Sanità Camuna - ASL Vallecamonica
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Sanità Camuna - ASL Vallecamonica
Periodico trimestrale a carattere tecnico-informativo, ANNO IX - N. 1 ASL di Vallecamonica - Sebino - Iscr. Trib. di BS n. 10/2004 in data 8 marzo 2004 Sanità Camuna L’Asl Informa 01/2012 Edolo - Località Cima Piana Edolo - Località Mola Alta sommario 2 sommario 3 UN FIORE ALL’OCCHIELLO 4 OSPEDALE DI ESINE - RIMESSO A NUOVO IL REPARTO a cura di Eugenio Fontana DI RIABILITAZIONE 5 LA CHIRURGIA DI ESINE HA UN NUOVO PRIMARIO 6 UN SALUTO AFFETTUOSO 6 UNA STORIA D’AFRICA dove NON ESISTE MALASANITÀ a cura di Matilde Comensoli perché LA “SANITÀ” NON ESISTE 9 SCLEROSI MULTIPLA: L’AIUTO VIENE DA INTERNET CON IL PROGETTO “GUIDED SELF HELP” di Giacinta Pini e Giorgio Pellegrini DEDICATO AI DIPENDENTI 11 SODDISFAZIONE DELL’UTENZA (CUSTOMER) ANNO 2011 ANALISI DEI DATI E RIFLESSIONI a cura di Siro Casatti 13 POSITIVO ESORDIO DEL PROGETTO DI FORMAZIONE A DISTANZA PROMOSSO DALL’ASL di Elena Fanetti L’ANGOLO DELL’INFORMAZIONE 14 SANITÀ: SCATTANO I NUOVI TICKET SU 29 CURE MEDICHE; SI PAGHERANNO 66 EURO PER I PICCOLI INTERVENTI Tratto dal Corriere della Sera 25.1.2012 CONSENSO ALLA DONAZIONE CON LA CARTA DEI SERVIZI Tratto dal Giornale di Brescia 15 HUCARE: IL VALORE DELLA COMUNICAZIONE IN CAMPO ONCOLOGICO Liberamente tratto dal sito Ok La Salute Prima di Tutto LE NOVITÀ PIÙ SALIENTI INTRODOTTE DAL DL “SEMPLIFICAZIONE” INFORMA FAMIGLIA 17 FINE LAVORI PER LA RSA “CELERI” a cura della Redazione Fondazione Ente Celeri “LEGGERE CURA” ANIMAZIONE LETTERARIA PER MAMME E PAPÀ di Irene Benaglio 21 RSA: COMPLETATI I PIANI DI ADEGUAMENTO STRUTTURALE di P. Troletti, O. Barcellini e F. Formentelli 23 UN PROTOCOLLO CONDIVISO PER POTENZIARE L’INTERVENTO SOCIALE SUL TERRITORIO Comunicato stampa di Giacomo Lanzini 24 NUOVI DATI RELATIVI ALLE AZIENDE E AGLI INFORTUNI SUL LAVORO: IL PROGETTO ASL PER LA PREVENZIONE NEL SETTORE METALMECCANICO di Franco Martello 28 NPIA: SUPPORTO NELLE GRAVI DISABILITÀ DELLA COMUNICAZIONE IN ETÀ EVOLUTIVA di Nadia Romellini e Valentina Tagliaferri 29 DAMMI IL TUO CUORE NE AVRÒ CURA: A ESINE UN IMPORTANTE EVENTO IN AMBITO CARDIOLOGICO a cura della Redazione 30 LA LOTTA ALLA VARROA di Lucio Turetti Oltre un centinaio di pagine, fitte di numeri, di grafici e soprattutto di idee, progetti, prospettive. è il Documento di programmazione e di coordinamento dei servizi sanitari e socio-sanitari per il 2012. In termini molto semplici ciò significa guardare al 2012 della Sanità camuna con traguardi ben precisi. Il Documento è stato presentato alla stampa nell’incontro del 31 gennaio u.s. Il giorno dopo avrebbe iniziato il suo servizio come primario della chirurgia all’ospedale di Esine il dottor Lucio Taglietti, ponendo così finalmente termine ad un tormentone durato troppo a lungo. Ebbene anche questo è un segno concreto, visibile della volontà di fare sempre di più e meglio. Ed un altro segno sarà il bando di concorso, a giorni, per il servizio di urologia. L’anno nuovo inizia bene. Nei propositi del DG Renato Pedrini il 2012 dovrà essere anche l’anno della conclusione dei lavori delle “grandi opere”: il tanto atteso svincolo della superstrada, la realizzazione del bunker per la radioterapia, della palazzina per la libera professione e dei centri per la terapia psichiatrica, la ristrutturazione del reparto di dialisi, l’avvio del servizio di soccorso di automedica nella sede distrettuale di Cedegolo, l’aggiornamento tecnologico della risonanza magnetica, tanto per citare le opere principali. Ma se ci si limitasse a questo sguardo sulle cose più evidenti non si coglierebbe appieno lo spirito, anzi la filosofia del Documento di programmazione ed essa percorre sostanzialmente due linee non parallele ma convergenti: la linea del rapporto sempre più dinamico ed incisivo tra strutture ospedaliere e territorio ovvero medici di base, distretti, case di riposo e pazienti. Insomma - ed ecco l’altra linea - bisogna «fare sistema», «fare rete». Non è che l’ammalato in ospedale sia una cosa e fuori dall’ospedale un’altra cosa: è sempre la stessa persona, con i suoi problemi, le sue domande, le sue speranze. è imprescindibile la continuità di cura tra la degenza e la dimissione del paziente, anche attraverso un’assistenza domiciliare integrata. La “teoria e la prassi” di Pedrini si incentrano su questi principi, nella convinzione che il «fare sistema» non implica solo un risparmio di tempo e di risorse, ma produce un servizio adeguato, pienamente rispondente ai bisogni dell’utenza e che si tratti di un’utenza del tutto particolare non c’è alcun bisogno di spiegarlo. di Eugenio Fontana Direttore Responsabile: Eugenio Fontana Direttore Editoriale: Matilde Comensoli Comitato di Redazione Coordinatore: Gemma Torri Daniele Venia Loredana Sanzogni Siro Casatti Editore ASL di Vallecamonica - Sebino via Nissolina, 2 - 25043 Breno (BS) www.aslvallecamonicasebino.it e-mail: [email protected] NOTIZIE IN BREVE 33 Curiosando qua e là «FARE SISTEMA» a cura dello Staff della Comunicazione Stampa Litografia Bressanelli - Manerbio (Bs) Sanità Camuna UN FIORE ALL’OCCHIELLO C’è un’istituzione nel nostro sistema «Azienda Sanitaria» che ha tutti i titoli per essere considerata un fiore all’occhiello. Si tratta del Corso di laurea in Infermieristica, avviato alcuni anni or sono (nel 1977) e che ha già formato e avviato tanti giovani ad una professione così delicata e così nevralgica da poter essere considerata senza retorica alcuna una vera e propria missione sia nel dialogo collaborativo con l’operatore sanitario, il medico, e sia nel rapporto umano con il paziente, il malato. è l’infermiere che rappresenta questa interfaccia, questo anello interattivo sui due versanti della sanità. Orbene, il 14 dicembre 2011, nella sala riunioni dell’Ospedale di Esine si è svolta la cerimonia della consegna dei diplomi di laurea a 26 giovani: una cerimonia non certo all’insegna della pompa magna, semmai della discrezione giocata su toni dimessi, colloquiali e quasi familiari. Al tavolo della presidenza sedevano il direttore della scuola Gian Andrea Polonioli che ha introdotto l’incontro sottolineando l’impegno che la scuola richiede, come a dire che non si è affatto in presenza di un corso di laurea di serie B. C’erano poi la brava e solerte Marisa Priuli, il consigliere dell’IPASVI (la Federazione Nazionale del Collegio Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d’Infanzia) Bruna Marina Bertoli, il direttore sanitario dell’ASL Fabio Besozzi Valentini, il direttore dei servizi sociali Vanni Ligasacchi (ora ritornato a Milano come consigliere regionale) e naturalmente il direttore generale Renato Pedrini. Il nostro DG, nel suo breve intervento, ha saputo trovare le parole, il tono e le convinzioni dell’uomo di scuola, di chi, oltre ad essere stato sindaco e presidente di Comunità Montana, è stato anche insegnante e preside. Nella sala composti e visibilmente emozionati c’erano i 26 giovani che con il diploma raggiungevano un loro primo traguardo di vita. E proprio su questa lunghezza d’onda Pedrini ha impostato il suo intervento sottolinenando la specificità della Scuola infermieri: essa non sforna laureati destinati purtroppo alla ricerca disperata di un lavoro. La scuola infermieri non crea disoccupati. è una scuola nella quale la formazione procede di pari passo e si intreccia con l’esperienza sul campo e viceversa. Ebbene questa prospettiva - del posto di lavoro - non è assolutamente pacifica nel senso di un traguardo raggiunto punto e basta. Essa, immettendo direttamente in quel particolare mondo che ha come materia prima l’ammalato, il suo bisogno di assistenza diuturna ed anche la richiesta implicita di attenzione, di gentilezza, insomma di umanità, per queste ragioni la professione dell’infermiere è molto impegnativa. Essa richiede non solo conoscenze e manualità specifiche ma richiede quel valore aggiunto che si chiama disponibilità, apertura di mente e di cuore, attenzione costante non al malato come numero ma al malato come persona. è un compito non facile anzi arduo ma portatore di quella soddisfazione morale interiore che va ben oltre gli obblighi d’orario e che dal volto dell’ammalato si riverbera sulla persona dell’infermiere capace di interpretare ogni esigenza nel momento stesso in cui si manifesta e di raccogliere quel frutto prezioso che si chiama riconoscenza. A cura di Eugenio Fontana 3 4 Sanità Camuna ELENCO dei LAUREATI AA 2011 Cognome e Nome Data di nascita Residenza Bassanesi Giorgio Belingheri Pavithra Carrara Lia Chiminelli Michela Della Noce Annalisa Domenighini Fabrizio Filippini Laura Franzoni Gabriella Gheza Roberta Hochow Erika Laini Alessandra Mastaglia Federica Minelli Giovanni Minini Marta Moraschetti Federica Morina Alessia Enrica Ottelli Luca Pedersoli Ilenia Pedretti Roberta Pezzucchi Laura Polla Stefania Rebaioli Ilenia Russo Salvatore Sbirziola Alice Serioli Simona Zanotti Nicoletta 19/8/1986 21/10/1986 23/7/1989 9/6/1987 29/10/1985 29/9/1987 28/6/1989 25/11/1989 28/8/1989 17/9/1989 7/2/1989 24/9/1989 20/9/1988 30/12/1988 8/8/1989 27/9/1987 10/6/1988 12/9/1988 16/8/1989 13/1/1988 6/3/1988 16/5/1989 21/12/1988 24/6/1987 1/2/1989 14/11/1988 Angolo Terme Vilminore Sovere Darfo BT Berzo Inferiore Malegno Ceto Ossimo Borno Angolo Terme Costa Volpino Corteno Golgi Bienno Darfo BT Grevo Di Cedegolo Costa Volpino Artogne Darfo BT Berzo Inferiore Edolo Esine Berzo Inferiore Corsano (Le) Vione Pisogne Marone ************ OSPEDALE DI ESINE RIMESSO A NUOVO IL REPARTO DI RIABILITAZIONE Lunedì 19 dicembre 2011 vi è stata l’inaugurazione del reparto di Riabilitazione, rimesso a nuovo da un intervento che ha mirato alla funzionalità e all’accoglienza e per accoglienza si intende non solo la disposizione funzionale delle stanze e degli ambienti di visita e di cura, ma anche il buon gusto nell’uso dei colori, insomma un tocco di eleganza che non guasta affatto. Folta partecipazione Nella sala delle riunioni la prima cosa che balzava all’occhio era la folta presenza degli addetti ai lavori (medici, infermieri, amministratori) e di molti rappresentanti di quel variegato mondo che si chiama volontariato e che costituisce un punto di riferimento negli specifici settori di competenza. E questa partecipazione va sottolineata, evidenziata, valorizzata perché essa è indice sicuro dello stretto rapporto che intercorre tra territorio e struttura ospedaliera. è un segno che l’ospedale non è sentito come isola distante, lontana, ostile, ma luogo al quale si indirizza la speranza di chi cerca salute, di chi vuole sconfiggere la propria malattia e, proprio perché in tale situazione di disagio, non deve essere lasciato solo. Insomma l’ospedale è sì dei medici e di quanti vi operano ma lo è in funzione dei bisogni del territorio o, meglio, dei suoi abitanti: l’ospedale è il nostro ospedale e nell’aggettivo vi è implicito un riconoscimento e soprattutto una riconoscenza. Interventi e non discorsi di circostanza Ha introdotto i lavori inaugurali il DG Renato Pedrini che a giusto titolo ha manifestato soddisfazione per il traguardo raggiunto, perché - ha aggiunto - avere un ospedale che fornisca servizi di qualità e di eccellenza è il modo concreto, visibile e tangibile per scartare e destituire da ogni fondamento l’affermazione secondo cui la nostra sanità, per il decentramento della valle, sarebbe una sanità scadente e secondaria. «I diritti di chi abita nel più sperduto paese della Valle - ha concluso Pedrini - sono gli Sanità Camuna stessi di chi abita nella città o nella metropoli». Ha preso quindi la parola l’assessore regionale Monica Rizzi che, portando il saluto del presidente Roberto Formigoni, ha voluto soffermarsi sul ruolo di Regione Lombardia e sulla sua attenzione al grande problema sanitario, rivendicato la virtuosità della Regione stessa nelle politiche, tanto da porsi nei posti più alti della classifica sulla “buona sanità”. Con legittimo orgoglio l’esponente regionale ha rivendicato la sua camunità come a dire che questa, oltre che riferimento personale, è anche una ragione dell’impegno politico. è toccato quindi a Margherita Peroni, presidente della Terza Commissione Sanità, illustrare le linee generali delle scelte regionali. Peroni conosce molto bene i meccanismi della sanità lombarda. Il suo mandato politico che risponde appieno alla sua formazione, sempre è stato rivolto alle problematiche sociali della famiglia e a quelle sanitarie. Inoltre, come bresciana, ha una vasta conoscenza del territorio e anche della Vallecamonica. Da qui il riconfermato suo sostegno alla nostra Azienda e agli ambiziosi traguardi che si è posta. Ospite d’eccezione e ospite d’onore è stato il Cardinal Giovanni Battista Re. Come eminente uomo di chiesa il Cardinale non poteva che svolgere, con quella chiarezza di concetti che gli è propria, una riflessione sul bene grande della salute e sulla sofferenza della malattia, perché la persona umana è sì anima ma anche corpo, anzi, «nella solida tradizione cristiana, il corpo è chiamato ad un grande destino di grazia e di salvezza». Il cardinale di proposito non ha voluto fare esplicito riferimento ai testi scritturisti e magisteriali (sarebbe stata una lezione) ma ha voluto concludere la sua riflessione citando il poeta Metastasio per dire della sintonia tra arte e fede. Quando ormai i discorsi erano terminati, ha chiesto di intervenire Renzo Bossi, anch’esso consigliere regionale. Il figlio del più famoso Bossi ha avuto davvero l’intelligenza di non allargare il campo delle considerazioni, ma ha portato la testimonianza familiare e toccante di suo padre, evidenziando così come bene conosca e quindi apprezzi il servizio prezioso della riabilitazione. Per la qualità della vita A chiusura, il taglio immancabile del nastro. Ma prima, e proprio all’ingresso del “suo” reparto, la Dr.ssa Maria Grazia Cattaneo, responsabile dell’UO di Riabilitazione Specialistica, in un breve ma intenso saluto, ha ringraziato gli intervenuti, il Direttore dell’ASL, i colleghi Medici, i Benefattori, le Associazioni di Volontariato «con le quali collaboriamo» e quanti hanno reso possibile la realizzazione della nuova Unità Operativa con 28 posti letto, due palestre e un servizio di logoterapia, strutture «che vanno a soddisfare le esigenze (sempre più pressanti) di una popolazione distribuita su un territorio lontano dai grandi centri urbani». Le parole di conclusione della Dr.ssa Cattaneo riassumono bene il significato e l’importanza della struttura completamente rinnovata. «Investire nella Riabilitazione, oltre ad aver aumentato la qualità dei servizi del nostro ospedale, ha portato anche a vedere il malato e la sua malattia non solo in fase acuta ma anche nella fase degli esiti (esiti talvolta di gravi cerebrolesioni, esiti di politraumi ecc) dove può esserci anche una situazione funzionale compromessa che porta ad una limitazione dell’autosufficienza psico-fisica. Con la terapia riabilitativa andiamo a recuperare le abilità perse, compatibilmente con la menomazione, migliorando così la qualità della vita». Eugenio Fontana E tutto questo non è davvero poco. ************ LA CHIRURGIA DI ESINE HA UN NUOVO PRIMARIO Il Dr Lucio Taglietti è il nuovo Direttore della Chirurgia generale dell’Ospedale di Esine, dal 1° febbraio 2012. Il Dr Taglietti è nato a Brescia il 13.12.1964 e attualmente risiede a Castelmella. Si è brillantemente laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Pavia nel 1989, dove si è poi specializzato in Chirurgia generale. Dopo varie esperienze di formazione all’estero, ha iniziato la propria carriera dirigenziale presso l’Ospedale di Iseo, per poi passare alla Clinica S.Rocco di Franciacorta-OME ed in fine all’AO “Mellino Mellini” di Chiari. a cura della Redazione 5 6 Sanità Camuna UN SALUTO AFFETTUOSO è la prima volta che approfitto di Sanità Camuna per comunicare un messaggio personale. Trovo però molto naturale “usare” queste pagine, dalle quali ho comunicato con tante persone per anni, per salutare i lettori, siano essi liberi cittadini o dipendenti, ora che mi accingo a lasciare questo piccolo mondo. Il termine “pensione” non mi piace e non mi si addice perché sa di resa, di inattività, di ritiro nel proprio guscio, mentre invece, personalmente, la decisione di lasciare il lavoro al quale mi sono dedicata per quasi quarant’anni, rappresenta la possibilità di uscire dal guscio, di infrangerlo, per potermi dedicare, anziché alle piccole problematiche quotidiane della nostra realtà sanitaria a problemi molto più grandi, conscia che l’impegno di un singolo è una piccola goccia nel mare della lotta contro le ingiustizie, ma senza le piccole gocce il mare non esisterebbe. Chi mi conosce sa con quanta abnegazione, passione e…cocciutaggine abbia lavorato. Prendo ad esempio questo notiziario. Senza falsa modestia: l’ho voluto con tutte le mie forze e l’ho fatto crescere come una madre segue l’evoluzione della propria creatura. All’inizio si trattava di un prodotto zoppicante, non ben delineato nell’offerta informativa e presentava una buona dose di errori. Con il tempo si è evoluto, perfezionandosi via via, fino a divenire quello che è oggi: un prodotto di comunicazione di qualità e con un ampio range di lettori. Sono fiera di lasciare questo gioiellino in mani fidate (in primis e da sempre, in quelle del direttore responsabile, Prof. Fontana, e del nuovo direttore editoriale) e sono sicura che camminerà ancora a lungo, costituendo per l’Azienda lo strumento principe di comunicazione. Ma qui non si tratta solo del giornale, si tratta di lasciare il luogo dove ho trascorso la maggior parte della mia vita, sia professionale che umana e non è uno scherzo. è logico che di strappo si parla, uno strappo dell’anima. In tutti questi anni sono stata accompagnata nei vari tratti di percorso professionale da molte persone, con le quali ho lavorato più o meno bene, ma da ognuno ho imparato qualcosa. E tutto quello che ho imparato via via ho cercato in tutti i modi di trasmetterlo a chi mi ha affiancato, sempre, in qualsiasi campo, così, oggi, sono orgogliosa di constatare quanto di mio ci sia nei miei collaboratori ed in chi si è affiancato a me in questa lunga strada. L’augurio che faccio a tutti coloro che lavorano qui è proprio questo: di riuscire a superare le fasi inevitabili di scoramento e frustrazione; di riuscire a passare sopra alle meschinità nelle quali ci invischiamo nella routine quotidiana, nei confronti di colleghi, superiori e, soprattutto, di sottoposti; di trovare sempre, in sintesi, un motivo, un progetto, anche piccolo, nel quale credere per poter spendere le proprie energie in modo gratificante. Solo se ogni sera ci si può guardare allo specchio riconoscendo che, nonostante i problemi e magari (per noi) i soprusi incontrati, si è agito con correttezza e onestà intellettuale, ci si può coricare nella consapevolezza di una dignità lavorativa e personale che nessuno ci può contestare. E, nella stessa misura, ci si sente parte di un meccanismo virtuoso che, realisticamente, non salverà il mondo, ma si adopera per renderlo migliore. E così, sera dopo sera, la stessa riflessione si ripresenterà quando la carriera volgerà al termine e allora si sarà fieri del lavoro di una vita e quello scambio vicendevole di esperienze, ci fornirà una preziosa dote di esperienza utilissima, non per fermarci, ma per ricominciare. Stringendo tutti in un virtuale ma sentito abbraccio, Vi auguro ogni bene, ma soprattutto di vivere e lavorare in pace con voi stessi e con gli altri. Suona molto ecumenico…ma è sincero! PortandoVi sempre con me, Matilde ************ UNA STORIA D’AFRICA dove NON ESISTE MALASANITÀ perché LA SANITÀ NON ESISTE A questo punto desidero citare un fatto accaduto in questi giorni. Qualcuno potrà trovarlo fuori luogo, ma sono convinta che ciò che si fa a fin di bene è sempre ben fatto. Otto anni fa, durante uno dei miei viaggi, in Madagascar conobbi una ragazzina che aveva gli stessi anni della mia figlia minore. Lavorava nel villaggio dove passavo la vacanza e mi si affezionò in modo incredibile. Era un fermento di progetti: studiare le lingue straniere, lavorare, fare grandi, piccole cose. Cercai di tenermi in contatto con lei, supportandola anche economicamente. Purtroppo, non solo i soldi che le spedivo venivano immancabilmente trafugati, ma le mie lettere venivano rispedite al mittente. Cercai per un po’ di tempo di trovare una soluzione, ma alla fine questo stress divenne insopportabile e troncai ogni comunicazione. Ogni volta che ripensavo a lei, comunque, avvertivo una fitta di rimorso (“farai come tutti gli altri, voi bianchi non mantenete mai le promesse. Come arrivate a casa vostra, noi non esistiamo più”…). Lo scorso anno, la mia collaboratrice, Gemma, mi comunicò che si sarebbe recata in ferie proprio nello stesso villaggio. Fu un immediato rivivere il mio conflitto interiore. Senza alcuna speranza (erano passati sette anni) le diedi una foto ed una lettera con qualche euro, per la fanciulla (Alice) mai dimenticata, pregandola di fare delle ricerche. Sanità Camuna Gemma si diede da fare, ma pareva che Alice fosse sparita nel nulla. Passarono 15 giorni e arrivò il momento della partenza. Mentre preparava le valigie fu chiamata dalla reception: una persona la aspettava fuori dal villaggio. La gente di colore ha ovviamente il divieto assoluto di mettere piede nei villaggi dei Vasà (Bianchi). Gemma, con estremo stupore si trovò dinanzi un volto familiare (aveva osservato la Alìce, Judianò e Jiuditià foto molte volte) ma la figuretta che vedeva pesava almeno 20 chili in meno… Parlarono. Lessero la mia lettera e Alice pianse. Raccontò di essere sposata e mamma di tre bambini e di aver perso il lavoro alla prima gravidanza, un anno dopo il nostro incontro. Si fece dare il mio numero di cellulare e se ne andò. Gemma riferisce di uno sguardo doloroso in un atteggiamento fiero e dignitoso. Mentre, al rientro al lavoro, la mia collega mi stava riferendo l’accaduto, considerando con stupore come tutto fosse avvenuto all’ultimo minuto…suonò il cellulare. Era Lei, Alice. Non so descrivere la felicità di entrambe nel risentirci. Quel giorno mi sembrò di toccare il cielo con un dito: ero riuscita a cancellare qualcosa di brutto dalla mia vita. Solo ora sono in grado di capire come quel giorno rappresentasse qualcosa di molto, molto più grande. Da quel momento cominciò a tempestarmi di telefonate (ovviamente si faceva richiamare) e dovetti spiegarle che non potevo interrompere continuamente il lavoro. Si calmò, ma una sera, balbettando imbarazzatissima, mi spiegò che il giorno dopo avrebbe dovuto essere operata di appendicite. “Ho l’appuntamento ma non ho i soldi”. Avvertii che, senza volerlo, mi si stava indurendo il cuore, così come la voce. Un mare di sospetti mi attanagliava: ma è possibile che dopo pochissimi giorni dal “ricongiungimento” questa mi chieda già soldi? Perché una prende l’appuntamento per un’operazione se non la può pagare? E se qualcuno la obbligasse a raccontare balle per sfruttare una sprovveduta Vasà? Tra l’altro il suo atteggiamento, che al telefono suonava persino un po’ altezzoso, e la reticenza con la quale rispondeva alle mie domande, non mi aiutavano a dissipare i miei dubbi. D’altro canto, una parte di me si ostinava a rifiutare l’idea di un’Alice subdola e imbrogliona e tutto ciò non faceva che mandarmi in totale confusione. Le chiesi quanto costava questa benedetta operazione: 100,00 euro. Di getto pensai che se si imbroglia, si imbroglia per qualcosa di più e le chiesi solo se poteva aspettare perché stavo per partire. Mi rispose che poteva aspettare, anche perché “Senza soldi non mi ricoverano”. Feci una vacanza di alcuni giorni e, al ritorno, sinceramente, di Alice non mi ricordavo più o forse mi rifiutavo di ricordare… La voce che sentii al telefono pareva quella di un trapassato, non sembrava più lei, nemmeno mio marito la riconobbe. Mi disse solo che stava male da morire, anzi che sarebbe morta e che i suoi bambini sarebbero rimasti orfani. Mi precipitai al primo sportello per spedirle quei cento maledetti euro che spendevo di solito per acquistare qualche idiozia, maledicendomi per la mia ottusità e grettezza. La salvarono per i capelli. Era una bruttissima peritonite, se ce ne può essere una bella… Quando, parecchi giorni dopo riprese il suo solito tono di voce mi ringraziò e disse che doveva a me il fatto di essere ancora viva, poi, in un sussulto di orgoglio si corresse: “NO!, lo devo a Dio, che mi mandato te”. Meno male! Certo che Dio avrebbe potuto “mandarle” qualcuno più affidabile! Le nostre telefonate continuarono. Alice si presentava sempre serena e grata ma io avvertivo che qualcosa non andava. Sempre della serie “le coincidenze” mi si presentò l’opportunità di un viaggio in Madagascar e vi arrivai alla fine di settembre. Alice non stava più nella pelle dalla gioia. Si era organizzata per farci visitare l’isola e per intrattenerci nel migliore dei modi. Facemmo viaggi allucinanti su automobili prive di serbatoio, sostituito da due bottiglie di benzina posizionate in mezzo alle gambe, che dovevano essere sostituite dopo pochi chlilometri, (le bottiglie, ovvio, le gambe invece le avremmo dovute sostituire alla fine di ogni viaggio…) a dei costi spaventosi. Insomma fummo in grado veramente di immergerci nella vita malgascia. Ma solo quando visitammo la casa di Alice e vedemmo i suoi bambini, capimmo veramente. Il marito lavorava per un boss della zona commerciando in oggetti di oreficeria. Le cose andavano bene e Alice poteva permettersi di fare ed allevare bambini senza dover lavorare. Un giorno però le cose cambiarono. Il marito subì un furto e quando comunicò il fatto al “padrone” questi prese la palla al balzo, lo denunciò con l’accusa di aver venduto la merce e di aver intascato il ricavato. Il ragazzo fu arrestato. Pochi giorni prima avevano preso l’appuntamento in ospedale, perché Alice fosse operata. Il boss fece sequestrare loro ogni cosa, persino i giocattoli dei bambini. Dopo una decina di giorni il marito fu rilasciato, non senza aver firmato l’impegno a rifondere quanto restava, oltre al ricavato del sequestro, e cioè 800,00 €, entro sei mesi. Si deve pensare che lo stipendio di un impiegato, in Madagascar, si aggira intorno ai 40 € al mese. E così ci ritrovammo lì, tutti seduti sull’unico mobile che costituiva l’arredamento della casa, il letto matrimoniale, dove dormivano, sedevano, insomma vivevano, moglie, marito e bambini. Alice raccontava tutto tra le lacrime e mi mostrava le foto della sua bella casa con mobili di pregio, ricami e tappeti. Ora rimanevano due scatoloni dove erano riposti abiti e biancheria. Quando le chiesi come fa- 7 8 Sanità Camuna cesse a cucinare senza nemmeno un fornello, mi rispose che non era un problema perché da molto non mangiavano. Il marito andava a piedi tutti i giorni (60 km) dalla mamma di Alice che abitava “in campagna” per portare a casa per cena alcuni ortaggi per i piccoli. Non ho voluto chiederle perché non si fossero trasferiti dalla madre, almeno per un po’, per i piccoli, ma ci sono cose che noi Vasà non siamo in grado di capire. Vedevo la piccola che, carponi sui guanciali, spiava tra le canne della parete dietro al letto e Alice mi disse sorridendo che guardava i cartoni animati al televisore dei vicini. Con una fitta pensai alla marea di dvd, canali televisivi e play station varie nella quale annegano i nostri bambini. Ma soprattutto pensai che la priorità in quel momento erano quei tre piccoli con le braccine sottili e gli occhi vacui. Nel cercare di rincuorarla le dissi che almeno aveva un tetto sopra la testa e …venne la botta finale: non pagavano l’affitto da quattro mesi e di li a poco il padrone di casa li avrebbe buttati fuori. Per rincarare la dose scoprimmo che pagavano un affitto da capogiro per quei due buchi vuoti, in mezzo ad una discarica, senza acqua. Cominciammo a rimpinzare piccoli e mamma di pappa reale, integratori vitaminici e fermenti lattici. Devo dire che solo dopo tre giorni di cura tutti dimostravano un aspetto sorprendentemente sano. Non è il caso di descrivere come andarono le cose. Quello che importa è che la famigliola festeggiò il Natale in una casa libera da debiti d’affitto (e ridotto), libera da quella tremenda spada di Damocle del debito capestro, con mamma Alice che aveva trovato un lavoro e che non smetteva di ringraziare la sua mamma e il suo papà Vasà per aver loro dimostrato che si può ricominciare. MA. Purtroppo c’è sempre un MA nella vita reale, soprattutto in Africa. Pochi giorni fa Alice mi chiama dicendomi che è preoccupata perché il più piccolo (Judianò, due anni a marzo) ha la febbre altissima e la dissenteria e lei ha finito fermenti lattici e tachipirina. Le dico che deve assolutamente andare in farmacia e acquistarli, e vedere di trovare il Bactrim; se avesse avuto problemi le avrei mandato i soldi. I farmaci in Madagascar non si trovano e, se si trovano, sono fuori portata della gente normale. Il piccolo deve stare veramente male, perché chiamano il “dottore” che fornisce loro paracetamolo e altro. Anche il medico costa troppo, tanto è vero che la maggior parte della gente si rivolge allo sciamano. Dopo 5 giorni Alice mi chiama dall’ospedale; il medico ha voluto il ricovero. Meno male, mi dico, e la rassicuro che l’ospedale sarà pagato. Non ho considerato che là gli ospedali non hanno né ferri chirurgici né farmaci. Il giorno dopo, mentre sto mangiando con i miei colleghi, mi arriva un messaggio e distrattamente butto l’occhio: si tratta di Alice. Non ho bisogno di aprirlo, le sole tre parole si leggono chiaramente sul display: Judianò est morte. Judianò Per giorni, oppressa dal senso di impotenza e frustrazione, me la sono presa con il mondo, sì il mondo occidentale, quel mondo che, pensavo, permette che un piccolino muoia perché non puoi fargli avere un disinfetante intestinale o qualche altra porcheria, invece ora so che queste situazioni non sono solo permesse ma imposte e mi rendo conto che è tanto facile e liberatorio dare la responsabilità di tutto al mondo, alla globalizzazione e ad altre fregnacce del genere, ma il mondo siamo noi, ognuno di noi. è così che in questo momento penso che sia sacrosanto argomentare di ticket, di DRG, di spread ecc, e altrettanto sacrosanto sia imputare enormi responsabilità alle multinazionali farmaceutiche e del petrolio, ed ai grandi banchieri, ma forse dovremmo provare ad alzare il tiro e chiederci se noi, pur nel nostro piccolo, ci siamo mai sentiti coinvolti in queste brutture. è ovvio che se dobbiamo arrabattarci per arrivare in qualche modo a fine mese, non c’è molto spazio per le disgrazie altrui ma, forse, a volte basterebbe valutare se i nostri problemi si possano anche solo paragonare a quelli del cosiddetto terzo mondo. Certo sono pochi coloro che possono impegnarsi su questo fronte in prima persona, in concreto. Si può però sostenere queste persone concorrendo economicamente a realizzare un’infinità di cose. Ciascuno di noi si può privare anche di poco, di pochissimo, anche di un’inezia, ma quell’inezia per qualcuno rappresenta la differenza fra vivere e morire, e quando a morire è un bambino, l’abbiamo ucciso tutti. Perdonatemi lo sproloquio, ma approfitto dell’occasione per dare spazio alle iniziative di Manina Consiglio, un’aristocratica napoletana cha ha lasciato tutto e dedicato la vita ai bambini malgasci. In questo periodo Manina è in Italia per raccogliere aiuti; se fosse stata là, il piccolo sarebbe ancora vivo. Su questo giornale sono state ospitate iniziative benefiche di vario genere, questa volta Vi presento “I bambini di Manina”, li troverete a fine giornale. Lei ha dato tutto quello che aveva: soldi, anima e cuore e noi possiamo aiutarla. Grazie. Manina Matilde Comensoli - Direttore della Comunicazione Sanità Camuna SCLEROSI MULTIPLA: L’AIUTO VIENE DA INTERNET CON IL PROGETTO “GUIDED SELF HELP”, ATTUAZIONE DI GRUPPI DI AUTO-AIUTO GUIDATO PER UTENTI CON SM Il 17 settembre 2011 a Boario Terme si è tenuto il Convegno “Ricerca terapie - obiettivi - benefici” promosso dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), con il patrocinio dell’ASL di Vallecamonica-Sebino. A seguito delle problematiche e degli approfondimenti emersi in quella sede, il Direttore Sanitario dell’ASL, Dr Fabio Besozzi Valentini, ha presentato una proposta: avviare uno studio specifico finalizzato all’attivazione di un servizio di auto-aiuto, guidato dalle strutture dell’ASL a vantaggio degli utenti con Sclerosi Multipla (SM). L’Asl Vallecamonica-Sebino si è quindi impegnata nello sviluppo di un progetto sperimentale e fortemente innovativo finalizzato al supporto psico-sociale dei pazienti affetti da SM. Il progetto prevede l’utilizzo di strumenti multimediali (computer, web-cam, microfono) e di alcune funzioni interattive fornite da un programma on-line riconosciuto universalmente come social network gratuito e facilmente accessibile da parte di tutti i possessori di una rete internet. Sfruttando le funzioni principali messe a disposizione dal programma citato ci si è attivati nella strutturazione di un gruppo di auto-aiuto guidato on line dedicato interamente ad operatori e pazienti affetti da SM, attraverso il quale si potranno acquisire maggiori competenze per il controllo della malattia, dandosi sostegno informativo, socializzando apprendendo strategie di gestione dello stress e imparando nuovi modi per fronteggiare la malattia, oltre alla possibilità di ampliare le proprie conoscenze e le proprie relazioni non necessariamente legate alla malattia in questione. Tutti questi aspetti e queste possibilità sono garantite dai servizi utilizzabili all’interno del social network che si va ad utilizzare tra cui la possibilità di pubblicare i propri pensieri all’interno di una bacheca comune, la possibilità di farsi conoscere attraverso fotografie o informazioni personali, la possibilità di comunicare con gli altri membri del gruppo attraverso l’utilizzo della chat o del videoritrovo (funzione di punta e fortemente impiegata negli incontri del gruppo); tutte possibilità interattive da poter svolgere comodamente da casa con il proprio pc senza limiti di tempo, orario e senza nessun costo. Per limitare i rischi legati alla navigazione in rete e per garantire la completa privacy alle persone interessate a farne parte il suddetto gruppo è privato e chiuso ai soli membri e per farne parte è richiesta un autorizzazione che gli operatori ASL rilasciano ai pazienti precedentemente contattati. L’iscrizione a tale servizio è gratuita e completamente seguita personalmente da parte dei nostri operatori, dopo essersi assicurati dell’adeguatezza degli strumenti multimediali posseduti dagli utenti. Ogni partecipante viene affiancato a domicilio per i primi ed eventuali successivi approcci al progetto. Una delle finalità principali di tale iniziativa è quella di sopperire alle difficoltà di accesso per la mancanza di autonomia dei pa- 9 10 Sanità Camuna zienti e la conseguente necessità di coinvolgimento di terzi per l’accompagnamento preso le strutture sanitarie. Il progetto è tutt’ora operativo dal gennaio 2012 in seguito a precedenti test e sperimentazioni individuali tra operatori e tra operatori e pazienti con il supporto dei sistemi informativi aziendali. A questo proposito si ringraziano il Dr Francesco Romellini e Gianmario Sacristani per il prezioso supporto fornito. Gli utenti che partecipano sembrano essere molto soddisfatti del servizio messo a disposizione, poiché consente di riallacciare contatti prima deficitari a causa della malattia e delle sue conseguenze e dimostrano facilità di apprendimento e di utilizzo del programma interattivo. Il prossimo obiettivo sarà quello di ampliare l’accesso al gruppo dedicato coinvolgendo altri utenti, familiari, l’AISM, i Medici di Medicina Generale, tenendo conto dell’impatto positivo riferito da chi già usufruisce di tale proposta. Dr.ssa Giacinta Pini - Referente del Progetto e Dr Giorgio Pellegrini Sanità Camuna 11 Dedicato ai dipendenti SODDISFAZIONE DELL’UTENZA (CUSTOMER) ANNO 2010 ANALISI DEI DATI E RIFLESSIONI è disponibile sull’Intranet aziendale il resoconto della rilevazione Customer, effettuata tramite somministrazione di questionari, predisposti da Regione Lombardia, relativamente all’area Ricoveri ed all’area Ambulatoriale della nostra Azienda. La Customer rappresenta infatti il primo strumento a disposizione di un’Azienda, per “misurarsi” e migliorare. Risulta opportuno quindi considerare attentamente i risultati e allo stesso tempo darne informazione ai cittadini - che hanno dato il loro contributo - in modo da illustrarne meglio le potenzialità di utilizzo e l’importanza della collaborazione, favorendo così la partecipazione. Area Ricoveri Innanzitutto è necessario rilevare alcuni dati relativi alle caratteristiche generali del campione di utenza esaminato: i ricoverati presso le nostre strutture nel corso del 2011 sono equamente distribuiti fra maschi e femmine, con un livello di scolarità piuttosto basso. Si evidenzia il trend degli anni precedenti relativo all’invecchiamento della popolazione ricoverata: infatti la fascia di età maggiormente rappresentata è quella degli over 75. Cala leggermente la percentuale di stranieri ricoverati (7% rispetto al 9% del 2010). è interessante notare che 4 ricoveri su 10, secondo i pazienti intervistati, sono avvenuti d’urgenza. Il dato è inverosimile e probabilmente è inteso in modo non corretto, così come la percentuale molto bassa di ricoveri in Day Hospital e in Day Surgery (solo il 5%; D01). Questa interpretazione errata della D01 si rivela una costante negli anni. Dall’analisi delle risposte complessivamente si osserva che, nella rilevazione 2011, la somma delle risposte “Abbastanza soddisfatto” e “Molto soddisfatto” è leggermente inferiore rispetto alla rilevazione 2010; se da un lato quasi tutte le domande presentano percentuali di risposta positiva considerate soddisfacenti (> 90%), quest’anno abbiamo tre domande che scendono sotto questa soglia indicativa (contro una sola nel 2010). Si conferma la storica criticità evidenziata dalla D02 (Tempi di attesa per ottenere il ricovero), che rimane stabile all’89%, alle soglie della positività, ma non in miglioramento. Peggiorano sensibilmente le risposte alla D10 (Organizzazione dell’Ospedale nel suo insieme), che passa dal 92% di soddisfatti all’89% e la D11 (Indicazioni fornite dagli operatori sul dopo-dimissioni), che passa dal 92% all’88%. Alcune carenze emergono anche dalle segnalazioni “a risposta libera” fornite dall’utenza: in particolare vengono segnalate per i tempi di attesa e l’organizzazione del Pronto Soccorso di Esine, la qualità del vitto (sia a Esine che a Edolo) e la pulizia o non conformità di alcuni ambienti (in particolare a Edolo vi sono segnalazioni circa la rottura o lo scarso isolamento dei serramenti). Alcuni segnalano la carenza di personale infermieristico. L’elaborazione delle domande del questionario divise per singolo reparto conferma le criticità segnalate dalle D02, D10 e D11: i reparti che presentano un elevato numero di risposte sotto la soglia di positività del 90% risultano essere la Chirurgia di Esine e la Pneumologia (in netto peggioramento rispetto agli anni precedenti); non del tutto soddisfacenti le percentuali di risposta positive per quanto riguarda la Cardiologia e l’Ortopedia e Traumatologia di Esine (anche se quest’ultima evidenzia un notevole miglioramento rispetto alla rilevazione 2010). 12 Sanità Camuna Area Ambulatori Le caratteristiche generali del campione di utenti che accedono ai servizi ambulatoriali presentano alcune differenze rispetto a quelle degli utenti ricoverati: vi è infatti una maggioranza di utenti femmine rispetto ai maschi (54% - 37%) e la fascia più rappresentata è quella dai 51 ai 65 anni. Il modo preferito dall’utenza per prenotare il servizio ambulatoriale risulta per la prima volta quello dello sportello (42%), seguito dal telefonico (40% del campione), un’inversione rispetto agli anni precedenti. Pur presentando una percentuale di soddisfatti inferiore all’Area ricoveri, soprattutto per quanto riguarda alcune risposte cronicamente sotto il 90%, si evidenzia per l’Area Ambulatori un forte miglioramento della percentuale di utenti soddisfatti rispetto alle rilevazioni precedenti, una tendenza che si sta consolidando negli anni; tali percentuali risultano significativamente incrementate per molti aspetti considerati, superando anche il 90%. Si sottolineano i valori del 90% relativo alla D08 (“chiarezza e completezza delle informazioni e spiegazioni ricevute”), del 92% alla D09 (“attenzione ricevuta dal personale infermieristico e/o tecnico”) del 91% relativo alla D10 (“rispetto riservatezza personale”), e la significativa D11, che richiede una valutazione complessiva del servizio ambulatoriale (91% di soddisfatti). Gli aspetti da considerare sono quelli relativi alla D02 (“Servizio Prenotazione”, 81% di soddisfatti), alla D04 (“Servizio di Accettazione Amministrativa e pagamento Ticket”, 77% di soddisfatti), alla D05 (“Accessibilità, Confort e pulizia degli ambienti”, con l’87% di soddisfatti) e alla D06 (“Rispetto degli orari, con l’83% di soddisfatti). Comunque queste domande presentano un aumento delle risposte soddisfacenti. Si riconferma invece come forte criticità dei servizi ambulatoriali la questione esplicitata dalla D03 (“tempo di attesa dalla prenotazione alla data della prestazione”), che presenta la stessa percentuale di risposte positive del 2010 (68%), non evidenziando alcun auspicato miglioramento. Queste problematiche si evincono anche dalle segnalazioni “a risposta aperta”: infatti oltre ai lunghi tempi di attesa dalla prenotazione alla visita si lamentano anche difficoltà nella prenotazione telefonica (“non rispondono al telefono”), il mancato rispetto degli orari di visita (“la visita ha subito un ritardo di 1h e 15”), la poca pulizia di alcuni ambienti e la carenza di alcune attrezzature, soprattutto per quanto riguarda la Riabilitazione del Poliambulatorio di Darfo. Numerose segnalazioni riguardano una presunta mancanza di personale per la Riabilitazione di Esine, soprattutto per quanto riguarda la necessità di organizzare un servizio di segreteria. Anche l’analisi dettagliata delle valutazioni dei singoli servizi ambulatoriali degli ospedali di Esine ed Edolo, nonché ambulatoriali territoriali, conferma che le criticità sopra evidenziate riguardano tutti i tipi di servizio, in ogni sede del territorio. Rispecchiando il trend generale, i singoli servizi vedono migliorate rispetto al 2010 le percentuali di risposta soddisfacenti. Infatti si nota che un considerevole numero di essi riesce a raggiungere - per uno o più aspetti presi in considerazione - la soglia di positività del 90%, con percentuali medie complessive comunque fra l’80% ed il 90%; come si è detto ciò che contribuisce ad abbassare le medie in ogni servizio sono proprio le percentuali riguardanti gli aspetti evidenziati in precedenza, soprattutto quelli relativi alle D02, D03, D04 e D06. Fra i servizi che ottengono le percentuali di soddisfazione più elevate troviamo l’Urologia di Esine, la Neurologia di Esine, l’Endoscopia di Esine ed Edolo, l’Endocrinologia di Esine, la Chirurgia di Esine e Edolo, la Cardiologia di Esine, la Nefrologia di Edolo; le percentuali di soddisfazione più basse sono ottenute dall’Ortopedia di Esine, dalla Riabilitazione di Esine, dalla Riabilitazione e dall’Endocrinologia di Edolo, e dai Poliambulatori di Darfo e Pisogne. Conclusioni Anche quest’anno lo strumento della Customer Satisfaction ha evidenziato la volontà da parte degli utenti di collaborare per la buona riuscita dell’indagine. Ciò è dimostrato dal fatto che i questionari sono per la maggior parte compilati con scrupolo e attenzione, permettendo di ricavarne informazioni attendibili. Rispetto agli scorsi anni appaiono aumentate anche le segnalazioni a risposta “aperta”, che evidenziano con maggior precisione alcune criticità. Complessivamente si può affermare che la qualità dei servizi resi è percepita in modo positivo, anche se i margini di miglioramento sono ancora tanti, alcuni dei quali riguardanti purtroppo problematiche consolidate. Siro Casatti Sanità Camuna 13 POSITIVO ESORDIO DEL PROGETTO DI FORMAZIONE A DISTANZA PROMOSSO DALL’ASL Ha preso il via lo scorso novembre, un progetto formativo dedicato alla prevenzione e gestione delle cadute in ospedale, erogato in modalità elearning e accessibile on-line all’indirizzo www.formazionesanitaria.it/aslvallecamonicasebino Tutti i contenuti proposti all’interno del corso, sono stati realizzati da una equipe interdisciplinare composta da personale dipendente dell’azienda sanitaria, coadiuvato da tecnici informatici della società Invisiblefarm. Questa soluzione ofVideoconferenza fre l’importante vantaggio di poter calare l’attività formativa Streaming Video Collaborazione adattandola alle specificità aziendali, nonché agli standard e Docente INTERNET ai protocolli adottati. In questo senso il progetto rappresenRegistrazione ta un’esperienza unica nel panorama della formazione a diVideo on demand stanza, dove spesso vige la standardizzazione e la trasversaStreaming Audio Gruppo di allievi lità dei contenuti, prodotti in modo da adattarsi a realtà tra loro molto diverse. Il progetto ha inteso realizzare una fruizione multimediale dei Collaboratore moduli didattici, che fosse in grado di replicare al meglio una Allievo lezione condotta in aula. L’efficacia del metodo adottato è evidente nella possibilità offerta al discente di ascoltare l’audio del docente che illustra la lezione, sincronizzato con le diapositive della presentazione. I contenuti sono stati arricchiti da un contributo video, realizzato con la partecipazione di studenti del Corso di laurea infermieristica, che hanno simulato le principali casistiche nell’ambito del rischio di caduta dei degenti. La successione di comportamenti a rischio seguiti dall’applicazione delle corrette procedure, mirano ad illustrare con l’immediatezza delle immagini il significato dei protocolli e la loro corretta modalità di applicazione. I vantaggi emersi nel corso dei due mesi di erogazione del corso, spesso riportati nei questionari di gradimento compilati dai discenti, sono riassumibili nei seguenti punti: - Possibilità di seguire le lezioni da qualsiasi postazione collegata ad internet, indifferentemente da lavoro o da casa. - Nessun vincolo di orario e di date (es. nei giorni festivi). - Le lezioni e tutto il materiale didattico possono essere consultati più volte senza alcun limite. Gruppo di lavoro Tra le ricadute positive di una gestione FAD dell’attività formativa è inoltre da annoverare la completa dematerializzazione di moduli e questionari, gestiti in via esclusiva tramite la compilazione guidata di interfacce web. Alcune perplessità potrebbero nascere dall’apparente assenza di comunicazione tra discenti e docenti. In realtà tale comunicazione è possibile attraverso una modalità informatica che si realizza tramite un sistema di messaggistica integrato nella piattaforma elearning. Il percorso formativo del corso attivato, articolato nella fruizione delle lezioni multimediali, nel superamento del test di apprendimento e compilazione del questionario di gradimento, è stato completato nel 2011 da 169 discenti che hanno maturato i crediti ECM previsti dal corso. A questo proposito è interessante notare come ben il 55% dei discenti abbia seguito il corso durante orari tipicamente extra lavorativi (la sera e nel corso del fine settimana). Questo avvalora le considerazioni che promuovono la formula della formazione a distanza ed in particolare la sua adattabilità alle esigenze professionali e di gestione del proprio tempo. In fine, a seguito di una favorevole valutazione complessiva del progetto pilota e in considerazione delle numerose richieste avanzate dai discenti in merito ad una continuazione della positiva esperienza, l’ufficio formazione dell’ASL sta lavorando alla progettazione di due nuovi corsi FAD che saranno erogati nel corso del 2012. Un particolare ringraziamento agli operatori del Sitra e ai Coordinatori infermieristici, all’Ufficio Qualità, alla Direzione Sanitaria di presidio e al Corso di Laurea per la disponibilità e l’entusiasmo dimostrato nella progettazione e realizzazione dell’innovativo progetto formativo. Dr.ssa Elena Fanetti - Responsabile dell’Ufficio Aggiornamento e Formazione 14 Sanità Camuna L’angolo dell’Informazione SANITÀ: SCATTANO I NUOVI TICKET SU 29 CURE MEDICHE; SI PAGHERANNO 66 EURO PER I PICCOLI INTERVENTI (Tratto dal Corriere della Sera 25-1-2012) Dal 1° Gennaio gli utenti che avevano prenotato interventi di microchirurgia si trovano, per la prima volta, costretti a dover mettere mano al portafoglio. Secondo quanto stabilito da Regione Lombardia, infatti, scattano 66 euro di Ticket per 29 interventi, che quindi non saranno più gratuiti. L’assessorato alla Sanità ha definito, voce per voce, tutti i tipi di prestazione sanitaria su cui bisogna pagare; i costi sostenuti dal Servizio Sanitario per ciascuna di esse sono superiori ai 1.000 euro. Di qui, i 66 euro da sborsare, che sono il risultato di una triplice manovra: il Ticket massimo di 36 euro mandato in pensione a luglio dal ministro Tremonti, la decisione della Lombardia di rimodulare i rincari voluti da Roma in base al costo delle prestazioni (con aumenti fino ad un massimo di 30 euro) ed infine la scelta del Pirellone di prevedere una compartecipazione del cittadino per le prestazioni in Day Hospital finora gratuite. La lista dei rincari è lunga (vedi elenco sotto); fra gli interventi più comuni ci sono la liberazione del tunnel carpale, l’intervento di cataratta, lo stripping delle vene varicose e la biopsia dell’utero. Si aggiungono, poi, le sedute di riabilitazione complessa. Non pagherà il Ticket da 66 euro chi è esente per malattia cronica e per gli over 65 con un reddito inferiore ai 38.500 euro l’anno. Secondo le stime del Pirellone, dunque, il provvedimento rischia di colpire solo un cittadino su tre. Non sono attese per il momento altre disposizioni in merito. Gli interventi non più gratuiti: Liberazione tunnel carpale; Correzione retrazione palpebra; Ricostruzione palpebra; Intervento di cataratta; Legatura e stripping vene varicose; Altra asportazione di vene arto inferiore; Gastrotomia percutanea endoscopica; Circoncisione; Biopsia dell’utero e anestesiologia ed anestesia, esami pre-intervento, medicazione, rimozione punti, visita di controllo; Riparazione di dito a martello/artiglio; Artroscopia del polso; Artroscopia diagnostica del ginocchio; Asportazione artroscopica di cartilagine semilunare ginocchio; Sinoviectomia della mano e delle dita; Artroplastica dell’articolazione metacarpofalangea; Artroplastica dell’articolazione carpocarpale; Esplorazione fascia tendinea della mano; Fasciotomia della mano; Asportazione lesione fascia tendinea della mano; Asportazione altre lesioni tessuti molli della mano; Borsectomia della mano; Altra tendinectomia della mano; Altra asportazione tessuti molli della mano; Sutura tendini della mano; Reinserzione tendini della mano; Lisi di aderenze della mano; Esplorazione fascia tendinea della mano. ************ CONSENSO ALLA DONAZIONE CON LA CARTA DEI SERVIZI (Tratto dal Giornale di Brescia) Da gennaio di quest’anno in Lombardia si può utilizzare la Carta SISS, già pienamente operativa nel sistema sanitario lombardo, per esprimere l’eventuale consenso dei cittadini alla donazione degli organi, sfruttandone così le potenzialità operative. La mozione, che è stata approvata in Consiglio regionale proposta dalla presidente della commissione sanità, Margherita Peroni, e sottoscritta da tutti i componenti, intende semplificare e accelerare le modalità di consenso, incrementando così le donazioni degli organi e la possibilità di eseguire trapianti. “Attualmente - spiega Peroni - in Lombardia I tempi medi di attesa Pazienti in lista d’attesa si registra un trend positivo (e superiore alla media europea) nelle dovanno da: 1 anno per il fegato a nazioni di organi, con 21 donazioni per milione di abitanti. Ma su 9000 4 anni per rene cittadini in lista d’attesa per un trapianto, solo poco più di un terzo ogni anno riceve l’organo salvavita e 300 muoiono per carenza di donazioni. Fegato: 1550 è evidente, dunque, che è nostro dovere fare tutto il possibile per sensibilizzare i cittadini su questo tema e favorire le donazioni, anche perché Cuore: 654 la Lombardia può contare su 21 centri di eccellenza, pubblici e privaPolmone: 231 ti.” Nel corso delle audizioni svolte dalla Commissione sanità con associazioni costituite per la promozione e diffusione della cultura della doRene: 8287 nazione è stato più volte sollecitato l’utilizzo della carta dei Servizi per Comea 7000 circa esprimere il consenso o meno alla donazione degli organi. Sanità Camuna 15 HUCARE: IL VALORE DELLA COMUNICAZIONE IN CAMPO ONCOLOGICO Liberamente tratto dal sito “Ok La Salute Prima di Tutto” consulenza scientifica (Fondaz. Umberto Veronesi) 7.10.2011 Si è concluso il Progetto “HUCARE” (HUmanization of CAncer caRE), finanziato dal Ministero della Salute e da Regione Lombardia e durato 4 anni. Unica in Italia e fra le prime al mondo nel suo genere, l’iniziativa ha coinvolto dal 2008 a oggi oltre 700 professionisti e 29 strutture. Soltanto in 25 hanno ottenuto il riconoscimento dopo aver raggiunto almeno 3 dei 5 scopi previsti: • corsi di formazione alla comunicazione per tutto il personale (medici e infermieri); • applicazione sistematica di un percorso informativo e di supporto per tutti i nuovi pazienti; • utilizzo di una lista di domande chiave che i malati possono rivolgere all’oncologo perché dispongano delle informazioni necessarie sulla neoplasia e sulle migliori terapie disponibili; • un infermiere di riferimento dedicato a ogni nuovo paziente che inizia un trattamento; • rilevazione dello stato di ansia e depressione per tutti i malati grazie a un questionario ed eventuale consulenza psicologica (se indicata). «L’obiettivo finale di Hucare», spiega Rodolfo Passalacqua, responsabile scientifico del progetto e primario di oncologia a Cremona, «è ridurre il disagio psicologico dei pazienti oncologici e aumentare l’adesione alle cure tramite interventi di dimostrata efficacia per identificare precocemente le persone più vulnerabili e migliorare il loro stato di salute psicosociale. E gli ospedali che hanno concluso con successo l’intero percorso sono stati premiati con un certificato contenente un numero di farfalle (il logo del progetto) pari al numero degli obiettivi raggiunti, ad attestarne la qualità». I partecipanti hanno seguito un corso di alta formazione per migliorare le competenze comunicative. «Così», conclude Passalacqua, «siamo riusciti a ridurre significativamente il malessere psichico grave grazie a un percorso che permette di individuarlo tempestivamente. È cambiato completamente il modo in cui i pazienti vengono accolti in reparto: in ogni struttura è presente uno psicologo e a ogni malato è assegnato un infermiere di riferimento a cui può chiedere assistenza e informazioni». Riguardo ai 25 ospedali premiati dal progetto Hucare, la Lombardia è la regione più virtuosa, con ben 22 centri certificati. Rientrano fra i reparti a misura d’uomo, reparti di grandi ospedali, come il Policlinico di Milano, ma anche piccoli presidi eccellenti, come l’oncologia medica dell’ospedale di Saronno. Anche il bresciano e il bergamasco si sono brillantemente distinti; figurano infatti fra i premiati con la “farfalla” ben tre ospedali dell’AO Bolognini di Seriate, due degli “Spedali Civili” di Brescia, i “Riuniti” di Bergamo e le AAOO di Desenzano e Chiari. ************ LE NOVITÀ PIÙ SALIENTI INTRODOTTE DAL DL “SEMPLIFICAZIONE” 27.1.2012 Gli interventi di semplificazione introdotti dalla manovra sono stati approvati con l’intento di “snellire per abolire vincoli allo sviluppo e anche per eliminare spese superflue”. Tutto l’impianto si regge su di un cardine fondamentale: il ricorso alle nuove tecnologie, o, meglio, alla modalità telematica. La maggior parte dei tagli fa affidamento infatti sull’abolizione della carta e meno carta non significa solo procedure amministrative più spedite ma anche costi ridotti. Basti pensare (due soli esempi, fra tutti) che con la sola abolizione del Documento programmatico sulla sicurezza, previsto dal Codice della privacy, le aziende risparmieranno 313 milioni di euro l’anno e con lo snellimento dei cambi di residenza e degli altri certificati, si risparmieranno 10 milioni. Gli interventi più importanti sono stati ampliamente divulgati e approfonditi dai mass media. Su queste pagine si è ritenuto di riportare uno “specchietto” riassuntivo delle iniziative che toccano in qualche modo i rapporti con il sistema socio-sanitario. 16 Sanità Camuna Percorsi agevolati per il Cittadino RINNOVO PATENTI Più facile il rinnovo delle patenti per gli ultraottantenni: ci si potrà rivolgere a un medico e non solo alla commissione medica. CONCORSI Le domande per partecipare a concorsi delle amm.ni pubbliche centrali dovranno essere mandate esclusivamente per via telematica. I bandi che non rispetteranno questa condizione saranno dichiarati nulli. DISABILI I verbali delle commissioni mediche sostituiscono le attestazioni medico legali richieste. Es: Rilascio contrassegno invalidità per il parcheggio - Usufruire dello sconto IVA sull’acquisto di auto per disabili - Esenzione del bollo auto Imposta di trascrizione al PRA per passaggio di proprietà… … e per le Aziende SAGRE E FIERE Per poter vendere alimenti e bevande in fiere e sagre è sufficiente la segnalazione certificata di inizio attività. Non sono più necessari i requisiti fino ad ora richiesti. AGRICOLTORI Semplificate le procedure che permettono agli imprenditori agricoli di esercitare l’attività di vendita diretta in forma itinerante: Basta inviare la comunicazione al Comune sede dell’azienda agricola. APPALTI Sarà istituita la banca dei contratti pubblici in cui confluiscono i certificati delle ditte che partecipano agli appalti pubblici. Così i partecipanti non dovranno presentare ogni volta gli stessi documenti. PRIVACY Scomparso l’obbligo annuale di redigere il Documento programmatico sulla sicurezza. A cura della Redazione 17 A dicembre il Dr Renato Pedrini, Direttore Generale della nostra ASL ha rilasciato l’autorizzazione definitiva al funzionamento per la Casa di riposo Fondazione Ente “Celeri” Onlus di Breno. Un traguardo importante, un obiettivo raggiunto che permette a tutte le RSA della Valle di essere in regola con le direttive imposte da Regione Lombardia. I lavori per l’adeguamento strutturale del “Celeri” hanno visto impegnati per più di 2 anni professionisti, tecnici ed imprese supervisionati dai consigli, assistenza tecnica e visite di controllo da parte dei tecnici dell’ASL: un lavoro in sinergia per un edificio di oltre 4.000 mq coperti e di 1.800 mq di pertinenza esterne. Un realizzazione complessa, che ha visto la creazione di due nuclei per ospitare 55 ospiti - 6 posti a sollievo e di 2 mini-alloggio. La struttura è antisismica, dispone di riscaldamento a pannelli radianti a soffitto e rinfrescamento in estate e ricambio forzato dell’aria che colloca l’edificio in classe C. Le facciate del corpo più antico dell’edificio sono state restaurate. L’inaugurazione, nel giorno della Festa Patronale dell’Ente, 11 febbraio (BV Maria di Lourdes) è stata una festa condivisa con le autorità civili e politiche valligiane e con la Senatrice Emanuela Baio, membro della Commissione Sanità del Senato della Repubblica che ci ha onorato della sua presenza, contribuendo a rendere ancor più significativa questa giornata. Il presidente Walter Sala ha ringraziato tutti gli attori di questo risultato e non ha mancato di sottolineare “il ruolo delle RSA che nel sistema Camuno, con la loro offerta di 1000 posti letto e di altrettanti posti di lavoro, quasi esclusivamente femminili, con impegni finanziari complessivamente intorno ai 40 milioni di euro, pari al loro fatturato, sono parte integrante del sistema sociale ed economico valligiano, a cui hanno dato fiato con gli investimenti e ossigeno attraverso l’incremento costante di posti di lavoro”. Ha inoltre dichiarato apprezzamento “per lo sforzo delle istituzioni di voler costruire una rete finalizzata ad incrementare la qualità dell’offerta attraverso la collaborazione di figure apicali (direttori generali, sanitari, amministrativi), mettendo appunto in rete specialità come la geriatria e la fisioterapia, la gestione unitaria del personale ed, in particolare, la mobilità dello stesso, nel settore delicato degli approvvigionamenti, sulle tariffe comuni. Con la richiesta al Coordinamento delle Case di Riposo ed ai Sindaci di riferimento di assumere un ruolo trainante nelle politiche comprensoriali del Terzo settore: tre proposte concrete agli interlocutori dell’intesa territoriale; una riflessione altrettanto concreta sulle esposizioni bancarie legate agli investimenti. In tema di formazione del personale: valutare come si possano azzerare gli oneri riflessi sulle ore di formazione e valutare quale risposta possa offrire il sistema delle RSA al ricovero ospedaliero”. Ha inoltre informato della promessa fatta dal Presidente della Commissione Regionale Sanità Margherita Peroni, di approfondire questi temi in un incontro specifico con le RSA camune presso la RSA di Breno. Sono poi intervenuti i tecnici estensori del progetto, il progettista e DL Arch. Mario Ippoliti, l’Ing. Massimo Oldrati circa la soluzione strutturale, l’Ing. Sergio Damiola sulle particolarità impiantistiche ed infine Dario Guerini e Laura Guitti in merito al restauro della facciata. In chiusura gli interventi del Sindaco di Breno, Sandro Farisoglio, della Dr.ssa Aure Parolini, Direttore del Dipartimento ASSI dell’ASL e della Senatrice Emanuela Baio, che hanno espresso soddisfazione per il lavoro svolto. La cerimonia si è chiusa con la Benedizione, il tradizionale taglio del nastro e la visita guidata. Fondazione Ente Celeri “LEGGERE CURA” ANIMAZIONE LETTERARIA PER MAMME E PAPÀ I libri curano, nutrono, confortano. Le pagine scritte ci accompagnano nelle situazioni di solitudine e di gioia, aprono orizzonti nuovi, offrono percorsi alternativi. Numerose sono le evidenze scientifiche a favore della narrazione e della lettura ad alta voce come strumento per favorire il benessere del bambino e della sua famiglia. Leggere ad alta voce ai e con i bambini nei primi cinque anni di vita favorisce lo sviluppo del linguaggio, arricchisce la memoria, stimola la fantasia, promuove le capacità cognitive, rende più intensi e stretti i rapporti affettivi fra chi legge e chi ascolta; infine accresce le capacità genitoriali e quelle professionali di quanti si occupano dell’educazione, della salute e del benessere dei bambini. Alla luce di queste considerazioni, da alcuni anni si è tentato di promuovere iniziative che accrescano nei genitori la consapevolezza dell’importanza della lettura come pratica utile nel rapporto e nell’educazione dei propri figli. “Leggere Cura” animazione letteraria per mamme e papà avvicina i genitori a questa attività in tutto il percorso nascita (gravidanza, puerperio e primo anno di vita del bambino) considerando questa fase del ciclo di vita di una famiglia un momento “felice e fertile”, dove poter collocare le basi per un’educazione attenta ai bisogni fondamentali del bambino. Sussurrare ninne nanne prima di dormire, ritmare filastrocche, narrare e inventare storie ha un significato che oltrepassa il semplice atto di raccontare: significa donare ai figli, insieme alla propria voce, disponibilità ed attenzione. Informa Famiglia Informa Famiglia Informa Famiglia 18 “Leggere cura” si inserisce armoniosamente all’interno degli spazi e delle attività programmate del Percorso Nascita (corsi di accompagnamento le nascite e incontri per neogenitori) promovendo sessioni di lettura ad alta voce di brani inerenti il tema della maternità e paternità, della crescita e dell’educazione dei figli, spiegando i benefici di tale pratica sullo sviluppo psico-fisico dei bambini e dei genitori. Non un corso di dizione e di tecnica di lettura quindi, bensì un assaggio di buona lettura e di piacevole ascolto di parole che toccano dal vivo l’esperienza intima del genitore. Da quale periodo è bene iniziare a leggere ai propri figli? Vita prenatale: numerosi studi scientifici identificano già il periodo prenatale quale momento ideale per “far sentire” la voce della mamma e del papà, che si diffonde attraverso l’ambiente intrauterino. Già al sesto mese di gravidanza infatti l’apparato acustico del feto è già completamente sviluppato e consente al bambino di percepire suoni e voci provenienti dall’esterno e reagire a tali sollecitazioni a seconda dell’emozione trasmessa. Quale occasione migliore per scegliere brevi narrazioni o storie da leggere, potenziando in questo modo la comunicazione tra madre e bambino e la sua capacità di riconoscere la voce delle figure più significative. Dalla nascita ai cinque mesi circa il bambino viene di solito efficacemente stimolato con ninnananne, filastrocche o altre manifestazioni vocali, comprese le molte parole vezzeggiative che ogni mamma spende mentre lo accudisce. Dai sei mesi all’anno di età possono essere utilizzate, e “raccontate”, pubblicazioni con immagini, di dimensioni tali da poter essere manipolate dal bambino e portate alla bocca. Da un anno a un anno e mezzo, il bambino va intrattenuto parlandogli intenzionalmente, recitandogli ninnananne, filastrocche, rime almeno per 10-15 minuti ogni giorno o quanto meno tre volte alla settimana. Le pubblicazioni consigliate in questa età sono quelle con immagini di bambini impegnati nelle loro attività quotidiane (dormire, mangiare, giocare …) e dotate di brevi testi in rima e con semplici storie facilmente prevedibili. Il contatto fisico con l’adulto è fondamentale. Nel periodo compreso fra i 18 e i 23 mesi di età il bambino di solito dimostra piacere ad essere intrattenuto raccontando o leggendo ad alta voce piccole brevi storie, progressivamente articolate, con un inizio e una fine, ripetute più e più volte per il piacere del piccolo che apprezza e pretende sentirsele raccontare. Dai 2 ai 3 anni, è importante assecondare le capacità e le preferenze che egli matura in questo periodo. Ai bambini piacciono le storie che danno l’opportunità di identificarsi con i personaggi che raccontano prove da superare, che fanno ridere. Dai 3 ai 4 anni, il piccolo dimostra di preferire le pubblicazioni che raccontano storie riguardanti bambini che gli assomigliano e che vivono come lui, ma anche quelle dedicate a luoghi e modi di vivere diversi da quelli che gli sono familiari, pubblicazioni con testi semplici che possono essere memorizzati, pubblicazioni che riguardano i numeri, l’alfabeto, le parole. Dai 4 ai 5 anni, matura rapidamente la capacità di capire e di prestare attenzione, di cogliere il senso delle storie che gli vengono raccontate per cui si possono proporre libri che aprono sul mondo pur mantenendo saldo il legame con le sue esperienze quotidiane; è spiccato il piacere di sentire storie e fiabe in cui vi è una sorta di viaggio iniziatici del protagonista con prove da superare, sconfitta del cattivo, vittoria del buono ecc.; è notevole il senso del comico e quindi apprezzati sono i racconti buffi e divertenti. Le fiabe tradizionali aiutano anche a proiettare all’esterno le paure e le emozioni che il bambino ha dentro di sé. Il bambino crescendo acquista indipendenza nella scelta dei libri e una maggiore abilità di lettura, ma è sempre contento se i genitori gli leggono ad alta voce. Vediamo di seguito quali i benefici della narrazione e della lettura ad alta voce. • Linguaggio Uno dei principali comportamenti capace di incidere in modo rilevante nello sviluppo del linguaggio è rappresentato dalla pratica sistematica della narrazione e della lettura ad alta voce nell’ambito della famiglia (e naturalmente negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia), specialmente nei primi tre anni di vita. Migliora il vocabolario e affina la capacità di ascolto. • Emotività La narrazione e la lettura ad alta voce contribuiscono in modo efficace allo sviluppo della capacità da parte del bambino di comprendere e controllare le proprie emozioni, tollerarle e addolcirle. Infatti ninnannanne, filastrocche, rime, racconti, illustrazioni, condivise in un caldo rapporto ravvicinato, testimoniano al bambino che ascolta che si è vicini a lui, che si partecipa alle sue emozioni, consentendogli di riconoscerle e di portarle al di fuori di sé. • Apprendimento Il cervello del bambino è molto sensibile alle esperienze di apprendimento: tanto più viene stimolato tanto più i neuroni creano connessioni attivando aree sempre più ampie dell’encefalo e potenziando abilità cognitive e intellettive, in particolare funzioni come l’attenzione e la memoria. • Attaccamento La lettura rinforza il legame affettivo tra chi legge e chi ascolta e potenzia il legame di attaccamento determinando senso di sicurezza e amore, soprattutto se la lettura viene accompagnata dal contatto fisico (leggere tenendo il bambino in braccio) e diventa momento piacevole e speciale di dedizione esclusiva al bambino. Irene Benaglio - Psicologa Consultorio Familiare di Darfo Informa Famiglia 19 Informa Famiglia 20 Sanità Camuna 21 RSA: COMPLETATI I PIANI DI ADEGUAMENTO STRUTTURALE Il 31 dicembre 2011 rappresentava una data importante per l’intera rete delle Residenze Sanitario Assistenziali del territorio dell’ASL di Vallecamonica-Sebino e più in generale di Regione Lombardia. Con il termine di Residenza Sanitario Assistenziale, ormai comunemente indicato con l’acronimo di RSA, si ricomprendono tutte le Unità d’Offerta socio-sanitarie residenziali, che si occupano per lo più di persone anziane e, più in generale, di soggetti non autosufficienti o in condizioni di fragilità determinate da varie forme di patologia, che - in tempi peraltro nemmeno tanto remoti - si denominavano “case di riposo” o “ricoveri per anziani”. La definizione tecnica più precisa di tali unità d’offerta è contenuta nel DPR 14.1.1997, che riporta letteralmente “le RSA sono presidi che offrono a soggetti non autosufficienti, anziani e non, con esiti di patologie, fisiche, psichiche, sensoriali o miste, non curabili a domicilio, un livello medio di assistenza medica, infermieristica e riabilitativa, accompagnata da un livello alto di assistenza tutelare ed alberghiera, modulate in base al modello assistenziale adottato dalle Regioni e Province autonome”. La stessa normativa ribadisce successivamente che “le RSA sono destinate a soggetti non autosufficienti, non curabili a domicilio, portatori di patologie geriatriche, neurologiche e neuropsichiatriche stabilizzate”. Appare pertanto evidente quanto siano rilevanti l’ambito di intervento e l’utenza destinataria di tali servizi, per i conseguenti risvolti assistenziali, sanitari, sociali ed economici. La rete di tali servizi nella nostra ASL è sempre stata importante e articolata. Attualmente è costituita da ben 14 strutture, dislocate lungo tutto il territorio della Vallecamonica, da Pontedilegno a Pisogne. Ognuna di queste realtà ha una propria storia, una propria connotazione specifica, un proprio sviluppo in corso (che meriterebbero di essere più conosciuti e apprezzati a livello locale) e presenta nel contempo esigenze, bisogni peculiari e difficoltà da tenere in opportuna considerazione. L’evoluzione della rete complessiva di tali importanti servizi e della loro utenza è stata costantemente monitorata da Regione Lombardia, che ne ha supportato il percorso con continui provvedimenti normativi e programmatori, finalizzati ad incentivarne la qualità e l’adeguatezza ai bisogni degli utenti e delle loro famiglie. Uno degli strumenti al riguardo è stato rappresentato dagli obblighi normativi regionali rivolti a tutte queste Unità d’offerta e mirati ad adeguarle ad una serie di standard strutturali e tecnologici, che garantissero agli ospiti una collocazione abitativa, connotata da condizioni di sicurezza, igienicità, confort e personalizzazione dei locali, degli arredi, della strumentazione e degli impianti. Da parte degli Operatori del Servizio Vigilanza e Accreditamento della Direzione Sociale dell’ASL, incaricato di monitorare e supportare tali adeguamenti, si deve prendere atto che gli standard richiesti erano impegnativi, sia sul piano progettuale, che su quello degli investimenti economici previsti. D’altro canto era necessario provvedere ad implementare la qualità di quelle che erano ormai diventate le nuove “abitazioni” degli anziani, ospiti delle RSA. Le difficoltà non sono mancate, in vari momenti e sotto vari aspetti; a un certo punto si è temuto realisticamente di non poter garantire la conclusione dei lavori entro i tempi prescritti (la scadenza fissata dalla Regione era appunto il 31.12.2011). In corso d’opera erano state elaborate, condivise e autorizzate alcune varianti progettuali, che apportavano delle soluzioni migliorative, ma, contestualmente, rischiavano di ritardare i tempi di conclusione dei lavori. Pare corretto prendere atto delle risorse organizzative, non solo economiche, messe in campo dagli Enti gestori che hanno, alla fine, consentito di realizzare l’obiettivo di completare i piani di adeguamento intrapresi, entro i termini stabiliti. Con particolare orgoglio si è appreso dai competenti Uffici Regionali, che solo l’ASL di Vallecamonica-Sebino ha raggiunto, ad oggi, tale obiettivo. Ma il risultato più importante è costituito da quanto si evince dal seguente prospetto, vale a dire l’aver realizzato una rete di RSA, strutturalmente adeguata e in grado di fronteggiare le richieste di inserimento provenienti dalla popolazione anziana del territorio. Sanità Camuna 22 Prospetto Residenze Sanitario Assistenziali (RSA) N 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 Denominazione Lucia Lorenzetti Beato Innocenzo Villa Mons. Damiano Zani Cav. Paolo Rivadossi Ente per Anziani Celeri Fondazione Fratelli Bona Angelo Maj Fondaz. Domenico Giamboni Ninj Beccagutti Villa W.A. Mozart Don Giovanni Ferraglio Giovannina Rizzieri Santa Maria della Neve Mons. Giacomo Carettoni Indirizzo Via Franzoni, 11 - Artogne Via XXIV Maggio - Berzo Inf. Via Pradelli, 7 - Bienno Via Milano, 20/B - Borno Via Taglierini, 25 - Breno Via G.Marconi, 3 - Capo di Ponte Via G.Galilei, 16 - Darfo BT Piazza Nicolini, 1 - Edolo Via Chiosi, 3/B - Esine Viale dei Castagni, 2 - Lozio Via G. Ferraglio, 8 - Malonno Via Nazionale, 45 - Piancogno Via Romanino, 18 - Pisogne Via Roma, 100 - Ponte di Legno TOTALI Posti autorizzati 30 62 42 + 9 di sollievo 70 + 4 di sollievo 55 + 6 di sollievo 40 + 7 di sollievo 76 + 4 di sollievo 72 70 + 7 di sollievo 43 100 67 + 9 di sollievo 90 + 10 di sollievo 81 + 1 di sollievo 955 (di cui 57 di sollievo) Posti accreditati 30 62 42 54 55 40 76 (di cui 15 alzheimer) 72 70 43 90 (di cui 20 alzheimer) 67 (di cui 20 alzheimer) 90 (di cui 20 alzheimer) 61 852 (di cui 75 alzheimer) Il completamento dei piani di adeguamento rappresenta indubbiamente un traguardo importante per la rete delle RSA locali e per il territorio camuno in generale. La progettualità delle RSA locali non è comunque da ritenersi conclusa: sono infatti già in atto ulteriori interventi di riqualificazione degli spazi abitativi o di servizio e di ampliamento della ricettività. è inoltre in fase di completamento la rete complessiva delle Unità d’offerta socio-sanitarie territoriali, con la realizzazione a breve di una Residenza Sanitaria per Disabili (RSD) e di una struttura per pazienti terminali (Hospice). Tale progettualità non deve tuttavia limitarsi agli adeguamenti dei locali di vita degli ospiti, ma estendersi a tutte le componenti organizzative e gestionali dell’assistenza. In particolare è importante che i nuovi investimenti siano finalizzati ad un’implementazione della personalizzazione e della qualità delle prestazioni socio sanitarie e socio-assistenziali erogate al singolo ospite e ai suoi familiari. Dal canto loro, i Servizi dell’ASL confermano la consueta disponibilità e interesse a fornire tutti i supporti richiesti per gli interventi finalizzati ad un costante miglioramento della qualità dei servizi territoriali. Pierangelo Troletti Responsabile del Servizio Vigilanza e Accreditamento Orietta Barcellini e Fiorenzo Formentelli Popolazione residente in Italia nel 2010 (per età) 12,000,000 10,000,000 8,000,000 6,000,000 4,000,000 2,000,000 Elaborazioni su dati Eurostat 0 0-9 10-19 20-29 30-39 40-49 50-59 60-69 70-79 80+ Sanità Camuna 23 UN PROTOCOLLO CONDIVISO PER POTENZIARE L’INTERVENTO SOCIALE SUL TERRITORIO Si tratta di un protocollo che partendo dalla positiva interlocuzione attivata dal sindacato dei pensionati a livello unitario con le RSA ha fatto condividere l’esigenza, tra i soggetti firmatari dell’intesa, di sviluppare, nell’attuale situazione politica, sociale ed economica, degli interventi sociali a supporto di alcune priorità di fragilità che il Tavolo Tecnico, istituito dal protocollo stesso, dovrà al più presto progettualmente individuare, partendo dalle azioni e dalle buone prassi che già si sono sviluppate nel Piano di Zona nel Distretto. Il protocollo di Animazione Sociale di Vallecamonica vuole sviluppare ulteriormente dei servizi di domiciliarità in favore del Cittadino e della Persona fragile, in particolare le persone Anziane e i Disabili, al fine di migliorare la loro condizione di permanenza nel proprio nucleo familiare e nel contempo evitarne, o ritardarne, il ricovero all’interno delle strutture residenziali e/o ospedaliere. Questi obbiettivi definiti nel protocollo, si inseriscono in un contesto di crisi del Paese in cui si stanno registrando pesanti tagli dei trasferimenti dello Stato alle Regioni e conseguentemente alle Amministrazioni Locali. (nella nostra realtà di Vallecamonica per la sola partita del sociale nel 2012 Stato e Regione faranno mancare ben 600.000 € di trasferimenti). Nonostante questa difficile situazione a livello generale del Paese, la Comunità Montana e i Comuni hanno ritenuto di aumentare per il 2012 il proprio stanziamento di spesa per le politiche sociali rispetto alla spesa sostenuta nell’anno precedente, con l’impegno di ulteriormente rafforzarla anche per i prossimi anni, ritenendo questo intervento non solo un costo bensì un investimento. In questo senso va collocato lo sforzo dei Comuni della Vallecamonica che partendo dalla modesta cifra stanziata a bilancio di € 3,00 per abitante nel 2004, sono passati ai € 16,00 per abitante nel 2011 e per arrivare ad elevare l’intervento a € 18,00 per abitante nel 2012 e solo per la parte di quota di solidarietà, aldilà poi della partecipazione aggiuntiva al costo dei servizi attivati. Al dato importante della rinnovata credibilità della politica locale, che è riuscita a dare concretizzazione alla scelta di razionalizzare con un’unica Azienda Territoriale dei Servizi alla Persona, si aggiunge questa ulteriore sensibilità politica, che è alla base della condivisione sociale che si è meglio concretizzata nel protocollo con il BIM, che ha ritenuto di stanziare sul fondo di Animazione Sociale un intervento triennale di € 200.000 a cui vanno ad aggiungersi € 400.000 triennali messi a disposizione dalla Direzione dell’ASL di Vallecamonica-Sebino. Il protocollo di Animazione Sociale punta a valorizzare anche il ruolo delle 14 RSA del Distretto, affinché possano aprirsi ancora di più ai bisogni del Territorio, con intese e collaborazioni col Terzo Settore e con la Rete di Volontariato. Quelle strutture residenziali che sapranno sviluppare queste azioni di sinergie e di consorzio tra loro, saranno incentivate e premiate con parte delle risorse che sono state messe in capo al fondo per l’Animazione Sociale. Le parti firmatarie del Protocollo hanno comunemente condiviso, nella riunione del 13 gennaio 2012 presso l’Assessorato alla Famiglia, la necessità di chiedere anche a Regione Lombardia il sostegno al progetto; l’Assessorato ha condiviso l’idea e ha indicato un proprio autorevole rappresentante che parteciperà al Tavolo tecnico diretto dall’Azienda Territoriale dei Servizi. Le parti firmatarie auspicano che Regione Lombardia, oltre a partecipare al progetto, metta concretamente a disposizione del fondo di Animazione Sociale un sostegno economico almeno pari a quello messo sinora a disposizione dai firmatari del protocollo. Comunicato stampa del 1 febbraio 2012 Giacomo Lanzini - Presidente Azienda Territoriale Servizi alla Persona 24 Sanità Camuna NUOVI DATI RELATIVI ALLE AZIENDE E AGLI INFORTUNI SUL LAVORO IL PROGETTO ASL PER LA PREVENZIONE NEL SETTORE METALMECCANICO I dati più recenti di contesto del tessuto produttivo della Vallecamonica ed il relativo fenomeno infortunistico suggeriscono nuovi programmi di intervento del Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro. IL CONTESTO PRODUTTIVO Nel 2009 l’economia della valle è caratterizzata dalla presenza di circa 6.000 aziende che occupano 28.697 addetti. L’INAIL tuttavia conteggia le aziende con un criterio che dipende dal rischio professionale; pertanto i dati di cui disponiamo non esprimono il numero delle aziende ma il numero delle Posizioni Assicurative Territoriali (PAT): nella stessa azienda si possono avere diverse PAT che corrispondono ai diversi rischi assicurati (ad esempio, operai ed impiegati). Le PAT sono aumentate fra il 2000 e il 2010 da 7.307 a 7.945 (+8,7%); i lavoratori da 25.253 del 2000 ai 28.697 del 2009 (+13,6%); fra questi ultimi il numero dei dipendenti è cresciuto da 20.976 a 24.061 (+14,7%) e quello degli artigiani da 4.276 a 4.583 (+7,3%). Negli ultimi anni tuttavia l’entità degli occupati “dichiarati” si discosta dal numero dei lavoratori “realmente occupati” per il ricorso a cassa integrazione e mobilità dovuti alla crisi economica. La lettura degli indici infortunistici degli ultimi anni deve pertanto essere fatta alla luce di ciò. Addetti Tra le novità più significative di questi ultimi anni ci sono lo sviluppo del comparto della Metalmeccanica e dell’Industria dei Metalli (incremento del 50% degli addetti fra l’anno 2000 e il 2008 ridotto poi al 30% nel 2009 per effetto della crisi economica) (grafico a fianco) e l’incidenza degli eventi infortunistici fra questi lavoratori. I LAVORATORI AUTONOMI Negli ultimi anni si è registrata una diffusione del lavoro autonomo che non si era conosciuta in passato: il 16% dei lavoratori occupati in Vallecamonica è artigiano (4.583 unità); la rilevanza nei vari settori è sensibilmente diversificata con punte del 29% nelle Costruzioni e del 19% nella Metalmeccanica. GLI INFORTUNI SUL LAVORO Nella tabella seguente sono rappresentati tutti gli eventi infortunistici denunciati in Vallecamonica suddivisi per gestione INAIL. Questi eventi interessano i maschi nell’80% dei casi. INFORTUNI DENUNCIATI Tipologia di lavoratori Dipendenti Titolari, Familiari e Soci Dipendenti dello Stato Studenti Agricoltori / trattamento agricolo Agricoltori / trattamento industriale Addetti ai servizi domestici e familiari TOTALE 2000 1319 183 22 164 137 0 1 1826 2001 1333 194 33 156 104 0 0 1820 2002 1177 177 18 197 96 1 2 1668 2003 1078 192 30 147 86 0 0 1533 2004 1133 194 35 155 80 0 2 1599 Anni 2005 1087 176 30 129 79 0 1 1502 2006 1075 185 26 151 95 1 1 1534 2007 1238 149 28 179 66 0 1 1661 2008 1203 149 31 191 77 0 1 1652 2009 889 165 38 176 62 0 2 1332 2010 956 169 41 179 74 0 3 1422 I dati disponibili oggi sono riferiti al 2010 per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro e al 2009 per le aziende e gli addetti. Nell’analisi che segue vengono presi in considerazione (tranne dove specificato) i casi definiti positivamente: si tratta di infortuni per i quali sono state riconosciute le seguenti tipologie di definizione: temporanea, permanente, mortale e regolare senza indennizzo; rispetto ai casi denunciati non sono considerati pertanto gli eventi in franchigia (che comportano un’assenza dal lavoro non superiore a 3 giorni), e gli eventi chiusi con giudizio negativo (non riconosciuto). Dei casi definiti positivamente vengono considerati quegli eventi avvenuti in occasione di lavoro: vengono cioè esclusi quelli che hanno interessato i lavoratori durante il tragitto casa - lavoro (infortuni in itinere), gli sportivi professionisti, gli studenti e gli addetti dei servizi domestici. Sono però compresi gli incidenti stra- Sanità Camuna 25 dali avvenuti in occasione di lavoro (ad esempio gli eventi accaduti agli autotrasportatori). La riduzione del fenomeno infortunistico che si registra nel nostro territorio è significativa: dai 1.241 infortuni avvenuti nell’anno 2000 gli eventi si sono ridotti a 792 nel 2010 con un decremento del 36% (23,4% nel 2008 anno precedente la crisi economica); questo a fronte di un aumento dell’occupazione del 22,7% (periodo 2000/2008). Il maggior numero di eventi si registra nei Cantieri (193 casi), Metalmeccanica (123), Servizi (107), Industria dei metalli (77) e Agricoltura (66). - Nel 2010, 956 infortunati erano lavoratori dipendenti, 169 artigiani, soci o collaboratori familiari e 74 agricoltori (riferimento: infortuni denunciati). - Nell’Edilizia gli infortuni sono diminuiti da 266 dell’anno 2000 a 193 nel 2010; i casi gravi da 80 a 65. - Nella Metalmeccanica il numero degli eventi è diminuito dai 219 casi del 2000 ai 123 del 2010 (nel 2008 erano però ancora 209, segno forse di un settore colpito più degli altri dalla crisi iniziata nel 2009) a fronte tuttavia di un incremento del 22% degli occupati (3003 nel 2000; 3678 nel 2009). - Nell’Agricoltura la flessione del fenomeno infortunistico è particolarmente evidente: dai 132 casi del 2000 ai 66 del 2010. A differenza di quanto avviene a livello nazionale, la distribuzione temporale degli eventi in questo settore risente in misura minima della stagionalità (probabilmente per una elevata incidenza della zootecnia rispetto alle coltivazioni). Infortuni nei principali comparti anno 2010 Servizi Sanità Trasporti Commercio Costruzioni Metalmeccanica Industria Metalli Industria Legno Agricoltura Nel grafico che segue sono mostrati gli indicatori di frequenza (infortuni in occasione di lavoro/addetti*1000) per i principali comparti; a causa della crisi economica il tasso del 2009 può risultare sottostimato in quanto nel numero degli addetti compaiono anche lavoratori in cassa integrazione e mobilità. Si evidenzia un aumento degli eventi nel comparto del legno negli anni 2008-2009. Gli altri comparti con incidenza superiore alla media territoriale sono: Metalmeccanica, Industria Metalli, Costruzioni e Trasporti. Indicatore di frequenza Industria Legno Costruzioni Sanità Industria Metalli Commercio Servizi Metalmeccanica Trasporti Totale Sanità Camuna 26 GLI INFORTUNI GRAVI Il trend positivo che si registra sul numero complessivo dei casi (in occasione di lavoro definiti positivamente) si conferma, anche se in misura inferiore, per gli infortuni gravi cioè quegli eventi che comportano una astensione dal lavoro superiore a 40gg o un esito permanente. Dal 2004 i dati che abbiamo a disposizione ci permettono di distinguere gli infortuni gravi stradali (numericamente rilevanti) dai casi più strettamente riconducibili all’ambiente di lavoro. La riduzione degli eventi in occasione di lavoro è stata del 24,9% contro il 21,8% degli eventi gravi non stradali. Gli infortuni gravi non stradali diminuiscono da 261 a 204 tra il 2004 e il 2010 e in quest’ultimo anno si sono verificati soprattutto nelle Costruzioni (64), nella Metalmeccanica (26) e nella Industria dei Metalli (25). Nell’agricoltura gli eventi gravi nello stesso periodo si riducono da 33 a 21. A fianco si nota come la riduzione degli eventi riguardi maggiormente i casi lievi. Nel grafico che segue è mostrato il numero di infortuni gravi per i principali comparti. Agricoltura Infortuni gravi non stradali anno 2010 21 Industria legno 7 Industria metalli 25 Metalmeccanica 27 Costruzioni 65 Costruzioni Commercio 10 Metalmeccanica Trasporti 14 Industria Metalli Sanità 11 Servizi 18 Servizi Sanità Trasporti Commercio Industria Legno Agricoltura Si rileva un generale innalzamento dell’età degli infortunati (probabilmente si tratta di un riflesso della difficoltà di ingresso al mondo del lavoro dei giovani): nel grafico che segue sono esposti a confronto i dati a 10 anni di distanza (le curve si mantengono anche nella comparazione fra i trienni 2000-02 e 2008-10). Età degli infortunati I lavoratori stranieri sono sempre più presenti nel tessuto produttivo territoriale e conseguentemente maggiormente coinvolti negli eventi infortunistici: si registra una inversione di tendenza nel 2010, probabilmente per effetto della crisi che colpisce questi lavoratori più di altri: i Rumeni sono i più colpiti, seguiti da Marocchini e Albanesi. - Gli infortuni in itinere comportano circa 100 casi all’anno: 107 eventi nel 2001 e 86 nel 2010; in questa tipologia di eventi l’età come prevedibile incide in misura diversa che per gli altri infortuni: il 35% degli incidenti interessa lavoratori di età compresa fra i 18 Sanità Camuna 27 e i 29 anni, il 32% quelli fra i 30 e i 40 anni; il 21% fra i 41 e i 50 (dato medio 2004/2010). - Gli infortuni mortali avvenuti in occasione di lavoro nel 2011 sono stati 2 (entrambi in edilizia). Sul lungo periodo l’incidenza di questo fenomeno nella nostra Valle rispecchia l’incidenza nazionale. Nei 24 eventi accaduti dal 2001 al 2011 si evidenzia che 10 sono avvenuti durante le movimentazioni dei materiali, 7 per caduta dall’alto; 16 si sono verificati nei cantieri e 4 nella metalmeccanica. Infortuni mortali 2001-2011 (Vallecamonica - 24 EVENTI - DINAMICHE) Infortuni mortali 2001-2011 (Vallecamonica - 24 EVENTI - COMPARTI) IL RAFFRONTO CON LE ALTRE ASL DI REGIONE LOMBARDIA Il confronto del Tasso Standardizzato degli infortuni indennizzati riferito al triennio 2005/2007 colloca le aziende di quest’ASL sostanzialmente in linea con quelle di altri territori lombardi (Brescia, Bergamo, Lecco e Como); Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio e Varese evidenziano un tasso più elevato, mentre i territori di Milano e Pavia hanno un tasso inferiore. Nel grafico che segue emerge anche la specificità del nostro territorio, contraddistinto da una rilevante esportazione di manodopera dipendente di imprese locali che si traduce in un tasso infortunistico più elevato delle altre ASL tenendo conto degli eventi che accadono in qualsiasi parte del territorio nazionale a dipendenti di aziende che hanno sede in Valle. Questo fenomeno (attestato su 400 casi dal 2000 al 2008) tende a diminuire negli ultimi anni (259 casi nel 2009 e 251 nel 2010: probabilmente esito ancora della crisi). Va precisato che molti dei lavoratori coinvolti non sono della Valle. Il 67% di questi infortuni si verificano nelle Costruzioni, il 12% nella Metalmeccanica, il 6% nei Servizi e dei Trasporti. PROGETTO PER LA PREVENZIONE NELLA METALMECCANICA Oltre all’edilizia, che rimane il comparto a maggior rischio anche nel nostro territorio, la Metalmeccanica e l’Industria Metalli (che presentano diversi rischi simili) si pongono come i settori che richiedono maggiori azioni preventive: occupando il 18% della manodopera determinano il 31% degli eventi infortunistici. Infortuni in occasione di lavoro 2007-2009 (% nei comparti più rilevanti) Anche il numero dei casi gravi evidenzia il rischio in questo settore. Infortuni gravi non stradali periodo 2004-2010 Servizi Sanità Trasporti Commercio Costruzioni Industria Metalli + Metalmeccanica Industria Legno Industria Tessile Agricoltura 28 Sanità Camuna Gli indici di rischio in questi comparti si discostano dai livelli regionali come si può vedere nel grafico a fianco. Il dato regionale è disponibile soltanto per codice Ateco e pertanto il confronto viene effettuato utilizzando questa classificazione. Attività economica DJ DK - Tasso infortuni 2007-2009 (Confronto Vallecamonica Lombardia) (segue nel prossimo numero…) Franco Martello Coordinatore Area Tecnica Servizio PSAL ************ NPIA: SUPPORTO NELLE GRAVI DISABILITÀ NELLA COMUNICAZIONE IN ETÀ EVOLUTIVA Il Servizio di Npia dal 2005 conosce e si occupa di Comunicazione Aumentativa Alternativa. Da ottobre di quest’anno, con alcuni dei suoi operatori, partecipa al Progetto Regionale “Supporto nelle gravi disabilità della comunicazione in età evolutiva”. Finanziato dall’Assessorato alla Salute per gli anni 2010/2013, tale progetto è nato nell’ASL Milano con la coordinazione della UO NPIA della Fondazione Policlinico, che ha come partners l’Azienda Ospedaliera di Treviglio e l’Istituto Mario Negri. Obiettivo principale del progetto è garantire ai piccoli utenti l’accesso tempestivo agli strumenti comunicativi necessari, attraverso la creazione di nuovi gruppi di operatori da dedicare alla Comunicazione Aumentativi (CAA), all’interno di 11 Servizi di NPIA della Lombardia. La “nostra” partecipazione al progetto ha previsto la formazione di un gruppo di lavoro composto da alcuni operatori del Servizio di NPIA e da genitori, insegnanti ed educatori di un piccolo utente afferente al Servizio. Questo gruppo si è impegnato ad affrontare un percorso formativo di natura teorica e pratica, articolato in diverse giornate. Scopo dell’azione: migliorare le competenze dei singoli membri, per poi condividerle, in un secondo momento, con i genitori e gli operatori che, a vario titolo, si occupano di CAA. In Lombardia, circa 8.000 bambini e ragazzi tra 0 e 18 anni presentano disturbi della comunicazione che interferiscono in modo significativo con lo sviluppo delle relazioni, del pensiero, degli apprendimenti e delle interazioni sociali e che impattano molto negativamente sulle famiglie. Solo una piccola parte di questi utenti riesce ad accedere in maniera adeguata agli interventi di supporto indispensabili alla comunicazione ed, in genere, ciò avviene assai tardivamente per la carenza di formazione all’interno dei servizi di NPIA. Le indicazioni all’intervento includono non solo le patologie motorie ma anche autismo, ritardo mentale, sindromi genetiche, disfasia grave, malattie progressive e altro. La CAA rappresenta un’area della pratica clinica che cerca di compensare la disabilità temporanea o permanente di individui con bisogni comunicativi complessi. La CAA utilizza tutte le competenze comunicative dell’individuo, includendo vocalizzazioni o linguaggio verbale residuo, gesti, segni, comunicazione con ausili e tecnologia avanzata. Sanità Camuna 29 Risulta inoltre necessaria una continua interazione di competenze professionali diverse tra loro, che lavorino in un quadro globale complesso ed articolato, poiché l’intervento non si rivolge soltanto al bambino ma anche a tutte le persone che interagiscono con lui. Questa collaborazione richiede una progressiva assunzione di competenze da parte del contesto di vita del bambino, in modo da soddisfare i suoi bisogni comunicativi in continuo cambiamento. All’interno del progetto regionale il nostro gruppo di lavoro sta imparando l’importanza della lettura ad alta voce di libri per tutti i bambini ed in particolare per i bambini con disabilità. Da anni la Dr.ssa Antonella Costantino, che da quando abbiamo iniziato il nostro percorso con la CAA nel 2005 ci è stata da modello, sostiene l’utilità della lettura ad alta voce di libri personalizzati e modificati ai bimbi piccoli e ai bimbi con disabilità. I libri personalizzati e modificati sono libri pensati e realizzati per ogni singolo bambino e sono su misura nel modo di leggere, nell’argomento, nel linguaggio, negli aspetti emotivi, nella grafica e nelle immagini, nell’accessibilità fisica e comunicativa. Quando questi libri hanno cominciato ad essere presenti nelle scuole e nelle biblioteche ci si è resi conto della loro forza nella costruzione di strumenti inclusivi e di supporto allo sviluppo per tutti i bambini, anche di quelli che non presentano difficoltà o disabilità. Da questa consapevolezza nasce il termine “in-book”, che indica libri illustrati con testo in simboli realizzati a partire da opere di letteratura per l’infanzia o dai vissuti di ogni singolo bambino. Sulla base di questa idea abbiamo pensato di proporre per l’anno 2012 delle giornate/laboratorio di CAA che abbiano come tema principale la creazione di libri modificati e personalizzati. Gli incontri saranno aperti a genitori, insegnanti, educatori e operatori che a vario titolo utilizzano o sono interessati alla CAA. Nadia Romellini, Logopedista e Valentina Tagliaferri, Educatrice ************ DAMMI IL TUO CUORE NE AVRÒ CURA A ESINE UN IMPORTANTE EVENTO IN AMBITO CARDIOLOGICO Sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, dal 13 al 19 febbraio, si è svolta la Campagna nazionale per prevenire e contrastare le malattie cardiovascolari e per sostenere la ricerca clinica in cardiologia “Dammi il tuo cuore ne avrò cura”, promossa dalla Fondazione per il tuo cuore - HCF ONLUS diretta dal Prof Attilio Maseri. L’ASL di Vallecamonica-Sebino ha aderito all’importante iniziativa nelle giornate di Sabato 18 e Domenica 19 febbraio, presso l’UO di Cardiologia dell’ospedale di Esine. L’evento, organizzato in collaborazione con l’ANMCO, ha visto una buona e interessata partecipazione e si è così svolto: Nella giornata di sabato si è tenuta una visita guidata presso il reparto di Cardiologia, per permettere ai visitatori di acquisire una migliore conoscenza delle attività diagnostico-terapeutiche e dei molteplici campi di applicazione ed interesse nell’ambito della cura e prevenzione della cardiopatia. Di seguito: Proteggi il tuo cuore “Viaggio attraverso le norme igieniche e lo stile di vita più idoneo a preservare sano il nostro cuore”. La domenica seguente, dopo un nuovo incontro con i partecipanti si è trattato il tema “L’attacco cardiaco: molteplici aspetti di un evento non più fatale”. Referente per l’evento: il Dr Antonio Farinelli, coadiuvato dal Dr Michele Quaglia, Dirigenti medici di cardiologia. A cura della Redazione 30 Sanità Camuna A CURA DEL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE VETERINARIO NEL 2011 L’ASL di VALLECAMONICA-SEBINO HA AFFRONTATO IN COLLABORAZIONE CON GLI APICOLTORI LA LOTTA ALLA VARROA La varroasi è una malattia delle api sostenuta da un acaro (Varroa Jacobsoni Oudemans) che parassitizza sia la covata, che l’ape adulta. In particolare all’interno delle celle di covata manifesta la sua forza distruttiva: succhia l’emolinfa delle larve, provocando la nascita di api deformi, l’indebolimento generale della famiglia, la diffusione di virus e batteri, e porta alla distruzione totale della famiglia nel medio periodo. L’ASL di Vallecamonica-Sebino è impegnata da anni nella lotta al parassita in collaborazione con le associazioni degli apicoltori seguendo i dettami della nota:”Vigilanza nel settore apistico” emanata da Regione Lombardia. Nel 2011, dopo un confronto costruttivo all’interno della commissione apistica, il presidente della stessa, Dr Gian Carlo Battaglia, Direttore del Dipartimento di Prevenzione Veterinario, ha comunicato le indicazioni riguardo le modalità di trattamento con i prodotti utilizzabili dettando la tempistica. Per il “trattamento estivo” la commissione ha ritenuto opportuno utilizzare il prodotto Api-bioxal dopo il “blocco di covata”, cadenziando i tempi di intervento: entro il 15 luglio da Pisogne a Cividate Camuno, entro il 20 luglio da Breno a Malonno, entro il primo di agosto da Edolo a Ponte di Legno. Per il “trattamento autunnale” le indicazioni sono state per l’Api-bioxal e/o l’Apivar dall’1 novembre nella zona da Edolo a Pontedilegno, dopo il 15 novembre nella zona da Breno sino a Malonno, dopo il 30 novembre nella zona da Pisogne sino a Cividate Camuno. Siccome i prodotti in oggetto dovevano essere ricettati, gli apicoltori si sono rivolti alla propria associazione di riferimento per gestire le operazioni ed hanno appuntato i trattamenti nel “registro dei farmaci” che l’ASL ha distribuito loro. Considerando che, per ottenere il massimo dell’efficacia nel trattamento estivo, è determinante un percorso di formazione che porti gli apicoltori ad attuare senza difficoltà il “blocco di covata”, l’ASL ha dato avvio a tale progetto formativo in collaborazione con le associazioni e con il tecnico apistico Dr Giuseppe Barbetti. Il giorno sabato 9.7.2011, in mattinata a Losine e, nel pomeriggio, a Rino di Sonico, presso gli apiari scuola, è stato organizzato un evento dimostrativo molto partecipato dove il sottoscritto ed il Tecnico apistico hanno fornito le indicazioni operative per ottenere il “blocco di covata” e per l’utilizzo dei prodotti anti-varroa. Durante l’incontro si sono approfondite alcune tecniche di lotta alla varroasi ed è emerso come le strategie per il contenimento dell’acaro siano in evoluzione e sempre più spesso facciano riferimento ad un intreccio tra tecniche apistiche e corretto utilizzo dei prodotti. Un metodo che ultimamente sta riscontrando il favore di molti apicoltori è il blocco della covata. Questo sistema deve la sua efficacia al fatto che la varroa fuori dalla cella opercolata (stadio foretico) è più facilmente raggiungibile dagli acaricidi, di conseguenza si ottiene una elevata percentuale di abbattimento. Un prodotto efficace in questo situazione è il già citato Api-Bioxal, a base di acido ossalico, che abbina buoni risultati con la praticità d’uso. Alcune tecniche descritte in tale evento per il blocco di covata sono: • Utilizzo di gabbiette per regine Questo metodo consiste nell’individuare la regina e confinarla in una gabbietta che verrà poi posta all’interno dell’alveare; la regina continuerà così ad essere nutrita ma non potrà effettuare la deposizione sui telaini. Alcuni svantaggi derivanti dall’utilizzo di tale metodo potrebbero essere l’aumento di probabilità di allevamento di celle reali e la possibilità che la regina una volta rilasciata non venga accettata e di conseguenza sostituita. Alcune gabbiette oltre ad avere una parete costituita da griglia escludiregina in modo da consentire il libero passaggio delle api, presentano sul fondo l’impronta delle cellette da operaia così che la regina possa continuare, seppur in modo ridotto, la deposizione. Sanità Camuna 31 • Ingabbiamento di un telaino con la regina Questo metodo di recente utilizzo prevede di posizionare il telaino sul quale è presente la regina all’interno di una gabbia costituita da rete escludiregina e poi risistemare il tutto all’interno dell’alveare. Utilizzando il telaino sul quale si trova la regina non si incorre nella necessità di spostarla. La deposizione continuerà su un intero telaino fino al 18° giorno, quando la regina verrà liberata all’interno dell’alveare. Al 21° giorno sarà possibile eseguire il trattamento. Un fattore condizionante è il costo del materiale e lo smaltimento del telaino sul quale è continuata la deposizione raccogliendo buona parte delle varroe. • Confinamento della regina sopra il nido tramite l’utilizzo dell’escludiregina Questo metodo prevede il posizionamento di un escludiregina tra due melari vuoti e l’arnia sottostante; all’interno dei melari verrà posto il telaino da nido con la regina in corrispondenza della covata. Così facendo la regina continuerà a deporre ma non potrà scendere nel nido. Al 18° giorno riposizioneremo la regina nel nido e, al 21°, si effettuerà il trattamento acaricida. Anche in questo caso sarà possibile eliminare la varroa presente nell’unico telaino con covata. È possibile anche posizionare sopra il nido un solo melario con un paio di telaini sempre posizionati in corrispondenza della covata dove trasportare la regina. Il blocco di covata prevede sempre l’individuazione della regina, passaggio che in alcuni casi può risultare impegnativo. Sanità Camuna 32 Tempistica Liberando la regina al 18° giorno si eseguirà il trattamento con acido ossalico il 21° giorno, quando tutte le operaie saranno sfarfallate; la varroa sarà facilmente raggiungibile dal prodotto utilizzato non essendo più all’interno della cella. È opportuno nella fase di liberazione della regina, disopercolare la covata maschile presente, che ha un periodo di sviluppo di 24 giorni. Il formulato commerciale prevede la preparazione di una soluzione di acqua e zucchero 1 a 1, ciò significa miscelare la stessa quantità di acqua e zucchero; dalla soluzione ottenuta preleveremo 500 ml da miscelare alla confezione di Api-Bioxal di 35g. Ciò permette il trattamento di 10 alveari da 10 telaini completi. Il prodotto deve essere gocciolato sulle api tra i telaini nella dose di 5ml per intercapedine e la caduta avverrà nei giorni successivi. È indispensabile monitorare la caduta della varroa dopo il trattamento e verificare alla ripresa della covata la presenza dell’acaro disopercolando le cellette. INIZIO DELL’INTERVENTO TIPO DI INTERVENTO 0° giorno Confinamento regina 18° giorno Liberazione regina ed eliminazione covata maschile residua 21° giorno Trattamento con acido ossalico (Api-Bioxal) CONCLUSIONI Dal 1984 la Varroasi è presente in Italia e tuttora è diffusa in tutti gli apiari dislocati sul territorio con picchi di infestazione che variano di anno in anno in funzione di fattori meteorologici, dell’efficacia dei trattamenti via via adottati e della contemporaneità di esecuzione degli stessi per zone altimetriche. L’acquisizione di nuove tecniche apistiche quali “il blocco di covata” ed una maggiore consapevolezza riguardante l’utilizzo dei prodotti raccomandati da Regione Lombardia consente di contenere il problema. Da ciò, come dimostra l’esperienza descritta nell’articolo, deriva la necessità di intensificare gli sforzi e promuovere la collaborazione fra il Servizio Veterinario ASL e gli apicoltori tramite le loro associazioni, nel rispetto dei ruoli, in modo di raggiungere il massimo dell’efficacia nei trattamenti. TRATTAMENTO trattamento estivo trattamento autunnale PRODOTTI api-bioxal TEMPISTICA TEMPISTICA PER ZONE ALTIMETRICHE Dopo fioritura del castagno appena tolto il melario con “blocco di covata” api-bioxal in assenza di covata apivar entro 15 luglio da Pisogne a Cividate Cam. entro 20 luglio da Breno a Malonno entro 1 agosto da Edolo a Ponte di Legno dopo 1 novembre da Edolo a Ponte di Legno dopo 15 novembre da Breno a Malonno dopo 30 novembre da Pisogne a Cividate Cam. ALVEARI in VALLECAMONICA ANNO ALVEARI DENUNCE DI POSSESSO 2010 3.360 274 2011 3.535 259 Dr Lucio Turetti - Responsabile del Servizio Sanità Animale Sanità Camuna 33 Notizie in breve curiosando qua e là… MENO CESAREI GRAZIE AL SACCHETTO: AVVOLGE IL FETO E RENDE PIÙ FACILE IL PARTO Semplice e senza controindicazioni, da usare quando il parto si fa complicato. Si chiama Odon Device ed è stato presentato a Roma, all’ultimo congresso Mondiale di Neonatologia e approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si tratta di un sacchetto con doppia intercapedine collegato a un applicatore che consente all’ostetrico di avvolgere con delicatezza il feto, aiutandolo a scivolare lungo le pareti vaginali. Già in uso presso un Ospedale di Buenos Aires (Argentina), l’Odon Device si usa durante il parto se il feto è di grandi dimensioni, quando le contrazioni uterine nel periodo espulsivo si fanno meno efficaci o quando la mamma ha esaurito le forze per spingere. In tutti questi casi, finora, si è ricorso a forcipe e ventosa o al taglio cesareo: con questo strumento innovativo, dicono i neonatologi riuniti a congresso, sarà possibile ridurre del 5% circa i parti chirurgici. IN TRE NEL LETTONE? C’è il partito del “dormire con noi: MAI!” e quello del “più lo coccolo meglio è”. Da che parte stare? Occhi cerchiati, spossatezza, nervosismo: abbiamo dormito male, oppure per nulla, e il motivo non è da ricercare in un malessere. Abbiamo semplicemente riposato poco perché la notte appena passata l’abbiamo trascorsa con il nostro bambino che ci ha raggiunto dalla sua cameretta e si è infilato nel lettone insieme a noi. Probabilmente l’avremo accolto raccontandogli che questa sarebbe stata l’ultima volta, sapendo già, in cuor nostro, che cederemo ancora alla sua richiesta di accucciarsi tra mamma e papà. Ma è giusto far dormire un bambino nel lettone? Risponde la Dr.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma e curatrice del blog Psicologo in Famiglia: “è naturale che il bambino voglia dormire nel lettone di mamma e papà, luogo caldo e sicuro, quasi “magico”, dove, attraverso il contatto fisico con i genitori, sperimenta sicurezza e protezione. Il lettone è un posto speciale e deve essere conquistato dal bambino in occasioni speciali. Ciò vuol dire: non si dorme tutti i giorni con mamma e papà, perché non dare questa abitudine permette al bambino di sviluppare la sua autonomia. E preserva l’intimità di coppia. Come ogni regola anche quella del lettone ha le sue eccezioni. A volte si può essere flessibili di fronte alle richieste del bambino. Nulla vieta che, in casi particolari, per esempio di fronte a cambiamenti (trasloco, vacanze, soggiorno da parenti o amici) o a situazioni nuove che provocano nervosismo e ansia, si tenga con sé per farlo addormentare, riportandolo poi nel suo lettino. Questa modalità diventa un rito rassicurante che lo calma. Per poi ritornare tranquillo nel suo lettino”. Come prevenire il “vizio”? La nanna nel lettone è un’abitudine che si può evitare creando una cameretta o uno spazio accogliente che sia solo del bambino. Se l’appartamento è piccolo e non c’è una cameretta per lui, create una separazione fra l’ambiente del piccolo e quello dove dormite voi (si può mettere un paravento fra il letto e la culla). Il bambino dovrà addormentarsi nel suo letto con un genitore a fianco. È importante stabilire orari precisi per andare a dormire, raccontargli una favola, concedergli la compagnia del suo peluche. Se nella notte il bambino si sveglia ed entra nella vostra camera, riaccompagnatelo nella sua senza cedere alla pigrizia o alla compassione. Il piccolo ha preso l’abitudine (sbagliata) di dormire nel lettone? Cercate di disabituarlo: rendete piacevole il momento della nanna con una favola e le coccole. Se teme il buio lasciate accesa una lucina e lasciate la porta aperta. Occorre pazienza e tenacia per promuovere e consolidare la nuova abitudine: non bisogna cedere, anche se il piccolo si dispera occorre farsi vedere risoluti e decisi. (Le notizie, tratte da varie pubblicazioni, sono state scelte a cura dello Staff della Comunicazione). I BAMBINI DI MANINA DEL MADAGASCAR ONLUS ASSOCIAZIONE MANINA ONLUS “I bambini di Manina del Madagascar” opera in Italia, non esistono strutture di supporto a Nosy Be dove vive e opera Manina, la quale si avvale della collaborazione dei Fokontani e della popolazione. Nel 2009 nasce l’Associazione AFOTSAMA (Associazione del Popolo Tsaiky Tsara Madagascar), formata da 7 collaboratori di Manina. Questo ha il doppio scopo di responsabilizzare il popolo malgascio e di dare loro la possibilità di lavorare per l’esecuzione delle opere, e di conseguenza essere retribuiti per il proprio lavoro. L’associazione si occupa principalmente di raccogliere fondi e di quanto necessario per sostenere le iniziative, riguardanti ISTRUZIONE, SALUTE E ASSISTENZA SOCIALE. COME AIUTARE MANINA A SOSTENERE LE ATTIVITA’, LE SCUOLE Manina Consiglio vive a Nosy Be (un’isola del Madagascar), dove è arrivata nel 1997 per trascorrervi una vacanza e, affascinata dal posto, ha deciso di trasferirsi stabilmente. Vivendo l’isola venne a contatto con l’estrema povertà e le problematiche locali, e coinvolta soprattutto dalla condizione in cui gravavano molti bambini, cominciò a provvedere in prima persona alle necessità più elementari riguardanti la sanità, l’istruzione e l’assistenza sociale. L’aiuto tangibile, economico e morale, da lei offerto venne in seguito sostenuto da amici e da persone che recatesi a Nosy Be constatavano i grandi bisogni della popolazione, e contemporaneamente l’operato di Manina, la cui attività capillare è risultata altamente efficace. Il desiderio e la determinazione di aiutare il popolo malgascio ad affrancarsi dall’ignoranza, dall’indigenza e dalle malattie l’ha indotta a fondare nel 2004 l’associazione no profit: “I Bambini di Manina del Madagascar”, nata per tenere in vita e ampliare il lavoro da lei avviato. Nel 2009, l’associazione diventa ONLUS. L’associazione opera in Italia in sintonia con le necessità rilevate da Manina a Nosy Be. Per il suo impegno, Manina Consiglio ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il titolo di Ufficiale della Repubblica Italiana per meriti. Nel sito, nella sezione “Lettere di Manina”, sono presenti tutte le notizie delle attività svolte con foto. DONA IL 5 PER MILLE indicando il Codice Fiscale 97419350588 EFFETTUA UNA LIBERA DONAZIONE a mezzo Bonifico Bancario. Le coordinate bancarie dell’Associazione sono: “I bambini di MANINA del Madagascar”, presso San Paolo Banco di Napoli - Agenzia 11 via dei Mille n° 20, 80121 Napoli ABI: 01010 – CAB: 03411 CIN: K IBAN: IT03 K0101003 4111 0000 0003 230 BIC: IBS PITNA CAUSALE DEL BONIFICO: “SOSTIENI UNA SCUOLA” – LIBERA DONAZIONE http://www.bambinidimanina.net e-mail: [email protected] CONTATTI Comitato Milano: [email protected] Comitato Napoli: [email protected] ISTRUZIONE ASSISTENZA SOCIALE “TSAIKY TSARA” Si pronuncia “cechi ciara” e in malgascio vuol dire “bambini buoni”. è il nome di tutte le scuole fondate da Manina. Le “TSAIKY TSARA” non sono delle scuole private dell’associazione, ma della comunità, del villaggio. Ogni scuola nasce su richiesta del “Fokontani” (capo villaggio), che presenta una lista di bambini da “scolarizzare” con le rispettive documentazioni. Tutti i bambini hanno la possibilità di accedervi perché non si paga né l’iscrizione né la retta scolastica e tutto il materiale didattico viene fornito gratuitamente. Per la sua nascita e per la sua gestione, ciascuna scuola coinvolge sia le famiglie che le autorità del villaggio di appartenenza. Sono tutte regolarmente autorizzate e riconosciute dal CISCO (CIrcoscrizione SCOlastica) e seguono il programma di istruzione nazionale malgascio-francese. “Qui non esistono progetti, ma risposte ai loro bisogni” La povertà è molto diffusa e numerose famiglie vivono al limite della sopravvivenza. La prima preoccupazione di Manina è quella di fornire quotidianamente almeno un pasto ai più indigenti. Sono quasi 350 le famiglie più povere che attualmente ricevono 10 kg di riso al mese ciascuna. Il sostegno di Manina è rivolto anche ai carcerati, sono 3 le prigioni che vengono aiutate: 1 a Nosy Be e 2 nel Madagascar. Per gli anziani e paraplegici Manina ha allestito 2 case con personale di assistenza che provvede alle loro necessità quotidiane. In questi anni sono stati aperti molti pozzi, sia a Nosy Be che in Madagascar. Inoltre per i giovani Manina ha costruito un regolare campo di basket. Casa per paraplegici Una scuola “Tsaiky Tsara” SANITA’ Ogni classe ha il suo insegnante malgascio, regolarmente diplomato, che periodicamente frequenta uno stage di aggiornamento professionale, pagato dalla scuola stessa, ogni villaggio ha un direttore didattico in contatto con Manina e con il CISCO. Oggi ci sono in funzione più di 200 scuole che accolgono circa 12.000 bambini e danno lavoro a più di 250 persone tra insegnanti (regolarmente autorizzati) e altro personale scolastico. Nella capitale Hell Ville, un asilo nido accoglie bambini da 6 mesi a 2 anni. Dal settembre 2007 è attiva la Scuola Secondaria Superiore Comunitaria frequentata da 380 allievi con annessa biblioteca e una mensa scolastica. Nei villaggi continuano i corsi di alfabetizzazione per adulti. Anche nel carcere della città (Hell Ville) è stato organizzato nel 2009, per i detenuti, un corso di alfabetizzazione. Dal settembre 2009 è attiva la Scuola di Agraria, una MFR (Maison Familial Rural) con vitto e alloggio per 40 allievi. Istituto di agricoltura “…vedevo che molti bambini morivano. Era malaria, ma non la curavano perché ci volevano i soldi.” La prospettiva di vita alla nascita è di 55 anni per gli uomini e di 58 per le donne. Manina ha provveduto all’allestimento di 8 ambulatori (3 a Nosy Be e 5 in Madagascar) e l’associazione ne garantisce il mantenimento attraverso il pagamento di un medico e un’infermiera per ogni dispensario e la fornitura dei medicinali. Annualmente sono previste visite oculistiche e odontoiatriche. Infine, per favorire l’igiene sono stati costruiti due corpi di toilettes pubbliche. Ambulatorio medico SOSTIENI UNA SCUOLA TSAIKY TSARA!!! I costi di mantenimento di una scuola comprensivi di stipendi, trasporti e stage professionali degli insegnanti, materiale didattico e cancelleria ammontano a circa 600 € annui. Considerando una media di 60 bambini per scuola, l’istruzione di ogni bambino può essere quantificata nell’ordine di 10 € all’anno, meno di 1 € al mese!!! Questa cifra, per noi irrisoria permette ad un bambino di studiare per un anno intero. Il tuo contributo sarà molto rilevante per mantenere attive le scuole fondate da Manina e, aiutando i bambini malgasci ad affrancarsi dall’ignoranza, li aiuterai a costruirsi un futuro.