I parte - Dicembre 2009 - parrocchiasanfrancescolecco.it

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I parte - Dicembre 2009 - parrocchiasanfrancescolecco.it
Fede e mistero del dolore. 1
Genesi 15, 1-6
Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: «Non temere,
Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Mio
Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di
Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico
sarà mio erede». Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non costui sarà il tuo
erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in
cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli
credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
Essi niente compresero (luca 18, 31-34)
Ora prese con sé i dodici e disse loro:
ecco, saliamo a Gerusalemme
e si compirà tutto quanto è stato scritto
attraverso i profeti
sul figlio dell’uomo:
sarà consegnato alle nazioni
e sarà schernito
e sarà insultato
e sarà sputacchiato
e, flagellato, lo uccideranno
e nel terzo giorno si leverà.
Ed essi niente compresero di queste cose
E questa parola era nascosta a loro
E non conoscevano le cose dette.
- è un tema enorme, su cui l’uomo ha riflettuto da sempre. Darò poche linee essenziali e
chiare. Ciò che dico è pensiero della chiesa. Punti di riferimento sono il catechismo della
chiesa cattolica e la “salvifici doloris”.
- la presenza del dolore nel mondo è sempre stata uno scoglio per la fede. Di fronte ad essa
qualcuno dice “siccome c’è questo male nel mondo Dio non può esistere. Oppure esiste ma
non è buono perché se no lo toglierebbe, oppure esiste ma se ne frega di noi che quaggiù
soffriamo”.
Parlo del dolore fisico ma anche psicologico e morale, del vecchio e del bambino, di tutti.
Certamente il dolore più grande, il male più grande per noi uomini è la morte1. Ogni male
più piccolo, compresa la malattia, è anticipazione di questo male più grande, la morte. Per
timore di essa alcune volte ci avveleniamo la vita, cioè facciamo di tutto per non morire, per
salvarci dalla morte, come se trattenessimo il respiro. Ma non si può trattenere il respiro: si
muore! Non ci si salva trattenendo il respiro cioè negando la morte. Essa c’è e bisogna
dirselo se no la vita diventa tutta una fuga da questo spauracchio. Senza che ce ne
accorgiamo corriamo sempre, scappiamo per evitare di pensare alla morte. Esattamente il
modo migliore di rovinarsi la vita. Meglio fermarsi, riconoscere che al mondo c’è la realtà
del dolore e della morte e farsi interrogare da essa. Rielaborarla, non fare finta che non ci sia
(come i bambini e gli adolescenti che si sentono immortali e onnipotenti).
Se la accettiamo e rispondiamo alla domanda di senso che essa ci pone, allora possiamo
vivere senza più scappare. Allora la vita diventa bella, il premio sarà vivere. Ma bisogna
avere il coraggio di fermarsi è dirsi “cacchio è vero: il dolore c’è. E riguarda anche me, non
solo gli altri. Allora che senso ha la vita se devo morire? Che senso ha il soffrire?”. Non
scappare da questi interrogativi, staresti peggio, piuttosto parlane e fatti accompagnare da
una persona saggia.
- “perché c’è la sofferenza?” cioè qual è la causa? Da dove viene?
Ci sono delle idee sbagliate sulla sofferenza. Prima dico quelle sbagliate, poi dirò cosa dice
la chiesa. Proviamo a riconoscere se qualcuna di queste idee sbagliate alberga nel nostro
cuore. Non diamo per scontato che esse non ci siano. Anzi.
1
-
“la sofferenza è una punizione da parte di dio”. Come se Dio godesse nel farci
soffrire quando sbagliamo. Rispondo: non è il Dio che Gesù ci ha presentato in sé
stesso. Gesù ha guarito i malati, si è definito medico. Credere che Gesù è vero Dio
significa credere che Dio ha lo stesso atteggiamento di Gesù nei riguardi della
sofferenza. Per capire come Dio si comporta con la sofferenza dobbiamo guardare
Gesù. Nel vangelo non si legge che Gesù punisca qualcuno. Semmai leggiamo che
Gesù perdonava i peccatori. È vero che mette in guardia e sgrida qualcuno: ma chi?
Proprio coloro che si credevano giusti (i farisei) affinché riconoscendosi finalmente
peccatori potessero essere salvati. La sofferenza non è una punizione da parte di Dio.
Se lo pensate non siete cristiani!
-
“la sofferenza è un privilegio di Dio” (dolorismo). È un’idea che nasce nel XII
secolo: “più soffri più sei santo”. È consolante per chi soffre ma è falso! Falso perché
Dio appare ancora l’origine della sofferenza. Falso perché la santità non dipende
dalla quantità di sofferenza, ma semmai dalla qualità del proprio amore.
Gaudium et spes, 18.
-
“La sofferenza è un destino” (doveva accadere). Per la chiesa non esiste il destino.
Esiste Dio che vuole il bene dell’uomo, la sua salvezza, ed esiste la libertà dell’uomo
che può aderire a Dio e al bene o aderire al male e cadere nella tentazione del
serpente. Oltre questo non esistono altre “forze” come il destino. Dare la colpa al
destino è comodo per svincolarsi dal peso della propria libertà e responsabilità, o per
darsi una buona ragione per quanto avviene e così sentirsi (falsamente) consolati.
-
“la sofferenza è desiderabile perchè via di salvezza”. È consolatorio perché se io
soffro mi sento un santo. Non è vero perché non è automatico che soffrendo divento
un santo. Dipende da come vivo la sofferenza. La sofferenza in sé resta uno
sperimentare il male, il che non è stato desiderabile neanche per Gesù2. È un altro il
motivo per cui Gesù l’ha abbracciata (vedremo dopo), non per masochismo.
-
“la sofferenza deriva dall’evoluzione naturale”. È il pensiero della cultura di oggi. Le
scienze concepiscono l’uomo come una macchina, un elemento della natura. Allora
la malattia che cos’è? È un malfunzionamento della macchina-uomo. Secondo questa
concezione la malattia NON fa parte dell’identità dell’uomo, è da togliere perché non
ha senso, non interroga l’uomo sul senso del dolore perché senso (valore) non ne ha!
Questa visione dà l’illusione di poter controllare e risolvere i problemi: una falsa
sicurezza di sapere cosa sia la malattia. È la logica dell’eutanasia: poiché la
sofferenza non ha senso l’unico obbiettivo è quello di eliminare il dolore. Alcuni
pastori della chiesa cadono in questo errore: non seguiteli! Secondo loro la
sofferenza, il dolore, la morte ci sono da sempre, ci sono sempre stati. Falso.
Significherebbe che il male è un principio del mondo. Invece solo Dio è il principio
del mondo e l’ha creato buono3. È l’uomo libero che ha introdotto il peccato e con
esso la morte e la sofferenza. La chiesa insegna a distinguere il mondo quale ora lo
vediamo (con la sua storia di male e sofferenza) da quello creato da Dio: quello che
vediamo ora non dice la verità del mondo; la storia non dice il piano ontologico.
L’errore è ipotizzare che il mondo sia sempre stato così, peggio ancora esserne
sicuri! (tra parentesi sapete che la teoria di Darwin è appunto una ipotesi, e nemmeno
provata scientificamente?).
-
“La materia è cattiva, il mondo è decaduto, da superare, l’esistenza è un male. Gli
uomini che vogliono diventare santi devono staccarsi dal mondo, dall’esistenza”
(buddismo). Rispondo: la chiesa insegna da sempre il bene dell’esistenza, il bene di
ciò che esiste, la bontà del creatore e delle creature4. Basti pensare che il centro del
cristianesimo è la carne di Gesù (incarnazione), il valore della nostra carne, del
nostro corpo tanto che noi crediamo nella risurrezione della carne!
- perché dunque allora c’è la sofferenza? Da dove viene? Vediamo la risposta giusta.
2
Cf Mc 14, 36: Gesù diceva “Abbà padre! Tutto è possibile a te. Allontana da me questo calice! Però non ciò che io
voglio ma ciò che vuoi tu”
3
Catechismo della chiesa cattolica 309-312. Cf anche Sapienza 1, 13: “Dio non ha creato la morte e non gode per la
rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di
morte”.
4
“E Dio vide che tutto ciò che aveva creato era buono” Gen, 1
La chiesa dice: la sofferenza è una manifestazione del male5
Guai dire che la sofferenza viene da Dio! Vi stritolo! Se lo dite non siete cristiani! Dio non
vuole la sofferenza, né la tollera, né la permette. Come faccio a dirlo? Guardando Gesù.
Ripeto: noi crediamo che Gesù è Dio e per capire che atteggiamento ha Dio nei confronti
della sofferenza dobbiamo guardare a Gesù. E Gesù che fa nel vangelo?salva dal male. Non
tollera il male. Non vuole il male né lo permette. Combatte il male e si prende cura
dell’uomo ammalato.
Dio non vuole il male, non lo manda lui, Dio è il Dio della vita. Il male non viene da Dio!
Né la morte! Né la sofferenza! Alcune spiritualità hanno confuso la coscienza di molti
affermando che “Dio ha voluto questo, Dio ha voluto così”: non è vero! Mai Dio vuole la
morte. Dio ci salva dalla morte. Mai Dio vuole la malattia, Dio ci guarisce dalla malattia.
Sono pensieri consolanti perché mi dico “lo vuole Dio” ma non sono veri. Guardate se Gesù
nel vangelo ha fatto soffrire qualcuno o non l’ha piuttosto guarito dal male.
Da dove viene dunque la sofferenza? NON DA DIO, neanche da un Dio che ti vuole
correggere: no! Dio non usa il male. Non è espressione della volontà di Dio. Ne uscirebbe
un’immagine satanica di Dio, esattamente quella che il serpente aveva suggerito ad Adamo
ed Eva affermando che Dio non li amava. Togliamoci questa immagine satanica di Dio.
- allora da dove viene? Rispondo: dall’uomo. Dal peccato dell’uomo. La chiesa (la bibbia)
insegnano che il dolore presente nel mondo, la morte, la sofferenza fisica, psichica, sociale
vengono dal peccato dell’uomo, cioè da una mancanza volontaria contro Dio, da una
ribellione contro Dio, da un allontanamento da Dio, dal suo amore, da un disprezzo di Dio.
L’origine della sofferenza non è dunque Dio ma l’uomo, anzi il peccato dell’uomo. Ci
chiediamo: l’uomo personale cioè io, tu? Se così fosse ognuno di noi soffrirebbe perché ha
peccato lui. In alcuni casi è così: per esempio quando uno peccando si procura il dolore che
poi soffre. Allora si fa del male, peccando è causa della propria sofferenza
(tossicodipendente, alcune malattie).
Ma già Gesù ha insegnato che non è sempre così: quando i suoi discepoli gli chiedono “chi
ha peccato perché fosse cieco: lui o i suoi genitori? Gesù risponde: né lui né i suoi
genitori”6. È il problema della sofferenza del giusto, dell’innocente, cioè di colui che non ha
peccato. Allora diciamo che più spesso la sofferenza viene dal peccato non del singolo
uomo ma dell’umanità. Cioè la causa della sofferenza è la storia del peccato dell’umanità,
della storia del peccato che ci precede: quella condizione che noi chiamiamo peccato
originale. C’è una storia, una condizione di peccato che ci precede e nella quale ci inseriamo
anche noi con i nostri peccati: da qui viene la sofferenza.
Quindi perché soffro? Non per colpa mia direttamente (pensate al dolore dei bambini) ma a
causa del peccato dell’umanità, a causa della storia di peccato che mi precede, nella quale
vivo e mi inserisco contribuendo anch’io con i miei peccati personali.
Origine sofferenza:
Dio? NO
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6
Salvifici doloris, 7
Gv 9: il cieco nato. Confronta anche la sofferenza del giusto Giobbe.
Uomo? SI
personale? NO (solo alcuni casi)
Umanità? SI (peccato originale)
È importantissimo non dare la colpa a Dio della sofferenza e del male. Dio ci vuole salvare
da questo: chiaro? Non lasciatevi fregare da spiritualità doloriste distorte e falsamente
consolatorie.
L’uomo soffre a causa del peccato. Non per una punizione di Dio ma perché il peccato
dell’uomo fa male all’uomo. Si fa del male da solo. Dio è contro il male e si prende cura
della sofferenza. Il serpente invece vuole proprio mostrarci un volto satanico di Dio: Dio
che ti manda il male, Dio che ti chiede di soffrire, Dio che è indifferente al dolore, il padre
che chiede di sacrificare il figlio…
- “perché” significa non solo come mai c’è (causa), ma anche che senso ha, che valore ha,
che scopo ha la sofferenza.
Per la nostra cultura la sofferenza non ha senso, non ha valore, non ha scopo, è
semplicemente da eliminare. La chiesa dice che la sofferenza è ineliminabile dall’esistenza
terrena dell’uomo.
Cultura:
-
non accetta la sofferenza, la nega, la nasconde, la rimuove (ma intanto rimane)
non ha senso
cerca di eliminarla senza imparare a viverla (e così sta peggio)
Chiesa:
- accetta la sofferenza (non passivamente) cioè accetta che c’è, non la nega, non la
nasconde
- ha senso
- la combatte ma allo stesso tempo impara a viverla
- per la chiesa imparare a vivere la sofferenza è fondamentale. La chiesa accetta la
sofferenza: non nel senso che rinuncia passivamente, ma nel senso che prende atto che c’è e
si lascia interrogare: si chiede che senso ha e lo chiede a Gesù. La cultura odierna proprio
rimuovendo la morte e la sofferenza fa soffrire ancor più l’uomo perché un problema o una
paura non affrontata rimangono come fantasmi inconsci che ci turbano. Il problema rimosso
non è risolto. Meglio metterlo in chiaro sul tavolo.