cns ecologia politica, numero 2, anno 27, febbraio 2017
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cns ecologia politica, numero 2, anno 27, febbraio 2017
CNS ECOLOGIA POLITICA, NUMERO 2, ANNO 27, FEBBRAIO 2017 AAVV, Per Giorgio Nebbia. Ecologia e giustizia sociale, Fondazione Micheletti 2016 recensione di Pier Paolo Poggio* La Fondazione Luigi Micheletti, che conserva il suo grande archivio, in occasione dei 90 anni di Giorgio Nebbia ha organizzato un convegno in suo onore con una fitta partecipazione di studiosi, ricercatori, ecologisti che si sono soffermati su singoli aspetti dell’amplissimo lavoro di Nebbia o hanno preso spunto dalle sue posizioni per una riflessione sullo stato dell’arte in merito all’ambiente e non solo. La pubblicazione raccoglie gli atti della giornata, arricchiti da alcuni altri contributi. Si tratta di testi brevi ma molto densi di cui non è possibile dar conto in dettaglio. Attraverso di essi si possono individuare i nuclei principali, i centri di interesse, di un’attività che si è sviluppata ininterrottamente dai primi anni 50 ad oggi, come docente universitario, militante nelle associazioni ambientaliste, parlamentare, giornalista, divulgatore. Un primo tema è quello dello studio delle merci. Nebbia da sempre si definisce merceologo in nome della disciplina che ha insegnato raccogliendo l’eredità preziosa del suo maestro Walter Ciusa. Lo fa con più insistenza da quando la merceologia è stata fatta sparire, perché oggi quel che conta non è la sostanza delle cose ma l’apparenza, non il valore d’uso ma il valore di scambio e la smaterializzazione spinta sino alla produzione di denaro per mezzo di denaro (D-D’). Quel che serve è invece conoscere le merci nelle loro componenti fondamentali: natura + lavoro. Su questo terreno un grande capitolo della sua attività è consistito nello studio delle frodi, che non a caso culminano in quelle finanziarie. La conoscenza dei prodotti, a partire da quelli alimentari, è essenziale per preservare la salute dei consumatori, e impedire che pratiche truffaldine mettano in crisi sviluppi virtuosi quali l’affermazione dell’agricoltura biologica. Su Nebbia merceologo e chimico al servizio degli interessi collettivi si soffermano diversi suoi allievi e colleghi, gettando anche luce su aspetti altrimenti sconosciuti della sua personalità (Giovanni Cannata, Benito Leoci, Ugo Leone, Luigi Notarnicola, Elsa Maria Pizzoli). Lo studio delle merci, dei prodotti finiti, rimanda al ciclo produttivo; solo ricostruendo l’intero ciclo di vita delle merci, dalle materie prime ai rifiuti, si riesce a gettare luce sui problemi fondamentali delle società industriali. Su questo piano gli interlocutori principali di Nebbia paiono essere stati Nicolas Georgescu-Roegen e Barry Commoner. Di qui nasce la constatazione e verifica dell’insostenibilità ecologica del modello capitalistico industriale, su cui bisogna semplicemente dire la verità, così come sulla relazione tragica della specie umana con la natura, senza scorciatoie ingannevoli quali lo sviluppo sostenibile o l’economia circolare; senza catastrofismi ma anche senza gli inutili slogan di cui si nutre da troppo tempo la retorica politica. Su questo aspetto centrale del lavoro e della posizione di Nebbia sono da vedere i contributi di Giorgio Assennato, Walter Ganapini, Nicoletta Nicolini, Giovanna Ricoveri, Gianni Tamino. Al centro del ciclo produttivo ci sono, ieri come oggi, la fabbrica e gli operai (anche se questi sembrano diventati invisibili). Nebbia si è occupato come studioso ma anche come militante di molti casi di CNS ECOLOGIA POLITICA, NUMERO 2, ANNO 27, FEBBRAIO 2017 fabbriche con alto impatto sull’ambiente e sulla salute dei lavoratori: dal Petrolchimico di Brindisi, alla Farmoplant, all’Acna etc. Proprio sul nodo del rapporto tra fabbrica e ambiente sono venute alla luce le debolezze dell’ambientalismo italiano, incapace di cogliere e far valere la fondamentale convergenza tra le ragioni dei lavoratori e dei cittadini per un ambiente sano dentro e fuori dalla fabbrica. La posizione di Nebbia costituisce un’eccezione, piuttosto isolata, che discende dalla irremovibile convinzione che ambiente e giustizia sociale debbono marciare unite. Su questo tema si sofferma l’approfondito intervento di Paolo Cacciari ma sono da vedere anche quelli di Roberto Musacchio, Marino Ruzzenenti, Patrizia Sentinelli, Barbara Tartaglione e Pier Paolo Poggio. La posizione di Nebbia nel contesto delle varie correnti dell’ambientalismo italiano e dell’azione di protezione della natura sono oggetto dei contributi di Alfonso Andria, Valerio Calzolaio, Edgar Meyer, Luigi Piccioni, Fulco Pratesi. Di grande rilievo nella produzione del nostro sono stati la questione energetica e l’agricoltura, su cui si vedano rispettivamente gli interventi di Cesare Silvi e Alberto Berton. Alla sua opzione nonviolenta come scelta etica radicata nell’indagine materialistica delle merci, incluse le armi “merci oscene per eccellenza”, si riferiscono i contributi di Marinella Correggia e Enzo Ferrara, il quale argomenta l’esistenza di un nesso cogente tra ecologia e nonviolenza. Sono infine da segnalare gli interventi di giovani ricercatori e attivisti come Nicola Capone, René Capovin, Marica Di Pierri. Riporto alcune considerazioni di uno di loro: Nebbia è “uno scienziato umanista che sa bilanciare intuito con creatività artigianale, ricostruzioni storiche di ampio respiro con conoscenze tecniche circostanziate. Se vale questa lettura diventa facile capire il suo amore per un intellettuale geniale come Lewis Mumford, studioso ancora capace di pensare per risolvere problemi e non per rispettare protocolli disciplinari/…/. La (sua) convinzione di fondo è semplice: l’unico modo per arrestare la catastrofe ecologica che il capitalismo ha scatenato è quello di pensare le fonti di energia e le risorse naturali come proprietà collettiva. Da qui bisogna ripartire, anzitutto lottando contro l’appropriazione privata delle risorse; e il loro spreco. Quindi progettando uno sviluppo intelligente, capace di risanare l’ambiente naturale e quello urbano, trasformando radicalmente produzione e qualità dei consumi: in altre parole, tornando alla centralità del valore d’uso, pianificando cosa produrre e come produrre “(Daniele Balicco). Per chi fosse interessato a conoscere più in dettaglio l’attività tuttora pienamente in corso di Giorgio Nebbia, oltre alle lettura della presente pubblicazione, consiglio di consultare le pagine di “Altronovecento” (http://www.fondazionemicheletti.it/altronovecento/), la rivista on line della Fondazione Micheletti da lui animata con fittissimi interventi e insaziabile curiosità per i temi sopra evocati e altri ancora. Note: chi è interessato può richiedere il volume alla Fondazione Luigi Micheletti versando un’offerta di 10 euro tramite bonifico bancario. Intestazione: Fondazione Biblioteca Archivio Luigi Micheletti. IBAN: IT 07 T 02008 11232 000100331647. Causale bonifico: donazione per attività istituzionali, indicando l’indirizzo per la spedizione. * Articolo pubblicato su Medicina Democratica n. 227-228 maggio/agosto 2016, pp. 47-48