Il nudo fotografico e il sogno della pittura, dall

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Il nudo fotografico e il sogno della pittura, dall
IL NUDO FOTOGRAFICO E IL SOGNO DELLA PITTURA
dall’Accademia al digitale
I CONTENUTI DELLA MOSTRA
Rispetto alla scelta fotografica approntata da Peter Weiermair per la GAM, l'esposizione alla
Sweeet Home curata da Roberto Roda, coordinatore dell'Osservatorio Nazionale sulla Fotografia,
con la collaborazione di Luca Garai art director della Sweet Home e di Rosanna Lazzari non si
presenta ripetitiva, ma complementare: costituisce una riflessione a margine che usando come
veicolo tematico la raffigurazione del corpo rendiconta i complessi rapporti, conflittuali e sinergici al
tempo stesso, che sono intercorsi fra fotografia e pittura. Nella mostra alla Sweet Home viene data
preferenza al gioco delle contaminazioni, non solo ai travasi in termini di figurazioni, pose e
atmosfere quanto piuttosto al sovrapporsi e al fondersi di tecniche pittoriche e fotografiche capaci
di concorrere alla creazione di una unica immagine. Questa iterazione manifestatasi nell'Ottocento
precocemente già nei primi anni successivi all'invenzione della nuova arte, è diventata una
peculiarità della ricerca artistica contemporanea laddove l'avvento del digitale ha decretato nuove
possibilità di osmosi multimediale.
IL NUDO FOTOGRAFATO E IL SOGNO DELLA PITTURA dall'Accademia al digitale adotta la
formula della mostra cammeo ed espone un selezionato numero di opere provenienti da musei e
raccolte pubbliche, da collezioni private, da gallerie d'arte, dagli studi di alcuni artisti
contemporanei, testimoniando un arco temporale che va dal 1880 alla contemporaneità. Sotto gli
occhi del visitatore, le immagini edite a Parigi da Calavas, scattate da Garrigues e da altri
fotografi dell'Ottocento mostrano dapprima i tentativi di porre la fotografia al servizio della pittura
proponendo album e raccolte di pose accademiche, dove si materializzano atmosfere esotiche,
mitiche e arcadiche. Si tratta di immagini pensate all'epoca per coadiuvare l'attività didattica delle
scuole di nudo delle Accademie e accontentare i pittori Pompiers i quali lungi dall'esaurirsi nella
fine dell'accademismo ottocentesco sapranno sopravvivere nel gusto del Novecento travasando i
loro stilemi dai Salon all'illustrazione editoriale.
Il Pittorialismo, è invece il tentativo paradossale della fotografia di fregiarsi del titolo di Arte
imitando ed esaltando ciò da cui voleva affrancarsi: la sudditanza della pittura. A delineare
l'affollata avventura pittorialistica c'è in mostra Wilhelm von Gloeden (1856-1931) cantore della
nudità maschile e precoce fondatore della poetica omosessuale, ma anche partecipe a Taormina
del sogno mediterraneo dei Deutsch Römer, ci sono le immagini femminili di alcuni studi parigini
degli anni Dieci e Venti, gli esotismi degli studi hollywoodiani anni Venti, alcune rare foto tedesche
degli anni Trenta a documentare che il pittorialismo fotografico partecipò alle avventure artistiche
dell'Ad Nouveau, del Decò,dell'Espressionismo... Ci sono, fra le altre, anche le immagini del
bolognese Clelio Silvestrini(1901-1966) a raccontarci, per gli anni Trenta, gli apporti fondamentali
del grande fotoamatorialismo italiano e quelle più recenti di tre maestri della fotografia italiana
Antonio Masotti, Dario Lanzardo e Sergio Pivetta, che dagli anni sessanta del Novecento ci
conducono al nuovo secolo, confermandoci che il pittorialismo, e pure un certo citazionismo
pittorico, sono camaleonti capaci di nascondersi anche nelle più recondite e inaspettate pieghe
della contemporaneità. C'è in mostra anche il centese Bruno Vidoni (1930-2001), con uno dei
celebri falsi fotografici (un inedito nudo falso ottocentesco) che negli anni settanta e ottanta del
secolo appena trascorso furono il terrore di molti critici ed "esperti" di arte fotografica e gli valsero
meritato ingresso nella storia della fotografia italiana.
La mostra racconta poi il sogno del colore rincorso per oltre cento anni da un mezzo fotografico
prigioniero di una tecnologia che consentiva solo la visione in bianco e nero, visione superata
artificialmente usando pigmenti pittorici per colorare a mano le foto con esiti imprevedibili, come
accade per le veneri nere africane delle edizioni Ceccami che negli anni della propaganda fascista
per le guerre d'Africa sembrano anticipare alcuni stilemi che saranno resi famosi trent'anni più tardi
dalla pop art di Andy Warhol.
Il resto è il racconto recente delle provocazioni contemporanee di artisti insofferenti di ogni
limitazione tecnica: fotografia e pittura si fondono negli eros-graffiti in polaroid, anni Ottanta, del
siculo ma bolognese d'adozione Paolo Denaro, nei narcisismi fotopittorici del bolognese docente
d'Accademia Carlo Gajani, nelle sperimentazioni del sardo Mario Pischedda, fra i primi artisti
italiani ad intuire le possibilità del digitale, nei complicati incubi digitali del web designer laziale
Alessandro Baveri, nelle spregiudicate parodie fotografiche di capolavori pittorici realizzate dal
ferrarese Vittorio Ardizzoni, infine nelle incontenibili commistioni della trentina Elisabetta Alberti
che sulle foto dipinge e pure ricama, della siculo-bolognese Elisabetta Dell'Olio, raffinata
manipolatrice di polaroid, della ex fotomodella modenese Debora Pelatti,che sulle foto disegna,
dipinge e cuce, della friulana Isabella Pers, che alle foto affida il resoconto di fantasiose
performance, della romana Jude (al secolo Giuditta Paolini), che si diverte ad allestire, lei
protagonista, quadri viventi ispirati dalla storia dell'arte, della bolzanina Alexandra von Hellberg
che ad Appiano piega ai propri intenti il mestiere di Karl Obkircher o dello studio Xenon così come
la contessa Virginia Oldoini di Castiglione induceva all'obbedienza della sua regia il celebre
fotografo parigino Pierson negli ann '50 e '60 dell'Ottocento. Analogamente sembra agire Roxana
all'interno di Distemper® il gruppo da lei fondato a Bologna con Simone Woodrooth, prevedendo
l'inserimento saltuario di altri artisti non necessariamente fotografi. Queste artiste contemporanee
possono tutte essere ascritte alla grande famiglia delle "bad girls" o "wild woman" che dir si voglia.
Aggressive, sono fermamente intenzionate a conquistare i territori della fotografia e dell'arte,
laddove sino a poco tempo fa i maschi dominavano la scena. Amano mettere a nudo, e non solo
metaforicamente, se stesse e non poco anche gli altri. Teneramente spregiudicate, usano il
proprio corpo, e quello di sorelle, amiche, amici e compagni, crudamente, a volte crudelmente,
senza pudori, senza pietismi, senza pietà, per comunicare con arguta ironia i propri sentimenti, le
speranze, i desideri, le ossessioni femminili.
Sono loro la novità incalzante dell'arte che entra nel secolo XXI: nelle loro immagini di nudo, il più
delle volte autoreferenziali, la rincorsa della fotografia alla pittura può dirsi ormai conclusa.
Pittura e fotografia tradizionale si sono odiate e amate dal 1839 anno in cui Arago presentò a
Parigi la nuova invenzione. Dopo 165 anni entrambe debbono fare i conti con un nuovo universo
artistico perché il digitale è in rapida, continua e inarrestabile espansione. In ogni caso lo si è già
capito, il corpo, poco importa se elegantemente nude o provocatoriamente naked , sarà ancora il
terreno principale dove vecchie e nuove arti continueranno a fronteggiarsi in futuro.
La mostra Il nudo fotografato e il sogno della pittura ha carattere circuitante.
Dopo l'anteprima bolognese l'esposizione approderà alla galleria d'Arte Moderna di Feltre dal 6
giugno al 4 luglio 2004 dove si arricchirà di una nuova sezione denominata Assonanze ( e curata
congiuntamente da Roberto Roda e Tiziana Casagrande, direttrice della galleria civica feltrina) in
cui una serie di immagini fotografiche d'epoca vengono chiamate ad interagire con alcune coeve
opere pittoriche della raccolta Carlo Rizzarda suggerendo al visitatore suggestioni immediate
attorno alle rincorse che fotografia e pittura hanno reciprocamente esercitato l'una nei confronti
dell'altra fra Ottocento e Novecento.
Dal 10 luglio al 15 agosto 2004 la mostra sarà a Ferrara ospite dell'Osservatorio sulla Fotografia
presso la sala esposizioni del Museo del Risorgimento e della Resistenza nel complesso del
Palazzo dei Diamanti, dove si arricchirà ulteriormente per l'apporto di materiali provenienti dal
vasto archivio della fotografia storica del Centro Etnografico Ferrarese. In particolare è prevista
una ulteriore sezione L'harem e le etnografie immaginarie del colonialismo dedicata al
rapporto fra nudo fotografico, pittura ed esotismo coloniale.