Le scelte alimentari e il benessere animale: le

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Le scelte alimentari e il benessere animale: le
Le scelte alimentari e il benessere animale: le preoccupazioni e le aspettative delle consumatrici e
dei consumatori italiani1
(by Antonella Ara and Mara Miele)
Recenti indagini (Eurobarometer 20052 e 20063) hanno messo in evidenza che la maggioranza dei
cittadini europei è interessata al benessere degli animali (BA) allevati per la produzione di prodotti
alimentari. Tuttavia esistono diverse interpretazioni del significato di ‘benessere animale’ (Miele,
M. e Bock, B., 2007), e sui mercati europei si trova una moltitudine di prodotti che fanno
riferimento alla qualità della vita degli animali, ma non esiste uno standard di riferimento.
Per rispondere a questa esigenza, l’Unione Europea, nel recente ‘Action Plan’ delle iniziative sul
BA da qui al 2010, ha previsto la possibilità di introdurre un sistema di certificazione e di
etichettatura basato su un comune standard europeo, con l’aspettativa che attraverso la
certificazione del BA si possa sviluppare un sistema informativo rivolto ai consumatori, ad esempio
attraverso l’etichettatura come nel caso delle produzioni biologiche, e che questo potrebbe
contribuire ad incrementare la trasparenza del mercato dei prodotti di origine animale e la qualità
delle catene alimentari zootecniche.
Per sviluppare questo standard l’Unione Europea ha recentemente finanziato nell’ambito del VI
programma quadro un progetto integrato chiamato Welfare Quality4.
L’obiettivo principale del progetto Welfare Quality - Integration of Animal Welfare in the Food
Quality Chain: From Public Concern to Improved Welfare and Transparent Quality - è quello di
promuovere forme di allevamento che garantiscano il raggiungimento di maggiori livelli di BA
attraverso la creazione di uno standard per la valutazione e il monitoraggio in azienda del BA.
Questo sistema di valutazione e monitoraggio e’ realizzato attraverso una serie di misure della
qualità della vita degli animali, identificate con criteri scientifici dai ricercatori di oltre 50 università
e laboratori di ricerca europei che partecipano al progetto.
Welfare Quality si pone anche l’obiettivo di incorporare nel disegno del sistema di monitoraggio e
di valutazione aziendale, gli aspetti della vita degli animali da allevamento che sono importanti per
i consumatori.
Il contenuto di questo articolo si basa sui risultati della ricerca condotta in Italia nell’ambito di
questo progetto. In particolare presenta i risultati dell’indagine sugli atteggiamenti delle
consumatrici e dei consumatori italiani nei confronti del BA (attraverso una serie di focus groups)
ed esplora le loro abitudini di acquisto riguardo ai prodotti di origine animale (con un’indagine
telefonica su un campione di 1.500 consumatori)5. Vengono inoltre proposte alcune considerazioni
preliminari sui possibili usi futuri di uno standard europeo del BA.
Il consumatore
Negli ultimi dieci anni è emersa una nuova sensibilità etica rispetto ai prodotti alimentari
(Sassatelli, 2006) ed un crescente numero di consumatori e consumatrici mostrano maggiore
attenzione rispetto alle caratteristiche intangibili dei prodotti, quali ad esempio la protezione
1
Antonella Ara, Universita’ di Pisa, Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema, [email protected] e Mara Miele,
Cardiff University, School of City and Regional Planning, [email protected] Articolo in corso di pubblicazione in AgriRegioniEuropa
ARE, 20 Giugno 2008.
2
Available at http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/eb/eb63/eb63_en.pdf
3
Available at http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/eb/eb67/eb67_en.pdf
4
Vedi www.welfarequality.net
5
Per una descrizione dettagliata della metodologia e dei risultati dei focus group si rimanda a Evans, A. e Miele, M. (2007)
Consumers’ Views about Farm Animal Welfare (Part 1 National Reports based on Focus Group Research) ‘Welfare Quality Report
Series N.4, e per descrizione dettagliata della metodologia e dei risultati dell’indagine telefonica vedi Kjarnes, U., Miele, M. and Roex,
J.(2007) Attitudes of Consumers, Retailers and Producers to Farm Animal Welfare, Welfare Quality Reports, N.2.
dell’ambiente, l’equità sociale ed anche il BA. Ma la percezione di questi valori da parte del
consumatore e la loro implementazione in comportamenti di acquisto non è ancora assolutamente
generalizzata, soprattutto per quanto riguarda il BA.
La nostra indagine, da cui emerge che le variabili demografiche influiscono ben poco sugli
atteggiamenti dei consumatori italiani nei confronti della tematica, mette in evidenza che molte
persone non pensano e non sono molto preoccupate per il benessere degli animali quando
acquistano i prodotti alimentari, ma condividono largamente l’opinione che un basso livello di BA
abbia un impatto negativo sulla salubrità e sicurezza degli alimenti. Tuttavia quando si chiede
un’opinione sull’importanza del BA, i consumatori ritengono l’argomento estremamente rilevante e
associano una migliore qualità della vita degli animali da allevamento con ‘la naturalità’ delle
tecniche di allevamento, caratteristica che a sua volta viene fortemente collegata proprio ad una
maggiore salubrità e sicurezza alimentare.
Infatti la maggioranza dei consumatori, pur avendo una scarsa conoscenza delle pratiche
attualmente utilizzate nei moderni sistemi di allevamento, associa gli allevamenti intensivi a
condizioni di scarso BA (mancanza di accesso all’aperto, spazi ristretti, alimentazione forzata e
innaturale, somministrazione continua di antibiotici e ormoni, mutilazioni ecc.), e la mancanza di
BA viene fortemente associata a maggiori rischi per la salute sia come causa diretta di insorgenza di
malattie (BSE, salmonella) o per l’uso costante di prodotti come antibiotici e ormoni che potrebbero
mettere a rischio la salute umana. Viceversa, espressioni quali “da agricoltura biologica”, “animali
allevati all’aperto” o “a terra” sono associate a pratiche di allevamento ‘più naturali’, rispettose
delle esigenze degli animali, e i prodotti contraddistinti da queste etichette vengono percepiti come
prodotti di qualità, sani, sicuri e saporiti. Difatti, sono molti a ritenere che i piccoli allevamenti
garantiscano un maggior benessere degli animali allevati e che esiste una differenza tra allevamenti
biologici e allevamenti intensivi, in quanto biologico è spesso inteso anche come sinonimo di
migliore qualità della vita degli animali allevati.
In ogni caso, le preoccupazioni dei consumatori italiani sono molteplici, alcune sono chiaramente
antropocentriche, come illustrato sopra, ma altre sono di tipo ‘altruistico’ e riguardano la qualita’
della vita degli animali indipendentemente dalle ripercussioni che queste possono avere sulla salute
umana. Infatti gran parte dei consumatori ritiene che gli animali d'allevamento hanno il diritto di
essere rispettati, che debbano essere tutelati dalla legge e da sistemi di controllo e che non debbano
soffrire nell’arco della loro vita o al momento della macellazione.
Inoltre molti consumatori lamentano la carenza di informazioni chiare, adeguate e specifiche
relativamente alle tecniche di allevamento, all’origine dei prodotti animale e lamentano anche una
scarsa attenzione dei media (che si mobilitano soltanto quando ci sono dei problemi come la BSE) e
delle istituzioni preposte all’educazione degli studenti nelle scuole e all’attuazione di campagne di
comunicazione collettiva, alla tematica degli allevamenti animali.
Il benessere animale e le pratiche di acquisto
Secondo i risultati dell’indagine telefonica, i consumatori italiani identificano i polli come gli
animali con le peggiori condizioni di vita, mentre pensano che non ci siano problemi di BA per le
vacche da latte.
La connotazione antropocentrica
del BA viene evidenziata dal fatto
che molte persone ritengono
importante che gli animali non
siano trattati con ormoni e
antibiotici e che un buon livello
di BA consenta di migliorare la
salute umana, il gusto della carne
e anche la produttività degli
animali. Ma sono presenti anche
considerazioni svincolate dall’impatto sulla salute umana dei prodotti alimentari di origine animale
e più orientate alla qualità intrinseca della vita degli animali, anche quando questa non ha un
impatto immediato sulla qualità dei prodotti. Infatti dalle nostre indagini emerge che sono ritenuti
molto importanti il trattamento degli animali, i metodi di macellazione e l’accesso a spazi all’aperto
almeno per una parte dell’anno;
inoltre
molti
consumatori
ritengono che le pratiche di
allevamento dovrebbe escludere
le mutilazioni routinarie come ad
esempio il taglio della coda nei
suini e il taglio del becco nelle
galline ovaiole, praticate negli
allevamenti intensivi per tenere
sotto controllo grandi masse di
animali costretti a vivere in spazi
ristretti, e che gli animali da
allevamento dovrebbero avere
l’opportunità
di
esprimere
comportamenti naturali e sociali.
Per di più, sebbene si ritenga che
negli ultimi 10 anni le generali
condizioni di igiene, sicurezza e benessere siano comunque migliorate anche per i maggiori
controlli dopo il caso della BSE, molti consumatori pensano che la qualità della vita degli animali
negli allevamenti industriali sia molto limitata e sono particolarmente preoccupati per le modalità di
trasporto e di macellazione che dovrebbero minimizzare la sofferenza e lo stress degli animali.
L’impegno e il coinvolgimento dei consumatori nelle tematiche del BA possono manifestarsi in
forme ed arene diverse; acquistare prodotti che sono presentati come ottenuti con tecniche di
allevamento rispettose del BA può essere un modo, ma al momento attuale solo una minoranza di
consumatori italiani sembra scegliere questa modalità. Da questo punto di vista, nonostante la
generale rilevanza attribuita al BA, una certa parte dei consumatori si dimentica o pensa molto poco
a tale tematica al momento degli acquisti alimentari. Infatti i consumatori, mentre fanno la spesa,
sono guidati dalla propria esperienza e abitudine e da considerazioni relative al gusto e alla
comodità piuttosto che da problematiche e dubbi sulle condizioni di vita degli animali. Mancanza di
tempo e pratiche routinarie di acquisto sono spesso indicate quali motivazioni che svolgono un
ruolo rilevante nel delineare tali comportamenti. Una buona parte di consumatori ha a cuore la
tutela degli animali, ma ritiene che ci voglia troppo tempo per cercare prodotti ad alto contenuto di
BA e/o che non possa reperire facilmente questi prodotti mentre fa la spesa nei supermercati o nei
negozi abituali. A tal proposito è importante sottolineare che in Italia non esiste un vero e proprio
mercato di prodotti animal-friendly ma che esistono iniziative di produttori e distributori con
prodotti ed etichette che in qualche modo ed in maniera diversa fanno riferimento a contenuti di
BA. E’ anche importante notare che un considerevole numero di consumatori italiani, quando
acquistano i prodotti di marca o i prodotti a marchio proprio delle grandi catene di supermercati, si
aspettano che questi prodotti siano maggiormente controllati e che siano ottenuti da produttori che
garantiscono di adottare metodi di allevamento rispettosi del BA.
Gli ostacoli al consumo di prodotti ad alto contenuto di benessere animale e le aspettative dei
consumatori
Una delle principali barriere identificate nell’acquisto dei prodotti animal-friendly è il prezzo; infatti
la difficile situazione economica nazionale e l'aumento generale del costo della vita ovviamente
influenzano fortemente la possibilità di acquistare prodotti di prezzo alto, anche se dall’indagine
telefonica questo fattore sembra invece essere meno importante, e infatti molti intervistati
affermano che è inevitabile pagare un surplus per l’acquisto di prodotti animal-friendly. Inoltre,
come già evidenziato in precedenza, viene rilevata la non facile reperibilità e riconoscibilità sul
mercato dei prodotti con contenuto di BA, situazione che ovviamente può essere d’ostacolo al loro
acquisto.
Una barriera relativa al “consumo consapevole” è identificata nella scarsità di informazioni che
impedisce a coloro che sono potenzialmente interessati di svolgere un ruolo attivo. Le principali
aspettative dei consumatori riguardano proprio la diffusione di una corretta informazione e
l’ampliamento del dibattito sul BA negli allevamenti in quanto ritenuti fattori determinanti nel
creare le condizioni per un coinvolgimento ulteriore delle persone, così da stimolare la crescita di
un movimento di opinione pubblica necessario per individuare soluzioni ai problemi di BA negli
allevamenti e per rimodulare i comportamenti di acquisto. Da questo punto di vista, per facilitare la
comunicazione delle caratteristiche di BA presenti negli alimenti, molti consumatori riterrebbero di
grande utilità l’utilizzo di un logo, magari comunitario, che indicasse chiaramente il contenuto di
BA del prodotto, come nel caso dell’etichettatura obbligatoria per le uova. Tuttavia alcuni
consumatori hanno espresso il parere per cui i prodotti ottenuti con tecniche di allevamento non
rispettose del BA non dovrebbero arrivare sul mercato, e hanno auspicato un ruolo di maggiore
controllo da parte delle istituzioni pubbliche nel tutelare il BA per tutti gli animali come ‘bene
pubblico’ e non come mera caratteristica o modalità della qualità dei prodotti.
Alcune riflessioni finali
Il progetto Welfare Quality ha l’obiettivo di mettere a punto un sistema di valutazione e di
monitoraggio aziendale del BA, per promuovere tecniche di allevamento che lo rispettino
maggiormente attraverso la definizione di uno standard europeo di BA. Tuttavia il modo in cui
questo sistema di valutazione e monitoraggio verrà utilizzato è ancora in fase di discussione e, in
questa fase del progetto, è in corso una vasta consultazione con i soggetti interessati (produttori,
rivenditori, NGOs, associazioni di consumatori, rappresentanti di istituzioni pubbliche etc....) per
definire quelle che potrebbero essere le migliori modalità di applicazione di tale standard.
Una delle ipotesi in discussione è quella di cambiare la regolamentazione europea, che attualmente
definisce il ‘minimo standard’ di BA esclusivamente su parametri ambientali, e di ridefinire questo
standard sulla base di un livello minimo, misurato attraverso il metodo di valutazione e di
monitoraggio del benessere percepito dagli animali proposto dal progetto Welfare Quality. I
parametri ambientali attualmente indicati nella regolamentazione europea, come la dimensione delle
gabbie per le galline ovaiole, la dimensione dei locali di ricovero degli animali e così via, sono
fattori di rischio (le galline nelle gabbie hanno poche opportunità di esprimere comportamenti
normali per la specie) o indicano opportunità di benessere (nel caso degli allevamenti free range)
ma non possono garantire automaticamente il raggiungimento di un livello soddisfacente di
benessere che dovrebbe invece essere garantito agli animali, in quanto altri fattori, come la gestione
aziendale, la razza, eccetera, interferiscono con l’ambiente e possono produrre effetti molto diversi.
Tuttavia l’ipotesi di cambiare la regolamentazione europea è considerata problematica da molte
parti interessate, perché costosa (a causa delle ispezioni aziendali) e non necessariamente
desiderabile per la possibile penalizzazione dei produttori europei rispetto ai produttori extra-UE in
quanto innalzerebbe il minimo standard in Europa ma, per effetto delle norme del WTO, le stesse
regole di produzione non potrebbero essere richieste per i prodotti importati.
Altra ipotesi in discussione è quella proposta nell’ambito dell’Action Plan dell’Unione Europea,
come accennato prima, che prevede l’uso del sistema di valutazione e monitoraggio per
l’implementazione di sistemi di certificazione ed etichettatura volontaria. Nell’ambito di questa
ipotesi si potrebbe prevedere o una etichetta dedicata al BA (come ad esempio Freedom Food in
Gran Bretagna) o la regolamentazione delle dichiarazioni di BA dei marchi esistenti (se si vuole
rendere esplicita la componente di BA, ad esempio indicando nelle etichette ‘prodotto ottenuto da
animali allevati con alto livello di benessere animale’).
Le maggiori perplessità che emergono dalla discussione con i soggetti delle filiere alimentari
zootecniche a proposito di questa seconda ipotesi, sono i dubbi rispetto all’efficacia di un’altra
etichetta o marchio che segnali direttamente al consumatore lo stato etico dei prodotti animali6, dal
momento che recenti indagini sui comportamenti di acquisto dei consumatori europei, confermati
anche dall’indagine sui consumatori italiani condotta nell’ambito di WQ e qui presentata, mettono
in evidenza che la maggioranza dei consumatori ritiene che il BA sia importante ma solo una
minoranza di consumatori traduce questa preoccupazione in reali comportamenti di acquisto,
soprattutto quando il BA è associato ad altre caratteristiche dei prodotti quali la maggiore sicurezza,
la salubrità e il sapore.
Pertanto l’ipotesi più probabile d’uso dello standard europeo come sviluppato nell’ambito del
progetto Welfare Quality è di fornire uno strumento di valutazione e monitoraggio del BA
nell’ambito della certificazione di qualità di quei prodotti che sono già presenti sul mercato con
marchi di qualità e che vogliono garantire la trasparenza, la consistenza e la validità delle loro
dichiarazioni rispetto alla BA.
Dalla nostra indagine sugli atteggiamenti e sui comportamenti di acquisto dei consumatori italiani si
può pensare che questo intervento nell’ambito del mercato europeo e, in particolare, del mercato
italiano vada a soddisfare una domanda condivisa di trasparenza e informazione di un certo
segmento di consumatori. Tuttavia, se l’obiettivo di questo intervento è quello di individuare azioni
e politiche per migliorare la qualità della vita degli animali da allevamento in Europa, i consumatori
italiani lo potrebbero percepire come estremamente limitato, poiché andrebbe a promuove azioni
positive per cambiare in meglio soltanto la vita degli animali utilizzati nelle filiere dei prodotti di
qualità, mentre la maggioranza degli animali destinati a filiere di prodotti ‘ordinari’ resterebbe
esclusa.
Quindi riteniamo che uno standard europeo di BA possa attivare meccanismi di miglioramento della
qualità della vita di una parte degli animali allevati in Europa e che il sistema standardizzato di
valutazione e monitoraggio del BA proposto nel progetto Welfare Quality possa offrire
l’opportunità di recepire la domanda dei consumatori italiani di trasparenza e validità delle
affermazioni sul BA presenti sui prodotti venduti con marchi di qualità. Tuttavia esiste anche
un’altra domanda, meno esplicita ma più diffusa, relativa ad azioni positive e a politiche per
migliorare la qualità della vita di tutti gli animali allevati in Europa, e a garanzie del rispetto degli
animali e dei comportamenti etici delle aziende che producono tutti i prodotti animali che circolano
sui mercati europei. In questo senso è importante sottolineare che le aspettative di benessere che
dovrebbe essere garantito agli animali, espresse dalla maggioranza dei consumatori italiani per tutti
i prodotti di origine animale, comprendono aspetti della vita degli animali che sono costantemente
ignorati nelle tecniche di allevamento intensivo, le quali rappresentano le condizioni di allevamento
della stragrande maggioranza degli animali in Europa (l’accesso a spazi aperti, la possibilità di
esprimere comportamenti naturali, come stendere le ali o fare il nido per le galline ovaiole, vivere in
gruppi familiari per i suini, il comportamento sociale dei vitelli eccetera).
E’ pertanto nostra opinione che per rispondere a questa domanda di politiche più generali per il
miglioramento del benessere degli animali siano necessari interventi diversi e di lungo periodo, che
superino la logica e gli ambiti della certificazione di qualità e che prendano in considerazione
aspetti quali la direzione e gli orizzonti futuri della ricerca scientifica nell’ambito delle produzioni
zootecniche, le forme di sostegno per gli allevamenti estensivi e per le razze locali, la promozione
della riduzione dei consumi dei prodotti di origine animali e molti altri aspetti che non possono
essere affrontati nell’ambito di questo articolo ma che dovrebbero informare una discussione più
ampia su come favorire lo sviluppo delle filiere zootecniche in sintonia con una esigenza crescente
di rispetto della qualità della vita degli animali espressa dai cittadini in Italia come nel resto
d’Europa.
6
vedi Miele, M. e Parisi, V. (2001) per un altro studio sull’atteggiamento dei consumatori italiani nei confronti del benessere animale.
Bibliografia essenziale
Miele, M. and Bock, B. (2007) Competing discourses about animal welfare and agro-food
restructuring, International Journal of Sociology of Agriculture and Food, Vol. 15 n.3.(1-7).
Miele, M. e Parisi, V. (eds) (2000) Atteggiamento dei consumatori e politiche di qualità della carne
in Italia e in Europa negli anni novanta., Milano: Franco Angeli (pp. 289)
Miele, M. and Parisi, V. (2001) ‘L’Etica del Mangiare, i valori e le preoccupazioni dei consumatori
per il benessere animale negli allevamenti: un’applicazione dell’analisi Means-end Chain’
Rivista di Economia Agraria, Anno LVI, n.1 (pp. 81-103).
Sassatelli, R. (2006). Virtue, Responsibility and Consumer Choice: Framing Critical Consumerism,
in J. Brewer and F. Trentmann (eds) Consuming cultures, global perspectives, Berg, Oxford
(pp.219-278).
Rapporti di ricerca
Ara A., M. Miele M., Pinducciu D. (2005), “Consumers’ views about farm animal welfare and how
it should be assessed and communicated. Report on Consumer Focus Group”, Italian
country report 2005, Work package 1.1, subtask 1.1.2.1, Welfare Quality EUFood-CT-2004506508.
Ara A., Pinducciu D. (2006), “Public opinion survey on farm animal welfare and consumption”,
Italian country report 2006, Work package 1.1, Sub-deliverable 1.1.3, Welfare Quality
EUFood-CT-2004-506508.