adolescenza in Samoa - Sacro Cuore

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adolescenza in Samoa - Sacro Cuore
L’adolescenza in Samoa
Un libro scritto più di ottanta anni fa,
dall’antropologa Margaret Mead
dopo la sua permanenza di nove mesi
in una piccola isola del Pacifico
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Ipotesi di partenza di Margaret Mead
L’adolescenza non deve essere necessariamente
quel periodo di stress e disagio in cui la società
occidentale l’ha trasformata.
La ribellione all’autorità, le domande esistenziali, i
conflitti e le lotte sono dovute al solo fatto di essere
adolescenti o non piuttosto al fatto di essere adolescenti
in America? Le contrarietà che turbano i nostri
adolescenti sono dovute all’adolescenza per se stessa o
alla civilizzazione ?
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Metodo usato dall’autrice per
verificare la sua ipotesi
Il metodo usato da Margaret Mead è quello
dell’antropologo, quello di andarsene a studiare esseri
umani che vivono in una società diversa, in qualche altra
parte del mondo.
Margaret Mead decide perciò di andare nella Samoa,
un’isola dei mari del sud, abitata da una popolazione
bruna polinesiana, concentrando le sue ricerche sugli
adolescenti, le bambine e le ragazze in particolare.
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La Mead rimane per nove mesi a stretto contatto
con tutta la vita sociale della Samoa, il cui modo di
vivere, semplice e primitivo, è del tutto estraneo e
diverso da quello occidentale.
Questo contatto vicino e prolungato le
permette di conoscere e approfondire i
vari aspetti della vita della gente in
Samoa, a partire dall’educazione dei più
piccoli fino all’organizzazione della vita
della famiglia e del villaggio.
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L’educazione del bambino samoano
I piccoli sono allattati dalla mamma per due o tre anni : è il sistema
più semplice per calmare i loro pianti. Poi vengono affidati a
qualche bambino/a della famiglia di sei, sette anni.
L’educazione del bambino è estremamente semplice, non è rigida,
né basata sulla disciplina : il bambino deve imparare gli usi e le
esigenze della casa e non deve disturbare con pianti o grida la vita
degli adulti. (La prima preoccupazione dei piccoli bambinai è
proprio quella di impedire i pianti e le grida , per evitare di essere
sgridati loro stessi).
Ogni bambino viene disciplinato e socializzato, quando a
sei sette anni gli viene affidata la responsabilità di uno più
piccolo .
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Una piccola
bambinaia
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Dall’adolescenza al matrimonio
Tra i 15 e 20 anni i samoani vivono il periodo più
spensierato della loro vita, imparando vari mestieri
Le ragazze imparano prevalentemente i lavori domestici come tessere i
panieri, scegliere le foglie di taro mature, cucinare e così via.
Iniziano a tessere la loro prima stuoia finissima, ci vorranno due anni
per finirla e rappresenta un grande valore: deve sempre essere inclusa
nella dote di una sposa. Ma la frase “Laititi a’ u” (“Sono ancora
giovane”) indica che in questo periodo la ragazza samoana tende a
sottrarsi ad ogni specie di responsabilità.
I ragazzi a diciassette, diciotto anni sono fatti entrare nell’ Aumaga, la
società dei giovani, il gruppo che è chiamato la “forza del villaggio”,
proprio perché sul lavoro di questo gruppo (soprattutto piantagioni e
pesca) si regge la vita del villaggio .
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Giovani samoane che indossano
stuoie finissime intrecciate
Una giovane
tessitrice
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Attività quotidiane :
scegliere le foglie
mature del taro,
pescare in canoa,
andare nelle
piantagioni
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Relazione fra i sessi
Il primo atteggiamento di una ragazza verso i ragazzi è di
antagonismo, unito al desiderio di evitarli. Essa applica il tabù
esistente nella società samoana per cui fratello e sorella non devono
avere contatti, anche agli altri ragazzi.
Verso i 15 anni i due mondi cominciano ad interessarsi l’uno all’altro,
in queste relazioni riveste una grande importanza la danza, a cui
tutti partecipano, anche i bambini e chi ha qualche difetto fisico.
La danza samoana è molto libera e dà sfogo all’individualità, aiuta
perciò a vincere la timidezza e favorisce il corteggiamento.
Alla base della società samoana vi è la convinzione che
il sesso è una cosa naturale e piacevole e può essere
vissuto con estrema libertà, limitata da una sola
condizione: la posizione sociale.
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La danza
Una ragazza danza per
gli ospiti del villaggio
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Relazioni riconosciute dalla comunità
Oltre al matrimonio, vi sono due tipi di relazioni sessuali
riconosciute dalla comunità:
- l’amore fra giovani non sposati (che può portare al matrimonio,
ma può anche essere una distrazione passeggera) che si manifesta
nel ritrovo clandestino “sotto le palme”, nella fuga o nel
corteggiamento ufficiale, in cui assume un ruolo importante un
amico che faccia da ambasciatore.
- l’adulterio che non significa necessariamente la rottura del
matrimonio.
Il matrimonio è considerato come una combinazione economicosociale, in cui ricchezza, rango, e abilità del marito e della moglie
vanno debitamente calcolate.
L’amore romantico strettamente unito all’idea di
esclusivismo e fedeltà assoluta non esiste in Samoa.
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Vita in famiglia e nel villaggio
Un villaggio della Samoa è composto da 30-40 nuclei familiari,
ognuno presieduto da un matai. Ogni nucleo non coincide con la
famiglia intesa come genitori e figli, ma comprende un gruppo di
15-20 persone, che vivono per un certo tempo sotto la protezione
e l’autorità di un comune matai.
A Samoa quindi non esiste un legame esclusivo e specifico fra
genitori e figli e si impara presto a ragionare non in termini di
individualità, ma di gruppo.
L’immagine del padre e della madre è costituita per un bambino
samoano dall’insieme di zii, sorelle, fratelli, cugini , nonni che
appartengono al suo gruppo familiare.
Il bambino samoano impara che il mondo è composto da
gerarchie adulte di maschi e femmine, sui quali può contare e ai
quali deve obbedire.
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Una riunione di matai
Un gruppo
familiare
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Una società dal ritmo lento alla base
del concetto educativo
La società samoana, compiacente e pacifica, con i suoi ritmi
lenti, imposti anche dal clima, disapprova la precocità e tende
ad essere indulgente verso il lento e pigro.
In Samoa gli adulti sono ugualmente severi verso chi resta
indietro ( ad esempio verso chi non svolge con responsabilità i
compiti che gli vengono affidati) come verso chi è
indebitamente precoce.
Nessuno si sente escluso dalla comunità.
Chi ha qualche difetto o debolezza fisica o mentale, o
semplicemente ha uno sviluppo più lento, sa di poter contare su
una comunità che ha la pazienza di aspettare i suoi passi.
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Conclusioni di Margaret Mead
Seguendo i ragazzi samoani in ogni aspetto della loro vita,
l’autrice ha riscontrato che
a Samoa non esiste la crisi adolescenziale
l’adolescenza perciò non è un’epoca della vita che porti
necessariamente con sé sintomi di conflitto e di tensione.
Se così è, per scoprire a cosa è dovuta l’inquietudine e la
tensione degli adolescenti americani, è necessario analizzare
alcuni elementi che differenziano in modo sostanziale la società
samoana da quella americana
E’ ciò che ha fatto l’autrice, riferendosi, ovviamente, alla
situazione degli Anni Venti
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Elemento samoano
E’ un modo di concepire la vita piuttosto leggero e superficiale.
Nella Samoa si è benevoli verso chi ha imparato a non
prendersela troppo e, in caso di sconfitta, a volgersi con un sorriso
verso una nuova meta.
Nessuno soffre per le sue convinzioni, né povertà né grandi disastri
minacciano la vita, non vi sono divinità implacabili, nessuno nella vita
è spinto avanti a forza o è punito se è tardo nel suo sviluppo, anche
nelle relazioni personali tutto è preso alla leggera: amore e odio,
gelosia e vendetta, dolore e lutto sono un affare di poche settimane.
Per quanto a noi sembri deplorevole un atteggiamento così
superficiale, dobbiamo ammettere che esso è molto importante per
uno sviluppo placido e sereno di un adolescente.
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Elemento tipico di una società primitiva
Una società primitiva,come quella di Samoa, è semplice e
omogenea e perciò gli adolescenti non si trovano nella
condizione di dover scegliere tra diverse vie ed eventualmente
ripudiare, con le loro scelte, gli ideali del proprio gruppo sociale.
Se una ragazza sceglie di abitare con suo zio, anziché con suo padre,
non si farà della sua scelta una questione personale, i samoani
riterranno che avrà le sue ottime ragioni, perché ad esempio il vitto è
migliore. Si tratta sempre di scelte concrete che non mettono in crisi
l’appartenenza di un ragazzo al suo gruppo sociale.
I ragazzi americani invece, in ogni aspetto della vita (religione,
morale, pensiero politico, economico, sociale), si trovano nella
condizione di dover scegliere fra una infinità di vie e spesso,
scegliendo, si pongono in contrasto con gli ideali della famiglia o
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del gruppo sociale a cui appartengono.
Atteggiamento verso i fatti della vita
La nascita, il sesso, la morte sono per i samoani il naturale
sostrato di un’esistenza, a cui anche i giovanissimi possono e
devono partecipare.
Accoppiamenti, gravidanze, parti, morti sono tutti avvenimenti
familiari e il bambino samoano ne fa esperienza in modo semplice
e diretto, poiché, in una popolazione che non si cura dell’intimità,
gli capita spesso di assistere a questi fatti. Gli adulti inoltre, con la
calma e la positività con cui accettano la presenza dei bambini in
queste occasioni, creano intorno al bambino stesso un’atmosfera
che lo protegge e lo preserva da possibili traumi.
La nostra società ritiene invece di dover nascondere queste
esperienze ai piccoli: questo li rende più fragili emotivamente
e psicologicamente, soprattutto quando, nel corso della loro
vita, ne saranno toccati da vicino.
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Se l’adolescenza non è necessariamente
un periodo di tensione e turbamento,
ma diviene tale in conseguenza delle
condizioni della civiltà,
dall’esperienza fatta in Samoa,
possiamo trarre delle conclusioni
feconde di bene
per l’educazione dei nostri adolescenti?
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Una possibile risposta: educare alla scelta
Il modello samoano non può essere esportato in occidente :
le difficoltà e le sofferenze dei nostri adolescenti infatti nascono da
condizioni che costituiscono la vera essenza della nostra società e non
si prestano a una diretta manipolazione da parte nostra.
Una soluzione possibile è educare alla scelta i ragazzi,
rendendoli consapevoli dei diversi punti di vista con cui si può
guardare il mondo.
Educarli ad avere una mente aperta: ai bambini si deve insegnare a saper
pensare e non ciò che devono pensare.
E, a conclusione del libro, Margaret Mead pone queste parole:
Samoa conosce un solo modo di vivere e lo insegna ai suoi bambini.
Noi che conosciamo molti modi di vivere, perché non dovremmo
permettere ai nostri bambini di scegliere liberamente?”.
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Conclusioni
1. Attualità del libro: la lettura di questo testo offre molti spunti
interessanti, anche se alcune osservazioni dell’autrice si
riferiscono a un mondo che non è più quello di oggi, né a
Samoa né in Occidente.
2. In particolare mi sembra che non sia più attuale la descrizione
di un mondo in cui i giovani sono “colpevolizzati” per delle
scelte che vanno contro la mentalità della famiglia o del
gruppo sociale a cui appartengono. Ad esempio nella società
di oggi non scandalizza più che dei giovani abbiano rapporti
prima del matrimonio o che, anziché sposarsi, decidano di
convivere. Sono comportamenti che vanno sempre più
diffondendosi nella nostra società e sempre più sono
considerati normali.
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3. Che cosa aiuta un giovane a scegliere: di fronte alle tante
possibili vie che un giovane può scegliere, mi sembra che
oggi i giovani si sentano disorientati e insicuri, non tanto
perché con le loro scelte rischiano di andare contro la
famiglia o l’ambiente in cui vivono, ma perché non trovano
nel mondo adulto degli ideali positivi e delle certezze.
4. Un giusto suggerimento che ci viene dalla famiglia
samoana è quello dell’apertura: nella nostra società ci sono
famiglie molto chiuse, a volte molto sole, spesso senza figli
o con un solo figlio, e questa chiusura verso gli altri porta la
famiglia, ripiegata su se stessa, a ingigantire i problemi che
vive, creando spesso incomprensioni e insofferenza sia tra
marito e moglie che tra genitori e figli.
5. A conclusione di questo lavoro mi auguro che in tante
scuole e tante famiglie i ragazzi possano ricevere dagli adulti
lo stesso aiuto che ricevo e ho ricevuto io.
Andrea Masetti V B
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