il sovescio - Coldiretti

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Il sovescio
- Definizione
Tecnicamente il sovescio è l'impianto di una coltura erbacea con essenze in purezza o
consociate, destinata ad essere totalmente interrata in funzione fertilizzante della
coltura che la succede o dell'arboreto all'interno del quale è stato seminata.
Tecnica di grandissimo interesse per l'agricoltura biologica, in Italia , soprattutto nel
Centro-Sud è ancora troppo poco praticata. Come per tutto il settore del biologico, è
ancora insufficiente il conforto della ricerca e sperimentazione, non più sull'indubbia
efficacia di questa tecnica ma sulle essenze idonee nei diversi ambienti e per i diversi
scopi, quindi la divulgazione con la relativa visibilità sul territorio.
E' una tecnica di fertilizzazione che per la sua polivalenza si può definire strategica,
particolarmente nella fase di conversione anche se, per i motivi sopra citati, molto
raramente un'azienda che si affaccia al biologico inizia la sua esperienza con un
sovescio, non conoscendone direttamente tecnica di realizzazione e benefici.
Il sovescio è di facile applicazione, dà grandi risultati e per l'influenza positiva sulle
caratteristiche chimico, fisiche e microbiologiche del terreno, va considerato come
soluzione quasi indispensabile per le aziende che non hanno zootecnia ed erbai
poliennali in rotazione, anche perché in grado di produrre enormi quantità di Azoto a
costi decisamente contenuti, rispetto all'equivalente acquistato sul mercato dei mezzi
tecnici.
Le funzioni che questa tecnica può avere sul terreno, sottolineano ulteriormente la sua
utilità in agricoltura biologica ed ancor di più nella fase di conversione.
I lati positivi di questa tecnica sono molteplici e la descrizione che segue cerca di
metterli in evidenza ma perché questa presentazione non crei eccessive aspettative, si
deve tenere presente che, per il sovescio, come per qualsiasi altra tecnica, vale
sempre il principio che in agricoltura biologica, non esiste la ricetta risolutiva, il "si fa
così". Anche per il sovescio, una volta conosciute le indiscusse potenzialità, ogni
azienda dovrà trovare soluzioni tecnicamente praticabili, agronomicamente efficienti ed
economicamente giustificabili.
- Funzioni del sovescio
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L'interesse per questa pratica non è limitato alla funzione fertilizzante, certamente la
più importante, ma si estende ai molteplici effetti che la copertura del suolo con la
relativa scelta delle diverse essenze, hanno sulla protezione di suolo e falda, sulla
stabilità della struttura, sul controllo delle infestanti e di alcuni parassiti. Funzioni che
sono di grande contributo alla riuscita del metodo perché tutti agronomicamente ed
ecologicamente molto importanti.
Protezione del suolo - quando la copertura del suolo coincide con i periodi di maggiore
ed intensa piovosità, si ha una limitazione dei processi erosivi soprattutto nei terreni
scoscesi. In alcune aree, all'erosione idrica si aggiunge l'erosione eolica che interessa
anche terreni di pianura. Prevenire l'erosione è un'attenzione fondamentale, ancor più
per l'agricoltura biologica che lavora per favorire l'accumulo di sostanza organica nei
primi strati fertili di terreno.
Protezione della falda idrica - tutte le colture di coperture sono anche considerate
colture trappola cioè capaci di trattenere nitrati che altrimenti liscivierebbero in falda. E'
una delle azioni più significative, insieme ad una corretta gestione dei concimi, che
ogni Paese della UE dovrebbe mettere in pratica per ottemperare alla troppo disattesa
"Direttiva Nitrati"
Contributo alla stabilità strutturale del terreno - la sostanza organica interrata e l'azione
delle radici, giocano un ruolo importante nel mantenimento di una buona struttura del
terreno. Gli essudati radicali e gli organismi della rizosfera, ulteriormente stimolati dalla
sostanza organica interrata, aumentano la stabilità dei grumi strutturali. Le sostanze
pre umiche, prodotte dalla degradazione dei tessuti vegetali, hanno un notevole potere
aggregante. La grande massa di S.O. interrata e concentrata nei primi 10, 15 cm.,
seppur con un effetto di breve periodo, contribuisce in modo sostanziale alla risposata
positiva del terreno al passaggio degli attrezzi, per la preparazione del letto di semina,
che deve avvenire in un periodo di tempo ristretto. A ciò si aggiunge l'azione delle
radici, capaci di influenzare anche l'attività microbiologica. Le radici delle Leguminose,
esplorano strati di terreno più profondi del franco di lavorazione mentre quelle di
Graminacee e Crucifere non hanno la stessa capacità di penetrazione e utilizzano i
cunicoli esplorati da queste, contribuendo però con una massa enorme di radici fine, le
più significative per la creazione di aggregati strutturali.
Azione di controllo delle infestanti - il sovescio svolge anche un importantissimo e
indispensabile, effetto rinettante, per competizione diretta con le infestanti ed azione
meccanica degli interventi previsti dalla tecnica, in periodi in cui il terreno resterebbe
scoperto con essenze spontanee, assolutamente egemoni, per il cui controllo
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sarebbero necessari diversi passaggi meccanici.
Azione biocida - le piante sono in grado di produrre sistemi di difesa tramite molecole
naturali, biologicamente attive. Tutti i sovesci sono capaci di stimolare la proliferazione
della microflora terricola che ha di per se un'azione di prevenzione e contenimento
verso la specializzazione di microrganismi patogeni. Le molecole con specifico effetto
biocida, sono però prodotte dall'attività radicale e dai composti provenienti dalla
degradazione dei tessuti. In particolare si è rilevato che gli essudati delle Brassicacee e
Capparidacee, risultano repellenti se non addirittura letali, per alcuni parassiti terricoli
quali nematodi e funghi. Questa attività è talmente interessante da suggerire
prospettive in chiave di composti naturali alternativi al Bromuro di Metile, principio
attivo ipertossico, utilizzato per la fumigazione del terreno e finalmente vietato. Diversi
studi sono arrivati a definire specie specifiche per patogeni come l'Heterodera
schachtii .
Contributo all'efficienza agronomica della rotazione - inserire in rotazione un sovescio,
nella cui composizione ci sia presenza significativa di Leguminose, offre l'opportunità di
abbreviare il tempo di passaggio di queste piante, su tutta la superficie aziendale. Una
rotazione quadriennale che prevede solo una Leguminosa, necessita di quattro anni
perché questa passi su tutta la superficie aziendale. Se nella gestione precedente, la
rotazione era stretta e non prevedeva Leguminose, ci si scontra con il paradosso di
fare agricoltura biologica su campi in cui la rotazione è solo virtuale per molti anni. In
questo caso l'inserimento di un sovescio di Leguminose, può aiutare dimezzare questi
tempi. E' un'azione particolarmente significativa nella fase di conversione, per
ottenere precessioni favorevoli quando ancora non si sono raggiunti livelli di fertilità
soddisfacenti e la rotazione scelta non è ancora a regime.
- Fasi del sovescio
Ogni fase del sovescio, dalla scelta delle essenze all'interramento della biomassa,
comporta una riflessione sugli obbiettivi e sulle modalità di realizzazione della tecnica,
che sono determinanti per la riuscita. Pur essendo il sovescio tecnica semplice, vale la
pena analizzare alcuni punti.
Scelta della coltura più idonea - la scelta delle essenze è determinante,sia in funzione
della produzione di biomassa, obbiettivo primario del sovescio, sia in funzione di
obbiettivi specifici come quelli appena descritti al paragrafo precedente. In generale
vanno individuate essenze che riescono a colonizzare velocemente il terreno e
produrre il massimo della biomassa nel periodo che intercorre tra la semina del
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sovescio e l'impianto della coltura che ne beneficerà. Generalmente l'erbaio misto è la
soluzione tecnica più corretta e maggiormente rispondente alle molteplici azioni che ci
si possono attendere da questa tecnica. Con l'erbaio misto c'è suddivisione del rischio,
equilibrio nei tempi di rilascio dei nutrienti, più rapido nelle Leguminose e più lento, in
ordine progressivo, per Crocifere e Graminacee, diversificazione e competizione.
Va inoltre tenuto presente il contributo significativo degli apparati radicali, per quantità
di biomassa umificabile, per quantità e profondità di terreno esplorato, per interazione
con i microrganismi terricoli, per capacità di mobilizzazione degli elementi del suolo,
tutte caratteristiche specifiche per ogni pianta.
Su queste valutazioni, oggettivamente valide, si basano gli insegnamenti di Alex
Podolinski, agronomo fondatore dell'associazione biodinamica australiana, che
propone miscugli per sovescio, composti da un numero altissimo di essenze di diversa
specie.
Condividendo l'impostazione teorica e valutando nell'erbaio misto la scelta più
completa, bisogna dire che in pieno campo non è facile seminare bene, cioè
omogeneamente, più di due o tre essenze senza moltiplicare il numero di passaggi. Si
pensi per esempio ad una classica consociazione tra Orzo e Favino o Pisello e Avena,
che hanno semi di peso e dimensioni completamente diverse, tanto da non poter
essere seminate in miscela ma separatamente. Ciò non ci esime però dall'aguzzare
l'ingegno per tarare le macchine dotate di più tramogge e trovare essenze diverse con
dimensioni e peso del seme simili, per perseguire l'obbiettivo della diversificazione.
Per gli impianti arborei, nella valutazione delle caratteristiche delle specie utilizzate,
entra anche la resistenza al calpestio, dato che il periodo vegetativo dell'erbaio,
coincide con almeno un intervento in campo.
Preparazione del terreno - ormai l'agricoltura moderna ragiona su numerose soluzioni
di lavorazione, dalla non lavorazione alla doppia lavorazione, tutte tese a
salvaguardare i livelli di fertilità contenendo i costi.
Fatte salve tutte le dovute considerazioni sui tempi di intervento, l'attrezzatura
disponibile, le caratteristiche del terreno, le specie da mettere a dimora, ecc., per
l'impianto di un erbaio da sovescio e, particolarmente nei primi anni della conversione,
l'intervento in profondità con attrezzi discissori, appare il più idoneo.
L'azione meccanica delle radici è tanto più efficace per quanto è sviluppato e ramificato
l'apparato radicale e con questo sviluppo crescono anche tutte le altre azioni positive.
E' pur vero che le radici hanno la capacità di andare ben oltre il franco di lavorazione,
in tal senso basta ricordare che Erba medica, Trifoglio Violetto, Lupino e Cavolo
Cinese, raggiungono anche 1,5 - 2 metri di profondità, Veccia, Colza e Senape si
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attestano intorno al metro ma questa capacità di esplorazione è ulteriormente favorita
dalla lavorazione prima della semina.
La lavorazione profonda all'impianto trova giustificazione anche nel fatto che
all'interramento dell'erbaio da sovescio, non si fa e non si deve fare, un intervento in
profondità, agendo solo sui primi 10 - 20 cm di terreno.
Rispetto ai concetti esposti, relativamente ai benefici di una gestione conservativa del
suolo sull'incremento di sostanza organica e sulla capacità delle radici di andare oltre il
franco di coltivazione, per un erbaio da sovescio, la semina su sodo potrebbe
rappresentare una soluzione decisamente interessante per costi e tempestività di
intervento. Ha però come controindicazione l'eliminazione dei residui colturali, che
quindi non verrebbero restituiti al terreno, perché di ostacolo all'emergenza, ed una
difficile gestione delle infestanti. Controindicazioni particolarmente importanti nelle
prime fasi di conversione.
Eventuale fertilizzazione - la parola "eventuale" sottolinea che generalmente prevale
l'abitudine di non concimare il sovescio, coscienti che tutto ciò che viene preso dal
terreno è restituito con gli interessi. Questo atteggiamento che mira al risparmio, non è
sempre corretto. Non bisogna dimenticare che in agricoltura biologica, il piano di
fertilizzazione non risponde solo all'esigenza della coltura specifica, ma ad un
ragionamento più ampio che ruota intorno al bilancio umico, calcolato sull'intera
rotazione, quindi l'uso di ammendanti può essere abbondantemente giustificato. Non
tutte le essenze sono capaci di fissare l'azoto e la coltura che segue un sovescio,
generalmente, è una coltura economicamente importante all'interno della rotazione
quindi, investire sulla riuscita del sovescio significa investire sulla coltura da reddito che
segue.
Altro elemento di valutazione per l'uso di alcuni fertilizzanti è quanto accade
all'interramento della biomassa. All'incorporazione nel terreno di sostanza organica,
corrisponde aumento dell'attività microbica e sviluppo di processi biochimici, che
favoriscono la solubilizzazione di molti elementi che, spesso, per condizioni
pedologiche e caratteristiche tecniche del fertilizzante, risulterebbero altrimenti
inutilizzati.
Un anticipo della somministrazione di fertilizzante è giustificato anche dal fatto che
all'impianto dell'erbaio ci sono tempi meno frenetici per organizzare la distribuzione ed
è possibile interrare con maggior cura e profondità di quanto si fa nell'interrare la
biomassa.
Periodo ottimale di interramento della biomassa - L'epoca di interramento ottimale per
sfruttare la più rapida cessione dei nutrienti contenuti nei tessuti, è la fase di
prefioritura. In questa fase del ciclo vegetativo la pianta ha raggiunto il suo massimo
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sviluppo e da quel momento in poi inizia ad aumentare la percentuale di fibra nei
tessuti, cioè sale il rapporto C/N e con questo il tempo di cessione. L'aumento
dell'energia necessaria a demolire piante mature, è confermato anche dal valore in
Unità Foraggiere delle piante, che va diminuendo all'aumentare della maturazione,
proprio per la maggiore presenza di fibra contenuta. Un intervento in prefioritura, inizio
fioritura, può essere ben ripagato da tutte le colture a ciclo molto breve, in particolare
nelle ortive che generalmente necessitano di disponibilità di nutrienti sin dal momento
della messa a dimora.
Non ci si deve preoccupare più di tanto, anzi forse è meglio, se si interviene a fioritura
inoltrata, per colture erbacee quali Mais, Sorgo o Girasole e per le arboree in
produzione dove il rilascio di nutrienti serve che sia più dilazionato nel tempo.
Un sovescio "maturo", diventa molto significativo anche per il bilancio umico, per il
quale si possono conteggiare fino a circa due chili di humus stabile prodotto per
quintale di massa verde interrata tal quale, sempre che la biomassa sia
omogeneamente distribuita, giustamente sminuzzata e l'interramento ben realizzato.
La consociazione tra diverse specie, torna utile anche nell'equilibrare il tempo di
rilascio. In un erbaio autunno-vernino, composto da Leguminose e graminacee,
quando le prime sono allo stadio di fioritura, le seconde sono generalmente più avanti
nella maturazione, quindi più ricche in fibra e più lentamente decomposte dai
microrganismi terricoli.
Trinciatura della biomassa - Una volta stabilito quando intervenire, condizioni
atmosferiche permettendo, tutta la biomassa prodotta va trinciata per ridurre i volumi
che gli attrezzi devono interrare o, meglio, miscelare ai primi strati di terreno.
La trinciatura della biomassa è una lavorazione determinante per la riuscita e, potendo
scegliere, è opportuno che la macchina trinciatrice monti i martelli, che compiono
un'azione di polverizzazione della massa, mentre con i coltelli prevale l'azione di
sfibratura, in modo da renderne più completa la coesione con il terreno al momento
dell'interramento.
In questo modo si limitano molto gli effetti negativi di fermentazioni anaerobiche,
causate da masse verdi di eccessive dimensioni, troppo umide e compattate.
Essiccazione della biomassa trinciata - prima di essere interrata la massa verde va
lasciata asciugare sul terreno per circa due giorni. Saranno le condizioni atmosferiche
e la temperatura a determinare un tempo leggermente più breve o più lungo, oltre alla
tipologia di terreno ed alla quantità di massa prodotta. Per l'azione biocida possono
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essere consigliati interramenti più immediati.
Interramento del sovescio - L'interramento deve essere sempre superficiale e può
essere fatto a seconda del tipo e delle condizioni del terreno, con frangizolle,
zappatrice, estirpatore, chiesel e coltivatori a denti elastici. Gli ultimi tre funzionano se
la trinciatura è stata fatta con trinciatrice sul cui rullo sono montati i martelli, altrimenti i
denti degli attrezzi si caricano di biomassa che viene trascinata, rendendo meno
omogenea la distribuzione sul terreno.
L'obiettivo deve essere sempre quello di miscelare nel modo più omogeneo possibile la
massa verde al terreno. Mai intervenire con arature profonde perché, oltre a rendere
difficile la captazione dei nutrienti da parte delle giovani radici, le fermentazioni
anaerobiche che ne derivano possono agire negativamente sullo sviluppo radicale
della coltura inibendolo.
L'aratura è poco consigliata, se considerata indispensabile non deve essere mai
troppo profonda quando c'è già stata una fermentazione aerobica. Ricercatori svizzeri
evidenziano questa necessità portando all'attenzione dati sull'effetto dell'interramento
sulla produzione di Mais da granella. L'interramento superficiale da risultati
nettamente superiori all'interramento con aratura, che sembra avere effetti depressivi.
L'influenza si estende anche al frumento coltivato dopo il Mais.
Semina e trapianto - la semina o il trapianto della coltura successiva può avvenire 15 20 giorni dopo l'interramento, certamente non troppo prima.
La paura di non riuscire a preparare un buon letto di semina e la competizione idrica
sono gli elementi di maggiore preoccupazione per chi non ha mai utilizzato questa
tecnica.
In effetti, se l'andamento stagionale è particolarmente sfavorevole, ci può essere
qualche problema di stress idrico nel caso di siccità o di semina ritardata nel caso di
eccessiva piovosità. Di contro, si deve tenere presente che la grande massa di
sostanza organica interrata ha un effetto positivo sulla struttura, che questa ha anche
un'ottima funzione equilibratrice del bilancio idrico del terreno e che 300 - 400 quintali
di biomassa verde contengono almeno dai 20 ai 30 e oltre metri cubi d'acqua, gran
parte della quale evapora ma una quantità significativa torna al terreno. Come già
sottolineato, la presenza di copertura vegetale in terreni scoscesi, evita il
ruscellamento, favorendo l'infiltrazione, agevolata, in parte, dalla lavorazione con
attrezzi discissori antecedente la semina del sovescio.
- Il contributo fertilizzante del sovescio
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Rispetto agli apporti nutrizionali, gli studi conosciuti, evidenziano una interessantissima
disponibilità di Azoto e Potassio ed una più limitata quantità di Fosforo.
Quantità di nutrienti in Kg/ha nei tessuti di alcune piante
N
P2O5
K2O
Trifoglio ladino
40 - 60
10 - 20
40 - 60
Trifoglio incarnato
40 - 80
01/10/20
40 - 60
Veccia
50 -180
10 - 25
50 - 90
Favino
50 -150
10 - 35
30 - 120
Pisello proteico
30 -100
10 - 35
30 - 100
Colza
50 - 100
25 - 40
80 - 180
Ravanello da Foraggio
40 - 180
20 - 60
80 - 220
Senape
50 - 80
25 - 30
80 - 110
Facezia
160
20
165
Loietto italico
160
20
185
Veccia + Avena
70 - 160
20 - 35
50 - 150
Orzo + Favino
60 - 180
20 - 35
40 - 150
Elaborazione Sol.Eco. da lavori diversi
Un contributo in elementi nutritivi decisamente molto utile per la realizzazione di colture
da reddito che, convenientemente, seguono un sovescio.
L'interesse per questa tecnica si concentra spesso ed erroneamente, solo sulla
quantità di Azoto ma le funzioni precedentemente elencate evidenziano una
completezza ben più importante e rilevante ai fini della riuscita della cultura successiva,
in particolare e del metodo di agricoltura biologica, in generale.
Non trascurabile è anche l'apporto di Potassio, ancor più elevato quando nella
composizione del sovescio ci sono Crucifere.
Meno rilevante, invece, il quantitativo assoluto di Fosforo, non molto presente nei
tessuti giovani ma, probabilmente già mobilizzato e disponibile a ridosso dell'apparato
radicale per svolgere le funzioni di traslocazione dei nutrienti dalle radici al frutto, per la
chiusura del ciclo vegetativo. Nella bibliografia esistente, infatti, non si trovano specifici
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rilievi su carenze di Fosforo in colture fertilizzate solo con sovescio.
Comunque, in casi di manifesta carenza, per caratteristica essenziale del terreno o per
condizioni di immobilizzazione di questo elemento fondamentale, è proprio il sovescio
un'ottima occasione per somministrarlo.
Nel regolamento CEE 2092/91, le forme ammesse e reperibili di Fosforo, sono adatte e
funzionano, quando somministrate direttamente, in terreni con reazione pH subacida e
acida. Nelle condizioni, per noi molto frequenti, di terreno tendenzialmente alcalino,
ricco di calcio e Calcaree, la somministrazione in aggiunta all'interramento di grandi
masse di sostanza organica, come è il caso del sovescio, per la reazione descritta al
capitolo sulla sostanza organica, è l'unico modo per poter contare anche sul loro
contributo fertilizzante.
Rispetto al contributo aggiuntivo di Azoto, proveniente dall'attività radicale delle
Leguminose inserite nel miscuglio, ci sono interessanti informazioni sulla velocità con
cui le diverse piante della famiglia fissano l'Azoto atmosferico. Queste evidenziano
significative differenze di velocità di azotofissazione tra alcune leguminose a
determinate temperature. Fatto cento l'azoto fissato in 42 giorni a 10 °C dalla Veccia
vellutata, pianta considerata la più efficiente in questo campo, il Favino, nello stesso
periodo e nelle stesse condizioni di temperatura, fissa circa il 50% in più, mentre
risultano molto più lenti i Trifogli.
A 20° C e intorno ai 105 giorni, la Veccia già fissa la stessa quantità del Favino, mentre
con la temperatura di 10° C è capace di fissare una quantità doppia di quella di cui è
capace il Favino.
Da questi dati il Favino emerge come coltura molto interessante anche per la capacità
di fissare azoto nei primi stadi vegetativi e a temperature relativamente basse, quindi
utile quando c'è poco tempo.
Quantità di N (Kg/Ha) fissata in 42 giorni da alcune
Leguminose a 10 e 20 °C considerando 100 la quantità
fissata dalla Veccia a 10°C.
SPECIE E TEMPERATURA °C
N FISSATO IN
42 GIORNI
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Veccia vellutata
10 °C
20 °C
100
46
Favino
10 °C
20 °C
154
136
Trifoglio Bianco
10 °C
20 °C
20
39
Trifoglio incarnato
10°C
20°C
43
54
da ERSA Agricoltura Biologica - Speciale Sovescio - E Costantini .
Per quanto concerne iI rilascio di questa enorme quantità di nutrienti, diversi studi
concordano nel dire che, soprattutto nei primi anni, non più del 50% dei nutrienti
potenziali forniti da un sovescio, sono rilasciati con prontezza, mentre l'altra parte resta
a disposizione per l'anno successivo.
La disponibilità è correlata anche al tasso di sostanza organica presente nel terreno,
più è bassa e minore è il rilascio immediato. Quindi, un sovescio fatto nelle prime fasi
della conversione da effetti immediati, sulla coltura che ne deve beneficiare, inferiori
alle sue potenzialità, ma darà comunque un contributo al bilancio generale, e negli anni
successivi.
Resta comunque interessante constatare che anche il solo 40-50% di disponibilità, può
corrispondere a quantità notevoli di Azoto, equiparabili ad investimenti economici
consistenti, se fossero somministrate con qualsiasi tipo di fertilizzante organico in
commercio che, comunque, non potrà mai avere, da solo, la stessa importanza
agronomica del sovescio.
Il contributo fertilizzante del sovescio è anche indiretto e va oltre la capacità
azotofissatrice delle Leguminose e i nutrienti liberati nel terreno dalla trasformazione
dei tessuti delle piante trinciate ed interrate.
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C'è un'azione di mobilizzazione degli elementi da parte delle radici, che è propria dì
ogni specie, nonché l'effetto di solubilizzazione dei nutrienti presenti nel terreno,
conseguente alle azioni di demolizione e trasformazione della sostanza organica.
Un altro contributo importante arriva dall'Azoto che le colture di coperture sono capaci
di trattenere, limitando la lisciviazione in falda dei nitrati. Prove lisimetriche fatte in
diversi paesi ed in diverse prove, rilevano un'azione di protezione verso la falda e di
contemporaneo contributo per la coltura, per capacità di trattenere grandi quantità di
Azoto. Nel caso della Segale, si arriva a 70 kg/ha e del Loietto a circa 50 kg/ha.
L'azione è talmente imponente che le colture di copertura, in pubblicazioni americane,
vengono anche definite "catch-crop", cioè colture trappola.
Inoltre la massa radicale dopo aver esplorato strati di terreno più o meno profondi, a
seconda della specie seminata, e lasciato abbondanza di cunicoli per la circolazione di
acqua ed ossigeno, è anch'essa SO pregiata da contabilizzare nel bilancio finale.
- Scelta delle essenze e quantità di seme impiegato
La scelta delle essenze ed una corretta gestione del sovescio sono, dunque, il
passaggio decisivo per raggiungere gli obiettivi tecnici prefissati, in funzione della
produzione, della fertilità del suolo e della biodiversità aziendale.
Molto spesso, per contenere i costi e nell'attesa che i risultati diano convinzione
all'operatore, le essenze sono scelte tra le sementi provenienti dalle stesse produzioni
aziendali. Questa scelta presenta molti vantaggi economici ed organizzativi ed è
probabilmente la migliore da suggerire nei primi anni di conversione ma, prolungata nel
tempo, può anche esporre al rischio di replicare troppo frequentemente le stesse
colture sul terreno e ad una eccessiva semplificazione dell'ecosistema aziendale. In
questi casi, dopo qualche tempo, va riequilibrata la situazione, utilizzando per il
sovescio anche piante di specie diverse da quelle comunemente coltivate.
Si pensi per esempio ad un'azienda zootecnica dove per prati pascolo, colture
foraggiere e da granella le specie seminate si rifanno quasi totalmente alle sole
Leguminose e Graminacee. Se anche per il sovescio la scelta è limitata a solo queste
due specie, la biodiversità aziendale risulterà sicuramente poco sviluppata e con lei, la
capacità di controllo delle infestanti e dei parassiti.
Crocifere quali Colza e Senape possono essere facilmente inserite per verificarne le
capacità di mobilizzazione del Fosforo, nonché la potenziale azione di contenimento di
infestanti particolarmente aggressive e di difficile controllo come la Sinapis Arvensis,
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il sovescio
comunemente detta, in centro Italia, Rapastella.
Proprio lo studio delle essenze infestanti, incrociato con eventuali problemi specifici di
fertilità rilevati dalle analisi, può dare indicazioni importanti sulla scelta delle essenze
per le diverse funzioni che si vogliono attribuire alla scelta del sovescio.
Importante, inoltre, ricordare l'azione nematocida della senape, particolarmente
utilizzata, insieme al Ravanello da foraggio, prima di colture sensibili quale Fragola,
Patata, Barbabietola.
Avendo la possibilità di fare una scelta varietale il suggerimento è di orientarsi verso le
varietà più precoci della specie prescelta, capaci cioè di produrre biomassa nel minor
tempo possibile, per utilizzare le piogge primaverili anche per la coltura post sovescio.
Esistono molte varietà tolte dal mercato perché non rispondenti ai criteri di produzione
classici ma con caratteristiche spesso interessanti per il sovescio come, appunto, la
precocità di maturazione. Negli anni 80, per esempio, nelle prove di confronto varietale,
figurava tra i primi dieci orzi il Vetulio, poi rapidamente tolto dal mercato per una
elevatissima precocità di fioritura che lo esponeva ai ritorni di freddo primaverili. Oggi
sarebbe prezioso, per l'agricoltura biologica, recuperare quella varietà per un miscuglio
di erbaio da sovescio autunno-vernino, per una semina ritardata dello stesso e con le
variazioni di clima a cui stiamo assistendo, per i climi caldo aridi.
Per l'impianto di una coltura da sovescio, la quantità di seme investita va ragionata
rispetto alla capacità coprente della coltura tenendo conto che l'obiettivo è la biomassa
e non la granella. In qualche caso, la dose impiegata può anche essere aumentata del
10, 20% rispetto alla quantità stabilita per una coltura in purezza. Per i miscugli va ben
ragionato il rapporto tra le due o tre piante scelte per evitare che ci sia eccessiva
egemonia di una specie che prende il sopravvento sulle altre, limitandone la
germinazione e/o lo sviluppo, quindi l'azione per cui erano stata scelte.
Come sempre vanno evitate dosi eccessive di seme, non solo per evitare inutili costi
ma anche perché, non è in assoluto vero che ciò possa aiutare nella produzione di
biomassa. La luce è un fattore fondamentale per lo sviluppo vegetativo delle piante
così come è fattore limitante la competizione per i nutrienti ed inoltre, va sempre
ricordato che per un sovescio, è si importante la biomassa prodotta ma un grande
contributo arriva anche dalle radici. Contributo alla struttura, al bilancio umico e ancora,
al nutrimento, non solo per quanto riguarda l'azione azotofissatrice delle Leguminose
ma più in generale, per la capacità di mobilizzare e trattenere tutti gli elementi, non
ultimo il Fosforo che è, tra l'altro, il macro elemento meno presente nella massa verde
al momento dell'interramento. Prove in corso stanno evidenziando la capacità di
organicazione del Fosforo da parte delle radici di alcune piante comunemente utilizzate
per il sovescio, quali il ad esempio Senape e Rafano.
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il sovescio
Dalla bibliografia e l'esperienza comunicata direttamente, si raccolgono informazioni
molto varie, con investimenti che in alcuni casi hanno differenze elevatissime fino al
100%. In questi casi è corretto basarsi sull'esperienza diretta e sulle abitudini di semina
dell'ambiente in cui si opera, valutando l'opportunità di apportare modifiche sulla base
dei risultati ottenuti.
Comunque, la semente deve essere sempre sufficiente a coprire omogeneamente il
terreno per assecondare gli obbiettivi principali del sovescio, che si evidenziano con la
produzione di biomassa verde e la copertura del suolo.
Oltre alla definizione della quantità di seme, è opportuno che la ricerca sviluppi
programmi sulla qualità delle diverse piante e tra queste le migliori cultivar. Un grosso
contributo allo sviluppo ed al perfezionamento di questa tecnica, potrebbe arrivare
dalla valorizzazione e finalizzazione del lavoro di alcuni genetisti che catalogano e
collezionano essenze spontanee di interesse agronomico, in determinate aree.
Studiando il comportamento agronomico di queste piante si potrebbero selezionare
varietà particolarmente idonee per determinati ambienti, fino ad avere, per esempio,
specie xerofile (aventi,cioè, ridotte esigenze idriche) capaci di coprire il terreno anche
nei mesi estivi o aventi tempi di accrescimento rapidi, in grado di permettere una
copertura ed il contributo del sovescio anche quando, per diversi motivi, il periodo
residuo tra semina del sovescio e semina della coltura principale non permette gli
abituali cicli colturali.
Per esempio, tra i semi collezionati, da un ricercatore della Facoltà di Agraria di
Perugia, ci sono quelli di un Trifoglio Incarnato spontaneo, capace di produrre elevate
quantità di biomassa in tempi molto brevi, non appena la temperatura media sale di
qualche grado. Se si lavorasse sulla moltiplicazione di questa semente, si avrebbe
l'opportunità di testare tempi di interramento anticipati rispetto ad un erbaio autunno
vernino classico e la possibile sinergia con altre essenze con cui potrebbe essere
consociata.
Molto probabilmente le conoscenze in merito sparse per il territorio italiano sono ampie
ed interessanti, occorre diffonderle e spingere perché la ricerca sia sempre più legata
al territorio.
Ad ulteriore evidenza dell'importanza del sovescio e come sintesi di quanto detto, si
sottolinea ancora una volta che:
• il contributo in elementi nutritivi è significativo ed ha costi, rapportati all'unità
fertilizzante proposta dal mercato, competitivi;
• il terreno scoperto per lunghi periodi è deleterio per la protezione del suolo
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dall'erosione, per il bilancio umico, per quello energetico, oltre che per il controllo delle
infestanti;
• la presenza di piante in ogni periodo dell'anno, aiuta la biodiversità aziendale, limita
la lisciviazione dei nitrati in falda con positive conseguenze agronomiche ed ecologiche
Quantità indicativa di seme per colture da sovescio
Specie
Kg/Ha
Favino
160 - 200
Lupino
150 - 180
Veccia vellutata
80 - 120
Trifoglio subterr.
35 - 45
Trifoglio incarnato
30 - 40
Trifoglio bianco
10 - 15
Senape
16 - 20
Colza
18 - 20
Facezia
12 - 15
Segale
120 - 140
Loietto
35 - 40
Pisello + Orzo
90 - 100
Veccia + Avena
40 + 90
Favino + Orzo
90 + 100
Elaborazione Sol.Eco.
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