Nebbia Rossa - BraviAutori.it

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Opera creata con StoryMaker online su
www.braviautori.it il 04-06-09, 22:04:45
Nebbia Rossa
L'inizio
"Coraggio... fatti ammazzare!"
(Ispettore Callaghan)
"Just drop in to see what condition my condition was in..."
(Kenny Rogers & The First Edition)
Immensi frattali colorati si disegnarono in cielo, in un turbine convulso di emozioni. Poi, la
nebbia... quella nebbia policroma lo avvolgeva quasi solida, celando dietro i suoi effluvi
qualsiasi cosa avesse attorno. Era circondato dal niente, un niente rosso porpora che rischiava
di soffocarlo lentamente.
Purple Haze
all in my brain
lately things
don't seems the same...
La bruma si diradò. La realtà non apparve migliore del rosso nulla nel quale era avvolto
qualche istante prima.
Nebbia si ritrovò in una camera da letto laida e marcescente, che andava disgregandosi a poco
a poco sotto i suoi occhi, vittima di una vorace entropia che la stava divorando. La muffa nera
e appiccicosa colava come catrame dalle pareti grigie e lerce.
La stanza, arredata in modo spartano e semplice, cambiava continuamente forma e
dimensione. Pulsava costantemente come un enorme polmone dal quale entra ed esce aria.
Una strana sensazione lo pervadeva: quella di non finire là dove il suo corpo terminava. Lui
era quel grezzo letto di metallo che aveva di fronte a sé. Era il vecchio comò di legno alla sua
destra. La poltrona verde e consunta, la finestra, le mattonelle rotte del pavimento, i buchi nel
muro, la casa tutta, e quello che c'era oltre.
D'un tratto udì un forte sospiro soffiare alle sue spalle.
- Ma guardati! Sei uno schifo.
Si voltò. Seduta sul letto c'era un enorme blatta marrone alta due metri che leggeva il giornale.
- Io non...
- Tu-u? I-o non capisco cosa ti frulla per il cervello!
La blatta lo guardava con i suoi occhi scuri e privi di espressione ondeggiando le sue
disgustose antenne davanti a lui. Nebbia piegò le labbra in un visibile cenno di disgusto.
- Dovrei ucciderti, ma temo di non averne la forza.
- Tu sei completamente fuori. Così non può funzionare tra noi...
Adesso la blatta stava mutando le fattezze del viso tanto da assumere i lineamenti di una
bellissima ragazza. Il corpo rimase quello stomachevole di uno scarafaggio alto due metri.
Nebbia si piegò su se stesso e vomitò l'anima sul pavimento fangoso della camera.
- Che schifezza! Hai toccato il fondo. - gridò il Gregor Samsa dalla faccia ammaliatrice da
donzella seduto sul suo letto.
Questo deve essere l'inferno, pensò, non c'è altra spiegazione. Huxley lo aveva descritto.
Tutto è così reale, tanto da sembrare oggettivo. Eppure è solo un atto creativo del mio
inconscio caduto in balia della neurammina.
I suoi pensieri adesso riuscivano a essere di senso compiuto, segno che l'effetto allucinogeno
stava pian piano affievolendosi. Vide i muri ricomporsi e tornare bianchi, come avesse
premuto il tasto rewind sul videoregistratore e guardasse riavvolgersi la scena di un film a
velocità moltiplicata.
La camera adesso aveva un altro aspetto, pulito e curato. La luce soffusa di un abat-jour
accesa su di un comodino creava un atmosfera di calda intimità. Ad avvolgerlo il suono
scoppiettante di un vinile che riproduceva la voce vellutata di Chet Baker alle prese con i
primi versi di Moon and sand. Di tanto in tanto un assolo appassionato di tromba sostituiva il
cantato.
Struggente, fu l'ultima cosa che Nebbia pensò prima di rendersi conto che La Rossa, ormai del
tutto umana, stava incamminandosi in direzione della porta.
- Hai rovinato tutto con quelle maledette pillole! Sei un idiota!
- Scusami, io...
- Cosa sto facendo? - disse solo a se stesso - Mi sto scusando? Ma sentitemi... sto
frignucolando come una donnicciola!
- Che stronzo!
La Rossa si alzò dal letto e si diresse verso la porta con la chiara intenzione di aprirla e uscire
da quella stanza piena di tensione e insicurezza: - Cresci! - gridò.
E uscì.
Arma nel cassetto
Nebbia restò immobile, gli occhi sbarrati, le pupille dilatate. Lasciò scivolare alcuni
secondi nel nulla, poi si mosse a passi lenti. Raggiunse il tavolino dei liquori. Scelse la
bottiglia di Macallan ignorando le altre, si diresse verso la finestra.
Il sole tramontava e le ombre divoravano la città. Mandò giù un sorso di whisky. Riuscì a
scorgere la figura della Rossa camminare sicura, lontano.
- Non lasciarmi. - sussurrò - Non farlo.
Guardò la stanza vuota. Nella sua bocca, il sapore di lei aveva lasciato il posto al corposo
aroma dello scotch.
Infilò un paio di jeans, una camicia bianca, andò alla scrivania.
Sapeva di non avere alternative: doveva tornare lì dove tutto ebbe inizio: via dell'Euchadè 5, il
Roxy Bar.
Aprì un cassetto, prese le sue armi e abbandonò l'appartamento.
Gli ordini erano chiari
Eh sì, ora si trovava in un grosso guaio. Ogni volta che c'era di mezzo una donna c'erano di
mezzo rogne, e questa volta rischiavano di essere più grandi di lui.
Gli ordini erano chiari: La Rossa doveva essere uccisa quella sera stessa e lui, fottuto di un
coglione che non era altro, si era lasciato prendere dai sentimentalismi. Si era comportato da
dilettante, l'aveva lasciata vivere. Si era lasciato ingannare dai suoi occhi così profondi, da
quello sguardo da cerbiatto.
- Adesso la pelle la faranno a me. - pensò tra sé.
Aprì la portiera della sua Electricar modello versatile terra-aria color argento e salì. Accese
una Weston blu senza filtro e inspirò di gusto mentre apriva il finestrino, fregandosene della
pioggia che bagnava gli interni. Guardò allo specchietto la sua fronte corrucciata: - Che hai da
fissare, coglione?
Attivò il motore e partì sgommando, senza una minima idea di quello che avrebbe inventato a
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Schiuma per giustificare il suo errore. Sapeva solo che doveva raggiungere il Roxy.
Il Roxy: che tempi!
Il Roxy... quanti segreti si sono mescolati nella sua perenne aria fumosa. Quella bettola, a
seconda di come ti girava, poteva indifferentemente essere il tuo ufficio di collocamento, il
tuo bar preferito o, talvolta, un seno materno in cui trovare conforto.
Lì ho pescato i lavori migliori, quelli che definivo "ambo-veloci", ovvero quelli che chiudevi
in fretta e altrettanto velocemente ti pagavano. C'erano giorni che me ne facevo due o tre a
settimana, senza sosta, senza rimorsi, con precisione e freddezza. Ma erano anche altri tempi.
In seguito, i killer vennero sostituiti da squadre di avvocati cazzuti. La legge era talmente
complicata che talvolta, gli stessi avvocati dello stesso studio legale, facevano a botte tra loro
per scegliere il cavillo legale più appropriato per scagionare un malvivente. Quindi, chi
riusciva a ingaggiare lo studio legale con più avvocati, aveva maggiori chance di farla franca
in qualunque situazione.
Se eri ricco andavi da loro, altrimenti ti accontentavi... o chiamavi me.
Il Roxy... che tempi!
24 dicembre
24 dicembre.
- "Che magica notte del cazzo!" - sbraitò Nebbia.
- "Non dovevo accettarlo... accettarlo... non dovevo... non... accettarlo... dovevo... perché...
perché... ho accettato questo incarico maledetto?" - si ripeteva durante il tragitto in auto da
casa fino al parcheggio davanti al Roxy, mentre la cenere della sigaretta gli cadeva tra le
cosce.
Ormai era completamente andato!
Aveva bisogno di soldi, è vero; le crisi d'astinenza da neurammina sono indescrivibili: fuori
sei tutto carino, pulito e rilassato; dentro, invece, i tuoi neuroni sembrano dei deflettori
malfunzionanti dopo un temporale. Quando sei in crisi non riesci a distinguere tua madre da
un quarto di bovino appeso. Ma la Rossa... la Rossa, no!!! Non poteva.
"Che mi scoppi pure il cervello; chi se ne fotte?! La Rossa non la tocco!"
Schiuma era stato tassativo: "La tizia deve scomparire... sennò Babbo Natale non arriva e puoi
dire addio ai tuoi 10.000 eurocrediti!" 10.000!!! Stavolta erano più del solito: la faccenda era
grossa.
Già! Pur essendo ricchi, i nuovi "datori di lavoro" di Nebbia, non avevano certo bisogno di un
lavoretto da avvocati con la borsa in pelle e il dopobarba costoso comprato da Hemmond's.
Nell'ambiente, nonostante il suo viziaccio con la neurammina, Nebbia aveva una certa
credibilità; non per gioco lo chiamavano "stermina e pulisci"... altro che gli "eliminatori" dei
vecchi film di Luc Besson!
Ma la Rossa! Cristo!
"Perchè hai dovuto rubare quel cavolo di programma alla FutureProg? Perchè proprio a loro?
Non lo sai che quella società è legata alla TecnoMafia berlinese come una slitta a una muta di
cani?" - queste domande le avrebbe dovute fare direttamente alla Rossa quando era a portata
di labbra, prima, lassù, nella stanza. Non ora, mentre si preparava a incontrare il destino.
Aprì la porta del Roxy e Schiuma, dal bancone, mentre toglieva se stesso, cioè della schiuma,
da un boccale con la spatola, lanciò a Nebbia uno sguardo talmente affilato che al confronto
cadere in una vasca piena di lamette sarebbe stato come rotolarsi in un prato fiorito ad aprile.
La Rossa, evidentemente, era passata di lì per bere qualcosa. Ancora viva! Fottutamente,
fastidiosamente e inesorabilmente viva!
Seduti a un tavolo, con ancora i cappotti addosso e le facce gialle, due scagnozzi della
FutureProg.
3
Se fosse stato credente il paykiller più quotato del Roxy avrebbe cominciato a pregare.
Ti ho procurato un contratto...
- Che diavolo combini, Nebbia? La ragazza era qua mezz'ora fa. Che razza di figura faccio
adesso con i nostri amici della FP?
Schiuma lo guardò in cagnesco, chiunque fosse nelle vicinanze poteva palpare l'odore di odio
solido che saturava l'aria fumosa del Roxy.
- Ti ho procurato un contratto affinché tu lo portassi a termine. Niente salma niente grana. Ma
questo è ciò che dovrebbe preoccuparti di meno... guarda quel tavolo laggiù! - disse, stavolta
con un ghigno soddisfatto stampato in viso. Indicò due tipi vestiti in nero con visi da galera
che osservavano Nebbia da quando era entrato nel locale.
- Sono gli uomini del Crucco, ti stanno tenendo d'occhio, hanno visto uscire la Rossa dal tuo
appartamento e l'hanno seguita fino a qua. Hanno chiesto spiegazioni a me. Ma penso che
debba essere tu stesso a dargliele, non trovi?
L'unica cosa che Nebbia riuscì a dire fu: - Preparami qualcosa di forte. - ma si leggeva chiaro
in faccia la sua paura.
"La neurammina... Cristo! Devo procurarmela prima di fare a pezzi il locale." pensò.
Violenza, rabbia, aggressività, era quello che L'NRMA lasciava dentro al malcapitato fruitore,
quando l'effetto svaniva e l'organismo ormai assuefatto ne chiedeva un'altra dose.
Si diresse a passo lento e un po' barcollante verso il tavolo con in mano il long drink che
Schiuma gli aveva appena preparato. Fingendosi tranquillo ne bevve un grande sorso
sentendosi bruciare le budella.
Si sedette all'unico posto ancora libero.
- Il Crucco ci manda a dirti che non è proprio contento del tuo lavoro...
Chi è il Crucco?
Nessuno, tranne una mezza dozzina di fidati spaccaossa, conosceva il Crucco.
Nell'ambiente sapevamo che ci dava lavoro un paio di volte l'anno, impegni stravaganti e ben
pagati, e un paio di quelle volte me le sono caricate volentieri sul mio conto. Benedetti siano
quei lavori!
Potendo sbirciare nel suo file identificativo (ammesso che ne esista uno) potremmo leggere
qualcosa tipo: Nome? Sconosciuto. Faccia? Invisibile. Geolocazione? Ovunque.
Era ricco, questo sì, più ricco di Bill Doors della Macrosoft e degli azionisti FutureProg messi
assieme. Però, essendo sconosciuto, le sue ricchezze facevano classifica solo nel gossip della
TecnoMafia.
Un giorno successe una cosa strana: il Crucco ebbe un malore nel bel mezzo di una
transazione segreta, e dovendo scegliere se crepare da ricco o rischiare di farsi scoprire, scelse
di rischiare. Così, un ex autista (morto successivamente in circostanze misteriose) andava
raccontando di aver visto e addirittura sentito il Crucco, di averlo portato dal medico
dell'Organizzazione, e che quell'uomo agonizzante gli aveva addirittura stretto la mano in un
attimo di comprensibile paura. Nessuno sapeva se quella storia fosse vera, certo è che la
sparizione dell'autista suggeriva legittimi dubbi. Forse è stato l'unico errore dell'immensa
carriera del Crucco.
Naturalmente, nel passaparola impastato di whisky, birra, neurammine e sintosex, quell'uomo
è diventato il Crucco, ovvero un uomo alto ma non troppo, capelli neri tendenti al chiaro,
occhi che cambiano colore a seconda dell'umore e un fisico atletico un po' cicciottello. Come
non riconoscerlo a prima vista?
Quindi il Crucco rimane semplicemente il Crucco: ricco, potente, anonimo e con un autista
stupido in meno da pagare.
4
La Rossa arriva in chiesa e incontra il Servo
La Rossa guidò la Ducati attraverso i quartieri vecchi, superò il ponte della speranza e
arrivò davanti la cattedrale degli Apostoli.
Scese dalla moto, camminò lungo il cortile della chiesa passando sotto il porticato. Dinanzi a
lei, i dodici cenotafi costruiti in ricordo degli Apostoli di Cristo. Si avvicinò a quello di Giuda
Iscariota. La lapide era sporca e crepata in tutta la parte superiore. La Rossa vi posò sopra le
mani.
Entrò nella cattedrale due minuti dopo. La navata della chiesa era ampia e illuminata da
enormi candelabri. L'odore della cera si mischiava all'incenso che eruttava da un turibolo
fumigante. La donna raggiunse il transetto dove, poco più avanti, accanto all'altare, tre suore
ascoltavano un sacerdote.
Il prelato aveva una voce baritonale, parlava intervallando le frasi con lunghe pause.
Gesticolava enfatizzando le sue parole: istruiva le sorelle su come posizionare l'ologramma
che, allo scoccare della mezzanotte, avrebbe trasmesso la benedizione del Papa.
Il sacerdote voltò lo sguardo, dietro il supporto fotografico tridimensionale incrociò gli occhi
della Rossa. Sorpreso, fece un cenno con il dito verso il confessionale.
La Rossa seguì il prete fino a vederlo entrare nel gabbiotto, si accostò e attese inginocchiata.
Il Servo aprì lo sportellino: - Dove sei stata?
La ragazza scostò la ciocca di capelli rossi dalla fronte: - Allora un po' ci tieni a me, Servo di
Dio?
- Dovevi arrivare un'ora fa. Dimmi, dove sei stata?
La Rossa sorrise: - Sono andata a farmi un po'di pubblicità.
- Dove?
- In uno di quei localini dove sai quando entri ma non sai quando esci.
Il prete colpì con un pugno lo sportello del confessionale: - ...o se esci. Ti hanno seguita?
- No.
- Il programma? Ce l'hai?
La pioggia batteva furiosa contro i rosoni della cattedrale accanendosi contro i demoni di
pietra arroccati sui tetti: - Senti bello, sono stanca delle tue domande. - attese qualche attimo
per soppesare un paio di pensieri, poi aggiunse: - Il programma è al sicuro, ma non qui.
- Lo capisci che ti possono ammazzare in qualsiasi momento?
- Secondo te? Sapevamo a cosa saremmo andati incontro, no? Il gioco vale la candela, l'hai
detto tu, caro prete mio.
Il portale si aprì. Due uomini vestiti di nero entrarono nella chiesa, uno di loro si fece il segno
della croce, l'altro si diresse verso il confessionale.
Ne vale proprio la pena?
- Il Crucco non è contento del mio lavoro? Il tizio avrebbe dovuto dire "del tuo non lavoro"
- pensò Nebbia sarcasticamente.
- Già! Proprio così! Non riesce a spiegarsi come può un essere privo di coscienza e "dedito
al proprio lavoro" come te, aver accumulato un simile ritardo sul ruolino di marcia delle
sentenze capitali decise insieme ai nostri amici di Berlino... Capìsc'?
Poi l'eloquente della coppia brava, dopo aver sorseggiato il suo doppio whisky liscio,
aggiunse: - Il capo ha mandato noi due perché siamo, beh, ecco, come posso dire, i più
"sensibili" e ragionevoli della "comitiva" e non amiamo il sangue. Un uccellino ci ha detto
che quella ragazza ha conquistato le tue grazie e che... - scoppiando in una risata strana e
breve - ...addirittura ci sarebbe del tenero tra di voi! - Continuò a ridere in modo grottesco e
più a lungo mentre il compagno, impassibile, non toglieva gli occhi dal collo di Nebbia, forse
immaginando la migliore tecnica di strangolamento da attuare in quel caso o il taglio più
preciso della giugulare usando il bordo affilato della scheda telefonica Intercom.
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- Sai, è Natale: il Crucco vorrebbe darti un'altra possibilità... - riprese con tono ironico lo
smilzo linguacciuto, mentre giocherellava davanti al viso di Nebbia con uno stuzzicadenti
spezzato a metà.
- ...e io non la voglio! Un'altra possibilità... - replicò freddamente il killer disobbediente,
sapendo di non poter più tornare indietro.
I due eleganti tirapiedi si guardarono in faccia esterrefatti, preannusando l'odore di cemento
fresco in cui avrebbero inumato, di lì a poche ore, il corpo del paykiller che aveva scelto,
evidentemente, la strada di un atroce e mortale "prepensionamento" firmato TecnoMafia.
- Non credo alle mie orecchie! - disse il tipo rivolgendosi al silenzioso "armadio" che aveva a
fianco, senza sperare di ricevere risposta.
- Credici pure! - ribattè Nebbia.
- Dimmi solo una cosa... fesso. - ritornando serio.
- Spara!
- Ne vale proprio la pena morire per quella puttanella?
Effetti della neurammina
- Ci deve essere un malinteso... - disse Nebbia, e i due pinguini che gli si paravano davanti
aggrottarono le sopracciglia in modo interrogativo.
- ...non sarò certo io a crepare qui, stasera. - Li scrutò con sguardo accigliato mentre sotto al
tavolo teneva puntate due pistole termiche all'altezza dei loro coglioni avvizziti.
Nebbia era il migliore nel suo mestiere, per questo il Crucco lo teneva di gran conto. Lasciare
in vita la Rossa era stato un errore che non avrebbe dovuto commettere, anche questo era
vero. Ma anche i migliori commettono errori, e la Rossa rappresentava per Nebbia l'eccezione
che conferma la regola.
Ciò che era accaduto quella sera si poteva considerare soltanto come una conseguenza della
neurammina: non era giunta in tempo alla fase dell'annullamento della morale, nella quale
Nebbia si stava immergendo solo adesso.
L'NRMA era nata da un esperimento militare. Era stata creata per essere somministrata ai
soldati, al fronte, per permettere loro di uccidere senza provare alcuna pietà, nessun rimorso.
Ma gli effetti allucinogeni che precedono la fase dell'annullamento della morale resero poco
adatta alla guerra questo tipo di anfetamina.
Un killer, però, avrebbe potuto trarne i suoi vantaggi senza correre il rischio di essere ucciso
durante una sparatoria. Era sufficiente saper calcolare i tempi, controllare gli effetti collaterali,
le varie fasi reattive.
Nella prima fase la temperatura corporea aumentava notevolmente. L'organismo richiedeva
molta acqua per evitare la disidratazione: le ghiandole sudoripare, in questo stadio,
secernevano fiumi di sudore con lo scopo di raffreddare il corpo.
Nella seconda fase iniziavano le allucinazioni visive e auditive. Nessuno era mai stato in
grado di scindere quelle fottute allucinazioni dalla realtà. - La mia convinzione - confidò una
volta Nebbia a Schiuma - è che quello che vedi sotto l'effetto di quella merda sia una parte di
realtà che normalmente non percepiamo. Ma non voglio parlare di patafisica adesso... fatto sta
che queste allucinazioni hanno una potenza tale da estraniarti dal reale.
Nebbia si trovava proprio in questa fase quando, circa un'ora e mezza prima, divideva la sua
camera con la Rossa. Fase in cui, talvolta, anche la libido ne è notevolmente accentuata.
E' facile immaginare cosa potesse passare per la testa a un uomo adulto che fosse costretto a
stare seduto su di un letto, con una bella ragazza accanto che lo riempie di moine, in preda a
una tempesta ormonale durante la fase allucinatoria.
Una volta passate le allucinazioni il fruitore avrebbe trascorso un periodo transitorio di
iperattività, perdita di sonno, e uno stato di coscienza amplificata che durava all'incirca dai
trenta ai quaranta minuti.
Successivamente lo avrebbe pervaso il nervosismo e l'aggressività: il corpo avrebbe avvertito
di nuovo il bisogno di una micropunta di neurammina. Ed è solo nell'ultima fase che si
raggiungeva la totale perdita di qualsiasi morale comune.
6
Lo stato di coscienza in cui ci si trovava a quel punto non era alterato. L'aumento
dell'aggressività era all'apice e la morale inibita. Era questo lo stato mentale ideale per un
killer.
In un ciclo normale questo stadio arrivava dopo circa un'ora dall'assunzione della droga.
Sempre che il pusher non avesse rifilato fregature.
Quello di Nebbia aveva giocato un brutto scherzo e quella fottuta micropunta aveva iniziato il
suo effetto troppo tardi, tirando più a lungo le fasi iniziali. Risultato: la Rossa era andata, e
adesso si ritrovava là seduto a un tavolo con due cadaveri ambulanti.
Comunque, riportando l'attenzione ancora una volta sulle pistole termiche, adesso erano
puntate sui genitali dei due scagnozzi e pronte a far fuoco.
- Vorrei non essere costretto - pensò tra sé - ma in tal caso sono sicuro che non avrò nessun
rimorso, adesso sono nel puro stadio Zen dell'assassino perfetto. Nessuna pietà.
L'inchiostro simpatico
Schiuma, da dietro il bancone, osservava la scena esattamente come farebbe un caporedattore alle prese con una nuova tavola del suo miglior disegnatore: al centro, ben
inchiostrati, i personaggi di Nebbia e degli scagnozzi erano più cupi della stessa china. Gli
altri anonimi clienti, tutt'attorno, erano sfumati come in un'esplosione di fuliggine polverosa.
Il disegnatore aveva deliberatamente omesso tutti gli altri dettagli del bar in modo da
evidenziare i soggetti primari. Per attirare efficacemente l'attenzione del capo-redattore,
l'artista aveva spolverato leggermente Nebbia con delle sfumature azzurrine e usata una più
marcata colorazione dorata per le pistole. Schiuma era inchiodato su quell'ultimo dettaglio.
Il vantaggio di usare armi termiche rispetto a quelle tradizionali è principalmente l'assenza di
suoni, escluso il leggero sfrigolare dell'aria bruciata e il tonfo di un corpo colpito in modo
terminale. Lo svantaggio era essenzialmente dovuto all'energia utilizzata: ogni ricarica poteva
sostenere dai due ai quattro colpi. Nebbia stava riflettendo su questi dettagli.
"Colpendoli alle gambe o ai genitali, quei due, li stenderei ma non riuscirei ad ucciderli. Non
esiste emorragia con quel tipo di pistole, perché la ferita si cauterizza con l'alta temperatura
del raggio stesso. Sparare e scappare lasciandoli vivi mi farebbe guadagnare un paio d'ore, ma
avrei altri dieci scagnozzi alle calcagna, più cattivi e meno loquaci di questi qua. Loro hanno
le armi nella fondina, quindi potrei alzare le mie e dargli una scaldatina al cuore senza
concedergli il tempo di reagire. Cosa risolverei? Potrei far sparire i corpi e montare una storia
plausibile. OK, questi mi hanno trovato, ma non credo abbiano ancora riferito la notizia ai
loro "superiori". Il Crucco, pur non essendo un cretino, non potrà dare la colpa della loro
sparizione a nessuno. Ferirli e scappare è una prova. Ucciderli e farli sparire va dimostrato. I
loro cuori e i loro polmoni esploderebbero con un suono simile a un rutto. I clienti si faranno
gli affaracci loro, come sempre, come richiesto, è la tradizione del Roxy. Schiuma mi sta
guardando."
L'autore della tavola aveva usato un inchiostro simpatico, ma funzionava al contrario: prima
era trasparente e dopo si colorava all'improvviso. L'effetto scelto dall'artista era difficile da
ottenere, ma di grande impatto.
I due scagnozzi morirono senza quasi accorgersene. Uno cadde pesantemente a terra, l'altro si
accasciò dolcemente sul tavolo con il boccale ancora ben stretto in mano.
Schiuma alzò gli occhi al cielo, come un genitore che si aspettava quella marachella da un
figlio scalmanato.
Nebbia rinfoderò le armi, finì la sua birra e con la testa fece cenno ai clienti di uscire.
Schiuma chiuse a chiave la porta, girò il cartello da "Aperto" a "Torno subito", s'infilò i guanti
e afferrò uno dei due cadaveri per i piedi. Nebbia era già pronto dall'altra parte. Con calma e
senza dirsi una parola, i due portarono i cadaveri nel sotterraneo, collegarono le loro pistole
alla rete elettrica e, mentre caricavano le batterie, fecero sparire quei corpi a suon di raggi
termici.
7
E' Natale
Mentre lavoravano di gran lena sui corpi dei due ex bravi, cercando di far sparire
accuratamente, con qualche colpo di raggio in più, le parti più dure quali cerniere lampo,
gemelli, ossa lunghe e otturazioni dentali, Nebbia non poté fare a meno di appuntare
mentalmente un nuovo nome nella sua personale lista nera: quello del pusher. Non avrebbe
mai più rifilato roba avariata in giro. Questo era certo.
Tuttavia non trattenne un sorrisetto e Schiuma se ne accorse: - Che c'avrai da ridere? - gli
domandò nervoso, proferendo le sue prime parole dopo il fattaccio serale che l'aveva
ammutolito, costringendolo a un macabro fuoriprogramma nel sotterraneo del Roxy.
- Niente, Schiù! Pensavo che tutto sommato m'è andata di lusso stasera!
- Mi fa piacere che riesci a essere ottimista in mezzo a questo schifo! - disse, mentre
termizzava con precisione certosina il ponte dentale dello scagnozzo grasso e muto.
- Immagina se avessi beccato una dose di neurammina-inversa! Altro che effetto ritardato...
Schiuma fece una pausa e, ricostruendo con la sua lenta fantasia il possibile e tragicomico
scenario prospettatogli da Nebbia, non poté fare a meno di offrire, finalmente, al suo amico un
tanto atteso sorriso di ilare complicità.
- Sai che casino? - continuò Nebbia - A quest'ora la Rossa sarebbe cotta come uno sformato di
patate e io starei flirtando con gli scagnozzi di sopra...
- Che schifo! - sentenziò Schiuma.
- Puoi dirlo forte! - incalzò l'altro sospirando.
Fuori, intanto, la "santa" notte di Natale offriva le sue temperature rigide e qualche timido
fiocco di neve sfuggito chissà a quale cima montagnosa già innevata e spazzata dal vento di
questo incasinato dicembre di errati omicidi e droghe fallaci.
Tra un lampo termico e l'altro la mezzanotte era già scoccata.
Nebbia si fermò un attimo e, forse sempre a causa dei postumi causati dalla schifezza con cui
s'era punto, si lasciò sfuggire tra la sua incredulità e quella del compagno di merende:
- Buon Natale Schiuma!
- Nebbia!
- Sì?
- Ma vaffanculo!
La Rossa torna a casa
La Rossa entrò nel suo appartamento.
Lasciò cadere a terra i vestiti bagnati, indossò una canottiera e un paio di fuseau; raccolse da
terra un piccolo elastico. Stanca, si sedette sul gran cuscino cremisi che arredava il soggiorno.
Una piccola lampada, adagiata sul parquet, illuminava il suo volto. L'elastico scivolava veloce
tra le dita.
Accese lo stereo. Nel mezzo della sala comparve il Maestro Toscanini e la NBC Symphony
Orchestra.
La donna si toccò il tatuaggio sul braccio destro, sotto la spalla, che riproduceva un
braccialetto a forma di pentagramma, con le prime note della V sinfonia di Beethoven, la
sinfonia del destino.
- Non hai mai bussato alla mia vita. - pensò - Sei sempre entrato senza chiedere il
permesso.
Raccolse i capelli rossi dietro la nuca e li fermò con l'elastico. I suoi pensieri tornarono alla
telefonata di tre giorni prima, ricordò la voce del Servo implorare aiuto:
- Non lasciarmi o sono morto.
- No Caro, no, dimmi che questa volta non è vero, dimmelo!
- Posso fidarmi solo di te. Posso fidarmi solo di te.
Ricordò i singhiozzi del fratello.
- Hai già ucciso papà! E' così... hai già ucciso papà!
- Rossa, ascoltami, hanno bisogno di una donna, per un lavoro, ho dovuto dire di te, ho
8
dovuto.
Nel mezzo del soggiorno, Arturo Toscanini diede il via all'Allegro con brio.
- E' così che il destino batte alla nostra porta. - disse la donna uscendo dai suoi ricordi.
Dov'è il microchip?
Non appena Toscanini posò la bacchetta da direzione sul leggio tra gli applausi del
pubblico, l'olomusic si spense automaticamente e i pensieri della Rossa ripiombarono nel
baratro psicologico causato dai fatti accaduti in chiesa poche ore prima. Vi sono momenti,
nella vita, durante i quali il cervello si rifiuta di affrontare immediatamente i guai che si
presentano lungo il cammino e, così, va alla ricerca automatica di una soluzione, vagando nel
buio, con la speranza di avvistare una luce lontana, una casa accogliente per la mente, un
fuoco amico scoppiettante di fortuite verità salvifiche.
La musica classica, però, non l'aveva aiutata.
Era vero. Pur di proteggere il programma, il Servo aveva sacrificato la vita di suo padre, il
Dottor "E", il creatore del programma di eugenetica elaborato dalla FutureProg per coadiuvare
segretamente esperimenti di purezza ariana. I neonazisti del Terzo Millennio ci si gingillavano
da alcuni anni con grandi investimenti. Erano rigurgiti pseudoscientifici di una delle più
scellerate pagine della Storia umana del XX secolo, da qualcuno già pericolosamente
dimenticata.
Non era certamente un caso che fosse proprio la TecnoMafia berlinese a occuparsi del
recupero di quel maledetto programma, già macchiato di sangue pur senza essere mai stato
usato.
La morte del Dottor "E" era stata la giusta punizione per chi collabora consapevolmente a un
progetto diabolico, oppure era la normale uscita di scena di un'ingenua e sfruttata pedina
divenuta poco importante?
Non era necessario, a questo punto, saperlo.
Ciò che di tanto in tanto la risvegliava dall'oblio in cui era immersa fin dal suo ritorno dalla
Cattedrale degli Apostoli, fu la rabbia nei confronti del Servo, causata dalla facilità con cui
quest'ultimo aveva, a suo modo, risolto il problema della loro protezione.
Non aveva bisogno di balie, lei. Sapeva badare a se stessa... nonostante i mafiosi teutonici che
le davano la caccia.
I due uomini entrati in chiesa, mentre si "confessava" col don Abbondio di questa strana
guerra tecnologica fatta a suon di dischetti ultracapienti e pen-drive organiche, non erano (per
sua fortuna!) dei berlinesi, ma due agenti dei Servizi Segreti di Sua Maestà Carlo
d'Inghilterra, il coglione ormai invecchiato che aveva combinato altri casini nel secolo
passato, alimentando il lavoro dei tabloid del suo Paese.
- Non si sono certamente precipitati per la mia incolumità! - aveva quasi gridato la Rossa non
appena li vide entrare in chiesa, mentre il Servo cercava di calmarla spiegandole che era per il
suo bene.
- Ma perchè sei così ingenuo? - lo aveva etichettato senza pietà nel momento in cui già stava
per uscire dal confessionale, dirigendosi verso i due individui con in faccia il sorriso di chi
vede gli angeli custodi mandati da Dio - Non lo sai che americani e inglesi fanno questo fin
dalla fine degli anni 40 del secolo scorso? - riprese fiato - Con la scusa di proteggere e
prevenire, si impossessano delle scoperte altrui e trasformano le idee malvagie dei dittatori in
"bene comune"... Secondo te come sono andati sulla Luna e come hanno fabbricato le bombe
atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki?
Sì, avevano bisogno di una donna, stavolta, avevano bisogno della Rossa. O meglio: avevano
bisogno del programma. Lo avrebbero ripulito dalla sua vergognosa patina razzistica
riciclandolo sulle edulcorate vie del liberismo economico: eugenetica aziendale e
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commerciale.
Ma lei l'aveva nascosto molto bene. E poi ci sarebbe stato bisogno della password
alfaideogrammatica, inventata da suo padre, per aprirlo e renderlo operativo.
Berlinesi e inglesi: stessa inculatura, ma in lingue diverse!
Non poteva dimenticare la faccia attonita dei due "setter inglesi" mentre la videro risalire sulla
Ducati e, soprattutto, il ghigno nervoso di uno dei due quando lei si lasciò sfuggire con aria
beffarda - ...non l'avrete mai!
- Ah, Servo, Servo: solo il prete potevi fare, fesso come sei. - ritornò a pensare la Rossa tra la
calda accoglienza della sua stanza. La malizia di questo suo ultimo pensiero rappresentava il
segno di un rinnovato vigore morale e la tanto attesa uscita dall'oblio del dopo Toscanini.
Forse, nonostante la confusione di quelle ultime ore, aveva ancora la situazione in pugno.
- Mio padre: un pazzo, un ingenuo? Chissà. - pensava la Rossa mentre continuava ad
accarezzarsi il braccio - ...però che genialata nascondere il microchip con la password sotto la
pelle del mio tatuaggio!
Fuori dal Roxy
Nebbia rimase fermo, ben piantato su due piedi, in strada, di fronte all'ingresso del locale.
Disegnava anelli di fumo con la bocca, mentre la sua Weston blue senza filtro si consumava
rapidamente. Aveva urgente bisogno di un attimo di riflessione per decidere il da farsi. E da
fare, disse tra sé, c'è ben poco. I polmoni si riempirono nuovamente di nicotina.
Pensava: - Ho scavalcato la linea, sono al di là della barricata e ci sono finito quasi senza
accorgermene. Prima o poi il Crucco si accorgerà della morte dei suoi gorilla e allora non avrà
più nessuna importanza se la Rossa sarà viva o morta, mi faranno la pelle e basta.
Termizzando i Blues Brothers ho guadagnato solo un po' di tempo, devo sfruttarlo... devo
arrivare a loro prima che loro arrivino a me.
- No. - disse l'altro Nebbia, quello pessimista - Così non può funzionare, non ci si mette
contro la Technomafia, non ho scampo.
Oppure... c'è una seconda possibilità... posso recuperare il programma e tentare di usarlo
come merce di scambio. Il software in cambio della mia vita e quella della Rossa.
Sulle prime, quest'ultima sembrò a Nebbia la soluzione migliore.
Bastò un istante perché la sua esile sensazione di sicurezza svanisse come fumo. Sapeva
benissimo che il Crucco si sarebbe tenuto il software e li avrebbe fatti fuori entrambi. E
magari avrebbe fatto anche una pisciatina sopra i loro cadaveri ancora caldi, sghignazzando a
più non posso.
- Fanculo! - disse ad alta voce gettando a terra la cicca e pesticciandola freneticamente.
Salì sulla sua Electricar e azionò la mappa radar olografica. Vedeva chiaramente il Quartiere
Blu riprodotto nei minimi dettagli sul suo cruscotto. Era un quartiere residenziale, uno dei
pochi dove la sera potevi ancora passeggiare senza portarti appresso un'arma.
Al secondo piano di un piccolo condominio situato a nord, una luce rossa lampeggiava come
fosse impazzita. Quella piccola luce, che Nebbia osservava accendersi e spegnersi con tanta
lena, segnalava la posizione della Rossa. Era una nanospia che Nebbia aveva nascosto, come
da prassi, nella sua giacca di pelle.
- E' buon costume riservarsi sempre un piano B... - pensò, accennando un sorriso sommesso.
I propulsori dell'Electricar si azionarono silenziosi. Nebbia premette il tasto fly sulla plancia
comandi e una fessura su entrambe i lati della scocca si aprì per far posto a delle ali. Volando
avrebbe raggiunto in poco tempo la Rossa e recuperato il programma.
La Rossa riceve la visita di nebbia
La Rossa era rannicchiata sotto le coperte del suo letto. Cercava risposte ai dubbi che
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l'assalivano.
- Ci sarà ancora un domani?
- Che fine ha fatto la mia vita?
Fuori, la nebbia avvolgeva la città come le angosce oscuravano la sua anima. Nel silenzio dei
suoi pensieri udì un rumore fuori, sul pianerottolo. Trattenne il respiro, scivolò giù dal letto e
si diresse all'ingresso, in punta di piedi. A un passo dalla porta il campanello suonò e una voce
familiare sopraggiunse: - Aprimi, sono Babbo Natale, ho freddo.
La donna aprì la serratura e spalancò la porta.
- Nebbia, come mi hai trovata?
L'uomo entrò in casa chiudendo la porta dietro di sé.
- Rossa! - esclamò, baciandola sulle labbra.
- Sei impazzito? - un ceffone lo raggiunse sul viso.
Nebbia fissò gli occhi sgomenti della ragazza. Impassibile, tornò a baciarla. Il tempo si fermò.
Quando riaprirono gli occhi, l'uomo vide scivolare sul viso della donna due lacrime.
Scorrevano veloci, impazienti di terminare la corsa su quel viso bello e triste.
- Non ho mai visto nulla di più prezioso. - disse lui sottovoce.
- Perché sei qui? Ieri sera eri fuori di te, sembravi impazzito.
- Ci sono tante cose che non sai di me e questa, ti assicuro, è la meno importante. - disse
risoluto l'uomo - Rossa, sei nei guai e ci sei fino al collo. Che tu lo voglia o no io sono l'unica
persona che può aiutarti.
- Ti rendi conto di cosa dici? - la ragazza era confusa. - Mi hai abbordato in un pub una
settimana fa, - trattenne per un istante il respiro - mi hai portato a casa tua dove ti sei
trasformato in un mostro. Oggi piombi da me, all'alba, senza conoscere l'indirizzo, mi baci,
parli di cose che non dovresti sapere e mi dici che mi devo fidare di te? - Ora la voce della
Rossa era squillante.
- Hai altre soluzioni? Se vuoi tolgo il disturbo. - Nebbia si avvicinò agli OM sparsi sul tavolo,
ne scelse uno e lo infilò nel lettore. Un uomo di trent'anni apparve nel mezzo della sala,
capelli lunghi e chitarra a tracolla. Iniziò a cantare arpeggiando lo strumento.
Fiore, fiore di mezzanotte
e con le calze rotte
sei entrata piano piano...
- Rossa, come ti sei ficcata nei guai?
- Per salvare il culo a mio fratello. - rispose d'intinto.
- Lo sai che ti sei messa contro la mafia più potente d'Europa? Cosa diavolo hai combinato?
- Senti stronzo, tu che cazzo vuoi da me? - Una vena solcò la sua fronte.
- Ascoltami bene, tu senza di me sei morta. E non lo ripeterò più.
La ragazza chinò la testa e si passò la mano sulla striatura appena sopra le sopracciglia.
Gli occhi, gli occhi di cento stelle
ti piangono sulla pelle...
tu li accarezzerai...
- Sto nascondendo un programma di eugenetica.
- Eugenetica? - ribattè sorpreso l'uomo.
- Sì, una roba che mira al miglioramento della razza umana.
- Manipolazione e selezione di geni. - Pensò ad alta voce Nebbia - Come l'hai avuto?
- Diciamo, un regalino di mio padre. - La Rossa gesticolava e la sua voce tremava.
E quanti cieli per te si rincorrono sul muro,
e quanti muri lassù per raggiungere la strada,
e quante strade laggiù per scappare via lontano...
...via da lui... ma lui non ha che te
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Nebbia accese una Weston blu. Guardava la donna negli occhi, avvertiva la sua disperazione.
Sapeva che l'avrebbe aiutata, era l'occasione per riscattare una vita da comparsa.
- Perchè dici che l'hai fatto per salvare tuo fratello? Com'è coinvolto?
- E' difficile spiegarlo. Il Servo è un sacerdote e per diverso tempo ha fatto parte dei servizi
segreti del Vaticano.
- L'hanno costretto a recuperare il programma?
- Sì, appena si sono accorti delle reali intenzioni di nostro padre.
- Dov'è ora tuo padre?
- In paradiso, se n'esiste uno.
Nebbia guardò incuriosito La Rossa. La donna si avvicinò a lui, stringendosi tra le sue spalle e
continuò: - Hanno costretto il Servo a trovare il modo per impossessarsi del programma. Mio
fratello ha provato a convincere mio padre a tornare sui propri passi, a cedere alle pressioni
del Vaticano ma, lui non ha voluto sentire storie.
- Sono stati loro a ucciderlo? - domandò l'uomo, mentre le accarezzava i capelli.
- L'hanno scannato come un maiale davanti casa. - disse la donna con lo sguardo perso nel
vuoto.
- E ora stanno dando la caccia a te per ucciderti e recuperare il programma. - affermò Nebbia.
- E' quello che pensano. - replicò con aria di sfida la ragazza - Ma non sanno che esiste una
password senza la quale non possono decifrare nulla.
Fiore, visto da qua sul monte
il letto di quel torrente
ti sembra una ferita...
...fiore, non sei mai più partita...
Il giovane ragazzo terminò il suo pezzo, guardò con occhi malinconici l'invisibile platea
dissolvendosi nell'aria.
- Dove hai nascosto il programma?
- Il programma è al sicuro. - sentenziò La Rossa.
- Non sai quello che dici. - la rimproverò l'uomo.
Il telefono squillò. La ragazza uscì dal caldo abbraccio di Nebbia e rispose.
L' uomo contemplava ogni movimento della donna. Osservava con attenzione la sua
gestualità: amava il suo modo di camminare, come muoveva le mani e tutte le espressioni del
suo volto. Per la seconda volta in pochi minuti si sentì davvero vivo.
Chi non poteva dire altrettanto era il Servo. La Rossa fu avvisata da un agente della polizia
che il fratello era stato trovato morto nella navata della Cattedrale dei S.S. Apostoli.
La suora, artefice del ritrovamento, si era trovata davanti una scena raccapricciante: il corpo
del prete era stato crocefisso accanto all'altare maggiore. Aveva mani e piedi inchiodati e
intorno al collo era legata una spessa corda di cuoio. Era morto per asfissia, i suoi occhi gonfi
di paura strabuzzavano fuori dalle orbite.
L'aiuto del questore
- Così il prete è morto e la ragazza è ancora viva...
- Questo è quanto ci ha raccontato il nostro amico questore. Ci sono testimonianze di persone
che hanno visto una giovane donna dai capelli rossi andarsene dalla chiesa prima dell'arrivo di
due uomini che parlavano tra di loro in lingua inglese.
Il Crucco voltava le spalle ai due scagnozzi, fissava le tenebre fuori dal vetro avvolgere la
città come un manto nero, in mezzo al quale una luna gialla e piena galleggiava tonda e
silenziosa. Era un uomo alto, robusto, dai capelli brizzolati e uno sguardo malvagio. Il suo
modo di essere affabile e gentile, senza mai eccedere in allegria o rabbia, faceva di lui un
uomo enigmatico e temibile. La sua atarassia lo rendeva capace di tutto. Grazie a essa avrebbe
potuto dichiarare amore eterno a una donna e un istante più tardi tagliarle la gola senza
esitazione alcuna.
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- C'è un'altra cattiva notizia... - disse uno dei due tirapiedi, lasciando la frase in sospeso come
attendesse il permesso per continuare.
- Cosa c'è ancora? - chiese con voce da baritono il Crucco senza degnarli di uno sguardo.
- Non abbiamo più notizie dello Smilzo e del Muto da quando sono entrati al Roxy.
Il Crucco prese a camminare su e giù per la stanza, la sua pazienza era giunta al limite. I due
uomini lo fissavano sgomenti, quell'attimo di silenzio sembrò loro durare un'eternità.
- Ho assoldato un killer affinché uccidesse la Rossa, come mai è ancora viva? E soprattutto,
dov'è che è andato quell'ebreo assassino?
Si voltò guardando in cagnesco i due ruffiani.
- Purtroppo non sappiamo dove si trovi l'uomo, ma il questore dice che la ragazza ha parlato
con un agente circa mezz'ora fa, il quale le ha comunicato la morte del fratello. La Rossa
dovrà recarsi all'obitorio per riconoscere la salma del prete. Con tutta probabilità a quest'ora
sarà già arrivata.
- Il questore? Quel leccaculo... ci ha facilitato il lavoro questa volta, bisogna ammetterlo,
nonostante sia un invertebrato voglio ricompensarlo. - disse, mentre si accendeva un sigaro Correte all'obitorio, uccidete la ragazza, recuperate il programma e trovatemi quell'uomo,
voglio la sua testa sopra un piatto d'argento. Nessuno può permettersi di fottermi e continuare
a scorrazzare libero per la città!
- Sissignore! - risposero in coro i due tirapiedi - Che ne facciamo degli inglesi? Ci metteranno
i bastoni tra le ruote...
- Togliete di mezzo chiunque sia di intralcio alla vostra missione. Non ammetto errori, questa
volta. Fate un lavoro pulito.
Prequel n.1
Prequel n.1
"La muta alleanza" .
Agli albori della FutureProg .
Roma - Città del Vaticano .
Su uno dei lati dell'obelisco pagano ricollocato, grazie a un interessante trasformismo
secolare, al centro della cristianità mondiale, era stata incisa la seguente frase: "Ecco la Croce
del Signore. Fuggite, o parti avverse. Vince il Leone di Giuda. Cristo regna. Cristo impera. E
Cristo, contro ogni male, il popolo suo difenda". L'ultima parte della frase, scelta secoli
addietro da Papa Sisto V, possedeva una sinistra e quasi impercettibile somiglianza con un
altro stralcio altrettanto celebre ma appartenente al ben più frivolo mondo della letteratura e
dell'umana fantasia: "... Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, un Anello per
ghermirli e nel buio incatenarli. Nella terra di Mordor, dove l'ombra cupa scende."
Il pensiero dell'anziano cardinale non andava certamente alla cosmogonia di Tolkien
mentre osservava, per l'ennesima volta in maniera estasiata, l'imperturbabile obelisco di
Piazza San Pietro dalla finestra del suo appartamento privato su Via della Conciliazione. Si
trattava, tutt'al più, di un necessario ripasso interiore prima di affrontare quella fase cruciale e
irreversibile della storia.
- Eminenza, mi scusi se La disturbo, il Signor Von Rauff è arrivato. - annunciò con voce
flebile la fedele perpetua affacciandosi sull'uscio dello studio tappezzato di libri e antichi
ornamenti liturgici.
Il cardinale, risvegliandosi dalla sua trance mistica, spostò quasi a forza gli occhi dal verticale
testimone di pietra e lentamente li diresse verso quella esile figura terrena in devota attesa di
istruzioni: - Lo faccia accomodare!
La sagoma mingherlina di Von Rauff, come il tronco di un giovane pioppo tormentato dal
vento freddo e impetuoso del nord, oscillò freneticamente tra la porta dello studio e l'anello
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cardinalizio davanti al quale s'inginocchiò con la chiara e rispettosa intenzione di baciarlo: Eminenza, grazie per avermi ricevuto! - proseguì con le frasi di rito.
- Siamo noi che dobbiamo ringraziare Lei e i suoi collaboratori per l'eccellente lavoro
scientifico finora svolto, anche se si tratta di un lavoro prettamente teorico e, se me lo
consente, ancora un tantino acerbo nella sua applicabilità. - lo interruppe sorridendo il
cardinale invitandolo a rialzarsi. - La stiamo osservando e seguendo con vivo interesse da
molto, molto tempo... lo sa? - aggiunse subito per incoraggiare il giovane ricercatore, appena
giunto da Berlino con un volo per Roma e ancora palesemente impacciato a causa del recente
coinvolgimento del Vaticano nel progetto. Un progetto che in tutti quegli anni preliminari
aveva ricevuto soltanto il silenzioso beneplacito di alcuni arteriosclerotici nostalgici
nazionalsocialisti e, nella migliore delle ipotesi, qualche sostanzioso assegno staccato dal
carnet di facoltosi industriali, sfuggiti alla farsa giustizialista di Norimberga e capaci di
riciclarsi nella ricostruzione di una Germania. Nazione sconfitta, sì, ma ancora forte e
orgogliosa. Molti, all'epoca dei processi di Norimberga, credettero ingenuamente di aver
debellato il nazismo tramite quelle ridicole condanne capitali che ebbero solo la duplice
funzione di far credere ai tedeschi di aver voltato pagina nel grande libro della storia, e al
mondo intero che gli americani, da quel momento in poi, avrebbero svolto, anche in Europa,
un'attività di "polizia planetaria".
- Ebbi modo di conoscere suo padre, Herbert Von Rauff, quando era di stanza qui a Roma,
durante la Seconda Guerra Mondiale - il cardinale ricominciò dal passato, mentre passeggiava
lentamente insieme al suo nuovo discepolo berlinese nel soleggiato corridoio che dallo studio
portava alla cappella personale dell'alto prelato - e all'indomani della capitolazione
dell'esercito tedesco lo aiutai a, diciamo così, trovare una nuova patria in cui poter vivere
tranquillamente il resto della propria vita.
Il giovane Von Rauff ascoltava, mostrando un'aria apparentemente stupita, una storia che in
realtà conosceva alla perfezione perché il tenente colonnello Von Rauff, suo padre, l'aveva
raccontata e raccontata decine di volte ai suoi figli durante gli anni del dorato e tranquillo
autoesilio uruguaiano, in America latina. - Fu grazie al mio personale interessamento e ad
alcuni documenti falsi - continuava imperterrito il cardinale - se riuscì, una volta dismessi i
panni di una divisa ormai divenuta scomoda, a riparare in un luogo sicuro. Riconobbi subito
in Suo padre una vivida fiamma di genialità non sanguinaria, una logica scientificamente
applicabile: seppe distinguersi dai macellai del suo "gruppo". Una genialità, tuttavia, non
individuata in tempo e purtroppo non sfruttata quando serviva!
- Anche a causa dell'immaturità scientifica e tecnologica di quei tempi, aggiungerei, - il
giovane Von Rauff ruppe finalmente il proprio silenzio con un entusiasmo che piacque al
vegliardo - che non offrì alcuna possibilità di sviluppo alle idee lungimiranti di mio padre...
Poi la guerra finì come finì... e quindi...
- Ma ho riconosciuto in Lei, leggendo i suoi studi sulla Trasmigrazione genica
intergenerazionale, quella stessa fiamma. Solo che questa volta non rifaremo lo stesso errore
sottovalutandola, con il rischio di farla definitivamente spegnere, mio giovane padawan. - il
cardinale riprese con maggior fervore il suo paterno sopravvento - Come sta procedendo al
riguardo?
- Come Sua Eminenza certamente saprà, sto cercando di creare a Berlino una società
informatica assolutamente insospettabile e molto benvista dalla comunità scientifica e
industriale del mio Paese. Una società ancora in fase embrionale ma già potenzialmente
impegnata in progetti avveniristici nel campo dei più sofisticati software biomedici. - spiegò
con un certo orgoglio teutonico il giovane Von Rauff.
Il cardinale gongolava interiormente e, tradendo la sua gioia infantile sgranando
nervosamente tra le mani un rosario di legno, lo incalzò dicendo: - Bene, bene... molto bene!
La sua neonata società riceverà in gran segreto dalle banche vaticane e dalle società
scientifiche legate al nostro "Stato", tutto l'appoggio logistico ed economico di cui necessita in
questa delicata fase embrionale, non si preoccupi.
- Ma il Santo Padre... sa? - chiese ingenuamente il giovane, forse in un momento di filiale
rilassamento.
- Non diciamo eresie! - il tono del cardinale divenne improvvisamente severo e il suo sguardo
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non aveva più alcuna traccia della precedente complicità - É ancora troppo presto per
informare il Sommo Pontefice e non è neanche detto che debba essere proprio questo Papa a
essere informato dei nostri piani. Anzi, a essere sinceri io non credo (Dio mi perdoni!) che
l'attuale Vicario di Cristo possegga quella fermezza e quella lungimiranza necessarie per la
promozione di un simile progetto. Questo è un Papa eccessivamente popolare e troppo
impegnato a giocare con i giovani durante i raduni per occuparsi seriamente della questione
ebraica. Dovremo attendere altri tempi! - pronunciò quell'ultima frase con uno sguardo lento e
infinito, come di chi sa attendere per secoli nascondendosi tra le pieghe silenziose e poco
illuminate del tempo.
- Ora vada e mi tenga informato sugli sviluppi utilizzando i nostri canali sicuri, rodati
dall'esperienza secolare e impenetrabili. - congedò il giovane Von Rauff che rispose
visibilmente commosso sussurrando: - Got mit uns!
- Sì, mio giovane e valoroso guardiano della purezza, può esserne certo: questa volta Dio sarà
veramente con noi! - concluse il cardinale.
Il vecchio prelato, lentamente, guadagnò la porta della cappella mentre l'Ora Media
incombeva sul ruolino di marcia delle preghiere quotidiane con cui sostenere spiritualmente il
mondo. Quasi miracolosamente riapparve la figura diafana della perpetua che avrebbe
riaccompagnato il giovane berlinese verso il portone della casa del cardinale; non era ancora
pronto per immergersi nuovamente nel piacevole caos della romanitas, ma la perpetua si
rivelò cortesemente ferrea nel far rispettare orari e visite.
Il giovane Von Rauff non si allontanò immediatamente dalla casa del porporato; ancora
non aveva realizzato l'incontro e soprattutto non aveva metabolizzato a dovere il successo di
quel proficuo colloquio. Rimase, infatti, per un paio di interminabili minuti dinanzi alla
piccola targa marmorea che campeggiava in alto a destra sul citofono in ottone giallo della
palazzina, mentre alle sue spalle una schiera corposa di spagnoli in visita guidata armeggiava
con ombrellini e cartine turistiche.
Non aveva più dubbi; la targa non mentiva e sotto il sigillo pontificio che l'adornava c'era
scritto chiaramente: "S.E. Card. Joseph Ratzinger".
Sparatoria all'obitorio
Nebbia accolse il corpo esanime della Rossa tra le sue braccia e lo sorresse in piedi,
cingendole le spalle. Nonostante il fetido odore di sangue e formalina aggredissero i sensi,
non poté fare a meno di avvertire i seni turgidi di lei premere sul suo petto, allontanando,
seppure per un istante, la permeante e disgustosa idea di morte che fin dall'ingresso in quel
edificio lo aveva pervaso.
Ebbe appena il tempo di carezzarle il collo, così, quasi per caso, e avvertirne la pelle morbida
e vellutata, prima che il medico legale gli porgesse una sedia sulla quale farla sedere. Strano
momento, quello, per lasciarsi prendere dai sensi. Eros e Thanatos si affrontavano nella luce
soffusa e nell'olezzo acre di quelle quattro mura.
Le parole del medico lo riportarono rapidamente alla realtà: - Non si preoccupi, accade spesso
di svenire in questi frangenti... - disse l'uomo mentre agitava sotto il naso della Rossa una
boccetta di sali.
L'ispettore di polizia si avvicinò per controllare che la ragazza stesse bene. Quando la Rossa
agitò il capo, sbattendo ripetutamente le palpebre, lo Sbirro tirò un sospiro di sollievo. Aspettò
che la Rossa si riavesse del tutto per continuare la sua indagine.
- Non potremmo rimandare a un'altra volta? - chiese Nebbia visibilmente preoccupato - Non
credo che questo sia il momento più adatto per subire un interrogatorio: ha appena avuto
modo di osservare il corpo martoriato di suo fratello e...
- Vuole insegnarmi il mio mestiere? Oppure ha qualcosa da nascondere? - ribatté accigliato
l'altro che sembrava aver perso ogni cenno di partecipazione al dolore della ragazza.
Nebbia tacque. Avrebbe voluto uccidere quel coglione, ma sarebbe stata una morte inutile: un
altro, prima o poi, avrebbe preso il suo posto.
- Si sente meglio? - l'ispettore di polizia si avvicinò alla Rossa trascinando dietro di sé un'altra
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sedia sulla quale si sedette cavalcioni, poggiando i gomiti sullo schienale.
- Sì, grazie...
- Bene, perché vorrei farle alcune domande.
- É il suo lavoro. - rispose caustica la ragazza.
- Lei è una delle ultime persone che ha visto in vita suo fratello. Alcune suore hanno
dichiarato di averla scorta uscire dalla cattedrale non più di cinque ore fa. Hanno notato anche
due uomini vestiti in nero entrare quando lei è uscita. Conosceva quegli uomini? Li ha notati?
- No, non li conoscevo, ma li ho visti e li ho sentiti parlare inglese tra loro. Non avevano un
aspetto rassicurante.
- Perché due uomini inglesi dall'aspetto poco rassicurante si trovavano nella Cattedrale degli
Apostoli poco prima che suo fratello venisse ucciso?
- Come posso saperlo io? É lei l'ispettore, me lo dica lei!
- Vede, c'è qualcosa che non mi convince in questa storia... il modus operandi usato
dall'assassino, fa pensare più a un omicidio seriale o a un rito sacrificale di una setta satanica
che a un qualsiasi altro tipo di omicidio. Tuttavia... - il coglione si schiarì la voce per poi
continuare - ...tuttavia alcune strane coincidenze mi portano a pensare proprio il contrario.
- E quali sarebbero queste coincidenze? - chiese Nebbia, che fino a quel momento era rimasto
ad ascoltare in silenzio.
- La morte del padre avvenuta non molto tempo fa in circostanze simili: soffocato da una
corda di cuoio, accoltellato alla gola e...
- Ci risparmi i particolari! - gridò seccata la Rossa, ancora traumatizzata dalla vista del
cadavere di suo fratello. Tuttora poteva scorgerne il corpo straziato e abbandonato sul freddo
lettino metallico della sala mortuaria. Una grossa cicatrice a forma di ÑY' partiva con due
profondi solchi dai pettorali alti per riunirsi appena sotto lo sterno e continuare a scorrere in
un solco unico fino a cinque centimetri dall'ombelico. Il Laserenterotomo, il suturatore
termico e il forpice dentato, si trovavano ancora là sul servo-robot, in bella vista, circondati da
abbondanti residui organici distaccatisi dal corpo e rimasti probabilmente incagliati in qualche
strumento da taglio di vecchio tipo. Il medico legale notò lo sguardo della Rossa posarsi sul
cadavere e si affrettò a ripulire il vassoio di contenimento e a sollevare il lenzuolo per
nasconderlo alla sua vista.
- Ci sono i due uomini inglesi - continuò lo Sbirro - e c'è un alone di mistero sul lavoro di
ricerca e sviluppo che effettivamente svolgeva suo padre alla FutureProg. Ho qua il fascicolo
riguardante il suo omicidio, è tuttora aperto: il caso è mio, ed è mia intenzione chiuderlo al più
presto e trovare il colpevole.
Non troverebbe un elefante nella sua camera da letto, pensò Nebbia, sorridendo tra sé e sé.
L'interrogatorio proseguì ancora per qualche minuto senza che la Rossa rivelasse niente a
proposito della vera natura di Sion2.
Notò soltanto adesso l'assoluto silenzio nel quale l'obitorio era immerso, così profondo che
ebbe la forte impressione che all'interno dell'edificio non ci fosse nessun altro oltre a loro.
D'improvviso fu pervaso da uno strano presentimento. Si allontanò dallo Sbirro e dalla
ragazza per affacciarsi alla finestra e gettare uno sguardo fuori. Una Electricar nera era appena
atterrata proprio davanti all'ingresso del distretto di polizia, nel quale era sito l'obitorio.
Nebbia abbassò un po' le persiane premendo un tasto sul muro, poi si appiattì contro la parete.
- Cosa diavolo... - gridò lo Sbirro.
Nebbia fece cenno di tacere portando l'indice al naso.
L'ispettore estrasse una pistola calibro 48.
Dall'autovelivolo uscirono quattro uomini in abiti eleganti di colore scuro. Si guardarono
attorno con fare circospetto, erano armati di fucili Sniper 450G silenziati, capaci di perforare
una persona da parte a parte da 200 metri di distanza.
Il tipo più alto estrasse dalla tasca un apparecchio simile a un palmare e si soffermò un istante
a osservarlo.
- Secondo piano, ala Est. - disse sollevando lo sguardo verso l'unica finestra accesa.
Il secco portò il binocolo agli occhi zoomando fino a riconoscere, nascosto dietro al muro e
appena percettibile, la sagoma longilinea di Nebbia.
- Il killer è con loro.
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- Sei sicuro che l'edificio sia stato liberato? - chiese un terzo uomo.
- Certo, il questore ha dato l'ordine di sgomberare prima che arrivassero i nostri "amici"...
- Bene, possiamo procedere.
Il medico legale, non avendo intuito la gravità della situazione, si affacciò alla finestra per
curiosare e, prima che Nebbia potesse fermarlo, un colpo di fucile divelse il davanzale per poi
ferire il dottore al braccio destro.
- Chiuda il circuito di sicurezza, blocchi l'ingresso o sarà la fine! - gridò lo Sbirro.
La Rossa corse a rimpiattarsi sotto un tavolo. Il dottore invece raggiunse dolorante il
terminale e avviò la procedura di sicurezza. Un circuito elettronico bloccò il portone esterno.
- Per un po' dovrebbe tenerli occupati.
- Dobbiamo trovare un'altra via di fuga. - disse lo Sbirro mentre sparava dei colpi alla cieca
fuori dalla finestra sporgendo il braccio soltanto.
- Sapevano esattamente dove eravamo, lo hanno rilevato con il loro OPSAT! - gridò Nebbia
puntando la pistola termica verso l'ispettore. - Lei ne sa qualcosa?
- Che diavolo va dicendo...
- É lei che sta comunicando la nostra posizione a quei fottuti stronzi? - gridò Nebbia.
- Io non so neanche chi siano quegli uomini! - lo Sbirro sembrava sincero.
Nebbia si avvicinò a lui e lo perquisì con una mano in cerca del trasmettitore mentre con
l'altra lo teneva sotto tiro. Dalla tasca dell'impermeabile di pelle nera dello Sbirro estrasse un
palmare identico a quello che aveva visto poco prima in mano ai loro nemici.
- É questo. - disse.
- É il cellulare in dotazione al corpo di polizia...
Nebbia gettò a terra l'apparecchio, lo puntò con il mirino laser della sua pistola e lo termizzò,
poi tornò a puntare l'ispettore.
- Come posso fidarmi di lei, adesso? - disse.
- Non può, e ha ragione, ma le assicuro che non ne sapevo niente.
Dopo qualche secondo di titubanza Nebbia decise, suo malgrado, che avrebbe potuto fidarsi
dello Sbirro.
É troppo coglione per essere coinvolto in questa storia, pensò, inoltre, se avesse voluto
avrebbe potuto farmi fuori in qualsiasi altro momento senza l'intervento della fanteria armata!
Abbassò l'arma e tornò alla finestra.
Due uomini erano appostati dietro l'Electricar, mentre gli altri due stavano tentando di aprire
un varco all'ingresso.
- Sono gli inglesi? - chiese la Rossa da sotto il tavolo.
- No, sono gli uomini del Crucco. - rispose Nebbia.
- Il Crucco? Chi diavolo è il Crucco? E come mai vuole la vostra pelle? - chiese lo Sbirro.
Un colpo frantumò il servo-robot che rovesciò gli strumenti chirurgici a terra in un ridondante
fragore metallico.
- Non è il momento, questo, per le spiegazioni. É una storia lunga, gliela spiegherò se
rimarremo vivi! - Nebbia sorresse con due mani la sua pistola termica, mirò e premette il
grilletto. Un colpo invisibile partì colpendo al fianco uno dei due uomini dietro l'autovelivolo.
Questo si ripiegò su se stesso ed emise un grido straziante. Sebbene non avesse segni evidenti
all'esterno del suo corpo, all'interno il rene doveva essere imploso. Cadde seduto dietro
l'Electricar e cominciò a sparare colpi a casaccio. Quattro di questi colpirono il cadavere del
prete, già orrendamente mutilato. Alcuni brandelli di carne e sangue imbrattarono la parete
opposta, altri investirono il camice bianco del dottore, macchiandolo di rosso.
Nel frattempo gli altri due stavano piazzando una carica di C4 alla serratura.
- Il Crucco si è raccomandato di fare un lavoro pulito, non possiamo usare il C4! - disse uno
dei due all'altro.
- Il Crucco tollerrerà un po' di rumore, se porteremo a termine il nostro lavoro.
L'altro annuì, sapendo esattamente a cosa sarebbero andati in contro se avessero fallito la loro
missione.
- Salterà tutto! - disse lo Sbirro che osservava dall'alto - Se riusciranno a entrare saremo
fottuti!
La Rossa uscì da sotto al tavolo e si guardò attorno in cerca di una via d'uscita.
17
Poi successe l'inaspettato: un altro autovelivolo arrivò dalla statale 32, sgommando si portò di
traverso al centro della carreggiata. Uno sportello si aprì e vomitò fuori i due inglesi armati
che presero a far fuoco sul piccolo esercito del Crucco. Nessuno faceva più caso ai tre uomini
e alla ragazza, quello era il momento di fuggire.
- Ora o mai più! - disse Nebbia.
- Di qua! - gridò la Rossa, indicando una finestra che si affacciava sul lato opposto
dell'edificio.
Lo Sbirro spense la luce. I quattro si affrettarono a scavalcare il davanzale.
Erano in strada quando udirono il potente boato di una deflagrazione. Il C4 doveva essere
esploso, la porta era aperta. Non avevano più molto tempo, tra poco chiunque fosse entrato
nel laboratorio avrebbe impiegato non più di trenta secondi per scoprire dove erano diretti, e li
avrebbero raggiunti in men che non si dica.
- Di là, presto! - gridò con un filo di voce il medico - La mia Electricar è parcheggiata a non
più di cinquanta metri da qua.
Quando raggiunsero il velivolo potevano ancora udire il sibilo stridulo dei colpi silenziati e le
grida poliglotte dei sei uomini. Decollarono, furtivi, immersi nelle tenebre sbiadite che
precedevano l'alba.
Il Papa e i Cardinali
Due vecchie Mercedes svoltarono sulla via dei laghi. Attraversarono la pianura di S.
Andrea ed entrarono in quello che per tutti era il paese dei morti.
Le case si affacciavano sul vecchio corso. Erano diroccate, consumate dal tempo. Le finestre
sbarrate con assi di legno, su tutto regnava il silenzio e la desolazione.
- Un giorno il mondo sarà ridotto come questo paese. - Pensò l'autista della prima macchina.
La delegazione percorse una strada sterrata, fermandosi più avanti, nei pressi di un largo
piazzale. Il prato ben curato faceva da cornice a un antico pozzo che troneggiava al centro
dello slargo.
Gli autisti aprirono le porte posteriori delle Mercedes da cui uscirono quattro cardinali. Una
raffica di vento si alzò improvvisa scuotendo i prelati.
- Sembrerebbe che Dio non ci voglia qui. - Protestò il più giovane.
- É tanto tempo che Dio è stanco di noi. - Sentenziò il più anziano.
Ai margini del piazzale, semi nascosta dalla vegetazione, una piccola chiesa in mattoncini
rossi e pietre aspettava l'arrivo della curia romana.
Appena entrati, i quattro uomini furono rapiti dalla magnificenza delle pitture che ornavano le
pareti della chiesa. I dipinti, tutti dedicati alla figura della Vergine, raffiguravano gli
avvenimenti cardini della vita della Madonna. Eseguiti con colori tenui, esaltavano l'arte
classica favorendone le forme e le dimensioni.
La meraviglia dei cardinali fu spezzata dal cenno di un uomo seduto in prima fila.
- Padre. - Lo appellò il cardinale anziano.
- Sapete perché vi ho convocato qui? - rispose l'uomo.
Silenzio.
- Sono stato parroco del paese che avete appena attraversato, è passata qualche vita da allora. Il Padre alzò il viso verso il Cristo sofferente e prosegui - Questa era la chiesa della nostra
comunità e questi, indicando i dipinti con le mani, sono i custodi dei miei segreti. - tornò con
il capo chino e concluse con voce più bassa - Ieri come oggi.
I quattro cardinali si guardarono tra loro, nessuno prese la parola.
- Voi capite l'importanza che riveste Sion2 per tutta la chiesa cattolica? - L'uomo seduto aveva
usato un tono di rimprovero - Dobbiamo garantire il diffondersi del programma, abbiamo la
grande opportunità di assestare un colpo mortale a tutto l'ebraismo.
- Padre, in questo momento Sion2 è nelle mani della sorella del Servo ma...
- ...ma l'intera Umanità aspetta da secoli di sconfiggere il nemico ebreo. - lo interruppe il
Padre.
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- Ascoltatemi bene. - continuò - Se la Rossa distruggerà il programma per vendicarsi della
morte di suo padre e del fratello, tutto il nostro lavoro andrà perso e voi sarete ritenuti
responsabili del fallimento.
- Abbiamo la situazione sotto controllo. - intervenne con voce flebile uno dei cardinali.
- A noi interessa che il programma sia venduto in tutto il mondo, non è rilevante se a farlo
saranno i tedeschi, gli inglesi o chicchessia, ma deve essere venduto. - replicò con foga il
Padre.
- Sappiamo di avere carta bianca, ciò che Lei chiede, sarà fatto.
- Non fate il mio volere, ma quello di Dio.
I Cardinali raggiunsero l'uscita della chiesa. Le tante Madonne che affrescavano i muri erano
depositarie di un altro segreto, forse il più grande.
Arrivati sulla soglia, si voltarono per rendere omaggio al Cristo. Accanto all'icona il Santo
Padre impartì loro la benedizione urbi et orbi.
Stai zitto, Sbirro!
Il medico patologo guidò seguendo le indicazioni dello Sbirro, evitando i posti di blocco
che si stavano già organizzando lungo il perimetro della sparatoria.
- Perché ci sta aiutando? - chiese Nebbia dal sedile posteriore, tornando a sospettare dell'altro.
Lo Sbirro restò in silenzio qualche istante, con gli occhi fissi sul display retrovisore, poi
rispose: - Perché il caso è mio e non me lo faccio soffiare facilmente. I miei colleghi sono
quasi tutti brava gente, ma se sentono odore di promozioni, medaglie o favori dalla mafia, non
ci penserebbero due volte a incasinare la faccenda.
- D'accordo, ma Lei fa parte di loro, quindi il discorso Le calza a pennello, non crede? ribatté Nebbia, con la mano ben salda sulla pistola termica.
- Io sono un poliziotto, sto facendo il mio dovere. Ora ci fermeremo in un posto sicuro e
parleremo con calma.
- Non credo proprio! - Nebbia estrasse l'arma e la premette con forza sulla nuca dello Sbirro Non si muova o Le farò bollire il cervello!
La Rossa aveva magicamente estratto uno stiletto da chissà dove e l'aveva piazzato alla
giugulare del pilota: - ...e Lei non faccia scherzi! - ordinò al dottore.
Lo Sbirro tentò di farlo desistere: - Non fare cazzate, vedrai che sistemiamo tutto!
- Stai zitto, Sbirro! - ordinò Nebbia, infastidito, abbandonando la riverenza forzata - Dottore,
si fermi sotto quel cavalcavia senza dare nell'occhio.
Il dottore obbedì.
- Appena fermi scenderemo tutti assieme, con calma. La signorina si metterà alla guida e voi
ve la darete a gambe levate senza voltarvi. Ci siamo intesi?
L'autista e lo Sbirro annuirono. Nebbia si voltò verso La Rossa e lei gli rimandò un cenno
d'intesa.
L'electricar si fermò. I quattro scesero al rallentatore. Il patologo fece un paio di passi, poi si
voltò e, indicando la vettura, chiese: - Trattatela bene, è nuova.
Nebbia gli sorrise benevolo: - Tranquillo.
Lo Sbirro sembrava non volersene andare: - Stai facendo una cazzata, figliolo.
- Getta l'arma e vattene!
Sotto l'insistenza di Nebbia l'agente si arrese e obbedì mesto.
La Rossa era già al posto di guida e Nebbia s'infilò dentro come un missile. Sparirono nella
città lasciandosi dietro i due uomini, mentre un gatto leccava distrattamente la ruggine da
sopra un bidone abbandonato.
- Dove andiamo? - chiese lei, scura in volto.
- In un posto sicuro, dove possiamo riflettere, discutere chiaramente e riposarci. - Nebbia
inserì le coordinate nell'autoguida - Segui il percorso.
Arrivati a destinazione abbandonarono il veicolo e s'immersero nella metropolitana. Presero il
primo treno che andava verso nord. Dopo una decina di stazioni scesero, assicurandosi di non
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essere né seguiti, né attesi.
- Non sono mai stata da queste parti. Dove siamo?
- In periferia.
- Perché proprio qui? - insisté lei, mentre salivano le scale verso l'uscita della metropolitana.
- Perché qui c'è uno dei miei appartamenti d'emergenza.
- Cosa?!
- Hai capito bene. Nel mio mestiere è sempre bene avere un posto sicuro dove leccarsi le
ferite o sparire per qualche tempo. Vedrai, ti piacerà! É pieno di cibo, c'è l'idromassaggio e la
TV via cavo.
La Rossa sorrise leggermente, forse al pensiero che in realtà un appartamento del genere
potesse servire anche ad altri scopi meno seri e più dilettevoli: - ...o per portarci le tue
amichette! - aggiunse lei, quasi divertita.
- Potrei, certo, ma non qui... mi è costato troppo per sputtanarlo così.
Lei decise di credergli, ma non resistette alla tentazione: - Certo, come no!
Lui ignorò il commento, preoccupato di guardare bene in faccia tutti quelli che incrociavano o
che leggevano il giornale appoggiati a una colonna dell'atrio. Usciti dalla hall percorsero un
centinaio di metri lungo il marciapiede, poi afferrò lei sotto il braccio e la spinse con sé dentro
un portoncino semiaperto.
- Che fai, lasciami!
Lui le fece cenno di tacere: - Abbracciami!
- Co...
- Dai, abbracciami! Facciamo finta di essere una coppietta. Voglio vedere se qualcuno ci sta
seguendo.
- Hey, fai così con tutte?
- Non fare la scema...
I due si abbracciarono.
Con il volto nei capelli di lei, Nebbia scrutava di traverso la via principale. Nessuno pareva
badare a loro. Restarono così un paio di minuti, ascoltando l'uno il respiro dell'altra.
Appena convinto di non essere seguiti, Nebbia chiuse il portoncino e aprì la porta di servizio
sul retro. Uscirono sulla via parallela. Percorsero poche decine di metri e, di fronte a un altro
portone, Nebbia estrasse un tesserino magnetico. Lo inserì nell'apposita feritoia e l'uscio si
aprì.
Prima di salire le scale restò qualche attimo a sbirciare fuori attraverso la buchetta delle lettere
e, nel caso, poteva contare su un'altra uscita di servizio.
Nessuno passava di lì.
La Rossa pareva agitata: - Stai bene? - le chiese preoccupato.
- Non esattamente... - rispose lei.
- Che hai?
- Devo fare pipì! - sdrammatizzò lei.
Prequel n.2
Prequel n.2
Qualche anno prima della grande caccia al programma .
Nei laboratori della FutureProg .
Mentre tamburellava con la matita sui raccoglitori accumulati nello scaffale e ripieni di analisi
di laboratorio effettuate in quei duri anni di lavoro e di campionatura, il Dottor "E", così
l'avevano ribattezzato, senza sapere perché avessero scelto quel nome, i suoi più stretti
collaboratori lì alla FutureProg, non poté fare a meno di rimuginare sugli imprevisti e a dir
poco sconvolgenti risultati segreti dell'alpha testing di "Sion2".
Un nome biblico per un programma che avrebbe dovuto "semplicemente" gestire il lavoro
complesso e delicato dei tanti laboratori di analisi cliniche sparsi nel mondo, chissà perché!
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Se gli affari fossero andati come aveva previsto il fiducioso amministratore delegato,
direttamente piombato dalla sede centrale per assistere ai primi vagiti dell'applicazione, "...il
mondo non sarebbe stato più lo stesso...", queste le esagerate e ottimistiche parole usate dal
pezzo grosso durante un'innocua pausa caffè. Parole a cui non aveva mai dato o non aveva
mai potuto dare, in quanto reso inoffensivo dalla mancanza di dati più "intimi", la giusta
importanza.
- Chissà perché un nome biblico. - continuava a chiedersi il Dottor "E". Forse per
impressionare gli informatori impegnati nei loro giri danteschi alla ricerca di possibili
acquirenti o forse per impressionare gli stessi acquirenti, facendo leva sulla loro reverenziale
coscienza religiosa collettiva ben nascosta tra le pieghe più arcaiche del cervello.
Ora, però, conosceva il vero perché di quel nome. Ma era troppo tardi. O forse no...
Dunque, i contagiosi "Protocolli dei Savi Anziani di Sion" avevano finalmente trovato la loro
terapia globale in quel programma informatico capace di gestire, tramite la Rete, i dati di
migliaia di laboratori sparsi nel mondo, in barba alle più elementari leggi sulla privacy, con
cui i politici si facevano belli dinnanzi alle telecamere e agli elettori.
Dopo l'eclatante fallimento nazista del secolo scorso e la storica diluizione degli sforzi
eugenetici in tanti piccoli rivoli insignificanti, presto dimenticati, la subdola risposta alla
"oltraggiosa" fondazione dello Stato di Israele aveva trovato sfogo in uno dei progetti più
capillari della storia umana. Chi, almeno una volta durante la propria vita e per i motivi più
disparati, non aveva avuto bisogno di compiere delle semplici e routinarie analisi del sangue o
non aveva depositato la propria saliva per un semplice test infettivistico? Tutti... Già, proprio
tutti! Prassi quasi quotidiana nell'allarmistica società del Terzo Millennio.
- Che ingenuo sono stato! - pensava il rinsavito Dottor "E" mentre ripercorreva mentalmente
le fasi più importanti dell'elaborazione del "Pacchetto Sion2". Non solo gestione dei dati in
Rete, dunque, ma anche ricerca eugenetica camuffata da propositi umanistici e di ordine
pubblico!
"Il Ministero della Sanità ci ha chiesto espressamente di compiere una ricerca su vasta scala,
tramite Sion2, di quei fattori genetici che predisporrebbero all'uso di droghe e alcol... per
bloccare l'impressionante parabola di omicidi, suicidi e incidenti stradali, sul lavoro in tutto il
mondo... " gli avevano detto.
- Dottor "E"... "E" come Eugenetica, come ho fatto a non pensarci prima? - rise amaramente Dunque i miei più stretti collaboratori, i miei "amici" qui alla FutureProg, sanno?
Ora tutte le tessere di quel mosaico invisibile si stavano riordinando pian piano nella sua
sconvolta psiche di essere umano deluso e sfruttato. "Sion2" avrebbe dovuto funzionare
pressappoco così: il programma che gestiva il computer interno agli analizzatori, oltre a
svolgere le sue normali e banali funzioni sequenziali, sarebbe stato in grado, parallelamente,
di compiere una precisa e non autorizzata ricerca genetica sui campioni di sangue giunti in
laboratorio. Una ricerca capace di stanare, negli anfratti cromosomiali delle cellule sanguigne,
le più insignificanti tracce genomiche israelite tramandate nel tempo e insabbiate dai naturali
incroci che la moderna e libera società globalizzata offriva ormai da decenni ai suoi
inconsapevoli figli da redimere.
Tutto era cominciato alcune settimane prima.
Durante le fasi finali dell'alpha testing, il Dottor "E" non riusciva a spiegarsi quella sigla
cifrata che di tanto in tanto compariva al lato del numero di campione: ...E-45671-I, E-45672I, E-45673-I...
Il database aziendale non dava risposte esaustive, ma forse il computer del Capo Sezione non
gli avrebbe mentito. Così, durante una delle innumerevoli notti insonni trascorse ad
alphatestare il mostro informatico dai mille volti, il Dottor "E" fece una visitina non proprio
autorizzata nell'ufficio del Capo Sezione. Conosceva la scarsa fantasia del soggetto e avrebbe
scovato la password di quel PC in men che non si dica.
- Il fesso avrà messo sicuramente il nome della figlia! - ma cliccando su "invio" si accorse che
il tizio, forse, aveva preso lezioni serali di fantasia e quindi avrebbe dovuto riprovare chissà
per quante ore.
- Dai, dimmi quale è la password: non hai una vita interessante! Sei monotono come il
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ticchettio di un orologio a corda... Sei noioso come una sinfonia di Berlioz... Sei prevedibile
come la mia sveglia delle 7... Quale cacchio di password avrà mai potuto partorire la tua
mente ammuffita? Rilancio con il nome di tua moglie, dal momento che la nomini trecento
volte al giorno. Ma non può essere così facile! - invece lo era. - Confermo: sei un fesso!
La cartella intitolata "Sion2" era come uno scrigno ricolmo di dolorose sorprese e finalmente,
nel suo notturno curiosare a caccia di prove in grado di confermare i suoi striscianti sospetti,
quel codice cifrato comparve seguito da tutte le sue brave spiegazioni aggiuntive: - Eccolo: Exxxxx-I... - l'aveva trovato. Poi continuò a visionare stupefatto la legenda - Dove "E" sta per
(manco a dirlo!) Eugenetica, xxxxx è il numero ordinario dei campioni risultati "positivi" e
"I" sta per... - fece una pausa durante la quale sentì il proprio cuore saltargli in gola come in
preda a una sorta di danza ritmica - ...sta per "Israelita".
- Ma che c'azzecca con l'alcol e la droga? Quale interazione può esserci con delle "normali
analisi del sangue"? - continuava imperterrito a tergiversare ingenuamente, mentre la scottante
realtà dei fatti gli tirava il camice da laboratorio come per dire "Hey, sono qui!"
Rielaborando le sconvolgenti scoperte durante le settimane successive, il Dottor "E"
raggiunse finalmente quella serenità che deriva dalla totale, seppur dolorosa, presa di
coscienza di uno stato di cose che avrebbe potuto definire "fantascientifiche", ma che
rappresentavano, invece, la realtà per cui aveva inconsapevolmente lavorato in quegli ultimi
anni.
- Perché individuare proprio quella precisa traccia genica? - aveva continuato a indagare tra le
possibili applicazioni di "Sion2" - Perché evidenziare l'eredità genetica israelita negli esseri
umani del Terzo Millennio?
Lentamente il disegno malvagio di selezione genetica insito nell' "innocuo" programma, stava
prendendo forma nella mente incredula e interrogativa del Dottor "E".
"Sion2" avrebbe dovuto completare su scala mondiale l'interrotta "Soluzione Finale" di storica
memoria: estirpare dal DNA dell'Umanità ogni ombra sionista capace di minare la tanto
agognata resurrezione della stirpe ariana.
Non più camere a gas o dispendiosi campi di concentramento; non più treni della morte e
improbabili partiti nazionalsocialisti che sarebbero stati sbarazzati sul nascere da un'opinione
pubblica assopita, è vero, dalla tecnologia e dalle droghe, ma ancora resa memore
dall'immane quantità di dati e di immagini ereditate dalla Shoah.
"Sion2" rappresentava la silenziosa e globalizzata ripresa di un discorso interrotto dalle mire
espansionistiche di slavi e americani, che intervennero durante la seconda guerra mondiale
non certamente per motivi umanitari, ma per allargare, ognuno a modo proprio e con una
propria tempistica, i propri orizzonti ideologici e, non ultimi, commerciali. Il muro di Berlino
e la Guerra Fredda ne furono le prove più eclatanti.
Stavolta no! L'epurazione sociale avrebbe sfruttato le normali e legali vie della competizione
aziendale; il curriculum lavorativo di un soggetto sarebbe stato condizionato dai risultati delle
analisi di "Sion2"; il pestifero popolo israelita, ancora presente e perfettamente diluito tra le
genti di tutto il mondo, sarebbe stato selezionato e messo al muro non grazie all'eliminazione
fisica, come era accaduto in passato, ma utilizzando un'indolore e quasi impercettibile
selezione socio-economica. Banditi dalle aziende, dai posti di lavoro, dalle cariche pubbliche,
dalle responsabilità civili che rendono un soggetto umano indispensabile e utile... Tutto questo
senza mai nominare la parola "israelita".
Il trucco? Attribuire a quel codice cifrato una qualsiasi inventata malattia genetica
irreversibile, una malsana predisposizione all'alcol e alla droga, un riconosciuto impulso
all'omicidio, una dannosa aspirazione al suicidio. Una plausibile causa di licenziamento o di
mancata assunzione. Tutte notizie personali false e non diffusibili, ma che il Ministero della
Sanità e le numerose aziende mondiali avrebbero senz'altro apprezzato, ufficiosamente, in
termini di previsioni capaci di evitare fastidiose perdite di risorse umane e dispendiose cure da
caricare sui bilanci assicurativi.
Isolare e distruggere socio-economicamente un'intera razza: questo era lo scopo di "Sion2".
ATCGTAAGATCGATAGTCGATTAGCTGATCGATGCTAGCATTATGCTAGTA
CTAGCGACGACGATGCTAGCTAGCTAGCTGACTGGTGTCGTAGCTGATCG
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GTGTATGAGAGATTTATTTCCCGCGAGTCAGTCAGTCAGTACGTCTGCTAG
TCTGACTACTGCTGCAGTCAGACTGCATGCTGCAGTCTGCATGATCAGCT
AGCTGACTGACTGCAGTCAGTCGCAGCGAGGGAGAAATTCTTCCTCTCCC
TAGCAGCTAGTGGCTGACGTAGCTAGCTGATGCTAGCTGATCGTAGCTGA
TCGATCGTAGCATGCTAGCTAGCGACGAGCTAGCTAGCTGATCGAGCTAG
CTGATCGATGCTAGCTAGCTAGCTGACTGACGATGCTAGCTAGCTAGCTA
GCTAGCTAGCTAGCGATCGATGCTAGCTAGCTAGCTGACTGATCGATGCT
AGCTAGCTAGCTGACTGATGCATGCTAGCTAGCTAGCTAGCTAGCTGACT
GATCGATGCTAGCTAGCTAGCTAGCTAGCTAGCTAGCTGATCGATCGATG
CTAGCTAGCTAGCTAGCTGATCGATGCTAGCTAGCTAGCTGACTAGCTGA
TCGATCGATGCTAGCTAGCTATAGCAGCAGCTAGCTAGCATGCTAGCATG
Gli antichi "mattoncini" del DNA messi al servizio, nuovamente, di un redivivo nazismo
tecnologicamente avanzato.
I subdoli obiettivi dei Savi di Sion sarebbero stati sbaragliati ancora una volta e il grande
complotto sionista non avrebbe visto mai più una nuova alba.
Nell'appartamento di Nebbia
Entrarono nell'appartamento. C'era un enorme divano nel soggiorno.
- Dov'è il bagno? - il suo primo pensiero.
- La porta in fondo al corridoio.
La casa era piccola e arredata in modo semplice: un grande soggiorno con un soppalco che
ospitava la stanza da letto, un piccolo corridoio che portava a una minuscola cucinetta e, in
fondo, il bagno. La Rossa entrò, chiuse la porta dietro di sé, e si sedette a fare pipì. "La pipì",
un'azione necessaria e normale per un essere umano, ma si disse che ormai di normale non
c'era più nulla!
Si guardò un attimo allo specchio: il volto sbiadito, i capelli arruffati. Tornò nel soggiorno e si
sedette esausta sul divano. Guardava in girò distratta, come presa da una sorta di inebetimento
sensoriale.
Il sole entrava fioco dalla grande finestra del salotto, la stanza era poco illuminata. Nebbia era
accanto a una specie di mensola bar, da cui estrasse un bicchiere con del whisky.
- Vuoi da bere? Magari qualcosa di forte?
Lei lo guardò un attimo: - No, non voglio niente... - con voce avvilita - vorrei solo non aver
dovuto riconoscere il corpo maciullato di mio fratello. - alzando la voce.
Nebbia posò il bicchiere e si sedette accanto a lei: - Dobbiamo stare calmi e riflettere. - disse
con voce pacata.
La Rossa teneva la testa in giù tra le mani, ma si girò di scatto verso di lui: - Dobbiamo?
Dobbiamo chi? Io e te? - si alzò di scatto allontanandosi dal divano per prendere le distanze.
Le lacrime le bagnarono il volto. Nonostante cercasse di trattenerle, uscivano incuranti - Ma
tu chi sei? Cosa vuoi da me? - la voce era piena di rabbia, aveva bisogno di sfogare tutta la
sua collera, e Nebbia era il giusto capro espiatorio.
Lui si avvicinò lentamente sfiorandole la mano come per rassicurarla, ma lei lo strattonò in
modo brusco: - Vattene, lasciami stare, tanto qui va tutto a puttane e io... sono stanca. piangendo si mise la mani tra i capelli in segno di sfinimento.
- Lo so, ma adesso calmati!
- Non dirmi quello che devo fare! - sbottò - Non ho più nessuno io, nessuno! - grida di dolore.
Nebbia la afferrò con forza per i polsi, cercando di fermare la crisi isterica che l'aveva colta: Vieni qui... - la trascinò con vigore verso di sé, mentre si dimenava.
- Lasciami! Lasciami... - la voce diminuiva di intensità, l'ultimo "lasciami" con un filo di
fiato... lasciami...
Strana la vita, si disse Nebbia: teneva tra le braccia quella bellissima ragazza, la cui
femminilità prorompente si esternava dal corpo scolpito, frutto di anni di attività fisica, e dal
volto delicato che svelava la sua fragilità. Eppure la sensazione che provava andava al di là
della semplice attrazione fisica. Si meravigliò delle emozioni che quel pulcino smarrito gli
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provocava, lui che nella sua vita aveva preso e lasciato decine, forse centinaia di donne,
compagne di letto per una notte o poco più; senza andare mai oltre ai visi, ai corpi, godendone
solo i frutti delle loro grazie. Spogliato di quella sua aria arrogante, stringeva la ragazza a sé
nell'impulso di proteggerla.
I loro occhi si incrociarono e, per un momento, la Rossa sentì che quest'uomo, che conosceva
solo da pochi giorni e con cui aveva condiviso una squallida nottata da incubo, sarebbe
divenuto una presenza essenziale nella sua vita. Percepiva stranamente, nonostante l'aspetto
spavaldo e i modi spiccioli, una sorta di alone positivo. Non sapeva l'origine di questa
sensazione, perché era tutt'altro che un uomo dall'aria rassicurante, ma non le importava, ci
avrebbe pensato dopo.
Come rapiti da una inaspettata attrazione reciproca le loro labbra si avvicinarono. Gli occhi
socchiusi. La Rossa si abbandonò completamente a quel bacio. Era stanca e avvilita, tutto il
suo mondo era nel caos più totale e non aveva idea di ciò che l'aspettava nel prossimo futuro,
ma una cosa la sapeva: tra le braccia di quell'uomo si sentiva protetta, al sicuro.
- Rossa... - stava per dire qualcosa.
Ma lei gli sussurrò all'orecchio: - Elèna... solo per oggi... Elèna!
Quella voce suadente smontò il tentativo di Nebbia di proferire parola.
Gli occhi continuarono a parlare e, come loro, le labbra e le mani, insinuandosi tra le succinte
vesti di lei.
- Penombra! - La voce di Nebbia ruppe il silenzio per comandare alla audiocellula di creare
l'atmosfera, e un marchingegno elettronico si settò sul programma prestabilito; gli scuri si
abbassarono e una fioca abat-jour si accese.
Lei rimase un'attimo sorpresa, immaginando che quel sistema lo avesse usato tante volte.
Allontanò il viso da quello di lui: - Dimmi... dimmi che sei qui per me, dimmelo lo stesso
anche se non è vero...
- Shhh... - le chiuse le labbra con la mano e poi con un bacio.
La Rossa gli cingeva il collo con le braccia per tenerlo stretto a lei.
Con un filo di voce Nebbia: - Non vorrei essere da nessun'altra parte... - Gli occhi si
penetrarono, le labbra si schiusero per ricevere quelle dell'altro, i profumi, i suoni del respiro
affannato, erano note che sovrastavano il silenzio.
- Hai un buonissimo profumo. - la voce calda, sensuale di Nebbia.
Le sfilò la maglietta gettandola lontano e si soffermò ad ammirare i seni compatti, perfetti e
non resistette al desiderio di toccarli, sfiorarli con le labbra. La Rossa sbottonò la camicia con
veemenza, appoggiando le mani sul torace definito, chiuse gli occhi e ascoltò la sensazione
tattile che gli produceva carezzarlo.
Fu un lungo istante animato dalla danza dei loro corpi, intorno... il vuoto, persi in una
dimensione ormai fuori dal tempo, consumarono la loro ansia di vita, nutrendosi del reciproco
desiderio.
Sulle tracce di Nebbia
Lo Sbirro si fermò un centinaio di metri più avanti e si voltò per osservare cosa avveniva
alle sue spalle. Scoprì con disagio che il veicolo era sparito. A pochi passi da lui il medico
patologo procedeva reggendosi il braccio all'altezza della spalla, tamponando la ferita e
contorcendo il viso a causa del dolore pungente che il proiettile gli provocava.
- Se ne sono andati.
- Che facciamo adesso? - si lagnò il medico scrutando il cielo.
- Chiamiamo un taxi. - lo Sbirro cominciò a frugarsi nelle tasche, finché non ricordò che il suo
telefonino si era fracassato sul pavimento dell'obitorio.
- Ha un cellulare? - chiese poi al dottore.
- Sì, eccolo... - estrasse il telefono dal taschino della camicia e lo porse allo Sbirro, reggendosi
sempre la spalla con una mano.
Il taxi arrivò in quindici minuti, giusto qualche istante dopo che l'ambulanza ebbe portato via
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il patologo ferito. Lo Sbirro si fece accompagnare alla centrale di polizia. Entrò nell'androne e
si diresse svelto nel suo ufficio.
- Non hai una bella cera. - osservò il collega seduto alla scrivania all'altro lato della stanza.
- Ho dormito poco... - prese un foglio e annotò una numero e una sigla.
- Vedi di rintracciare questo veicolo. Cerca nei dintorni di Tuxton Bridge, non deve essere
lontano, il ladro sa di essere braccato, lo avrà sicuramente abbandonato da qualche parte nelle
vicinanze.
Porse il foglio al grassone che sollevò la cornetta per impartire ordini alla squadra di
setacciare la zona nel raggio di venti chilometri dal punto in cui Nebbia aveva scaricato lo
sbirro e il dottore.
- Che sta succedendo? - chiese una volta riattaccato.
- Non farmi domande.
Il grassone lo guardò confuso, poi alzò le spalle ed estrasse un pacchetto dal cassetto della
scrivania. Lo aprì con cura ed estrasse un hamburger farcito di schifezze grasse e unte,
mayonnaise e kutchup, poi lo addentò con foga impiastricciandosi il mento e le guance di una
crema rosastra.
- Ma come fai a quest'ora del mattino? - Lo Sbirro guardava il ciccione con evidente disgusto.
- Se vuoi te lo dico, ma in cambio devi dirmi chi stai pedinando. - rispose l'altro ridendo e
sputacchiando qua e là.
- Fammi un favore: fottiti.
Lo Sbirro aveva deciso di non fidarsi di nessuno. Era un uomo giusto e soprattutto non era
quel tipo di sbirro che si compra con due soldi. Voleva arrivare in fondo alla verità, e sapeva
che l'unico modo per arrivarci era farlo da solo. Già una volta qualcuno aveva messo a
repentaglio la sua vita usando il suo OPSAT come ricettore di segnale per darlo in pasto a una
banda (o meglio: a due) di uomini armati. E quel qualcuno era sicuramente uno dei suoi
colleghi o superiori che per far questo doveva aver ricevuto una lauta ricompensa.
Era una situazione imbarazzante la sua, si sentiva come Serpico: non capiva da che parte stava
il giusto o lo sbagliato. Si sentiva tradito, umiliato, offeso. Per questo doveva capire quello
che stava succedendogli attorno e fare giustizia, se nessun altro ci avesse pensato.
Sapeva che non avrebbe mai potuto cambiare il Sistema, quella era una storia destinata a
finire male. Ma sapeva anche che non aveva senso sottostare a quelle regole. Un giorno o
l'altro ci avrebbe comunque rimesso la pelle.
Uscì dall'ufficio, lasciando il collega obeso al suo panino e si diresse alla macchina del caffè.
Aveva bisogno di un po' di caffeina che lo tenesse sveglio.
D'un tratto, mentre sorseggiava la miscela arabica bollente, il grassone fece capolino dalla
porta dell'ufficio.
- Trovato. Quartiere rosso, Baker Street, ingresso della metropolitana.
Lo Sbirro finì il suo caffè in un sorso, scottandosi la lingua e corse via senza neanche
ringraziarlo.
- Dove corri? Hai bisogno dei miei uomini...
- Lascia perdere, farò da solo. - gridò uscendo.
Non avrebbe potuto fare altrimenti. Le ricerche sarebbero state più lente, ma forse con un po'
di fortuna, se i due si fossero mossi in metropolitana...
- Nelle ultime tre ore ha visto un uomo, bianco, capelli castani, alto più o meno quanto me con
una giacca di pelle e accompagnato da una bella ragazza, rossa, occhi verdi? - chiese lo Sbirro
al cassiere della biglietteria, mostrando il distintivo.
- Sì, me li ricordo bene, la metro non è molto frequentata a quest'ora del mattino... e poi
sembravano agitati, soprattutto la ragazza... si guardava continuamente le spalle, ma non è
affar mio... io vendo i biglietti.
- Si ricorda la loro destinazione?
- Neville Plaza, nel quartiere Verde... o forse Memphis Road nel Giallo... o...
- Ho capito, non lo ricorda... - lo Sbirro ritrasse il distintivo e lo mise nel taschino della
giacca, voltandosi per andarsene.
Un uomo in uniforme grigia spuntò fuori da chissà dove e si affacciò allo sportello della
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biglietteria: - Se vuole, però, posso mostrarle le registrazioni a circuito chiuso delle
telecamere... - e restò in attesa di una risposta.
Lo Sbirro, nell'udire la nuova voce, si voltò di scatto: - Certo che voglio! - esclamò, mentre
l'addetto alla sicurezza lo guardava con aria soddisfatta e, pieno di sé, aggiunse: - Posso
accedere anche al database delle stazioni vicine, dalla mia postazione.
Esaminarono i filmati e scorsero i due ricercati salire sulla metro delle 6:15 AM che portava a
Kramer street, nel Quartiere Azzurro, a ventidue fermate di distanza dalla fermata di Backer
street. Nella registrazione video dell'arrivo del treno alle 6:48 AM, nella stazione di Smallville
(l'ultima), non c'era nessuna traccia dei due ricercati.
- Ok, questo vuol dire che sono scesi prima del capolinea, dovrai passare in rassegna i filmati
di tutte le fermate, finché non li vediamo scendere.
L'uomo della sicurezza eseguì gli ordini. Sulle prime non trovarono nessuna traccia di Nebbia
e della Rossa, tanto che lo Sbirro temette di aver preso un abbaglio.
- Questa era Downtown, la decima stazione...
- Niente, passa alla prossima...
Un uomo sulla trentina con la giacca di pelle nera cingeva una ragazza dai capelli rossi alla
vita mentre scendeva dal predellino, poi lentamente usciva dal campo visivo della telecamera,
dirigendosi a destra.
- Eccoli, sono loro... fammi un biglietto per quella stazione.
- Orwell street, quartiere Nero. Occhio, non è un bel posto quello!
- Sulla destra, è uscito sulla destra... cosa c'è?
- La zona residenziale.
Lo Sbirro si diresse al binario ad aspettare la metro. Adesso iniziava la vera ricerca. Fuori,
quei due, avrebbero potuto essere ovunque.
Chiuso per sempre
"Chiuso per... sempre"
L'insolito buio offerto dalla chiusura settimanale del Roxy era interrotto, non molto lontano,
dall'unico lampione del parcheggio e dal suo cono luminoso intermittente, sintomo di una
lampadina destinata a cedere da un momento all'altro. Sotto le finestre chiuse dello storico
locale, un gatto randagio geneticamente modificato emetteva miagolii metallici attendendo
rifiuti inorganici e residui di cibi precotti, microondati, predigeriti e poi vomitati sul
pavimento del Roxy dai vari beoni di turno. Leccornie che, da quella notte in poi, non
sarebbero più arrivate.
A contrastare i sinistri miagolii solitari della creaturina pelosa, dall'interno del locale buio, un
monologo a volume sostenuto proveniva dalla radio di solito usata da Schiuma mentre
preparava i tavoli o per intrattenere qualche cliente ancora attaccato all'ultima birra e ai mille
pensieri di una vita dura da digerire.
Se un abituè del Roxy si fosse trovato a passare di lì, per caso, a quell'ora, avrebbe
sicuramente pensato che il vecchio Schiuma, dando una dimostrazione presenile di
rincoglionimento acuto da bancone, s'era semplicemente scordato la radio accesa uscendo dal
locale.
"...per il commento dei risultati riguardanti le elezioni di fine anno, colleghiamoci con il
nostro inviato dalla Sala Dati del MinGestMa*: "... ennesima vittoria schiacciante del
Partito Tecno Industriale... Ci aspettano quattro anni di duro lavoro... - ha dichiarato il
leader maximo della coalizione Centro-Superiore del Parlamento Verticale delle Terre
Contaminate durante la conferenza a banda larga di oggi pomeriggio - ...ci aspetta una
legislatura all'insegna della programmazione alimentare e della coercizione neonatale... Più
figli obbligatori per tutti, insomma!... "
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Così sbraitava con una finta enfasi il giornalista a ore dell'Agenzia dell'Informazione Pubblica
dall'inascoltata radio del Roxy, mentre una leggera pioggerellina appena iniziata metteva in
fuga il gatto ormai stanco di aspettare il puntuale cibo notturno.
"...risolveremo entro sessanta giorni il problema delle scorie radioattive dei satelliti
militari precipitati durante questi ultimi mesi sulle nostre terre..."
Continuava così, ora, la voce reale dell'invecchiato leader che si apprestava indisturbato a
governare per la quinta volta e senza validi oppositori un Paese di inoccupati mentali
farmaco-dipendenti e affetti dalle più atroci aberrazioni cromosomiche: malattie che erano
state, negli anni passati, fonti di ricchezza per le case farmaceutiche gestite da quello stesso
leader appena rieletto e prigioniero felice del suo doppiopetto color argento.
Sul bancone del Roxy un corpo esanime e supino avvolto dal buio, riceveva la ritmica luce
bianca del lampione esterno malfunzionante. I polsi del morto erano stati legati agli spillatori
di birra del bancone. Da uno di questi partiva un tubo di gomma che terminava direttamente
nella faringe traumatizzata del poveraccio. Il ventre gonfio ne denunciava un'involontaria
sbronza architettata da chi non voleva certamente trascorrere qualche ora in allegria con un
amico di vecchia data, così, giusto per fare due chiacchiere davanti a una birra... Una serata
voluta da amici insistenti fautori di un metodo di tortura birroso e tremendo, ideato per
strappare notizie.
Il luppolo usato al posto della macchina della verità.
Dall'esterno non si capiva se lo stomaco si fosse lacerato prima o dopo aver cantato.
Schiuma, dunque, era stato ucciso durante il giorno di chiusura settimanale del suo amato
Roxy, mentre generalmente ripuliva il locale e sistemava le derrate per le serate successive.
Una morte consona al suo lavoro e al suo stile di vita: affogato nella sua birra. Forse,
rivedendosi dall'esterno, avrebbe trovato persino piacevole una tale morte.
Degli "intubatori notturni" non c'era nessuna traccia... ormai, da ore.
Testimoni oculari? Sì, forse uno: il gatto. Ma i gatti, si sa, sono testimoni inaffidabili: pensano
solo a mangiare e badano ai fatti propri.
"...volete sentire una nuova barzelletta?"
La radio, imperterrita, continuava a tener compagnia al corpo senza vita del povero Schiuma
riproponendo la voce del vecchio leader.
* Ministero Gestione Masse
Questa mi ha fottuto il cervello!
Era notte fonda, Nebbia aprì gli occhi. Ci mise qualche secondo per rendersi conto di dove
si trovava. Accanto a lui la Rossa era raggomitolata con la testa sul suo braccio. Doveva
andare in bagno, si alzò lentamente per non svegliarla, dormiva così bene, era serena. In
bagno lo specchio rapì la sua attenzione: guardò l'immagine riflessa, la indagò: - Ma che
cazzo sto facendo? - domanda legittima - Ho conosciuto un mare di donne, scopato nei posti
più strani, come quella volta che in preda alla neurammina me ne sono fatte due insieme... e
adesso? Questa mi ha fottuto il cervello! - Un sorriso lo colse inaspettato.
Fece il suo bisogno e tornò verso il letto, ma... alcuni crampi improvvisi all'addome lo
bloccarono nel corridoio. Dovette appoggiarsi al muro per non cadere. Un senso di nausea lo
pervase, la testa iniziò a girare: - Cazzo... ho bisogno di una dose! - La mano appoggiata al
muro cominciò a tremare. Non poteva quasi stare eretto, i dolori lo trafiggevano come spade
appuntite. Si avvicinò al letto, la stanza era illuminata da una piccola abat-jour, la Rossa era
sdraiata sul letto, seminuda, coperta appena da un leggero lenzuolo di seta sintetica. Nebbia si
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soffermò un momento a osservare, come un artista osserva un'opera d'arte: i lunghi capelli
scendevano lungo tutta la schiena, i fianchi rotondi e le natiche sode come quelle di
un'adolescente, catturavano lo sguardo. La luce calda della lampadina creava un gioco di
ombre sul corpo della ragazza.
Una fitta lancinante lo riportò alla realtà. S'infilò in fretta gli abiti, poi prese la porta e uscì. Le
scale del palazzo sembravano interminabili, un labirinto dal quale districarsi per arrivare in
strada. Gli serviva quella maledetta pillola e l'unico che poteva procurargliela era Schiuma!
La crisi d'astinenza era tremenda, l'ansia cominciava a sopraggiungere e a essa sarebbe seguita
una sorta di rabbia e violenza, che se non si fosse allontanato, avrebbe finito per sfogare sulla
Rossa.
Stava per fare una cosa che lo avrebbe di certo messo nei guai, ma era completamente pazzo
di dolore! Prese il videofonino e tremante riuscì a schiacciare il tasto per il riconoscimento
vocale: - Schiuma! - L'apparecchio squillava a vuoto - Perché cazzo non risponde?! - Era in
preda a una crisi d'ansia. Camminò per qualche metro, poi si accasciò vicino a un muretto,
stramazzando a terra.
- Ora passa... vedrai che ora passa Nebbia... - cercò di instillare un po' di autocontrollo nella
sua mente nevrotica. Poi decise di chiamare un taxi, per raggiungere il Roxy. Decisione
imprudente, data la situazione!
In macchina si contorceva dai dolori, attirando così la curiosità del taxista impaurito: Signore... come va? Non si sente bene?
Perché mai quel fottuto taxista non pensava agli affari suoi?
Tirò fuori la pistola e gliela puntò alla tempia: - Pezzo di merda!! Fatti i cazzi tuoi, devi solo
guidare, e portami più presto che puoi al Roxy Pub, Euchadè 5!
Il taxista, impaurito e tremante, seguì le istruzioni e dopo qualche minuto lo lasciò all'angolo
della strada, accanto al locale, sgusciando poi via come un serpente terrorizzato!
La fase violenta era arrivata...
Si assicurò che non ci fosse nessuno in giro e poi aprì la porta del Roxy, dove nonostante il
giorno di chiusura avrebbe trovato sicuramente Schiuma a rassettare. Si sentiva già
dall'esterno la voce della radio accesa. Il locale era buio, una piccola luce proveniva dal retro.
Non guardò molto in giro, si diresse subito verso la luce, dove sicuramente avrebbe trovato il
mio amico. Non c'era anima viva, ma a questo avrebbe pensato dopo. Sapeva che Schiuma
nascondeva sempre un paio di dosi nel cassetto della scrivania. Lo aprì e ingoiò all'istante la
pillola miracolosa!
Poi stette qualche secondo ad aspettare una sorta di rigenerazione che gli desse la forza di
muoversi. La calma... un senso di benessere lo invase e la mente si liberò all'istante,
sprigionando qualcosa di molto simile a un orgasmo cerebrale. La stanza intorno girava, ora
non più per effetto dell'astinenza, ma per quello della droga. Rigenerato, si alzò e andò nel
salone guardandosi intorno per capire dove fosse finito il suo amico. Nonostante il buio,
distinse una sagoma sul bancone, si avvicinò e... vide il corpo esanime di Schiuma. Un
sussulto lo avvolse: - Noooo!!!
Non sapeva se credere ai suoi occhi! La mente era in dubbio. Erano allucinazioni provocate
dalla neurammina o era la cruda realtà? Spesso la droga gli aveva fatto vedere cose che non
c'erano, e questo poteva spiegare l'efferatezza della immagine che stava fissando!
Si avvicinò al corpo per toccarlo, come avrebbe fatto San Tommaso. Non ebbe più dubbi, la
mano del crucco era arrivata anche qui...
Sei un po' strano, ma se ti piace così...
Nebbia camminava confuso per le stradine buie della città; l'energia procuratagli dalla
neurammina era diventata un'angoscia interna che lo tormentava.
Era furioso per quella morte efferata, aveva visto molti omicidi, parte dei quali provocati da
lui stesso, ma vedersi di fronte il cadavere martoriato del suo amico lo aveva sconvolto. La
droga che aveva in corpo, unita alla rabbia che scalpitava, erano una miscela esplosiva.
Si aggirava nei sobborghi popolati da barboni e prostitute prendendo a calci i bidoni della
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mondezza. Imboccò un vicolo scuro, illuminato solo dalla luce fioca di una finestra accesa. Si
appoggiò barcollante al muro di una casa.
La testa gli doleva e quando portò la mano sulla fronte come per lenire il disagio, sul braccio
alcuni schifosi scarafaggi zampettavano allegramente; lì scrollò via, ma sembravano attaccati
con il mastice.
Una voce attirò la sua attenzione: - Ehi, va tutto bene?
Una donna con vestiti succinti si avvicinò: - Hai bisogno di un po' di compagnia?
Nebbia la fissò: era giovane e carina, ma il viso era consumato dalla vita che conduceva e i
lineamenti appesantiti dal trucco marcato.
Si sentiva male, intorno tutto girava. Si avventò sulla ragazza e, afferrandole le spalle, la
sbatté al muro: - Sei venuta nel posto giusto, bella!
- Hey, quanta irruenza, mica scappo!
Le strappò i bottoni della camicia.
- Ma che cazzo fai? L'ho pagata un sacco di soldi!
- Zitta! - le mise una mano davanti alla bocca - Dopo te ne comprerai cento!
La ragazza sorrise soddisfatta. Nebbia strinse con forza i seni tra le mani e avvicinandosi alla
bocca la baciò con violenza. Le mani piccole di lei sfiorarono il torace per insinuarsi nella
maglia, ma lui le bloccò i polsi e li mise dietro alla schiena: - Devi stare ferma, zitta e ferma!
- Sei un po' strano, ma se ti piace così... - La voce femminile cambiava lentamente timbro fino
a divenire rauca e gracchiante come quella di una cornacchia.
Lui si bloccò all'istante, guardandola.
Lei: - Che c'è? Perché ti sei fermato? - Il volto si trasformava lentamente, le rughe, le palpebre
cadenti, le borse sotto agli occhi, prendendo le sembianze di una vecchia.
- ...ma che? - la voce schifata, indietreggiò.
- Ma che hai?! Sembra che hai visto un fantasma!
L'ansia cominciava a salire, sapeva che erano allucinazioni provocate dalla neurammina.
Prese la donna e la girò faccia al muro.
- Che vuoi fare? - con voce gracchiante.
- STAI ZITTA! - urlò.
Si slacciò i pantaloni, tirò su la gonna lasciando scoperte due natiche senza slip e la penetrò
con violenza, incurante delle sue lamentele. Qualche secondo di delirante oscillazione e
l'esplosione orgasmica provocò nella donna un'ansimante urlò di piacere. La allontanò subito,
quasi a volersi distaccare da quell'atto disgustoso appena compiuto.
Lei si girò sistemandosi la gonna: - Accidenti... che bravo! E adesso? - lo guardò con
bramosia ancora vivace.
Si avvicinò chinandosi e appoggiò le labbra sul membro ancora turgido di lui, ma nonostante
la rabbia accumulata fosse stata in gran parte spenta con l'atto sessuale, con un forte schiaffo
lui la sbatté a terra.
- Che cazzo fai, stronzo, sei matto?!
Nebbia si rassettò i pantaloni e le gettò a terra duecento eurocrediti. Poi, forse preso da un
senso di pena nei confronti della giovane, disse con voce fredda: - Va a casa puttana, prima
che ti faccia del male... - e si allontanò nel buio.
Il Crucco nel suo appartamento berlinese
Il Crucco passeggiava scalzo e nervoso sulla moquette termica del suo super attico,
all'ultimo piano di un alto palazzo berlinese. In una mano teneva la lista con gli appuntamenti
della giornata, con l'altra reggeva un sigaro artico.
Nessuno ha mai realmente provato scientificamente la miglior qualità di quei sigari (coltivati
chissà come e chissà perché su vecchie piattaforme petrolifere nel mar Artico), ma costavano
molto più dei costosissimi e ormai rarissimi cubani, e quindi per lui era un motivo più che
sufficiente per possederli. Inoltre, quando i potenti gli facevano visita per faccende vitali,
regalare quei sigari equivaleva quasi sicuramente a un buon esito dell'incontro.
La moquette, la più pregiata, aveva il potere di infondere un'adeguata rilassatezza e
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camminarci sopra, scalzi, era l'unico modo sensato di apprezzarla. Il Crucco posò la lista sul
tavolo (sì, esatto, in legno pregiato) e si fermò pensieroso davanti all'enorme vetrata che
mostrava un panorama mozzafiato della città innevata. Tirò una lunga boccata dal sigaro, la
tenne dentro il tempo consigliato dai mastri sigarai, e lo espulse lentamente contro il vetro che
si appannò immediatamente in un alone di rotonda condensa.
Qualcuno bussò alla porta: - Avanti! - ordinò, mentre sconfiggeva se stesso a una veloce
partitina a tris sul vetro.
Uno scagnozzo mingherlino entrò, volto magro e ancora infreddolito.
Gli uomini del Crucco sono scelti, per i loro incarichi, esattamente come in un formicaio: sei
robusto? Allora lavori fuori e picchi duro; sei magro? Allora sei un portavoce, un portaborse,
un portasoldi o un portaqualcos'altro di leggero.
Lo scagnozzino, in questo specifico caso, era un portacattive notizie. Doveva essere anche un
tipo piuttosto coraggioso, perché di solito il Crucco non era troppo benevolo con i suoi
ambasciatori.
- Novità?
- Sì, capo. Abbiamo interrogato Schiuma, nei modi da te suggeriti.
- Ebbene?
- Lui non sa nulla di preciso. Conosce la donna e il killer, come sai, ma dice che non vuole
mai sapere nulla sulle attività dei suoi clienti. Ribadisce con fermezza che il suo locale, il
Roxy, è famoso proprio per questo e che ne va fiero. Mi ha "rispettosamente" chiesto di
ricordarti, capo, quando anche tu lo frequentavi, agli inizi della tua carriera, quando lavoravi
da quelle parti, e che questo ricordo dovrebbe esserti sufficiente per credergli.
Il Crucco fece un leggero sorriso, tirando l'angolo della bocca non visibile dallo scagnozzino.
Ricordava bene quei tempi. In circostanze normali avrebbe creduto ciecamente a Schiuma, ma
la situazione non poteva permettere leggerezze o fraintendimenti, né fiduciosi nostalgismi.
- Balle! Portatelo qui.
Il portacattive notizie impallidì, poi disse tremante: - Non è possibile. É... è morto.
Il Crucco restò ad ammirare la città tirando un'altra bella boccata dal sigaro. Lo spense nel
calice di cognac che aveva solo assaggiato e che pensava di gustarsi da lì a poco prima di
recarsi a far visita alla sua mamma.
Si voltò verso lo scagnozzino: - Spiegami: ricordo bene di aver detto a Fritz e Franz di andarci
pesante, ma non di fargli troppo del male. Quale dettaglio del mio elementare ordine non è
stato compreso?
Il Crucco stava parlando con un ghigno isterico e con la testa leggermente piegata da un lato,
sintomo inequivocabile di mancato apprezzamento della notizia ricevuta. Il che era,
notoriamente, piuttosto pericoloso.
Il mingherlino prese coraggio: - Capo, io...
Il Crucco alzò una mano: - Zitto! Non dirmi nulla. Zitto, per favore. Zitto.
L'altro restò impalato, sguardo a terra, in attesa di ordini o, meglio ancora, di un invito a
sparire.
- E gli altri due, come diavolo si chiamano, li avete trovati? - chiese, riferendosi ai due
scagnozzi termizzati a Natale.
Lo scagnozzino doveva trovare in fretta il modo di dire "no" senza usare la parola "no",
perché era certo che il suo capo non l'avrebbe digerita: - Sappiamo che erano sulle tracce del
killer, ma sono misteriosamente spariti. L'ultimo loro contatto è rimasto quello che sai anche
tu. Da allora nessuna nuova notizia.
- Questo vuol dire che non li avete trovati?
- No, capo. - rispose l'idiota, dimenticando il concetto.
- No? NO?! - il Crucco sferrò un cazzotto sul grugno fragile del portacattive notizie e poi si
accanì sul suo esile corpo privo di conoscenza, riempendolo di pugni come se gli fossero
spuntate altre braccia cattive e pesanti.
L'elegante moquette si stava macchiando del sangue che zampillava dal faccione gonfio del
poveraccio, ridotto in fin di vita da una furia cieca.
Uno scagnozzo robusto, che era di guardia fuori dalla porta, entrò di corsa pensando
all'incolumità del suo capo, ma quando vide che lui stava benone si fermò: - Tutto bene, capo?
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Il Crucco lasciò la collottola dello scagnozzino, si alzò e si pulì le mani insanguinate sulle
tende di seta azzurra. Poi, con calma, ordinò: - Fatelo sparire. Se è morto fate in modo che la
moglie riceva la sua buon'uscita. Se è vivo, eliminatelo. Non voglio rogne.
- Sì capo. Altro?
Il Crucco ci pensò un attimo: - Sì. Preparate il necessario per un viaggio d'emergenza. Voglio
andare lì di persona. Come diceva un tizio: se vuoi che una cosa sia fatta bene, fattela da solo.
Lo Scagnozzo sbarrò gli occhi: - OK capo, tempo dieci minuti e siamo pronti.
- Lo so. - concluse il Crucco, convinto che ci avrebbero messo anche meno.
La Rossa si svegliò...
La Rossa si svegliò e notò subito che Nebbia non c'era; si alzò e affacciò dalla balaustra del
soppalco, indagando nel soggiorno buio.
Nebbia era sparito. Scese, guardò in giro, si chiedeva dove potesse essere finito. Era appena
l'alba e fuori cominciava a piovere.
Andò in cucina e trovò dell'ottimo caffè solubile nella credenza. Bevendo qualcosa di caldo,
avrebbe raccolto meglio le idee.
Si sedette sul divano. Molte domande affollavano la sua mente, molte le avrebbe volute porre
a Nebbia, come per esempio: perché la stava aiutando?
Lo sguardo cadde sul tatuaggio. Quando suo padre le chiese di nascondere la password in un
microchip sotto pelle, non esitò un'istante. Le loro vite erano in pericolo, ma ora non si
trattava più solo di lei, di suo padre o di suo fratello, la posta in gioco era molto più alta.
Decise che avrebbe rivelato a Nebbia il nascondiglio del programma, e insieme avrebbero
pensato al da farsi. Era sicura di potersi fidare di lui.
Nella stanza c'era un armadietto accanto al muro, era in stile etnico e aveva una serie di
bellissimi pugnali decorati sulle ante. Si avvicinò per guardarlo meglio, era chiuso a chiave.
Non sapeva perché, ma il suo contenuto la incuriosiva; non avrebbe dovuto farlo, ma si
guardò intorno in cerca della chiave. Da prima niente, poi la trovò in un cestino di attache
sopra l'armadietto. In fretta si accinse ad aprire e... all'interno c'erano una decina di armi di
ultimo modello. La Rossa era esperta di pistole: ne prese una piccola, si teneva nel palmo
della mano, la maneggiò con cura. L'indicatore della carica era al massimo.
Ci pensò qualche istante, poi decise di tenerla e se l'infilò nello stivale. Doveva pur
proteggersi in qualche modo!
Passavano i minuti e Nebbia non tornava. Le attese non erano il suo forte: prese il giaccone e
uscì. Non sapeva dove sarebbe andata, ma non aveva senso stare lì ad aspettare.
Lo Sbirro trova la Rossa
Il videocell vibrò.
- Ispettore?
- Dimmi. - rispose lo Sbirro.
- Abbiamo intercettato una telefonata dal numero che ci ha chiesto di monitorare. - Il
poliziotto sbiascicava, mischiando le parole con i pezzi dell'hamburger che aveva in bocca.
- Da dove?
- Il sospetto ha chiesto un taxi, in quel momento si trovava in Via del campo.
- Chiamate il citytaxi, voglio sapere dove si è fatto portare quel figlio di puttana. - chiuse la
conversazione senza aspettare risposta.
La pioggia iniziò a cadere sciogliendo la poca neve ammucchiata ai margini della strada.
L'ispettore si tirò su il bavero e acquattò la testa dentro il cappotto. Arrivò a destinazione in
meno di dieci minuti.
Via del campo era un vicolo stretto, sporco e con i muri imbrattati dai murales. Sulla strada,
avvolta nella penombra, si affacciava una bisca con accanto un negozio di roba vecchia e,
poco più avanti, il portone di un'abitazione. L'ispettore fece appena in tempo a ripararsi nella
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bettola dei videogames, quando riconobbe la Rossa uscire dalla casa.
Il videocell vibrò nuovamente: - Roxy Bar, ispettore, via Euc... - l'uomo deglutì ingoiando un
boccone di carne.
- Grazie. - disse con fare nervoso - So dove si trova quel posto.
- Avete bisogno di rinfor... - l'ispettore spinse un tasto sul display e apparve la scritta
"offline". La Rossa era appena passata accanto a lui.
La seguì con lo sguardo, assicurandosi che fosse sola. Quando la donna voltò l'angolo, la
raggiunse prendendola alle spalle. Con un braccio le cinse la vita e con la mano libera le
chiuse la bocca: - Fai la brava oppure ti spezzo il collo.
La donna riconobbe la voce dell'ispettore.
- Ora ti lascio parlare ma stai attenta a quello che fai.
Appena sollevò la mano dalle labbra, la Rossa sferrò un morso al polso dell'uomo.
L'ispettore, nonostante il dolore, riuscì a non lasciare la ragazza e con la mano dolorante,
schioccò un ceffone sul viso della donna: - Io ti ammazzo se non mi dici cosa state
combinando! - sbottò l'uomo.
- Dammi retta poliziotto, non mi toccare più altrimenti...
- Altrimenti cosa? Stammi bene a sentire, tu ora mi racconti quello che sai. - L'ispettore levò
lo sguardo dagli occhi della Rossa per posarli sulla mano ferita: - Dov'è quel fottuto del tuo
ragazzo?
- Non è il mio ragazzo.
- Dimmi dov'è andato a nascondersi quella merda!
- Non lo so.
- Ah, non lo sai? Allora te lo dico io.
- Call. - disse l'uomo al videocell.
- Citytaxi. - prosegui appena il display indicò in verde "online".
L'electricar arrivò pochi istanti dopo. I due restarono senza parlare finché non salirono
sull'auto pubblica. L'ispettore ruppe il silenzio: - Al Roxy bar, Via Euchadè 5.
La Rossa sgranò gli occhi.
Via di Malasorti
Il Citytaxi viaggiava leggero tra le strade bagnate. L'ispettore rimase in silenzio, aveva
capito che sarebbe stato impossibile far parlare la Rossa. La donna, dal canto suo, cercava di
riorganizzare i pensieri, si sforzava di trovare una strategia da seguire. Se ne stava
abbandonata con il capo contro il finestrino e guardava scivolare via il paesaggio così come
negli ultimi giorni aveva fatto con la sua vita. L'ispettore riconobbe il quartiere e all'angolo,
prima di svoltare per Via Euchadè, si rivolse all'autista dell'electricar: - Fermati qui.
Lo Sbirro tirò fuori 50 eurocrediti e li lascio scivolare sul sedile accanto a quello del
guidatore. Poi si voltò verso la Rossa, l'afferrò per un braccio e la strattonò: - Stammi bene a
sentire, fammi uno dei tuoi giochetti e ti mando all'altro mondo. - L'ispettore aveva la voce
ferma e fissava la donna negli occhi. - Cerca bene di capire una cosa, io non ci sto capendo
nulla, ma tu e il tuo amichetto avete solo combinato danni. In questo momento, per me, che tu
sia viva o morta non fa alcuna differenza.
La Rossa seguiva le labbra dell'ispettore. Si muovevano sicure, erano carnose e invitanti. Non
oppose resistenza e, qualche secondo dopo, si ritrovarono sul marciapiede con gli occhi al
Citytaxi che si allontanava.
Via di Malasorti era la traversa prima del Roxy pub. Il locale era distante solo qualche decina
di metri, si trattava solo di girare l'angolo della strada. Lo Sbirro iniziò a camminare tenendo
la Rossa per un polso. Sentiva pulsare forte il cuore della donna. Appena arrivati alla svolta,
l'uomo si fermò e, con prudenza, sbirciò oltre l'angolo in direzione del pub. Teneva la Rossa
ben salda qualche centimetro dietro di lui. Restò immobile.
- Allora, pensi che resteremo qui tutta la notte? - La voce della donna arrivò pungente come
l'aria di quel mattino.
Il poliziotto non rispose, si limitò a deglutire e rimase fermo nella sua posizione di vedetta.
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- Mi dici qualcosa oppure me lo guardo da sola?
Il poliziotto si girò verso la donna.
- C'è una macchina, una di quelle che si usavano all'inizio del 2000.
- E allora?
- É una limousine, color nera, è una macchina da Signore della Morte, una macchina da
gangster.
La Rossa sorrise, si piegò sulle ginocchia e tirò fuori dallo stivale la pistola termica presa a
casa di Nebbia.
- Finalmente potrò fare un po' di arrosto. - I suoi occhi tornarono a splendere.
- Non sai quello che dici, se quello è chi penso io, e se sta cercando te e il tuo amico, allora ti
garantisco che hai un problema che non puoi risolvere con quell'accendino.
Solo un angolo della strada divideva la Rossa dal suo destino. Pochi metri di una storia
sbagliata, poche certezze da seguire e un uomo da cercare. Il suo era un amore difficile,
complicato e con un nome, Nebbia, che faceva un certo effetto pronunciarlo insieme al suo,
Rossa. Questo pensò la donna, in quei lunghi istanti prima che la sorte facesse la sua parte.
- Via di Malasorti - disse il poliziotto - dove si arriva vivi e si ritorna morti.
Epilogo
EPILOGO
"Quel bar non lo aveva mai visto così pieno.
Sulla via per l'inferno c'è sempre un sacco di gente,
ma è comunque una via che si percorre in solitudine"
(da "Niente canzoni d'amore", di Charles Bukowski)
"L'occhio sulla metropoli"
(edizione straordinaria)
Mattatoio Roxy
Il "Roxy Bar" chiuso per morte! Tutti i possibili moventi al vaglio degli inquirenti.
Dal nostro inviato.
É senza dubbio una vera e propria carneficina quella che si è consumata ieri notte in via
Euchadè 5 presso il noto locale "Roxy Bar", in passato già al centro di vicende sospette e mai
del tutto chiarite a causa dell'omertà del suo gestore e dei suoi collaboratori. Questa volta
l'efferatezza con cui il "Roxy" è ritornato a far parlare di sé dovrebbe fare definitivamente
luce sulla vera natura del locale.
Da questa notte, tuttavia, gli inquirenti sembrano brancolare inspiegabilmente nel buio e il
nervosismo con cui il Questore ha affrontato gli addetti stampa che solitamente frequentano
gli uffici della Polizia, è la prova evidente che questo fatto di sangue è caratterizzato da una
difficoltà nelle indagini mai riscontrata finora.
"Non posso ovviamente sbilanciarmi sui moventi perché è ancora sostanzialmente presto, e
soprattutto non posso trarre conclusioni affrettate sul perché della presenza nel locale di certi
personaggi a mio avviso improbabili - ha spiegato alla stampa il Capo della Scientifica
all'uscita dal "Roxy" dopo i primi rilievi - ma posso dire senz'ombra di dubbio che la scena
del crimine è quanto meno affastellata e incredibilmente eterogenea... Tutti, tranne uno, il
gestore del "Roxy", sono stati trucidati con dei colpi ben assestati di pistola termica... In
questo locale è avvenuta una sparatoria piuttosto articolata; solo uno dei termizzati ha subito
una vera e propria esecuzione con un colpo ravvicinato piazzato dritto in testa: lo scempio
provocato, come potrete immaginare, ha reso difficile l'operazione di identificazione del
soggetto. Opera di un freddo professionista dotato di una mira quasi infallibile: alcuni fori
termici, pochissimi, sono stati rinvenuti sui muri del locale o nei mobili in legno... Anche
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perché, evidentemente, c'è stato un tentativo di risposta al fuoco da parte delle vittime... In
base alla perizia del medico legale, la morte del gestore del "Roxy" risalirebbe a molte ore
prima del sanguinoso incontro e ciò infittisce ulteriormente la trama delle indagini. Alla luce
dei fatti posso solo dire che dietro questo locale c'era più vita losca di quanto immaginavamo
noi inquirenti e questo, come si può facilmente intuire, va a discapito della nostra
professionalità e credibilità... Sapevamo che non era un locale tranquillo, ma devo purtroppo
ammettere pubblicamente che la nostra rete informativa non è riuscita a cogliere i movimenti
essenziali che sono culminati nella mattanza di stanotte... Per quanto riguarda la presenza di
un nostro ispettore tra le vittime non posso dire altro, ma vi prego solo di non scrivere sui
vostri giornali che si tratta dell'ennesimo caso di corruzione finito male o altre vostre fantasie
giornalistiche... Le indagini sono aperte e può darsi che il nostro uomo stesse seguendo
parallelamente e segretamente delle tracce importanti e che si sia trovato sulla scia di un fatto
criminoso più grande di lui... Lasciateci lavorare, ora!"
Restano tuttavia molte altre domande in cerca di risposta e sulle quali gli inquirenti sembrano
non volersi sbilanciare forse a causa di una imbarazzante mancanza di elementi: cosa ci
faceva tra le vittime uno dei magnate della società finanziaria berlinese, per nulla noto al
grande pubblico ma conosciuto nei ristretti e ovattati ambienti industriali tedeschi e
soprattutto conosciuto dall'antimafia di Berlino? Perché il gestore del "Roxy" è stato ucciso
molte ore prima dei fatti di stanotte e in un modo a dir poco originale e grottesco? Chi sono le
persone viste uscire velocemente dal locale dopo la mattanza facendo perdere le proprie tracce
e cosa sanno di loro gli inquirenti? (m. n.)
Quando l'ispettore e la Rossa entrarono nel "Roxy", la scena scultorea che si presentò dinanzi
ai loro occhi possedeva una pesante carica mortale contornata da un pacato immobilismo.
Nebbia era tranquillamente poggiato al bancone mentre bruciava senza fretta una sigaretta
ripescata dal pacchetto ammaccato che teneva in tasca da ore. Al suo fianco la rigida figura
post mortem del suo amico Schiuma disteso sul bancone, ormai divenuto violaceo, rendeva
ancor più paradossale la micidiale calma del fumatore che aspirava fumo e
contemporaneamente non staccava gli occhi da uno strano "cliente" presente nella scena.
Dall'altra parte del salone, infatti, appena illuminato dall'unica luce accesa sul bancone del
locale, seduto a uno dei tavoli, c'era il fantomatico Crucco con alle spalle i suoi cinque
poderosi bravi in giacca e cravatta, apparentemente immobili come statue e armati in maniera
discreta ma adeguata per l' "occasione".
Il mafioso berlinese sembrava di casa al "Roxy" e quella rimpatriata d'urgenza causata dalla
fastidiosa questione del "Sion2", che a quanto pare avrebbe dovuto risolvere personalmente,
l'aveva costretto a immergersi in giovanili ricordi lontani, fatti di precariato e soprusi, piccoli
omicidi e debiti da pagare: troppo lontani e giovanili per non suscitare nell'attuale "pezzo
grosso" un leggero ma persistente disagio. Ora lui era un uomo totalmente diverso e
quell'odore di birra doveva essere urgentemente sostituito con quello di un costoso sigaro,
estratto dalla tasca interna del suo cappotto bianco, che contrastava con l'abbigliamento
decisamente nero e omogeneo degli scagnozzi collocati nella scenografia del "Roxy".
Il silenzio glaciale fu interrotto dal lieve rumore della piccola ghigliottina tranciasigari con cui
il Crucco aveva tagliato la testa al suo sigaro, non potendo tagliare ciò che avrebbe voluto
appassionatamente tagliare con tutta la celata rabbia di cui disponeva in quel momento.
Il Crucco e Nebbia si uccidevano lentamente con i loro sguardi.
Prima di infilarsi il sigaro in bocca, il Crucco girò la testa verso l'entrata dove da alcuni
secondi stavano immobili lo Sbirro e la Rossa appena apparsi sulla scena; senza tradire alcuna
emozione o sorpresa, interruppe il silenzio verbale con un laconico: - Ah, ecco qui la puttana!
- Che centra tua madre? - rispose sarcastica la Rossa dando subito al Crucco, che non la
conosceva personalmente ma solo tramite alcune foto, un assaggio del suo caratterino
apparentemente fragile ma agguerrito.
- Mi piace la tua verve, ragazza! - incalzò il mafioso - Ma non ti salverà...
- E tu chi cazzo saresti? - chiese ingenuamente la Rossa facendo oscillare i suoi occhi tra
quell'uomo, distinto e volgare seduto al tavolo, e Nebbia, che terminava muto di fumare la sua
paglia.
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- É il Crucco! - Nebbia decise di interrompere il "silenzio stampa".
- Il tuo datore di lavoro? - chiese ironicamente la ragazza.
- Non scherzare... Ha ucciso anche Schiuma! - disse Nebbia spostandosi dal bancone e dando
alla Rossa la possibilità di visualizzare il corpo gonfio e violaceo di colui che l'aveva servita
un'infinità di volte.
- Non piangerò per lui! - disse severa la Rossa ricordando che in fin dei conti Schiuma aveva
fatto da tramite tra il Crucco e Nebbia affinché lei morisse.
- Miei cari piccioncini, mi dispiace interrompere questo vostro piacevole dialogo ma i miei
ragazzi, qui dietro, sono stanchi di stare in piedi e mi stavo chiedendo - interruppe con tono
ironico il Crucco mentre il suo sigaro ciminiera era poggiato tranquillamente tra le sue dita se gentilmente potreste ridarmi ciò che m'appartiene... O meglio: ciò che appartiene a me e
alla FutureProg!
Mentre terminava la sua frase, il Crucco indicò l'ispettore con un dito. Fulmineamente e in
maniera invidiabilmente geometrica, il più esterno dei cinque scagnozzi estrasse una pistola
da sotto la giacca e termizzò il povero poliziotto che aveva avuto la terribile idea di voler fare
le indagini tutto da solo. L'ispettore, a differenza del suo Questore che già dimorava nel libro
paga del Crucco da anni, non aveva saputo o voluto scegliere la comoda via della morbida
connivenza e del facile agio gentilmente offerto dalla FutureProg. Il dovere compiuto fino in
fondo spesso non ripaga gli audaci.
Un tonfo non accompagnato da alcun lamento.
Dal petto dello Sbirro caduto di schiena sul pavimento del "Roxy" si levava del fumo: il colpo
termico aveva bruciato vestiti e carne e il tronco dell'integerrimo "paladino della giustizia"
sembrava uno sformato cotto a puntino.
- Odio gli autoinvitati! - riassunse il Crucco.
- Sei un lurido pezzo di merda! - disse la Rossa che contemporaneamente allo sparo termico
aveva fatto un balzo laterale pensando di essere già lei l'oggetto dell'ordine omicida lanciato
dal Crucco.
- Tranquilla, bambina... - sentenziò il berlinese - Mi servi viva... Sai e hai troppe cose per
giacere esanime come quel cazzone che ti portavi dietro.
- Del triangolo Vaticano-Nazismo-Mafia, dunque, tu sei la parte più sporca, quella deputata ai
lavori di bassa manovalanza? - la Rossa stuzzicava il Crucco trincerandosi dietro il suo essere
"indispensabile".
- Diciamo che mentre le "altre componenti" del triangolo, come lo chiami tu, si nascondono
ipocritamente dietro la loro maschera secolare e borghese - si difese il Crucco - io sono quel
tipo di affarista che le cose le chiede e le ottiene sempre facendo affidamento sulla propria
capacità di sporcarsi le mani... Stammi a sentire, puttanella! Io oggi in Germania sono un
uomo temuto e rispettato perché il mio potere economico e tecnologico l'ho saputo
conquistare partendo dal basso... Credi davvero che il Vaticano composto da gonnelle
porporate o i cosiddetti neonazisti del terzo millennio, che si rifugiano dietro la tastiera di un
computer, potrebbero realizzare da soli le loro febbricitanti idee antisemite senza l'intervento
di una componente essenziale come me?
- Sei fiero di te, a quanto sento! - rispose la Rossa.
- Non si tratta di fierezza, ma di Volontà... - l'incalzò il Crucco - Ma sto perdendo tempo. Tuo
padre e tuo fratello sono stati solo dei fattori imprevisti di cui, come ben sai, mi sono già
occupato: il Dottor "E", colto da una ritardata febbre di consapevolezza non ha saputo
resistere alla tentazione di lasciarti questa scomoda eredità; il tuo fratellino prete apparteneva,
invece, alla "parte sana" del Vaticano... Una parte, peccato per lui, minoritaria, dal momento
che quasi l'intera Chiesa sarebbe ben lieta di sbarazzarsi finalmente degli ebrei per questioni
annose e troppo noiose da elencare in questa sede goliardica.
- Non l'avrete mai il programma, questo lo sai... Vero? - disse la Rossa accompagnando la
frase con una risatina nervosa.
- Ma con chi ti credi di parlare, sgualdrinella che non sei altro? Pensi davvero che tu e un
paykiller drogato possiate fermare un uomo come me? Pensi davvero che la FutureProg sia
per me una zona oscura dell'affare e che io sia solo un avido affarista ignorante che non
capisce nulla di tecnologia o che non sa come fottere i propri avversari? - il tono del Crucco
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aveva subito un notevole cambiamento rispetto al serafico inizio del dialogo mentre era
intento a stuzzicare il sigaro come se stesse al country club - Ma credi davvero che l'aver
nascosto chissà dove la password per aprire il programma o il fatto di aver sotterrato il
programma stesso in un vaso di basilico, in un barattolo di caffè o nel culo di una statua,
possa bloccare il lavoro, la volontà, la determinazione di un uomo come me?
Intanto Nebbia, senza perdere di vista gli scagnozzi e il Crucco che agitava il sigaro fumante
durante il suo appassionato monologo, aveva fatto scivolare con la lentezza di un bradipo la
propria mano destra tra il bordo del bancone e la propria schiena... Riusciva a malapena a
sfiorare con le dita il calcio della sua "ThermoP38" infilata nei calzoni e sentiva
inesorabilmente che la fase allucinogena dell'ultima pillola di neurammina, rubata al vecchio
Schiuma, stava finalmente cedendo il passo alla fase più interessante del viaggio: molto presto
l'ultima notte del "Roxy" sarebbe stata illuminata dai fuochi omicidi della NRMA.
- Sei un lurido bastardo e me la pagherai! - la Rossa tentò una difesa d'ufficio che francamente
non poteva competere con l'accalorata esposizione del mafioso berlinese.
- Ascolta, piccola mia! - il Crucco assunse improvvisamente un tono paterno e
paradossalmente mieloso - Non ce la puoi fare contro di me... Lo capisci questo? Finora le
persone che ho coinvolto nel tentativo di recuperare il programma hanno miseramente fallito,
ma in un certo qual modo i loro fallimenti mi hanno dato la possibilità di studiare il nemico, di
scegliere il modo migliore di intervenire... Qui! Oggi! Per sempre!
Il Crucco fece un altro dei suoi muti gesti carichi di drammatica responsabilità e uno dei suoi
bravi tirò fuori dalla giacca un astuccio di metallo contenente una strana siringa riempita di
liquido azzurro.
- Sai, ragazzina mia, alla FutureProg non si occupano solo di informatica. I campi d'interesse
dei miei "amici" scienziati spaziano anche in settori non contemplati dal Consiglio di
amministrazione... Uno di questi campi è quello estremamente interessante della
nanotecnologia applicata alla coscienza... Mai sentito parlare di "nanosiero della verità"? No,
e come avresti potuto sentirne parlare, dal momento che anche questa del nanosiero, come nel
caso di "Sion2", è una delle tante invenzioni ufficiose della FutureProg? No, non sto parlando
di un siero come quello dei film di spionaggio di Hollywood... Stupidaggini! Questo siero
della FutureProg basa la propria azione su una nanotecnologia capace di agire direttamente
sulle cellule nervose deputate al controllo della volontà e a quelle della memoria... Non si
sfugge, mia cara! - il Crucco illustrava con orgoglio e nei minimi particolari la soluzione al
problema dell'occultamento di "Sion2". E rivolgendosi a Nebbia aggiunse - Sarai tu stesso a
iniettare il siero alla tua bella! Ah! Ah! Ah! Così potrai riparare alle cazzate commesse in
questi ultimi giorni... Se obbedirai può darsi che ti lascerò vivere dopo che la pollastra avrà
cantato a pieni polmoni!
- Sai, mi hai convinto! Credo che accetterò la tua offerta... - disse Nebbia mentre la Rossa lo
guardava con odio misto a dolorosa sorpresa.
- Sei un miserabile... Lo sapevo che eri solo un lurido killer senza scrupoli! - sbottò la Rossa
che a stento tratteneva lacrime di rabbia.
- Mia dolce Rossa, che vuoi farci... Gli affari sona affari e io sono troppo innamorato della
mia sporca e allucinata esistenza raminga per barattarla con i tuoi cazzo d'ideali che mi
avrebbero sicuramente portato nella tomba prima del tempo.
- Bene, ragazzo! Sarai anche uno stupido drogato incasinato, ma sai riconoscere gli affari...
Ah! Ah! Ah! - disse il Crucco compiendo la prima e ultima fatale ingenuità della giornata.
Nebbia si era avvicinato progressivamente allo scagnozzo che teneva in mano la scatola
metallica contenente la siringa, conquistando la fiducia degli altri che intanto tenevano pronte
le loro mani sui cannoni termici nascosti sotto le giacche; prese in mano la siringa, guardò il
contenuto in controluce e rivolgendo lo sguardo verso il Crucco che mordicchiava di piacere
il suo sigaro, disse: - Riconoscimi questo!!! - gridò Nebbia mentre estraeva con la rapidità di
un mamba la sua "ThermoP38" da dietro la schiena e puntandola verso gli scagnozzi più
esterni e quindi più difficili da beccare in caso di rapida fuga verso zone di riparo.
Pochi inesorabili colpi termici e tra lo stupore del Crucco, che aveva già lasciato cadere il
sigaro mentre cercava riparo dietro il proprio tavolo ribaltato, caddero stecchiti i primi
scagnozzi già vestiti come si deve per il proprio funerale. I corpi fumanti dei bravi centrati in
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pieno petto, avevano creato una leggera cortina fumogena che rese l'atmosfera del "Roxy"
macabramente nebbiosa e puzzolente.
Il barbecue offerto dalla neurammina era cominciato.
La Rossa, intanto, con scatto fulmineo aveva decretato la propria irreperibilità rifugiandosi
dietro una delle colonne quadrate del locale, raggomitolandosi e sperando di non essere
raggiunta da uno dei colpi termici con cui gli scagnozzi sopravvissuti tentavano di difendere il
proprio capo.
Nebbia sembrava una macchina programmata per uccidere: sparava e si spostava con una
rapidità sovrumana nella sala semioscura e illuminata dai lampi delle pistole. Non c'era alcun
segno di sforzo nel suo volto, nessuna traccia di indecisione o di dubbio...
- Elimina e pulisci! Elimina e pulisci! Elimina e pulisci! Elimina e pulisci! Elimina e pulisci! ripeteva a se stesso, sussurrandolo, il solito mantra che utilizzava durante le missioni omicide
degli anni bui e senza amore, anni fatti di neurammina e volti da eliminare, di soldi facili e
sigarette da fumare negli angoli oscuri della notte e dell'anima.
Quando finalmente raggiunse il Crucco, disteso e insolitamente tremante tra i corpi fumanti di
coloro che avevano tentato inutilmente di fermare a suon di colpi termici l'onda omicida del
farmaco militare, Nebbia non si perse in inutili slogan: - Mi licenzio! - sentenziò a bassa voce,
quasi come a non voler disturbare il condannato.
Il cranio fumante e scomposto del Crucco era uno spettacolo: l'encefalo bruciacchiato e
parzialmente consumato dal colpo termico di Nebbia riduceva ai minimi termini l'ostentata
potenza del mafioso tedesco, che fino a pochi minuti prima si ergeva al di sopra di Dio grazie
ai suoi discorsi pregnanti e minacciosi.
E se la pistola termica di Nebbia non avesse esaurito la sua energia a causa della possente
sparatoria, il colpo avrebbe certamente vaporizzato la testa del mafioso, senza lasciarne
traccia.
Peccato che gli assetati giornalisti del giorno dopo non avrebbero mai immortalato la testa
aperta e fumante del Crucco.
La Rossa, avvicinandosi dolcemente alle spalle di Nebbia, rimasto in piedi a rimirare il
sanguinoso quadro creato dal suo pennello termico, cercò e trovò il braccio alla cui estremità
pendeva, saldata alla mano, la pistola termica ormai scarica.
- É finita, puoi lasciarla andare! - sussurrò la Rossa.
Uno dei colpi disperati sparati dagli scagnozzi aveva colpito la pancia gonfia e violacea del
povero Schiuma: schizzi di viscere e birra mista a sangue avevano creato uno strano disegno
naif sulla specchiera del bancone.
La cortina fumogena di carne arrostita stava dileguandosi insieme al respiro affannoso di
Nebbia che, pian piano, era riuscito a distogliere lo sguardo dal campo disseminato di corpi
morti per rivolgerlo finalmente verso il volto della donna amata.
- Si va? - l'ultimo interrogativo della giornata rivolto alla Rossa, che rispose con un sorriso
vittorioso misto a una macabra euforia danzante tra corpi bruciati ed eleganti.
La sabbia bianca della spiaggia tropicale era lontana mille miglia dall'atmosfera cupa e
trafficata della metropoli. I caldi raggi solari sulla pelle, il rumore della risacca, il vento
tiepido e la pioggia di mojito freschi, avevano contribuito durante le settimane successive ai
fatti del "Roxy" a rimuovere le pagine tristi legate alla storia oscura del "Sion2" dalla mente
dei protagonisti sopravvissuti. Nebbia, dopo alcuni giorni di comprensibili crisi dovute
all'astinenza da neurammina, aveva pian piano ritrovato la serenità e la forza di tagliare
definitivamente i ponti con un passato losco e disumano.
La Rossa, ormai pienamente convinta dell'amore che Nebbia nutriva nei suoi confronti, aveva
dedicato tutte le sue attenzioni al ristabilimento fisico e morale di un uomo che aveva saputo
ritrovare, tra le ore allucinate della propria esistenza, il barlume salvifico di un vero
sentimento. E aveva basato la sua idea di ribellione seguendo la speranza che quel sentimento
riusciva ancora a suscitare tra le pieghe di una vita apparentemente persa.
La Rossa e Nebbia cercavano con tutte le loro forze di riconquistare la propria fetta di felicità
negata per troppo tempo... insieme, liberi, ripuliti da tutto ciò che li aveva sporcati, immemori
dei giorni tragici e lontani dalla melma di una storia difficile e troppo grande.
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- Vuoi qualcosa da bere? - chiese Nebbia alla Rossa mentre si alzava dalla sdraio per andare al
vicino chiosco sulla spiaggia.
- Fai tu! - rispose languidamente la Rossa distesa ad abbronzarsi e bisognosa di caldi
massaggi solari.
Da dietro gli occhiali da sole, quella stessa ragazza che aveva dovuto assistere alle scene più
cruente della propria vita, la ragazza che aveva rischiato di morire a causa degli errori di un
padre geniale e ingenuo, la giovane donna che era stata perseguitata dai residui inossidabili
della pazzia umana, quella stessa ragazza che aveva messo in crisi le forze più potenti e
oscure dell'Umanità, ora guardava allontanarsi un ex killer malvagio e sanguinario
completamente rinato, che andava a ordinare un paio di mojito...
Non lontano dall'ombrellone della Rossa, un uomo di mezza età che indossava un costume
fuori moda, un panama e un paio di ridicoli sandali, fino a quel momento intento nella lettura
del proprio giornale, si alzò lentamente dalla propria sdraio e, dirigendosi lentamente verso la
Rossa, si fermò a meno di un metro da lei. L'ombra creata dalla presenza dell'uomo attirò
l'attenzione della donna la quale, togliendosi gli occhiali per vedere meglio il volto di colui
che le faceva ombra, si accorse che l'uomo dal fisico poco aitante e bianchiccio, portava
appeso al collo un crocifisso d'oro.
- Buongiorno! - disse fiduciosa la Rossa cercando di capire cosa potesse mai volere da lei
quello strano animale da spiaggia.
- Buongiorno a lei! - rispose l'uomo, denunciando fin dalle prime sillabe un accento
inconfondibilmente tedesco - Mi scusi se la disturbo, signorina!
E dopo una breve pausa, passando rapidamente dal sorriso della presentazione a una cupa
tensione facciale, aggiunse serio: - Molto interessante quel tatuaggio che ha sul braccio!
The end(?)
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* ------------------------- riepilogo informazioni ------------------------- *
Totale caratteri: 148,837, totale parole: 23,663, 5 autori partecipanti:
- Massimo Baglione
elenco dei suoi capitoli:
5 - Il Roxy: che tempi!
8 - Chi è il Crucco?
12 - L'inchiostro simpatico
22 - Stai zitto, Sbirro!
29 - Il Crucco nel suo appartamento berlinese
- Alessandro
elenco dei suoi capitoli:
3 - Arma nel cassetto
9 - La Rossa arriva in chiesa e incontra il Servo
14 - La Rossa torna a casa
17 - La Rossa riceve la visita di nebbia
21 - Il Papa e i Cardinali
31 - Lo Sbirro trova la Rossa
32 - Via di Malasorti
- Dafank
elenco dei suoi capitoli:
2 - L'inizio
4 - Gli ordini erano chiari
7 - Ti ho procurato un contratto...
11 - Effetti della neurammina
16 - Fuori dal Roxy
18 - L'aiuto del questore
20 - Sparatoria all'obitorio
25 - Sulle tracce di Nebbia
- Monica Bisin
elenco dei suoi capitoli:
24 - Nell'appartamento di Nebbia
27 - Questa mi ha fottuto il cervello!
28 - Sei un po' strano, ma se ti piace così...
30 - La Rossa si svegliò...
- michele nigro
essendosi cancellato dal portale www.braviautori.it non appare in questo elenco generato
automaticamente dal programma di scrittura collaborativa StoryMaker
(www.braviautori.com/storymaker), quindi i restanti capitoli sono suoi. (questa è la sola
aggiunta manuale in questo documento)
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