anni non si stancano di guardare alla realtà con concretezza e ottimismo, cogliendo dove si annida il male ma gustando pienamente gli orizzonti di bene che albergano nel cuore umano e nella natura che ci circonda. “L’uomo buono è, concretamente, colui che subisce un’ingiustizia piuttosto che commetterla. Kant sosteneva ad esempio che prima di fare qualsiasi azione era necessario rompersi la testa con domande per verificare se la cosa che si sta facendo è da un punto di vista morale giusta o sbagliata. E se è sbagliata allora non la si fa. Io penso che la persona buona sia anche una bella persona”. Con queste parole Heller, ebrea di Budapest, connette la dimensione etica con quella estetica, nella quale tanta parte hanno il volto, lo sguardo, l’occhio. Gli occhi della Heller (per dirla col titolo del libro che ha presentato a Trento sabato scorso) hanno visto il ghetto e la persecuzione hitleriana (il padre a cui era legatissima venne assassinato ad Auschwitz); la bomba di Hiroshima e l’equilibrio del terrore atomico; la dittatura comunista nel suo paese e il crollo del sistema sovietico; la globalizzazione delle speranze e dei problemi del pianeta. I suoi occhi continuano ad osservare come se fosse la prima volta i colori del cielo e delle foglie, dell‘ambiente naturale che tanta importanza ha per la sua visione H Agnes Heller, 83 anni e una grande forza spirituale del mondo. La filosofa ci viene presentata così: “Ágnes Heller non risparmia nemmeno un minuto della sua vita. Vola come fosse la cosa più naturale del mondo, cambia in continuazione punti cardinali, fusi orari, geografie”. E nello stesso modo appare a chi la vede per la prima volta: minuta ed energica, anziana ma entusiasta, seria e coinvolgente. Pronta a alternare filosofia e autobiografia. “Mi sono trovata a tradurre concetti propriamente filosofici con un linguaggio ordinario poiché sono dell’idea che qualsiasi concetto filosofico possa essere spiegato attraverso il linguaggio quotidiano in modo tale da suscitare l’interesse di tutti coloro che si sforzano di capire. Sono anche convinta che se un’idea o un testo di filosofia non può essere spiegato per mezzo del linguaggio ordinario questo significa che il filosofo stesso non ha ben inteso ciò di cui stava scrivendo. Ho fatto cenno all’idea di Nietzsche secondo cui la filosofia è autobiografia. Come è noto ognuno di noi è in grado di scrivere molte autobiografie. Un filosofo scrive libri che rappresentano delle esperienze autobiografiche scritte sotto vari punti di vista”. Le pagine del libro narrano di incontri con grandi filosofi, dal maestro Lukács fino ad Adorno o Habermas, di esili e di ritorni, di viaggi e di ricerca concettuale: un viaggio in Italia compiuto nel 1960, quando aveva dovuto lasciare l’università ed era una perenne sorvegliata speciale per la sua posizione marxista eterodossa, diventa per lei un’avventura spirituale in quella bellezza che diventa possibilità concreta anche per l’uomo d’oggi. L’uomo rinascimentale diventa il simbolo della svolta della Heller che, formatasi nella tradizione di Marx e dei suoi interpreti, rifiutò decisamente l’autoritarismo comunista per approdare a sponde liberaldemocratiche con al centro però sempre la persona. La filosofia è questo, passione e azione. “Secondo il mio punto di vista la filosofia riflette principalmente attorno a tre grandi questioni: pensa a cosa conosci, pensa a come vivi, pensa a come agisci. Non tutti gli uomini sono filosofi. Forse uno è filosofo «naturalmente», ossia ha nella propria genetica un fuoco per la filosofia che poi si accende e divampa quando cresce e matura. Ci dev’essere ovviamente anche una passione nel porsi le domande filosofiche. Ci dev’essere onestà, coraggio, qualche caratteristica morale, diligenza e molto lavoro”. Diligenza che diventa dedizione per le piccole cose, per la vita quotidiana e per i grandi problemi del mondo. Riflettendo su Hiroshima Heller afferma che “Il fatto che l’umanità possa autodistruggersi emerge come un problema filosofico. L’ultimo giudice è l’umanità stessa che può decretare la fine della vita o può accendere la lampada della speranza”. La sua vita, i suoi occhi e il suo pensiero la tengono sicuramente accesa. l