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Agricoltura oggi
Tommaso Maggiore
IL MAIS
l
un prodotto
dai mille usi
La produzione italiana non è
sufficiente
e impone di ricorrere
a una forte importazione
del mais destinato
all’alimentazione
del bestiame
per il quale
si utilizza anche
la pianta intera.
Le superfici investite a mais in Italia sono state
negli ultimi anni intorno a 1.250.000 ettari, di
queste circa 1.000.000 destinati alla produzione di
granella e 250.000 a quella di trinciato integrale per
l’insilamento. Le rese areiche per la produzione di
granella sono state mediamente di 10 t/ha e quelle
del trinciato di circa di 20-22 t/ha se espresse in
sostanza secca o di 60-65 t/ha se espresse al 65%
di umidità, alla quale normalmente quest’ultimo si
raccoglie.
Purtroppo le rese unitarie non si sono incrementate dal 1997, da quando cioè l’Italia ha scelto di
non introdurre le innovazioni genetiche di grande
rilevanza agli effetti dell’incremento della produzione e della sanità della pianta e della granella.
La conseguenza è quella che l’Italia per colmare
le attuali proprie esigenze importa quantitativi di
granella che ammontano a più di un quinto della
produzione nazionale. Infatti nell’ultimo anno la
produzione nazionale è stata di 8,5 milioni di tonnellate e l’importazione ha raggiunto i 2,5 milioni di
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tonnellate.
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Il silomais viene raccolto
ad una umidità del 30%,
macinato finemente
e conservato in un silo.
Circa l’ottanta percento della totale disponibilità
viene assorbita dalla zootecnia e la restante parte
prevalentemente dall’industria amidiera, mentre
resta secondaria quella destinata all’alimentazione
umana (birra, farina per polenta, prodotti per la
colazione).
Sempre rispetto alla totale disponibilità di granella (produzione più importazione) il 60% è utilizzato
dall’industria mangimistica per la produzione dei
mangimi completi e complementari. Per comprendere questi termini convenzionali si ricorda che per
le recenti normative europee si definiscono mangimi
completi quelli che forniscono tutta la razione all’animale e complementari quelli che si aggiungono ad
una razione composta da foraggi e da concentrati.
Della totale quantità di mangimi preparati dall’Industria in Italia il 45% è destinato ai volatili ( polli da
carne, ovaiole, tacchini e faraone) e la restante parte
ai suini e ai bovini. Il mais nel mangime dei polli e
dei suini rappresenta in peso, di norma, il 50% e più
di tutti i componenti impiegati, mentre nei bovini
la percentuale di impiego può essere inferiore è
fortemente influenzata dal prezzo degli altri cereali
impiegabili.
è noto che il mais, come del resto tutti i cereali è
prevalentemente apportatore di energia ed è povero
in proteine (8-9%) e inoltre che queste ultime sono
povere di alcuni aminoacidi essenziali come la lisina
e il triptofano. Per queste ragioni non può essere
impiegato da solo in una razione bilanciata, ma
necessita di essere addizionato a prodotti che contengono, oltre ad un elevato contenuto proteico (es.
farina di estrazione di soia), gli aminoacidi essenziali
per equilibrare la qualità delle proteine stesse. Non
esistono limitazioni nell’uso del mais in alimentazione animale dato che non contiene fattori antinutrizionali, con esclusione dei fitati che rappresentano
antinutrizionali per i suini. Ovviamente quanto sopra
è vero se non sono presenti delle tossine provocate
da specifici funghi (micotossine). Per l’alimentazione
si utilizzano non solo la granella, ma anche sottoprodotti derivati dalla macinazione a secco o a umido
della stessa per preparare prodotti destinati all’industria o all’alimentazione umana.
Nelle zone di produzione del mais e cioè prevalentemente in Valle Padana molti allevatori di suini e
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in minor quantità di bovini da latte o da carne, invece
di utilizzare la granella di mais essiccata, preferiscono
giustamente, anche per ragioni di costi, raccoglierla
ad una umidità del 30%, macinarla finemente e conservarla in silo. Questa operazione può essere fatta
macinando solo la granella o l’intera spiga (granella
più tutolo) nel primo caso si ottiene il pastone di
granella, nel secondo il pastone di spiga. Quando si
dispone di questi prodotti l’allevatore li integra con
concentrati proteici e complessi vitaminici e minerali
evitando così di acquistare mangimi già completamente formulati. I pastoni sono spesso molto più
appetibili della farina. In zootecnia sono usati diversi
sottoprodotti della lavorazione della granella (semola glutinata, panello di germe, farina di estrazione di
germe, glutine di mais, distillers).
La semola glutinata, sottoprodotto ottenuto
nel corso della macinazione a umido del mais per
l’estrazione dell’amido e commercializzata dopo
essiccazione, contiene crusca, una parte di germe,
amido e glutine. Nei mangimi viene utilizzata per
non più del 30%.
Il panello di germe o farina di estrazione è un
altro sottoprodotto che deriva dall’estrazione dell’olio dal germe o dalla degerminazione della granella
utilizzata per la preparazione dei corn flakes. Si definisce panello quando l’olio è estratto per pressione
e farina quando l’olio è estratto con solventi. Questi
prodotti di norma non vengono impiegati nell’alimentazione dei suini destinati anche alla produzione
dei prosciutti di Parma e San Daniele e ciò perché
gli acidi grassi insaturi di questi possono influenzare
negativamente la consistenza del grasso corporeo.
Altro sottoprodotto industriale è il glutine di mais
che viene ricavato dalla macinazione a umido del
mais effettuata per estrarre amido (utilizzato sia per
l’alimentazione umana, sia per molti scopi industriali,
non ultimo oggi quello della produzione di polimeri
plastici biodegradabili). Il glutine è ricco di proteine e
di pigmenti carotenoidi. La ricchezza di questi ultimi
lo fa impiegare nell’alimentazione delle ovaiole per
conferire il colore giallo arancio al tuorlo, cosa che
risulta molto gradita ai consumatori.
Infine sottoprodotti, molto disponibili sul
mercato in questi ultimi tempi, sono i distillers che
derivano dalla fermentazione dell’amido per la
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Circa l’80% del mais in Italia è assorbito dalla zootecnia,
la parte restante va all’industria amidiera, mentre resta secondario
l’uso per l’alimentazione umana.
Impieghi vari del mais
produzione di energia
trasformazione: destrine, glucosio, destrosio,
fruttosio, isoglucosio, caramello, amidi
pregelatinizzati, amidi modificati, ciclodestrine,
polioli e acidi organici.
• Pianta intera raccolta allo stadio
di maturazione cerosa (35%
s.s.) e insilata da destinare alla
fermentazione anaerobica per
produrre metano e quindi per
cogenerazione energia elettrica e
termica. Oggi largamente impiegato
in Italia come coltura dedicata per
questa destinzione.
Oggi si stima che quasi il 50% dei prodotti
derivati dall’amido vengono impiegati in
settori no food. Di seguito se ne fa un elenco
orientativo.
• L’amido nativo è materia base per le colle
impiegate nella produzione della carta.
• Pastone di spiga o di granella,
insilato e da destinare come sopra.
• L’amido precotto da luogo alle destrine gialle
anch’esse utilizzate come basi per colle e
appretti.
• Granella per la produzione di
bioetanolo da utilizzare tal quale
come componente delle benzine
o per la preparazione dell’ETBE
(EtilTerButilEtere). In futuro con i
processi di seconda generazione
si pensa di utilizzare, per questo
impiego, la pianta intera.
produzione di etanolo (in piccola parte di liquori
come il whisky). Separato l’alcool per distillazione
resta la parte costituita da frazioni insolubili e fibrose,
dal lievito (Saccharomices cervisiae) e da altri residui.
Questi sottoprodotti vengono anche denominati
borlande, che essiccate danno:
- i DDGS ( Dried Distillers Grains with solubile);
- i DDG (frazioni insolubili : Distillers Dried
Grains);
- i DDS ( frazioni solubili: Distillers Dried Solubile).
I distillers vengono impiegati quasi esclusivamente
nell’alimentazione dei ruminanti e sono caratterizzati da basso contenuto di amido, elevato tenore di
fibra e buon tenore in proteina e spesso molti lipidi.
Data la presenza di questi ultimi è necessario
porre attenzione nella conservazione al fine di
evitare irrancidimenti. Il mais da molto tempo è
stato utilizzato come foraggio nell’alimentazione
dei bovini, sia utilizzando parte di piante e cioè
quelle che si ottenevano per cimatura delle stesse
dopo la fecondazione, ma soprattutto proveniente
da appositi erbai. La pianta intera di mais veniva
utilizzata per l’alimentazione del bestiame trinciata
grossolanamente e raccolta prima della fioritura
(granturchino). Si effettuavano degli erbai intercalari fra colture principali, a semina scalare e con
un’altissima densità di piante per unità di superficie, che venivano raccolti alla fioritura e utilizzati
subito dopo la raccolta. L’uso del granturchino è
praticamente scomparso date, da una parte per
le difficoltà che oggi si hanno nell’approvvigionamento giornaliero e dall’altra per la non costante
qualità nutritiva e il peggioramento della stessa
con l’avanzare del ciclo. Per l’alimentazione dei
bovini e anche delle bufale l’innovazione più importante, a partire dalla metà del secolo scorso,
è stata l’utilizzazione della pianta intera di mais
raccolta alla maturazione cerosa della granella,
trinciata e conservata in sili orizzontali (trincee).
Questo foraggio oggi, negli allevamenti intensivi, rappresenta la base foraggera, per tutto
l’anno, che ha sostituito per la quasi totalità i foraggi essiccati (fieni) che un tempo si impiegavano prevalentemente in inverno e quelli verdi (da
erbai e da prati) nel corso dell’estate. Infatti le
bovine da latte, ma anche i vitelloni, consumano
tutto l’anno il silomais cui viene aggiunto poco
fieno e il mangime concentrato. Il tutto viene ›
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• Tra gli amidi modificati, quelli fluidificati
vengono impiegati per la produzione del
cartone ondulato e per il cartongesso.
• L’amido eterificato viene anch’esso utilizzato
dall’industria cartaria.
• Il destrosio è componente come prodotto
energetico nelle soluzioni fisiologiche iniettabili
in vena.
• Granella tal quale per produzione di energia
termica in sostituzione del pellet, ma anche
prodotti della lavorazione della granella quali
additivi per la produzione di pellet.
produzioni varie
La granella secca e tal quale può essere
macinata con mulini o lavorata per via umida.
• Con il mulino si ottengono: spezzati più
o meno grossi (homini, grits), semola,
farina, crusca e germe, tutti destinabili
all’alimentazione umana e degli animali, ma
anche alla fermentazione. Si ricorda che il mais
è il cereale che entra maggiormente fra le basi
per la preparazione di birra, whisky, gin, rhum e
vodka garantendo rese molto elevate. Il germe
viene utilizzato per l’estrazione dell’olio.
• Con la lavorazione per via umida si
ottengono: amido nativo, proteine, farina
glutinata, corn steep liquor (concentrato
proteico derivato dalla fermentazione lattica
dell’amido). Utilizzando l’amido come materia
prima si ottengono poi prodotti di seconda
• I polioli (sorbitolo, mannitolo, xililolo, ecc.)
vengono utilizzati oltre che per vari impieghi
nell’industria alimentare anche in quella
cosmetica (es. sorbitolo nei dentifrici) o nella
lavorazione dei tabacchi come stabilizzatori
dell’umidità.
• Le ciclodestrine sono ampliamente utilizzate come
“cattura odori” negli ambienti domestici. L’amido è
un polimero biodegradabile con il quale si possono
produrre prodotti alternativi a quelli oggi ottenuti
con materie prime di origine fossile. Attraverso
processi fermentativi si producono prima acido
citrico, acido lattico, acidi organici, enzimi, lieviti ed
etanolo. Poi con processi chimici resine plastiche
biodegradabili (polilattati), solventi biodegradabili,
lubrificanti, agrofarmaci, pneumatici d’auto, films
pacciamanti, ecc.
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Rispetto alla totale disponibilità di granella di mais (che
rappresenta la produzione più importazione), il 60% viene utilizzato
dall’industria mangimistica.
miscelato accuratamente e somministrato una
sola volta al giorno come “ piatto unico” a detto
bestiame. Questa evoluzione nel sistema di
alimentazione si è via via sempre più impiegata
dagli allevatori per più ragioni: il più basso costo
dell’unità nutritiva del silomais rispetto a qualsiasi altro foraggio; la grande produttività della
coltura per unità di superficie (4 volte superiore
a quella del fieno ottenuto annualmente dallo
sfalcio dei prati); dalla relativa costanza qualitativa del prodotto insilato; dalla semplicità di
conservazione con poche perdite; dalla completa
meccanizzabilità di tutte le operazioni di raccolta,
trinciatura, caricamento del silo e desilamento.
In Italia le bovine che non ricevono nella
razione silomais sono quelle allevate in zone ove
la coltura del mais non è realizzabile e quelle presenti nel comprensorio del Consorzio del Grana
Parmiggiano-Reggiano, che nel proprio disciplinare esclude l’impiego di qualsiasi foraggio insilato
non solo per gli animali in
produzione, ma anche
per quelli in allevamento, ma che ancora non
producono.
L’impiego del silomais ha conseguentemente modificato i sistemi foraggeri che erano
alla base di quelli alimentari e zootecnici di
un tempo provocando
una forte diminuzione
delle superfici investite a erbai e a prati da
vicenda. Ad esempio il
prato di erba medica che
nel 1960 occupava in Italia circa 2 milioni di ettari
oggi è presente solo su 700.000 ha.
Infine l’utilizzazione foraggera del mais ha consentito e consente tuttora la concentrazione degli
allevamenti e l’aumento del numero di capi allevati
nelle aziende che si dedi◆
cano alla zootecnia da
latte o da carne. In linea
teorica ove con un ettaro di
eraMpossibile
Tprato
ommaso
aggiore allevare
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Dipartimento di Produzione
Vegetale, Università
degli Studi di Milano
Cenni sulle plastiche
biodegradabili
Il destrosio (zucchero semplice), ottenuto
dall’idrolisi dell’amido,
è alla base del processo fermentativo
che porta ad acido lattico. Cristallizzando
si elimina l’acqua
e si producono attraverso processi
di polimerizzazione dei polilattati
(PLA, PHA), questi possono dare
origine a resine o a fibre di vario
aspetto, flessibilità, plasticità e
resistenza. La plastica biodegradabile
trova impiego nella produzione di
contenitori per i rifiuti organici,
borse per la spesa, utensili vari,
fibre tessili simili al poliestere o
utilizzate nella produzione di
pneumatici e di films pacciamanti
a più o meno lunga attitudine alla
biodegradabilità.
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