PINOCCHIO BURATTINO SENZA FILI danza moderna su musiche
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PINOCCHIO BURATTINO SENZA FILI danza moderna su musiche
PINOCCHIO BURATTINO SENZA FILI danza moderna su musiche di Edoardo Bennato Teatro Sociale di Rovigo - Associazione Balletto Città di Rovigo musiche di Edoardo Bennato compagnia Fabula Saltica coreografia Claudio Ronda scene e costumi Ivan Stefanutti assistente alla coreografia e maître Pia Russo assistente alle scene e ai costumi Giulia Zuolo Teatro Toniolo - Mestre venerdì 17 aprile 2009 ore 10.00 durata: ora 1,40 presentazione e intervallo età consigliata: scuola primaria - scuola secondaria di primo grado costo del biglietto: € 7 Pinocchio, forse tra i più fortunati romanzi italiani, appartiene a quella categoria di libri che è piacevolissimo leggere ma nel momento in cui ti trovi a misurarti per trovare una chiave per trasformarlo come in questo caso in uno spettacolo, diventa difficilissimo, un po’ perché ci hanno provato in tanti, un po’ perché è come se il racconto volesse ribellarsi e come Pinocchio sfuggire da qualsiasi tentativo di appiattimento. Ecco perché volendo affrontare Pinocchio “rivisitandolo” col linguaggio della danza il tentativo, di comune accordo con Ivan Stefanutti che ne cura le scene e i costumi, è stato quello di non prevaricare il libro di Collodi ma piuttosto di essere “usati” dal testo tentando di ritrovare tutto ciò che in trasparenza ci appariva da bambini mentre lo leggevamo. Il pezzo di Edoardo Bennato “Burattino senza fili” è punto musicale di riferimento per questo spettacolo e costituisce una sintesi di tutto quanto maturato negli anni precedenti dal cantautore. La favola di Pinocchio diventa un mezzo assai efficace per parlare alla gente semplificando i discorsi, senza apparire saccenti come il grillo parlante. In questa chiave Mangiafuoco è il potere, che appena nasci ti lega ai suoi fili e ti governa a suo piacimento. Il gatto e la volpe sono i suoi consapevoli o inconsapevoli servi. Molti le similitudini e i paralleli che rendono estremamente attuale il racconto, in questo i testi di Edoardo Bennato risultano molto chiari ed espliciti. Con beffarda ironia, il cantautore si interroga su chi sono i buoni e chi sono i cattivi. È la dichiarazione di un gioco che sopravvive e continua anche quando ne scopri le regole, dove solo il buon senso e l’istinto femminile ( quello di una fata ) rimangono l’unico punto di riferimento nella confusione e nello sbandamento generale. Pinocchio è senza dubbio un modo di vedere il mondo. Questo eroe minuscolo, piccolo e trasgressivo, in lotta eterna contro le consuetudini e la legge, contro il catechismo dell’ordine, in continua fuga, in bilico tra il riposo nell’esperienza e il capriccio dell’avventura, la quiete di orizzonti limitati e ansia di evasione è la metafora della purezza in perenne conflitto col mondo gretto e malvagio di un’umanità senza sogni. Pezzo di legno, attratto da un “disordine” più avventuroso, dalla sete di libertà, con i suoi errori sintetizza la fatica del vivere nel meraviglioso mondo del possibile e dell’incerto. …ogni favola è un gioco ed è vera soltanto a metà, ci avvisa Bennato e così è in questa favola, dove la menzogna sembra essere un motivo ricorrente. La lotta con la menzogna è dura, è un lento percorso nel quale Pinocchio impara a misurarsi e relazionare; è la menzogna su cui si regge un sistema, dove diventa necessario imparare a leggere “il mondo”, come suggerisce Collodi. Come finirà il nostro Pinocchio? Chi può dirlo? In aiuto ci viene la risposta che Collodi diede ad Ermenegildo Pistilli che gli chiedeva come mai il burattino si trasformava in un bambino con i capelli castani e gli occhi celesti, Carlo Lorenzini (Collodi) rispondeva: “ Sarà, ma io non ho memoria d’aver finito a questo modo”.