alias - 1 - Alfredo Bini
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SABATO 26 GIUGNO 2010 SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE «IL MANIFESTO» ANNO 13 - N. 26 NON SENZA SORPRESE\ SIAMO AGLI OTTAVI DI FINALE. DA DOMANI LA COPPA DEL MONDO ENTRA NEL VIVO MENTRE È SEMPRE UNA ‘FINALISSIMA’ QUELLA CHE SI DISPUTA IN OGNI CAMPETTO STERRATO. I RAGAZZI DEL NIGER RACCONTANO CON LE LORO MACCHINE FOTOGRAFICHE, PARTITE E AVVENTURE METROPOLITANE Fu ri gioco IN QUESTO NUMERO JOHN FORD MUTO • ULTRAVISTA: PACHAMAMA • JACK SMITH • CHIPS&SALSA: MAFIA ON LINE • ULTRASUONI: POP IN PAKISTAN • I DOPPI LAVORI DEL ROCK NOSTRANO • TALPALIBRI: CELAN • JESI • KOJÈVE-STRAUSS • GIRARD • FIORONI • MOSTRE: V & A • CHESSEX/CATALUCCIO/MINOLI • NAIPAUL CULT Il progetto «Stories from Agadez - life as it is now» ha permesso a quattro adulti e quattro giovani abitanti della zona di Agadez, nel nord del Niger, di usare per la prima volta una macchina fotografica. Ed ecco i risultati INSOSTENIBILE ■ FOTOGRAFIA ■ IL NIGER VISTO E RACCONTATO DALL’INTERNO■ LETALE RIVOLTANTE SOPORIFERO Quattro calci per le vie di Agadez COSI’ COSI’ di Sonia Drioli «I BELLO piccoli stati del terzo, quarto e di tutti gli altri mondi possono sperare di suscitare qualche interesse solo quando decidono di spargere sangue. Triste ma vero» conclude Kapuscinski ne La prima guerra del football e altre guerre di poveri. E la parola «calcio» ha uno spessore, vero, in Africa. Unisce fortune insperate e fatte altrove - i pochi, pochissimi che entrano nella «macina» del grande calcio mondiale e occidentale - e nugoli di ragazzini che inseguono la palla con una rapidità che strappa idealmente l’applauso a chiunque abbia cercato tutto il giorno di schivare il disco bollente del sole. Ovvero, a tutti gli africani e ancor più agli stranieri in Africa. Si gioca a palla nei cortili e negli angoli piatti di tutto il mondo. Si gioca a palla in Africa a maggior ragione, dove spesso un terreno liscio è anche caldissimo, sabbioso e vuoto. Si gioca a palla quindi, prima di tutto ad Agadez. Il progetto «Stories from Agadez life as it is now» cattura le storie e le immagini di quattro adulti e di quattro giovani, abitanti della zona di Aga- MAGICO CLASSICO ALICE DI ORESTE CRISOSTOMI; CON CAMILLA FERRANTI, CATHERINE SPAAK. ITALIA, 2008 0 Doveva uscire nelle sale italiane nel 2009. Del suo film - opera d’esordio - Crisostomi ha detto che «parla di diversità, di tutte quelle forme di diversità, che portano all’emarginazione e all’intolleranza». Girato a Terni, la protagonista, Alice, è una ragazza che vive in una famiglia normale - ed in quanto tale piena di paranoie e abitudini - e che, necessariamente costretta, cambia «look» estetico dopo la cocente rivelazione della storia d’amore tra la collega Angela e Luca, l’oggetto del suo desiderio. Il cambiamento tuttavia è sintomatico di bisogni più interiori che esteriori. CITY ISLAND DI RAYMOND DE FELITTA; CON ANDY GARCIA, STEVEN STRAIT. USA, 2009 0 Questo è il nome di un tranquillo angolo di New York dove vivono i Rizzo, una famiglia apparentemente normale ma dove ognuno nasconde segreti incoffessabili e «cattivi». A partire dalla figlia, che fa la spogliarellista per potersi sentire indipendente dalla famiglia, al figlio che «ama» le donne grasse. Ma nessuno di questi è bugiardo quanto il padre, Vince, che di lavoro fa il carceriere ma nasconde nella sua stessa casa e alla sua stessa famiglia il figlio illegittimo Tony, un ex detenuto che presto diventa l’amante della sua matrigna. La menzogna regna sovrana, non per nulla il segreto di Vince - ancora uno è la recitazione. PANICO AL VILLAGGIO DI STÉPHANE AUBIER, VINCENT PATAR. BELGIO, FRANCIA, LUSSEMBURGO, 2009 0 Dalla tv - francese e inglese al cinema al libro - di Stèphane Malandrin - Panique au village, realizzato in stop motion, ha vinto anche la sfida di essere selezionato tra i pochi film d’animazione di Cannes 2010. Tutto ruota intorno a due tre protagonisti, Co-Boy, Indien e il festeggiato Cheval, particolarmente maldestri che trasformano un compleanno in una commedia degli equivoci e dei disastri. SEGUE A PAG 10 4) ALIAS N. 26 - 26 GIUGNO 2010 Tutte le illustrazioni in pagina sono del fotografo Alfredo Bini www.alfredobini.com Le foto di questa colonna sono state scattate dai ragazzi del progetto «Stories from Agadez - life as it is now» dez, nel nord del Niger. Julia Winckler, Senior Lecturer in Photography all’Università di Brighton, ha ideato e condotto il progetto, nell’ambito delle sue ricerche sul famoso viaggiatore inglese Barth. Esperta di antropologia, studiosa dell’Africa e fotografa, Julia ha condotto ad Agadez - nel nord del Niger - un progetto di fotografia comunitaria a cui hanno preso parte una decina di membri della comunità locale. Gli abitanti interessati a partecipare hanno scattato foto con macchine fotografiche fornite da Julia. Lei stessa ha spiegato come usarle, e in molti casi, si è trattato della prima volta che l’autore delle foto usava una macchina fotografica. Le scene fotografate sono scene di vita quotidiana. Ognuno dei partecipanti ha scattato autonomamente 36 foto, nell’arco di una settimana. Le foto sono state sviluppate e stampate, e ciascuno ha scelto quelle che giudicava più belle ed importanti. Julia ha chiesto ad ogni autore di scrivere, in una breve nota, perché avesse scelto proprio quelle foto. Ha spiegato al gruppo che le foto sarebbero state viste in Europa, su Internet e sui giornali, e che avrebbero potuto mostrare alla gente, in tutto il mondo, la vita di Agadez. In particolare due giovani autori – Hamidou Jariri e Ousmane Adamou - hanno fotografato il gioco del calcio. Vestito dei sogni e dei colori delle squadre che si vedono in tv – non c’è un giovane nigerino che non sappia chi è Totti – il calcio che ha i colori della terra rossa rompe, con la sua estrema mobilità, lo scorrere lentissimo di una vita nel nord del Niger. Il viaggio di Julia, compiuto nel 2005, non sarebbe possibile ora: la zona è stata chiusa al turismo nel 2007 in seguito alla ripresa della ribellione Touareg nella Niamey - Il carcere minorile zona - che si scopre, ogni giorno di e quello femminile sono attigui. più, ricchissima di uranio e petroLe donne possono lavorare lio. In questi anni, per gli stranieri seguendo un programma l’entrata ad Agadez è stata possibile di recupero supportato da Unicef. solo con convoglio armato e per Può capitare che qualcuna motivi ben precisi, mentre a nord sia parente di un detenuto di Agadez è stata semplicemente della sezione minorile. vietata: l’unica eccezione riguarda le multinazionali che hanno licenza di sfruttamento delle risorse naturali del Paese, attualmente terzo produttore al mondo di uranio e avviato a diventare il secondo. A settembre 2009 la zona è stata devastata da una alluvione, giunto ad aggravare la situazione degli abitanti della città e dei villaggi circostanti. Lo «stato di emergenza» dovuto ufficialmente alla ribellione Touareg è stato revocato pochi mesi fa e la zona è ora ufficialmente aperta, ma rapimenti e attacchi armati su cui aleggia l’ombra di Al Quaeda invitano gli stranieri a tenersi comunque a distanza e mantengono l’area del nord del Niger una sorta di no man’s land, in cui la vita scorre con difficoltà. Il progetto/reportage è stato pubblicato dalla rivista Caposud, la prima rivista italiana - bimestrale - che racconta i Sud del Mondo solo ed esclusivamente attraverso le voci di corrispondenti locali dai Paesi in Via di Sviluppo (www. caposud.info). La maggior parte delle donne si trova in carcere per furto ma anche uxoricidio. Niamey - Il carcere minorile di Niamey. La maggior parte dei prigionieri ha commesso reati per furto e stupro ■ NIAMEY ■ PROGETTO SEJUP ■ Ragazzi di strada in cerca di futuro di Alfredo Bini I Niamey - Quartiere delle ambasciate. Molti minorenni vivono ai margini di una discarica che sorge nei pressi delle Ambasciate. Alcuni di loro hanno il compito di tenerla pulita e dopo aver selezionato i rifiuti ancora utilizzabili, incendiano la spazzatura. I fumi che respirano sono altamente nocivi per la salute. Nella foto Oumarou 14 anni con un amico, un altro giovane lavoratore della discarica. Niamey - Petit Marché, uno dei punti di ritrovo dei ragazzi di strada di Niamey. La cena viene consumata per strada cercando di far luce con i monitor dei telefonini l Niger è il paese con i tassi di fertilità e mortalità infantile più alti del mondo, due aspetti contrapposti di un problema strutturale che dopo il colpo di stato del 18 febbraio scorso stenterà ancora a trovare una rapida soluzione. Il tasso di crescita della popolazione nigerina è tra i più alti del mondo con cifre ufficiali ed ufficiose comprese tra il 3,4% ed il 4%. Ogni donna ha in media 7 figli ma ne desidererebbe almeno 11 ed oltre il 45% degli abitanti ha meno di 15 anni. Con questi ritmi gli attuali 14 milioni di nigerini arriveranno a essere 50 milioni nel 2050, nonostante la mortalità infantile sia tra le più alte del mondo con 81 morti entro il primo anno ogni 1000 bambini nati vivi. L’economia del paese è prevalentemente agricola e si basa su un territorio coltivabile di appena il 4%, restituendo un indice di terra disponibile per nucleo famigliare di 0,7H, un valore molto vicino al limite di stabilità sociale indicato in 0,5H. Questi fattori demografici uniti ad altri di carattere sociale e culturale sono alla base delle difficoltà governative nella gestione della fascia di popolazione compresa tra i 10 ed i 30 anni. Nelle principali città il problema dei ragazzi di strada e la derivante criminalità minorile stavano divenendo così preoccupanti che nel 2008 il governo del presidente Mamadou Tandja, contravvenendo al ferreo principio autarchico che spesso lo vedeva negare e minimizzare le emergenze più evidenti come le ultime crisi alimentari, chiese l’aiuto delle agenzie Onu e delle Ong per l’attuazione di una politica sociale di recupero dei ragazzi, il Sejup (Educative, Preventive and Judiciary Service program). Tandja tuttavia negli ultimi mesi del suo governo aveva dovuto assistere alla progressiva sospensione degli aiuti esteri a causa dei controversi fatti politici perpetuati durante il 2009. Giunto alla scadenza del secondo ed ultimo mandato costituzionale, dopo alcuni goffi tentativi di modificare la costituzione per ripresentarsi alle elezioni, aveva indetto una serie di referendum e suffragi parlamentari confermativi, sui quali però avevano aleggiato ombre di brogli e solo il colpo di stato della giunta militare Csrd (Consiglio supremo ripristino democrazia), ha messo fine alle sue prove di potere. Attualmente il colonnello SaNiamey - Grand Marché. Una sessione di sensibilizzazione igienico sanitaria tenuta lou Djibo e il professore universitada operatori Unicef nei pressi del Grand Marché. I collaboratori dell’Unicef intercettano rio Mahamadou Danda, nell’ordii ragazzi di strada nei luoghi che frequentano e cercano di coinvolgerli in attività ne presidente e primo ministro che li aiutino a reinserirsi nella società. del nuovo governo provvisorio, sembrano godere di buon credito tra la popolazione nigerina e le istituzioni estere, tanto da persuadere i governi stranieri a riaprire le linee di credito per la fornitura di aiuti alimentari ed economici. Resta tutta incognita la capacità della giunta militare di creare le basi normative e culturali affinché i governi successivi possano risolvere i problemi che attanagliano il Niger fin dai tempi della propria indipendenza o se una volta al potere i politici inizieranno di nuovo ad occuparsi di questioni personali piuttosto che dell’interesse collettivo. Il reportage documenta le condizioni di vita di alcuni giovani di Niamey e l'impatto della politica di recupero Sejup sulle loro vite. Gli undici centri Sejup del paese sono gli unici luoghi doNiger - Villaggio di Lossa, 30 minuti da Niamey. Una donna ha ve i ragazzi di strada, anche con piccoli problemi penali, appena partorito. Ogni donna nigerina ha in media 7 figli, ma ne possono recarsi per imparare un mestiere, studiare o semvorrebbe 11. L’elevato indice di fertilità contribuisce all’alto tasso plicemente lavare i propri vestiti. Poter evitar loro il carcere di crescita della popolazione (3,4% - 4%)e fa sì che il 45% dei significa aver maggiori possibilità di recupero, soprattutto nigerini abbiano meno di 15 anni. Uno sbilanciamento è la causa se possono contare su una struttura «sicura» come punto di delle difficoltà di integrazione dei giovani, soprattutto nelle città riferimento. Il programma Sejup, supportato dall’Unicef attraverso un progetto di scala nazionale, è gestito da personaNiamey - Centro Sejup. L’interno di uno degli 11 centri di recupero giovanile le del Ministero della gioventù e della giustizia e fornisce assupportati dall’Unicef in tutto il paese. Attivo dal 2005 offre servizi di igiene, sistenza e formazione anche all’interno delle sezioni minorimedicina e formazione professionale a circa 40 ragazzi, alcuni dei quali con piccoli li e femminili del carcere di Niamey. problemi penali. Il resto del programma di assistenza si svolge nel carcere minorile ALIAS N. 26 - 26 GIUGNO 2010 (5