Universo Sicilia 12_2005 - Periodico per i siciliani nel mondo

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Universo Sicilia 12_2005 - Periodico per i siciliani nel mondo
TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
Periodico Mensile dell’INPAL per i Siciliani nel Mondo - Anno XVI - N. 12 DICEMBRE 2005 - P.I. Spedizione in A.P. - 45% - Art. 2 comma 20/B - Legge 662/96 D.C.I. Sicilia Prov. CT
Direzione, redazione e Amministrazione: Ufficio Zona INPAL - 95031 Adrano - Piazza Mercato, 72 - Tel. 095 7692946 - Fax 095 7602814-7153840 - e-mail [email protected]
LE AMMINISTRATIVE DI MESSINA
Al primo turno i candidati Genovese per il Centrosinistra e Ragno
per il Centrodestra non raggiungono il quorum del 50% più uno per
essere eletti senza ricorrere al ballottaggio. Il Candidato del Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, Nunzio Romeo si attesta sul 7,36%.
Questi i risultati del primo turno
Partiti
Candidato Sindaco:
FRANCESCANTONIO GENOVESE
DS
Genovese Sindaco
A. Saitta Vince Messina
Nuova Presenza
Con Francescantonio
PDCI
Rif. Com.
Ricostruire Messina
SDI
Verdi
Udeur
Margherita
Partiti
Candidato Sindaco:
LUIGI RAGNO
Partiti
Partiti
Voti
67200
Voti
10770
Fiamma Tricolore
Qualche amico affezionato
e che, bontà sua, segue con
qualche interesse le nostre note
mensili, ci ha fatto notare che
c’è in quello che scriviamo una
specie di invincibile malinconia:
tanto per spiegarci più chiaramente, dice che noi abbiamo il
gusto del pessimismo.
Tutto va male, trionfano i
mascalzoni, gli infedeli, quelli
che gabbano la gente promettendo e non mantenendo. In
Liste
Aggregate
6,40%
1,01%
0,58%
2,84%
1,24%
0,71%
Voti
747
Alternativa Sociale
Candidato Sindaco:
VINCENZO ALOSTRA
Liste
Aggregate
55,62%
1,52%
2,55%
8,03%
7,80%
0,50%
1,45%
1,78%
3,39%
4,34%
1,18%
1,47%
1,73%
0,64%
0,82%
2,18%
1,42%
1,81%
2,70%
Riscatto Messinese
Alleanza Siciliana
Movimento per l’Autonomia
SOS
Ama Messina
Candidato Sindaco:
FILIPPO CLEMENTE
Liste
Aggregate
37,67%
4,28%
7,38%
2,50%
0,41%
3,22%
0,48%
1,74%
0,95%
2,82%
1,30%
3,18%
9,36%
UDC nel cuore
Ragno Sindaco
A.N.
UDC con D’Alia
CDU
Alleanza Futura
Azzurri
Nuova Sicilia
UDC
Alleanza Tricolore
Area A.N. Destra Sociale
Alleanza per Messina
Fieramente Messinese
DC
Patto per la Sicilia
Alleanza Rosa
PRI
Città per L’Uomo
Candidato Sindaco:
NUNZIO ROMEO
Partiti
Voti
67020
Liste
Aggregate
0,20%
0,51%
Voti
635
Liste
Aggregate
0,15%
0,42%
Si è svolto a Roma il XXVI Congresso Nazionale del PSDI
La Socialdemocrazia ritorna sulla
scena politica Italiana
Forte presenza siciliana nei nuovi organi dirigenti
Si è svolto a Roma, dal 9
all’11 dicembre, il ventiseiesimo
congresso nazionale del PSDI,
che ha visto il piccolo partito
socialdemocratico compiere un
ulteriore, importante passo in
avanti sulla strada della ricostruzione di una presenza politica
organizzata e vivace in tutte le
regione italiane.
Il ritorno degli eredi di Giuseppe Saragat sulla scena
politica è caratterizzato da una
netta scelta di campo a favore
dell’Unione guidata da Romano
Prodi per un’alternativa riformista al governo del Paese.
Nell’ambito del centrosinistra il PSDI si batte perchè tutte
le forze socialiste si riuniscano
in un soggetto politico unico
Il Ballottaggio a Messina
Genovese dell’Unione
batte Ragno della C.d.L.
Al secondo turno oltre 14mila elettori in meno
La città di Messina ha eletto
il suo sindaco consegnando la
città a Francantonio Genovese
eletto con il 54,56% contro il
candidato del centrodestra Luigi
Ragno che ha raccolto il 45,44%
dei suffragi.
Il candidato della C.d.L. ha
perso consensi in quasi tutti i
quartieri, registrando un divario di 10 punti con il candidato
del centrosinistra. La diminuita affluenza alle urne dimostra
l’inconsistenza del voto raccolto
dalle migliaia di liste scarsamente identificabili costruite nel solo
intento di strappare voti in tutte
le direzioni e più precisamente
nell’area degli indecisi. È forse
giunto il momento di cominciare
a pensare a una seria riforma
di moralizzazione del criterio
L’anno dell’ottimismo
estrema sintesi noi avremmo il
vizio di vedere il mondo, anche
il nostro specialmente, tinto
di nero. Guarderemo perciò e
seguiremo l’attivo, le cose buone, quello che c’è nel mondo
che si chiama bene; daremo un
e nuovo che si riconosca nella socialdemocrazia non solo
come tradizione e metodo politico ma anche, e soprattutto, per
sostenere l’attualità e la centralità di un’ideologia che è l’unica
ad essere uscita viva e vincente
dalla prova dei fatti del novecento. Un progetto del quale, ormai
superate le divisioni del passato, deve essere parte integrante
anche il partito dei Democratici
di Sinistra.
L’attenzione del PSDI è rivolta ai programmi: il congresso ha
individuato due temi sui quali,
in particolare, richiamare l’attenzione di Prodi e della sua
coalizione. Da un lato una vera
centralità nelle scelte di politica
economica per il Mezzogiorno
volto e un nome agli uomini di
buona volontà, quelli di cui parla l’immortale Vangelo per cui
il Creatore sorregge il mondo.
Nonostante tutto noi del mondo
occidentale siamo dei fortunati: dopo l’immane macello della
di aggregazione del consenso.
Smettiamola con la raccolta delle firme in quanto non arresta il
processo di frantumazione delle
liste. Occorre eliminare firme
e tetto elettorale ed introdurre
una sanzione pecuniaria per
quelle liste che non riescono
ad eleggere neppure un consigliere. Sull’esito delle elezioni di
Messina questa la squadra di
assessori che coadiuverà il Sindaco Genovese: Arturo Alonci;
Angela Bottari; Antonio Catalioto; Mario Centorrino; Antonella
Cocchiara; Alfredo Crupi; Clelia
Fiore; Francesco Gallo; Gaetano Isaja; Liliana Modica; Pippo
Rao; Antonio Saitta; Gaetano
Santagati; Valentino Scarfone;
Francesco Squadrito.
V.C.
seconda guerra mondiale, il più
infame e pazzesco che si possa
immaginare. Tanti stati da più di
60 anni non conoscono guerre,
anche se non sono mancati i
conflitti sociali. Si è lottato con
armi lecite della protesta e non
con le altre insensate che con il
premere di un tasto potrebbero
Pasqualino Sangiorgio
Segue a pag. 2
e il suo bisogno immediato di
lavoro, di infrastrutture, di investimenti pubblici e privati; dall’altro la riforma della Costituzione
e delle leggi elettorali per fermare il degrado della vita politica
e istituzionale negli enti locali,
dove la partecipazione dei cittadini ed il ruolo democratico dei
partiti politici viene mortificato
da un presidenzialismo spesso
effimero e di basso profilo.
L’On. Giorgio Carta è stata
confermato segretario nazionale. Un ruolo molto attivo nei lavori
congressuali è stato svolto dalla
delegazione siciliana, importante per numero e per le specifiche
proposte politiche e organizzative di cui si è fatta portatrice.
Tanto che, alla fine, il congresso
ha premiato la Sicilia con una
presenza di rilievo nella nuova
dirigenza nazionale del partito.
Venti, infatti, sono i componenti
siciliani del consiglio nazionale,
tra cui le presenze particolarmente significative di Carmelo
Pancucci, Luigi Messina, Angelo Russano, Mario Entità, Matteo Bonaccorso, Nino Gennaro,
Totuccio Spadaro, Silvio Aliffi,
mentre sono stati eletti a far parte
della nuova direzione nazionale
l’adranita Vincenzo Castiglione
ed il catanese Antonello Longo,
sostenitori della mozione. Un
PSDI moderno nella società che
cambia, l’On. Enzo Coco di Messina ed il coordinatore regionale
Guido D’Amico.
L.A.
La “Devolution”
diventa legge.
L’opposizione chiede
il referendum
La riforma federalista dello
Stato ha ricevuto l’ultimo “sì”. Il
16 novembre il Senato, con 170
voti a favore, 132 contrari e 3
astenuti, ha dato il via libera alla
legge che dovrebbe cambiare la
nostra costituzione. Il condizionale è d’obbligo considerando
che i membri dei partiti di opposizione hanno già annunciato
che ricorreranno alla raccolta di
firme per promuovere il referendum confermativo previsto per
le leggi costituzionali. In attesa
che si arrivi alla consultazione popolare (che l’opposizione
vorrebbe prima delle elezioni
politiche, mentre la maggioranza frena “per evitare un ingorgo
istituzionale”), intanto, la Lega e
Bossi, tornato a Palazzo Madama dopo la lunga convalescenza dovuta alla malattia, si godono quello che prima di tutto è un
successo del Carroccio. Non a
caso, appena è stato reso noto
l’esito del voto, gli occhi di tutti
erano rivolti al Senatur che, dalla
tribuna del pubblico, dove si era
accomodato insieme alla moglie
e ai figli, ha alzato il pugno in
segno di vittoria. E dalle poltrone di chi invece la votazione
l’ha vissuta in prima linea, è
arrivata puntuale la risposta del
ministro per le Riforme Roberto
Calderoli, che del leader della
Lega è stato il “braccio armato”
in questo lungo iter della nuova
legge. Ed in effetti la giornata ha
vissuto a lungo sulle emozioni
legate al ritorno di Bossi in aula.
“Beh, sì, oggi sono emozionato
- ha detto il senatur, entrando a
Palazzo Madama -. Non temiamo il referendum. Secondo me
gli italiani voteranno la legge in
tutto il Paese nello stesso modo.
Non ci sarà un Paese spaccato
in due”. “L’opposizione non deve
avere nessuna preoccupazione
per la devolution perché non
è qualcosa di centralista e di
pericoloso ma è qualcosa che
dà più potere alle periferie, alle
istituzioni più vicine ai cittadini e
questa è la via se uno parla di
Paese democratico - ha spiegato Bossi -. La riforma va comunque migliorata. Le costituzioni
non nascono perfette e non è
facile farle perfette fin dal primo
momento. Mi rendo conto che
c’è chi non è d’accordo. Tutto è
perfettibile e dovremo lavorare molto nei prossimi anni”. Poi
l’ingresso in aula per la dichiarazione di voto, contraddistinta
dall’opposizione dei Verdi che,
vestiti a lutto, hanno osservato
un minuto di silenzio.
Scop-Tach
UNIVERSO SICILIA
DICEMBRE 2005
Ampio consenso in Senato per il DDL
sulla riconoscibilità del made in Italy
Un ampio consenso si è
manifestato lo scorso 22 novembre in commissione Industria
del Senato attorno ai disegni di
legge per la riconoscibilità e la
tutela dei prodotti italiani e per
l’istituzione del marchio “Made
in Italy”. Il sottosegretario alle
attività Produttive Roberto Cota
ha espresso soddisfazione per
l’andamento della discussione in
commissione, che ieri ha approvato all’unanimità la proposta di
procedere alla richiesta di trasferimento alla sede deliberante, e si è detto perplesso, come
il senatore Franco Mugnai (An)
e la senatrice Ida D’Ippolito (Fi),
circa il parere circostanziato del-
la Commissione europea sull’argomento. Anche a suo avviso il
parere non appare condivisibile
e presenta caratteri di pretestuosità. Secondo Cota è anche singolare il suo invio prima dell’approvazione da parte del Senato.
Il sottosegretario ha poi sottolineato l’importanza di giungere,
rapidamente, all’approvazione
dei disegni di legge.
Il ddl sulle norme per la riconoscibilità e la tutela dei prodotti italiani, che è stato assunto
come testo base dei vari provvedimenti che disciplinano la
materia, prevede l’istituzione del
marchio “100 per cento Italia”,
di proprietà dello Stato italiano,
in modo da assicurare un livello
elevato di protezione dei consumatori, promuovendo il loro diritto ad una corretta informazione
in ordine ai prodotti il cui processo produttivo è realizzato interamente in Italia. Inoltre, al fine di
consentire un’adeguata informazione agli utilizzatori intermedi e ai consumatori finali sul
processo lavorativo dei prodotti
commercializzati sul mercato
italiano, viene istituito un sistema
di etichettatura dei prodotti realizzati in Paesi non appartenenti
all’Unione europea. Tale sistema
di etichettatura deve comunque
evidenziare il Paese di origine
del prodotto finito, nonché dei
prodotti intermedi e la loro realizzazione nel rispetto delle regole
comunitarie e internazionali in
materia di origine commerciale,
di igiene e sicurezza dei prodotti.
Per quanto riguarda la definizione “Made in Italy”, il ddl prevede
che i prodotti così definiti devono
essere accompagnati da una
scheda informativa denominata
“carta d’identità del prodotto finito” che contiene informazioni utili
al consumatore per conoscere la
provenienza dei semilavorati di
cui il prodotto finale è composto
e le lavorazioni eseguite nel processo di fabbricazione cui hanno
contribuito imprese di altri Paesi.
A.C.
Natale: sette milioni
di italiani acquistano
regali nei mercatini
Sette milioni di italiani adulti
acquisteranno il regalo di Natale nei mercatini situati sulle
strade e nelle piazze di città e
paesi dove metà dello spazio è
occupato da bancarelle di vendita di vestiario e calzature, ma
ben il 25 per cento ai prodotti
alimentari. E’ quanto afferma la
Coldiretti nel sottolineare che
questo fine settimana si apre la
stagione delle fiere, sagre e dei
mercatini delle feste dove cogliere le idee e i prodotti per i doni da
nascondere sotto il tradizionale
albero. L’acquisto nelle bancarelle a natale coinvolge il 13 per
cento degli italiani e non è solo
il frutto di una esigenza diffusa
di risparmio, ma anche la risposta alla necessità di un contatto
diretto e personale per scovare
curiosità e novità ad “originalità
garantita”.
Se nei mercatini a farla da
padrone sono abbigliamento, la
biancheria, la maglieria, l’intimo
e le calzature, in grande evidenza è anche l’offerta di prodotti
artigianali e alimentari tipici da
regalare - sottolinea la Coldiretti
- spesso in gustosi cesti o da
consumare nei cenoni festivi, a
dimostrazione della vitalità del
made in Italy alimentare evidenziata dal rapporto Censis 2005.
E allora per acquisti convenienti,
senza rinunciare ad una tavola
ricca e gustosa, milioni di italiani trascorrono questo week end
all’aria aperta curiosando tra
le molte occasioni offerte dalle
bancarelle dei produttori agricoli
che in tutta Italia hanno aderito alle iniziative della Coldiretti
“Campagna Amica”: da Taranto
a Gorizia, da Torino a Roma fino
ad Alessandria. A Taranto da
sabato 3 a sabato 24 dicembre
la campagna in Piazza Maria
Immacolata angolo Via Mignogna per apprezzare e acquistare
prodotti tipici dell’area jonica e
presepi artistici. A Gorizia domenica 4 dicembre dalle 9 in via
Contavalle prodotti delle imprese
agricole e, in collaborazione con
Latterie Friulane, degustazioni
di formaggio Montasio. A Torino
domenica 4, con replica domenica 11 dicembre, in piazza Palazzo di Città, dalle ore 9 alle 18,
cinquanta produttori offriranno
prodotti all’insegna di qualità e
convenienza.
Ad Alessandria domenica 4
dicembre, e ancora l’11 e il 18,
in piazzetta della Lega, stand
Coldiretti all’insegna dello slogan
“A Natale acquista la Qualità”.
Sabato 3 e domenica 4 dicembre
a Roma nella trasteverina Piazza Trilussa nei “Mercatini verdi
al femminile”, stand Coldiretti
della tipicità ciociara. Quello dei
mercatini è un fenomeno destinato a consolidarsi nel futuro
anche grazie all’’approvazione definitiva della legge “salva
cibo Made in Italy” con la quale
- sottolinea la Coldiretti - proprio
al fine di migliorare l’accesso ai
mercati degli alimenti locali si
impegnano i comuni a destinare
spazi adeguati agli imprenditori
agricoli che intendono vendere
direttamente i prodotti e pertanto si prevede che i comuni, sulla
base delle disposizioni emanate
dalle Regioni, stabiliscano l’ampiezza complessiva delle aree
da destinare all’esercizio di questa attività, nonché le modalità
di assegnazione dei posteggi, la
loro superficie e i criteri di assegnazione delle aree riservate, in
misura congrua sul totale.
Un vero e proprio via libera anche in Italia ai Farmers
Market dopo che nel 2005, sul-
la base dell’ultima indagine Agri
2000, sette consumatori su dieci hanno fatto almeno una volta acquisti direttamente dagli
imprenditori agricoli giudicando
conveniente la scelta nell’87
per cento dei casi anche se per
la maggioranza (55%) sono la
garanzia di qualità e genuinità la
principale ragioni della spesa in
campagna. Si tratta di un boom
destinato a consolidarsi nel tempo come dimostra il fatto che prosegue la Coldiretti - il 60% dei
consumatori prevede, secondo
l’indagine, di aumentare i propri
acquisti nelle aziende agricole
nel corso del 2006.
Secondo il New York Times
negli Stati Uniti quest’anno
almeno 250mila newyorkesi
hanno acquistato direttamente
dalle aziende agricole il tradizionale tacchino e il contorno di
patate dolci che hanno imbandito le tavole del thanksgivingday
a dimostrazione - conclude la
Coldiretti - della crescita di un
fenomeno nell’arco di cinque
anni ha segnato un aumento
del 30 per cento del numero dei
farmers Market che sono passati da circa 3000 agli oltre 3700
interessando anche le grandi
metropoli come New York.
E. Santoianni
2
COME CAMBIANO LE TENDENZE
IL POPOLO DEL
CENTRODESTRA
FA COSE
DA PAZZI PER IL
SUO LEADER!!!
PER FORTUNA
I PAZZI SONO
ORMAI IN NETTA
MINORANZA!!!
Sciuscià e Giuggiolone.
NATALITÀ
Registrato il primo saldo
positivo dal 1992 ad oggi
Alla fine del 2004 – si legge nell’Annuario Istat presentato nei giorni scorsi - la
popolazione italiana è pari a 58.462.375
unità con un aumento rispetto al 2003 di
574.130 residenti. L’incremento registrato si deve sia all’ormai consueto attivo
del movimento migratorio (+558.189 unità) sia al movimento naturale, che torna a
registrare un saldo positivo per la prima volta
dal 1992 (+15.941 unità). La fecondità delle donne
italiane mostra ancora un lieve incremento, attestandosi nel
2004 a 1,33 figli per donna contro l’1,29 dell’anno precedente. Si
tratta del livello più alto degli ultimi 15 anni. Con l’ingresso dei nuovi
10 Paesi nell’Unione europea l’Italia non è più la penultima della
lista quanto a fecondità, ma nel 2003 (ultimo dato disponibile per un
confronto) è stata superata in negativo oltre che dalla Grecia, anche
dalla Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Polonia e Ungheria.
Ancora in diminuzione i matrimoni: sono passati da circa 260.000
del 2003 a 250.764 del 2004, il minimo storico per il nostro paese. Si
riducono quelli celebrati con rito religioso che scendono a 172.600,
il 68,8% del totale (erano il 75,3% nel 2000), mentre quelli con solo
rito civile salgono a 78.164, il 31,2% (il 24,7% nel 2000). Il tasso di
nuzialità passa da 4,5 matrimoni per mille abitanti nel 2003 a 4,3 per
mille nel 2004. L’Italia si pone poco al di sotto della media europea
(25 paesi) che nel 2003 è stata di circa 4,8 matrimoni ogni mille abitanti contro 4,5 per mille in Italia.
U.wS.
Continua dalla prima pagina - L’anno dell’ottimismo
distruggere il mondo e segnare
la fine della nostra civiltà.
Ci ripresentiamo con un volto nuovo e più sereno, uniti dalla
speranza, liberi da fanatismi e
pregiudizi rispettosi degli altrui,
costumi e tradizioni. Nella terra,
in questo microscopico concentrato dell’umanità c’è posto per
tutti, si può continuare la nobile
battaglia non con la pretesa dell’eguaglianza ma con l’impegno
di non abbandonare e sorreggere quelli che sono rimasti indietro
perché nel mondo di infelici non
c’è posto per la felicità di nessuno. Con l’animo aperto alle altrui
convinzioni rispettiamo tutti, a
cominciare da quelli che la pensano diversamente da noi.
È nostra intenzione aprirci
a tutti, immedesimarci nel pensiero degli altri, respingere le
tenzioni di quei morbi perversi
che sono il veleno della socie-
tà. Ci accostiamo alla politica
non come ad un precipizio dove
riversare i mentitori e gli imbroglioni , gli uomini dalle facili promesse e dell’ancor più facile da
non mantenere. Ci riconosciamo
però il diritto di fare le nostre critiche a chi ci comanda, invitando
i potenti ad aprirsi a ragioni che
spesso ignorano.
Si convincano gli amministratori che non hanno d’avanti
a se nemici insofferenti e pronti
a dir male di tutto e di tutti, ma
componenti della più ampia
famiglia che è la cosa pubblica, il bene collettivo, identificare
con precisione il precedente e il
fattibile: i bisogni non sono tutti
dello stesso peso, spesso della
povera gente di cui ci si erge a
paladini e difensori, Rinaldo e
Orlando con la spada che spazza tutto.
P. Sangiorgio
Nel 2005 il 68% degli italiani
non è riuscito a risparmiare
Italiani sempre più con l’acqua alla gola, preoccupati per il futuro e indebitati. E’ quanto commenta
Codici in una nota, riportando una serie di ricerche
ed indagini di natura economica. “Da un’indagine
condotta dalla Acri-Isos - riporta la nota - risulta
che nel 2005 la fetta degli italiani che non è più
riuscita a risparmiare ha visto aumentate le sue
proporzioni del 5% rispetto all’anno scorso. Ciò
significa che il 68% degli italiani, quest’anno, non
ha risparmiato, attingendo alle risorse precedentemente accumulate”. “Le abitudini consumistiche sono cambiate. Da
una ricerca effettuata da AcNielsen emerge che il 29% dei cittadini
sceglie dove fare la spesa in base alle promozioni, il 70% fa caso al
rapporto qualità/prezzo, ma ciononostante orienta i propri consumi
anche verso il mercato della contraffazione. Quest’ultimo, pertanto,
è preferito, secondo un rapporto fornito dalla Camera
di Commercio di Roma, da un buon 20% degli italiani. Secondo l’Istat, infine, nella quarta settimana del
mese si contraggono addirittura le spese alimentari”.
“Nel 1996 solo il 15% degli italiani era convinto che
il miglior investimento fossero gli immobili, nel 2004
la percentuale è salita al 64%. Il mercato dei bond
è quasi scomparso. Le obbligazioni sono un antico
ricordo. A questo quadro bisogna aggiungere previsioni poco rassicuranti per il futuro: la Bce ha alzato
i tassi, il denaro costerà di più, comprare casa o contrarre prestiti
diverrà sempre più oneroso; le bollette d’acqua, già aumentate del
15% circa dal 2003, sembra dovranno aumentare ancora; per luce e
gas è prevista una maggiorazione ulteriore dell’1,6% nel 2006”.
■
3
DICEMBRE 2005
UNIVERSO SICILIA
Istruzione: un italiano su dieci è analfabeta
Sono passati oltre quarant’anni da quando il maestro
Alberto Manzi, dagli schermi in
bianco e nero delle prime televisioni italiane, insegnava a leggere e a scrivere ad un popolazione che contava ancora molti
analfabeti. Sono passati oltre
quarant’anni ma la scarsa scolarizzazione torna a riproporsi con
prepotenza come uno dei mali
della nostra società. Secondo
uno studio condotto dall’Unione nazionale lotta all’analfabetismo dell’università di Castel
Sant’Angelo, presentato nei
giorni scorsi a Roma, gli italiani analfabeti sono poco meno di
sei milioni. Si tratta dell’11,11%
della popolazione dai sei anni in
poi. Lo studio dell’Unla, dedicato
all’analisi del sistema scuolasocietà nell’Italia di oggi, è basato su dati dell’ultimo censimento
Istat, quello del 2001, dal quale
emerge che gli italiani scolarizzati dagli 11 anni in poi sono in
tutto 51.132.726, l’1,19% in più
rispetto al censimento del 1991.
Partendo da questo dato, l’istituto ha “disegnato” una “piramide
educativa” che vede al vertice
un 7,51% di popolazione lau-
reata (4.042.259) seguito da un
25,85% (13.923.366) in possesso del diploma di scuola secondaria superiore e da un 30,12%
(16.221.737) che si è fermato
alla scuola media inferiore. Fino
a quel 36,52% di persone con
il solo titolo di scuola elementare o addirittura anche senza
di quello. Una percentuale che
si traduce in 19.667.600 cittadini, tra cui appunto quei sei
milioni considerati letteralmente analfabeti. “A voler guardare
i soli freddi numeri - rilevano i
ricercatori dell’Unla - in Italia il
66% della popolazione (pari a
quasi 36 milioni di abitanti), si
può definire ‘ana-alfabeta’ e cioè
analfabeti o appena alfabeti: in
sostanza i possessori della sola
licenza elementare o della sola
scuola media inferiore, titoli del
tutto insufficienti per una società come quella di oggi”. “Una
vera e propria ‘zoppia educativa’
- l’ha definita il presidente Saverio Avveduto - che finisce con
il costituire la causa principale
della pericolosa debolezza del
nostro sistema economico, in
quanto siamo il Paese che ha il
più basso livello di addetti all’in-
EURISPES:
Rapporto
sull’infanzia
“il bullismo”
Il fenomeno del bullismo tende a manifestarsi nelle fasce di
età dai 7-8 ai 14-18 anni, cioè
negli anni della scuola elementare e media, e a volte, all’inizio
delle superiori.
Nel sesto Rapporto sull’infanzia presentato da Eurispes e
Telefono Azzurro, i minori asseriscono, infatti, di contrapporsi
alle prepotenze di un coetaneo
su un altro chiedendo aiuto ad
un adulto nel 27,5% dei casi,
dicendo al prepotente di smetterla nel 27,7% dei casi e aiutando la vittima ad uscire dalla
situazione nel 23,7% dei casi.
Il 3,9% ammette di unirsi al
bullo dominante facendo a sua
volta il prepotente, lo 0,9% dice
di trovare divertente ciò che il
bullo fa e dice.
I luoghi più indicati sono stati
la scuola (32,3%) e la strada o
la piazza (27,3%). Oltre un terzo
di loro (37,7%) pensa che i bulli si vogliono sentire più grandi
e più forti. Il 26,6% ritiene che
si vogliono far notare, mentre il
16,9% afferma che i bulli sono
dei sadici che agiscono per il
gusto di infierire su chi è più
debole.
Una cosa interessante: tra
maschi e femmine è pressochè
ugualmente diffusa l’opinione
che una persona sia prepotente
solo per scherzo (9,2% i maschi
e il 7,3% le femmine).
G.M.
L’inno finalmente
diventa ufficiale
Primo giro di boa superato per il ddl che stabilisce che
“Fratelli d’Italia”, testo di Goffredo Mameli e musica di Michele
Novaro diventa, dopo 60 anni di
precarietà, diventi l’inno ufficiale della Repubblica italiana. La
commissione Affari Costituzionali del Senato ha infatti dato il
primo via libera il 17 novembre
al ddl che andrà in Aula nelle
prossime settimane mettendo
fine ad una situazione di precarietà durata circa 60 anni. L’inno
nazionale, infatti, venne ignorato
a lungo dalle leggi della Repubblica. Fu infatti l’inno del Piave, a
venire usato come inno nazionale dopo l’armistizio del 1943, e si
dovette attendere il consiglio dei
ministri del 12 ottobre 1946 per
consacrare come inno nazionale provvisorio l’opera dei genovesi Goffredo Mameli (autore
del testo) e Michele Novaro (che
ha scritto la musica). Il relatore
del provvedimento, Luciano Falcer di Forza Italia ha espresso
la sua soddisfazione per l’approvazione del ddl da parte della commissione ed ha spiegato
che il testo passa ora all’esame
dell’aula di Palazzo Madama ed
è previsto un dpr nel quale sarà
allegato lo spartito musicale originale dell’Inno Fratelli d’Italia
che stabilisce anche le modalità di esecuzione dell’inno nelle
cerimonie ufficiali.
V.G.
dustria con titolo universitario”.
Disaggregando per regione i
dati nazionali, emerge che nove
regioni, tutte del Centro-Sud,
sono oltre il limite di “allarme”
dell’Ocse, l’Organizzazione per
la cooperazione e lo sviluppo
economico al quale aderiscono
i trenta Paesi più industrializzati del mondo. E proprio tra i big
del pianeta, l’Italia recita il ruolo
della Cenerentola, relegata al
terzultimo posto, davanti soltanto a Portogallo e Messico. “Tutto
quello che non so, l’ho imparato
a scuola”. Sergio Zavoli, tra gli
intervenuti alla presentazione
dello studio dell’Ulna, ha citato
Leo Longanesi per commentare i dati sull’analfabetismo in
Italia. “Siamo i più lenti a capire che la nuova comunicazione
non si fonda più solo sui dati
ma sul loro significato - ha detto l’ex direttore della Rai -; che
l’informazione non è più solo
la notizia ma il suo approfondimento; che il sapere di oggi non
è più apprendere cognizioni ma
approfondirne il senso”. Zavoli
ha rilevato che “in un tempo in
cui la relazione non è più il contenuto ma la velocità del conte-
nuto” emerge la lentezza degli
italiani nell’afferrare l’esigenza di
approfondire. “Credo sia il tempo
di realizzare una forte sinergia
tra scuola e televisione, nel senso non solo di informare ma di
dover comunicare - ha aggiunto -. E c’è differenza tra le due
cose: informare è far passare dei
materiali, mentre comunicare è
far passare dei valori. Oggi quello che fa e dice la scuola o la tv
sembra non avere più la natura
per durare”. Severo anche il giudizio di Tullio De Mauro, linguista ed ex ministro dell’Istruzione. “La scuola dell’obbligo non
ha fruttato - ha detto -. Non solo.
E’ proprio questa grande massa
di analfabeti o appena alfabetizzati a pesare anche sul funzionamento della scuola ordinaria
stessa”. “L’obiettivo - ha spiegato l’ex ministro - dev’essere
dunque quello di approcciare
questa massa di persone adulte che per varie vicende culturali, economiche, familiari non
sono riuscite ad arrivare ad un
buon livello di scolarità formale
o sono regredite fino alla soglia
dell’analfabetismo”.
M.E.
SICILIA
Lombardo,
Musumeci
sarà il candidato
del terzo polo
“Nello scenario della realizzazione del terzo polo noi candideremo Nello Musumeci alla
presidenza della Regione”. Lo
afferma il leader dell’Mpa, Raffaele Lombardo, che fa dipendere la candidatura dell’europarlamentare che ha lasciato An
per fondare Alleanza siciliana,
presentatasi con l’Mpa a Messina, proprio alla formazione del
polo autonomista. Per il presidente della Provincia di Catania
“il voto di Messina potenzia la
crescita del movimento autonomo e autonomista, sganciato da
centrodestra e centrosinistra, e
che adesso punta alle elezioni
nazionali e poi alle regionali”.
Così Lombardo, invita tutti i par-
titi moderati che “sussurrano di
terzo polo a costituirlo subito,
non dopo le elezioni”. Proprio
Messina ha reso ancora più
Lombardo l’uomo decisivo per la
definizione degli equilibri: “Adesso diventiamo l’ago della bilancia”, dice a chiare lettere, con
tutta l’intenzione di far pesare la
sua posizione.
Del resto, fa notare il suo
staff, dopo la decisione della Cdl
e di Salvatore Cuffaro di celebrare le regionali dopo le politiche,
quindi a giugno, il tempo sembra
giocare a favore del fondatore
dell’Mpa che avrà la possibilità
di osservare anche i movimenti
in ambito nazionale.
T.R.
Come cambia la costituzione italiana
Scompare il bicameralismo
perfetto, la Camera dei deputati
sarà l’organo politico, il Senato
federale rappresenterà gli interessi territoriali. Non ci saranno
più i senatori a vita sostituiti dai
‘deputati a vita’. E ancora: cambierà il ruolo del Capo dello Stato
“garante dell’unità federale della
Repubblica” e il Primo ministro
(non si chiamerà più presidente
del Consiglio) diventerà più forte, un super-premier. Introdotte
sfiducia costruttiva e norma antiribaltone. E poi, entrano in costituzione devolution, federalismo
fiscale, sussidiarietà e interesse
nazionale. Sono queste le novità
più importanti della II parte della
Costituzione così come riscritta
dalla Casa delle libertà. Ecco nel
dettaglio i punti ‘chiave’:
- CAMERA DEI DEPUTATI:
La Camera sarà l’organo politico
e sarà costituito da 518 deputati
(oggi sono 630), di cui 18 eletti nelle circoscrizioni estere. In
più, ci saranno anche i deputati a
vita, nominati dal Capo dello Stato, e potranno essere al massimo tre. Di diritto gli ex Presidenti
della Repubblica. L’età minima
per essere eletti scende a 21
anni (adesso è 25). La Camera è eletta per cinque anni. Le
Commissioni d’inchiesta istituite
dalla Camera avranno gli stessi
poteri dell’autorità giudiziaria; la
loro presidenza sarà assegnata
all’opposizione.
- SENATO FEDERALE: I
senatori saranno 252 (oggi sono
315), eletti in ciascuna Regione
contestualmente
all’elezione
dei rispettivi consigli regionali. A
questo numero si sommeranno
i 42 delegati delle Regioni, che
partecipano ai lavori del Senato
federale senza diritto di voto: due
rappresentanti per ogni regione
più due per le Province autonome di Trento e Bolzano. Sarà
eleggibile chi ha 25 anni (oggi la
soglia è di 40 anni). Con la proroga dei Consigli regionali e delle
province autonome sono prorogati anche i senatori in carica.
- CAPO DELLO STATO: Il
presidente della Repubblica non
è più il rappresentante dell’unità nazionale, ma “rappresenta
la Nazione ed è garante della
Costituzione e dell’unità federale della Repubblica”. Sarà eletto
dall’Assemblea della Repubblica, presieduta dal Presidente della Camera dei deputati e
composta da tutti i parlamentari,
i governatori e i delegati regionali. Può diventare presidente della
Repubblica chi ha compiuto 40
anni (non più 50 come oggi). Il
Capo dello Stato è eletto a scrutinio segreto con la maggioranza
dei due terzi dei componenti l’Assemblea della Repubblica. Dopo
il terzo scrutinio è sufficiente la
maggioranza dei tre quinti dei
componenti. Dopo il quinto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. Il Capo dello Stato
indice le elezioni della Camera
e quelle dei senatori. Nomina i
presidenti delle Autorità indipendenti, il presidente del Cnel e il
vicepresidente del Csm nell’ambito dei componenti eletti dalle
Camere.
- PREMIERATO: Nella nuova
costituzione non c’è più il presidente del Consiglio, ma il Primo
ministro. Avrà più poteri: nominerà e revocherà i ministri (adesso
spetta al Capo dello Stato, su
proposta del premier), determinerà (e non più “dirigerà”) la
politica generale del Governo
e dirigerà l’attività dei ministri.
Il Primo ministro non dovrà più
ottenere la fiducia dalla Camera, ma dovrà soltanto illustrare
il suo programma sul quale la
Camera dei deputati esprimerà
un voto. Inoltre, il Primo Ministro
potrà porre la questione di fiducia e chiedere che la Camera
si esprima “con priorità su ogni
altra proposta, con voto conforme alle proposte del governo”.
In caso di bocciatura il premier
deve dimettersi. Il Primo ministro
viene eletto mediante collegamento con i candidati ovvero con
una o più liste di candidati, norma che consente l’adattamento
sia al sistema maggioritario che
a quello proporzionale.
- NORMA ANTI-RIBALTONE
E SFIDUCIA COSTRUTTIVA: In
qualsiasi momento la Camera
potrà obbligare il Primo ministro
alle dimissioni, con l’approvazione di una mozione di sfiducia
firmata almeno da un quinto dei
componenti (nella costituzione vigente è un decimo). Nel
caso di approvazione, il Primo
ministro si dimette e il Presidente della Repubblica decreta
lo scioglimento della Camera. Il
Primo Ministro si dimette anche
se la mozione di sfiducia è stata
respinta con il voto determinante di deputati non appartenenti
alla maggioranza espressa dalle elezioni. Garante di questa
maggioranza sarà il presidente
della Repubblica che richiederà
le dimissioni del Primo ministro
anche nel caso in cui per il voto
favorevole ad una questione di
fiducia posta dal Primo ministro
sia stata determinante una maggioranza diversa da quella uscita
dalle urne. Entra in Costituzione anche la mozione di sfiducia
costruttiva: i deputati appartenenti alla maggioranza uscita
dalle urne, infatti, possono presentare una mozione di sfiducia
con la designazione di un nuovo
Primo Ministro. In tal caso il premier in carica si dimette e il Capo
dello Stato nomina il Primo ministro designato nella mozione.
- DEVOLUTION: Le Regioni avranno potestà legislativa
esclusiva su alcune materie
come assistenza e organizzazione sanitaria; organizzazione
scolastica, gestione degli istituti
scolastici e di formazione, salva
l’autonomia delle istituzioni scolastiche; definizione della parte
dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della
Regione; polizia amministrativa
regionale e locale. Tornano, invece, (rispetto alla riforma del Titolo
V varata nella scorsa legislatura
dal centrosinistra) ad essere di
competenza dello Stato la tutela
della salute, le grandi reti strategiche di trasporto e di navigazione di interesse nazionale, l’ordinamento della comunicazione,
l’ordinamento delle professioni
intellettuali, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionali dell’energia, l’ordinamento
di Roma; la promozione internazionale del made in Italy.
- INTERESSE NAZIONALE
E CLAUSOLA SUPREMAZIA:
L’interesse nazionale prevede
che il governo, qualora ritenga
che una legge regionale pregiudichi l’interesse nazionale della
Repubblica, invita la Regione a
rimuovere le disposizioni pregiudizievoli. Se entro 15 giorni il
Consiglio regionale non rimuove
la causa del pregiudizio, il governo entro altri 15 giorni sottopone
la questione al parlamento in
seduta comune che con maggioranza assoluta può annullare la
legge. Il Presidente della Repubblica entro i successivi 10 giorni,
emana il decreto di annullamento. La clausola di supremazia,
invece, prevede che lo Stato può
sostituirsi alle Regioni, alle città metropolitane, alle Province
e ai Comuni, nel caso di mancato rispetto di norme e trattati
internazionali o della normativa
comunitaria oppure di pericolo
grave per l’incolumita’ e la sicurezza pubblica ovvero quando
lo richiedano la tutela dell’unita’
giuridica o economica o i livelli
essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali.
- ITER LEGISLATIVO: La
Camera esamina i disegni di
legge riguardanti le materie che
il nuovo articolo 117 affida alla
legislazione esclusiva dello Stato. Dopo l’approvazione il Senato
federale può proporre modifiche
entro trenta giorni sulle quali sarà
comunque la Camera a decidere
in via definitiva. All’Assemblea di
Palazzo Madama spetterà l’esame e la parola definitiva, invece,
sui provvedimenti riguardanti le
materie concorrenti. Le questioni
di competenza tra le due Camere sono risolte dai Presidenti
delle Camere o da un comitato
paritetico, composto da quattro
deputati e da quattro senatori,
designati dai rispettivi presidenti. La decisione dei Presidenti o
del comitato non è sindacabile in
alcuna sede. Per alcune materie
comunque resta il procedimento
bicamerale. In caso di disaccordo tra le due Camere, il testo sarà
proposto da una Commissione,
composta da trenta deputati e
da trenta senatori, convocata dai
Presidenti delle Camere, e sottoposto al voto finale delle Assemblee.
Scop-Tach
UNIVERSO SICILIA
DICEMBRE 2005
4
Vino,
“non sappiamo
In provincia è bello.
È Rieti la città dove si vive meglio cosa beviamo”
RICERCA
In provincia si vive meglio
che nelle metropoli e i cittadini
di Rieti sono i più felici d’Italia:
secondo uno studio dell’associazione di psicologi Ipsa, condotto
su 1.500 italiani che vivono in
provincia, la cittadina laziale è la
più felice e vivibile d’Italia, quella insomma dove la qualità della vita è migliore. Non solo. La
ricerca rivela che gli italiani che
vivono in provincia sono generalmente più felici di quelli delle
città e delle grandi aree metropolitane. A Rieti il primato dei
consensi si concretizza con un
indice di 145, un risultato decisamente più alto della media che,
secondo gli psicologi dell’Ipsa,
è di 112, mentre chi vive in città
non raggiunge la media di 79. I
fattori che determinano questa
classifica dei consensi tengono conto di alcune peculiarità
indispensabili per raggiungere
la felicità: qualità della vita, condizioni ambientali, cibo, servizi,
occupazione del tempo libero
e svaghi, lavoro, traffico e parcheggi, inquinamento acustico,
collegamenti stradali con paesi
e province limitrofe e, infine, la
possibilità di godere di forti e
intensi rapporti interpersonali e
affettivi. Le province che hanno
conquistato i primi 10 posti della speciale classifica sono quasi tutte del Centro Nord, con le
sole eccezioni di Lecce e Salerno. Rieti è amata dai suoi cittadini soprattutto per la tranquillità
della vita e la sicurezza, cui si
accompagna la ricca offerta culturale e agroalimentare del territorio, senza dimenticare le feste
e le sagre di lunga tradizione,
oltre alla vicinanza a luoghi turistici come il Terminillo e i monti Lucretili. Segue, al secondo
posto, Imperia con 135, apprezzata soprattutto per il suo clima
‘californiano’, la vicinanza a
Sanremo e alla Francia e la possibilità di raggiungere le vicine
zone alpine, nonché per l’indotto turistico garantito dai gioielli
turistici, dalla storica tradizione
culinaria. Al terzo posto Sondrio,
con un quoziente di 130, amata
soprattutto per la pace e tranquillità, la sicurezza, la qualità
dell’aria, le infrastrutture sociali
per le famiglie quali asili nido
all’avanguardia in Europa. Al
quarto posto Lecce, il cui indice
di felicità elaborato dagli psicologi è di 125, provincia in cui i
cittadini apprezzano la qualità
del cibo e le bellezze artistiche
tipiche del periodo Barocco,
come la Chiesa di Sant’Oronzo.
Quinta classificata (con 120) è
Treviso, dove alla buona cucina
si associano le tante attrattive e
i molti svaghi, soprattutto legati al mondo dello sport,campo
nel quale la città vanta ben tre
squadre nei massimi campionati di pallavolo, basket e calcio.
Segue a poca distanza (118)
la provincia di Perugia, particolarmente apprezzata per le sue
bellezze artistiche e architettoniche, per il verde, per i paesi che
fanno parte del comprensorio
(da Assisi a Santa Maria degli
Angeli, fino a Spello e Spoleto).
Al settimo posto, la provincia di
Salerno (con 110), con la sua
invidiabile Costiera Amalfitana
e lo splendido parco del Cilento, senza dimenticare il tradizionale Limoncello. Le province
emiliane e toscane, da sempre
considerate modelli di vivibilità felice, si trovano relegate in
posizioni meno nobili soprattutto a causa dell’eccessivo costo
degli affitti delle abitazioni e
della vita in generale. All’ottavo
posto troviamo Piacenza (107),
apprezzata per le undici strade
dei vini e dei sapori che partono proprio da Piacenza fino a
Rimini. Chiudono la top ten delle
province, rispettivamente con
103 e 100, le province di Siena
- grazie al famosissimo Palio, i
formaggi tipici e le bellezze artistiche - e Pesaro Urbino, che
vanta un elevatissimo numero
di caratteristici borghi, rocche
e castelli. Secondo Massimo
Cicogna, presidente dell’Ipsa,
“le piccole province sono le vere
città. Il concetto di civis è infatti
legato alla fruizione di tutti quanti i servizi in un agglomerato e
il godimento dei servizi significa
godimento reale. Ovviamente,
nelle megalopoli che straripano
non c’è questo oggettivo godimento di tutti i servizi come,
invece, oramai avviene in tutte
le piccole città. Si sono superati,
attraverso l’etere, molti problemi
che prima erano legati alla fisicità dei rapporti tra le persone
- prosegue Cicogna - alla fisicità
della fruizione dei servizi. Quindi
ci sono alcune province, collocate strategicamente dal punto
di vista geofisico, dove la qualità della vita è indubbiamente
migliore, dove esiste un forte
legame con le tradizioni, con i
costumi e quindi con un’identità
che è fondamentale in un’epoca
in cui regna l’anomia totale, in
cui il soggetto si perde e non si
ritrova mai, perché è un numero all’interno di un grande show,
da una parte un mega-show
mediatico dall’altra uno show
fatto di consumismo alla ‘centro
commerciale’ o cose di questo
genere”. Soddisfazione per l’esito della ricerca è stata espressa
da Fabio Melilli, Presidente della
Provincia di Rieti e dell’Unione
delle Province Italiane: “Il risultato - dice - forse sorprende chi
non conosce il profondo lavoro e la dedizione che, insieme
ai cittadini, la provincia di Rieti
ha messo nel difendere alcuni
valori di riferimento del territorio
senza, al contempo, dimenticare un costante rinnovamento
dell’offerta turistica, territoriale e
culturale”.
P.P.
Nel 1985 molte persone
morirono o diventarono cieche
per aver bevuto vino addizionato da criminali con alcol metilico
allo scopo di elevarne il grado
alcolico. L’immagine, le esportazioni e i consumi di vino italiano
subirono un tracollo pauroso e
l’anno dopo fu emanata in fretta
e furia la legge n. 462/1986 contro le sofisticazioni alimentari,
subito ribattezzata la legge del
“dopo metanolo”. L’articolo 8/ter
imponeva di dichiarare sulle etichette dei vini da tavola il nome
delle uve usate per la vinificazione e la zona di produzione delle
uve stesse. “A distanza di quasi
vent’anni ancora si attende il
decreto del ministero dell’Agricoltura che doveva disciplinare
nei dettagli questo obbligo, utile
per la trasparenza delle cessioni e dei ‘giri’ delle partite di vino
che viaggiano da un posto all’altro e che vengono aggiustate,
manipolate, eccetera -, denuncia
re. In Germania “Parmesan” è
uno dei formaggi più noti; il 50%
degli intervistati conosce il “Parmesan”, che segue il Camember
(79%), il Gouda (78%), la Mozzarella (65%) e l’Emmental (57%),
mentre solo il 4% conosce il
termine “Parmigiano -Reggiano”. Inoltre il “Parmesan” viene
identificato dal 14% degli intervistati come un prodotto Dop ed
è secondo al formaggio svizzero
Appenzeller (15% di citazioni).
Pochissimi tra gli intervistati
hanno dichiarato di conoscere
entrambi i termini “Parmesan”
e “Parmigiano-Reggiano” e la
percezione del termine “Parmesan” è forte ed si basa sull’unicità
del prodotto italiano. Quindi per
i consumatori tedeschi il termine
“Parmesan” indica un formaggio
proveniente dall’Italia ed è confuso con il nostro “ParmigianoReggiano”. Analoghi i risultati in
Francia, dove il 68% delle persone intervistate pensa che “Parmesan” e “Parmigiano-Reggiano” siano formaggi diversi, ma
la maggioranza degli intervistati
non ha saputo citare in modo
condiviso una differenza tra i due
termini. Ciò a dimostrazione che
c’è confusione per chi conosce
tutti e due i nomi. “Questa ricerca - dichiara il presidente del
Consorzio, Andrea Bonati - ha
sottolineato che, alla luce della
percezione ampiamente diffusa nei principali paesi europei,
l’utilizzo del termine “Parmesan”
per la vendita di formaggi diversi dal Parmigiano-Reggiano è
assolutamente improprio ed è
un abuso che genera confusione
e inganno presso i consumatori.
In particolare, in Germania, l’unico paese europeo che si ostina
a sostenere la liceità dell’uso di
questo termine per la produzio-
l’associazione - perché la stessa
Unione europea, che ormai scrive tutte le norme sui vini, con il
Regolamento n. 753/2002 ha
imposto di riportare in etichetta l’indicazione di provenienza
del vino da tavola, se si tratta di
vino estero imbottigliato in Italia,
in modo che il consumatore ne
possa conoscere l’origine”. Queste sono le menzioni previste in
etichetta. Se il vino proviene da
un Paese comunitario o extracomunitario deve indicare lo Stato
di origine con un’apposita menzione (per esempio, “vino cileno”
o “prodotto in Francia” oppure
semplicemente “Francia”).
S.G.
Fratelli d’Italia,
fratelli del mondo, buone feste
Ovunque voi siate, qual che
sia la vostra terra, lingue, costumi, tradizioni, fede e credenza religiosa. Il senso di questa
nostra festa che vuole essere di
tutti, sotto tutti i cieli e latitudini
non può non avere che un solo
significato: per tutti di tutte le età
e di stile di vita, feste non vuol
dire più, o lo è sempre meno, un
rito carnevalesco di smisurate
mangiate, perché ormai questi
miti sono spariti e avanzano gli
Parmigiano: per gli europei è “parmesan”
Per i consumatori europei
le denominazioni “Parmesan” e
“Parmigiano-Reggiano” indicano
lo stesso formaggio e, inoltre, il
termine “Parmesan” viene associato spontaneamente al nostro
Paese. E’ questo emerge dalla
ricerca sulla percezione del termine “Parmesan” presso il consumatore europeo, presentata
nei giorni scorsi a Reggio Emilia,
commissionata dal Consorzio
del Formaggio ParmigianoReggiano all’istituto francese
Tns Sofres (la ricerca era già
stata presentata a Bruxelles ai
responsabili della Commissione
Europea all’inizio di ottobre).
Uno dei dati più interessanti
dell’indagine riguarda la risposta alla domanda “Quali sono
le parole o le espressioni che
vi vengono in mente se vi diciamo Parmesan?”. Hanno infatti
risposto prontamente “Italia”
ben il 96% dei tedeschi, il 92%
dei francesi, il 90% degli inglesi,
l’89% degli svedesi, l’85% dei
Belgi, l’80% degli spagnoli ed il
51% degli estoni. La ricerca si è
poi concentrata sulla Germania
e sulla Francia. Anche in questo
caso le risposte sono state chia-
l’Unione nazionale consumatori
-. Non solo, ma nella nuova legge
sul riordinamento delle classificazioni dei vini del 1994 non è
stata ammessa la denominazione ‘vino da tavola di...’, seguita
dal Comune in cui sono state
raccolte le uve; in mancanza dell’indicazione della zona di produzione, che è sempre un’informazione utile per il consumatore, il
produttore o l’imbottigliatore non
hanno più la possibilità di dichiarare in etichetta le uve da cui è
stato ricavato il vino e soprattutto
l’annata di produzione, che per
il consumatore è utilissima, in
particolare sui vini bianchi”. “La
vicenda è molto strana - prosegue
ne e la commercializzazione di
formaggi che non hanno nulla a
che vedere con il nostro Parmigiano-Reggiano, la percezione
del termine “Parmesan” da parte
del consumatore porta a confonderlo con il nostro “Parmigiano-Reggiano”. La posizione del
governo tedesco ha spinto la
Commissione Europea ad aprire una procedura di infrazione
nei confronti di questo Paese, e
attendiamo la sentenza entro la
fine del 2006 con l’augurio che
aiuti a fare chiarezza a favore dei
consumatori europei”.
Sicofante
altri, non di quelli che muoiono di
fame per il troppo ma quelli che
soffrono per il poco o il niente. Il
nostro pensiero va a quei concittadini che alla fine dei due secoli
scappano dalla patria ingrata in
cerca di un pezzo di pane portatori di un sacco che non conteneva quasi nulla e in molti casi
prima di tutto alcuni indirizzi di
familiari che non erano in grado
di scrivere con la loro penna:
armati di nulla, solo della fede
della disperazione, spesso male
accolti, perseguitati come ladri
e fannulloni vittime designate di
feroci accuse, condannati senza
prove a pene terribili. Viene da
fare il paragone con l’immigrazione di oggi regolata da leggi
che non sempre sono intramutate a quell’umanità che imploravano i nostri emigranti. Vediamo che c’è in questo un enorme
progresso e bisogna proseguire
in questa strada, praticare il
costume del rispetto, di quella
carità cristiana che impronta il
meglio di noi.
Con il 2006 ci affacciamo ad
un altro anno gravito di enormi
problemi, superabili se ci sarà
quella volontà buona che è spirito del cristianesimo e di tutte le religioni che si ispirano a
quell’amore, a quella tolleranza
che sono premesse e sostanza, sempre e ovunque del vivere civile. Ai potenti del mondo,
ringraziandoli fin da ora, raccomandiamo di guardarci indietro
per porre avanti quegli obiettivi
che hanno realizzato i nostri fratelli che incontriamo nei posti più
disparati e lontani del mondo,
ricchi del loro passato, nostalgici di quella patria che in questo periodo numerosi li accoglie
per una rapida puntata perché
il loro cuore e la mente è diviso
tra la nostalgia e la malinconia,
incontriamo i figli degli emigrati
che scoprono la patria che hanno, si può dire per commissione
non per esperienza. Cittadini del
mondo come sono e aspiriamo
ad essere tutti.
P. Sangiorgio
Il modo giusto per sostenere
”UNIVERSO
SICILIA”
Abbonarsi!
5
DICEMBRE 2005
UNIVERSO SICILIA
Quest’angolino
del giornale continuerà ad occuparsi delle nostre
cose viste da vicino, quelle che ci
interessano direttamente, che costituiscono il tessuto
della vita quotidiana. Il relatore, come
dire, il tessitore del nostro destino si guarderà allo specchio, vedrà
nel suo volto riflesso quello degli altri, ed anche quello che gli altri
non vedono, quali tanti difetti o difettucci che con poco potrebbero
trasformare la nostra vita non presumendo di raggiungere felicità
paradisiache ma nemmeno essere afflitti da infelicità che spesso
hanno radici nella nostra inerzia. Bisognerà non stancarsi nel ripetere che il mondo è cambiato, da un capo all’altro, non ci sono lontani o vicini ma cerchi concentrici costituiti da moltitudini diverse e
sconosciute, ma affini nei desideri e nelle speranze, nell’amore e
nell’odio. Essere buoni costa spesso meno del contrario, una onesta critica senza astio e livore è un piccolo regalo che si può fare al
prossimo. Ricordare che nel mondo ci sono i piccoli, i tristi gli indigenti, che mancano di tutto, gli ignoranti, i vecchi che ormai sono
il partito più grosso dell’umanità e il più bisognoso come lo potrà
essere ognuno con i nuovi traguardi della vita.
Mi accorgo di avviarmi a diventare savio, ad essere una persona seria, cosa che ho sempre dichiarato di rifiutare. Voglio essere un ex ragazzo che comincia muovere i primi passi in quella
immensa trappola che è il mondo. Sarò felice se potrò prendere in
castagna qualcuno di quei personaggi che si credono importanti
solo per posto che occupano. Non invito nessuno all’indisciplina
ma confesso che comincio a provare la gioia dei rompiscatole, di
dare qualche solenne bastonata a certe statue radicali che stanno li dove, per dirla col Dante: “Si vuole quel che si puote”, gonfi
per il potere conseguito e piovuto non dal cielo ma dal suo contrario. Con questo chiudo per ora il mio personale mea culpa e dico
ai miei concittadini arrivederci all’anno nuovo.
Piro Cotto
CARO
DIARIO…
Nonni e nipoti
L’Istituto di Statistica continua a rilevare che la popolazione italiana nel suo complesso invecchia sempre più: i bimbi stentano
sempre più a nascere e i vecchi non ne vogliono proprio sapere di
varcare alfine la leopardiana detestata soglia.
Anzi, si può agevolmente constatare che un crescente numero di persone in età anche molto avanzata conserva pressoché
inalterate, talvolta addirittura migliorate, vuoi l’abilità fisica vuoi le
facoltà cognitive.
Viene così a crearsi un vero e proprio sovvertimento sociale,
dacché tutti i vecchietti, che in tempi ormai molto lontani, reietti
dal contesto sociale,fisicamente si sarebbero autoconfinati in casa
senza svolgere attività alcuna, e psicologicamente, ormai insensibili alle sollecitazioni esterne e senza più aspirazioni, si sarebbero
rifugiati nel mondo dei ricordi; ridotti ad occasionali ed acritici
dispensatori di pillole di una saggezza che già da gran tempo i giovani hanno smesso di apprezzare e di tenere comunque in conto.
La saggezza è quella virtù che conferisce a chi la possiede la
capacità di essere equilibrato nel comportamento, moderato nei
desideri, prudente nel valutare persone ed eventi; derivando il tutto
dalla esperienza che ciascuno ha accumulato nel corso della vita
e che, ovviamente, risulta tanto più ricca quanto più numerosi sono
gli anni trascorsi.
Ma oggi ad un nonno la semplice saggezza, ancorché espressa da un corpo giovanile, vigoroso e dinamico, non è più sufficiente. Per soddisfare le pressanti richieste dei nipoti ci vuole ben altro:
una condizione di perfezione intellettuale, infusa di conoscenza e
dottrina, che senza mezzi termini potremmo definire sapienza.
Anche la scienza, ovviamente, si è resa conto di un siffato sovvertimento.Da qui la pubblicazione di una ingente quantità di studi
in proposito.
Di essi, uno in particolare ha attratto la mia attenzione per la
paradossalità del suo titolo: Il paradosso della vecchiaia.
Ne è autore uno degli psiconuerologi più famosi al mondo, il
professore Elkhonon Goldberg, il quale probabilmente, dal chiuso
del suo laboratorio di ricerca, non si era ancora accorto di quanto i
Tempi più rapidi per l’indennità
di disoccupazione
Per abbreviare i tempi di
concessione dell’indennità ordinaria di disoccupazione, l’Inps
ha predisposto un modello di
dichiarazione sostitutiva , da presentare insieme alla domanda di
indennità, nel quale il lavoratore
interessato può autocertificare
i dati relativi all’ultimo rapporto
di lavoro. Queste informazioni,
indispensabili per la liquidazione
dell’indennità, erano fino ad oggi
comunicate all’Inps esclusivamente dal datore di lavoro, tramite un apposito modello (Ds.22),
con allungamento dei tempi di
liquidazione. L’autocertificazione consente invece all’Inps di
disporre di tutti i dati necessari alla liquidazione immediata
della prestazione. In alternativa
all’autocertificazione, è possibile
continuare a presentare ancora
il mod. Ds.22. In sostanza, d’ora
in poi il lavoratore, per ottenere
l’indennità ordinaria di disoccupazione, dovrà iscriversi nelle
La contraffazione dei prodotti: un fenomeno molto diffuso che vede l’Italia coinvolta
sia come paese produttore,
sia come importatore e consumatore di prodotti falsificati. E’
stato questo il tema del convegno “Qualità vs contraffazione”, organizzato dalla Camera
di commercio di Roma e dalla
guardia di finanza, che si è svolto a Roma. Nel corso dell’incontro è stata presentata una ricerca condotta dalla Doxa sul tema
della contraffazione in Italia e
nel Lazio e realizzata attraverso
interviste telefoniche rivolte ad
un campione di consumatori e di
aziende nazionali. Il sondaggio
ha evidenziato come ben l’86%
dei cittadini italiani abbiano sentito parlare di merci contraffatte
(che diventano il 90% nel Lazio);
di questi, il 45% ritiene che si
liste dei disoccupati presso il
Centro per l’impiego e presentare domanda di indennità all’Inps
entro 68 giorni dalla cessazione
del rapporto di lavoro. La domanda va consegnata direttamente
all’Istituto di previdenza o al Centro per l’impiego competente per
residenza oppure tramite gli Enti
di Patronato o inviata per posta.
Insieme alla domanda devono
essere presentati il certificato di
iscrizione nelle liste dei disoccupati, la richiesta di detrazioni Irpef
e il nuovo modello di autocertificazione o il mod. Ds 22 compilato dal datore di lavoro. L’indennità
di disoccupazione decorre dall’ottavo giorno dal licenziamento
se la domanda viene presentata
entro i primi 7 giorni; dal quinto
giorno successivo alla presentazione della domanda negli altri
casi.
L’indennità in pagamento nel
periodo dal 1° aprile 2005 fino al
31 dicembre 2006 è calcolata nel
seguente modo: ai lavoratori con
età inferiore a 50 anni spetta il
50% della retribuzione per i primi 6 mesi ed il 30% per il settimo
mese; ai lavoratori con 50 anni
o più di età, spetta il 50% della
retribuzione per i primi 6 mesi,
il 40% per i tre mesi successivi e il 30% per il decimo mese.
L’indennità di disoccupazione
spetta ai lavoratori licenziati che
possono far valere almeno due
anni di assicurazione contro la
disoccupazione e almeno 52
contributi settimanali nel biennio
precedente la data di cessazione
del rapporto di lavoro. Non viene
riconosciuta nei confronti di chi si
dimette volontariamente, con la
sola eccezione delle lavoratrici in
maternità. L’indennità viene concessa anche a chi si è dimesso
per giusta causa (ad es., mancato pagamento della retribuzione,
molestie sessuali, modifica delle
mansioni, mobbing, ecc.).
A.T.
moderni nonni sono cambiati. Ed è perciò che ha accolto
la cosa come un paradosso:
qualcosa che sorprende perché inatteso, inopinato, quasi
insensato.
Sveglia
professore!
– direbbero i miei tre nipoti
(Martina col suo pragmatismo tutto femminile, l’irruente Silvio ed il metodico Luigi)
– i nostri nonni sono vispi e
vegeti, ci aiutano a comprendere tante cose, ci indirizzano e ci confortano. E tutto ciò
non ci sorprende affatto. Non sono paradossi!
Mentre così vado tra me almanaccando, squilla il telefono. Mia
moglie, come al solito, si precipita a rispondere, ed essendo l’apparecchio disposto in viva voce posso udire la conversazione:
“Ciao nonna, sto venendo da voi per fare i compiti” dice Luigi “
“Vieni gioia, ne hai molti?” “Sì, ma col nonno che ci vuole! ”.
A questo punto non sento più nulla. Il mio pensiero corre al professore di cui sopra, il quale ha confezionato un programma di allenamento mentale atto, a suo dire, ad arricchire il nostro cervello di
nuovi neuroni e relative interconnessioni, cioè a farci ringiovanire
mentalmente.
A noi nonni non serve. A renderci vitali, vivaci, sapienti e felici
sono i nostri nipoti, con il loro affetto e con la loro stima. Ogni giorno ci sorprendono e ci stupiscono. Loro lo stimolo più efficace che
ci costringe a non mollare. Con loro abbiamo instaurato un sodalizio che ci gratifica immensamente.
Ma non posso proseguire. Mi devo preparare dialetticamente
per affrontare e risolvere, come si conviene ad un nonno moderno,
i vari quesiti che tra poco mio nipote mi porrà.
Silvio De Grandi
Schegge
A proposito di...
VUOTO...
Chi di noi, vedendo in televisione qualche servizio sugli astronauti e le
loro missioni, non si sarà calato nei panni di queste persone speciali, sempre gioiose e leggere come
le piume? Da lassù la Terra appare linda e splendente. Che spettacolo!
E se, mentre armeggiamo fuori della navicella, il cordone si spezza e niente riescono a fare i
compagni d’avventura per trattenerci? Potremmo anche trasformarci in satelliti e, finché dura l’ossigeno, mantenerci in piena coscienza. Prima di “assopirci”, potremmo per-fino orbitare una o due volte
attorno al nostro pianeta.
La domanda è: quali pensieri ci accompagnerebbero prima di diventare polvere? E già, il classico
tornare polvere a questo punto vacillerebbe un po’, poiché solo qualche granellino di noi, se gli va
bene, riuscirebbe a riadagiarsi sulla Terra.
Una tale fine non sarebbe da preferire ad una banalissima dipartita mentre, boccheggianti e inebetiti, ce ne stiamo sul divano di casa con Pupo & Company? Che nobile uscita di scena, invece, con
quella meravigliosa Terra sotto (o sopra?) di noi! Essa, pur se priva ormai della sua forza d’attrazione,
sembrerebbe volerci rassicurare che, nonostante tutto, ci tiene sempre per figli suoi. Io ci metterei la
firma per concludere in questo modo la mia vicenda terrena (altra espressione da riconsiderare...).
Dimentichiamo ora questo scenario quasi idilliaco ed immaginiamo che l’incidente avvenga non
a poche centinaia di chilometri dalla Terra, ma nel corso di un viaggio interplanetario ai confini del
Si-stema Solare. Da lì il Pianeta Azzurro, ammesso che ancora riuscia-mo a scorgerlo, apparirebbe
come un punticino immerso nel buio e nel gelo, ed il Sole assumerebbe la parvenza di una pallina
da ping pong splendente sì, ma orfano ormai di quei raggi che tanto abbiamo amato e tanto ci sono
stati cari.
La domanda adesso è: morire nel vuoto assoluto sarebbe come morire con Madre Terra nelle
pupille, che ci riscalda l’anima?
“Che discorsi lugubri in tempo di letizia!”, mi pare di sentire con tono di rimprovero dal mio solito
interlocutore.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo.
Così va meglio?
Contraffazione: il 20% acquista “taroccato”
tratti di prodotti abbastanza diffusi e il 39% che lo siano molto
(nel Lazio la percentuale sale
all’88% complessivo). Inoltre, il
20% del campione ha affermato di aver acquistato, spesso o
qualche volta, prodotti che forse erano contraffatti (il 25% nel
Lazio). Secondo gli intervistati i
prodotti dove la contraffazione è
maggiore sono i capi d’abbigliamento (48%), gli accessori per
l’abbigliamento (14%), alimentari e bevande (11%), Cd, Dvd e
Vhs (10%). La ricerca condotta
dalla Doxa sul tema della contraffazione ha evidenziato come
per il 59% della popolazione il
fenomeno, negli ultimi 2-3 anni,
è molto aumentato. Riguardo
all’ultimo acquisto di prodotti non
originali, ben otto persone su
dieci hanno affermato di essere
state
consapevoli
che
quel
prodotto era
probabilmente contraffatto
e che si erano
resi conto della differenza tra
l’originale e l’imitazione per via
del prezzo (46%), dell’etichetta
e della confezione (25%), per la
qualità e le finiture (15%). Nonostante questa consapevolezza,
di Carmelo Ambra
gli intervistati hanno dichiarato
di avere deci- so di comprare
prodotti contraffatti in ragione
del risparmio
(86%) e per
desiderio
di “punire” i
venditori che
applicano
prezzi troppo elevati
sui prodotti (6%).
Rispetto alla media nazionale,
nel Lazio l’acquisto di prodotti
o accessori di abbigliamento
contraffatti è inferiore, mentre
è più alto quello di Cd, Dvd e
Vhs. Tra la gente il prodotto non
originale viene associato principalmente ai venditori ambulanti
(87%); seguono, in questa classica, i venditori con banchi nei
mercati (66%), i normali negozi
(22%) e i supermercati e centri
commerciali (17%). “Meglio che
nel passato, comunque sono
ancora troppi gli italiani che
acquistano prodotti contraffatti”.
È quanto dichiara Adolfo Urso,
vice ministro alle Attività Produttive con delega al Commercio
Estero commentando l’inchiesta
Doxa sulla pirateria. “Credo che
gli italiani abbiano fatto in questi
anni un salto di qualità notevole” prosegue Urso “perché non
dobbiamo dimenticare che fino
a qualche tempo fa eravamo
noi tra i primi paesi contraffattori. Adesso la cultura del “bello
e ben fatto”, ovvero di ciò che è
realmente Made in italy, si è fatta strada.
Proprio per questo non dobbiamo abbassare la guardia ma
insistere affinché le recenti norme introdotte dall’esecutivo, su
spinta di Alleanza Nazionale,
vengano pienamente e puntualmente applicate. Mi riferisco in
particolare alle sanzioni aumentate per chi commercializza i prodotti contraffatti e, per la prima
volta, introdotte anche per chi
li acquista”. “Il messaggio” conclude Urso “che come governo
stiamo veicolando è uno solo:
chi compra merce pirata uccide
il lavoro italiano, il nostro made
in italy”.
M.F.
UNIVERSO SICILIA
DICEMBRE 2005
Aumenta in Italia l’uso di
farmaci. Li adopera il 37%
della popolazione
Nel 2005 il 73,4% della
popolazione residente in Italia ha valutato buono il proprio
stato di salute, con differenze di
genere a svantaggio delle donne (70,1% contro 76,8% degli
uomini), ma rispetto all’indagine
del 2003 emerge un decremento di due punti percentuali per
entrambi i sessi. La presenza
di patologie croniche - si legge
nell’Annuario statistico dell’Istat
- costituisce un importante indicatore per comprendere lo stato di salute della popolazione.
Ebbene, il 36,7% dei residenti
in Italia dichiara di essere affetto da almeno una delle principali
patologie croniche e il 19,3% ne
dichiara due o più. Quelle maggiormente riferite sono l’artrosi/artrite (18,3%), l’ipertensione
(13,8%) e le malattie allergiche
(9%). Aumenta il consumo di farmaci, che riguarda il 37,3% della
popolazione (34,9% nel 2003).
Tra gli anziani la percentuale sale
all’83,6%, ma a fare uso di medicine è anche un giovane su sei al
di sotto dei 20 anni. Consumano
inoltre farmaci più le donne che
gli uomini (42,1% contro 32,3%).
Per quanto riguarda gli stili alimentari, il modello italiano rimane ben lontano da quello veloce,
consumato fuori casa. Ancora
nel 2005, almeno tre persone su
quattro dichiarano di pranzare
a casa e il pranzo si conferma il
pasto principale per oltre il 70%
della popolazione over tre anni.
Cresce inoltre ormai da cinque
anni la buona abitudine a fare una
colazione “‘adeguata”‘ (non limitata a caffè o thé, ma che include alimenti più sostanziosi) che
interessa il 78,5% delle persone.
Questo comportamento è più diffuso al Centro (82,3%) e al Nord
(80,5%) mentre è meno consolidato nel Mezzogiorno (74%).
Diminuiscono invece gli “‘amanti
della sigaretta”‘: nel 2005 sono il
22% delle persone over 14 anni
contro il 23,9% del 2003. Sebbene la flessione riguardi in particolare gli uomini adulti (specie
anziani) sono sempre i maschi a
fumare di più (28,3%) rispetto al
gentil sesso (16,2%). Si infoltisce
naturalmente la schiera degli “‘ex
fumatori”‘che arrivano al 22,4%
della popolazione oltre i 14 anni.
R.S.
Salute,
le arrabbiature fanno male
solo ai maschi
Essere sempre arrabbiati fa
male agli uomini. Non alle donne. Nel caso degli individui di
sesso maschile, infatti, l’ostilità
permanente nei confronti degli
altri è un fattore che influenza
negativamente la salute cardiovascolare, mentre, secondo
quanto afferma una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Heart,
non ha alcun impatto su arterie
e coronarie delle donne. Donald
C. Haas del Mount Sinai School
of Medicine di New York e il suo
team hanno studiato oltre 3.000
adulti in Nova Scotia, in Canada,
selezionati a caso. Hanno preso
in considerazione tutti i fattori di
rischio conosciuti per le malattie
cardiache, tra cui non solo l’età, il
fumo, l’esercizio fisico, i livelli di
colesterolo, il peso, il diabete e
la familiarità, ma anche la tipologia del carattere, in particolare i
livelli di ostilità. Durante il periodo
di monitoraggio, quasi metà dei
soggetti ha sperimentato episodi
di malattia. Ma l’impatto dell’ostilità nei due sessi è risultato differente. Dopo aver tenuto conto
degli altri fattori, gli uomini con
punteggi di ostilità alti sono risultati due volte più a rischio di problemi di natura cardiaca rispetto
a quelli con punteggi bassi. Fra le
donne, invece, non è stata trovata alcuna differenza.
B.C.
Telefoni,
il “12” va
in pensione,
ma i sostituti
sono troppo
cari
Il servizio di informazione
telefonica 12 è andato in pensione. “Peccato, perché i nuovi
numeri da comporre per avere
lo stesso servizio costano di
più, almeno quattro volte tanto
rispetto all’utilizzo del 12 automatico, cioè senza operatore
- afferma Altroconsumo -. Se
poi guardiamo all’andamento
del prezzo del servizio nel tempo, nel 2000 il 12 costava 762
lire (ovvero 39 centesimi). Oggi,
per una chiamata di tre minuti,
costerà oltre dodici volte di più”.
Altroconsumo ha confrontato il
vecchio 12 e il superstite 412
(sempre di Telecom) con i costi
dei nuovi numeri di servizi di
informazione telefonica offerti
da Telecom (il numero 12.54),
da Seat (12.40) e da Il Numero
(il tanto pubblicizzato 892.892).
La conclusione è che il vecchio
12 con risponditore automatico,
era di gran lunga il più economico. Considerando una semplice
telefonata da meno di due minuti, tutti gli altri servizi sono più
cari (quello che costa meno è
il 12.40 di Seat). Anche il nuovo
servizio di Telecom Italia costa
il 46% in più. In sostanza, se la
ricerca dovesse essere più difficoltosa e la telefonata durare tre
minuti, si spenderà oltre 5 euro
per avere un semplice numero telefonico. “Abbiamo chiesto
all’antitrust - afferma Altroconsumo - di verificare se ci sono stati
accordi contrari al libero gioco
della concorrenza. Considerato
che il prezzo del 12.54 di Telecom Italia è sensibilmente più
caro del vecchio 12 e che non
sono presenti sul mercato offerte concorrenziali ‘accessibili’ in
termini di prezzo, abbiamo chiesto al ministero delle Comunicazioni di riapplicare al servizio
di consultazione degli elenchi
abbonati gli obblighi di fornitura
del servizio universale”.
A.G.
Associazione Regionale Sicilgrano - Catania
95124 - CATANIA
Piazza S. Maria di Gesù n. 3
Uffici zonali sono aperti a:
— Maniace
— Bronte
— Grammichele
— Raddusa
— Castel di Iudica
— San Cono
Tutte le sedi di cui sopra sono ubicate
presso le sedi comunali dell’A.I.C.
Per una puntuale assistenza tecnica in grado di garantire uno sviluppo adeguato
alle nuove tecniche di produzione rivolgetevi all’Associazione Regionale Sicilgrano.
6
occupazione
L’Italia cresce più dell’Europa
Nell’ultimo anno l’Europa
è stata messa a dura prova dalla stagnazione economica, dai
conflitti internazionali e dalle
vicende legate al processo di
allargamento.
Malgrado ciò è continuata,
seppur a velocità meno sostenuta, la marcia verso “nuovi e
migliori posti di lavoro”. In questo cammino, dieci anni fa, l’Italia era salita sull’ultimo vagone,
colpa di un distacco iniziale e di
particolarità quasi ataviche del
nostro sistema (divari territoriali,
di genere, nei livelli di istruzione
della forza lavoro). Ora, però,
mostra una marcia in più rispetto
alla media degli altri Paesi Ue. E’
il quadro che emerge dal Rapporto Isfol 2005, presentato nei
giorni scorsi. L’Italia ha segnato
lo scorso anno un +0,8% di crescita occupazionale, rispetto al
+0,5% della media Ue; ha registrato il più significativo miglioramento della disoccupazione
femminile proprio nel Meridione
(-2,1%), insieme a una generale riduzione dei differenziali di
genere. Inoltre, insieme a Gran
Bretagna, Grecia, Spagna e
Finlandia, ha registrato la diminuzione più veloce della disoc-
cupazione strutturale. Traguardi
confortanti, se si pensa alla più
contenuta crescita economica
dello stesso periodo (+1,2% per
il Pil, rispetto al +2% della Ue25).
Allo steso tempo, però, rallenta il
tasso di partecipazione (62,4%
nel secondo trimestre 2005),
dopo la crescita degli ultimi anni.
Così come diminuisce la partecipazione giovanile. Secondo l’Isfol
resta forte il dibattito sulla qualità
o, per meglio dire, sulla stabilità
dei nuovi posti. Sia l’occupazione
a tempo parziale, che le tipologie
lavorative a termine sono diminuite rispetto all’anno precedente, pur continuando a interessare
di più donne e giovani. Certo è
che, rispetto al lavoro a termine,
negli ultimi dieci anni si è dimezzata la quota di quanti, dopo una
breve esperienza di lavoro temporaneo, tornavano in una condizione di ricerca o di inattività:
dal 26 al 13%. È cresciuta, d’altro
canto, anche la quota delle permanenze nel lavoro a termine.
Quest’ultimo trend di crescita ha
trovato uno spartiacque nel biennio 2000-2001. Probabilmente
per l’effetto congiunto del credito
d’imposta, che ha incentivato le
assunzioni tramite lavoro stan-
dard, e la conclusione del ciclo
1996-2000, che era stato particolarmente favorevole. Continua
anche la diffusione del part time.
Negli ultimi dieci anni è raddoppiato il numero di lavoratori: oltre
due milioni e 800 mila, circa il
13% degli occupati. Tale percentuale resta comunque molto
inferiore a quella delle regioni del
Centro e Nord Europa. Rispetto
alle fasce di età più giovani, in
particolare per i 31enni (su cui
si focalizza l’indagine Isfol), è
facile riscontrare due situazioni
tipo: soggetti con un curriculum
lavorativo significativo, nel caso
abbiano iniziato a lavorare molto
presto, soggetti con un considerevole curriculum formativo, nel
caso abbiano investito più a lungo su istruzione e formazione. A
loro, il Rapporto dedica un focus
specifico.
Da questo emerge che tre
su quattro sono occupati, che di
questi più della metà ha un contratto a tempo indeterminato; che
il reddito non supera i mille euro
per metà del campione. Si conferma anche l’importanza degli
investimenti in formazione, seppure in forma ambivalente.
G.N.
TFR, approvato decreto:
entrerà in vigore nel 2008
E’ soddisfatto ma non felice
il ministro del Welfare Maroni,
nel giorno in cui il Consiglio dei
ministri ha approvato la riforma
della previdenza complementare. Il testo varato il 24 novembre
è quello presentato e difeso dal
ministro Maroni, le divergenze
su alcuni punti sono state quindi appianate, l’attuazione del
decreto partirà dal 2008 anziché
dal 2006. “Gli attori principali
della riforma della previdenza
complementare sono i fondi
negoziali – ha spiegato il ministro - gestiti dalle parti sociali. Con lo slittamento al 2008
anche le compagnie assicurative hanno due anni di tempo per
diventare attori protagonisti”. Poi
il ministro spiega che da subito
riprenderà i contatti con l’Ania,
sospesi oramai da mesi, per
“garantire la piena collaborazio-
ne del governo ad accogliere le
loro richieste”. Anche il ministro
della Funzione Pubblica, Mario
Baccini, si è detto soddisfatto
dell’approvazione della riforma
del Tfr, e ha rivendicato il merito
dello slittamento al 2008. Stessa soddisfazione ha espresso il
presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, sottolineando però
di non aver partecipato al voto.
F.N.
grandi navi veloci
Quotidiana la linea
Civitavecchia-Palermo
E’ partita il 19 novembre
scorso la “Victory”, che Grandi
Navi Veloci del Gruppo Grimaldi
di Genova ha deciso di inserire
sulla linea Civitavecchia-Palermo, portando così da
quadrisettimanale a
giornaliera la linea che
collega la Capitale al
Capoluogo siciliano.
Il raddoppio del servizio, attivo dall’ottobre
del 2003, è “la risposta -si legge in una
nota- alle molteplici
richieste del traffico
merci che apprezza i
vantaggi e i risparmi
del trasporto intermodale rispetto al trasporto su gomma, penalizzato dal pesante traffico stradale e dai costi elevati, nonché
causa di numerosi incidenti e di
forte inquinamento e dei relativi,
onerosi, costi sociali”. La Civitavecchia-Palermo è “un’autostrada del mare” che può assorbire
parte del traffico pesante che
congestiona gli assi viari a sud
della Capitale: a regime potrebbe togliere ogni settimana dalla
strada 2.000 tir e far risparmiare 750.000 litri di gasolio. La
“Victory”, 28.000 tonnellate di
stazza lorda, è lunga 187 metri
e larga 27, può imbarcare 1.200
persone e mezzi per
1.800 metri lineari, viaggiando a una
velocità di crociera
di 23 nodi. Partirà da
Roma ogni martedì,
giovedì e sabato e da
Palermo ogni lunedì,
mercoledì e venerdì, alternandosi con
“Excellent/Excelsior”.
Il raddoppio arriva a
poco più di un mese
dall’inaugurazione delle linee
settimanali Civitavecchia-Tunisi
e Palermo-Tunisi.
G.S.
7
DICEMBRE 2005
UNIVERSO SICILIA
Tempi più rapidi Tennis, per l’Italia un 2005 da record
per l’indennità di
disoccupazione
Per abbreviare i tempi di concessione dell’indennità ordinaria
di disoccupazione, l’Inps ha predisposto un modello di dichiarazione sostitutiva , da presentare insieme alla domanda di
indennità, nel quale il lavoratore
interessato può autocertificare i
dati relativi all’ultimo rapporto di
lavoro.
Queste informazioni, indispensabili per la liquidazione
dell’indennità, erano fino ad
oggi comunicate all’Inps esclusivamente dal datore di lavoro,
tramite un apposito modello
(Ds.22), con allungamento dei
tempi di liquidazione. L’autocertificazione consente invece all’Inps di disporre di tutti i
dati necessari alla liquidazione
immediata della prestazione. In
alternativa all’autocertificazione,
è possibile continuare a presentare ancora il mod. Ds.22. In
sostanza, d’ora in poi il lavoratore, per ottenere l’indennità ordinaria di disoccupazione, dovrà
iscriversi nelle liste dei disoccupati presso il Centro per l’impiego e presentare domanda di
indennità all’Inps entro 68 giorni
dalla cessazione del rapporto di
lavoro. La domanda va consegnata direttamente all’Istituto di
previdenza o al Centro per l’impiego competente per residenza
oppure tramite gli Enti di Patronato o inviata per posta. Insieme
alla domanda devono essere
presentati il certificato di iscrizione nelle liste dei disoccupati,
la richiesta di detrazioni Irpef e
il nuovo modello di autocertificazione o il mod. Ds 22 compilato
dal datore di lavoro. L’indennità
di disoccupazione decorre dall’ottavo giorno dal licenziamento
se la domanda viene presentata
entro i primi 7 giorni; dal quinto
giorno successivo alla presentazione della domanda negli
altri casi. L’indennità in pagamento nel periodo dal 1° aprile
2005 fino al 31 dicembre 2006
è calcolata nel seguente modo:
ai lavoratori con età inferiore a
50 anni spetta il 50% della retribuzione per i primi 6 mesi ed il
30% per il settimo mese; ai lavoratori con 50 anni o più di età,
spetta il 50% della retribuzione
per i primi 6 mesi, il 40% per i
tre mesi successivi e il 30% per
il decimo mese.
L’indennità di disoccupazione spetta ai lavoratori licenziati
che possono far valere almeno
due anni di assicurazione contro
la disoccupazione e almeno 52
contributi settimanali nel biennio
precedente la data di cessazione del rapporto di lavoro. Non
viene riconosciuta nei confronti
di chi si dimette volontariamente, con la sola eccezione delle
lavoratrici in maternità. L’indennità viene concessa anche a chi
si è dimesso per giusta causa
(ad es., mancato pagamento
della retribuzione, molestie sessuali, modifica delle mansioni,
mobbing, ecc.).
C.N.
moda e lusso
Nel 2005 +34,4%
in borsa per aziende
del settore
Il settore del lusso mostra
segnali positivi per l’inizio del
2006, lasciando intendere che
il trend positivo registrato quest’anno possa continuare anche
nel breve medio periodo. “Il
settore della moda e del lusso
sta terminando un anno estremamente positivo segnato da
una forte crescita dei fatturati
e della profittabilità per molte
delle imprese che operano nel
settore”, afferma Paola Durante, Head of corporate broking
in Italia, sottolineando come
le principali società italiane del
lusso quotate abbiano registrato
una performance borsistica del
+34,4% nell’ultimo anno, sovraperformando l’Indice Mibtel.
“Per il successo nel lungo
periodo, però, sarà critica la
capacità delle società operanti
nel mercato del lusso di avere
un’adeguata esposizione nei
confronti dei mercati emergenti,
Cina e India in testa, per sfruttare le opportunità di crescita che
presentano”, spiega Maurizio
Tamagnini, Head of Merrill Lynch in Italia.
■
Benedetto XVI:
“gli esseri
umani
trascendono
la natura”
Il tennis non ha mai avuto
una stagione ben definita. Si
gioca sempre, da gennaio a
dicembre, in Italia e all’estero,
all’aperto e al chiuso, senza
pausa perché l’anno che verrà
è dietro l’angolo, pronto a cancellare tutto quello che a fatica
un atleta ha costruito nei dodici
mesi precedenti. Il 2005 infatti
se ne sta per andare in archivio
consegnandoci le istantanee di
Filippo Volandri, primo italiano
nei top 30 dai tempi di Renzo
Furlan (era l’agosto del 1996),
di Davide Sanguinetti, eroico a
Flushing Meadows nell’uscire
dal campo a testa alta negli ottavi contro David Nalbandian (lo
spezzino è prossimo alle 34 primavere), di Francesca Schiavone, arrivata con un fine stagione
esaltante ad un palmo dalle top
ten (e non potrà che migliorare
avendo in scadenza, da ora agli
Internazionali d’Italia, appena tre
risultati positivi: i quarti a Doha,
il terzo turno all’Open d’Australia
e a Miami) e di Silvia Farina, la
più grande
tennista italiana dell’era
moderna,
che ha deciso di ritirarsi
dopo
aver
trascorso
17 dei suoi
34 splendidi
anni in giro
per il mondo
a rappresentare il Belpaese. Ma di
spunti positivi il 2005
azzurro ne
ha forniti talmente tanti da poter
essere considerato tra i migliori
anni di sempre. Nel corso del-
carovita
OTE,
più disagi
per anziani
da aumento
prezzi,tariffe
Energia, casa, medicine
e servizi sanitari: l’aumento di
prezzi e tariffe tra 2005 e 2006
mette a dura prova la tenuta economica delle famiglie anziane. Il
12,3% del reddito mensile medio
(l’8,7% nell’anno in corso) verrà
“bruciato” dal carovita, proprio
nei settori di spesa legati alle
esigenze vitali: curarsi, riscaldarsi, procurarsi e gestire un tetto
in testa. A sollevare l’attenzione
su quella che si prospetta come
una vera e propria ‘ecatombe
sociale’ è il Dipartimento economico dell’Osservatorio della terza età, diretto dall’ex ragioniere
dello Stato professor Andrea
Monorchio, che mette in risalto i
numeri del disagio. I 10.964.000
pensionati, che ricevono un
assegno mensile medio netto di
837 euro (10.891 euro all’anno)
nel 2005 avranno sborsato circa
980 euro in più, a cui si aggiungeranno i 360 euro previsti per
l’anno prossimo, secondo i dati
tendenziali.
Alla fine del periodo in esa-
Il 21 novembre Benedetto XVI si è
recato in visita alla Casina di Pio IV nei
Giardini Vaticani, dove hanno sede la
Pontificia Accademia delle Scienze e
la Pontificia Accademia delle Scienze
Sociali. Ricordando che quest’ultima
celebra la XI Sessione Plenaria sul tema:
“Il concetto di persona nelle scienze
sociali”, il Santo Padre ha affermato che
“gli esseri umani sono parte della natura
e, tuttavia, come liberi soggetti che hanno valori morali e spirituali, essi trascendono la natura”. “Intesa correttamente ha proseguito il Pontefice - questa realtà
offre una profonda risposta alle domande che si pongono oggi relative alla con-
me - sostiene l’Ote - il caro vita
avrà bruciato oltre un mese e
mezzo di reddito, ovvero circa
1.341 euro, costringendo i nonni
a tirare ancora di più la cinghia.
Una impresa, questa, certamente non facile visto che la gran
parte dell’assegno pensionistico
è già destinato ad un paniere di
tre sole voci: affitto-energia, cibo
e cure mediche, cioè le esigenze
primarie e vitali per la terza età
e non certo per svaghi e viaggi,
che restano un miraggio per la
maggior parte della categoria.
L’Ote ha calcolato che gli
aumenti hanno “prelevato” e
“preleveranno” dalle famiglie
anziane, che in Italia sono circa
4,2 milioni, qualcosa come 5,6
miliardi di euro in più, pur tenendo conto che l’indicizzazione
delle pensioni assicura parzialmente e con molto ritardo il
recupero della perdita del potere d’acquisto; il tutto - conclude
- senza che nessuno abbia previsto misure sociali specifiche.
Autore
dizione dell’essere umano. È un tema
che deve continuare ad essere parte del
dialogo con la scienza”. Benedetto XVI
ha sottolineato che “secondo il disegno
di Dio, le persone non possono essere
separate dalla dimensione fisica, psicologica e spirituale della natura umana. Anche se le culture cambiano nel
tempo, sopprimere o ignorare la natura
che esse asseriscono di ‘coltivare’ può
avere serie conseguenze. Ugualmente, gli individui potranno trovare la loro
autentica realizzazione quando accettano gli elementi genuini della natura che li
costituisce come persone”.
N.N.
l’anno sono stati 14 gli italiani
capaci di raggiungere una posizione fra le prime 100 del mondo (6 uomini e 8 donne) e attualmente
ne
abbiamo 12
(4 uomini e
8
donne).
Per numero
di presenze siamo la
sesta nazione al mondo, ex aequo
con l’Argentina, su un
totale di 45
paesi capaci
di esprimere
almeno un
giocatore o
una giocatrice di vertice.
Ai tempi di Panatta, ai tempi
delle sue vittorie a Roma, a Pari-
gi e in Davis, siamo stati anche
la quarta potenza, ma 30 anni fa
erano meno le nazioni “produttrici di campioni”. Soltanto una
volta avevamo avuto lo stesso
numero di giocatori contemporaneamente nell’elite mondiale
(era accaduto nel 1991), e non
va dimenticato che Potito Starace ha chiuso la stagione appena
fuori dai cento: sarebbe bastato un soffio, e il 2005 sarebbe diventato l’anno del record
assoluto anziché soltanto eguagliato. Dunque siamo ai nostri
massimi storici, per lo meno da
quando esistono le classifiche
computerizzate (l’Atp le fornisce
dal 1973, la Wta dal 1975). Ma
il vanto maggiore, come dicevamo, è forse proprio l’aver avuto
nel corso di tutto il 2005 quattordici tennisti che si sono affacciati tra i primi 100.
A.R.
CENSIS, in Italia
“segnali confortanti
di ripresa”
È stato presentato il 2
dicembre il trentanovesimo
rapporto a cura del Censis
(Centro studi investimenti
sociali). Il Rapporto di quest’anno si concentra sul sensibile cambiamento di clima
socioeconomico in corso nel
nostro paese. Una considerazione su tutte fa ben sperare:
“Il clima – si legge nell’introduzione alla relazione del Censis
sullo stato del nostro paese sembra cambiato, nel sistema
socioeconomico circola una
vibrazione reattiva, quasi un
insolito vigore. Anche se forse
non bastano per parlare di una
inversione di ciclo, non mancano sintomi di conferma a tale
segnalazione”. A sostegno di
questa tesi, il rapporto elenca
tre segnali confortanti di ripresa. In primo luogo, sembra che
gli italiani abbiamo ripreso “a
stare dentro le cose”, afferma il
Censis: nell’ultimo anno è cresciuta la partecipazione politica e aumentati diffusamente
gli investimenti finanziari. Un
secondo punto di conforto alla
tesi del Censi è la “continutà”:
piccole imprese del “made in
Italy” si moltiplicano, si continua a puntare alla ricerca di
una qualità di vita miglior e prosegue la corsa al policentrismo
dei poteri. È nella seconda
parte del rapporto che vengono spiegati e interpretati i
segnali della ripartenza economica. “Schegge di vitalità
economica” sono – secondo il
Censis – rappresentate da due
dati: il 49% dell’intero valore
aggiunto di tutti i settori produttivi è prodotto dall’insieme dei
settori per i quali si è registrata
una crescita del valore aggiunto, mentre i settori che registrano un calo della produzione o
dell’occupazione realizzano il
25% del valore aggiunto nazionale e impiegano il 13,2% del
totale degli occupati. Esiste poi
una spinta che arriva dal terziario con crescita del 4,5% dei
servizi, che sale al 18,1% nelle aziende da 10 a 49 addetti
e al 35,9% nel terziario all’impresa. I consumi “volano verso l’immateriale”: aumenta il
denaro investito dalle famiglie
in viaggi, avvenimenti culturali
e comunicazione. E a dare una
mano all’economia italiana ci
sono le eccellenze scientifiche
e la crescente professionalità:
per quanto riguarda la ricerca
il nostro paese è al dodicesimo
posto in Europa per investimenti ma al settimo mondiale
per numero di pubblicazioni
scientifiche e per numero di
citazioni da parte dei colleghi scienziati di tutto il mondo.
Così come cresce la professionalità degli italiani: il numero
dei laureati sale in una anno
del 30, 9%. Altro elemento ben
messo in luce dall’annuale rapporto del Censis è la crescente
disparità tra i nuovi “paperoni”
d’Italia e la maggioranza della
popolazione costretta a stringere la cinghia. Il 10% delle
famiglie più ricche possiede
in Italia quasi la metà (45,1%)
dell’intero ammontare della ricchezza netta. A dimostrazione
di questo un indicatore rappresentativo è rappresentato dalle
auto di lusso. Nei primi 8 mesi
del 2005, le immatricolazioni
di auto di lusso sono cresciute
del 12,6%, arricchendo il parco macchine dei ricchi di circa
6.000 nuove vetture dagli 80
mila euro in su; un affronto ai
magri risultati del comparto,
che ha segnato un calo delle
vendite del 3,1%. Solo il 20,3%
dei nuovi ricchi è però laureato.
Chi non è tra i paperoni, invece,
affronta la vita con preoccupazione. Tra i fattori di pessimismo
negli italiani spicca l’incertezza
individuale: il 57% degli intervistati del Censis afferma di non
riuscire a influenzare quello
che gli succede intorno, contro un dato europeo del 47%.
Ma l’indebolimento soggettivo sarebbe in parte sostituito
dall’espandersi dei rapporti di
rete, visto la crescita delle Ong
(200 contro le 170 del ’99) e
gli oltre 2.700 progetti avviati
da esse in Italia e all’estero. A
questi si aggiungono le 21.021
organizzazioni di volontariato
presenti sul territorio, 14,9% in
più rispetto al 2001.
■
UNIVERSO SICILIA
DICEMBRE 2005
CULTURA
Premio
“Mondello”
anche ad
Arbore e al nobel Penzias
Il premio Mondello Città di Palermo
è stato assegnato, per la sezione opera
di autore italiano a Giuseppe Conte (La
casa delle onde, Longanesi), Maurizio
Cucchi (Il male è nelle cose, Mondadori) e Raffaele Nigro (Malvarosa, Rizzoli);
per l’opera di Autore straniero a Magda
Szabò (La porta, Einaudi); per la sezione Poesia ad Attilio Lolini (Notizie dalla
necropoli, Einaudi); per l’opera prima a
Pier Carlo Rizzi (L’eredità dello zio Giulio, Garzanti), per l’opera di traduzione a
Claudio Groff (Peter Handke, Le imma-
gini perdute, Garzanti). Il Premio per la
Comunicazione va a Renzo Arbore. Il
premio speciale del presidente della giuria viene conferito al Nobel per la fisica
Arno Penzias per il suo lavoro dedicato
al rapporto tra nuove tecnologie e nuovo
umanesimo. Il premio, giunto alla trentunesima edizione, è stato promosso dall’assessorato alla Cultura del Comune
di Palermo in collaborazione con la Fondazione Andrea Biondo e la Fondazione
Banco di Sicilia.
■
TV
Regione Sicilia autorizza riprese
nuova serie“Montalbano”
Via libera della Regione alle riprese della settima serie del “Commissario Montalbano” in Sicilia. L’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, guidato da Francesco Cascio, ha
infatti concesso l’autorizzazione, per
l’utilizzo del demanio marittimo, per le
riprese cinematografiche della celebre serie televisiva tratta dai romanzi
di Andrea Camilleri e interpretata da
Luca Zingaretti.
Le aree date in concessione
temporanea, alla società Palomar di
Roma, sono quelli di Punta Secca
nel Comune di Santa Croce Camerina e Sampieri, nel comune di Scicli,
entrambi in provincia di Ragusa. A
vigilare sul rispetto delle prescrizioni
impartite e sul rispetto dei vincoli di
natura ambientale esistenti nei luoghi
interessati dalle riprese cinematografiche sarà la Capitaneria di Porto di
Pozzallo.
■
Ragusa,
“l’isola del
cinema” tra
i banchi di
scuola
Torna “L’isola del cinema”, la
rassegna cinematografica e teatrale che si svolge fino al 17 dicembre
a Ragusa Ibla. Quest’anno c’è una
novità in più in quanto l’iniziativa
abbraccia alcuni istituti scolastici superiori di Ragusa, portando il
cinema e i suoi protagonisti direttamente tra gli studenti. Un appuntamento che, presieduto dal professor Arturo Mingardi e con le scelte
artistiche dei critici Alessandro De
Simone e Marco Spagnoli, si conferma come uno tra gli appuntamenti
siciliani di grande qualità. Il film che
apre il festival è “Serenity” di Joss
Whedon. Una pellicola sorprendente proiettata in inglese senza sottotitoli per proporre al pubblico una
provocazione: Ibla è, infatti, una città universitaria multiculturale. Non
mancano altre sorprese con film
che raccontano tre amori molto differenti tra loro: dall’intenso “Appuntamento a Wicker Park” all’intrigante
“Mysterious Skin” preceduto da un
pezzo rarissimo, in anteprima mondiale, un’intervista esclusiva di dieci
minuti al regista di culto Gregg Araki
che racconta il suo cinema. Spazio
anche per la cultura scritta con la
presentazione del romanzo/diario
“La dama e il gattopardo”, un lavoro
che già pare in forma di sceneggiatura e che richiama anche il castello
di Donnafugata. Tra gli ospiti sono
annunciati Giorgio Pasotti, Nicoletta
Romanoff, il regista Maurizio Sciarra e il musicista siciliano Paolo Buonvino, autore delle musiche dei film
di Gabriele Muccino, di “Romanzo
Criminale” e “Manuale d’amore” che
riceverà il premio di questa edizione.
A.A.
Auguri di Buon Natale
e un sereno Anno nuovo
dalla redazione di UNIVERSO SICILIA
8
Ronaldinho alza al
cielo il pallone d’oro
2005
E’ Ronaldinho, fantasista brasiliano
del Barcellona, il Pallone d’Oro 2005: il
miglior giocatore europeo, secondo la
giuria nominata dal magazine France
Futbol, è stato incoronato nella cerimonia che si è svolta lo scorso 28 novembre a Parigi. Il nazionale brasiliano, 25
anni, ha sbarazzato la concorrenza di
campioni come Steven Gerrard (Liverpool) e Frank Lampard (Chelsea),
diventando il terzo giocatore brasiliano
ad aver conquistato il trofeo. L’edizione
precedente era stata vinta da Andriy
Shevchenko, ucraino del Milan. Viste le
grandi prestazioni del brasiliano negli
ultimi 12 mesi, la vittoria non sorprende
gli appassionati né gli addetti ai lavori.
Se il suo gol della vittoria allo scadere
contro il Milan nella Champions League
del 2004/05 non fosse sembrato abbastanza, la sua rete impossibile contro il
Chelsea agli ottavi non ha solo confermato il suo genio, ma ha semplicemente sfidato la fisica. Tuttavia, Ronaldinho
incarna lo spirito dello sport più che
della scienza, giocando sempre con il
sorriso e conquistando il favore di tutti
gli appassionati. La vittoria della Champions League avrebbe sicuramente
perfezionato la sua annata. La rivincita, però, è arrivata con la conquista del
campionato, che a Barcellona mancava
da ben sei anni. Nel 2004, il fantasista
è stato votato Giocatore dell’Anno Fifa
dopo i suoi grandi numeri con il Barça
e un trasferimento da 30 milioni di euro
dal Paris Saint-Germain nell’estate
2003. Questa stagione lo ha incoronato
definitivamente: una stagione in cui, a
ogni incontro, il campione è sembrato
voler inventare un nuovo numero. Oltre
alla vittoria del Pallone d’Oro, Ronaldihno ha da poco festeggiato anche i
50 gol in maglia blaugrana, segnando
il calcio di rigore del 4-1 contro il Real
Racing Club Santander. In totale, il brasiliano ha segnato 15 volte dal dischetto e otto su calcio di punizione, mentre
nelle competizioni europee ha messo
a segno 13 reti. Forse, il suo principale
tifoso al Camp Nou è il tecnico Frank
Rikjaard, che ha prontamente affermato la superiorità del suo pupillo. “Ronaldinho è unico - ha commentato -. È per
lui che molti vengono a vedere le nostre
partite. Si tratta di un giocatore speciale
nell’intero panorama calcistico, quindi il
Pallone d’Oro è assolutamente meritato”. Dietro a Ronaldinho e alla coppia
inglese (che hanno ottenuto rispettivamente 225, 148 e 142 punti nelle votazioni) il francese dell’Arsenal Thierry
Henry (41 punti). Quinto Andriy Shevchenko (33 punti), vincitore della scorsa edizione, e poi il primo degli italiani,
Paolo Maldini, che è sesto con 23 punti.
Nella top-ten altri tre giocatori che militano nel campionato italiano: Adriano
dell’Inter, Zlatan Ibrahimovic (Juventus)
e Kakà (Milan). Nei primi dieci anche
Samuel Etòo (Barcellona) e John Terry
(Chelsea) a pari merito. Ronaldinho è il
terzo brasiliano del Barcellona a vincere
il premio di France Football dopo Ronaldo (1997) e Rivaldo (1999), e il quinto
Pallone d’Oro del club catalano insieme a Luis Suarez (1960), Johan Cruyff
(1974) e Hristo Stoitchkov (1994).
P.D.
UNIVERSO SICILIA
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