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Alessandro Capuano
Artista | Fotografo | Autore
Alessandro Capuano è un artista, un autore e un fotografo italiano.
Il suo stile è un’evoluzione e una personalizzazione della pop art, nato da una fusione con lo
stile urbano, dai toni dissacranti, satirici e di protesta.
Nasce a Napoli nel 1975 e dopo aver girato l’Italia con la sua arte, si ferma a Milano, dove
attualmente risiede.
Dopo aver frequentato il liceo Artistico si iscrive all’Accademia di Belle Arti sezione
Scenografia dove affina la sua esperienza tecnica usando tutte le tecniche pittoriche dal
disegno a matita, passando per l’acquerello, acrilico, olio, fino ad arrivare all’aerografo, per
poi approdare alla grafica. Comincia all’età di 14 anni come ritrattista, poi affascinato dal
teatro e dall’ambiente teatrale si avvicina in modo autodidatta alla scenografia conquistando
all’età di 15 anni una recensione sul quotidiano partenopeo “Il Mattino” per aver ideato e
realizzato le scenografie per la compagnia amatoriale “Qui rido io” del regista Gianni Brillante
e quelle per la commedia di Viviani “Il caffè di notte e giorno”.
Conosce e collabora con Oreste Pipolo, fotografo di reportage, grazie al quale impara i
segreti dell’arte della fotografia, soprattutto quella ritrattistica.
Contemporaneamente collabora come assistente scenografo italiano al film per la televisione
italo/francese “Il Conte di Montecristo” per la regia di Josè Diana e il cast formato da
Gerard Depardieu, Sergio Rubini e Ornella Muti, per i quali eseguirà sul set anche i ritratti.
Inizia a specializzarsi come aerografista di moto custom, ma deve fermare la sua esperienza
quando il servizio militare lo obbliga partire per l’arruolamento in Aeronautica, per la quale
realizza le scenografie per la compagnia amatoriale dell’Aeronautica e continua il suo lavoro
di acquerellista e ritrattista, esperienza molto apprezzata e premiata con un encomio dal
Colonnello Pilota Franco Marsiglia, da parte dell’Aeronautica Militare Italiana.
Intanto la sua curiosità e la sete di imparare lo portano a spaziare in vari campi, tornando
anche alla fotografia per la quale soltanto nel 2006 proprio a Verona, scelto da una giuria di
fotografi professionisti, arriverà ad esporre nel foyer di Fnac, rimanendoci per un mese con
una sua foto per una collettiva.
Dal 1990 al 2006 Capuano continua a girare l’Italia in lungo e largo, seguendo l’istinto e la
voglia di conoscenza. In questi anni svolge attività come scenografo per l’atelier Decor Pan
dove collaborerà alla realizzazione di scenografie soprattutto per l’Opera Lirica nel mondo.
Stufatosi, molla tutto, certezza compresa e abbandona l’ambiente scenografico per provare
l’esperienza dell’acquerellista di strada scegliendo Venezia come città da ritrarre.
Nel 2000 gli si aprono le porte della creatività grafica e comincia a progettare e curare
l’immagine in tour degli spettacoli extra lirici all’Arena di Verona presso Eventi, società di
Promoter, una delle più grandi realtà italiane.
Il 2005 è l’anno della svolta e viene notato da Antonio Germinario (produttore e agente di
artisti del calibro di Rosario Fiorello, Ennio Morricone, Mario Biondi e Patty Pravo), il quale
avendo molto apprezzato una sua creatività sul Corriere della Sera, lo ingaggia per curare
l’immagine in tour della sua scuderia di artisti, cosa che è continuata fino al 2009, anno in cui
ha anche realizzato il packaging e la grafica artistica dell’album live del cantante soul Mario
Biondi, album che ha avuto una diffusione mondiale vincendo il Disco di Platino.
Nell’arco degli anni, Alessandro Capuano non ha mai smesso di lasciarsi affascinare e
contaminare dall’arte, dalla sperimentazione e dalla comunicazione, dal tentativo di cercare di
capire qual è il linguaggio universale, fino ad arrivare al pensiero che l’unico linguaggio che
potrebbe avvicinarsi all’universalità è quello emozionale, che sia collettivo o soggettivo.
È così che nel 2008, grazie all’intuizione di una cara amica psicologa, conia il termine
RorschachArt ispirandosi alle tavole di Rorschach, dalle quali prende il nome il più
conosciuto test adoperato dagli psicoanalisti e somministrato ai pazienti per cercare di
scoprirne la vera personalità.
”Questa idea nasce dopo aver notato che “la gente” in massa fa fatica a esprimere i veri
sentimenti e le vere emozioni, a differenza di quando è da sola con se stessa. Se poi questo
pensiero riesce a smuovere qualcosa dentro, che sia invidia, vergogna, piacere, dubbio ecc.
allora l’intento è riuscito.”
Intanto disegna copertine di album per vari artisti e continua a dipingere ed esporre in giro per
l'italia.
Nel 2009 conosce il regista teatrale Roberto Totola con Marina Furlani, con i quali comincia
a collaborare non solo artisticamente, ma anche nella realizzazione di una “Factory” artistica.
Questa collaborazione fa si che l'autore del musical Nine, Mario Fratti, li voglia a
rappresentare uno spettacolo a New York. Tre repliche dello spettacolo "E' lunga la strada" li
vedono negli states.
Sempre nel 2009 espone alla Galleria La Meridiana con “La pistola che ho puntata alla
testa si chiama arte”, filo conduttore: il bombardamento mediatico delle immaginila loro
attuale mistificazione nell’immaginatrio collettivo ad opera dei poteri dominanti e dei mezzi di
informazione. Tra queste spiccava la raffiguzione in un'unica opera del Papa e del boss di
Cosa Nostra, Provenzano con una frase dichiarante l’intento: “La chiesa e lo stato sono
sovrani e indipendenti”. Esposizione, sotto certi aspetti, controversa, uscita sulla stampa sia
per la risonanza mediatica, sia per i toni duri e dissacranti che caratterizzano la personale
visione del mondo dell’artista.
Espone a New York City nel 2012 e a Berlino nel 2013.
Sempre nel 2013 torna a Verona con “Improvisation” in Cortile Mercato Vecchio: una serie
di bozzetti di scenografie teatrali e di schizzi di opere personali esposti con mollette su un filo
come panni al sole.
I temi trattati da Capuano nelle sue ricerche, sono innumerevoli e i più variegati.
E’ ossessionato da tutto ciò che è “mito”, tema per il quale ricerca e realizza le sue opere
attuali.
Tutto quello che è immagine, che sia documentaristica o pubblicitaria, trova spazio nella sua
espressione nascosta, nel messaggio letto dall’artista, il quale non può far altro che avere
sete e fame di renderlo suo per poi rivestirlo di una nuova identità e proporlo al mondo.
Capuano come un frullatore trita e miscela tutto quello che ha immagazzinato, dopo averlo
masticato, succhiato, assaporato, poi lo risputa dandogli una nuova identità.
Attualmente, la serie “Miti” è esposta all’interno del progetto DEUDA Concepthaus e la serie
“Inspiaration” è esposta permanentemente presso Fonderia Aperta Teatro a
Verona.
Per tutto il mese di novembre 2015 è protagonista di una nuova dissacrante mostra a
Verona: “THIS AGIO”, immagini prese, ingurgitate e poi rivisitate e
riattualizzate con il suo stile sempre provocatorio, sempre satirico, sempre
estremo.