Non solo Dubai Selvino capitale dello sci indoor

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Non solo Dubai Selvino capitale dello sci indoor
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L’ECO DI BERGAMO
MERCOLEDÌ 22 GIUGNO 2011
Primo piano
Il grande progetto
650
Discese e freestyle in tunnel
L’impianto per le attività sportive invernali al chiuso che
sarà realizzato a Selvino sarà lungo 650 metri, per un totale
di 50 mila metri quadrati. Il complesso sarà completamente
interrato: sfrutterà la conformazione morfologica della
zona individuata dal Comune
a
Non solo Dubai
Selvino capitale
dello sci indoor
Si pensa ad una pista coperta di 650 metri
Investimento da 50 milioni. Pronta per l’Expo
A
Selvino
gegneria srl, di Gorle, lo stesso
che ha collaborato al Kilometro
Rosso di Jean Nouvel.
ANNA GANDOLFI
Quello più esotico? Dubai: l’hanno tirato su dal nulla nel deserto.
L’antesignano? In Olanda: sono
decenni che torme di sciatori si
allenano no-stop, sopra e sotto il
livello del mare. Poi ci sono il
Giappone, che sotto tetto ha
messo pure il mare, e la Cina, che
lo vuol piazzare a Guanghzou,
patria degli Asian Game.
Parliamo degli «ski-dome», le
arene per lo sci al coperto che
non conoscono crisi climatiche.
Il trend del loro sviluppo è planetario. L’Italia? A bocca asciutta.
Almeno fino a ora. Perché il nostro Paese sarà della partita, con
un piano (privato che però nasce
con l’appoggio degli enti pubblici) che vale qualcosa come 50 milioni di euro. E che punta tutto su
Selvino. L’altopiano sarà sede del
primo impianto per lo sci al coperto d’Italia: l’auspicio è il taglio
del nastro per il 2015.
Trattativa riservata
I dettagli del progetto, per cui le
trattative sono in corso da due
anni, sono stati a lungo tenuti
sotto il più stretto riserbo. Ma
l’oggetto del comunicato giunto
ieri dal Pirellone, con cui si annuncia una conferenza per la
presentazione ufficiale, parla
chiaro: «Sci, a Selvino il primo
impianto interrato d’Italia». Si
aggiunge – spiegando che oggi è
attesa la firma dell’accordo di
programma con cui si avvia l’iter
Un mondo sottoterra
Spazio anche per il freestyle
politico-urbanistico – che in ballo c’è una «modernissima struttura, in cui gli sport della neve saranno praticabili 365 giorni l’anno, cui si affiancheranno servizi
accessori, parcheggi, albergo, museo dello sci e raccordo stradale».
Nota bene: l’opzione Selvino
spariglia le carte, dato che si era
parlato di altre ipotesi al Nord
(Monza, Alessandria). Di fatto,
ora, è però la scelta bergamasca
a essere sul tavolo. Gli enti pubblici – Regione, Provincia e Comune – oggi siederanno a un tavolo per dare, ufficialmente, il loro imprimatur all’operazione
lanciata da «Neveland srl». La società trentina, attiva da anni in
progetti legati alla neve, lavora
con il bergamasco studio Ced In-
Dopo l’annuncio della firma dell’accordo, alcuni particolari sulla
struttura hanno cominciato a filtrare. Tanto per cominciare l’obiettivo sarebbe ultimare l’impianto per il 2015, quindi in vista
dell’Expo. A Selvino si potrà sciare 365 giorni l’anno, con una
struttura unica. La pista in progetto si estenderebbe per oltre
650 metri, per un totale di 50 mila metri quadrati. Caratteristica
peculiare – che differenzia il progetto orobico dai capannoni-scatoloni tipo Dubai – è che il complesso sarà interrato. Anche per
questo è stato scelto Selvino: la
conformazione morfologica delle aree individuate dal Comune
permette di realizzare un tunnel
e poi coprirlo (all’esterno ci saranno piantumazioni e un’area
verde) sfruttando i dislivelli e minimizzando l’impatto ambientale. Non solo: così si risparmia
energia per il raffreddamento
(l’innevamento sarà garantito
dai cannoni che si vedono anche
sulle normali piste da sci).
Mai così ampia
Lo ski-dome di Selvino avrà una
pista, come detto, di 650 metri e
con, pare, un dislivello di circa
130. Al netto solo di futuribili progetti cinesi queste misure, se confermate, ne farebbero una delle
piste più ampie e all’avanguardia
Sci con neve «vera» ma al coperto, tutto l’anno, senza problemi di clima. Le prime strutture per lo sport indoor sono
sorte in Olanda negli anni ’90.
Famose quelle giapponesi
Sarà interrata. C’è
anche la parete
per l’arrampicata
su ghiaccio
L’idea di una società
trentina appoggiata
dal pubblico:
valorizza il turismo
mai pianificate. Anche perché
siamo ben lontani dalle semplici
arene per principianti: l’area dovrebbe ospitare un percorso per
slalom speciale, uno per il gigante e uno snow park. Non solo: dovrebbero esserci due pareti per
l’arrampicata, una su roccia e una
su ghiaccio. Quest’ultima fra le
prime fisse in Europa.
Do ut des
Ma chi paga? Sarà la società trentina (sembra in cerca di nuovi
partner) a sostenere i costi del
progetto, che però è ritenuto di
valenza pubblica. L’avventura
parte forte anche di analisi commerciali: gli ski-dome sono frequentatissimi (alla fine si scia su
neve «normale» quattro mesi su
12 e lo sci estivo su ghiacciaio non
è sempre possibile, vedi nebbia,
caldo, neve scarsa). La stessa Nazionale italiana, giusto per gradire, è solita spostarsi per gli allenamenti in Olanda o a Neuss, in
Germania. E aggiungiamo un dato: rilevazioni commerciali mostrano che Selvino è iperstrategico. Oltre ad avere un’amministrazione comunale attenta al
settore turistico, vanta una posizione chiave. Nell’arco di 60 chilometri – secondo studi – i possibili utenti sarebbero 6 milioni.
Senza contare la presenza strategica dello scalo di Orio. Un progetto sostenibile, con una chance di rilancio turistico per il territorio. Come dire: do ut des. ■
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a
Dagli Emirati alla Cina, fino all’Olanda
Tutti pazzi per la neve 365 giorni l’anno
a Dici ski-dome e pensi
a Dubai. Sorge infatti nel mezzo
delle dune del deserto la più
«esotica» fra le strutture per lo
sci al coperto. A differenza di
quella progettata per Selvino,
che segue i principi di minimizzazione dell’impatto visivo e
ambientale, a Dubai l’arena dello sci sta in un capannone. Realizzato dai francesi di Transmontagne, funziona dal 2005:
chiari i problemi di refrigerazione, data l’escursione fra il caldo
torrido esterno e il freddo all’interno. Negli ski-dome, infatti, si
resta sui meno 5 gradi perché la
neve (che nota bene è artificiale ma reale, cioè sparata dai cannoni, e non c’entra il manto in
plastica speciale che si vede
quando vengono allestite le piste in città) deve mantenersi.
La struttura di Selvino dovrebbe essere la prima in Italia
(alcune indiscrezioni avevano
riguardato un progetto vicino ad
Alessandria, ma di dimensioni
Lo ski-dome di Dubai svetta fra le dune del deserto
più piccole rispetto a quella orobica), ma in Europa gli impianti di sci indoor abbondano. È
stata la «snowhall» di Amneville, in Francia, a ospitare la prima edizione dei campionati europei indoor di sci alpino, organizzati dalla Federazione europea di sci fondata da Italia, Austria, Svizzera e Francia. Lì gli
azzurri Christof Innerhofer e
Manfred Moelgg hanno conquistato un argento e un bronzo.
A Madrid uno ski-dome, con
pista di 250 metri, è stato inaugurato nella primavera 2003.
Ma sono stati i Paesi Bassi ad
anticipare il trend internazionale, che permette la pratica dello
sci a chi ha passione ma non
montagne. Oppure a chi ha le
montagne, ma non le può sfrut-
tare sempre (in questo senso le
arene coperte trainano lo sci
«classico», perché permettono
a sempre più persone di avvicinarsi allo sport e poi di praticarlo all’esterno quando possibile).
La pianeggiante Olanda si è
dotata di cinque centri sciistici
in soli 10 anni, il primo risale addirittura ai primi Anni Novanta. In Gran Bretagna non si fanno mancare l’affare: si scia 365
giorni l’anno, dalle 7 a mezzanotte, a Castleford, Milton Keynes, Brahead (Scozia).
Anche in Oriente lo sci indoor va forte. In Giappone sono
nove gli ski-dome, ma anche la
Cina si dà da fare: per
Guangzhou, vicino a Hong
Kong, si progetta una pista da
un chilometro. ■
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L’ECO DI BERGAMO
MERCOLEDÌ 22 GIUGNO 2011
Quattro anni per la realizzazione
L’arena per lo sci al coperto dovrà essere pronta per il 2015,
quindi in tempo per l’Expo. I possibili utenti potrebbero
essere 6 milioni, in un raggio di 60 chilometri. Senza
contare la presenza strategica dello scalo di Orio al Serio
2015
a
Quando lo «ski-dome»
era tra Purito e Poieto
Negli Anni ’50 era la «Cortina di Lombardia»
L’altopiano ha sfornato 22 atleti della Nazionale
A
Selvino
te. Se Selvino è, turisticamente
parlando, quello che oggi è, lo si
deve a loro e a chi, con altrettanta passione e buona volontà, ne
ha poi seguito le orme. Se l’assunto contadino è «sotto la neve pane», l’assunto selvinese è «sopra
la neve, con la neve pane».
Intere generazioni, soprattutto di bergamaschi e milanesi,
hanno imparato a sciare tra il Purito e il Poieto che sono stati la
culla (e non è solo un modo di dire, dal momento che dalle nostre
parti si calzano i primi sci a tre
anni) di nove atleti azzurri selvinesi doc, mentre in poco più di
cinquant’anni, dalle fila dello Sci
club Selvino (oggi titolato all’indimenticato Tony Morandi) dritti nelle Nazionali di sci alpino sono filati ben 22 atleti, tra cui Deborah Compagnoni e Daniela
Ceccarelli (roba che Cortina se la
sogna).
DONATELLA TIRABOSCHI
Anche solo 60 anni fa – non parliamo di preistoria, ma dell’altroieri – Selvino aveva un suo
ski-dome naturale. Non che si
potesse sciare tutto l’anno, ma
quasi. La prima neve arrivava a
ottobre e l’ultima se ne andava
via ai primi di maggio (si narra di
un anno, intorno al ’40, in cui i
bambini delle Prime Comunioni il 1° maggio furono portati in
chiesa a spalle, causa un metro di
neve fresca scesa nella notte e
poco idonea a scarpette e vestitino bianco).
Sciare, dunque, era facile come camminare, e imparare a farlo bene era più che altro una questione di buona volontà e di mezzi tecnici. Non che allora i selvinesi non si ingegnassero nel costruire prototipi di sci di legno,
autentici capolavori di scio-abilità nostrana con i barattoli di latta che, legati con il fil di ferro,
fungevano da attacchi. E siccome a scivolare ci riuscivano, bene o male, tutti quanti, e la materia prima non mancava mai, ecco fiorire le prime idee e i primi
talenti.
La bidonvia di Pininfarina
Un rendering del progetto di Selvino: la pista, con albergo, sfrutta il pendio naturale e sarà del tutto interrata
«Qui manca solo il mare»
Sci a Selvino negli Anni ’60
Furono i fratelli
Grigis a lanciare
Selvino come
località turistica
A proposito di sogni. Saranno in
molti a giudicare questo nuovo
progetto un sogno e a storcere il
naso, credendo di trovarsi di
fronte soltanto a una «boutade»
estemporanea, a un progetto più
vicino alla fantasia che alla realtà.
Ma, per dirla alla Marzullo, i sogni aiutano a vivere e mentre,
concretamente, si sta riavviando
il restyling dello skilift del Purito con una nuova seggiovia, a dispetto dell’effetto serra e della
neve desaparecida, l’economia
del paese guarda alla risorsa sci
con rinnovato entusiasmo.
Paolo Tagliacarne, villeggiante selvinese doc e titolare di una
nota agenzia di pubblicità, tempo fa aveva coniato un bello slogan per l’altopiano: «L’unica cosa che non sono riusciti a portare a Selvino è il mare». Tutto il
resto, ski-dome compreso, è possibile. ■
Il Purito con il suo primo skilift
(realizzato con una specie di sottoscrizione popolare e generosi
contributi individuali), il Poieto
con i suoi progetti di bidonvia
(addirittura firmati da Pininfarina) e la grande festa con cui venne inaugurato l’impianto alla fine degli anni Cinquanta. Due
progetti all’avanguardia per quei
tempi, che valsero all’altopiano il
soprannome di «Cortina della
Lombardia».
Fu Cortina, ma avrebbe potuto essere Sestriere, con l’unica
differenza che se il Sestriere nacque come il parco giochi inverna-
li della famiglia Agnelli, la Selvino sciistica nacque e crebbe sotto la spinta della sua gente, scarpe (anzi scarponi) grosse, ma
cervello fino, finissimo.
Quello di Louis e Mario Grigis,
imprenditori ma soprattutto
«hommes de ski», di quelli che,
in un paese, ne nascono due ogni
cent’anni. Gente capace di unire
la buona volontà all’ingegno e di
capire, di intuire l’enorme potenzialità del luogo e della sua gen-
ze consiliari) illustreranno il
piano ai cittadini, ma anche le
motivazioni che hanno portato
il Comune dell’altopiano a partecipare a questa avventura. La
popolazione potrà intervenire
e chiedere chiarimenti.
L’accordo di programma prevede il via libera all’iter in Regione e in Comune, per la definizione degli aspetti urbanistici. Indicativamente il percorso
richiederà un anno, poi si stenderà il progetto di dettaglio. Si
dovrebbe arrivare a inizio 2013,
poi i lavori dovrebbero richiedere 24-30 mesi. In questo modo la struttura dovrebbe essere
pronta per l’Expo, evento che
richiamerà in Lombardia molti turisti e garantirà così il migliore start-up alla struttura. ■
Selvino, restano frequentatissime le piste per i principianti
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a
Oggi la firma al Pirellone
Poi dibattito in Consiglio
a Proseguono da due anni le trattative per la creazione
di uno «ski-dome» a Selvino. I
contatti fra «Neveland» e Comune sono stati assidui, e da
subito sono stati coinvolti anche la Regione, la Provincia e la
Comunità montana perché il
piano, come si configura, avrà
una rilevanza (anche per il traino turistico) sovraccomunale. I
dettagli del progetto sono a lungo stati tenuti in sordina, per
permettere di analizzare pro e
contro, così come per fare le
modifiche richieste dagli enti.
Il piano è stato discusso tramite un comitato territoriale:
ne fanno parte il presidente
della Regione Roberto Formigoni, quello della Provincia Ettore Pirovano, il sindaco Carmelo Ghilardi e il privato, nella
persona del legale rappresentante di Neveland Willy Nardelli. Sarà proprio il comitato che
oggi darà mandato a Formigoni di portare in Giunta regionale l’accordo di programma che
avvia l’iter politico-urbanistico.
Alla conferenza di oggi a Milano parteciperanno, appunto,
i membri del comitato, ma saranno presenti, per la Regione,
anche gli assessori Daniele Belotti e Marcello Raimondi; per
il Comune di Selvino il vicesindaco Angelo Bertocchi, che ha
la delega al Turismo e ha seguito il piano fin dai primi passi, e
l’assessore Giovanni Azzali.
Parteciperanno anche il sindaco di Albino Luca Carrara e il
presidente della Comunità
montana Eli Pedretti.
Ma un altro passaggio fondamentale attende il progetto
questa sera: a Selvino è convocato un Consiglio comunale ad
hoc, in cui maggioranza e opposizioni (il progetto ha visto il
coinvolgimento di tutte le for-