2012 - CAI Antrodoco

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2012 - CAI Antrodoco
Bimestrale, Luglio - Agosto 2012
Anno 6, Numero 37
Janus
Oltre… la montagna
Notiziario di valorizzazione e tutela dell’ambiente montano
Presentiamo in questo numero la settimana verde
2012,; andiamo a conoscere un territorio atipico sia
per le nostre abitudine, solitamente Dolomiti e Alpi;
che per le caratteristiche proprie del tutto particolari,
di un territorio ricco di straordinarie bellezze naturali e di forti tradizioni storico/culturali !!
Distribuzione gratuita - salvo SPED. IN ABB POSTALE - ANNUALE Euro 15
CLUB ALPINO ITALIANO
Sezione di Antrodoco
stampa su carta riciclata
Club Alpino Italiano
J a n u s
CLUBALPINOITALIANO
Janus
Sommario
Editoriale
Editoriale
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Primo Piano- LA SICILIA, … l’isola 3
no del gigante;
Come ogni anno siamo giunti allo speciale estivo,
che quest’anno dedichiamo interamente alla settimana
verde organizzata dalla nostra sezione in Sicilia e precisamente nella parte orientale, comprendente i parchi
dell’Etna e dei Nebrodi fino ai gruppi dei Peloritani ed
Iblei.
La voce del territorio - I Monti Ne- 6
brodi, dal greco “nebros” cerbiatto;
Cultura & Storia - Un’isola tutta da sco- 8
Ringraziamo alcuni nostri soci che grazie al loro
contributo hanno reso possibile la realizzazione di questo speciale che ci permette di conoscere in anteprima i
luoghi che andremo a conoscere nel prossimo agosto.
infinita !!!
La voce del territorio - Etna, Il fasci- 4
prire;
Escursionismo •
Etna e Sicilia Orientale;
•
CAI, Gruppo Regionale Sicilia
Abbandoniamo quindi per un anno le classiche
montagne cui siamo abituati, come le Dolomiti o altre
valli alpine, per avventurarci in un’ ..isola, ricca di fascino e mistero, cultura e storia, e naturalmente ricca di
straordinarie bellezze naturalistiche.
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In questo … viaggio in terra sicula, saremo accompagnati ed assistiti dai nostri amici del Cai delle sezioni
siciliane, che da diversi anni ci invitano e ci stimolano a
visitare la loro terra, e che avremo modo di conoscere e
ringraziare per la loro ospitalità e cortesia direttamente
in loco.
Ricette - SICILIA, profumi e sapori ioni- 12
ci e non solo;
Attività sezionali :
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Prossime escursioni
Sudoku
Vi auguro quindi di iniziare questo viaggio già dalla lettura del nostro Janus, “Speciale Sicilia”, che ci permette di entrare nel cuore di questa meravigliosa isola.
A presto e … tutti pronti per lo sbarco in Sicilia!!
Foto in copertina: Scorcio dell’Etna salendo dal
Rifugio Sapienza, 1999 - Foto E. BOCCACCI
Il presidente
Eligio BOCCACCI
REDAZIONE
Direttore Responsabile: Eligio BOCCACCI
Direttore Editoriale: Ernestina CIANCA
Coordinamento Redazionale: : Gianfranco MASSENZI,
M. Teresa MARINELLI
Assistenti alla Direzione: Ruggero FAINELLI
Dante SERANI
Hanno collaborato in questo numero:
Marzia PETRELLI; Roberto MARINELLI; Eligio
BOCCACCI; Daniele BONINSEGNI ; Marzia PETRELLI,; Anna BOCCACCI;
Soluzione SUDOKU n°
Autorizzazione tribunale di Rieti, N°8
in data 10/05/2006
Tutti i diritti di proprietà sono riservati
Club Alpino Italiano “Sezione di Antrodoco”
Fondata nel 1997 - Sede sociale via Savelli, 3
(aperta il venerdì dalle 17 alle 18) 02013 Antrodoco, RI
Presidente : Eligio Boccacci
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Anno 6, Nu mero 37
Primo piano
LA SICILIA, … l’isola infinita !!!
"Quanti non hanno vagheggiato almeno di conoscerla?
Pochi o nessuno; tanto è universale la fama della sua bellezza,
tanto il ricordo di essa va unito alla storia delle più diffuse civiltà" ...
Così si legge nella prefazione dell'ampio volume che il Touring Club
Italiano dedicò alla Sicilia nel 1933.
Sebbene i 70 anni trascorsi , abbiano scurito le facciate di vetusti monumenti, abbiano colmato le piazze e le strade di automobili, abbiano
cancellato scialli neri e antiche usanze, ancor oggi val la pena di conoscerla, questa Sicilia dai mille volti, povera e ricca ad un tempo, chiusa e
diffidente nella sua nobile decadenza eppure tutta protesa ad inserirsi in
un mondo ed in un tempo moderni, "nazione più che regione e per
giunta una nazione plurale, tante sono le identità difformi" ( Gesualdo Bufalino). "Un'isola non abbastanza isola" (Giuseppe Antonio Borghese) o forse "troppo isola", mitologica e concreta, cupa e
solare, magnifica e terribile.
Ospitalità, arte, natura e bellezze paesaggistiche si fondono meravigliosamente in Sicilia, il patrimonio artistico e architettonico,
il mare, il fascino della terra vulcanica dominata dall’Etna, la luce
splendente, le tradizioni popolari e l’ottima cucina fanno del viaggio in Sicilia un esperienza unica.
Viene definita Sicilia Orientale quella parte del territorio siciliano che
si affaccia sulla costa ionica della Sicilia. Essa è costituita dalle quattro
province di Messina, Catania, Siracusa e Ragusa.
Ad esse, per tradizione, si aggiunge la Provincia di Enna.. Le motivazioni della suddivisione in Sicilia Occidentale, Sicilia Centrale e Sicilia Orientale del territorio isolano risiedono principalmente nella storia antica; infatti l'area in oggetto è quella che fu maggiormente influenzata
dalla civiltà greca..
La Sicilia Occidentale invece, oltre che di quella greca, fu essenzialmente sotto l'influenza punica. Secondo la suddivisione medioevale in valli,
l'area corrisponde a quella del Val di Noto e del Val Demone. La Sicilia
Orientale è quella parte dell'isola che presenta il più alto rilievo montuoso, l'Etna e la più vasta pianura, la Piana di Catania. Possiede anche il
più vasto bacino idrografico, quello del Simeto. È inoltre attraversata
dalla maggior parte delle catene montuose della Sicilia, i Peloritani, i
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di Anna BOCCACCI
Nebrodi, i Monti Iblei e gli Erei. La sua
parte nord è quasi interamente montuosa e
ricca di boschi, mentre la parte sud è meno
alberata e più brulla, eccetto che sulla zona
dell'altipiano Ereo-ibleo. Il clima è quanto
mai vario proprio in virtù della varietà altimetrica del territorio e varia dal freddo umido e nevoso dell'area montana a nord al
siccitoso e mite dell'area meridionale.
La Sicilia Orientale presenta caratteristiche
di antropizzazione antichissima che risalgono al Paleolitico superiore. La fascia maggiormente urbanizzata è quella costiera ionica dell'area centro nord, tra Messina e Catania e quella costiera tirrenica, a nord, con
un'alta densità abitativa e spesso senza soluzione di continuità tra comune e comune;
mentre è poco popolata nella zona centrale
in direzione di Enna e nell'area della Piana
di Catania. La zona Sud Orientale invece
presenta la caratteristica di avere grossi centri abitati ma distanziati l'uno dall'altro, ciò è
in parte attribuibile alla conformazione
morfologica del territorio ed in parte a motivazioni storiche.
La zona a sud infatti essendo esposta nei
secoli passati alle continue incursioni piratesche presenta scarsi esempi di abitati costieri essendo invece tutti i grossi centri verso
l'interno ed in posizione lontana dalla costa.
La Piana di Catania invece non si prestava
ad insediamenti abitativi perché paludosa ed
infestata dalla malaria a causa delle esondazioni dei vari fiumi.
La costa ionica è la più varia: strette spiagge
di ghiaia di Isola Bella sotto Taormina
(Messina) con le vicine lunghissime spiagge
di Letojanni e Fiumefreddo e fra la foce
del fiume Alcantara e Riposto, frastagliata
verso Sud con insenature e baie come quella
di Giardini di Naxos, laviche come ad Acireale e di aspre scogliere basaltiche fino a
Catania. L'ampio golfo di Catania presenta
una spiaggia di sabbia dorata ma al suo termine la costa riprende ad essere rocciosa
con una serie di fiordi tra cui quello di Brucoli. Quindi l'ampia baia di Augusta, che
ospita il più grande porto commerciale della Sicilia, e il golfo di Siracusa nel quale la
costa riprende ad essere sabbiosa fino quasi
a Capo Passero. Il litorale meridionale, di
fronte all’Africa, è generalmente sabbioso
ed uniforme nella parte centrale e più vario
nel ragusano e nel tratto agrigentino e trapanese.
J a n u s
La voce del territorio
Parco dell’Etna, Il fascino del gigante
Mistero, paura, mito, scienza, superstizione, e
chissà cos’altro ancora è uscito dalla bocca
dell’Etna da quando l’uomo popola la terra.
Tegonie hanno avvolto il monte, giganti e
mostri lo hanno abitato: Efesto, i Ciclopi,
Polifemo, Tifeo, Encelado. “Tanta metafisica
alimentò, inutile a dirlo, una straordinaria poesia che va da Omero a Esiodo, a Pindaro, a
Platone da Virgilio ad Orazio, a Lucrezio, a
Seneca ad Apulcio….”, scrive il vulcanologo
e umanista Marcello Caparezza.
Come sempre l’ignoranza, le false credenze,
la fantasia, nel tempo si incrociano con la
volontà di vedere, sperimentare, capire. Così
nel 1493 il giovane Pietro Bembo, studente
di Messina, compie un’ascesa sull’Etna insieme al compagno Angelo Gabriele. Sulla straordinaria esperienza scriverà il “De Aetna”,
in cui descrive le tre fasce di vegetazione del
vulcano: quella coltivata, quella boscosa e
quella desertica. Bembo aprirà la schiera di
viaggiatori in Sicilia, di quelli che poi saliranno il vulcano: scrittori, scienziati, da Brydone
a Goethe, da Dolomieu a Lyell (uno dei fondatori delle geologia), da Borelli a Spellanzoni, fino a quel Carlo Gemellari che ne divenne il massimo scienziato del primo ottocento.
Proprio quest’ultimi individuarono nell’Etna
due principali centri di attività: uno corrispondente all’attuale asse eruttivo, denominato Mongibello (dal nome latino-arabo mons
– gebel della montagna per eccellenza), l’altro
legato al più antico sistema di risalita e di
alimentazione, denominati Trifoglietto. Oggi
grazie a questi studi iniziali ne sappiamo molto di più sulla natura del vulcano.
L’Etna (Mungibeddu o 'a Muntagna in siciliano)
è il maggior vulcano d’Europa, copre una
superficie di circa 1260 km2 e raggiunge in
corrispondenza dei crateri sommitali una
quota di circa 3350 m. Si tratta di una struttura complessa (vulcano multiplo), dovuta al
sovrapporsi e giustapporsi di prodotti eruttivi
emessi nel tempo attraverso diversi sistemi di
risalita magmatica (assi eruttivi), in corrispondenza dei quali si sono formati diversi apparati (centri), alcuni dei quali sono tuttora riconoscibili o interpretabili in base ai caratteri
dei materiali emessi o per la morfologia delle
pendici.
di Roberto MARINELLI
Info e Materiale tratto dalla struttura del Parco dell’Etna, e dalla rivista
“Bell’Italia, Sicilia Orientale” ;
Foto: Eligio BOCCACCI
dell’Etna, originati nella parte più esterna di quell’involucro della terra
definito come mantello, provengano da profondità attorno al centinaio
di chilometri, risalendo lungo sistemi di fratture distensive indotti ed
attivati variamente dalle deformazioni tettoniche regionali;
l’interpretazione di dati sismologici suggerisce l’esistenza di un estesa
zona di <ristagno> del magma (serbatoio o camera magmatica) tra 15 e
20 km di profondità rispetto al livello del mare. Da qui il magma sarebbe poi risalito alla superficie, sostando eventualmente in altre camere di
minori dimensioni, per alimentare l’attività dei vari centri che si sono
succeduti nel tempo; un riflesso dell’esistenza di tale struttura profonda
potrebbe essere dato anche dalla distribuzione delle bocche avventizie,
che si addensano a centinaia sui fianchi del vulcano , e corrispondono
ciascuna ad un punto di emissione di magma, generalmente attivo in
una sola eruzione.
Escursione CAI Antrodoco del 1999, una bocca laterale con fuoriuscita della
colata lavica all’altezza del Rifugio “Torre del Filosofo”;
Si ritiene che i magmi che hanno alimentato
e che ancora alimentano l’attività eruttiva
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Anno 6, Nu mero 37
La voce del territorio
Attività eruttiva recente.
L’attività documentata in tempi storici e nei
millenni immediatamente precedenti è relativamente tranquilla: ogni eruzione interessa di
volta in volta superfici di alcuni chilometri
quadrati, con colate che solo eccezionalmente
si espandono su lunghezze di oltre dieci chilometri. Pertanto questo tipo di attività, pur
potendo localmente provocare danni ingenti e
irreparabili,non è tale da originare catastrofi a
carattere regionale.
Nel Mongibello recente sono individuabili
essenzialmente due tipi di attività ben documentate:
Manifestazioni dalle bocche sommitali
(voragine centrale, cratere di nordest, bocca ovest, cratere di sud-est),
sostanzialmente persistenti e di entità
molto variabile nel tempo, consistenti in emissioni esplosive e più raramente in effusione di colate, normalmente di piccolo volume, ma avvolte
per durate di diversi mesi o anni.
Negli ultimi 350 anni, per i quali la registrazione degli eventi eruttivi
può ritenersi abbastanza completa, sono riportate una settantina di
eruzioni, con la media di una ogni cinque anni. Tuttavia lo schema di
distribuzione dell’attività nello spazio e nel tempo è molto irregolare
e tale da non consentire previsioni a medio termine sui suoi possibili
sviluppi.
In questo quadro la regione etnea, così densamente popolata, ricca di
bellezze naturali e storiche, è soggetta in ogni suo punto ad un pericolo derivante da manifestazioni eruttive o da eventi, soprattutto
quelli sismici, ad esse collegati. I pericoli per la vita umana sono molto limitati, essendo sostanzialmente legati al lancio di materiale di
grossa taglia per attività esplosiva in prossimità di bocche eruttive. In
questo caso, se i fenomeni si verificano in zone urbanizzate o coltivate, i danni agli edifici, alle infrastrutture ed alle colture possono essere
molto rilevanti, ma interessano aree molto ristrette.
Dato che a tutt’oggi non sono messe a punto tecniche di difesa attiva
dai danni da eruzione, le uniche concrete possibilità di mitigazione
dei danni consisterebbero in un’attenta pianificazione urbanistica che
tenga conto anche della pericolosità da eventi eruttivi, evitando
l’insediamento di importanti attività economiche nelle zone a più
elevata probabilità di apertura di bocche eruttive e di invasione da
parte di colate di lava, e nella predisposizione di accurati piani di evacuazione delle zone abitate.
Apertura di bocche periferiche o avventizie, che si aprono ad intervalli molto
irregolari sui fianchi del vulcano, anche a quote molto basse. Questo tipo
di attività ha dato origine alla caratteristica diffusa presenza nel paesaggio
etneo di bocche eruttive (alcune centinaia), sparse sui fianchi del vulcano.
Escursione del CAI di Antrodoco sulla vetta dell’Etna nel 1999, da
sx:
Lidia, Roberto M. Roberto C.,
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La voce del territorio
I Monti NEBRODI , dal greco “nebros” - cerbiatto I Monti Nebrodi, assieme alle Madonie ad ovest ed ai Peloritani ad est,
costituiscono l'Appennino siculo. Essi si affacciano, a nord, direttamente sul Mar Tirreno, mentre il loro limite meridionale è segnato
dall'Etna, in particolare dal fiume Alcantara e dall'alto corso del Simeto.
Gli elementi principali che più fortemente caratterizzano il paesaggio
naturale dei Nebrodi sono la dissimmetria dei vari versanti, la diversità
di modellazione dei rilievi, la ricchissima vegetazione e gli ambienti umidi. Connotazione essenziale dell'andamento orografico è la dolcezza dei
rilievi, dovuta alla presenza di estesi banchi di rocce argilloso-arenacee:
le cime, che raggiungono con Monte Soro la quota massima di 1847
metri s.l.m., hanno fianchi arrotondati e si aprono in ampie vallate solcate da numerose fiumare che sfociano nel Mar Tirreno. Ove, però,
predominano i calcari, il paesaggio assume aspetti dolomitici, con profili
irregolari e forme aspre e fessurate. E' questo il caso del Monte San Fratello e, soprattutto, delle Rocche del Crasto (1315 metri s.l.m.).
La vegetazione
Gli arabi definirono i Nebrodi "un'isola nell'isola" ed il motivo apparirà
chiaro al visitatore che, per la prima volta, si accinge a scoprire questo
territorio sorprendente: ricchi boschi suggestivi, ampi verdi pascoli d'alta quota, silenziosi laghi e torrenti fluenti contrastano con l'immagine
più comune di una Sicilia arida ed arsa dal sole. Nel salire di quota, lasciata la costa, è possibile riconoscere subito precisi piani vegetazionali,
in dipendenza non solo della distribuzione altitudinale, ma anche in funzione di singolari fattori fisici che, unitamente alla temperatura ed alle
abbondanti precipitazioni piovose e nevose, determinano propizie situazioni ecologiche. Il piano mediterraneo (dal livello del mare fino ai
600-800 metri) è caratterizzato dalla tipica macchia mediterranea sempreverde, ove predominano l'Euforbia, il Mirto, il Lentisco, la Ginestra
e dove si riconoscono elementi arborei a foglie strette quali il Corbezzolo, la Sughera, il Leccio. La sughereta (interessanti formazioni sono presenti prevalentemente nel territorio di Caronia) si presenta allo stato
puro quando il clima ed il suolo sono favorevoli; nella maggior parte dei
casi, però, è consociata ad altre specie come il Leccio e la Roverella, con
un fitto sottobosco. Superati gli 800 metri di quota e fino ai 1200-1400
metri s.l.m., si passa al piano supramediterraneo, espressione delle
querce di caducifoglie. Molte le specie presenti come la diffusa Roverella, la Rovere, la Quercus gussonei, le quali formano popolamenti più o
meno apprezzabili a seconda dei substrati geologici e della esposizione
dei versanti. Molto diffuso è pure il Cerro che diventa dominante nelle
aree più fresche, specie se esposte a nord.
Oltre i 1200-1400 metri di altitudine, piano montano-mediterraneo,
si trovano le faggete, splendide formazioni boschive che coprono tutto
il crinale dei Nebrodi per più di 10.000 ettari e caratterizzano ambienti
di grande valore naturalistico e paesaggistico. Alle quote più elevate il
Faggio vive quasi in purezza: sono presenti solo rari esemplari di Acero
montano, Acero campestre e Frassino. Tra le specie del sottobosco,
oltre all'Agrifoglio, al Pungitopo, al Biancospino ed alla Daphne, si riscontra il Tasso, specie relitta molto longeva che sopravvive in condizioni microclimatiche molto localizzate.
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di Daniele BONINSEGNI, ON-TAM
La fauna
Un tempo regno di cerbiatti (così come di
daini, orsi, caprioli), i Nebrodi costituiscono
ancora la parte della Sicilia più ricca di fauna,
nonostante il progressivo impoverimento
ambientale. Gli ultimi lupi furono abbattuti
alla fine degli anni Venti ed i grifoni, che volteggiavano sulle Rocche del Crasto, sono
scomparsi agli inizi degli anni Sessanta, a causa dei bocconi avvelenati disseminati sul territorio e destinati alle volpi. Grazie alla sua
alta varietà ambientale, il Parco dei Nebrodi
ospita comunità faunistiche ricche e complesse: numerosi i piccoli mammiferi, i rettili
e gli anfibi, ingenti le specie di uccelli nidificanti e di passo, eccezionale il numero di
invertebrati. Tra i primi si ricordano, tra gli
altri, il suino nero dei Nebrodi, il cinghiale
(sus scrofa), l'lstrice (Hystrix cristata), il Gatto selvatico (Felis sylvestris) e la Martora
(Martes martes), specie molto rarefatte; tra i
rettili la Testuggine comune (Testudo hermanni) ed, in particolare, la Testuggine palustre (Emys orbicularis); tra gli anfibi, infine, il
Discoglosso (Discoglossus pictus) e la Rana
verde minore (Rana esculenta). Sui Nebrodi
sono state classificate circa 150 specie di uccelli, tra le quali alcuni endemismi di grande
interesse come la Cincia bigia di Sicilia (Parus
palustris siculus) ed il Codibugnolo di Sicilia
(Aegithalos caudatus siculus). Le zone aperte
ai margini dei boschi offrono ospitalità a
molti rapaci come la Poiana (Buteo buteo), il
Gheppio (Falco tinnunculus), il Lanario
(Falco biarmicus), il Nibbio reale (Milvus
milvus) ed il Falco pellegrino (Falco peregrinus), mentre le zone rocciose aspre e fessurate delle Rocche del Crasto sono il regno
dell'Aquila reale (Aquila chrysaetos). Il Tuffetto (Podiceps ruficollis), la Folaga (Fulica
atra), la Ballerina gialla (Motacilla cinerea), il
Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) ed il Martin
pescatore (Alcedo atthis) preferiscono le zone umide, mentre nelle aree pascolative non è
difficile avvistare la ormai rara Coturnice di
Sicilia (Alectoris graeca whitakeri), I'inconfondibile ciuffo erettile dell'Upupa (Upupa
epops) ed il volo potente del Corvo imperiale
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La voce del territorio
(Corvus corax). Tra l'avifauna di passo meritano di essere citati il
Cavaliere d'ltalia (Himantopus himantopus) e l'Airone cinerino
(Ardea cinerea). Ricchissima è, infine, la fauna di invertebrati. Recenti ricerche scientifiche hanno portato a risultati sorprendenti:
su 600 specie censite riguardanti una piccola parte della fauna esistente, 100 sono nuove per la Sicilia, 25 nuove per l'ltalia e 22 nuove per la scienza. Tra le forme più rilevanti sotto l'aspetto paesaggistico, si citano le farfalle (oltre 70 specie) ed i Carabidi (oltre 120
specie).
All'interno del territorio del Parco esistono poi numerosi esemplari di cavallo sanfratellano, originario di questi monti, una razza
preziosa per i caratteri tipici e per il ridotto numero di esemplari.
E' il cavallo dei Nebrodi, oggetto negli ultimi decenni di importanti studi scientifici e in sempre maggior evidenza fra le razze equine.
Il clima
I complessi boschivi incidono notevolmente sul clima del territorio nebrodense, che si caratterizza per avere, diversamente dalla
costa e dal resto della Sicilia, inverni lunghi e rigidi con temperature inferiori a -10°C, ed estati calde ma non afose.
Le temperature delle zone interne, pur variando da un’area
all’altra, generalmente si mantengono fra 10 e 12 °C nella media e
alta montagna, mentre la piovosità, fortemente correlata
all’altitudine e soprattutto all’esposizione dei versanti, varia da un
minimo di 600 mm ad un massimo di 1400 mm. Fenomeni come
la neve e la nebbia sono assai frequenti e fanno sì che si crei quel
giusto grado d’umidità necessaria per l’esistenza di alcuni tipi di
bosco. Il lento deflusso delle acque meteoriche verso valle, la condensazione e le piogge occulte favoriscono, infatti, la permanenza
del faggio che, grazie alle sue foglie ovali provviste di peluria, è in
grado di trattenere l’acqua di condensazione riuscendo a superare i
lunghi periodi siccitosi.
IL PARCO REGIONALE DEI NEBRODI
Il Parco Regionale dei Nebrodi ricade in 23 comuni appartenenti
alle province di Catania, Enna e Messina. Ha una superficie di
85.587,37 ha, è stato istituito nel 1993 ed ha la sede principale a
Sant’Agata di Militello (Me).
Il Parco è suddiviso in quattro zone nelle quali operano, a seconda dell’interesse naturalistico, particolari divieti e limitazioni,
funzionali alla conservazione e, quindi, alla valorizzazione delle risorse che costituiscono il patrimonio dell’area protetta.
La zona A (di riserva integrale), estesa per 24.546
ettari, comprende i sistemi boschivi alle quote più
elevate, le uniche stazioni siciliane di tasso (Taxus
baccata) ed alcuni affioramenti rocciosi. Oltre i
1200 metri sul livello del mare, sono localizzate
varie faggete (circa 10.000 ettari), mentre a quote
comprese fra gli 800 e i 1200 metri, sui versanti
esposti a nord, e tra i 1000 e i 1400 metri, sui versanti meridionali, è dominante il cerro. Ampie
aree per il pascolo s’aprono, inoltre fra faggete e
cerrete. È importante evidenziare che il faggio
trova nel parco l’estremo limite meridionale della
sua area di diffusione. A quote meno elevate (600800 metri sul livello del mare) si trova la sughera
che, in particolare nel territorio di Caronia, forma
associazioni di grande pregio ecologico. Sono,
infine, comprese nella zona A le stazioni delle
specie endemiche più importanti e le zone umide
d’alta quota, nonché tratti d’interessanti corsi
d’acqua.
La zona B (di riserva generale), estesa per 46.879
ettari, include le rimanenti formazioni boschive ed
ampie aree destinate al pascolo, localizzate ai margini dei boschi. Sono, inoltre, presenti limitate
zone agricole ricadenti in aree caratterizzate da
elevato pregio naturalistico e paesaggistico.
La zona C (di protezione), estesa per 569 ettari,
comprende nove aree, strategicamente distribuite
sul territorio, in cui sono ammesse le attività rivolte al raggiungimento d’importanti finalità del parco quale, ad esempio, la realizzazione di strutture
turistico-ricettive e culturali.
La zona D (di controllo) è l’area di preparco estesa per 13.593 ettari. Essa costituisce la fascia esterna dell’area protetta consente il passaggio graduale nelle aree a più alta valenza naturalistica.
Numerosi i SIC (siti di importanza comunitaria) all’interno del Parco, che corrispondono ai
luoghi di maggior interesse naturalistico per la
biodiversità secondo i principi della rete natura
2000.
Va aggiunta l’area ZPS dei Monti Nebrodi, che
copre quasi l’intero territorio del Parco istituita
per la protezione dell’interessantissima avifauna,
che sfrutta i numerosi ambienti umidi qui presenti
come la cascata del Catafulco, il lago di Biviere ed
il lago Maulazzo.
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Cultura & Storia
La Sicilia,… un’isola tutta da scoprire!?
La Sicilia ha secoli di storia da offrire, a partire dai vari reperti archeologici attestanti presenze di vita anche in periodi preistorici per poi contenere, ovviamente,
tutte le forme espressive con le quali l'uomo ha voluto lasciare il segno tangibile della
sua presenza ai posteri. Non bisogna assolutamente dimenticare le varie dominazioni che l'isola ha subito, a cominciare ad esempio da quella greca che interessò la
Sicilia orientale a partire dall'ottavo secolo a.C. e con tracce ancora ben visibili a
Siracusa ed Agrigento per poi avere quella bizantina, quella araba successiva che
diede un grosso slancio all'agricoltura locale e un allontanamento dalle reminescenze
greco-romane, a quella normanna iniziata a partire dalla fine dell'anno 1000.
Siracusa :Fascino antico
Sarausa in siciliano,è un comune italiano di 123.470 abitanti. Posto sulla costa
sud-orientale dell'isola, è la quarta città della Sicilia per numero di abitanti,
dopo Palermo, Catania e Messina. Nei pressi della città si trova la necropoli
rupestre di Pantalica dichiarata nel 2005 Patrimonio dell'umanità dall'Unesco.
Il nome Siracusa deriva dal siculo Syraka o Sùraka, abbondanza d'acqua, per
la presenza di molti corsi d'acqua e di una zona paludosa, l'odierna zona dei
Pantanelli. Protesa sul mare con il promontorio-isola di Ortigia, nucleo più
antico della città, Siracusa ha molti volti ed è senza dubbio una delle mete
siciliane più rilevanti, È sufficiente infatti una visita all'area archeologica della
Neàpoli, a nord-ovest di Ortigia, e al maestoso Teatro greco, dall'acustica
eccellente e che tutt'oggi ospita rappresentazioni teatrali classiche, per immaginare la grandiosità della città di un tempo.
Taormina
Taormina si trova esattamente a circa 200 metri
sul livello del mare ed ha una conformazione
particolare cha la fa somigliare, nella sua struttura, ad una vera terrazza arricchita da una bella
vista panoramica nella quale spicca in maniera
prepotente il vicino vulcano Etna. La nascita di
questo importante centro turistico isolano fu
determinata dall'arrivo di alcuni profughi greci
provenienti dalla vicina città di Naxos, già conquistata precedentemente da Dionigi I di Siracusa e tra le più antiche colonie greche isolane, nel
358 A.C.,con il nome di Tauromenion. Con tale dominazione la città assume
l'aspetto tipico delle varie colonie greche, a partire dalla costruzione dell'agorà, dall'acropoli posta al vertice del Monte Tauro e dalla costruzione del Bouleuterion - necessaria sede del consiglio cittadino.
Risale a questo periodo la costruzione di quello che è degnamente considerato il simbolo cittadino, il famoso Teatro Antico costruito precisamente nel
III secolo A. C. sfruttando la struttura morfologica della collina dove risiede,
tra la baia di Schisò ed il Vulcano Etna. Alla caduta di Costantinopoli ed alla
perdita d'importanza della città di Siracusa, Taormina diventa la nuova capitale della Sicilia orientale. La città ha subito varie dominazioni: romana , bizantina, araba, normanna e spagnola . Ogni angolo di questa terra ha tanto da
offrire sia dal punto di vista architettonico che ambientalistico; dalla cattedrale dedicata a San Nicolò ed edificata nel tredicesimo secolo, ai suoi palazzi, al famoso Teatro, ai giardini pubblici ed alle rinomate spiagge della zona.
La Baia di Mazzarò delimitata da Capo di Sant’Andrea e dall’isolaBella, i
Pagina 8
di Anna BOCCACCI
faraglioni a Capo Taormina e il sito
naturalistico determinato dal fiume
Alcantara, caratterizzato dalle famose
gole, profonde circa venti metri, che
hanno tratto la loro origine dalle eruzioni di un piccolo vulcano a nord
dell'Etna, determinando la nascita di
un percorso accidentato tra le alte pareti basaltiche. Tra i reperti archeologici e storici, ricordiamo le famose”
Naumachie" che con il loro nome ricordano le simulazioni dei combattimenti navali care ai Romani ma che
qui a Taormina si presentano come
una struttura architettonica lunga più
di cento metri costruita utilizzando dei
mattoni rossi ed arricchita da nicchie
dalla varia grandezza, sollevate da terra. Tutta la struttura serviva da consolidamento per accogliere al meglio la
cisterna costruita per irrigare i terreni.
Degni di attenzione sono: il Palazzo
Corvaia, un vero e proprio castello.
La costruzione deve il suo nome alla
famiglia nobiliare che ne fu proprietaria dal XVII al XIX secolo; la "Badia
Vecchia" denominata anche
"Badiazza", un torrione merlato di
antica origine normanna che ha subito
ulteriori e decisivi interventi decorativi
nel Trecento; la Cattedrale cittadina
dedicata a S. Nicolò, un edificio sacro
del XIII secolo, con una struttura a
croce latina e tre navate che ricorda
l’impianto basilicale romanico, suddiviso da sei colonne e caratterizzato
dalla presenza di alcuni altari accompagnati da varie espressioni delle arti
figurative a sfondo sacro. Il simbolo
cittadino, vero fiore all'occhiello per
tutta la città è il Teatro Greco, noto
Anno 6, Nu mero 37
Cultura & Storia
come "Teatro Antico". Di origine ellenistica, risalente al III secolo A.C., con
un diametro di circa 110 metri, è secondo solo a quello siracusano, ma non per
questo inferiore per importanza o bellezza. Una prova della sua origine greca
è data dall'utilizzo della tipica pietra di
Taormina, simile al marmo, presente
sotto la scena.
La sua struttura presenta tre elementi
architettonici di base, la scena, l'orchestra e la cavea. Il teatro subì delle vere e
proprie rivoluzioni architettoniche sotto
i Romani divenendo un vero e proprio
anfiteatro per gli spettacoli dei gladiatori.
L'attuale struttura architettonica risale al
II secolo D.C. Per ragioni di sicurezza,
l'orchestra fu trasformata con l'aggiunta
di un alto podio per garantire un buon
riparo agli spettatori. Numerose sono le
manifestazioni e gli eventi che, ogni anno soprattutto nella stagione estiva, sono realizzati a Taormina nell'ambito di
Taormina Arte e Taormina Film Fest, il
festival del Cinema di Taormina con la
partecipazione dei più famosi personaggi dello spettacolo.
Catania: incanto barocco
La città di Catania è il centro della maggiore conurbazione siciliana, nota come
"Sistema Lineare della Sicilia Orientale".
È una delle 15 città metropolitane italiane. Fondata nel 729 a.C. dai Greci Calcidesi, vanta una storia millenaria caratterizzata da svariate dominazioni i cui resti
ne arricchiscono oggi il patrimonio artistico, architettonico e culturale. Nel corso della sua storia è stata più volte distrutta da eruzioni vulcaniche (la più
imponente, in epoca storica, è quella del
1669) e da terremoti (i più catastrofici
ricordati sono stati quelli del 1169 e del
1693).Il barocco del suo centro storico è
stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'umanità, assieme a sette comuni
del Val di Noto (Caltagirone, Militello in
Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo
Acreide, Ragusa e Scicli). Città da sempre abituata a convivere con l'irrequietezza dell'Etna che si staglia alle sue
spalle ,Catania è una città dal grande
fascino, per la sua naturale eleganza e
per il suo centro storico. Il Duomo, la
Collegiata, chiesa di San Nicolò, la monumentale via dei Crociferi. Altrettanto
potere di seduzione ha la Catania "popolare", quella dei suggestivi mercati
della Pescheria o di Fera 'o Luni, esuberante, scenografica e vivace calda e
seducente, a dispetto dell'austerità della pietra lavica dal tono cupo utilizzata
per molti dei suoi edifici. Una passeggiata nel suo centro storico, ricostruito
a metà Settecento dopo il devastante terremoto che nel 1693 rase quasi al
suolo la città e oggi Patrimonio dell'Umanità Unesco, sarà il modo migliore
per godere della sua bellezza.
Noto
Noto è il Giardino di Pietra, il gioiello del barocco siciliano, sito UNESCO
dal 2002. Sorge sul colle Meti a 7 km dal mare, dista 31 km da Siracusa ed è
situata nella parte sud ovest della provincia ai piedi dei monti Iblei. La sua
costa, fra Avola e Pachino, dà il nome all'omonimo golfo. Con i suoi
550,86 km² di superficie, il comune di Noto occupa oltre un quarto della
Provincia di Siracusa ed è il più grande comune della Sicilia e il quarto d'Italia..
Il suo centro storico è uno dei più densi concentrati d’arte d’Italia, dove
chiese, monasteri e palazzi nobiliari compongono un’unica incantevole scenografia. Rinomata è anche la tradizione pasticcera. La sua bellezza, così
armoniosa da sembrare una finzione, la scena di un teatro, nasce da un fatto
tragico: il terremoto del 1693, che distrugge completamente la città, ma diede impulso alla ricostruzione. Prima di allora la città sorgeva a 10 km di distanza. Fu ricostruita dal Duca di Camastra, rappresentante a Noto del vicerè spagnolo con un impianto semplice, lineare, con intersezioni ad angolo
retto e strade parallele ,come vuole il nuovo gusto barocco,con le strade
principali che corrono da est a ovest perché il sole le illumini sempre. I palazzi sono maestosi, tutti costruiti nella pietra calcarea locale, tenera e compatto.
IL CENTRO BAROCCO L'asse principale è corso Vittorio Emanuele,
scandito da tre piazze. In ogni piazza una chiesa,
il corso è annunciato dalla Porta Reale, monumentale ingresso a forma di arco di trionfo, eretto nel XIX sec.
Piazza Immacolata è coronata dalla facciata
barocca, abbastanza semplice, di S. Francesco
all'immacolata (opera di Sinatra) preceduta da
un'imponente scalinata che in alto si apre in una
terrazza delimitata dall'omonimo convento e
con al centro la statua della Vergine. All'interno
della chiesa, sono custodite opere provenienti dalla chiesa francescana di
Noto antica, tra cui una Vergine col Bambino in legno dipinto attribuita a
Antonio Monachello (1564) (sull'altare) e, lungo a navata, sulla destra, la
lastra tombale di un padre francescano (1575)
Piazza Municipio - E' la più maestosa e movimentata delle tre piazze, delimitata a sinistra dalla facciata mossa di Palazzo
Ducezio, a destra dalla sinuosa scalinata della
Cattedrale cui si affiancano due belle esedre.
Cattedrale - L'ampia facciata, scandita da due
campanili che la delimitano, lascia intravedere in
secondo piano i resti della cupola, purtroppo
crollata, con gran parte della navata centrale, nel
1996. L'edificio è preceduto da un'amplissima
scalinata digradante nella piazza e fiancheggiata
da due esedre alberate, ciascuna sovrastati da un
percorso lastricato che ne sottolinea l'andamento
curvilineo.
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Escursionismo
J a n u s
Etna e Sicilia Orientale - dal 23 agosto al 1 settembre -
data
località partenza
itinerario
Giov.
06.30
23
Antrodoco
Viaggio per Linguaglossa(CT)
ven.
8:00
24
Randazzo
Parco dei NEBRODI
Zona Laghi dei Nebrodi
sab.
25
ora
8:00
dom.
8:00
26
Lignuaglossa/
Rif. Sapienza
Linguaglossa
Lun.
8.00 LINGUAGLOSSA
27
Mar.
7.30
28
Dinnamare
merc.
29
gio.
30
diff dislivello
800
E 900m
E 800m
Parco dell'ETNA
TRAVERSATA Rif Sapienza- Area sommitale -Rifugio Citelli
(eventuale funivia in partenza)
EE 1400m
Parco dell' ALCANTARA
e Gole dell' Alcantara
SIRACUSA
Monti PELORITANI
Anello di cresta sullo stretto
Tempi/
Km
ore
E 700m
SORTINO
Ven.
8:00
31
CASTELMOLA
Sab.
7.30
1
Linguaglossa
Note /info
Arrivo ore 18.00
sistemazione in B&B
Itinerario indicativo,
possibilità di fare, se
necessario, due
gruppi, uno per la
vetta e l'altro un percorso ridotto più
semplice;
5
8
Visita a Catania e
Riviera ACI
5
gita
turistico/culturale
6
16
Riserva di VENDICARI
7:30
C UR S IO N IS MO
Visita al Castello di
Nelson e Maniace
7
TT
E 1100m
CAI
ES
Vi presentiamo in questa tabella il programma di massima previsto per il soggiorno in Sicilia, naturalmente per motivi organizzativi e metereologici può essere soggetto a qualsiasi variazione a discrezione
dei responsabili e delle guide sul posto; si ringrazia per la cortese collaborazione e
BUONA VACANZA A TUTTI !!
Di Eligio BOCCACCI
visita a MESSINA
Giorno libero
Riserva naturale di PANTALICA E 690m 5:30 15
Valle dell’ ANAPO e CALCINARA
Castelmola, M. te VENARETTA E 750m
884m, Taormina ( sentiero dei Saraceni)
Partenza per Antrodoco
Pagina 10
Visita a NOTO
visita TAORMINA /
pom. Giardini NAXSOS - Isola Bella
6
800
Arrivo 21.00
Escursionismo
Anno 6, Nu mero 37
CLUBALPINOITALIANO
CAI, Gruppo Regionale Sicilia
Il GR Sicilia - gruppo regionale - fa parte dell’Area CMI
(centro – meridione - isole) formata da 11 regioni, dalle Marche
alle isole.
Ha preso il posto della ex-delegazione regionale che ha iniziato la
sua attività a metà degli anni ottanta con l’allora primo presidente regionale Carmelo Greco presidente della sezione di Linguaglossa, per
alcuni anni.A Greco, alla presidenza regionale, è succeduto Salvatore
Sammataro della sezione di Palermo fino al 1991, che continua
l’azione, in parte avviata precedentemente, di coordinamento fra le
Sezioni della Sicilia. È proprio in questo periodo che inizia a concretizzarsi la presenza del CAI negli organismi regionali, ai sensi della
l.r.14/88 che riguarda le aree protette.
Nel 1991 viene eletto quale presidente regionale Giovanni Mento,
presidente della sezione di Messina, il quale intraprende un’azione di
rilancio della delegazione regionale, insieme al nuovo gruppo dirigente
di allora, con l’avvio di adeguamenti statutari e la nuova denominazione della delegazione come CAI Sicilia (1995), precorrendo i tempi
sull’impostazione dello statuto stesso sull’impronta data dal codice
civile a riguardo delle “associazioni non riconosciute”.
Nel 1995 viene affidata al CAI, dalla regione Sicilia - assessorato
territorio ed ambiente, la gestione delle 3 riserve naturali: Riserva
Grotta Conza, Riserva Grotta di Entella, Riserva Monte Conca
che permette una qualificazione maggiore nel settore della aree protette e sicuramente un salto di qualità nelle problematiche ambientali e
nelle attività del CAI. L’attività specifica della gestione inizia nel 1996
ed è attiva a tutt’oggi sotto la gestione del coordinatore responsabile
Giovanni Mento.
Dal 1995, si avvia un lavoro su base regionale della commissione
d'escursionismo, che si occupa della preparazione della cartografia del
Sentiero Italia in Sicilia e successivamente continua con il lavoro finalizzato al catasto dei sentieri.
In seguito alle riforme di II livello nazionali e la nascita dei nuovi
gruppi regionali, con l’approvazione definitiva del nuovo Statuto Regionale e le funzioni che ne derivano, è eletto il nuovo gruppo dirigente con la riconferma alla Presidenza Regionale di Mario Vaccarella.
di Marzia PETRELLI
Fiume Alcantara
Una delle importanti attività previste per il
2012 riguarda un modo originale per festeggiare il 150° anniversario dell'Unita' d'Italia.
Si farà collegando idealmente Sicilia e Liguria
in un percorso inverso rispetto a quello dei
Mille di Garibaldi, che partirono da Quarto
per sbarcare a Marsala.
L'iniziativa varata dal CAI Sicilia - con Sede a Petralia Sottana - e da tutte le sezioni
dell'Isola, attraverso un gemellaggio con il
CAI Liguria, si svolgerà dal 6 al 10 settembre
con una serie di escursioni nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, al colle della Melosa,
a Genova, Quarto e altre località liguri. Il programma e' stato elaborato da Giuseppe Oliveri, referente per l'escursionismo del Cai Sicilia.
All’iniziativa hanno dato adesione le rispettive Regioni.
Del Gruppo Regionale Cai Sicilia
fanno parte attualmente, con
l’autonomia prevista dall’Ordinamento
Cai, 15 sezioni e 5 sottosezioni,
anch’esse quali strutture periferiche
del territorio.
Per qualsiasi info - news contattare direttamente il sito del cai Sicilia;
(Fonte: http://www.caisicilia.it)
Catania e l’Etna
Pagina 11
Ricette
J a n u s
SICILIA, ...profumi e sapori ionici e non solo !!
Pensare alla tradizione gastronomica siciliana e' come immaginare una tavolozza di colori, tonalità forti, accanto a
tinte sfumate, un gioco di richiami e di rimandi suggestivi
più che decifrabili.
Per pochi altri posti come per la Sicilia parlare di cucina é iniziare
un viaggio dentro il viaggio, incontrando piatti che dischiudono
prospettive di tempo e suggeriscono immagini di luoghi. Cucina
ricca di prodotti fragranti, sapori che stanno, così come la posizione geografica dell'isola, in un delizioso equilibrio tra terra e
mare.. Le tante dominazioni oltre a monumenti e ruderi a ricordo
del loro passato splendore, hanno profondamente segnato il paesaggio con le colture introdotte e seminato tracce in abitudini e
modi di vita facilmente riscontrabili ancora ai giorni nostri soprattutto in cucina.. Le diversità originate dalle differenti influenze culturali si sono incrociate con quelle determinate dalla diversità tra cucina della costa e dell'interno; due mondi ancora lontani, ma tra i quali, a causa delle difficoltà di spostamento, esisteva
un tempo un solco profondo. La familiarità con i prodotti naturali ed una semplicità di fondo è ciò che ancor oggi più caratterizza la cucina della parte orientale dell'isola, culla della Magna Grecia. E' facile riscontrare analogie con la cucina dell'interno segnata da abitudini contadine e caratterizzata dall'utilizzo di verdure
ed ortaggi. La melanzana ne e' un esempio significativo, da essa
traggono origine piatti appetitosi fino a giungere alla sua glorificazione nella parmigiana.
Come in tutte le cucine povere è ricorrente l'abitudine del piatto
unico; le paste di vario tipo, arricchite dai prodotti del posto finiscono col diventare l'intero pasto. E' il caso della pasta con le
sarde, piatto che da Palermo si e' diffuso ovunque sull'isola; delle
paste con ortaggi e legumi dell'interno; delle varie paste al forno
quali la pasta 'ncaciata messinese, per giungere alle varianti
ricche di echi culturali come la catanese pasta alla Norma (con
pomodoro, melanzane e ricotta salata).
Prima ancora della pasta e' però il pane ad assolvere questa funzione nutritiva. I tanti tipi di pane di cui la Sicilia e' ricca si sono
sempre accompagnati a quanto la zona offriva, olio, origano e
pomodoro per il più diffuso pane cunsato (condito), da consumarsi caldo, appena sfornato al più insolito pane ca' meusa crostino con la milza venduto sulle bancarelle per le strade di Palermo.
Attenzione particolare merita la pasticceria che in Sicilia fa parte
delle abitudini quotidiane, il suo profumo e' nell'aria come quello
delle piante odorose (rosmarino, finocchietto selvatico, origano, )
che si incontrano lungo il viaggio. Basti pensare alla variopinta
frutta martorana, che prende il nome dall'omonimo monastero
palermitano. Cannoli, cassate, pignoccata, biancomangiare o
il tradizionale gelo di "melone" (gelatina di anguria) sono i più
diffusi, ma ogni provincia è ricca di novità e sorprese. Non si
possono poi non ricordare i gelati e le granite, prodotti squisiti
dell'abilità artigiana. E' considerato un obbligo, nelle giornate
estive, offrire all'ospite una granita di caffè, di limone , di mandorle o di gelsomino.
I vini dell'isola erano considerati un tempo solo da taglio, ma
oggi, anche se non tutti hanno raggiunto la rinomanza del liquoroso marsala, vini da tavola e a denominazione d'origine quali
Pagina 12
di Anna BOCCACCI
l'Alcamo, l'Etna rosso, il
Corvo o il Regaleali riservano attimi di intensa piacevolezza. Tra i vini da dessert oltre al citato marsala
vanno ricordati il Moscato
di Noto, il Passito di Pantelleria e la Malvasia delle
Lipari.
LA CAPONATINA SICILIANA DI MELANZANE, CON PEPERONI E CIPOLLE
INGREDIENTI
per 6 persone : melanzane gr 1000; peperoni grandi gr 700; cipolla gr 700; pomodori maturi o polpa
di pomodoro gr 1000; sedano 3 coste; olive verdi
denocciolate gr 150;
capperi sottosale (lavati) 1 cucchiaio; aceto di vino
bianco cc 100; zucchero 1 cucchiaio raso; olio extra
vergine d'oliva q.b.
PREPARAZIONE
Lavare le melanzane, eliminare il picciolo e tagliarle
a dadini, cm 2x2, con tutta la buccia, metterle in
una ampia padella con olio extra vergine e friggerle
a fuoco forte, rimestandole ogni tanto. Quando si
sono imbiondite, mano a mano tirarle su con una
schiumarola e metterle in una terrina. Lavare i pe-
Anno 6, Nu mero 37
Ricette
peroni, eliminare torsolo e semi, tagliarli a quadretti e friggerli
nella stessa padella e nello stesso olio delle melanzane, quindi
unirli alle melanzane. In altra padella, contemporaneamente
potete friggere in poco olio a fuoco dolce le cipolle tagliate a
velo, fatele imbiondire, quindi unitevi il pomodoro sminuzzato
ed il sedano tagliato a rondelle . Unitevi le olive tagliuzzate, i
capperi ben lavati e tagliati a pezzetti , cuocete per 5 minuti,
quindi unitevi le melanzane ed i peperoni già fritti. Rimestare
per un minuto, quindi aggiungere il cucchiaio raso di zucchero,
rimestare ancora ed infine il mezzo bicchiere di aceto di vino
bianco, rimestare ancora per distribuirlo, aggiustare di sale e
spegnere il fuoco. E' ottima sia calda che fredda, anche dopo
qualche giorno, ma deve essere sempre tenuta in frigo.
INGREDIENTI
300 grammi di riso
1 litro di latte
20 grammi lievito di birra
60 grammi di zucchero
semolato
150 grammi di farina per
dolci
Un cucchiaino da caffè di cannella in polvere
.La buccia grattugiata di un’arancia e un limone
Un cucchiaino da caffè di sale fino
Olio di semi di arachide per friggere
200 grammi miele di zagara
Zucchero a velo q.b.
ARANCINI SICILIANI
PREPARAZIONE
Far cuocere il riso con il latte a fiamma dolce, aggiustando con il sale, fin quando il latte risulterà completamente assorbito. Continuare la cottura, aggiungendo se necessario acqua calda poco per volta. A
fine cottura il riso dovrà essere una specie di risotto
quasi scotto.
Togliere dal fuoco e, dopo averlo fatto raffreddare
per circa cinque minuti, unire la farina, lo zucchero,
la cannella, la buccia grattugiata dell’arancia e del
limone ed il lievito diluito in acqua moderatamente
calda. Amalgamare il tutto in modo che gli ingredienti siano ben assorbiti; quindi ricoprire con pellicola da cucina e mettere il composto a riposare in
luogo tiepido per circa due ore.
Una volta che il riso sarà lievitato stenderlo su un
tagliere, spolverato con farina, ad uno spessore di
circa 2-3 cm. Con un coltello infarinato staccare dei
bastoncini e (aiutandovi sempre col coltello o con le
mani infarinati) dargli la forma di un cilindretto. A
questo punto fare scivolare le crocchette ottenute
nell’olio bollente. Non appena saranno ben dorate
sgocciolarle e depositarle su carta assorbente da cucina. A questo punto trasferirle su di un piatto da
portata. Scaldare il miele, a bagnomaria (o nel forno
a microonde per qualche secondo) e, quando sarà
ammorbidito, irrorare abbondantemente le crespelle. Infine spolverare zucchero a velo e, se la gradite,
cannella in polvere.
INGREDIENTI
gr. 500 riso;
gr. 400 carne tritata;
gr. 400 di pisellini;
2 uova;
gr. 50 formaggio pecorino;
gr.500 pomodori maturi ;
1 foglia di sedano, prezzemolo, cipolla, olio,
sale, pepe.
PREPARAZIONE
Tritate, finemente prezzemolo e sedano assieme alla cipolla,
mettete tutto in un tegame con due cucchiai d’olio extravergine , la carne tritata, ed il sale necessario. Fate rosolare per
dieci minuti poi mettete i pisellini e fate cuocere a fuoco lento
mescolando, finché il tutto è denso. Bollite il riso in acqua salata: quando è cotto, scolatelo e lasciatelo riposare per circa 5
minuti. Fate poi delle palle, al centro mettete il ragù, coprite e
passate nel pane grattugiato. Friggete gli arancini in una padella
con olio Extravergine ben caldo e quando diventeranno dorati, asciugateli appoggiandoli su carta assorbente e serviteli poi
ben caldi.
CRISPIDDI
Le crespelle di riso, “crispisddi” in siciliano, sono delle frittelle che assumono questo nome, ed anche quello di zeppole, per
via della superficie increspata che assumono a fine frittura.
Possiamo affermare che in ogni luogo della Sicilia esiste una
variante ed ognuna rispecchia le diverse tradizioni di ogni territorio. Le più conosciute, molto simili fra di loro, sono quelle
catanesi e siracusane. Altrettanto note sono quelle messinesi,
che differiscono dalle precedenti per la presenza delle uova
nell’impasto.In tutte le zone della Sicilia esistono altre preparazioni che prendono lo stesso nome, ma sono del tutto diverse
da quelle di riso. Precisamente non sono dolci e sono costituite
da un morbido involucro e farcite, più spesso. con ricotta o
acciughe. Sono i crispeddi c’anciova e cà ricotta facilmente
reperibili nelle rosticcerie popolari.
Pagina 13
LA SCHIACCIATA DI PREZZEMOLO O
“SCACCIA RI PITRUSINO “
Tradizionalmente originaria della cucina della Sicilia orientale , se ne trovano condite in svariati modi
che variano da luogo a luogo. Nelle province di Catania e Ragusa fin dai tempi antichi hanno saputo
sfruttare al massimo il cosiddetto pane in pasta,
e con la loro fantasia, creando prelibatissime varianti.Il suo nome deriva dal siciliano scacciare
Ricette
J a n u s
(schiacciare), e più chiaramente dall’italiano schiacciata,
per la forma appiattita della“scaccia”.In genere gli ingredienti principali sono formaggi e verdure di stagione, in
particolare quella invernale. Nel catanese e nel ragusano
usano prepararle con carne di maiale, o con pomodoro e
melanzane, o con cavolfiori , e ancora con tuma e acciughe salate e schiacciate, possono essere rettangolari o rotonde, in questo ultimo caso prendono il nome di
“‘Impanate”.
Quelle rettangolari vanno chiuse, quasi sempre, a portafoglio, quelle tonde consistono in due dischi fra i quali si
inserisce il ripieno,.Nell’uno e nell’altro caso è fondamentale la chiusura che si effettua praticando “u rieficu” (l’orlo), vale a dire i lembi vanno sovrapposti a cordoncino in modo che il ripieno non fuoriesca.
mento, aggiungere la tuma e del parmigiano grattugiato, lasciando tutto intorno un margine di un cm circa,
condire ancora con olio crudo .La scaccia si chiude avvolgendo da due parti la sfoglia condita, la larghezza della
scaccia deve essere di 7-8 cm. circa, giunti al centro della
sfoglia le due parti dovranno esser chiuse a libro. Chiudere la pasta dai due lati aperti con un bordino. Spennellare
la superficie della scaccia con olio d’oliva e bucherellare
con una forchetta. Sistemare la focaccia su una teglia già
unta e infarinata ed infornare in forno ben caldo a circa
200° C per circa 20 minuti.
INGREDIENTI
Per 10 persone.
Per la pasta:
1 kg di farina di grano duro
acqua q.b
sale mezzo bicchiere
olio extra vergine d’oliva
12 gr. lievito di birra
il succo di ½ limone
½ bicchiere di vino
Per il ripieno:
Prezzemolo
Pomodori
Olio
Tuma
Parmigiano Reggiano
Un pizzico di bicarbonato
2 spicchi d’aglio
PREPARAZIONE- Sbollentare i pomodori, pelarli, ridurli a cubetti. Condirli in crudo con sale e un pizzico di
bicarbonato, poi tenere da parte .Lavare con acqua fredda
il prezzemolo, staccare le foglie dai gambi, asciugarle con
un canovaccio, versarle in un contenitore capiente e aggiungervi i pomodori pelati colati dal liquido , due spicchi
d’aglio, sale, parmigiano e olio. Mescolare bene. Il ripieno
è pronto. Sulla spianatoia fare la fontana con la farina. Impastare aggiungendo acqua secondo necessità, il succo di
mezzo limone e il vino, quindi lavorare la pasta fino a
quando risulta ben liscia elastica e di giusta morbidezza.
Allargare e bucherellare la pasta con le dita e versarvi sopra dell’olio d’oliva e continuare a lavorarla fino al completo assorbimento dell’olio .Lasciarla riposare pochi minuti, quindi tirare una sfoglia rotonda sottile aiutandosi se
occorre con un po’ di farina. Versare sulla sfoglia il condiPagina 14
Attività Sezionali
NO
CLUBALPINOITALIA
Anno 6, Nu mero 37
Programma Escursionismo
SENIORES
Dom.5
Dom.5
Solo soci cai
Giov.9
serale
Lun.13
serale
E
FAINELLI I.- CESI A.
Gran SASSO: Monte CAMICIA da Fonte Vetica
E
BOCCACCI E.
EEA CRESCENZI E.
CIPRIANI G.
PESCHIO DEL PRINCIPE … sotto le stelle!!
E
INGRISANO L.
SALARIA 150° - LEONESSA: Colle COLLATO
E
LATTANZIO N.
E
INGRISANO L.
CIPOLLONI L.
M.BORAGINE e … le cantine di Santacroce, da Cittareale ???
Merc.15
C UR S IO N IS MO
GIRO DEI VALLONI, da Rapelle a Collerinaldo
Gran SASSO: La "via del centenario" da Vado di Corno
Dom.12
ES
Speciale Estate Antrodoco - 2012 Giov. 2
CAI
XIII° ed. FERRAGOSTO CON IL CAI, Monte Giano e prati di
Cinno
EE
BLASETTI V.
CHIUPPI P.
Dom.19
Solo soci cai
Gran SASSO: Monte PRENA per la "via Brancadoro"
EEA CRESCENZI E
RATINI T.
Giov.23
Sab. 1 Sett.
Settimna verde 2012: SICILIA ORIENTALE
E/EE BOCCACCI E.
Dom.26
da Rapelle
Chiesetta Alpina di MONTE GIANO, "sentiero degli Alpini"
T
BLASETTI V.
Dom.8– 16
settembre
Settimana nazionle Escursionismo: EMILIA ROMAGNA
E
BOCCACCI E.
Monte TINO - TRAVERSATA da Celano ad Ovindoli
E
BAILO C.
Dom. 23
Dom. 30
Gran SASSO: Corno Grande Orientale - per la "via Ricci"
Solo soci cai
ES
CAI
In via del tutto promozionale per le prime due escursioni sono ammessi (solo
con difficoltà T ed E) alla partecipazione anche NON SOCI, con versamento
della Quota Assicurativa obbligatoria di 8 euro.
Iscrizioni 36 ore prima dell’inizio escursione.
C UR S IO N I S MO
A.N.A.
EEA CRESCENZI E.
CIPOLLONI L.
Sezione di Roma
Gruppo Alpini Antrodoco
Sede in, Antrodoco(RI)
via del ponte, 8.
Capo Gruppo : Antonio Santopinto
tel 347/8211920
SUDOKU n°
5
7
1
6
9
5
2
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Caffe del Corso di Marilena di Michele
Corso Roma, 13 - Antrodoco (RI)
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“Roberticola”
Tabaccheria - Edicola
Lotto -Cartoleria
Marinelli Roberto
Via Marmorale, 73
(Salaria)
Antrodoco
Tel.Fax: 0746.578079
E-mail: [email protected]
TORCE
COLTELLI SPORTIVI
ARTICOLIO PER LA PESCA
Piazza del Popolo
02013 Antrodoco (RI)