n. 30 - giugno 2006
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n. 30 - giugno 2006
Questo numero speciale di Anteo, riporta una sintesi della maggior parte degli interventi della Seconda Edizione del “Percorso di InFormazione”, evento che Prometeia Advisor ha dedicato alla propria Clientela Istituzionale, ed è stato distribuito in quella sede. Il programma e le slides di tutti i relatori sono pubblicati sul nostro sito www.advisor.prometeia.it nella sezione dedicata all’evento: “Nuove ed Antiche Armonie”- Atene 2006. L’editoriale pag. 2 Programma del convegno pag. 4 Ristudiare l’αlpha-βeta? L’Asset Management tra tradizione e innovazione A. Castelli - Direttore commerciale Marketing e Prodotti - Sanpaolo Imi Asset Management pag. 5 Il caso del Gruppo Generali C. Cavazzoni – Direttore Generale - Simgenia G.L. Costanzo – Amministratore Delegato - Generali Asset Management pag. 7 L’industria del risparmio gestito: le tendenze in Europa e le contraddizioni del caso italiano M. Palacino - Direttore Generale Italia - Mellon Global Investments M. Mattioli - Direttore Generale - WestLb Mellon Asset Management pag. 10 Private Label Fund: l’innovazione nell’esperienza di Julius Baer F. La Scala - Managing Director, Country Manager Italy - Julius Baer Sgr C. Benetti - Responsabile Asset Management - Julius Baer Sgr pag. 13 La specializzazione come fonte di valore S. Kilhgren - Responsabile Direzione Commerciale - Ras Asset Management Sgr pag. 16 Gestione passiva: tra presente e futuro S. Crescenzi - Global derivatives ingegneria finanziaria director - Société Générale pag. 18 La costruzione di un portafoglio ideale multi asset class G. L. Giurlani - Managing Director - Forsyth Partners pag. 21 Investimenti a leva e Total Return M. De Martino – Responsabile Business Development - Abaxbank P. Ubaldini – Responsabile Area Istituzionali - Abaxbank pag. 25 L’EDITORIALE indirettamente, l’investitore a monte o a valle dell’acquisto di strumenti finanziari. Il filo conduttore è l’innovazione, il cambiamento, che nell’attuale contesto economico costituiscono una importante chiave di lettura che l’investitore deve utilizzare per leggere l’offerta di consulenza e servizi finanziari. D opo il successo dell’anno scorso in quel di Lisbona, eccoci alla Seconda Edizione del Percorso di InFormazione che Prometeia Advisor dedica alla propria Investment Community Istituzionale, che quest’anno si svolgerà in Atene. Seguendo tale filo conduttore, avremo modo di riflettere su: • come stanno evolvendo i modelli distributivi e l’industria del risparmio gestito; L’anno scorso avevamo avuto l’opportunità di ascoltare le “Prospettive Parallele” di diversi controparti di mercato, ognuna con le proprie competenze, ognuno con il proprio punto di vista, ma tutte da indirizzare verso un unico orizzonte: le esigenze finanziarie dell’investitore istituzionale italiano. • come si stanno innovando alcuni servizi agli investimenti, quali l’attività di global custody e di private labelling; • come asset managers e banche stanno innovando le soluzioni di investimento riservate agli investitori istituzionali. Gli interventi, focalizzati ognuno su una specifica classe di attività, si erano snodati all’interno della cornice rappresentata dall’architettura di portafoglio che da anni Prometeia Advisor utilizza per il supporto alla gestione di portafogli finalizzati: il reverse core-satellite. La due-giorni di lavori si conclude ascoltando come anche Prometeia Advisor si stia organizzando per cercare di anticipare le future strategie di mercato, dotandosi di nuovi strumenti e competenze in modo da essere sempre pronta ad affiancare i propri clienti in un contesto in continua evoluzione. Il modello gestionale è ormai formalizzato e consolidato. I partecipanti al 2° Percorso di InFormazione lo conoscono bene e possono ora conoscerne i dettagli e di verificarne un’applicazione empirica nel paper distribuito. Il titolo del 2° Percorso di InFormazione, “Nuove ed antiche Armonie”, richiamando il concetto musicale, vuole sottolineare l’insieme di più voci contemporaneamente espresse, diverse fra loro, ma che, divenendo concomitanti ed affini, formano un unico accordo. Armonie che si rinnovano (gli operatori di mercato/consulente) per rispondere alle immutate (ma sempre più consapevoli!) esigenze dell’investitore istituzionale. Daremo poi modo a tutti i lettori di ANTEO di fare altrettanto, capitolo per capitolo, nei prossimi numeri della nostra Newsletter. Nel 2° Percorso di InFormazione si è cercato di ampliare la panoramica all’intero processo di investimento, cercando di analizzare i diversi aspetti che coinvolgono, direttamente o 2 E allora quale palcoscenico migliore di Atene, città intrisa di classici splendori e che negli ultimi anni sta facendo grandi sforzi per cercare di modernizzarsi e colmare la distanza che la separa dalle altre principali città europee? In questo numero speciale di ANTEO riportiamo una sintesi della maggior parte degli interventi, in modo tale che anche coloro che non sono potuti essere con noi possano partecipare indirettamente ai lavori congressuali. Prima di salutarvi vogliamo cogliere l’occasione per ringraziare i nostri Ospiti, che anche quest’anno hanno aderito numerosi e con rinnovato entusiasmo, i Partners che hanno voluto condividere con noi questa iniziativa e la cui collaborazione è stata preziosa per la sua buona riuscita, e infine tutti coloro che “dietro le quinte” hanno lavorato per la realizzazione dell’evento. Come di consueto, il programma e le slide proiettate saranno pubblicate, successivamente all’evento, sul nostro sito www.advisor.prometeia.it nella sezione dedicata all’evento. Buona lettura a tutti e…buon viaggio agli “ateniesi”! 3 PROGRAMMA Di seguito riportiamo il programma dei lavori congressuali: Giovedì 1 giugno 2006 Come cambia l’industria della gestione finanziaria Ristudiare l’αlpha-βeta? L’Asset Management tra tradizione e innovazione A. Castelli - Sanpaolo Imi Asset Management Il caso del Gruppo Generali C. Cavazzoni - Simgenia G.L. Costanzo - Generali Asset Management L’industria del risparmio gestito: le tendenze in Europa e le contraddizioni del caso italiano M. Palacino - Mellon Global Investments M. Mattioli - WestLB Mellon Asset Management Come cambiano i servizi agli investimenti Global custody, banca depositaria e fund administration E. Pellichero - Banca Intesa Private Label Fund: l’innovazione nell’esperienza di Julius Baer F. La Scala - Julius Baer Sgr Venerdì 2 giugno 2006 Come cambiano le soluzioni d’investimento La specializzazione come fonte di valore S. Kilhgren - Ras Asset Management Sgr Gestione passiva: tra presente e futuro S. Crescenzi - Société Générale La costruzione di un portafoglio ideale multi asset class G. L. Giurlani - Forsyth Partners Gli investimenti a leva e Total Return M. De Martino - Abaxbank P. Ubaldini - Abaxbank I fondi immobiliari in Italia: un’opportunità di investimento R. Misitano - Pirelli RE Sgr Come Prometeia vi affianca per affrontare i cambiamenti G. Lusignani - Prometeia 4 RISTUDIARE L’ALPHA-BETA? L’ASSET MANAGEMENT TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE possa assumere carattere strutturale. In particolare, le preferenze degli operatori istituzionali, confermate sia dall’evoluzione nella composizione del portafoglio nell’ultimo quinquennio che da un confronto geografico, stanno evidenziando sintomi di disaffezione nei confronti di mandati e prodotti caratterizzati da un approccio gestionale di tipo tradizionale e, di converso, si sta consolidando una diffusa preferenza per prodotti estremamente specializzati in base al contenuto di servizio offerto. Si prevede, infatti, un incremento dei flussi verso due tipologie di servizi di investimento: ALBERTO CASTELLI - DIRETTORE COMMERCIALE MARKETING E PRODOTTI - SANPAOLO IMI ASSET MANAGEMENT N el corso dell’ultimo triennio, i principali mercati finanziari hanno mostrato condizioni operative particolarmente sfavorevoli per gli asset manager orientati alla creazione di valore con processi gestionali basati su un approccio tradizionale. Si è osservata, infatti, una progressiva compressione dei rendimenti dei diversi segmenti del mercato azionario (fattori beta specific, su cui si basano sostanzialmente le strategie di global tactical asset allocation) che si è associata ad un contemporaneo e significativo ridimensionamento dei fattori di extra rendimento idiosincratici (legati alle singole attività finanziarie, e che costituiscono il prerequisito fondamentale per una efficace strategia di stock picking). Le criticità nell‘identificazione delle potenziali fonti di extrarendimento e la correlata difficoltà nell’attuare strategie efficaci di generazione di alfa non si sono limitate all’ambito delle gestioni tradizionali, ma ha investito anche l’ambito delle strategie alternative, ove si sono verificati evidenti segni di rallentamento del livello di performance contro indici cash generati dalle strategie gestionali più note e diffuse. 1) prodotti che consentono esclusivamente accesso o esposizione a mercati specifici, senza integrare l’alpha exposure direzionale con elementi di stock selection - index funds ed exchange traded funds per i quali si va configurando un tipico business basato su elevati volumi a fronte di margini estremamente limitati e sul quale il fattore produttivo critico di successo è rappresentato dall’efficienza complessiva e dalla minimizzazione dei costi operativi; 2) prodotti che si qualificano per una elevata specializzazione nella generazione di alfa, sia direzionale che decorrelata dal mercato di riferimento, ottenuta con utilizzo di strategie innovative o investendo in asset class non tradizionali (di matrice speculativa o meno); in quest’ambito, lo scenario competitivo risulta diametralmente opposto: l’obiettivo del gestore è la massimizzazione delle competenze specifiche, l’investimento in innovazione e sviluppo e la selezione della clientela per mantenere elevati livelli qualitativi adeguatamente remunerati a livello di pricing unitario. Il segmento di mercato che si è dimostrato più sensibile alla succitata evoluzione del contesto operativo è, ragionevolmente, l’arena competitiva degli operatori istituzionali; questi ultimi, infatti, hanno iniziato un processo di polarizzazione della domanda di servizi di investimento che si ritiene Sulla base delle indicazioni ricavabili dalle scelte 5 rischio potenziale in cui i fondi pensione, a contribuzione o a prestazione definita, possono incorrere è quello che il portafoglio ottimale di asset allocation non riesca, nel lungo termine, a finanziare il flusso di passività al momento del riscatto. L’applicazione di strategie di separazione e rotazione dell’alfa e del beta exposure consente il raggiungimento di rendimenti di portafoglio più stabili nel tempo. di portafoglio, è possibile tracciare potenziali sviluppi strategici del business istituzionale con particolare riguardo alle manutenzioni evolutive della gamma di offerta ed ai conseguenti impatti sui modelli industriali e organizzativi per rispondere in modo efficace alle tendenze della domanda. Se nel recente passato l’offerta istituzionale si era concentrata su prodotti con gestione attiva, che offrivano indistintamente e congiuntamente una gestione dell’esposizione alle fonti di beta e di alpha, il presente sembra introdurre elementi di polarizzazione del portafoglio gestito in due componenti principali, specializzate in base alla leva di performance generation: una componente costituita da strumenti di beta management, che contribuiranno a definire un pay off legato ad un benchmark espresso in termini di asset allocation tradizionale; a questa partizione del portafoglio andrà ad associarsi una quota di prodotti orientati a costituire un portafoglio ottimale di fonti di alpha (totalmente indipendente dalle asset class utilizzate come riferimento per il beta portfolio). Tale processo di decoupling delle leve gestionali permette un significativo miglioramento dell’efficienza complessiva dell’attività gestionale, che soprattutto su portafogli con ridotta variabilità attesa, si traduce in un significativo miglioramento dello Sharpe Ratio atteso. Nei piani pensionistici a prestazioni definite, il benchmark implicito del portafoglio è rappresentato dal profilo delle passività; la copertura delle passività avviene tradizionalmente attraverso l’acquisto di bonds e la gestione del duration gap tra attivo e passivo (Liability Driven Investment - LDI). La combinazione di strategie LDI e separazione alfa-beta consente al contempo di ridurre l’esposizione a rischi tipici (ad es. rischio tasso, rischio inflazione, rischio demografico), senza sacrificare eccessivamente il rendimento. Il potenziale sviluppo di un segmento di mercato dedicato agli strumenti di alpha portability impone - soprattutto per le società di gestione del risparmio - un presidio di tale fascia di mercato, in particolare tramite lo sfruttamento delle alpha generation skills attualmente “incorporate” nei prodotti tradizionali, valutando la fattibilità di strutturare processi di alpha stripping e progettando la creazione di veicoli specifici per il trasferimento dell’alpha di singole leve gestionali o di portafogli di alpha drivers. Tali tecniche di gestione possono applicarsi alla gestioni di portafogli a fini previdenziali. Un 6 IL CASO DEL GRUPPO GENERALI C. CAVAZZONI – DIRETTORE GENERALE SIMGENIA dimensionali (come asset in gestione), sia in termini di numeri di operatori presenti sul mercato ed infine anche come tipologie di prodotti offerti. I numeri di tale sviluppo sono riportati nelle tabelle seguenti che descrivono anche quanto di questa crescita sia imputabile alle performance dei mercati finanziari e quanto invece sia da attribuire ad una crescita di tipo endogeno del mercato. G.L. COSTANZO – AMMINISTRATORE DELEGATO GENERALI ASSET MANAGEMENT N egli ultimi anni, la crescita dell’industria del risparmio gestito è avvenuta sia in termini Tabella 1: Survey Mckinsey 2005 Un fenomeno a cui si è assistito con l’espansione del mercato istituzionale sia a livello europeo che domestico riguarda la variazione nell’incidenza sul mercato dei vari intermediari: sono infatti diventate meno nette le tradizionali demarcazioni settoriali nelle attività dei diversi operatori. come le banche hanno acquisito società di gestione e compagnie di assicurazione. Negli ultimi anni gli investitori istituzionali hanno visto crescere gradualmente il numero di deleghe di gestione da parte del mercato del risparmio, condizionando di fatto le scelte finanziarie dei risparmiatori. Sebbene tale tendenza abbia avuto caratterizzazioni specifiche nei diversi paesi, per quanto riguarda l’Italia si possono ravvisare queste peculiarità: l’importanza della performance; Dalla fine degli anni novanta è diventata sempre più chiara la tendenza di gruppi assicurativi ad entrare nel settore della gestione del risparmio con il lancio di OICR e di fondi previdenziali, così 7 l’utilizzo di classi di attività con stili di gestione total return e la specializzazione degli operatori. gestione dei fondi comuni d’investimento. E’ in questo contesto che va letto il lancio di alcuni comparti Sicav di Generali Asset Management: una nuova generazione di prodotti d’investimento volti a sfruttare il più ampio margine di manovra concesso a livello normativo dalla UCITSIII. I clienti istituzionali prestano crescente attenzione ai processi di investimento e alla coerenza nello stile di gestione misurando l’operato dei gestori con riferimento a benchmark predefiniti, aggiustati per il rischio valutando accuratamente quegli aspetti procedurali dell’attività dei gestori che si ritiene possano generare una migliore performance di lungo periodo. Con 175 anni di esperienza il Gruppo Generali ha sviluppato un distintivo approccio agli investimenti di tipo total return, attraverso uno stile tipicamente attivo sia nella costruzione, sia nella gestione dei propri portafogli. Dall’altra parte i risparmiatori, nel processo decisionale d’investimento, oltre alla performance storica, hanno cominciato a considerare anche altre variabili nella scelta e nella valutazione del gestore. Generali ha saputo coniugare la ricerca della redditività con l’attenzione alla solidità degli investimenti cogliendo le opportunità del mercato e ponendosi dunque come gestore “ innovatore nella tradizione” sempre e comunque con l’obiettivo di ottimizzare i rendimenti degli attivi. Se qualche anno fa, le scelte dei clienti avevano pesi diversi a seconda che si trattasse di operatori istituzionali piuttosto che retail, recentemente si sta assistendo ad un graduale processo di convergenza. Per affrontare le nuove sfide del mercato è nata Generali Investments, la Holding che raggruppa le tre maggiori società di Asset Management del Gruppo Generali. In particolare è sempre più riscontrabile come il brand e la performance mantengano una certa importanza in egual misura sui due segmenti di mercato, oggi come in passato. Viceversa, è emerso che l’utilizzo delle asset class innovative, negli ultimi anni evidente come variabile preponderante nelle scelte dei clienti istituzionali, stia consolidando sempre più la propria rilevanza anche sul mercato retail. Generali Investments nasce con la mission di posizionarsi come asset manager orientato alla performance operando come un’unica organizzazione internazionale che sfrutti le competenze del Gruppo nella gestione dei portafogli sia per le diverse asset class che per stili d’investimento. L’affermarsi di nuovi strumenti, come ad es. i derivati su crediti e i derivati sui tassi d’interesse, ha rivoluzionato il mercato dei titoli a reddito fisso. Si tratta di soluzioni d’investimento già adottate dall’industria degli hedge fund, dalle banche e dalle assicurazioni per la gestione dei propri portafogli. La recente normativa europea sui fondi ha spianato la strada all’introduzione di ulteriori tecniche e strumenti finanziari innovativi per la A Generali Investments faranno capo tutte le società del Gruppo, in Italia, Francia e Germania che si occupano della gestione degli attivi mobiliari e immobiliari: ciò pone Generali Investments, con oltre 250 miliardi di euro in gestione tra le prime dieci maggiori società in Europa e al secondo posto per masse gestite nel comparto obbligazionario. 8 Generali Asset Management, che nel corso degli ultimi anni ha accresciuto in misura decisiva le competenze specifiche sugli ABS e i Credit Derivatives, si è posta come “trend setter” sul mercato istituzionale con due prodotti di successo: l’Euro Short Term Yield Plus con oltre 1 mld € di AUM in tre anni e con rating 5 stelle Morningstar e il Diversified Credit Strategies con oltre 200 mln € in soli 4 mesi. L’eccellente riscontro ottenuto sul mercato spinge a proseguire sulla strada dell’innovazione finanziaria. Attualmente l’impegno è rivolto all’ampliamento della gamma e alla definizione di altri due comparti total return che utilizzano derivati, future e opzioni: in ambito azionario, il Diversified Equity Strategies e in quello obbligazionario, il Global Bond & Currencies Strategies, che prevede anche la possibilità di operare sulle valute. 9 L’INDUSTRIA DEL RISPARMIO GESTITO: LE TENDENZE IN EUROPA E LE CONTRADDIZIONI DEL CASO ITALIANO Questi cambiamenti si rifletteranno sulle commissioni di gestione: gli investitori saranno disposti a pagare sempre meno per i prodotti a gestione passiva e di più per i prodotti a ritorno assoluto a fronte della qualità offerta. MARCO PALACINO - DIRETTORE GENERALE ITALIA - MELLON GLOBAL INVESTMENTS In questo scenario le società di gestione dovranno innovare i propri prodotti e adattare processi e team di gestione. In particolare, i prodotti tradizionali saranno sempre più standardizzati, con forte pressione sulle commissioni, mentre le società con solide esperienze in strategie alternative saranno avvantaggiate nella creazione di prodotti a ritorno assoluto, con più alti margini di profitto. Questi infatti utilizzano molte delle tecniche degli hedge, secondo la direttiva UCITS III, ma hanno volatilità e commissioni più basse. Le società vincenti saranno quelle che potranno vantare considerevoli masse gestite, adotteranno un approccio multi-boutique e si focalizzeranno su distinti stili e tipologie di investimento con competenze molto specializzate. I n Europa si stanno manifestando cambiamenti delle esigenze di investitori istituzionali e individuali con importanti conseguenze per l’industria del risparmio gestito. In primo luogo, la logica alla base della domanda degli investitori comincia ad evolvere dalla pura finalità di accumulo di risorse per indirizzarsi anche all’obiettivo di generare reddito e proteggere il capitale. Ciò si riflette sulla valutazione del rendimento che viene estesa per comprendere la gestione del rischio e la separazione tra alpha, il rendimento non collegato al mercato, e beta, il rendimento del mercato. Ne consegue, a livello della domanda, una crescente polarizzazione tra prodotti a gestione passiva, per ottenere beta, e gestioni a ritorno assoluto, finalizzate alla creazione di alpha, con un aumento dell’interesse degli investitori istituzionali per i prodotti alternativi. Mellon è uno dei leader mondiali nel settore dei servizi finanziari e della gestione di patrimoni. Con 12 boutique specializzate e 808 miliardi di dollari in gestione il Gruppo si classifica quarto maggiore gestore al mondo per clientela istituzionale. A livello di gestioni in delega, la conseguenza sarà la diminuzione di mandati tradizionali in azioni e obbligazioni e un maggior ricorso a prodotti che sfruttino le competenze negli investimenti alternativi per diversificare il rischio e ridurre la volatilità del portafoglio. La creazione di alpha sarà perseguita anche attraverso nuove fonti come materie prime, real asset e prodotti strutturati, mentre i prodotti hedge saranno utilizzati anche nella parte core del portafoglio, tendenza già diffusa tra gli investitori statunitensi. 10 MASSIMOLUCA GENERALE MANAGEMENT Le commissioni di gestione MATTIOLI - DIRETTORE WESTLB MELLON ASSET Nel paese del “made in Italy”, dove più chiara dovrebbe essere la percezione di una relazione positiva tra qualità e prezzo, la struttura remunerativa del segmento istituzionale rappresenta la classica “eccezione che conferma la regola”. Diverse sono le motivazioni e le responsabilità (in realtà ben suddivise tra gestori e clienti) di questa situazione ma quello che colpisce maggiormente è la difficoltà con cui si diffonde anche quello che per certi versi dovrebbe essere un rimedio semplice ed efficiente: le commissioni di performance. Nell’ambito degli scenari evolutivi internazionali ed europei, l’Italia si segnala per varie peculiarità: di seguito alcuni spunti di discussione. La separazione tra alpha e beta e la crescita degli alternativi Nel contesto di questo 2° Percorso di Formazione organizzato da Prometeia ad Atene era quasi inevitabile cominciare con il dibattito su alpha e beta. Mentre apparentemente i concetti riassunti nelle due lettere dell’alfabeto greco sono ormai ampiamente diffusi, meno condivise sembrano essere le finalità con cui tali concetti sono utilizzati. Per alcuni l’alpha esalta la diversificazione del rischio (tramite la ricerca di capacità di gestione scorrelate con l’andamento dei mercati); per altri la ricerca dell’alpha coincide con l’esigenza di generare ritorni positivi in tempi brevi (tipicamente nell’arco di un esercizio annuale); per altri ancora prevale l’ottica della protezione “assoluta” del portafoglio. Al di là di questioni espositive od eminentemente teoriche tutte e tre le esigenze sopra richiamate hanno piena giustificazione ma i processi di investimento cosiddetti “alpha driven” rispondono meglio alla prima e solo incidentalmente (o temporaneamente) soddisfano anche le altre due. Una migliore condivisione di questo dato di fatto sembra utile anche per un corretto sviluppo (incremento) dell’utilizzo dei fondi cosiddetti “speculativi”. Dall’architettura gestori aperta alla Gestione di I grandi portafogli istituzionali sono generalmente organizzati in “architettura aperta” avvalendosi di una pluralità di gestori selezionati e opportunamente combinati (per classi di investimento e per stili) con il supporto di un consulente. Responsabili del rendimento complessivo sono gli amministratori. Più ci si concentra sull’ alpha e sul ritorno assoluto più si apre spazio per il “Gestore dei gestori”: un gestore vero e proprio, selezionato con l’aiuto del consulente, a cui gli amministratori delegano la responsabilità per il rendimento complessivo di tutto o parte del portafoglio. Questo processo traghetta i vecchi mandati bilanciati verso veri portafogli flessibili ed apre a nuove definizioni delle classi di investimento quali “cash plus”, “ equity unconstrained low volatility” ed “equity long/short”. 11 modalità disponibili per soddisfarle non sono tutte parimenti efficienti. Ovviamente non è solo il legislatore a “metterci lo zampino” ed almeno altre due fattispecie meritano di essere segnalate: quando l’eccessivo tecnicismo (particolarmente in materia di “risk management”) tende a mascherare la scarsa capacità di gestione degli investimenti; quando la preoccupazione per la tutela delle collettività rappresentate si confonde con la tutela delle posizioni individuali (di amministratori e gestori). Qualche altra peculiarità Come spesso capita anche le buone intenzioni possono generare effetti contraddittori: questo potrebbe essere particolarmente il caso del riferimento ad un rendimento garantito equivalente al TFR contenuto nella recente riforma previdenziale. Ed aldilà del TFR in quanto tale, è il riferimento stesso ad una garanzia che introduce una prospettiva di “ assicurazione dei rendimenti” in luogo di quella di “gestione degli investimenti”. Anche in questo caso le esigenze rappresentate sono del tutto comprensibili ma le 12 PRIVATE LABEL FUND: L’INNOVAZIONE NELL’ESPERIENZA DI JULIUS BAER ASSET L’idea è “nuova” perché pochi pensano ai Fondi comuni non solo come strumento di investimento (ponendo principalmente l’attenzione sulla tipologia e sulla classe di attività) ma anche come efficiente veicolo amministrativo (ponendo quindi l’accento sulle sue caratteristiche di base). ome ogni attività umana anche l’industria del risparmio gestito è in costante evoluzione e cambiamento: l’innovazione ne è quasi fattore costitutivo, negli ultimi 20 anni sono profondamente cambiati tecniche, strumenti, prodotti. Se guardiamo infatti alle caratteristiche essenziali del Fondo di investimento, vediamo come esso altro non sia che una sorta di “contenitore” di asset finanziari affidati alla responsabilità di gestori professionisti, la cui attività è naturalmente vincolata e disciplinata dalle restrizioni e limitazioni di cui Prospetto e Regolamento danno conto. FILIPPO LA SCALA - MANAGING DIRECTOR, COUNTRY MANAGER ITALY - JULIUS BAER SGR CARLO BENETTI - RESPONSABILE MANAGEMENT - JULIUS BAER SGR C L’industria evolve e l’introduzione delle novità è sempre origine, o perlomeno dovrebbe esserlo, di vantaggi a risparmiatori e investitori. Nella gran parte dei casi gli “Sponsor” dei Fondi sono Società di Gestione che promuovono e commercializzano i propri prodotti distinti per tipologia di investimento e attività finanziaria, e vengono quindi proposti alla sottoscrizione di risparmiatori ed investitori. Nel tempo sono infatti cambiati anche loro, le competenze sono maggiori, l’informazione è sempre più accurata, sono cresciute in complessità esigenze ed aspettative. Ma “Sponsor” di un Fondo può essere allo stesso titolo anche un Investitore Istituzionale che nei comparti “concentra” i propri investimenti, li affida a gestori professionali, ne stabilisce politica di investimento e restrizioni. Una nuova e insieme vecchia idea nella quale il Gruppo Julius Baer vanta una distintiva esperienza in Europa è nella costruzione di soluzioni volte a semplificare le vicende amministrative, legali e fiscali degli Investitori Istituzionali. Posto in questi termini possiamo intravedere le potenzialità del PLF (Private Label Fund, fondo le cui caratteristiche sono stabilite da uno Sponsor diverso dalla Società che fattivamente ne promuove l’architettura) in termini di ottimizzazione di efficienza e razionalizzazione di costi. Definiamo l’idea della costruzione di un Fondo di investimento “nuova” eppure “antica”. L’idea è “antica” perché i Fondi comuni sono da tempo divenuti strumenti di investimento familiari, presenti in molti portafogli istituzionali e delle famiglie, di semplice accesso e comprensione. Ottimizzazione di efficienza: per un Ente con responsabilità di gestione di patrimoni sottoposto 13 redazione di rendiconti di risk management, la verifica su base quotidiana o settimanale del valore del patrimonio stesso tramite il calcolo di un valore di quota (NAV, Net Asset Value). a severi controlli regolamentari (Autorità di Controllo, Organi interni all’Ente, Collegio dei Sindaci….) la soluzione PLF consente di semplificare la componente amministrativa e contabile dell’intera gestione finanziaria. Razionalizzazione di costi: promuovere una struttura “PLF” significa essenzialmente “esternalizzare” le attività “no-core” dell’Ente con conseguenze nel breve così come nel medio-lungo termine a nostro avviso molto positive. Le risorse dell’Ente vengono indirizzate nelle attività caratteristiche e principali dell’Ente stesso evitando di dedicare tempo ed attenzione ad attività secondarie che, per essere efficienti, richiederebbero inoltre investimenti adeguati. Viene diminuita la numerosità delle controparti, gli oneri contabili vengono razionalizzati, aumenta la possibilità di esercitare un controllo serrato sull’attività di gestione avendo un formidabile alleato nelle stesse Autorità di Controllo, ai cui severi standard la gestione deve attenersi. L’attività legale “ex ante” (all’avvio di un nuovo rapporto di gestione) e “ex post” (nella eventuale modifica di termini contrattuali o nella eventuale risoluzione di rapporti) verrebbe ricondotta ad uniformità di termini e condizioni. La flessibilità del PLF consente di concordare strutture le più rispondenti alle caratteristiche dimensionali o di politica di investimento di ciascun Ente, sia di natura previdenziale (Fondi Pensione, Casse Previdenziali) o a vocazione erogativa (Fondazioni di origine bancaria). Lo Sponsor del PLF (l’Ente) ha il diritto di scegliere il nome del Comparto-Fondo, ne stabilisce le caratteristiche amministrative e di gestione, ne concorda la struttura di costi. La flessibilità è una caratteristica importante in ogni proposta di “esternalizzazione” o outsourcing, la possibilità cioè di adeguare il modello di servizio alle diverse esigenze dell’Ente e, soprattutto, la possibilità di modificare nel tempo l’architettura concordata, estendendo ad esempio le attività oppure al contrario riducendole o decidere di riportare all’interno le attività delegate. La promozione di una architettura amministrativa “PLF” non priva naturalmente l’Ente della primaria responsabilità della definizione della politica di investimento e della selezione dei gestori cui affidare le risorse finanziarie. La scelta delle Case cui affidare la gestione del patrimonio o di parte di esso, resta naturalmente del tutto indipendente dalla Casa che promuove il fondo di concerto con l’Ente Sponsor. L’autonomia dell’Ente “Sponsor” non viene modificata dall’adozione di queste soluzioni: gli Organi di Governo e l’Advisor conservano la responsabilità di definizione e indirizzo della politica di investimento, della selezione e della eventuale sostituzione dei Gestori, del conferimento “tattico” della liquidità ai diversi comparti in funzione dello scenario economico e La semplificazione dei controlli diretti dell’Investitore sull’attività di gestione è resa possibile dalla “omologazione” stessa del portafoglio alla disciplina vigente su tutti gli altri fondi soggetti alla vigilanza delle Autorità di Controllo: essa comporta l’adozione da parte dei Gestori dei medesimi standard utilizzati nella gestione dei propri prodotti (Fondi e/o Sicav), la 14 finanziario, del controllo “ex post” monitoraggio dell’attività di gestione. e il E’ nostra convinzione che non si tratti di “se” adottare queste soluzioni da parte di Investitori Istituzionali ma, semmai, “quando”, sapendo bene che “le difficoltà nascono non tanto dalle nuove idee, ma nel rifuggire dalle vecchie che sono ramificate in ogni angolo della nostra mente” (J.M. Keynes). Riteniamo che i vantaggi di questa innovazione non tardino a diventare argomento di discussione all’interno degli Organi di Governo di Investitori Istituzionali e che questa sia la direzione nel prossimo futuro. 15 LA SPECIALIZZAZIONE COME FONTE DI VALORE “business strategy” di AllianzGI. ALLIANZ GLOBAL INVESTORS – PIMCO EUROPE LTD. La missione di AllianzGI consiste nel proteggere ed incrementare la “ricchezza” dei propri clienti, basandosi su quattro principi fondamentali: rispettare i più elevati standard etici; rimanere sempre “client focused”; attrarre professionisti dotati di talento che possano lavorare in un ambiente caratterizzato da creatività, meritocrazia e rispetto reciproco; e conseguire una crescita profittevole. STEFANO KILHGREN - RESPONSABILE DIREZIONE COMMERCIALE - RAS ASSET MANAGEMENT SGR Un modello “multi-investment”… I l gruppo Allianz (rating S&P AA-) rappresenta una delle più importanti realtà finanziare in Europa. … con “multiple brands”... Oggi l’asset management costituisce insieme all’attività bancaria e assicurativa, ramo danni e ramo e vita, uno dei quattro core business del Gruppo. • Piattaforma obbligazionaria di AllianzGI Pacific Investment Management Company (PIMCO). PIMCO è il gestore obbligazionario di Allianz, pur operando in maniera autonoma e separata. Allianz Global Investors (AllianzGI), controllata al 100% da Allianz, è responsabile per tutte le attività di asset management. Il Gruppo Allianz si posiziona tra i primi tre gestori di patrimoni al mondo, con un totale di asset in gestione di oltre 1.200 miliardi di euro al 31 dicembre 2005. AllianzGI rappresenta un network globale unico di società altamente specializzate e caratterizzate da una reale cultura da “investment boutique”. AllianzGI mette in grado i propri “investment managers” di far leva sulla propria passione per ottenere risultati migliori in maniera costante, fornendo loro accesso a tutte le tecniche più sofisticate di “business management”. L’esistenza di diverse e indipendenti filosofie di gestione garantisce la flessibilità necessaria per soddisfare le esigenze di un mercato in continua evoluzione. Questo è un elemento cruciale e un valore della • Piattaforma azionaria: RCM costituisce la piattaforma azionaria di AGI mentre NicholasApplegate, Oppenheimer Capital, e NFJ Investment Group sono gestori specializzati. • Investimenti alternativi: Allianz Hedge Fund Partners, Allianz Private Equity Partners, AGF Alternative Asset Management, DEGI Real Estate. • Brand locali consolidati: AGF (Francia), RAS (Italia), Allianz (Grecia), Allianz (Austria), AGI(UK), RCM (Asia). 16 …. un’ offerta diversificata…come fonte di valore aggiunto … …. combinando esperienza globale e presenza locale consolidata….con un orientamento “client centric”…. L’attuale scenario competitivo richiede alle società di asset management un maggior focus sull’innovazione e la ricerca di soluzioni di investimento appropriate in grado di soddisfare al meglio le aspettative della propria clientela. Una struttura “ multi-investment” come AllianzGI consente di identificare e combinare differenti fonti di alpha tramite strutture di investimento innovative, per meglio fare fronte alle esigenze del cliente in termini di obiettivi e scelte di beta. Le entità locali, in aggiunta ai propri prodotti, possono attingere al “know how” di un network globale diversificato, mettendo a disposizione, attraverso un servizio locale, le migliori soluzioni di investimento in base alle specifiche esigenze della propria clientela. Quest’ultime richiedono: (1) una sempre più approfondita conoscenza delle limitazioni in termini di esposizione al rischio e di protezione del capitale da parte di clienti istituzionali quali per esempio le fondazioni bancarie, le casse di previdenza e i fondi pensione; (2) una ricerca continua di strategie ad alto rendimento e con un maggior orientamento alla diversificazione rivolte ai gestori multi-manager, ai family offices ed ai consulenti. In tal modo AllianzGI è in grado di offrire una gamma di soluzioni innovative: • La creazione di soluzioni bilanciate di nuova generazione che consentono di attingere alle differenti fonti di alpha disponibili nella piattaforma di investimento; In entrambi i casi il modello “multi-investment” di AllianzGI permette di sfruttare rilevanti sinergie nell’elaborazione di proposte di investimento personalizzate. Quest’ultime ricomprendono sia soluzioni basate su modelli gestionali “absolute return”, con parametri prefissati in termini di protezione variabile del capitale e di rendimento minimo, con la possibilità di allocare il “risk budget” tra diverse strategie sottostanti, e disponibili in differenti veicoli di investimento sia strategie relative a specifiche asset class quali per esempio “high yield US bond” e “euro bond total return”. • Lo sviluppo di ”long only alternative to alternatives”; • L’identificazione di strategie di creazione di alpha che possono essere combinate con differenti rendimenti di mercato ossia “trasferite” su diverse fonti di Beta; • La creazione di strategie “total return multi strategy”. Il modello “multi-investment” di AllianzGI, combinando un ampio portafoglio di soluzioni di investimento con un network globale unico rende possibile un continuo sviluppo e miglioramento in linea con la domanda di mercato. 17 GESTIONE PASSIVA: TRA PRESENTE E FUTURO S. CRESCENZI - GLOBAL Perché sarebbe utile affiancare la gestione passiva a quella attiva? DERIVATIVES INGEGNERIA FINANZIARIA DIRECTOR - SOCIÉTÉ GÉNÉRALE Studi accademici ed i risultati degli ultimi anni hanno dimostrato come la gestione attiva (come tutti gli stili di gestione) sia soggetta a limiti. Introduzione 1. L’approccio discrezionale del gestore, che può produrre certamente del sovrarendimento se ben condotto, espone tuttavia a delle “distorsioni emozionali” che esercitano, senza alcun dubbio, un’influenza non irrilevante sull’efficienza delle scelte di investimento. Diversi studi di Behavioural Finance dimostrano “the dark side of emotions” nell’attività di investimento. N el libro primo della Politica di Aristotele si legge: “Si dice che Talete, mosso dal rimprovero alla sua povertà come prova dell’inutilità della filosofia, avendo previsto in base ai suoi studi sugli astri, che vi sarebbe stata grande abbondanza di olive, ancora durante l’inverno impegnasse le sue poche ricchezze per versar caparre (cfr premio di un’opzione call) su tutti i frantoi di olive di Mileto e di Chio, fissandoli a poco prezzo (cfr lo strike di un’opzione call) perchè non ostacolato dalla concorrenza”. Questo breve estratto testimonia come il tema dell’innovazione fosse già associato alla creazione di ricchezza fin dal 300 a.c.. 2. I costi. Una valutazione razionale dei costi di gestione non può prescindere dai seguenti aspetti: • Il Total Expense Ratio (TER): i fondi azionari europei hanno, in media, un TER pari a 3 volte il TER degli ETF azionari europei; i fondi obbligazionari europei hanno, in media, un TER pari a 6 volte il TER degli ETF obbligazionari Europei. Con la recente riduzione delle fonti di sovraperformance, è fondamentale sfruttare tutte le possibilità di generare rendimento ricorrendo non solo ad una diversificazione tra gli assets, ma anche tra gli stili di gestione. • L’Active Expense Ratio. La gestione dei fondi comuni è un vero e proprio mix tra gestione attiva e gestione passiva, con un peso poco rilevante della gestione attiva : il TER, commisurato alla porzione gestita attivamente, dà luogo ad un’incidenza molto maggiore di quanto comunemente atteso. Tecniche finanziarie avanzate: opzioni, prestito titoli, etc. Approccio discrezionale Gestione Alternativa Sistematica Gestione Sistematica Gestione Attiva Tradizionale Replica dei mercati • L’alta rotazione dei fondi a gestione attiva con conseguente maggiore incidenza dei costi di negoziazione . Approccio sistematico 3. Le Performance. Studi di Malkiel ed altri dimostrano che: Strategie “long only” di assets tradizionali 18 sia sul mercato Europeo che su quello Statunitense, sono cresciuti sensibilmente. • La percentuale dei fondi a gestione attiva (sia azionari che obbligazionari) sovraperformati dai rispettivi benchmark è ben superiore al 50%; • La capacità di generare sovraperformance dei migliori gestori è fortemente influenzata dalla casualità (come il mercato). Un primo sviluppo della Gestione Passiva: la Gestione Sistematica 4. Scomposizione della Performance di Portafoglio. Diversi studi dimostrano che l’Asset Allocation costituisce la componente principale nella determinazione della performance di un portafoglio. La gestione sistematica, in quanto tale, è una logica di indicizzazione passiva/algoritmica che mira a generare un sovrarendimento rispetto agli indici benchmark sulla base dei seguenti principi: Per cercare di affrontare al meglio i limiti descritti ed ottimizzare/implementare l’asset allocation strategica il gestore ha la necessità di soddisfare esigenze di trasparenza, diversificazione, liquidità e struttura commissionale. Per ottenere ciò può affiancare ad una gestione attiva tradizionale una gestione passiva. fissazione di un orizzonte temporale di investimento a medio-lungo termine sfruttamento degli hidden assets: fonti di rischio/rendimento implicite in qualsiasi forma di investimento: ad esempio dividendi forward,volatilità spot e forward La sovraperformance rispetto all’indice benchmark nell’orizzonte temporale di investimento è possibile grazie all’utilizzo delle hidden assets per creare delle logiche di indicizzazione algoritmica “vincenti” in ogni scenario di mercato. Tali logiche di indicizzazione sono realizzate nell’ambito di fondi armonizzati con Nav giornaliera. Lo strumento ideale di Gestione Passiva – l’ETF Un ETF è un FONDO, o una SICAV, con 3 caratteristiche fondamentali: - la negoziazione in Borsa come un’azione - gestione passiva - replica l’indice benchmark. E’ uno strumento caratterizzato da elevata trasparenza e liquidità, da bassi costi e offre in un’unica soluzione il beneficio della diversificazione. Tramite gli ETF è possibile implementare la propria Asset Allocation e ribilanciarla nel tempo avendone il pieno controllo. L’ETF è totalmente a Benchmark, il suo portafoglio di riferimento è sempre verificabile. Nel corso degli ultimi anni gli investimenti in ETF, La nuova frontiera della Gestione Passiva: i Benchmark innovativi Un primo gruppo di benchmark innovativi è rappresentato dagli indici investibili in hedge funds. Tali indici perseguono obiettivi quali la replicabilità, la rappresentatività e la possibilità di investire in ciascuno dei propri componenti. Negli 19 ß) in caso di evoluzioni negative. La gestione algoritmica tradizionale ottimizzi solamente il ß non consentendo di cogliere anche la fonte di performance a, da qui l’esigenza di estendere l’algoritmo di gestione a tutte le fonti di performance: ultimi tempi inoltre si è sviluppata la possibilità di investire in un index fund armonizzato, attraverso il quale replicare un indice investibile con liquidità settimanale e fees simili a quelle di un ETF tradizionale. Vi è poi una seconda categoria di benchmark innovativi non tradizionali rappresentati da indici investibili: - di private equity - sul mercato delle commodities - sul mercato immobiliare ottimizzando il ß a breve termine attraverso un modello sistematico (0<ß<1) attuando un’esposizione ad a, attraverso una strategia di gestione alternativa non correlata al mercato. La Gestione Algoritmica come l’innovazione al servizio di equity e gestione alternativa Le performance di un investimento viene solitamente ripartita fra due componenti: una legata ai mercati tradizionali (tramite il coefficiente ß) ed una de-correlata dai mercati tradizionali e definita “a”. I mercati tradizionali, in particolare gli azionari, hanno una capacità di performance più interessante rispetto ad altri asset tradizionali ma sono esposti a maggior volatilità. Di qui l’interesse a cogliere le occasioni del mercato, esponendosi il meno possibile (diminuendo per quanto possibile il 20 LA COSTRUZIONE DI UN PORTAFOGLIO IDEALE MULTI ASSET CLASS • GIAN LUCA GIURLANI – MANAGING DIRECTOR FORSYTH PARTNERS Fondi Obbligazionari rappresentano la componente tradizionale di un portafoglio, mentre le restanti tre: • Fondi Hedge • Fondi Immobiliari ’approccio multi asset nella gestione di un portafoglio istituzionale rappresenta la terza generazione dell’investment management ed e’ specificatamente disegnato per soddisfare le diverse esigenze degli investitori ed il grado di rischio che sono pronti ad affrontare, che siano di tipo bilanciato (rischio medio/basso, 4/8% di deviazione standard) o aggressivo (rischio elevato, 10% di deviazione standard). • Fondi di Materie prime Fondi di Fondi multi asset class – la chiave e’ la diversificazione I diversi profili di rischio/rendimento, a seconda delle esigenze dell’investitore, vengono definiti incorporando le tre classi alternative (hedge, immobiliari e materie prime) accanto a quelle tradizionali (azioni ed obbligazioni). Il miglior profilo di rischio/rendimento di un portafoglio si ottiene mediante il calcolo della “frontiera efficiente” (teoria classica di portafoglio). Essa rappresenta l’equilibrio fra rischio e rendimento attraverso le 5 asset class e tiene conto della loro correlazione. La logica dietro all’inserimento di strumenti alternativi in un’allocazione di tipo classico – ossia azioni ed obbligazioni – è legata all’abbassamento della volatilità e quindi al controllo del rischio ed all’incremento del rendimento complessivo. L ne costituiscono invece la parte più innovativa, attraverso l’inserimento di fondi di fondi alternativi per incrementare la diversificazione e ridurre il rischio specifico d’investimento. Le diverse asset classes all’interno di un portafoglio – rischio/rendimento e correlazione La diversificazione e’ da tempo la parola d’ordine nella gestione di un portafoglio, ma anziché diversificare gli asset soltanto fra azioni ed obbligazioni, ossia le classi più tradizionali disponibili sul mercato, gli investitori guardano oggi a strumenti alternativi in grado di ottenere un livello di diversificazione ancora più ampio ed un profilo di rischio/rendimento ancora più efficiente e controllato. La gestione multi asset si compone essenzialmente attraverso 5 asset class, di cui due: • Fondi Azionari 21 classiche risulta inferiore e la performance del portafoglio acquisirebbe nel tempo una maggiore stabilità. Come illustrato dalla tabella che elenca le correlazioni previste tra le diverse classi di attivi: In tale panorama, com’è possibile mantenere e migliorare i rendimenti di un portafoglio così composto? In base al concetto di correlazione/decorrelazione, l’inclusione di classi alternative incrementerebbe il compromesso fra rischio e rendimento, poiché la relazione con le asset class * Forecasted correlation matrix based on average fund within each sector raggiungimento di una performance maggiore per lo stesso livello di rischio. La teoria classica ci insegna che un gestore non si può posizionare a sinistra della frontiera efficiente senza aggiungere rischi: come illustrato nel grafico seguente, nessun portafoglio composto esclusivamente da azioni ed obbligazioni è in grado di raggiungere un rendimento superiore per il medesimo livello di rischio (la curva rosa rappresenta un portafoglio composto di sole azioni ed obbligazioni). Se però vi si aggiungono fondi alternativi/innovativi, si apporta un trade off fra rischio e rendimento e quindi la curva si sposta verso sinistra, ad indicare il possibile 7.50% 7.00% 6.50% Return 6.00% 5.50% 5.00% 4.50% 4.00% 4.00% 6.00% 8.00% 10.00% Risk 22 12.00% 14.00% 16.00% La frontiera efficiente consente di ottimizzare al massimo la componente rischio/rendimento; si stimano entrambi i fattori arrivando a calcolare diversi profili di rischio, rendimento e volatilità, per diverse combinazioni delle cinque classi, in base all’approccio scelto dall’investitore, ossia cauto, bilanciato o aggressivo. alternativi, ancora relativamente nuovi e dal profilo storico più breve rispetto alle classi tradizionali. Per fare ciò si effettuano delle stime e si calcolano attraverso modelli macroeconomici di performance storica i rendimenti delle diverse classi di attivi, alcuni dei quali, per quanto riguarda la classi più tradizionali come azioni ed obbligazioni, risalgono addirittura ad un periodo di 130 anni. Tali modelli vengono poi studiati e monitorati in base ai modelli di proiezione dei rendimenti futuri, in genere su periodi medio lunghi di 10-15 anni attraverso le 5 classi di attivi: Il peso assegnato nell’asset allocation a classi innovative/non tradizionali, quali hedge, immobiliari e materie prime sarà volontariamente contenuto, per far fronte alle incognite di volatilità e di rischio/rendimento tipiche di questi strumenti Asset Allocation – i vantaggi per l’investitore attraverso un efficiente rischio/rendimento di 50/50 ripartito fra le soli asset class di azioni ed obbligazioni, più della metà del portafoglio verrà ripartito fra fondi hedge, fondi di materie prime e fondi immobiliari, con il 50% dell’intera asset allocation ripartito fra queste tre classi e con un 5% minimo per ciascuna delle cinque classi di attività. Come esposto in precedenza, l’approccio ad un portafoglio multi asset punta a minimizzare il rischio ed ottimizzare il rendimento. Con questa modalità di gestione invece di assegnare un peso 23 Con questa tipologia di gestione si possono ottenere dei rendimenti come sotto illustrato: 24 INVESTIMENTI A LEVA E TOTAL RETURN società di gestione, consentono di realizzare nuovi ed innovativi investimenti. M. DE MARTINO – RESPONSABILE BUSINESS DEVELOPMENT - ABAXBANK UBALDINI – RESPONSABILE P. ISTITUZIONALI - ABAXBANK In particolare è possibile definire dei precisi profili “rischio rendimento” senza rinunciare a: AREA operare su mercati volatili e/o con elevata rischiosità; A baxbank è da anni leader all’avanguardia nello sviluppo di strumenti d’investimento con controllo del rischio per la clientela istituzionale. Questi strumenti di investimento utilizzano tecniche quantitative associate alla selezione di opportunità di investimento sia tradizionali che alternative. - identificare nuove attività finanziarie; - utilizzare la leva finanziaria; - modulare nel tempi i flussi finanziari; - garanzia totale o parziale del capitale. Il processo di creazione di questi nuovi strumenti di investimento si articola in tre fasi distinte: 1. La selezione dell’attività di riferimento e/o del relativo gestore. Sulla base della nostra esperienza abbiamo sviluppato soluzioni che permettano di implementare nei portafogli istituzionali una serie d’investimenti altrimenti non facilmente accessibili, sia per la loro complessità amministrativa che di analisi e controllo del rischio. 2. La definizione delle caratteristiche dello strumento: durata, obiettivo di rendimento, cash flows e forma giuridica. 3. La definizione del livello di leva finanziaria e del relativo controllo del rischio: leva massima applicabile, investimento iniziale nell’attività di riferimento, meccanismi di autoliquidazione, stop loss/take profit. Durante i lavori del convegno abbiamo discusso circa la convergenza tra le attività che riguardano il cosiddetto “risparmio gestito” con le attività tipiche delle “banche di investimento”. Dalla fusione di queste due attività si stanno sviluppando nuovi strumenti d’investimento che generano rendimenti usando strategie di gestione altamente specializzate che si avvalgono della possibilità di effettuare investimenti in asset class meno liquide o estremamente volatili. In merito alle tecniche quantitative applicate al controllo del rischio e alla possibilità di utilizzare la leva finanziaria, è opportuno riprendere i principi base della “porfolio insurance”. Una volta precisato il paniere di attività d’investimento che compongono la porzione di investimento definito “rischioso” nella quale si vuole investire e le caratteristiche della protezione/garanzia che si vuole perseguire, la tecnica di portfolio insurance di basa su tre principi: Le nuove tecniche finanziarie di gestione e analisi dei rischio complessi, sviluppate all’interno delle banche di investimento, associate alle capacità di ricerca, selezione e “asset allocation“, tipiche delle 25 1. Valutazione “giornaliera” del budget di rischio a disposizione, il cosiddetto Cushion Usualmente l’investitore effettua investimenti pari al capitale a disposizione ma volendo e' possibile prendere posizioni sul mercato per un valore molto superiore al capitale, amplificando così i profitti. Una leva pari al 100% esprime la situazione di coincidenza tra ammontare investito (ad es. 100) ed ammontare del capitale proprio (100) mentre una leva pari al 150% significa investire una cifra 1,5 volte superiore al capitale disponibile (100). Nel caso di strutture con portfolio insurance, la leva finanziaria è ottenuta attraverso un finanziamento fornito dalla banca di investimento ai tassi di mercato e la regola stessa effettua un controllo della massima esposizione raggiungibile data una Massima Perdita Tollerabile. C = NAV - BF, pari alla differenza tra - Il valore del portafoglio, NAV Il costo di montaggio della garanzia cioè del prezzo del titolo obbligazionario che ne replica i cash-flows, es. uno Zero Coupon. Tale valore è usualmente chiamato Bond Floor, BF. Il relativo titolo è considerato come il Risk Free asset del portafoglio. 2. Ribilanciamento “giornaliero” tra quanto investito nella componente definita “rischiosa” e quanto nella componente definita “priva di rischio”. Tale ribilanciamento permette di raggiungere gli obiettivi definiti in sede di sottoscrizione del prodotto. All’interno dell’intervento sono stati riportate tre esperienze di investimento che permettono di verificare: 3. L’adozione di una regola di Stop Loss: al ridursi del budget di rischio al di sotto di un livello prestabilito si investe il 100% nella componente priva di rischio. 1. come inserire in un portafoglio di investimento con bassa propensione al rischio e bassa volatilità nuove opportunità di investimento innovative; Nella pratica, al vincolo Budget di rischio / Massima Perdita Tollerata si deve associare una precisa regola di asset allocation 2. come definire un preciso profilo rischio / rendimento di un investimento; dove “g” rappresenta il fattore moltiplicativo per la determinazione dell’ammontare effettivamente investito nella componente definita “rischiosa”. 4. come utilizzare al massimo la leva finanziaria mantenendo un controllo del rischio complessivo dell’investimento e quale impatto questa può avere sul suo rendimento. 3. come definire il profilo dei flussi di cassa attesi da un investimento e come questi influiscono sulla determinazione del rendimento atteso; Il concetto di leva finanziaria esprime la possibilità che un investimento possa superare abbondantemente il capitale a disposizione. 26