Perché è così difficile essere genitori di un adolescente?

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Perché è così difficile essere genitori di un adolescente?
Perché è così difficile essere genitori di un adolescente?
L’adolescenza è un periodo di grandi trasformazioni per i ragazzi, e questo lo sanno tutti. Ma di solito non si
tiene abbastanza conto del fatto che l’adolescenza dei figli esige grandi trasformazioni anche del Sé dei
genitori. È questo il principale motivo per cui si tratta quasi sempre del periodo più difficile per i genitori. Ed
è normale che sia così. Vediamo perché.
La caduta degli dei. L’adolescenza è un processo attraverso il quale il ragazzo e la ragazza vanno
maturando la propria identità di giovani adulti, sessuati ed emancipati. Per l’adolescente è necessario uscir
fuori dal mondo infantile, nel quale i genitori erano il principale, se non l’unico, modello cui riferirsi. Per
arrivare a questo è necessario togliere i genitori dall’idealizzazione in cui li avevano messi. Devono, in
questo processo ruvido e discontinuo, cogliere e sottolineare ogni mancanza dei genitori, ogni loro
contraddizione, ogni loro difetto, ogni errore. E quanto più i genitori erano stati precedentemente idealizzati,
tanto più grande sarà per gli adolescenti il dolore e lo scandalo di accorgersi che essi non sono affatto
ideali. Non si tratta mai di processi lineari, semplici e fluidi: procediamo sempre per crisi, per tentativi, per
slanci in avanti e ritorni indietro, in modi disarmonici, contraddittori e bruschi. Non è possibile crescere
armonicamente in modo uniforme: l’armonia è il risultato di una serie innumerevole di microequilibri, che
possono essere conquistati solo attraverso innumerevoli squilibri. Squilibri che, hanno una mira
eccezionale nel cogliere ogni difetto dei genitori, ogni ingiustizia o insensatezza da essi compiuta. Le loro
critiche, sistematiche, puntuali, impietose, spesso feroci, sono prima di tutto la protesta di ragazzi che si
sentono delusi da quelli che erano stati i loro dèi. E lo sbigottimento dei genitori, non è che la delusione di
sentirsi attaccati da coloro che erano stati i loro adoratori, e che ora minacciano ogni loro sicurezza, a
partire dal senso del loro valore. Non è facile reggere questo grande mutamento relazionale. La “caduta
degli dèi” è traumatica anche per gli dèi stessi.
Anche i genitori possono essere fragili. Di solito, quando i figli sono adolescenti, i genitori hanno un’età in
cui si aspettano di cominciare a raccogliere quello che hanno seminato sul piano delle realizzazioni di se
stessi, nei vari ambiti: professionale, economico, culturale, amoroso, relazionale e sociale. Hanno bisogno
(e ne sentono più che legittima l’aspettativa) di ricevere riconoscimenti della loro riuscita e del loro valore.
In effetti, sono in un periodo di particolare fragilità sul piano del loro senso di sé, che, se non riceve gli
adeguati apprezzamenti, può vacillare o addirittura crollare. Ed ecco, invece, che essi, quasi all’improvviso,
diventano sistematico bersaglio di bordate critiche da parte dei figli, quasi sempre giuste, quasi sempre
centrate, anche se quasi sempre enfatizzate ed eccessivamente severe, come se non ne avessero
azzeccata una giusta nell’intera vita.
Come non bastasse, la vulnerabilità dei genitori è aumentata dal fatto che i loro genitori cominciano ad
accusare i primi guai della vecchiaia, e necessitano di aiuto e di assistenza. I genitori degli adolescenti si
trovano costretti a riconoscere non solo di non essere eterni, ma anche di stare per invecchiare. E così,
nella necessità di integrare nel sé i propri limiti passati, attuali e futuri, assieme alle realizzazioni, essi si
trovano già per conto loro impegnati a fare revisioni critiche e bilanci, anche dolorosi, della propria vita. Le
accuse a tappeto dei figli adolescenti piombano su un edificio già di per se stesso traballante e in crisi.
Infine, proprio nel momento in cui i loro figli si aprono allo sbocciare dell’amore, del sesso e del piacere
della socialità, i genitori spesso si trovano a fare i conti con i limiti e le delusioni della propria vita amorosa,
sessuale e relazionale.
Ma è necessario che i genitori continuino ad esserci. Allora, se è vero che un adolescente normale che sta
vivendo il proprio normale processo di crescita è una persona in crisi, è ugualmente vero che è normale
che anche i suoi genitori siano in crisi. Se i genitori sono preparati a queste evenienze, è più probabile che
reggano le onde d’urto interne ed esterne, e che non vengano meno ai loro compiti di genitori,
assolutamente indispensabili in questo periodo. È necessario, infatti, che essi continuino ad esserci, senza
fuggire, senza annullare il loro ruolo con atteggiamenti seduttivi o di sottomissione acritica, senza mettersi
a giocare coi propri figli a chi fa più l’adolescente, senza soccombere all’invidia.
Fra tutti, il periodo dell’adolescenza dei figli è il più difficile per i genitori. Quando le cose vanno bene, però,
è un’occasione di grande maturazione e arricchimento, sia personale sia di coppia. Continuare ad esserci.
È questa la cosa più importante che i genitori hanno da fare, nel rapporto coi figli, durante l’adolescenza.
Non rinunciare alle proprie funzioni di genitori, per quanto ingrate possano essere. Non devono fuggire, né
annullare il proprio ruolo con atteggiamenti conniventi, seduttivi o negligenti.
Paolo Roccato, UPPA N. 5 novembre-dicembre - 2003