Un sogno di Freud

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Un sogno di Freud
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Un
sogno di Freud
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ell’Interpretazione dei sogni, opera pubblicata per la prima volta nel 1900, Sigmund Freud
presenta un’ampia rassegna di situazioni e immagini
oniriche, e non disdegna di raccontare i suoi stessi
sogni, tentando nel contempo di decifrarne il significato. Particolarmente interessante in merito è il cosiddetto “sogno di Irma”, che Freud riporta e analizza con attenzione e dovizia di particolari:
“Un grande salone, molti ospiti, che stiamo riceven-
do. Tra questi, Irma, che prendo subito in disparte
come per rispondere alla sua lettera e rimproverarla
di non accettare ancora la “soluzione”. Le dico: «Se
hai ancora dolori è veramente soltanto colpa tua». Lei
risponde: «Sapessi che dolori ho ora alla gola, allo stomaco, al ventre, mi sento tutta stretta». Mi spavento
e la guardo: è pallida, gonfia. Penso: dopo tutto forse
non tengo conto di qualche cosa di organico. La porto alla finestra e le guardo la gola. Irma mostra una
certa riluttanza, come le donne che portano la dentiera. Penso che non ne ha proprio bisogno. La bocca
poi si apre bene, e vedo a destra una grande macchia
bianca e in un altro punto, accanto a strane forme increspate, che imitano evidentemente le conche nasali, estese croste grigiastre. Chiamo subito il dottor
M., che ripete la visita e conferma... Il dottor M. ha
un aspetto assolutamente diverso dal solito: è molto
pallido, zoppica, non ha barba al mento... Anche il mio
amico Otto si trova ora accanto a Irma e l’amico Leopold la percuote sul corsetto e dice: «C’è una zona di
ottusità in basso a sinistra»; e indica inoltre un tratto di
cute infiltrato alla spalla sinistra (cosa che anch’io sento nonostante il vestito)... M. dice: «Non c’è dubbio,
è un’infezione; ma non importa; sopraggiungerà una
dissenteria e il veleno sarà eliminato...». Inoltre sappiamo subito da dove proviene l’infezione. Qualche tempo fa, per un’indisposizione, l’amico Otto le ha fatto
un’iniezione con un preparato di propile, propilene...
acido propionico... trimetilamina (ne vedo la formula
davanti ai miei occhi, stampata in grassetto)... Non si
fanno queste iniezioni con tanta leggerezza... probabilmente anche la siringa non era pulita.“
(S. Freud, L’interpretazione dei sogni,
trad. it. di E. Fachinelli e H. Tretti,
Bollati Boringhieri, Torino 1997)
© Pearson Italia S.p.A
E. Clemente - R. Danieli, Paravia
Il sogno presenta evidentemente molti
elementi legati alla professione medica di
Freud: sintomi, diagnosi, cure, figure di colleghi. Irma, la protagonista principale della
situazione onirica, è, come Freud stesso ci informa,
una sua paziente, peraltro legata a lui e alla sua famiglia da profonda amicizia. Proprio questa circostanza,
nota Freud, è il punto di partenza per capire il “messaggio” del sogno. In seguito alla terapia, infatti, Irma
è migliorata, ma non guarita, e ciò turba il medico,
che teme di aver generato nella giovane aspettative
eccessive sugli esiti del trattamento, e di avere irritato la sua famiglia, fin dall’inizio scettica nei confronti
della psicoanalisi. Ad accrescere il disagio del medico
c’è poi l’osservazione dell’«amico Otto» (pseudonimo
di Oscar Rie, pediatra dei figli di Freud), che dichiara
di avere fatto visita a Irma e di averla trovata in condizioni non perfette.
Come reagisce Freud, nel sogno, a questa sua situazione interiore?
In primo luogo c’è il tentativo di attribuire i persistenti malesseri di Irma a una causa fisica («è pallida,
gonfia. Penso: dopo tutto forse non tengo conto di
qualche cosa di organico»): se davvero la malattia
di Irma fosse provocata da una condizione fisica, e
non psichica, questo in qualche modo scagionerebbe Freud dalla responsabilità del parziale fallimento
della terapia.
Ripensando al suo sogno, Freud si rende poi conto
del fatto che la figura onirica della paziente condensa in sé i tratti fisici e psicologici di altre persone: la
«grande macchia» che ha in gola richiama la malattia
sofferta da un’altra giovane donna amica di Irma e,
pochi anni prima, dalla stessa figlia di Freud; l’allusione alle «donne che portano la dentiera» ricorda
invece a Freud un’altra paziente, la quale, benché di
aspetto giovanile, portava già una protesi dentaria. Il
significato di tale sostituzione viene da lui interpretato pressappoco così: Irma non collabora abbastanza allo svolgimento della terapia («mostra una certa
riluttanza»), mentre altre donne lo farebbero meglio
e si aprirebbero di più con l’analista («la bocca poi si
apre bene»); in ultima analisi, quindi, se Irma non sta
ancora bene, la colpa è sua («Le dico: “Se hai ancora
dolori è veramente soltanto colpa tua”»).
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Nel sogno, dunque, in qualche modo Freud si “vendica” simbolicamente di Irma, ma non soltanto di
lei: i suoi colleghi medici subiscono un analogo trattamento. L’«amico Otto» (le cui informazioni sullo
stato di salute di Irma sono state probabilmente
percepite da Freud come un implicito rimprovero
nei suoi confronti) viene accusato di avere praticato
un’iniezione rischiosa («Non si fanno queste iniezioni con tanta leggerezza... probabilmente anche la
siringa non era pulita»); mentre il «dottor M .» – un
altro collega a cui Freud aveva fatto avere la documentazione su Irma – se ne esce con un parere
medico grossolano e superficiale, secondo il quale
l’infezione può essere eliminata con una semplice
dissenteria («sopraggiungerà una dissenteria e il veleno sarà eliminato»).
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Quanto al terzo specialista presente nella situazione onirica, il dottor Leopold, si tratta, come lo stesso Freud ci informa, di un parente del dottor Otto,
anch’egli medico, di cui in più occasioni Freud ha
apprezzato la prudenza e la meticolosità. E l’osservazione di Leopold («C’è una zona di ottusità in basso
a sinistra») sembra confermare l’idea di una causa
organica del malessere di Irma, e quindi “scagionare”
ulteriormente Freud.
Se il sogno, come sostiene il padre della psicoanalisi, è l’appagamento di un desiderio, qual è il desiderio che Freud ha voluto inconsciamente esaudire con
questa complessa situazione onirica? Semplicemente
quello di liberarsi da ogni responsabilità per le condizioni di Irma, attribuendo a lei stessa o ad altre figure
il parziale insuccesso del proprio metodo terapeutico.