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La memoria delle terre alte MAGICA SCOZIA Meraviglioso viaggio in una bottiglia di whisky Ogni liquore ha una storia da raccontare. Questo è ciò che ho visto dentro una bottiglia di whisky.I migliori whisky al mondo vengono prodotti nelle Highlands scozzesi. Il procedimento per arrivare al prodotto finale, partendo dalla materia prima costituita dai chicchi di orzo, è complesso e frutto di diversi stadi di lavorazione. Si inizia con il maltaggio. L’orzo viene prelevato dai silos e ripulito, immesso in grandi vasche d’acqua. Si procede poi a separare l’orzo dall’acqua, raccogliendolo in contenitori di grandi dimensioni, dai quali, in seguito, il cereale viene convogliato in forni ad aria calda. I chicchi si asciugano e si ottiene l’effetto desiderato, realizzare la germinazione dell’orzo arrestandola prima che produca la nascita di nuove piante. L’orzo che subisce questo processo viene chiamato orzo maltato. Molte distillerie procedono ad “affumicare” i chicchi negli stadi finali del maltaggio. La torba, un particolare tipo di carbone, viene combusto per conferire loro un aroma particolare, un gusto detto appunto “torbato”, che contribuisce al carattere unico e forte di alcune qualità di whisky scozzese La seconda fase è detta infusione. L’orzo maltato viene immerso in acqua calda, per ottenere un liquido dolce pronto per la fase successiva, la fermentazione. L’acqua è fondamentale per distillare i cereali. Questo è il motivo per cui le distillerie sono sempre state costruite nei pressi di sorgenti d’acqua. La composizione delle falde, dei fiumi e dei canali, in sostanza di tutte le sorgenti di approvvigionamento, contribuisce anch’essa al gusto unico e particolare di ciascun whisky. Durante la fermentazione, il mosto, insieme ad altre sostanze come acqua e lieviti, viene versato in grandi tini di legno, o in alcuni casi, soprattutto nelle distillerie più moderne, di acciaio inossidabile. I lieviti interagiscono con gli zuccheri presenti nel mosto ottenuto nella fase dell’infusione, producendo anidride carbonica e alcool. La quarta fase è la distillazione. L’orzo maltato viene distillato in alambicchi in rame non una, ma due volte, al fine di ottenere un prodotto ottimale.Così come tutti gli altri ingredienti della lavorazione del whisky, anche l’alambicco, con le sue caratteristiche, è un elemento unico che pertanto produrrà un whisky unico. Le fasi della distillazione sono seguite direttamente dal Mastro Distillatore, una figura specializzata che garantisce la qualità del whisky. Il Mastro Distillatore versa nel primo alambicco il liquido fermentato, il quale viene scaldato da un tubo a serpentina all’interno dell’alambicco stesso. Lo scopo della prima distillazione è separare l’alcool dall’acqua. L’alcool ottenuto in questo modo non è ancora sufficientemente raffinato, e contiene inoltre elementi non commestibili. Pertanto è necessaria una seconda distillazione. La seconda distillazione avviene in un alambicco diverso. Riscaldando nuovamente il liquido, le parti alcoliche nocive all’uomo evaporano. Quando la temperatura raggiunge valori prestabiliti, il Mastro Distillatore raccoglie l’acquavite. Al salire della temperatura, altri elementi vengono scartati e a questo punto la distillazione è completa. Ciò che si ottiene è un liquido trasparente adatto all’invecchiamento, con una gradazione alcolica intorno ai 70° e che corrisponde a circa un terzo della prima distillazione. L’ultima ma non meno importante fase di lavorazione per ottenere il whisky è la maturazione. La maturazione consiste nel fare invecchiare il distillato in barili di rovere americana o spagnolo. I barili americani, prima di essere utilizzati per la maturazione del whisky, sono già stati utilizzati per invecchiare il bourbon, il distillato “made in Usa”. I barili spagnoli sono invece gli stessi a loro volta già utilizzati per la maturazione dello sherry. Il legno, essendo poroso, assorbe piccole quantità del liquido che in precedenza ha contenuto, bourbon o sherry appunto, arricchendo in questo modo il whisky. Dopo un primo invecchiamento del distillato scozzese, i barili vengono utilizzati nuovamente per ulteriori invecchiamenti, finché il legno di cui sono composti non perde alcune caratteristiche distintive che donano al liquore un gusto e un aroma particolari. Tra gli elementi più importanti vi sono il colore e profumi floreali e fruttati. Anche il clima dona al liquore scozzese aromi e profumi particolari. Spesso le distillerie sorgono nei pressi del mare, del quale il whisky assorbe l’aria salmastra e il profumo di salsedine. Dopo un invecchiamento in botte di almeno tre anni, il liquore può chiamarsi whisky ed essere immesso sul mercato. Un bicchiere di distillato ha una storia millenaria da raccontare ed è il frutto di anni di lavoro. Contiene i sapori e i profumi del mondo dal quale proviene. Parla di terre lontane, di culture antichissime per trasformare i prodotti della natura in spiriti alcolici tra i più raffinati. E allora, alzando finalmente il bicchiere nel brindisi, auguriamo “Cheers!” (salute!) a tutti. “Uisge beatha”, l’acqua della vita Il termine inglese “whisky” deriva dal gaelico “uisge beatha”, che significa “acqua della vita”. All’inizio della sua storia in Occidente, il whisky era una bevanda molto diversa da quella che conosciamo noi oggi. Corposo, denso, forte e fumoso, era ottenuto con metodi artigianali che davano a ogni distillazione un prodotto diverso. In tempi antichi, il whisky non era solo una bevanda, ma aveva molteplici significati sociali e culturali: era bevuto per proteggersi dal freddo e quindi per prepararsi a lunghi viaggi; era consumato durante le feste e al termine di incontri di lavoro per stringere accordi e alleanze. Veniva utilizzato inoltre per curare la febbre, come anestetico per le partorienti e per preparare gli uomini prima delle battaglie. Infine, era ottimo per disinfettare le ferite. Nelle Highlands, le terre alte della Scozia, si beveva whisky tre volte al giorno: prima di iniziare la giornata di lavoro, durante il pasto e alla fine del giorno. La lunga storia del single malt whisky Il single malt whisky viene dalla Scozia. E’ il più antico, ed è prodotto a partire da puro orzo maltato, acqua e lieviti. Anche se le origini della distillazione sono sconosciute, si presume che il metodo originario sia nato in Estremo Oriente per poi diffondersi in tutto il mondo. Notizie certe riferiscono invece che all’inizio dell’epoca cristiana la distillazione venne sviluppata dagli arabi. I termini “alcool” ed “alambicco” derivano proprio dalla loro lingua. In Occidente le prime nozioni sul metodo della distillazione giunsero in seguito alle crociate in Terra Santa, portate dai frati benedettini nel XII secolo, che a loro volta le avevano apprese proprio da fonti arabe. Edimburgo capitale culturale europea La capitale della Scozia e sede del Parlamento scozzese è una delle città turistiche e dei centri storico-culturali più importanti della Gran Bretagna. I primi insediamenti urbani nell’area di Edimburgo risalgono al VII secolo d.C., ma il suo sviluppo come importante centro culturale e politico inizia nel XV secolo. Nel 1437 la città viene infatti scelta come capitale e i secoli successivi vedono un imponente sviluppo della sua economia, anche grazie alla felice posizione geografica. Edimburgo sorge sull’estuario del fiume Fort, che ha favorito la sua apertura commerciale. L’industria navale è stata il vero volano dell’economia del luogo, soprattutto in relazione allo sviluppo industriale della Gran Bretagna. Oggi la città conta circa mezzo milione di abitanti e le voci più importanti della sua economia sono il turismo e la produzione di whisky, oltre all’industria navale e all’estrazione di petrolio e metano dal Mare del Nord. Edimburgo è sempre stata anche un centro culturale molto importante. L’epoca dei Lumi, in particolare, la vide diventare una delle capitali culturali europee. In questa città sono nati filosofi, geologici, fisici, scienziati e scrittori che hanno segnato la storia del pensiero occidentale. Tra i principali Adam Smith, politico ed economista; Alexander Graham Bell, scienziato; David Hume, filosofo; James Clerk Maxwell, fisico; James Hutton, fondatore della geologia; gli scrittori Arthur Conan Doyle (il creatore del celebre personaggio di Sherlock Holmes, l’investigatore privato), Robert Louis Stevenson (“L’isola del tesoro”, “Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde”), Sir Walter Scott (“Ivanhoe”, “Rob Roy”) e uno degli autori contemporanei di maggior successo di area anglosassone, Irvine Welsh, che scrive prevalentemente delle sottoculture giovanili scozzesi (“Trainspotting”, “Acid House”). Edimburgo è diventata inoltre la residenza della famosa scrittrice J.K. Rowling, creatrice del personaggio di Harry Potter, il giovane mago la cui saga (sia letteraria che nella trasposizione cinematografica) è diventata un fenomeno mondiale campione d’incassi. La Scozia storia di guerre e libertà La Scozia fu abitata fin da epoche preistoriche. Nel I millennio a.C. vi si stanziarono gli Scoti, che diedero il nome a questa terra, unitamente ad altri popoli come i Piti e i Celti. La storia della Scozia è sempre stata segnata da guerre intestine e scontri sia tra i gruppi etnici locali, che contro gli inglesi. La prima guerra per l’indipendenza venne combattuta dal leggendario William Wallace, che guidò il suo popolo contro l’esercito nemico di Re Edoardo, una forza professionale addestrata e bene armata, che però non aveva familiarità con il nuovo tipo di guerra e di guerriglia combattuta da Wallace. Dopo alcune vittorie iniziali, ottenute nel 1297, la Scozia sarà infine battuta e il suo eroe nazionale giustiziato. La memoria di Wallace resterà comunque scolpita nei secoli, ed è ancora oggi un importante punto di riferimento per l’identità nazionale. Nel 1320 le guerre contro l’Inghilterra portarono alla firma della prima Dichiarazione d’indipendenza della Scozia, e nel 1328 alla ratifica da parte inglese con il Trattato di Northampton. L’infinita serie di guerre interne ed esterne non cessò tuttavia con questo atto. Scoppiarono conflitti di successione al trono scozzese che portarono al potere la dinastia Stuart. I sovrani si dimostrarono però incapaci di governare e dopo diversi secoli di vicissitudini re Giacomo VI riunì sotto una sola corona i due regni di Inghilterra e Scozia. Nel XVIII secolo vennero firmati altri trattati per realizzare politicamente l’unione dei due regni, cui seguirono comunque altri episodi di ribellione che portarono infine alla perdita dell’indipendenza scozzese. Solo pochi anni fa, nel 1997, un referendum popolare sancì la ricostituzione del Parlamento di Scozia come organo autonomo da quello di Londra. Tartan: orgoglio e identità Il tartan è un particolare tipo di disegno realizzato sui tessuti in lana delle Highlands scozzesi. Il disegno, ottenuto con fili intrecciati di diverso colore, viene chiamato esso stesso in Italia “scozzese” ed il kilt, il tradizionale gonnellino indossato dagli uomini delle Highlands, è realizzato in tartan. La storia di questo tipo di disegno è antica e affascinante. Le sue origini sono incerte, ma intorno al XVI secolo il tartan scozzese diventa simbolo di identità nazionale, e si diffonde largamente nei secoli successivi, il ‘600 e ‘700. Tradizionalmente, i tartan si distinguevano sulla base delle diverse regioni e distretti, avevano cioè un significato di appartenenza territoriale. Più tardi, intorno alla metà del XIX secolo, sono stati associati ai diversi clan, alle famiglie e ai gruppi sociali scozzesi. Dato il loro significato originario di identità come appartenenza a specifiche regioni, i tartan assumevano anche un significato politico, che oggi potremmo definire come una sorta di “orgoglio locale”. Per questa ragione, in seguito alla battaglia di Culloden del 1746 che vide contrapposta l’Inghilterra alla Scozia con la totale sconfitta di quest’ultima, il governo britannico vietò agli scozzesi l’uso del tartan. Finito il periodo delle guerre, esso venne introdotto nelle divise degli Highlands Regiments. Nel XIX la Highlands Society of London cercò di stabilire ufficialmente i collegamenti tra i tartan ed i clan. Nel volume “Wilson key pattern book” del 1819 sono stati raccolti circa 200 tartan diversi. Oggi ne sono registrati diverse migliaia. Oltre ai tartan dei clan, ne esistono molti altri legati alle forze armate, a compagnie commerciali, gruppi sportivi e altri, in diversi paesi del Commonwealth. William Wallace “Pro libertate” “Il tuo cuore è libero, William. Abbi il coraggio di seguirlo”. Nella ricostruzione cinematografica del film “Brave Heart”, forse non sempre aderente alla verità storica, è ricordando queste parole pronunciate dal padre che il giovane William Wallace decide di ribellarsi al dominio inglese. L’Inghilterra aveva infatti deciso di occupare la Scozia. Wallace tenta di organizzare le forze indipendentistiche e di cacciare gli invasori. Gli inglesi vennero sconfitti nel 1297 ma Wallace venne a sua volta battuto l’anno seguente. Le sue gesta contro l’esercito di Re Edoardo I diventano leggendarie, anche se Wallace verrà catturato con il tradimento e infine giustiziato a Westminster. Il celebre personaggio, diventato un eroe nazionale per gli scozzesi, è il protagonista del film storico “Brave Heart – Cuore Impavido”, con il famoso attore Mel Gibson che interpreta proprio questo ruolo. Il motto “Pro Libertate” è divenuto quello ufficiale del clan di Wallace, in omaggio al coraggio e al sacrificio di un uomo che ha dato la vita per la libertà della sua terra. Il Castello di Edimburgo: Nemo me impune lacessit Il Castello della capitale scozzese è uno dei più suggestivi e affascinanti monumenti alla storia e all’identità nazionale della Scozia. Sorge su una rocca che offre rifugio agli uomini da tremila anni, essendo con questo il sito fortificato occupato in permanenza più antico della Gran Bretagna. In seguito all’invasione degli angli, intorno al 638 d.C., la rocca è stata conosciuta con il nome inglese di “Edinburgh”. Nel Medioevo esso divenne il più importante castello reale della Scozia, e sostenne gli assedi contro gli inglesi. L’ultimo assedio che vide fu quello Giacobita del 1745. In tempi più recenti è stato convertito a sede museale. Il sito è ora patrimonio mondiale, pur essendo ancora sede di una guarnigione militare. Oggi il castello ospita importanti musei di guerra: il Museo nazionale della Guerra – inaugurato nel 1933 come Scottish Naval and Military Museum - , il Museo del Reggimento dei Royal Scots Dragoon Guards e il Museo del Reggimento dei Royal Scots, il più antico reggimento di fanteria dell’esercito britannico. Tutti questi reggimenti e più in generale le forze armate scozzesi hanno combattuto un’infinita serie di guerre nel corso della loro storia e fino ad oggi. Sezioni speciali dei musei sono inoltre dedicate agli eroi di guerra che si sono distinti in battaglia guadagnandosi la Victoria Cross, la massima onorificenza al valor militare alla quale un soldato del Regno Unito possa aspirare. Entro le mura del castello sono visitabili anche il Palazzo Reale, residenza della famiglia reale scozzese, gli “Honours of Scotland”, ovvero la Corona, lo Scettro e la Spada cerimoniale, le più antiche insegne reali del Regno Unito, la Pietra del Destino, il Reliquiario Nazionale, il Salone d’Onore e la Cappella di Santa Margherita. Le Great Highland Pipe: il lamento dell’anima E’ ormai universalmente accettato che le origini della cornamusa scozzese non siano rintracciabili in Scozia, ma piuttosto in Medio Oriente. Solo nelle Highlands però la tradizione musicale legata alla cornamusa è arrivata a svilupparsi in forme grandiose, analoghe alla musica classica. Nel corso del XII e XIII secolo, la cornamusa si è diffusa in tutta Europa grazie a suonatori itineranti. Lo strumento può essere arrivato in Scozia intorno al XV secolo. Fino a quel momento, la musica popolare nelle Highlands si limitava probabilmente a forme orali accompagnate da tamburi o strumenti a fiato rudimentali. Si suonava l’arpa, ma il suo uso era esclusivo del mondo nobiliare, e comunque il suono dolce e delicato la rendeva adatta solo agli ambienti chiusi. La cornamusa, al contrario, produce un suono possente, che può essere udito anche a miglia di distanza nelle solitudini delle vallate scozzesi. Dopo la disfatta militare della Scozia contro l’Inghilterra nel 1746, molti highlander migrarono nel Nuovo Mondo in cerca di fortuna. Qui fondarono nuove colonie, ove probabilmente la tradizione musicale della Great Highland Pipe si conservò meglio che nella stessa patria. In Nova Scotia, e più precisamente sull’isola di Cape Breton in Canada, è ancora possibile ascoltare le musiche scozzesi originali del ‘700. In patria, invece, molti scozzesi si arruolarono negli Highland Regiments dell’esercito britannico, dove la cornamusa si accompagnò ai “drummer”, i suonatori di tamburi della tradizione militare inglese. Nacque così la “Military Pipe Band”, che si sviluppò al grado più alto nel periodo del colonialismo imperiale britannico. La cornamusa scozzese si compone di una sacca, originariamente in pelle ma oggi sempre più spesso di materiali sintetici, e di un insufflatore e quattro canne musicali, tutti inseriti all’interno della sacca stessa. Il suono che lo strumento produce è molto particolare, quasi un lamento. La musica della “Great Highland Pipe” rievoca antiche battaglie e la nostalgia di tempi andati, di libertà perdute. Anche oggi, il suo lamento scivola indomito sui verdi prati di Scozia. Una leggenda vuole che l’anima del “Lone Piper”, il cornamusiere solitario, vaghi ancora, sul finir del giorno, suonando le note malinconiche della “patria degli uomini coraggiosi”. Testo e foto: Michele Mornese