Untitled - Latitudine 40

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Untitled - Latitudine 40
Vado a vivere in Australia
Introduzione
Informazioni generali
Geografia e clima
Ambiente
Storia
Dati e cifre
Simboli
Collegamenti
Società
Popolazione
Lingua
Suddivisioni amministrative
Ordinamento politico
Leggi e usanze
Religione
Sport
Stile di vita
Sicurezza e salute
Diversamente abili
Comunicazioni
Economia
Moneta
Dati e cifre
Occupazione
Stipendi
Sistema fiscale
Costo della vita
Procedure burocratiche
Visti
Visti turistici
Visti di studio o aggiornamento
Visti di lavoro
Visti di cittadinanza
Visti: procedure allegate
Cittadinanza
Banche
Titoli di studio
Sanità e previdenza
Dogana e spedizioni
Patenti e guida
Lavoro
Studio
Casa
Conclusione
Due chiacchiere con...
Introduzione
Un tempo era la terra australis incognita, ovvero un ipotetico
continente sconosciuto, disperso al di là del mondo noto e confinato a sud dell’equatore, da qualche parte nel globo, dalla natura crudele e misteriosa. Australis sta infatti a significare “secco,
aspro”, come il vento austro che, provenendo da sud, asciuga e
innalza la temperatura dell’aria. Che laggiù ci fosse qualcosa lo
si sospettava da tempo, ma la conferma giunse solo nel XVII secolo, quando il navigatore olandese Dirk Hartog gettò l’ancora da
quelle parti. Fu da allora che si iniziò a parlare di Australia come
del “nuovissimo continente”, una terra da scoprire ma soprattutto
da conquistare.
Oggi l’Australia è diventata la nuova America per quanti aspirano a cambiare aria o a mettersi in gioco da qualche altra parte. Le
condizioni, d’altronde, ci sono tutte, nonostante l’abissale distanza che la separa dal nostro continente. Anzi, forse proprio quei
16.000 chilometri sono il simbolo più deciso ed eloquente della
volontà di voltare pagina e mettere il passato alle spalle. L’Australia, uno dei Paesi più estesi del mondo, ma con meno abitati
in proporzione ai chilometri quadrati di terra a disposizione, si
trova in condizioni economiche fiorenti e, a causa della colonizzazione inglese prima e della massiccia immigrazione europea
poi, vanta uno stile di vita piuttosto simile al nostro, rendendo
meno difficoltoso il passaggio “all’altro mondo”, come dicevano
scherzando i primi espatriati. L’Australia ha conosciuto numerose ondate migratorie provenienti dal nostro Paese: per questo la
comunità italiana presente laggiù è consistente e al tempo stesso
ospitale nei confronti di chi ha deciso di seguire lo stesso percorso dei progenitori. Un motivo in più per scacciare definitivamente
anche gli ultimi dubbi e pianificare quel radicale cambiamento di
vita che l’Australia può rendere meno traumatico e anzi persino
allettante. L’importante è considerare “Bello, onesto, emigrato
Australia sposerebbe compaesana illibata”, per la regia di Luigi
Zampa, solo un bel film magistralmente interpretato da Alberto
Sordi e Claudia Cardinale e non la rappresentazione del destino che attende chiunque superi l’oceano per cercare una nuova
chance. Non è un caso, d’altronde, che nel 2013 i giovani italiani entrati in Australia con il Working Holiday Visa siano più di
60.000. Altro che Alberto Sordi!
“L’Australia è una nazione fortunata, gestita da persone
mediocri che condividono la sua fortuna”: questa la perfida
definizione coniata dal giornalista australiano Donald Horne per fotografare in un flash la condizione del suo Paese e
dei suoi concittadini. Il senso in realtà è che da quelle parti
il territorio offre opportunità straordinarie a chiunque.
Informazioni generali
Geografia e clima
L’Australia, con i suoi 7 milioni e mezzo di chilometri quadrati,
è il sesto Paese più esteso del mondo e il più grande dell’Oceania, tanto che ha finito per sostituirsi nel nome alla definizione
ufficiale del continente. Completamente circondata dall’oceano
(Indiano a ovest e Pacifico ad est), è formata da una parte continentale (infatti non è considerata geograficamente un’isola) e da
una serie di isole, la più grande delle quali è la Tasmania, collocata nella zona meridionale. Le sue coste, al netto di quelle delle isole minori, misurano oltre 34.000 chilometri, decisamente
frastagliate nei territori settentrionali e sud-orientali; nel settore
nord-orientale sono caratterizzate dalla presenza della Grande
Barriera Corallina, la più ampia formazione di corallo del mondo, una delle attrazioni più affascinanti del Paese coi suoi 2.000
chilometri di estensione.
Il territorio, pianeggiante, è tagliato a metà dal Tropico del Capricorno ed è prevalentemente arido e desertico: è questa la ragione
per cui il numero di abitanti per chilometro è decisamente ridotto.
La parte meridionale è l’unica che può vantare un clima temperato ed è per questo che i centri abitati sono per lo più concentrati
sulla costa sud. Il nord è caratterizzato invece da un clima di tipo
monsonico tropicale, mentre il centro subisce gli effetti di un clima desertico che ha reso quell’ampia area del Paese del tutto inospitale. Nonostante in Africa le superfici aride siano più estese, il
continente australiano è proporzionalmente più soggetto a questo
fenomeno, che interessa i tre quarti del territorio.
Superfluo ricordare che le stagioni, trattandosi dell’emisfero australe, sono invertite rispetto al nostro: quando in Italia è estate, in
Australia è inverno e viceversa. Le temperature più basse in assoluto si registrano durante il mese di luglio, quando sugli altipiani
del sud-est e sulle montagne oltre i 1500 metri cade la neve, che
vi rimane per molti mesi. Le temperature più elevate si registrano
invece tra gennaio e febbraio nella zona meridionale e tra novembre e dicembre ai tropici. Trattandosi di un Paese particolarmente
grande, si può dire che siano rappresentate quasi tutte le tipologie
di clima presenti sulla Terra.
Ma cosa ci fanno i cammelli in Australia? Un interrogativo
legittimo, visto che questi animali non sono autoctoni. Essi
infatti furono importati dal Medio Oriente intorno alla metà
del XIX secolo per consentire ai coloni inglesi di esplorare
le desertiche immensità dell’outback. Una volta esaurito il
loro compito, furono abbandonati nel deserto, dove si riprodussero diventando specie diffusa.
Ambiente
L’ambiente australiano è unico al mondo e deve questa sua straordinaria peculiarità al suo precoce distacco dalla massa unica
del Gondwana, nella notte dei tempi. Oltre 11.000 sono le varietà vegetali, gran parte concentrate a nord e a est, ma assai più
interessanti sono le specie animali, molte delle quali esclusive e
uniche come l’ornitorinco, l’echidna, il canguro, il koala o l’emù,
sviluppatesi qui e non altrove sia per l’isolamento dell’habitat
locale sia per la tardiva comparsa dell’uomo, che non ne ha pregiudicato, come invece accaduto in altre parti, l’evoluzione.
È indubbio che la natura abbia ancora un’importanza preponderante sullo sviluppo della società australiana: la straordinaria varietà dei suoi paesaggi è tale da averne quasi imposto una rigida
conservazione. Oggi oltre il 10% del territorio, pari a 77 milioni di ettari, è protetto da specifiche norme di salvaguardia, a cui
si vanno ad aggiungere altri 65 milioni di ettari di aree marine,
a testimonianza della grandissima attenzione che gli australiani
dedicano all’ambiente, peraltro riconosciuta a livello mondiale
dall’Unesco: sono sedici, ad oggi, le aree dichiarate patrimonio
naturale dell’umanità (i fossili di Riversleigh e Naracoorte, l’i-
sola Fraser, le foreste pluviali, la Grande Barriera Corallina, le
Greater Blue Mountains, le isole Heard e Mc Donald, l’arcipelago delle Lord Howe, l’isola Macquarie, la costa di Ningaloo, il
parco nazionale di Purnululu, la Baia degli squali e i Tropici del
Queensland, il parco nazionale di Kakadu, la natura della Tasmania, il parco nazionale di Uluru-Kata Tjuta e la regione dei laghi
di Willandra).
L’Australia può contare su più di 7.000 spiagge diverse, un
record geografico che nessun’altra nazione al mondo è in
grado di insidiare.
Storia
La storia dell’Australia è relativamente recente, visto che la sua
scoperta va fatta risalire alla spedizione del navigatore olandese
Willem Janszoon, giunto sulle coste australi nel 1606, anche se
fu il suo connazionale Dirk Hartog a toccare il suolo australiano
dieci anni dopo. Ma fu solo dopo l’arrivo del britannico James
Cook che si aprirono le porte alla colonizzazione europea del
continente, sul quale peraltro abitavano già da 40.000 anni popolazioni indigene probabilmente spintesi fin lì dalle isole della
Nuova Guinea, approfittando dell’abbassamento del livello dei
mari dovuto ad una glaciazione. All’arrivo degli inglesi, che destinarono l’Australia a sede di famigerate colonie penali, gli aborigeni – così chiamati spregiativamente dai nuovi arrivati perché,
nella loro ottica, considerati esemplari di uomo primitivo – erano
divisi in oltre 600 gruppi distinti e contavano tra i 300.000 e il
milione di individui. L’impatto con i nuovi arrivati fu traumatico al punto che la popolazione indigena subì una significativa
riduzione tra XIX e XX secolo. La colonizzazione del territorio
proseguì a ritmi elevati, finché nel 1852 venne concesso l’autogoverno alle nuove colonie, che ormai prosperavano e continuavano ad attirare emigranti. Nel 1901, quando si sfiorò quota
quattro milioni di abitanti, nacque il Commonwealth of Australia,
una sorta di confederazione dipendente dalla corona inglese che
riuniva sotto un’unica bandiera gli Stati che si erano formati nel
frattempo. Stante la rivalità esistente fra Sidney e Melbourne, si
decise di costruire una città a metà strada fra le due e di indicarla
come capitale del nuovo Stato: Canberra.
La nuova nazione, pur indipendente dalla Gran Bretagna, mantenne solidi rapporti con Londra, al punto che allo scoppio della I
guerra mondiale inviò in appoggio alle truppe inglesi i suoi contingenti, che si distinsero in più occasioni per lealtà e coraggio.
Lo stesso accadde allo scoppio della II guerra mondiale, durante
la quale a sacrificarsi per la libertà furono oltre 40.000 australiani,
in particolare nello scacchiere del Pacifico. Fu durante la guerra
che l’Australia conquistò la sua indipendenza costituzionale dalla
Gran Bretagna.
Dopo la firma dei trattati di pace l’Australia conobbe una vera e
propria invasione di profughi e immigrati, richiamati dalle straordinarie possibilità di lavoro create dai guasti della guerra. In
quindici anni la popolazione passò da 7 milioni e mezzo di abitanti a 10 e mezzo. Il che contribuì a far esplodere la questione “aborigeni”: inizialmente protetti come una cultura in via di
estinzione, i nativi, considerati incapaci di evolversi dal loro stato
primitivo, furono rinchiusi in aree dedicate per essere lentamente
avviati a un programma di rieducazione che li avvicinasse agli
usi e ai costumi degli europei. Così migliaia di bambini furono
allontanati dai loro genitori, ma non diventarono mai ciò che i
colonizzatori avevano sperato, anche perché vennero per lo più
sfruttati come manodopera a costo zero. Solo negli anni Sessanta si iniziò a discutere di diritti dei nativi, anche se poco venne
realizzato a livello politico per una loro reale integrazione nella
società australiana.
L’arte aborigena australiana è la più antica del mondo tra
quelle indigene.
Dati e cifre
Capitale: Canberra
La capitale dell’Australia venne costruita dal nulla per evitare che gli abitanti di Sydney e quelli di Melbourne giungessero ad atti violenti per contendersi il primato
Stati della federazione:
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New South Wales (Sydney): pop. 6,55 milioni (4,12)
Victoria (Melbourne): pop. 4,93 milioni (3,59)
Queensland (Brisbane): pop. 3,90 milioni (1,76)
Western Australia (Perth): pop. 1,96 milioni (1,45)
South Australia (Adelaide): pop. 1,51 milioni (1,11)
Tasmania (Hobart): pop. 0,48 milioni (0,20)
Australian Capital Territory (Canberra): 0,32 milioni (0,32)
Northern Territory (Darwin): 0,19 milioni (0,11)
Popolazione: 23 milioni circa (Italia: 60 milioni circa)
Densità: 2,84 abitanti/kmq. (Italia: 201,71)
Tasso di crescita: 1,13 (Italia: 0,38)
Tasso di natalità: 12,28/1000 (Italia: 9,06)
Tasso di mortalità: 6,94/1000 (Italia: 9,93)
Tasso di saldo migratorio: 5,93/1000 (Italia: 4,67)
Speranza di vita: 81,9 anni (Italia: 81,86)
Pil: 918 miliardi di dollari (Italia: 1822 miliardi di dollari)
Pil pro capite: 40.800 dollari (Italia: 30.100 dollari)
Disoccupazione: 6% (Italia: 8,4%)
Disoccupazione giovanile: 11,6% (Italia: 25,4%)
Superficie: 7.740.000 km quadrati
Lingua ufficiale: inglese
Moneta: dollaro australiano (10 dollari=7 euro circa)
Fusi orari: orientale: +10 rispetto a Greenwich; centrale: +9,5;
occidentale: +8
Principali festività pubbliche:
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Australia Day (festa nazionale): 26 gennaio
Pasqua
Anzac Day (festa delle forze armate): 25 aprile
Remembrance Day (festa dei caduti): 11 novembre
Natale: 25 dicembre
Simboli
Bandiera
La bandiera nazionale sventolò per la prima volta a Melbourne il
3 settembre 1901 ed era già allora caratterizzata da gran parte degli elementi che vi compaiono oggi. Su sfondo blu campeggiano
in alto a sinistra la bandiera britannica, in omaggio alla colonizzazione inglese delle origini, e sulla destra la costellazione della
Croce del Sud, a testimoniare la posizione geografica del territorio; in basso a sinistra una stella a sei punte, in rappresentanza dei
sei Stati della confederazione, che si è arricchita di una settima
punta nel 1908 per certificare anche dal punto di vista simbolico
l’inclusione dei due Territori (della capitale e del nord).
Tuttavia ognuno degli Stati della confederazione ha una sua bandiera: in comune hanno lo sfondo blu e la Union Jack in alto a
sinistra, mentre variano gli elementi accessori. Il Nuovo Galles
del Sud ha uno stemma circolare con la Croce di San Giorgio,
il Queensland uno stemma con la Croce Maltese, l’Australia del
Sud una gazza nera su sfondo dorato, la Tasmania un leone rosso
su fondo circolare bianco, il Victoria la Croce del Sud sormontata
dalla corona imperiale di Sant’Edoardo, l’Australia Occidentale
un cigno nero su sfondo dorato. Diverso il discorso per le bandiere dei due Territori, elaborate solo di recente e simili tra loro
nell’architettura: quella della capitale riporta sul terzo sinistro blu
la Croce del Sud e sui due terzi rimanenti lo stemma della città di
Canberra su sfondo giallo. Quella dei Territori del Nord mantiene
la Croce del Sud sulla parte sinistra nera, mentre sugli altri due
terzi campeggia una rosa bianca del deserto di Sturt stilizzata su
sfondo ocra.
Stemma del Commonwealth d’Australia
Concesso dal re d’Inghilterra Giorgio V nel 1912, lo stemma viene usato nella documentazione ufficiale per certificare l’autorità
della federazione australiana: esso è composto da uno scudo con
gli stemmi dei sei Stati, a cui si aggiungono una mimosa, un canguro e un emù.
Inno nazionale
L’inno nazionale australiano è “Advance Australia Fair”, composto da Peter Dodds McCormick nel 1878 e diventato ufficiale nel
1984. Queste le parole:
Australians all let us rejoice,
For we are young and free;
We’ve golden soil and wealth for toil;
Our home is girt by sea;
Our land abounds in nature’s gifts
Of beauty rich and rare;
In history’s page, let every stage
Advance Australia Fair.
In joyful strains then let us sing,
Advance Australia Fair.
Beneath our radiant Southern Cross
We’ll toil with hearts and hands;
To make this Commonwealth of ours
Renowned of all the lands;
For those who’ve come across the seas
We’ve boundless plains to share;
With courage let us all combine
To Advance Australia Fair.
In joyful strains then let us sing,
Advance Australia Fair.
I colori nazionali australiani, utilizzati in particolare dalle rappresentative sportive, sono il verde e l’oro. La pianta simbolo è l’A-
cacia pycnantha, anche se ogni Stato della federazione può vantare la sua specificità. La pietra preziosa nazionale è considerata
non a caso l’opale, visto che il 95% di queste pietre viene proprio
da qui. L’animale simbolo di questa terra è il canguro, presente in
oltre 24 milioni di esemplari e assolutamente autoctono. Tuttavia
in numero assai più rilevante ci sono le pecore, padrone incontrastate delle sconfinate pianure in cui vengono lasciate pascolare:
secondo le ultime stime ce ne sarebbero 150 milioni, quasi otto
per abitante.
Il numero dei canguri in Australia, suddivisi nelle loro 51
tipologie diverse (dalla più piccola, il ratto muschiato, alla
più grande, il canguro rosso) è di poco superiore a quello
degli esseri umani, ragion per cui è in vigore un dettagliato
programma di culling o abbattimento selettivo che permette di tenere sotto controllo il fenomeno. I cacciatori professionisti ne uccidono dai due ai quattro milioni l’anno,
pagando i permessi ufficiali e rifacendosi con la vendita di
carni e pelli.
Una leggenda vuole che il termine “canguro” sia nato
dall’espressione kan-ga-roo con cui i nativi reagirono alle
domande dei primi conquistatori inglesi: nella loro lingua
significava “non capisco” e fu usata anche quando si chiese
loro il termine con cui chiamavano appunto il canguro.
Interpreter symbol
In presenza di questo segnale, chi non è in possesso di sicure nozioni di inglese può richiedere assistenza linguistica. Si tratta di
uno strumento ideato dal Victorian Office of Multicultural Affairs
nel 2006 e destinato a quanti, alle prese con servizi governativi
per i quali la precisione delle informazioni risulta assai importante, non possono permettersi di interpretare male quanto detto
o scritto.
Collegamenti
Per l’Australia
La distanza in linea d’aria fra Roma e Sydney supera di poco
i 16.000 chilometri, il che equivale più o meno a una ventina
di ore di volo, scali esclusi, visto che attualmente non esistono
tratte dirette Italia-Australia. Numerose sono le compagnie aeree
in grado di operare il collegamento in modo adeguato partendo
dall’Europa: Singapore Airlines, Emirates, Qantas, Cathay Pacific o British Airways offrono voli quotidiani con tappa di volta
in volta a Singapore, Dubai o Bangkok. In alternativa è possibile
raggiungere un aeroporto di area indocinese per poi partire alla
volta dell’Australia con compagnie alternative, come per esempio
la Malaysian Airlines, la Jetstar o la AirAsia, giudicata lo scorso
anno miglior low cost del mondo e in grado di collegare Kuala
Lumpur (Malaysia) a Sydney con costi davvero concorrenziali.
In Australia
Una volta giunti dall’altra parte del mondo, meglio dimenticare
abitudini e cliché consolidati e adattarsi quanto prima alla nuova
situazione. L’Australia è più o meno ampia come gli Stati Uniti
d’America e le principali città distano fra loro migliaia di chilometri, ragion per cui il mezzo di trasporto più utilizzato rimane l’aereo. Ovviamente è possibile spostarsi anche in treno o in
automobile, ma si tratta di scelte per lo più antieconomiche o
comunque meno concorrenziali in termini di tempo ed energia.
Le ferrovie esistono, ma sono destinate quasi esclusivamente al
traffico merci: nessuna linea ad alta velocità, dunque, nessuna
corsia preferenziale per i passeggeri. Certo, se l’obiettivo è quello
di ammirare il panorama del Paese, si tratta forse dell’opzione
migliore. Altrimenti meglio pensare ad altro.
Da Nurina (Australia dell’Ovest) a Watson (Australia del
Sud) corre il più lungo rettilineo ferroviario del mondo: i
binari sono diritti per ben 478 chilometri. L’Australia può
vantare anche il rettilineo stradale più lungo del pianeta,
148 chilometri: si tratta dell’Eyre Highway a Caiguna,
nell’Australia dell’Ovest, nel bel mezzo della pianura di
Nullarbor.
Se si pensa all’auto, va tenuto presente che le autostrade australiane sono per la maggior parte lunghi nastri d’asfalto a una sola
corsia per senso di marcia senza spartitraffico centrale. I rigidi
limiti di velocità (fra i 100 e i 110 km/h a seconda dello Stato) impongono uno stile di guida rilassato e monotono, tuttavia va detto
che traffico e rallentamenti sono piuttosto rari e che quindi è possibile mantenere medie elevate pur non infrangendo mai il codice
della strada. Le autostrade sono gratuite tranne alcuni brevi tratti
nei pressi delle grandi città, il cui pedaggio viene addebitato su
carta di credito da sistemi di rilevamento automatizzato, purché si
sia provveduto a registrare il proprio mezzo sui siti internet delle
società concessionarie.
Se per gli spostamenti interni si propende invece per l’aereo,
assai ampio è il ventaglio delle possibilità e delle compagnie a
disposizione: oltre alla compagnia di bandiera, la Qantas, che
opera comunque con prezzi concorrenziali, si segnalano anche la
Jetstar e la Virgin, oltre alle piccole compagnie regionali come la
Regional Express o la Airnorth.
Resta infine l’opzione pullman: la linea nazionale è la Greyhound
e collega fra loro tutte le città secondo orari e costi variabili e
consultabili sul sito internet di riferimento. Inutile precisare che
ogni metropoli offre poi innumerevoli possibilità di usare i mezzi
pubblici: sarebbe impossibile però offrire in questa sede le indicazioni utili alle esigenze del singolo.
Società
Popolazione
L’immigrazione è sempre stata un elemento di straordinaria importanza per la nascita prima e la crescita poi dell’Australia. I
primi pionieri giunsero da quelle parti alla fine del Settecento e da
allora il numero di neo-australiani crebbe significativamente, fino
ai picchi della mitica corsa all’oro verso la metà del XIX secolo,
quando gli immigrati registrati ufficialmente furono più di 50.000
ogni anno. Un altro momento in cui l’Australia diventò meta privilegiata di molti europei fu l’immediato secondo dopoguerra,
quando in Europa il lavoro mancava mentre in Australia era assai
richiesto per la ricostruzione. In quegli anni si rese necessaria la
creazione di un Ministero appositamente dedicato perché guidasse e regolamentasse gli ingressi nel Paese, privilegiando alcune
zone del mondo a scapito di altre (non a caso si parla di “politica dell’Australia bianca”, conclusa alla fine degli anni Settanta,
quando cessò ogni carattere discriminatorio nel fenomeno). Dal
1945 ad oggi gli immigrati hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 6 milioni e mezzo.
Secondo gli ultimi dati, gli australiani sono oggi poco più di 21
milioni e mezzo (53° Paese al mondo), per la maggior parte concentrati nelle metropoli del sudest del Paese. Il 90% di loro vanta
origini europee, l’8% asiatiche e solo il 2% autoctone. Il ceppo
d’origine più rappresentato è ovviamente quello britannico, col
45,26%, seguito da quello irlandese (9,08%) e da quello italiano
(4,29%). Gli italo-australiani, censiti in un numero che si avvicina agli 850.000, vivono concentrati soprattutto nello Stato di
Victoria e in quello del Nuovo Galles del Sud: tuttavia per il 63%
sono ultrasessantenni, a testimonianza della massiccia ondata
emigratoria registrata nel secondo dopoguerra e del successivo,
drastico calo.
I superstiti degli australiani indigeni, i cosiddetti aborigeni, sono
oggi non più di 50.000, molti dei quali confinati in riserve delle
regioni steppose centrali. I problemi di integrazione, nonostante il celebre discorso con cui nel 2008 il Primo Ministro Kevin
Rudd presentò le scuse ufficiali del parlamento ai discendenti dei
nativi, rimangono pressoché immutati, così come le loro condizioni di vita, raramente paragonabili a quelle dei discendenti degli europei.
Aussie: è questo il termine con cui gli australiani definiscono se stessi. Nato come termine un po’ dispregiativo per
indicare gli emigrati anglosassoni, si è poi diffuso fino ad
assumere caratteri generali. La sua pronuncia suona pressappoco così: ˈɒzi:. Da lì è nata la trascrizione diretta del
suono, trasformata in quell’oz che nella pubblicità e sui cartelloni sta ad indicare l’Australia.
Lingua
La lingua ufficiale è l’inglese. Un inglese “australiano”, ovviamente, che prende le mosse dall’originale, esportato dai primi
coloni britannici, ma che ha finito per risentire di secoli e secoli di
“imbarbarimenti” legati agli apporti linguistici dei tanti migranti
che sono giunti a cercare fortuna da quella parte del mondo. Secondo i dati dell’ultimo censimento, l’inglese risulta ancora oggi
la lingua più parlata del Paese; al secondo posto – e non deve
stupire – il mandarino (cinese), quindi l’italiano, il tedesco e il
greco.
Proprio perché il melting pot sociale è particolarmente variegato, i siti internet delle più importanti istituzioni australiane offrono pagine tradotte in una trentina di lingue, in
modo che le informazioni essenziali non vengano travisate
a causa di una cattiva conoscenza dell’inglese.
Suddivisioni amministrative
Come detto, l’Australia è una federazione di sei Stati. Ad essi però
si aggiungono altri organismi socio-politici chiamati “Territori”,
solo tre dei quali sono dotati di un governo proprio e autonomo
(Territorio del Nord, Territorio della Capitale e Isola di Norfolk):
gli altri sono amministrati direttamente dal Commonwealth.
Ecco l’elenco dettagliato, con la sigla, la tipologia e la capitale o
il capoluogo:
Australia del Sud (SA – Stato): Adelaide
Australia dell’Ovest (WA – Stato): Perth
Nuovo Galles del Sud (NSW – Stato): Sydney
Queensland (QLD – Stato): Brisbane
Tasmania (TAS – Stato): Hobart
Victoria (VIC – Stato): Melbourne
Territorio della Capitale (ACT – Territorio): Canberra
Territorio del Nord (NT – Territorio): Darwin
Territorio della baia di Jerfis (JBT – Territorio): Jervis Bay Village
Territorio Australiano Antartico (Territorio esterno)
Isole Ashmore e Cartier (Territorio esterno)
Isole Cocos e Keeling (CC – Territorio esterno): West Island
Isole Heard e McDonald (HM – Territorio esterno)
Isole del Mar dei Coralli (Territorio esterno)
Isola di Natale (CX – Territorio esterno): Flying Fish Cove
Isola di Norfolk (NF – Territorio esterno): Kingston
Ordinamento politico
L’Australia è una democrazia parlamentare fin dalla nascita, nel
1901, del Commonwealth of Australia, nazione federale che si riconosce nei principi sanciti dalla Costituzione emanata in quello
stesso anno. Gli Stati sono sei e ad essi si aggiungono i due Territori che hanno assunto di recente prerogative simili a quelle degli
Stati, più gli altri territori minori. Le competenze del governo
federale sono specificate dalla Costituzione e comprendono affari
esteri, commercio internazionale, difesa e immigrazione. I singoli Stati e i Territori possono invece legiferare autonomamente su
materie di competenza locale, come pubblica istruzione, viabilità, polizia, vigili del fuoco e trasporti pubblici, purché le norme
varate non entrino in conflitto con quelle federali. L’ordinamento
politico, a qualsiasi livello, prevede comunque i tre livelli canonici: legislativo, esecutivo e giudiziario. Ciononostante, l’Australia
resta formalmente una monarchia costituzionale, visto che il sovrano d’Inghilterra risulta ancora oggi sovrano anche d’Australia.
La regina o il re nominano un governatore generale che funge da
loro rappresentante ufficiale e che, in ossequio a tradizioni tanto
radicate quanto esclusivamente formali, nomina i nuovi Ministri
su indicazione del Primo Ministro australiano.
Il Parlamento federale è costituito da due camere, la House of
Representatives (camera dei deputati) e il Senate (senato), i cui
membri vengono eletti direttamente dal popolo tramite consultazioni che avvengono per legge ogni tre anni per la prima camera
e ogni sei per la seconda. Il senato è composto da 76 membri: 12
per ogni Stato più 2 per ognuno dei due Territori maggiori. La
camera dei deputati invece è composta da un numero variabile
di membri in relazione alla popolazione di ciascuno Stato, ma
in modo che comunque il rapporto con i senatori sia 1 a 2 o vi
si avvicini quanto più possibile: oggi i deputati australiani sono
150 e ognuno di essi rappresenta all’incirca 80.000 elettori. Entrambe le camere possono presentare proposte o disegni di legge,
che per diventare operativi però necessitano dell’approvazione di
entrambi i rami del Parlamento.
Il governo federale è costituito dal partito o dalla coalizione che
alla camera dei deputati hanno ottenuto la maggioranza dei seggi,
indipendentemente da quanto accaduto alle elezioni per il senato,
dove la maggioranza può anche non esserci.
Esistono poi gli ordinamenti locali, non meno importanti: ogni
singolo Stato ha il suo parlamento, costituito da due camere ad
eccezione del Queensland, mentre i due Territori maggiori hanno
un’unica camera, definita Legislative Assembly.
Le amministrazioni locali, o shire council, si occupano invece di
gestire l’ordinaria amministrazione nei singoli Territori e sono formate da aldermen o councillors eletti direttamente dai residenti.
In Australia hanno diritto di voto tutti i cittadini che abbiano compiuto i 18 anni, ma non possono eleggere in Parlamento nessuno
straniero. I principali partiti politici che si sono alternati al governo negli ultimi anni sono il Partito Laburista (Australian Labour
Party), formazione di centro-sinistra, il Partito Liberale (Liberal
Party of Australia) e il Partito Nazionale (National Party of Australia), questi ultimi due alleati in una coalizione di centro-destra; ad essi si aggiungono altre formazioni politiche minori, le
più rappresentative delle quali sono i Democratici Australiani
(Australian Democrats), i Verdi (Australian Greens) e Una Nazione (One Nation).
Leggi e usanze
Il più importante organo giudiziario d’Australia è la Corte Suprema, composta da un presidente e sei giudici ordinari. Ad essa si
aggiungono la Federal Court, la Family Court e la Federal Magistrates Court. La prima si occupa di dirimere controversie in tutte
le materie su cui ha esclusiva giurisdizione il Parlamento, come il
diritto commerciale, le leggi sull’immigrazione, eccetera. Il processo di primo grado è gestito da un giudice monocratico, l’appello da una full court composta da almeno tre giudici. La Family
Court si occupa invece di diritto familiare e tutto ciò che concerne affidamenti, adozioni, accordi internazionali; non si occupa
però di divorzi, prerogativa specifica delle Federal Magistrates
Court, che hanno la funzione di snellire il lavoro giudiziario delle
altre due corti e di garantire un’ulteriore analisi dei casi là dove
sia dimostrato qualche vizio di forma.
L’intero impianto giudiziario funziona secondo regole e standard
comuni a quelli della maggior parte dei Paesi occidentali. Ogni
individuo è considerato innocente fino a prova contraria e ha diritto ad essere rappresentato da un avvocato pur se privo di mezzi
di sostentamento, grazie all’istituto del patrocinio gratuito. Ad
emettere il verdetto sono un giudice o, in certi casi, una giuria
popolare sotto il controllo di un giudice. Chiunque decida di emigrare deve tener ben presente che determinati tipi di condanna
possono avere conseguenze anche definitive sul diritto di permanenza, indipendentemente dal visto di cui si è in possesso.
Se la diversità è considerata una delle ricchezze più straordinarie
di cui l’Australia è in possesso, non esiste però nessuna giustificazione né culturale né tanto meno religiosa per comportamenti
che la legge considera invece delittuosi. I reati più gravi sono
l’omicidio, le lesioni, la violenza sessuale, la pedofilia, la violenza, la rapina, il furto, il possesso e l’uso di sostanze stupefacenti.
Perseguite con particolare puntiglio sono la violenza domestica
e lo spaccio di droga: le sanzioni possono essere particolarmente
pesanti, con la certezza che verranno fatte rispettare con precisione. Il sistema australiano infatti è rapido e sicuro: la certezza
della pena è lo strumento sul quale i legislatori hanno concentrato
i loro sforzi, visto che risulta il deterrente più efficace contro i
reati, persino più della pena di morte, per questo abolita nel 1985.
In Australia è possibile detenere armi da fuoco da usare per la
caccia, per l’attività nelle aziende agricole o per sport, purché si
sia in possesso del porto d’armi. Possedere armi senza la relativa
documentazione è reato, così come portarne con sé dal Paese d’origine senza regolare denuncia.
Come in tutti i sistemi democratici, le leggi vengono approvate
in Parlamento per agevolare la civile convivenza fra i cittadini
e mantenere inviolati e inviolabili i loro diritti: uno fra tutti, la
diversità, elemento particolarmente sensibile in una società formatasi nei secoli grazie all’apporto di individui provenienti da
aree geografiche diverse e portatori per questo di usi e tradizioni
specifici. A badare al rispetto delle leggi e dell’ordine pubblico è
la polizia nazionale, la Australian Federal Police, a cui si aggiungono le forze di polizia locali per quanto concerne delitti, reati e
illeciti relativi ad ogni singolo Stato o Territorio. Il rapporto fra
tutori della legge e cittadini è generalmente cordiale e collaborativo. Nel caso in cui si dovesse essere fermati per un controllo, è
buona norma, come ovunque, confrontarsi con gli agenti in modo
educato e pacato. L’australiano medio infatti non si comporta in
modo particolarmente diverso dall’europeo medio. Gli australiani non sono inglesi “modificati”: il passaggio delle generazioni
dal momento in cui sbarcarono i primi galeotti ha mitigato i caratteri originari e ha favorito la naturale evoluzione che ha portato alla società odierna. Non ci sono abitudini sociali specifiche
da rispettare, basta attenersi alle norme della buona educazione.
Alcuni luoghi comuni considerano gli australiani particolarmente
riottosi all’autorità, ma altri li descrivono rispettosi e collaborativi: non esistono dunque stereotipi all’interno dei quali inquadrare
caratteri e comportamenti. Mateship (amicizia) e fair go (equità
di trattamento) sono principi di riferimento per il buon australiano, ma anche per gran parte dei cittadini del mondo dotati di buon
senso e buona educazione.
Un discorso a parte lo merita il rapporto con gli alcolici. Negli
ultimi anni l’alcolismo, soprattutto fra i più giovani, è diventato
una vera e propria piaga sociale (oltre 200 aggressioni al giorno
legate all’abuso di alcol), tanto che il governo è dovuto correre
ai ripari regolamentandone il consumo e promuovendo robuste
campagne di sensibilizzazione (per informazioni dettagliate consultare il sito www.alcohol.gov.au). Oggi in tutti gli Stati e in
tutti i Territori l’assunzione degli alcolici è vietata ai minori di 18
anni, ma anche i maggiorenni possono trovare qualche difficoltà
a farsi una birra seduti sulla spiaggia mentre ammirano il tramonto. Gli alcolici vanno serviti al pub mentre al dettaglio si trovano
in grandi stock solo nei negozi autorizzati (bottle store).
Scendendo dall’autobus tutti ringraziano l’autista con un
bel thank you oppure con un cenno del capo o della mano.
Chi lo dimentica finisce per subire occhiate di disapprovazione da parte degli altri passeggeri, nemmeno fosse salito
senza biglietto.
Religione
Nonostante la maggior parte degli australiani odierni discenda da
famiglie provenienti dal Regno Unito, la religione più praticata,
secondo i dati raccolti nel corso dell’ultimo censimento, è quella
cattolica (25,3%), a seguire l’anglicanesimo (17,1%) e la Chiesa
unita dell’Australia (5%). Si professano cristiani in tutte le loro
sfumature il 61,1% dei cittadini, mentre buddisti, musulmani,
ebrei e induisti non raggiungono insieme l’8%.
La Costituzione australiana comunque garantisce – e non poteva
essere altrimenti in un Paese in cui l’apporto degli immigrati è
stato sostanziale per costituire la base di un solido tessuto sociale
– assoluta libertà di espressione religiosa, purché questa, ovviamente, non vada a collidere con le leggi federali.
Sport
Secondo recenti indagini, più di 11 milioni di australiani si dedicano almeno una volta alla settimana ad attività fisiche: le più
gettonate sono la ginnastica, il nuoto, il ciclismo, il tennis e la
corsa. Fra gli sport di squadra sono assai apprezzati il cricket e
l’hockey, ma anche il rugby, il calcio e soprattutto l’Australian
rules football, una via di mezzo fra calcio e rugby che si pratica
quasi esclusivamente da quelle parti e che viene considerata lo
sport nazionale. Due squadre di 18 giocatori si affrontano su un
campo ovale ampio quattro volte un campo da calcio, usando sia
le mani che i piedi, tentando di segnare un gol con un pallone
ovale simile a quello del rugby all’interno di porte a quattro pali
poste ai lati opposti del campo. A testimonianza del buon rapporto fra gli australiani e lo sport, va ricordato il brillantissimo
risultato ottenuto dagli atleti locali alle Olimpiadi di Atene del
2004, quando l’Australia si collocò al quarto posto assoluto nel
medagliere finale dopo Stati Uniti, Cina e Russia, mentre nell’ultima edizione di Londra, nel 2012, si è piazzata al decimo posto
con 7 ori, 16 argenti e 12 bronzi.
Nonostante gli australiani siano discendenti diretti dei britannici, la loro nazionale di calcio non ha mai brillato nelle
competizioni internazionali, almeno fino ai giorni nostri. La
prima qualificazione ad una fase finale dei mondiali risale
al 1974, impresa bissata oltre trent’anni dopo con la qualificazione ai mondiali del 2006 in Germania, dove i socceroos
(termine coniato da una fusione fra soccer, calcio, e kangaroos, australiani) ottennero il miglior risultato di sempre,
ovvero la qualificazione agli ottavi di finale dopo il Brasile,
eliminati poi dall’Italia che si sarebbe aggiudicata il torneo.
Ma la situazione sta decisamente migliorando: prova ne è
la vittoria dei campionati asiatici del gennaio 2015 in finale
contro la Corea del Sud.
Stile di vita
Ovviamente è impossibile generalizzare, soprattutto quando si
parla di un Paese così vasto e così vario. Se molti sostengono che
stringere amicizia è difficile per la naturale ritrosia dell’australiano nei confronti di chi viene da fuori, altri invece sono disposti a
giurare esattamente il contrario. Si tenga però presente che nelle
periodiche classifiche delle città più vivibili del mondo, quelle
australiane finiscono sempre ai primi posti: non può certo essere
un caso.
Per tre anni consecutivi l’Australia è stata considerata
dall’autorevole Organisation for Economic Co-operation
and Development il Paese più felice del mondo: il risultato
è scaturito dal confronto incrociato fra i diversi parametri e
gli indicatori standard quali ospitalità, lavoro, educazione,
sviluppo, salute e sicurezza.
La multiforme varietà delle diverse componenti sociali e la loro
relativa giovinezza incidono sullo stile di vita locale: in Australia
non si sono potute costruire tradizioni ben radicate e solide, tali
da incidere profondamente sul comportamento dei suoi abitanti.
Ecco perché i maggiori centri abitati sono ben organizzati e funzionali, ma raramente vivaci e interessanti; o perché non si può
parlare di una gastronomia tipica dai tratti ben marcati e facilmente riconoscibili, com’è per esempio per la cucina italiana; o
perché bere significa arrivare ad ubriacarsi invece di assaporare
un bicchiere di buon vino.
La Vegemite è una crema salata prodotta in loco lavorando
il lievito di birra e viene spalmata sulle fette di pane tostato
o utilizzata per farcire dolci. Si tratta di uno dei prodotti di
cui gli australiani vanno più orgogliosi, nonostante alla verifica olfattiva e gustativa chi giunge dall’Italia e dalle sue
deliziose colazioni mediterranee reagisce con espressioni
di disgusto. Chi ha superato il test di degustazione però assicura che dopo qualche tempo ci si abitua.
Ciò non esclude però che l’Australia possa vantare gastronomi
e sommelier di vaglia, piatti di grande spessore o qualità, città
affascinanti e culturalmente attive. È evidente che lo stile di vita
più consono al proprio carattere e alle proprie tendenze va scelto
anche sulla base delle disponibilità economiche. Ciò che è certo è
che l’Australia concede ampia libertà a chicchessia. Ma un’eccezione c’è: il barbecue, di cui gli australiani sono imbattibili estimatori, che vivano in campagna o in città. L’importante è avere
sempre a portata di mano un grill e una bistecca. Col barbecue si
festeggia tutto il festeggiabile e intorno al barbecue si svolge la
storia familiare di gran parte degli australiani.
Le prese elettriche australiane sono tutte dotate per legge di
un pulsante che le rende attive o le spegne. Si tratta di una
misura di sicurezza di cui bisogna prendere nota, se si vuole
far funzionare qualche apparecchio elettrico.
Sicurezza e salute
L’Australia, dati alla mano, è uno dei Paesi più sicuri al mondo:
i tassi di criminalità sono fra i più bassi e la modesta densità di
popolazione aiuta a conservarli tali, anche all’interno delle poche metropoli esistenti. Nelle città, comunque, è bene mantenere
comportamenti adeguati alle circostanze e al contesto, esattamente come si farebbe in qualsiasi altro centro occidentale per ridurre
al minimo il rischio di scippi o rapine. Nonostante abbia dato il
suo concreto contributo alle coalizioni che in Afghanistan e in
Iraq hanno partecipato ai programmi di pacificazione, l’Australia
non ha mai subito attentati di alcun tipo, se si esclude la recente,
triste vicenda di Sidney, dove un fanatico islamico (poi ucciso
dalla polizia insieme a due ostaggi) ha bloccato decine di clienti
in una cioccolateria. Gli unici pericoli reali si possono incontrare
durante eventuali escursioni in località poco battute o desolate.
Gli amanti del trekking devono seguire le indicazioni fornite loro
dalle amministrazioni locali o far riferimento a guide esperte del
territorio, soprattutto se si affrontano percorsi lontani da quelli
più comunemente battuti. Si tenga presente che in Australia si trovano alcuni dei serpenti più velenosi del mondo, numerosi nelle
aree desertiche del Paese, e alcuni ragni dal morso letale. Inoltre,
nelle zone acquitrinose o bagnate da fiumi e torrenti non è raro
imbattersi in colonie di coccodrilli, spesso a caccia di qualcosa da
mettere sotto i denti particolarmente aguzzi. Inutile precisare che
bagnarsi nei corsi d’acqua privi di controllo e distanti dalle zone
turistiche più frequentate può rappresentare un rischio concreto.
Allo stesso modo è pericoloso fare il bagno in mare su spiagge
isolate: per evitare rischi inutili, meglio puntare su quelle dotate
della specifica assistenza per i bagnanti o delle bandierine gialle
e rosse che indicano i settori in cui le nuotate possono avvenire
senza timore di assalti. Molte delle spiagge più frequentate infatti
sono state munite di barriere subacquee in grado di tenere a debita distanza gli squali e le numerose meduse dall’elevato potere
urticante. Le bandierine tuttavia indicano anche i punti in cui le
correnti, che a volte possono risultare particolarmente forti, non
costituiscono un problema per il benessere dei bagnanti.
Per quanto riguarda invece il pericolo di contrarre qualche malattia, va detto che non si corre alcun rischio ulteriore rispetto
al proprio Paese di origine. Nonostante la variegata fauna che
popola quei territori, saranno mosche e zanzare a procurare i fastidi peggiori, peraltro risolvibili con normali farmaci da banco.
Per dovere di cronaca si segnala comunque che negli anni passati la zona settentrionale è stata interessata da alcuni episodi di
dengue, ovvero una fastidiosa malattia infettiva trasmessa da un
particolare tipo di zanzara che provoca febbre alta, mal di testa,
eruzioni cutanee e dolori articolari; inoltre sono ancora attivi il
virus del Ross River e il virus della foresta di Barmah (5.000 casi
all’anno), anch’essi trasmessi da zanzare. Per il resto non c’è da
preoccuparsi: bastano un po’ di buon senso e un comportamento
rispettoso dei basilari principi di igiene.
Grazie ad accordi bilaterali fra Italia e Australia, i primi 6 mesi di
soggiorno sono coperti dalla garanzia Medicare, purché si abbia
l’accortezza di recarsi presso un ufficio Medicare e farsi rilasciare il tesserino sanitario temporaneo che per 180 giorni offre tutte le garanzie mediche. Se il soggiorno si dovesse prolungare, è
possibile stipulare una polizza assicurativa privata con una delle
tante compagnie che offrono prodotti di ogni tipo ad ogni prezzo.
Diversamente abili
Migliaia di australiani sono portatori di una qualche disabilità,
la metà di essi in un’età compresa tra i 15 e i 64 anni. Sono dati
che da soli spiegano la straordinaria attenzione che viene offerta
dalle istituzioni locali ai portatori di handicap. Sono numerose le
associazioni pubbliche e private che lavorano per l’inclusione dei
diversamente abili nel mondo del lavoro e nella società in genere,
secondo leggi che, come in molti altri Paesi, favoriscono la loro
assunzione, in particolare nel settore pubblico. Nel 1992 venne
promulgato il Disability Discrimination Act per evitare ogni tipo
di discriminazione nei confronti dei portatori di handicap sia fisici che psichici in ogni settore della vita pubblica o privata: dalla
scuola al lavoro, dall’accesso ai luoghi pubblici allo svolgimento
di attività ricreative.
Ciononostante per decenni il governo australiano ha respinto sistematicamente le domande di rilascio del visto a chiunque fosse
portatore di qualsiasi handicap che si prefigurasse come un costo
insostenibile per il sistema sociale: il Disability Discrimination
Act era comunque subordinato alle rigide leggi del Migration Act.
Se per esempio due migranti in possesso di un visto temporaneo avessero messo al mondo un piccolo “australiano” gravato
da handicap, per la legge non avrebbero potuto ottenere il visto
definitivo. Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato e la sensibilità degli australiani è aumentata nei confronti di un problema
che tocca anche molti di loro. E così due anni fa si è provveduto a modificare le norme legate al rilascio dei visti, permettendo
l’ingresso nel Paese anche ad alcuni portatori di handicap e alle
loro famiglie: il Ministro della Salute ha detto che i costi sanitari per chi necessita di aiuto saranno sicuramente compensati
dai benefici che la sua famiglia porterà alla società australiana.
In realtà le modifiche si sono limitate a ritoccare verso l’alto la
soglia dei costi sanitari oltre i quali qualsiasi potenziale migrante viene considerato un peso per la società, ma si tratta comunque di un grande successo, in attesa di una legge che impedisca
per sempre simili discriminazioni. È allo studio anche l’ipotesi
di accettare l’ingresso di persone disabili purché rinuncino ufficialmente a farsi supportare dal sistema sanitario. La questione è
invero piuttosto spinosa: da un lato i diritti umani imporrebbero
di evitare qualsiasi tipo di discriminazione, ma dall’altro l’aspetto economico continua ad avere il sopravvento e a limitare ogni
forma di disponibilità. Nel frattempo il governo ha approvato, fra
le lacrime del premier, il Disability Care Australia, un piano nazionale di sostegno alle persone diversamente abili. Per lo meno
chi soffre all’interno del suo Paese non è più abbandonato a se
stesso dalle istituzioni.
Comunicazioni
Telefonia fissa
Per ridurre le oceaniche distanze che separano tra loro gli australiani, le compagnie telefoniche si sono sviluppate come e più che
nelle altre parti del mondo occidentale. Se fino ad una decina di
anni fa gli utenti dovevano districarsi fra costi urbani ed interurbani tali da costringerli a firmare contratti separati con diverse
compagnie, oggi non è più così: le differenze, come da noi, le
fanno le tariffe e le opportunità, nello specifico quelle dedicate
a internet. In più da tempo si è sviluppata una serie di servizi di
salvaguardia dei diritti dei consumatori che ha reso ancora più
semplice ed agevole il rapporto fra il cittadino e le comunicazioni telefoniche: oggi esiste per esempio l’obbligo del servizio
universale (Universal Service Obligation) che garantisce a chiunque, ovunque abiti, il diritto ad un accesso ragionevole alle linee;
esistono poi il servizio di garanzia per i consumatori e il sistema
di assistenza prioritario, finalizzati ad assicurare interventi di ripristino o di assistenza in tempi certi e brevi.
La numerazione segue all’incirca i principi di riferimento che
vengono usati anche in Europa: i numeri sono in tutto 10, compresi il prefisso di dipartimento (02, 03, 07 o 08) e quello della
località (ad esempio 6271 corrisponde a Canberra). Il prefisso internazionale per chiamare dall’Italia è 0061, dopo il quale lo zero
del numero dipartimentale va omesso.
Il numero di emergenza più importante è il triplo zero (000), che
consente, un po’ come l’italiano 113, di contattare la polizia, i
vigili del fuoco o l’autoambulanza in tempi ristretti.
Da qualche tempo è attivo inoltre il sistema denominato Emergency Alert: si tratta di un meccanismo in base al quale i servizi
preposti, verificata la minaccia di una possibile emergenza su territori specifici, inviano automaticamente a tutti i telefoni fissi dei
messaggi vocali e a tutti i cellulari dei messaggi in cui si invita
la popolazione interessata ad adottare le strategie più adatte per
evitare problemi. In caso di eventi meteorologici estremi, incendi
o inondazioni, il sistema in passato ha già permesso di tenere sot-
to controllo la situazione e di evitare reazioni inconsulte da parte
dei cittadini.
Telefonia mobile
Nel dicembre del 2013 le autorità australiane hanno concluso una
vasta operazione di monitoraggio in tutto il Paese, dalla quale
è emerso che esistevano più di 6.000 luoghi in cui la copertura
risultava insufficiente o addirittura assente. Per questo si è deciso
di investire da subito oltre 100 milioni di dollari per attivare un
programma denominato Mobile Black Spot, con lo scopo di arrivare in breve tempo ad eliminare qualsiasi vuoto nella comunicazione mobile, ivi compresa la trasmissione di dati via internet.
L’Australia è un territorio molto esteso e a tratti anche ostile, in
cui spesso la rapidità di eventuali soccorsi può fare la differenza
fra la vita e la morte di un individuo: garantire a tutti e dappertutto la possibilità di comunicare è diventata la priorità. E se oggi i
servizi di telefonia mobile raggiungono il 99% della popolazione
australiana, quelli satellitari permettono di coprire anche l’1% rimanente.
Gli operatori di telefonia mobile sono numerosi, ciascuno dei
quali offre i propri servizi secondo tariffe variabili.
Internet
A caratterizzare i siti di origine australiana è il dominio .au, utilizzato per la prima volta nel 1986 in ambito universitario e affiancato per qualche tempo dal dominio .oz. Da allora l’evoluzione
della rete è stata simile a quella che si è verificata in Europa,
tant’è che accanto ai vecchi sistemi e alla diffusissima rete ISDN
si stanno affermando tecnologie più raffinate come la banda larga in fibra ottica e soprattutto il collegamento satellitare, che in
un territorio vasto come quello australiano può garantire ottimi
servizi senza dover investire in infrastrutture. Nonostante le grandi distanze e il numero relativamente limitato di possibili utenti,
sulla banda larga sono fatti ingenti investimenti che a breve renderanno il Paese ancora più interconnesso, con tutti i vantaggi
commerciali e sociali che ciò comporta: infatti il numero degli
accessi effettuato attraverso questo sistema ha fatto registrare un
aumento del 10% annuo.
Costi e servizi sono comunque differenti a seconda della compagnia a cui ci si rivolge.
Economia
Moneta
La valuta ufficiale dell’Australia è il dollaro australiano, AUD
secondo il codice ISO 4217, anche se l’abitudine di scrivere A$ o
persino soltanto $ si sta diffondendo sempre più. Tale valuta entrò
in vigore nel 1966 in sostituzione della sterlina australiana: allora
si colse l’occasione anche per introdurre il sistema decimale. Infatti il dollaro australiano è suddiviso in 100 centesimi.
Attualmente un dollaro equivale a 0,70 euro circa.
Per primi al mondo alla fine degli anni Ottanta gli australiani hanno realizzato le loro banconote in plastica (in realtà
si tratta di polipropilene). Numerosi i vantaggi rispetto alla
carta, a fronte di un maggiore costo di stampa: quando si
bagnano non si lacerano e, una volta piegate, riacquistano
in breve la loro conformazione originale. Particolare la presenza di un riquadro trasparente da cui trapela una sorta di
ologramma.
Cinque i tagli disponibili: ci sono banconote da 5, 10, 20, 50 e
100 dollari, su ciascuna delle quali sono raffigurati personaggi di
spicco della storia australiana. Sette invece le monete: 2, 5, 10, 20
e 50 cent, 1 e 2 dollari. In questo caso su una faccia è coniata l’effigie della regina Elisabetta, mentre sull’altra si trova un animale
tipico, ad esclusione della moneta da 2 dollari.
Dati e cifre
Certo, la sua posizione strategica fra Asia e mondo occidentale
può aver aiutato. Ma a fare la differenza è stata soprattutto l’abbondante presenza nel sottosuolo di materie preziose come oro,
diamanti, uranio, ma anche gas naturale, petrolio e carbone. Grazie alle sue ricchezze l’Australia è riuscita a rendere lieve l’impatto della crisi economica globale che altrove si è invece rivelato
decisamente più pesante. Il settore minerario e quello energetico
contribuiscono al PIL per il 10%, a cui va però aggiunto un altro
20% legato all’esportazione dei prodotti, in particolar modo verso
la Cina, che negli anni è diventato partner commerciale sempre
più importante. Ma è stata la vicinanza geografica con l’Asia ad
aiutare in modo sensibile il Paese a resistere ai colpi della recessione mondiale. Non si commercia con la sola Cina: Giappone,
India e Corea del Sud sono diventati mercati privilegiati e grazie
ad essi gli australiani hanno potuto far valere le loro specificità.
E poi c’è l’indubbia competenza di una classe politica che – lo
riconoscono un po’ tutti – negli ultimi trent’anni ha lavorato non
per sé ma per il Paese. La testimonianza più eclatante di questo
impegno è offerta dalle politiche del welfare: oggi l’Australia è il
Paese che nel mondo occidentale spende meno in assoluto dopo la
Svizzera, eppure il suo sistema di previdenza sociale e quello sanitario risultano fra i più evoluti ed efficienti. Se nel 2012 il debito
pubblico italiano sfiorava il 127% del PIL, quello australiano si assestava intorno al 30%. E ancora: all’indomani del fallimento della
banca americana Lehman Brothers che diede inizio alla crisi mondiale, gli australiani, consapevoli che oltre il 50% dell’economia
dipendeva dai consumi, decisero di distribuire una sorta di bonus ai
cittadini, che durante un Natale difficilissimo per il resto del mondo si permisero il lusso di spendere e spandere, contribuendo così
ad allontanare lo spettro della recessione. Ovviamente non è tutto
oro quello che luccica: per sostenere tali iniziative finanziarie l’Australia ha dovuto accettare il significativo aumento del valore della
sua valuta, il che ha finito per incidere sul volume delle esportazioni e sui guadagni relativi. Inoltre si è approfondito il divario fra gli
Stati più attivi, come l’Australia dell’Ovest o il Queensland, e gli
altri, in cui i posti di lavoro sono diminuiti e alcune grandi aziende
sono state costrette a chiudere. Tuttavia finché le risorse minerarie
continueranno a garantire i loro introiti, l’economia australiana, e il
conseguente stile di vita, non sono in pericolo.
L’economia australiana è d’altronde una delle più avanzate del
mondo (tutte e tre le principali agenzie di rating – Standard & Poor’s, Moody’s, Fitch – danno all’Australia il punteggio più alto,
AAA), al punto che il suo tasso di sviluppo risulta il secondo del
globo, superiore persino a sistemi collaudati come quello giapponese o tedesco. La sua crescita (il segno + compare per il 23°
anno consecutivo) nel 2014 si è attestata intorno ad un +3,5%,
grazie ad un consistente aumento delle esportazioni (+10,4%),
ma più che positivo è stato anche l’andamento di altri settori cruciali come quello finanziario, quello edilizio e quello immobiliare. Ma non ci si culla sugli allori: anche se i dati relativi al settore
minerario e a quello energetico si mantengono su livelli positivi,
gli economisti locali prevedono a breve una transizione verso un
modello basato su servizi e infrastrutture. Per questo la banca
centrale ha deciso di mantenere inalterato il costo del denaro sui
livelli del 2013, ovvero al 2,5%, un toccasana finché i dati relativi
alla produttività del lavoro continuano a mantenere segno positivo (2,4%). Insomma, la situazione al momento è quanto di più
stabile ci possa essere a livello mondiale: condizioni ideali se si
vuole tentare la sorte oltre oceano.
Occupazione
La formula vincente dell’organizzazione economica australiana è
fotografata con convinzione anche dal dato relativo alla disoccupazione, che si mantiene stabile intorno al 6%, con qualche minima oscillazione percentuale che non modifica sostanzialmente il
dato generale. Tali oscillazioni sono peraltro legate ai movimenti
relativi al lavoro stagionale, meno facile da quantificare in statistica e comunque tale da imporre per forza di cose movimenti,
seppure quasi impercettibili, nei report finali. Le cifre pubblicate dall’Australian Bureau of Statistic certificano che comunque
nell’ottobre 2014 il numero di posti di lavoro è aumentato di
24.000 unità: gli australiani attivi risultano in tutto 11.590.000
circa. La percentuale di occupati rispetto al totale della popolazione è rimasto pressoché invariato, attestandosi sul 60,5%, anche
se nel giro di un anno e mezzo (ovvero dal maggio del 2013) si è
perso quasi un intero punto percentuale. Il governo stesso, tuttavia, avverte che il mercato del lavoro è in continua evoluzione e
che, per stare al passo con le sue modifiche, è necessario adottare
comportamenti adeguati: innanzitutto mantenere un atteggiamento aperto al cambiamento e annusare l’aria, per comprendere al
volo la presenza di nuove opportunità; in secondo luogo tenersi
aggiornati apprendendo nuove abilità e perfezionando quelle già
sviluppate; quindi puntare l’attenzione sul percorso professionale e valorizzare ogni esperienza; poi seguire se possibile le proprie passioni; infine fare affidamento su chiunque possa dare una
mano per affermarsi.
A seguire ecco la fotografia delle condizioni occupazionali Stato
per Stato, in modo da comprendere quali possono essere le realtà
più vantaggiose per intraprendere una nuova avventura lavorativa. Il tasso più basso di disoccupazione si registra nei Territori del
Nord (4%); a seguire Australia dell’Ovest (5,1%) e Territori della
Capitale (5,4%), quindi Nuovo Galles del Sud (5,8%), Australia
del Sud (6,6%), Queensland (6,7%), Victoria (6,8%) e Tasmania
(7,2%).
Per quanto riguarda la forza lavoro (57% di sesso femminile),
secondo l’ultimo rapporto annuale del governo l’11% ha in essere un rapporto part time, mentre sono oltre 4 milioni e mezzo
gli australiani con più di 20 anni di anzianità. La maggior parte
dei lavoratori si trova nel Nuovo Galles del Sud (29,8%) e in Victoria (23,6%), quindi in Queensland (16,9%), nei Territori della
Capitale (12,5%), nell’Australia del Sud (8,6%), nell’Australia
dell’Ovest (5%), in Tasmania (3,6%) e nei Territori del Nord
(0,1%).
Per rendere più semplice l’approccio al mondo del lavoro, il governo australiano ha predisposto un sito internet (joboutlook.
gov.au) sul quale è possibile verificare la disponibilità di posti
in base alle proprie qualifiche: per ogni professione vengono offerte le reali prospettive, il guadagno medio settimanale, i livelli
occupazionali, il trend di sviluppo delle richieste, le modalità di
svolgimento di eventuali corsi professionalizzanti, le competenze
necessarie e così via. È inoltre possibile scaricare una sorta di
guida sintetica in cui sono riportate tutte le informazioni utili a
capire quanto una professione può essere ambita a seconda dei
parametri riportati (http://docs.employment.gov.au). Le professioni più richieste nel 2014, sulla base del confronto fra necessità
e disponibilità in loco, sono state, fra le altre, quelle di infermiere, ostetrico, esperto di telecomunicazioni, meccanico, falegname, pediatra, dentista, veterinario, ingegnere e commercialista. A
comunicare l’annuale Skilled Occupation List è il Dipartimento
Governativo dell’Immigrazione, che regola tutto ciò che ha a che
fare con l’ingresso nel Paese di nuova forza lavoro.
Nel 2013 il Ministero del Turismo, investendo l’equivalente di 3,2 milioni di euro, ha lanciato la campagna Tourism Australia per cercare giovani (18-30 anni) disposti a
trasferirsi nel Paese offrendo loro una vacanza-lavoro: tra
le professioni richieste lo specialista del divertimento, l’esploratore, il ranger, il guardiano della fauna selvatica, il
degustatore di vini.
Stipendi
Il livello delle retribuzioni in Australia è indubbiamente più elevato che in Italia. Tuttavia, come sempre, generalizzare è un errore, anche perché le forme di occupazione si stanno diversificando sempre più, così come sempre più numerosi sono coloro
che scelgono forme alternative come il lavoro stagionale o quello
part-time. Allo stesso modo non tutte le zone dell’Australia sono
uguali: in alcuni Stati le cifre crescono anche sensibilmente rispetto alla media, in altri invece scendono, come ovunque d’altronde. Tuttavia è vero – lo certifica ancora una volta l’Australian
Bureau of Statistics – che il 10% dei dipendenti guadagna più
di 9.000 dollari al mese (al cambio attuale sarebbero all’incirca
6.000 euro, spicciolo più, spicciolo meno); ma è altrettanto vero
che c’è un altro 10% che si attesta sui 2.000. I posti migliori sono
tutti nel settore minerario, dove il 63% degli occupati in posizioni
non manageriali porta a casa più di 2.000 dollari alla settimana.
Ma non se la passano male nemmeno i manager, che di media
guadagnano 7600 dollari mensili, e i professionisti (6.000). In
fondo alle graduatorie ci sono i commessi (2400 dollari al mese),
gli addetti ai servizi (2800) e gli operai generici (3200). Anche
in l’Australia però si registra una disparità di trattamento economico fra maschi e femmine: in ogni settore le donne guadagnano
meno degli uomini (1126 dollari settimanali di media per il sesso
debole contro i 1472 di quello forte). In generale si può affermare
che qualsiasi occupazione che preveda l’impegno delle canoniche 38 ore settimanali permette di sostenere uno stile di vita assolutamente compatibile con le richieste della società australiana
e, addirittura, di risparmiare qualcosa. È vero infatti che il costo
della vita è consequenziale al livello delle retribuzioni, dunque
piuttosto alto rispetto agli standard italiani, ma le buste paga della maggior parte dei dipendenti permette di farvi fronte con una
certa serenità.
Ora, non esiste nessuna formula magica che consenta di partire
e di ipotecare fin da subito la tranquillità economica. Tuttavia in
linea di massima, se ci si limita nelle pretese e nelle aspettative,
per raggiungere un livello di soddisfazione minima sarebbe sufficiente trovare un lavoro come cameriere o come commesso: 20
dollari all’ora, più extra il sabato e la domenica, garantirebbero
un mensile da 3.000 dollari e oltre, quanto basta per far fronte a
tutte le spese e per cavarsi anche qualche piccola soddisfazione.
Attenzione, però: le cifre fin qui indicate si intendono tutte al
lordo; è necessario infatti applicare una tassazione che a seconda
delle circostanze e delle tipologie di occupazione può oscillare
tra il 15 e il 30%, anche se al momento della dichiarazione dei
redditi sarà possibile riottenere ciò che si è pagato in eccesso secondo le leggi della federazione. Lo stipendio viene accreditato
generalmente ogni settimana oppure ogni due, a seconda delle
abitudini dei datori di lavoro.
A tutt’oggi l’Australia può vantare la maggiore ricchezza
media al mondo per singolo cittadino adulto: essa ammonta
a 220.000 dollari.
Sistema fiscale
Abituati ai mille lacci e lacciuoli con cui il fisco italiano cerca
di catturare le sue prede, fare i conti col sistema australiano sarà
decisamente meno complicato e doloroso. Certo, le tasse si pagano anche laggiù e vanno versate per garantire alla comunità lo
sviluppo delle politiche sociali che anno dopo anno si stanno caratterizzando per la loro spregiudicatezza ed efficacia. Ma le procedure sono meno complicate e i parametri più chiari, anche se,
essendo l’Australia una federazione, coesistono un regime centrale e normative statali diverse territorio per territorio, peraltro
limitate a imposte di bollo, imposte sui terreni e altre tipologie di
imposte indirette. La pressione fiscale è decisamente meno elevata rispetto a quella italiana e permette ai singoli e alle famiglie di
sostenere un tenore di vita in genere abbastanza elevato.
Come dalle nostre parti, le tipologie di tassazione sono sostanzialmente due: la tassa sul reddito (Personal Income Tax), ovvero una percentuale variabile in base alla cifra guadagnata in un
anno, e la tassa sui consumi, paragonabile alla nostra Iva (Goods & Service Tax), con un’aliquota fissata al 10%. La prima, in
base a quanto previsto dalle norme del Low Income Tax Offset,
si applica soltanto a partire dai 18.200 dollari annui di reddito,
anche se poi le aliquote successive si differenziano a seconda che
il contribuente sia o meno residente: chi ha il domicilio stabile
subisce la tassazione dei redditi indipendentemente dal luogo in
cui essi sono prodotti, mentre chi non risulta residente è tassato
solo sui redditi effettivamente prodotti nel Paese. A differenza
però di quanto avviene in Italia, il governo australiano, nel mese
di giugno, restituisce a quanti ne hanno diritto il denaro che è
stato prelevato in eccedenza sotto forma di imposta. Per maggior
sicurezza, ogni lavoratore può fare affidamento sul sito dell’Au-
stralian Taxation Office e controllare, professione per professione, tutto ciò che gli è consentito detrarre.
Nel 2014 le aliquote fiscali sono state così fissate: fino a 18.200
dollari nulla; da 18.201 a 37.000 19%; da 37.001 a 80.000 3572
dollari più 32,5 centesimi per dollaro; da 80.001 a 180.000 17.547
dollari più 37 centesimi per dollaro; da 180.001 54.547 più 45
centesimi per dollaro.
I dipendenti sono sottoposti alle norme del sistema Pay As You
Go: i contributi sono detratti dalle buste paga ogni mese e versati direttamente dal datore di lavoro. I redditi da lavoro invece
vengono valutati sulla base della fatturazione di entrate e uscite
realmente certificate, mentre per quanto riguarda le società vale
il principio della residenza fiscale, anche se vengono considerate
australiane pure quelle società che, pur avendo residenza fiscale
all’estero, svolgono la propria attività o parte di essa in Australia.
Nessun lavoratore può svolgere alcuna attività, nemmeno semestrale, se prima non ha provveduto a fornirsi del Tax File Number, una sorta di codice fiscale che lo rende noto al fisco e quindi
membro a pieno diritto della comunità degli individui attivi del
Paese, con i suoi diritti, ma anche con i suoi doveri. L’Annual Tax
Return, corrispondente alla nostra dichiarazione dei redditi, viene
realizzata facendo riferimento al Tax File Number: in base alle
detrazioni ammesse è possibile ricevere nel giro di due settimane
al massimo quanto versato in eccesso secondo i calcoli effettuati
e comprovati.
Costo della vita
È vero ciò che sostengono tutti, e cioè che vivere in Australia è
decisamente più costoso rispetto al mantenimento delle medesime abitudini in Italia. Tuttavia il livello mediamente più elevato
delle retribuzioni permette di mitigare gli effetti negativi delle
maggiori uscite. Ad incidere pesantemente sul budget personale è
di solito l’affitto: ovviamente non è possibile in questa sede fornire indicazioni precise, visto che i parametri di riferimento variano
considerevolmente in base alla tipologia di abitazione e alla sua
collocazione sul territorio. A grandi linee però si può dire che un
appartamento di medie dimensioni (due bagni e due/tre camere
da letto) può costare fra i 500 e i 700 dollari alla settimana, mentre se ci si accontenta di qualcosa di un po’ più spartano si può
scendere a 350 dollari. Naturalmente a queste cifre vanno aggiunte la caparra (2 o 4 settimane di anticipo), le spese delle bollette
(più o meno 50-100 dollari settimanali) e quelle iniziali per l’arredamento. Poi ci sono le spese per l’alimentazione: i generi alimentari più comuni mantengono costi in linea con le aspettative,
tuttavia bisogna essere pronti a rinunciare alle proprie abitudini e
adeguarsi alle disponibilità locali. I prodotti italiani, proprio perché devono affrontare un lunghissimo viaggio, costano parecchio
di più rispetto a quelli locali e non sempre si tratta di differenze
giustificate dalla qualità. Inutile precisare che le regole auree per
una spesa di moderato impatto economico sul portafogli vanno
osservate anche là, dunque sì ai prodotti di stagione e no a quelli
di importazione, anche perché l’Australia, grazie alla sua estensione, è in grado di produrre gran parte dei prodotti che consuma
in ogni momento dell’anno. Se si decide per il ristorante, si tenga
presente che un antipasto può arrivare a costare fino a 15 dollari e
un piatto unico fino a 40, mentre per una pizza è possibile cavarsela con una ventina di dollari. Occhio a birra e vino, in generale
piuttosto costosi, sempre che non ci si rifugi in prodotti di scarsa
qualità. Insomma, i vizi, in Australia, possono costare cari: un
pacchetto di sigarette si può spingere fino ai 12 dollari, un caffè
al bar fino a 3.
L’automobile incide meno: bollo e assicurazione (riuniti nella locale Rego) costano all’incirca 650 dollari l’anno per un mezzo
di media cilindrata senza tante pretese, mentre benzina e gasolio
rimangono a livelli decisamente più abbordabili rispetto ai prezzi
praticati in Italia (la benzina, al momento di andare in stampa,
costa 1,40 dollari al litro).
Procedure burocratiche
Visti
Il sistema australiano dei visti è quanto di più complicato sia stato
elaborato a livello mondiale nel campo. Tutto ciò si è reso necessario sia per salvaguardare il livello generale di benessere dei
cittadini sia per garantire che, una volta affrontato un viaggio impegnativo come quello per trasferirsi agli antipodi, si possa trovare agevolmente di che vivere senza pesare sulla collettività. Le
politiche di immigrazione sono organizzate in modo molto preciso per evitare un afflusso eccessivo di uomini e donne privi di
sbocco lavorativo. Ecco perché il sistema migliore è partecipare
preventivamente al programma Skillselect (il sito skillselect.govspace.gov.au è ricchissimo di informazioni e di guide), riservato
però a chi ha già accumulato significative esperienze lavorative e
desidera metterle a disposizione della comunità australiana. Per
prima cosa si compila una EOI, ovvero una Expression of Interest, un lungo modulo disponibile online (www.immi.gov.au) con
cui si comunica la propria disponibilità a trasferirsi agli antipodi.
Il governo, raccolte tutte le domande e verificata la compatibilità
delle professionalità con le esigenze reali, elaborerà una sorta di
graduatoria in base alla quale inviterà i candidati migliori a fare
domanda di visto. I criteri sono numerosi e diversi: i più importanti sono la disponibilità a trasferirsi ovunque nel Paese, una
buona conoscenza dell’inglese (previa presentazione di specifico
certificato) e il possesso delle competenze necessarie a svolgere
l’attività richiesta, certificabile da un ufficio apposito (dal 1° luglio 2014 la valutazione viene considerata valida per un periodo
non superiore ai tre anni dal momento del rilascio), oltre che il
godimento di buone condizioni di salute. Gli uffici abilitati a rilasciare tale certificazione sono diversi a seconda del tipo di occupazione, ma basterà consultare il sito internet del Dipartimento
dell’Immigrazione alla voce ASRI (Australian Skills Recognition
Information) per conoscere il percorso da affrontare. Al termine
della compilazione dell’EOI, a seconda della tipologia di visto
richiesta, comparirà automaticamente un punteggio sulla base del
quale o il Dipartimento dell’Immigrazione o i governi degli Stati
e dei Territori o direttamente i datori di lavoro australiani spediranno il loro invito a richiedere il visto entro e non oltre 60 giorni
dalla notifica.
Tuttavia ci sono anche strade per ottenere il lasciapassare per
il paradiso, prima fra tutte il rilascio del visto Working Holiday
(vedi sotto), il più utilizzato da quanti pensano di volare dall’altra parte del mondo e, sostentandosi in qualche modo, comunque lecito e previsto dal visto stesso, trovare direttamente là la
chiave che permetta di aprire le porte del successo. Si tenga però
presente che l’ambasciata australiana a Roma non è autorizzata al rilascio di alcun tipo di visto: i residenti in Italia o a San
Marino possono ottenere l’e-Visa direttamente online collegandosi al sito dell’immigrazione australiana e seguendo tutte le indicazioni oppure recandosi di persona all’Ufficio Immigrazione
dell’ambasciata australiana in Germania, a Berlino, unico centro
europeo autorizzato ad operare al di fuori dei canali informatici.
Per chiarezza va precisato che il rilascio del visto non si traduce
nell’emissione di un documento cartaceo adesivo da applicare sul
passaporto, ma in un’informazione digitale leggibile da tutti gli
strumenti atti a scansionare i documenti di viaggio al momento
della partenza, per esempio al check-in del volo. Se però servisse
una certificazione tangibile, magari per entrare e uscire da altri
Paesi durante il trasferimento in Australia, è comunque possibile
richiedere un’etichetta adesiva previo il pagamento di una somma variabile a seconda della tipologia richiesta.
Che la faccenda legata al rilascio del visto più adeguato alle proprie necessità sia piuttosto complicata lo dimostra anche il fatto
che negli anni si sono moltiplicate le agenzie che, a pagamento,
provvedono a regolarizzare la posizione di chi ne fa richiesta.
È quindi possibile affidarsi a persone di esperienza, in grado di
superare tutti gli ostacoli burocratici che si frappongono fra le
proprie aspettative e la cruda realtà. Tuttavia bisogna prestare
molta attenzione. Fermo restando che è possibile provvedere autonomamente a tutte le operazioni, purché si abbia l’accortezza
di seguire le indicazioni fornite con dovizia di particolari dagli
stessi organi istituzionali, chi vuole delegare a dei professionisti
l’intera procedura senza timore di capitare nelle mani sbagliate
può fare riferimento al Mara (www.mara.gov.au), una sorta di
albo ufficiale degli agenti di immigrazione autorizzati dal governo. Chi figura nell’elenco (ognuno di essi è dotato di un numero
di registrazione detto Marn, verificabile sul sito governativo) ha
sottoscritto uno specifico codice di comportamento che lo obbliga
a prendersi responsabilità precise e a richiedere parcelle rispondenti a tariffe prestabilite. Dall’agente si potranno pretendere la
guida del consumatore (peraltro disponibile anche in rete sul sito
del Mara), la dichiarazione scritta sui servizi e sui relativi costi e
la restituzione di tutti i documenti utilizzati per attivare le procedure di richiesta del visto. Solo gli agenti di immigrazione registrati sono legalmente autorizzati a fornire assistenza sulle procedure; chi si rivolge altrove, lo fa a suo rischio e pericolo. Si tenga
comunque ben presente che rivolgersi ad un agente autorizzato
non garantisce automaticamente il rilascio del visto e che non
è possibile attribuire all’agente la responsabilità dell’eventuale
insuccesso della pratica. Se tuttavia si avesse ragione di ritenere
che nello svolgimento del suo incarico l’agente non ha compiuto
in tutto e per tutto il suo dovere o quanto precedentemente concordato, è possibile presentare reclamo ufficiale presso l’Authority del Mara o presso il Dipartimento Governativo dell’Immigrazione, senza che questo rischi di influire negativamente sugli
esiti della richiesta.
Ma vediamo con ordine tutte le tipologie di visto (ce ne sono quasi sessanta) a disposizione degli italiani che desiderano trasferirsi
o viaggiare in Australia: per comodità le autorità australiane li
hanno indicati con un codice, a ciascuno dei quali corrispondono
criteri, costi e destinatari diversi. Uno straordinario strumento è
offerto dal sito www.immi.gov.au: si tratta di una sorta di motore
di ricerca che, in base alle caratteristiche prescelte, è in grado di
indicare la tipologia di visto necessaria. Una volta individuato il
documento fra tutti quelli proposti, è possibile ottenere un ImmiAccount (tutte le informazioni sono a disposizione sul sito del
Dipartimento dell’Immigrazione), con il quale richiedere, pagare
e gestire il visto. Una volta ottenuto il visto, è possibile rimanere aggiornati sulle sue prerogative e sui suoi specifici parametri
utilizzando un servizio online gratuito denominato VEVO, (Visa
Entitlement Verification Online), che offre ai titolari l’accesso ai
diritti e allo status del documento medesimo.
Per comodità abbiamo diviso i visti in base allo scopo per cui
viene fatta richiesta; una volta individuato quello che fa al caso
proprio, si faccia poi affidamento alle precisissime indicazioni
fornite dal sito governativo, che per forza di cose risultano molto più specifiche di quelle che è possibile pubblicare in questa
sede. Ognuno di essi prevede infatti la presentazione di documenti diversi: sul sito si può trovare l’elenco dettagliato alla voce
del visto prescelto. Dall’elenco qui pubblicato sono esclusi i visti
– peraltro previsti dalla normativa – riservati a chi desidera ricongiungersi in Australia ad un cittadino di nazionalità neozelandese.
Si tenga infine presente che ai costi dei visti, peraltro suscettibili
di cambiamenti in ogni momento, è necessario poi aggiungere
quelli dello IELTS (ovvero i test da sostenere per certificare un
buon livello di conoscenza della lingua inglese), delle visite mediche e dell’eventuale traduzione di documenti specificamente
richiesti, per una cifra che può aggirarsi intorno ai 6-700 dollari
australiani.
Visti turistici
Sono destinati a quanti si recano in Australia per turismo oppure
per fare visita ad un parente oppure per un breve viaggio di lavoro.
Permettono di fermarsi nel Paese per 3, 6 o 12 mesi, vengono rilasciati direttamente in rete nel giro di 24 ore e costano all’incirca
fino a 130 dollari.
Visto eVisitor (codice 651)
Permette di visitare l’Australia per turismo o per affari e consente
di rimanere sul territorio al massimo fino a tre mesi nel corso del
suo anno di validità.
Può essere richiesto online gratis esclusivamente dall’estero almeno due settimane prima della partenza purché non si sia affetti
da tubercolosi e non si sia condannati per reati la cui pena risulti
superiore ai 12 mesi. Il rilascio avviene entro 10 giorni dalla richiesta ed è ufficializzato attraverso l’invio di una email.
Questa tipologia di visto, grazie ad accordi bilaterali con l’Italia,
permette di usufruire del programma sanitario Medicare.
Il visto è indispensabile per ogni membro della famiglia, minori
compresi.
Visto visitor (codice 600)
Permette di recarsi in Australia per turismo, per visitare parenti o
per affari e consente di rimanere sul territorio per dodici mesi al
massimo, purché si rispettino i parametri già sopra esposti.
In caso di visita parenti, può essere richiesto a un membro della
famiglia di fare da sponsor; in questo caso si può richiedere il
visto sia dall’estero online che dall’Australia.
In caso di viaggio di affari, il visto va richiesto esclusivamente
dall’estero online ed è vincolato alla dimostrazione delle proprie
credenziali aziendali.
Il costo è di 130 dollari australiani.
Visto Working Holiday (codice 417)
Si tratta di un’opportunità studiata per i più giovani e per incoraggiare gli scambi culturali. È destinata a ragazzi e ragazze di età
compresa fra i 18 e i 31 anni e permette di rimanere nel Paese al
massimo per un anno, di lavorare per non oltre sei mesi con un
singolo datore di lavoro, di studiare per non più di quattro mesi
e di entrare e uscire liberamente tutte le volte che si vuole. Per
ottenerlo online direttamente dall’estero bisogna dimostrare di
possedere denaro sufficiente (5.000 dollari australiani) per mantenersi e per acquistare un biglietto aereo di ritorno e non avere
con sé bambini da mantenere.
Poco prima della scadenza del visto è possibile fare domanda per
un secondo Working Holiday Visa; per ottenerlo è necessario rispettare le condizioni del primo e soprattutto dimostrare di aver
svolto per tre mesi (anche non continuativi) in una delle aree regionali indicate sul sito governativo uno specified work, ovvero un
lavoro specifico in uno di questi settori: agricoltura e allevamento,
pesca, abbattimento degli alberi, estrazione mineraria ed edilizia.
Il suo costo è di 420 dollari australiani.
Visto Medical Treatment (codice 602)
Questa tipologia di visto permette di recarsi in Australia per trattamenti medici o consulti con professionisti (ad esclusione della
maternità surrogata), per donare un organo o anche per accompagnare chi sia nelle condizioni di cui sopra purché abbia già
ottenuto l’autorizzazione. È possibile ottenere questo visto anche
se, superati i 50 anni di età e trovandosi già in Australia, è stato
rifiutato il visto permanente per motivi di salute.
Il visto è rilasciato gratis.
Visto Investor Retirement (codice 405)
È il visto destinato ai pensionati economicamente autosufficienti
che desiderano trascorrere in Australia gli anni della pensione.
Possono ottenerlo uomini e donne di almeno 55 anni d’età, privi di figli da mantenere e dotati di un reddito annuo di almeno
65.000 dollari australiani; inoltre è necessario dimostrare di aver
fatto un investimento di 750.000 dollari nel territorio da cui è
giunta la sponsorizzazione, di solito la casa, anche se secondo le
norme è permesso lavorare, ma non più di venti ore settimanali. Infatti è necessaria una sponsorizzazione preventiva da parte
di una delle agenzie governative indicate sul sito del Ministero
dell’Immigrazione. Si tratta comunque di un visto temporaneo,
poiché alla scadenza del quarto anno è necessario rinnovarlo
uscendo dal Paese.
Il suo costo è di 325 dollari australiani.
Visto Special Program (codice 416)
Lo scopo di questo visto è quello di rafforzare le relazioni in-
ternazionali e gli scambi culturali, ma lo si può ottenere solo se
invitati in base ad un programma speciale elaborato da un ente
riconosciuto dal governo: se tale programma prevede periodi
specifici di studio o lavoro, il visto permette di svolgere queste
attività. Inoltre viene garantita la possibilità di portare con sé un
familiare, purché possegga i requisiti previsti. Possono ottenere il
visto però solo uomini e donne fra i 17 e i 25 anni di età, a seconda della tipologia del programma a cui si aderisce: ad esempio,
per programmi di scambio culturale bisogna aver compiuto i 18
anni, ma per gli scambi scolastici ne bastano 17, mentre per i
programmi di School Language Assistant si va dai 18 ai 30 anni
compresi. Ovviamente è indispensabile stipulare un’assicurazione sanitaria e presentare i consueti certificati di buona salute e
giudiziario.
In aggiunta alle prerogative sopra specificate, questo tipo di visto
è stato di recente esteso ai lavoratori stagionali; si chiama sempre
nello stesso modo, ma viene garantito anche a chi vuole lavorare
nell’orticoltura in tutto il Paese o nel turismo, nelle colture di canna da zucchero, cotone o nelle pescicolture in località specifiche
da individuare sul sito governativo. Esso permette di lavorare dai
tre ai sei mesi e di rimanere in Australia fino a sette mesi.
Questo tipo di visto costa 365 dollari australiani.
Visto Transit (codice 771)
Questo visto, gratuito, permette di transitare per l’Australia e di
trattenersi sul territorio per non più di 72 ore.
Visti di studio o aggiornamento
Si tratta di permessi temporanei che vengono rilasciati per consentire, a chiunque lo desideri e, ovviamente, abbia i requisiti, di
trasferirsi in Australia per motivi di studio o di aggiornamento.
Visto Training and Research (codice 402)
Il permesso, gratuito, è riservato a tirocinanti, professionisti,
manager, funzionari amministrativi o docenti universitari ovvia-
mente maggiorenni e consente di prendere parte ad un corso di
aggiornamento professionale o a un progetto di ricerca esclusivamente su invito o sponsorizzazione da parte di soggetti abilitati.
Consente di entrare e uscire dal Paese senza restrizione alcuna
finché non si conclude il progetto per il quale si è giunti in Australia. Per ottenerlo bisogna anche essere in grado di dimostrare
autosufficienza economica, buona salute e certificato giudiziario
immacolato. La sua durata va dai 12 mesi del visto research, ai
18 di quello professional development, ai 24 dell’occupational
trainee.
Visto Student Guardian (codice 580)
Si tratta di un visto studiato per consentire ad un adulto che abbia compiuto almeno 21 anni di accompagnare uno studente nel
suo percorso di studi in Australia, minorenne ma anche, in certi
casi, maggiorenne. Esso permette di rimanere nel Paese finché
non scade il visto dello studente o finché quest’ultimo, se minorenne, diventa maggiorenne: in questo lasso di tempo è possibile
partecipare a un corso intensivo di inglese (Elicos) della durata
non superiore alle 20 ore alla settimana o, se al di fuori del circuito Elicos, al massimo di tre mesi. Ovviamente se lo studente di
cui si è accompagnatori non è il proprio figlio, è indispensabile
ottenere il permesso e la delega alla custodia da parte dei genitori.
Condizione indispensabile è però dimostrare di possedere 18610
dollari australiani per la propria sussistenza e 3720 per quella dello studente, oltre al denaro necessario al volo di ritorno.
Il suo costo è di 670 dollari australiani.
Visto Foreign Affairs or Defence Sector (codice 576)
Questo visto è riservato esclusivamente a studenti internazionali
individuati dal Dipartimento degli Affari Esteri o dal Dipartimento della Difesa per seguire un corso intensivo di inglese. Una volta iniziato il corso, il visto permette di lavorare part time (20 ore a
settimana) o, durante le pause, a tempo pieno, ma bisogna dimostrare di avere conseguito risultati positivi. Le stesse condizioni
devono essere rispettate da eventuali parenti al seguito, previsti
nell’ambito del visto, ma costoro possono lavorare a tempo pieno
solo se si sono iscritti ad un master o a un dottorato universitario.
Il visto è gratuito.
Visto Independent ELICOS Sector (codice 570)
Il visto può essere ottenuto solo ed esclusivamente se si è iscritti
come studenti ad un corso intensivo di lingua inglese per stranieri registrato all’interno del circuito Elicos (English Language
Intensive Course for Overseas Students) e fornito da istituzioni
educative registrate presso la CRICOS (Commonwealth Register
of Institutions and Courses for Overseas Students, ovvero il registro australiano delle istituzioni e dei corsi per studenti stranieri).
Per individuare una scuola in possesso dei requisiti istituzionali
basta consultare l’elenco fornito dal sito www.elicos.com o dal
sito cricos.deewr.gov.au. Durante le lezioni è consentito anche lavorare part time (full time nelle pause). La permanenza sul suolo
australiano è consentita fino alla fine del corso di studi; lo stesso
discorso vale per eventuali parenti giunti in Australia come accompagnatori. Tuttavia se il corso di studi supera la durata di
10 mesi e termina in coincidenza con la conclusione dell’anno
accademico (novembre/dicembre), il visto è concesso fino a marzo dell’anno successivo, se invece dura più di 10 mesi ma non si
conclude in coincidenza con l’anno accademico, viene rilasciato
con scadenza a 60 giorni rispetto alla data di chiusura. Anche in
questo caso bisogna offrire precise garanzie finanziarie, assicurative e giudiziarie, come specificato nel sito governativo.
Questo visto costa 535 dollari australiani.
Visto School Sector (codice 571)
Il visto è riservato agli studenti di scuola primaria o secondaria
oppure a quegli studenti di scuola secondaria che partecipano ad
un programma di scambio. Anche in questo caso è possibile essere accompagnati da un adulto che si assume la responsabilità e
la custodia. La sua durata è legata alla durata del corso di studi,
che ovviamente deve essere frequentato – ottenendo risultati “soddisfacenti” – solo in una delle istituzioni educative del circuito
CRICOS (vedi sopra), fermo restando che bisogna comunque dare
garanzie dal punto di vista finanziario, assicurativo e giudiziario.
Questo visto costa 535 dollari australiani.
Visto Vocational Education and Training Sector (codice 572)
Il requisito essenziale per questo visto è frequentare un corso di
studi “certificate I, II, III e IV”, un corso di istruzione e formazione o un corso per diploma avanzato. Per il resto si faccia riferimento a quanto scritto sopra.
Questo visto costa 535 dollari australiani.
Visto Higher Education Sector (codice 573)
Anche questo visto è riservato a coloro che si prefiggono di studiare un anno in Australia. È indispensabile però essersi iscritti ad
un corso di laurea o a un master oppure a un corso di istruzione
superiore del circuito CRICOS. Per il resto valgono i requisiti dei
visti precedentemente illustrati.
Questo visto costa 535 dollari australiani.
Visto Postgraduate Research Sector (codice 574)
È un visto pensato per coloro che desiderano effettuare ricerca
post-laurea e dedicarsi a un master o a un dottorato di ricerca. Le
indicazioni e i requisiti ulteriori sono simili a quelli precedentemente indicati.
Il costo di questo visto è di 535 dollari australiani.
Visto Non Award Sector (codice 575)
Questo visto è stato studiato per quanti desiderano frequentare un
corso di studi che non prevede diploma o laurea finali. Tuttavia se
si è intenzionati a frequentare un corso privo di certificazione finale in funzione dell’iscrizione ad un corso successivo che invece
prevede certificazione finale, si deve richiedere il visto specifico
per quel corso di studi. Anche in questo caso indicazioni e requisiti ulteriori sono identici a quelli precedenti.
Il costo di questo visto è di 535 dollari australiani.
Visti di lavoro
Sono i documenti fondamentali per potersi trasferire in via temporanea o definitiva in Australia a lavorare. Tra quelli elencati
non compaiono, ovviamente, quelli già ampiamente trattati nelle
precedenti sezioni, che per la loro natura si configurano come
permessi al lavoro oltre che allo studio o al turismo.
Visto Temporary Work – skilled (codice 457)
Per entrare in possesso di questo documento è necessario essere
selezionati da uno sponsor autorizzato per una precisa attività e
dimostrare di possedere abilità specifiche attraverso le procedure
illustrate nel capitolo relativo al lavoro, più avanti. Il visto è stato
studiato proprio per consentire ai datori di lavoro di individuare
facilmente professionalità altrimenti non presenti in Australia o
presenti in numero minore rispetto alle necessità, peraltro indicate nella Skilled Occupation List che il governo aggiorna ogni
anno sulla base delle reali esigenze del Paese. Va subito specificato che si tratta del visto più gettonato e diffuso fra quanti hanno
avuto l’opportunità di trasferirsi nel continente australe. Non è
un caso che il Dipartimento dell’Immigrazione abbia predisposto la pubblicazione di un corposo volumetto (www.immi.gov.au/
allforms/pdf/1154.pdf) finalizzato ad agevolare la comprensione
delle modalità necessarie ad ottenere il documento. Il visto ha la
durata di 4 anni (5 se il datore sponsor è una start-up) e permette
a chi lo ottiene di portare con sé persone a suo carico che hanno
così l’opportunità di lavorare a loro volta o di studiare, facendo
ovviamente riferimento alle tipologie di visto necessarie. In alcuni casi (vedi visto codice 186) è possibile trasformare la propria
posizione da temporanea a definitiva.
Il costo di questo visto è di 1035 dollari australiani.
Visto Skilled Independent (codice 189)
Diversamente dalla precedente, questa tipologia di visto è riservata ai lavoratori qualificati fino a 50 anni di età in grado di certificare le loro competenze senza essere invitati da un datore di
lavoro o da un organismo qualificato che faccia loro da sponsor.
Il documento permette poi di vivere e lavorare in Australia come
residente permanente e, successivamente, di aspirare alla cittadinanza, estensibile anche a eventuali familiari secondo quanto
previsto dalle regole del Dipartimento dell’Immigrazione. Per ottenerlo si compila una EOI (Expression Of Interest), si attende la
pubblicazione delle graduatorie e, in caso di esito favorevole (è
necessario sommare almeno 60 punti sulla base dei criteri indicati più avanti, nella sezione “lavoro”), si attende l’invito ufficiale
secondo quanto previsto dal programma Skillselect.
Il costo di questo visto è di 3520 dollari australiani.
Visto Business Innovation and Investment – provisional (codice 188)
Questo visto, della durata di quattro anni, è destinato a chi intende
gestire un business nuovo o già attivo nel Paese o investire in uno
Stato o in un Territorio, purché siano indicati specificatamente da
un ente governativo o dal Ministero dell’Immigrazione. Per questo è necessario presentare in via preventiva una EOI (Expression
Of Interest) e seguire le procedure previste dal programma Skillselect. Il visto si articola in tre sezioni, a seconda delle intenzioni
del richiedente: la business innovation stream, riservata a quanti
aspirano a sviluppare un’attività aziendale tra quelle richieste dal
governo, purché non abbiano superato i 55 anni e abbiano ottenuto
almeno 65 punti al test del programma Skillselect (la durata del
visto può essere prolungata di altri due anni); la investor stream,
per chi si dichiara pronto a investire una somma pari a 1 milione e
mezzo di dollari australiani e a mantenere un’impresa in Australia
(purché non si siano superati i 55 anni e si siano ottenuti 65 punti
al test); la significant investor stream, per quanti sono pronti a investire 5 milioni in settori specificamente indicati dal Ministero
dell’Immigrazione e consultabili sul sito del Dipartimento (la durata del visto può essere allungata di altri due anni per due volte).
In tutti e tre i casi è possibile portare con sé eventuali familiari e
viaggiare liberamente per tutto il tempo di validità dal visto.
Il costo di questo visto è di 575 dollari australiani.
Visto Business Innovation and Investment – permanent (codice 888)
Si tratta del visto col quale l’attività intrapresa grazie al visto
precedente da temporanea diventa definitiva e permanente. Ovviamente non serve spedire una nuova Expression Of Interest,
tuttavia è indispensabile essere nominati da un’istituzione statale
che riconosca la validità del business e certificare i risultati positivi ottenuti nei quattro anni precedenti. Una volta in possesso
del documento, è possibile richiedere la cittadinanza australiana,
secondo le norme previste dalle vigenti leggi, e diventare definitivamente un residente della terra australis.
Il costo di questo visto è di 2255 dollari australiani.
Visto Temporary Work – Long Stay Activity (codice 401)
Questo visto permette di entrare temporaneamente (massimo due
anni, comunque il tempo previsto dallo svolgimento dell’attività
prescelta) in Australia per: 1) lavorare in una posizione qualificata nell’ambito di un progetto di scambio del personale; 2) partecipare a competizioni sportive di alto livello; 3) svolgere un’attività
di carattere religioso; 4) svolgere lavori domestici a tempo pieno.
Per ottenerlo è necessario essere invitati da uno sponsor e dimostrare di possedere le competenze necessarie a svolgere l’attività
prevista dai parametri.
Il costo di questo visto è di 360 dollari australiani.
Visto Business Talent – permanent (codice 132)
Si tratta di un visto permanente riservato a quanti desiderano intraprendere una nuova attività in Australia o potenziarne una già
esistente e si articola in due ambiti distinti: 1) Significant Business History, per gli imprenditori di alto livello che vogliono fare
affari in Australia; 2) Venture Capital Entrepreneur, per quanti
dispongono di capitali e fondi provenienti da una società membro
dell’AVCAL (Australian Venture Capital Association Limited).
Due i requisiti base: essere nominati direttamente da un’agenzia
governativa o da uno Stato previa presentazione di una EOI e
possedere un milione e mezzo di dollari australiani per il primo
caso oppure avere ottenuto un milione di dollari di finanziamento
per il secondo.
Il costo di questo visto è di 6830 dollari australiani.
Visto Temporary Work Short Stay Activity (codice 400)
È un visto destinato esclusivamente a quanti debbono svolgere
un lavoro altamente qualificato per un tempo non superiore ai tre
mesi (sei in casi eccezionali) o partecipare ad attività sociali o
culturali, su specifico invito di un’organizzazione australiana in
possesso dei requisiti previsti dalla normativa, o dare il proprio
contributo ad un’impresa mirata a soddisfare gli interessi specifici dell’Australia. È il documento di ingresso che viene solitamente riservato a quanti giungono dall’estero a portare il loro
aiuto in caso di calamità naturali o agli attori che partecipano ad
un evento di presentazione del loro lavoro. Ovviamente bisogna
essere in grado di dimostrare le proprie elevate competenze ed
essere invitati direttamente da un ente australiano certificato.
Il costo di questo visto è di 165 dollari australiani, ma in alcuni casi (partecipare ad un evento sportivo da dilettanti, accompagnare una squadra o un atleta ad un evento sportivo a livello
amatoriale o entrare in Australia in rappresentanza ufficiale di un
governo straniero) è possibile essere dispensati dal pagamento.
Visto Superyacht Crew (codice 488)
Si tratta di un visto molto tecnico (gratuito), riservato esclusivamente ai membri degli equipaggi che lavorano sui grandi yacht
in Australia lunghi almeno 24 metri e destinati a sport o turismo.
Il visto, rilasciabile solo previa specifica richiesta del proprietario
dello yacht, non può comunque superare i 12 mesi di durata.
Visto Employer Nomination Scheme (codice 186)
Tale visto è riservato ai lavoratori specializzati che puntano a trasferirsi definitivamente in Australia, ma richiede l’inderogabile
requisito della nomina da parte di un datore di lavoro registrato.
Se però non si possiede ancora tale nomina, è possibile inviare
una EOI e attendere l’eventuale chiamata. I canali sono tre: 1)
Temporary Residence Transition: è necessario aver lavorato precedentemente per due anni almeno con un visto codice 457 (vedi
sopra) per lo stesso datore di lavoro che fa richiesta; 2) Direct
Entry: si tratta di una procedura di immissione diretta per quanti hanno avuto una chiamata, per quanti hanno lavorato saltuariamente in Australia e per quanti non risultano qualificati per il
primo canale, purché però abbiano un’esperienza lavorativa precedente di almeno tre anni e posseggano competenze certificabili
per l’attività prescelta; 3) Agreement: la procedura è riservata a
quanti siano già in possesso di un contratto di lavoro.
In linea generale si può aspirare a questo visto se non si sono ancora
compiuti i 50 anni di età, ma la normativa ha previsto alcune deroghe; nello specifico possono ottenere il permesso oltre quell’età anche coloro che vengono nominati da un’università come accademici, da un istituto di ricerca come scienziati, da un istituto religioso
come ministri, oppure chi può dimostrare di avere guadagnato cifre
comparabili a quelle che in Australia prevedono l’applicazione della massima aliquota sul reddito, ovvero più di 180.000 dollari.
Il costo di questo visto è di 3520 dollari australiani.
Visto Regional Sponsored Migration Scheme (codice 187)
Questo è un visto permanente riservato a coloro che vogliono lavorare nell’Australia regionale (ovvero al di fuori di Gold Coast,
Brisbane, Newcastle, Sydney, Wollongong e Melbourne) e che
per questo devono essere invitati da un datore di lavoro regionale.
Per il resto valgono tutte le specifiche già illustrate a proposito
del visto precedente, costo compreso.
Visto Skilled Nominated (codice 190)
Anche questo visto permanente è riservato a lavoratori specializzati under 50, in grado di certificare le loro competenze, che
abbiano preventivamente inviato una EOI e siano invitati da
un’agenzia statale e territoriale. L’occupazione per la quale si richiede il permesso deve far parte della lista delle relevant skilled
occupation e il punteggio ottenuto al test deve essere superiore al
minimo richiesto.
Il costo di questo visto è di 3520 dollari australiani.
Visto Temporary Work – International Relations (codice 403)
Questo visto permette di entrare temporaneamente in Australia
in seguito a specifici accordi fra governi (validità due anni), in
rappresentanza di un governo straniero (validità quattro anni),
come insegnante di una lingua straniera in una scuola australiana
o come collaboratore domestico di un diplomatico (validità pari
alla durata del lavoro). Bisogna però dimostrare di possedere una
quantità di denaro sufficiente a potersi permettere il soggiorno
per sé ed eventualmente per la propria famiglia.
Il costo di questo visto è di 360 dollari australiani.
Visto Temporary Work – Entertainment (codice 420)
È riservato esclusivamente a chi deve entrare in Australia per uno
spettacolo in qualità di artista o di membro dello staff. È però
necessaria la sponsorizzazione da parte di un’organizzazione riconosciuta del mondo dello spettacolo. Il visto ha la durata della
produzione e non può comunque superare i due anni.
Il costo di questo visto è di 360 dollari australiani.
Visto Skilled-Recognised Graduate (codice 476)
Questa tipologia di visto è riservata ad un gruppo decisamente
ristretto di persone, ovvero a laureati in ingegneria in un istituto
accreditato dal Washington Accord che non abbiano superato i 31
anni di età e che desiderino realizzare un’esperienza lavorativa
non superiore ai 18 mesi.
Il costo di questo visto è di 360 dollari australiani.
Visto Skilled Regional – Provisional (codice 489)
Questo visto consente a lavoratori qualificati che non abbiano
superato i 50 anni di vivere e lavorare in aree regionali, il cui
elenco è disponibile sul sito del Dipartimento dell’Immigrazione,
per un massimo di quattro anni, purché si sia inviata una EOI e,
al momento dell’invito da parte di uno Stato o un Territorio, si
sia in possesso delle competenze necessarie a svolgere l’attività
richiesta e compresa nell’elenco delle professioni qualificate.
Il costo di questo visto è di 3520 dollari australiani.
Visto Business Owner (codice 890)
È un visto permanente riservato a quanti hanno la possibilità e
l’opportunità di intraprendere e gestire un business in Australia.
Esso consente di rimanere per sempre nello Stato, ma limita la
libertà di entrarvi ed uscirvi a cinque anni: dopodiché è necessario ottenere qualsiasi altro visto della categoria return. Tuttavia è
indispensabile aver precedentemente ottenuto un altro visto fra
quelli previsti dalla norma (codici 160, 161, 162, 163, 164, 165,
ora cancellati e sostituiti dall’890) ed avere vissuto e lavorato
in Australia per almeno 12 mesi negli ultimi due anni. Inoltre
bisogna dimostrare di avere raggiunto un fatturato pari a quanto
previsto dalle tabelle normative a disposizione sul sito del Dipartimento dell’Immigrazione.
Il costo di questo visto è di 2180 dollari australiani.
Visto Investor (codice 890)
Questo visto è del tutto simile al precedente, però è riservato a
quanti sono già in possesso del visto Investor Provisional subclass 162, oggi non più utilizzabile. Inoltre è ottenibile solo previa dimostrazione di un giro di affari decisamente più elevato
rispetto a quello richiesto dal visto precedente.
Il costo di questo visto è di 2180 dollari australiani.
Visto State/Territory Sponsored Business Owner (codice 892)
Si tratta di una tipologia assai simile a quella denominata Business Owner, anch’essa permanente, con la differenza che in
questo caso è riservata a persone che vogliano intraprendere
un nuovo business o gestirne uno esistente su sponsorizzazione
dell’autorità di uno Stato o di un Territorio. Vi sono poi ulteriori
parametri economico-amministrativi da rispettare, molto dettagliati, per i quali si rimanda direttamente al sito del Dipartimento
dell’Immigrazione.
Il costo di questo visto è di 2180 dollari australiani.
Visto State/Territory Sponsored Investor (codice 893)
È un visto permanente riservato a persone che abbiano ottenuto la
sponsorizzazione da parte di un’autorità statale o territoriale per
un investimento della durata di quattro anni; requisito indispensabile è però essere già in possesso del visto codice 165, oggi non
più disponibile.
Il costo di questo visto è di 2180 dollari australiani.
Visto Maritime Crew (codice 988)
Si tratta del visto gratuito che viene concesso ai membri degli
equipaggi (e ai loro familiari) a bordo delle navi (merci, passeggeri, scientifiche, trasporto pubblico) che transitano per l’Australia ed è valido solo se si entra nel Paese via mare. Nel caso si
debba entrare per via aerea e ci si imbarchi successivamente sul
suolo australiano, bisogna prima ottenere il visto Transit (codice
771).
Visto Distinguished Talent (codice 124)
Si tratta di una procedura eccezionale che permette a chi abbia
conseguito un riconosciuto successo internazionale nel campo
di una specifica professione, di uno sport, di un’attività artistica o nell’ambito del mondo accademico e della ricerca di vivere
definitivamente in Australia. Sotto i 18 anni di età e sopra i 55
bisogna dimostrare di costituire un beneficio straordinario per la
comunità australiana e di non pesare sul suo sistema socio-assistenziale. Tuttavia è comunque indispensabile la nomina da parte
di un’organizzazione locale riconosciuta.
Il costo di questo visto è di 2410 dollari australiani.
Visti di cittadinanza
Per ottenere la cittadinanza australiana esistono numerose opzioni, per ciascuna delle quali è stato predisposto un visto specifico. Si tenga conto che in alcune circostanze è necessario aver
precedentemente ottenuto un permesso di altro tipo che, secondo
requisiti, può essere trasformato o rinnovato in via definitiva. Se
si aspira ad un visto con cui unirsi ad un cittadino già residente
o in possesso della cittadinanza, dal momento che la casistica è
particolarmente articolata, si consulti l’apposita guida predisposta dal Dipartimento dell’Immigrazione all’indirizzo www.immi.
gov.au/allforms/pdf/1127.pdf. Va tenuto presente che il partner
australiano deve diventare sponsor e soddisfare per questo tutti i
criteri previsti dalla normativa.
Visto Carer (codice 116)
Questo visto di carattere permanente viene rilasciato a quanti devono trasferirsi in Australia per fornire assistenza ad un parente
in condizioni di salute precarie (certificate attraverso una valutazione dei servizi BUPA, vedi oltre), a condizione che non vi sia
nessun altro in grado di farlo. Per ottenere il documento è necessario che il parente malato o il suo partner provvedano a fornire
la relativa sponsorizzazione. Tuttavia il governo australiano si
garantisce il diritto di limitare il numero di questi visti.
Il costo di questo visto è di 1450 dollari australiani.
Visto Partner Provisional (codice 309) e Partner Migrant (codice 100)
Si tratta di due visti che costituiscono l’uno la condizione necessaria per ottenere l’altro, tuttavia si presenta un’unica domanda,
anche se la sua elaborazione avviene in due fasi distinte, a due
anni di distanza l’una dall’altra. Può ambire ad ottenere questi
permessi chiunque sia coniuge o partner de facto di un cittadino
australiano, di un residente permanente o di un cittadino neozelandese idoneo.
Il costo di questo visto è di 4630 dollari australiani.
Visto Prospective Marriage (codice 300)
Questo visto consente di trasferirsi in Australia per sposare un cittadino australiano o un residente permanente. Va tenuto presente
che in Australia persone dello stesso sesso non possono sposarsi;
in quel caso si deve richiedere il visto Partner.
Per ottenere il visto è necessario allegare alla domanda la prova
che si intende sposare il proprio partner entro nove mesi dalla
concessione del visto: nel caso in cui il matrimonio sia organiz-
zato al di fuori del Paese, bisogna accludere una dichiarazione
da parte della persona che si occuperà della cerimonia, mentre se
ci si intende sposare in Australia bisogna consegnare al responsabile delle nozze un “avviso di intenzione matrimoniale”, il cui
modulo è scaricabile dal sito del Dipartimento dell’Immigrazione. Attenzione: bisogna dimostrare di aver conosciuto il proprio
futuro sposo/a di persona e non solo, ad esempio, tramite internet.
Il costo di questo visto è di 4630 dollari australiani.
Visto Contributory Parent (codice 143)
È il visto riservato ai genitori stranieri di un cittadino australiano
che vogliano trasferirsi definitivamente vicino al proprio figlio,
purché quest’ultimo si impegni a diventare loro sponsor. Se però
i figli sono numerosi, il visto viene rilasciato solo in seguito ad
un test di bilanciamento familiare, studiato per verificare il grado
di “australianità” generale della famiglia: infatti almeno la metà
dei figli deve risiedere in Australia oppure la maggior parte di
essi deve vivere più in Australia che altrove; esiste un balance of
family test che, dati alla mano, permette di capire rapidamente se
i requisiti possono essere soddisfatti o meno.
Il costo di questo visto è di 325 dollari australiani.
Visto Contributory Parent Temporary (codice 173)
Questo visto invece è riservato ai genitori stranieri di un cittadino
australiano che vogliano trasferirsi per un periodo di tempo non
superiore ai due anni vicino al loro figlio. Il visto non può essere
rinnovato: nel caso si desideri rendere il trasferimento definitivo,
è necessario fare richiesta del visto codice 143. Anche in questo
caso valgono tutte le indicazioni fornite per il visto precedente.
Questo visto è gratuito.
Visto Former Resident (codice 151)
Questo visto è riservato a quanti non hanno superato i 45 anni e
hanno vissuto la maggior parte dei loro anni giovanili come residenti permanenti (almeno per 9 anni nei primi 18 di vita, senza
però avere mai ottenuto la cittadinanza) e a quanti hanno servito
le forze armate australiane prima del 19 gennaio 1981.
Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani.
Visto Investor Retirement (codice 405)
Chi, raggiunta la soglia della pensione, desidera trascorrere quattro anni in Australia, può farlo richiedendo questo visto, a condizione che abbia superato i 55 anni di età, non abbia parenti a carico e sia in possesso di ricchezze sufficienti a garantirgli un buono
stile di vita. Ciononostante è necessario essere sponsorizzati da
uno degli enti statali elencati nella tabella del sito del Dipartimento dell’Immigrazione.
Il costo di questo visto è di 325 dollari australiani.
Visto Dependent Child (codice 445)
È il visto di cui si devono dotare i bambini (età inferiore ai 18
anni, o superiore solo se viene dimostrata la dipendenza economica da mamma e papà) per viaggiare o per soggiornare in Australia finché non viene concesso il visto Permanent Partner ai
loro genitori. La sponsorizzazione deve essere attivata dalla stessa persona che si è occupata della pratica dei genitori.
Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani.
Visto Aged Dependent Relative (codice 838 o 114)
Questo visto è destinato alle persone anziane vedove o single o
comunque prive di partner che vogliono trasferirsi definitivamente in Australia e possono contare economicamente su un parente
australiano. Possono fare riferimento a questo documento anche
coloro che sono colpiti da una disabilità che impedisce loro di
lavorare e per questo devono dipendere da un parente australiano
(cittadino o residente permanente).
Il costo di questo visto è di 3520 dollari australiani.
Visto Adoption (codice 102)
È il documento che permette ad un bambino adottato al di fuori
dell’Australia di poter entrare nel Paese e di vivere coi suoi geni-
tori, purché siano cittadini australiani o abbiano comunque ottenuto un visto di residenza permanente. La procedura di adozione
deve però essere svolta in accordo con le autorità dello Stato o del
Territorio di residenza.
Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani.
Visto Parent (codice 103)
È il visto riservato ai genitori di un cittadino australiano o di un
residente permanente che vogliano raggiungerlo nel Paese. Tuttavia se i figli sono più di uno e non tutti risiedono in Australia, è
necessario controllare il balance of family test per verificare se si
posseggono le condizioni necessarie. La procedura però è particolarmente articolata, tanto che le autorità avvisano i richiedenti
che potrebbero essere necessari anche 30 anni (!) per ottenere
l’agognato documento.
Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani.
Visto Remaining Relative (codice 115)
Questo visto consente a chi ha i suoi soli parenti in Australia di
vivere insieme a loro in modo permanente, purché costoro siano
in grado di garantire sponsorizzazione e condizioni.
Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani.
Visto Orphan Relative (codice 117)
Si tratta del visto riservato ad un bambino rimasto orfano dei genitori purché sia sponsorizzato da un parente vicino, maggiorenne e dotato di cittadinanza.
Il costo di questo visto è di 1450 dollari australiani.
Visto Child (codice 101)
Questo visto permette ad un bambino che vive al di fuori dell’Australia di entrare nel Paese e di vivere insieme ai suoi genitori,
purché in possesso di cittadinanza.
Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani.
All’interno di questa specifica casistica è possibile poi annovera-
re anche i visti codice 200, 201, 202, 203 e 204, tutti riservati ai
richiedenti asilo o rifugio: in questi casi vanno seguite le norme
relative ai rifugiati previste dalle convenzioni internazionali alle
quali ha aderito anche l’Australia.
E poi ci sono i bridging visa, ovvero i visti temporanei che permettono di rimanere in Australia dopo la scadenza del visto con
cui si era entrati, in attesa del rilascio di un nuovo documento
con cui prolungare la permanenza nel Paese. Cinque le tipologie,
ciascuna contraddistinta da una lettera dell’alfabeto (A, B, C, D,
E) a seconda della casistica prevista.
Visti: procedure allegate
Come si è potuto notare, il numero e la tipologia dei visti che
è possibile richiedere per vivere in Australia, prima in modo
temporaneo, poi, se tutto fila liscio, definitivo, sono numerosi.
Ciascuno di essi impone di allegare una documentazione accessoria diversa a seconda della finalità, in base a quanto disposto
dal Dipartimento dell’Immigrazione, peraltro elencato con precisione sul sito internet. Tuttavia esistono procedure burocratiche
comuni, come la certificazione della conoscenza della lingua, il
certificato di buona salute ed altre su cui è bene cercare di fare un
po’ di chiarezza.
Sponsorizzazione: la sponsorizzazione da parte di un datore di
lavoro è la procedura più frequentemente utilizzata per regolarizzare la propria posizione. Lo sponsor si può trovare direttamente
sul posto, approfittando magari di un visto temporaneo durante il
quale ci si può mettere alla ricerca di un datore di lavoro, oppure si può inviare una Expression Of Interest usando Skillselect e
sperare che un imprenditore australiano, presa visione del curriculum, invii una richiesta di contatto.
Traduzione di documenti: i documenti richiesti redatti in italiano necessitano di una traduzione certificata. Se la traduzione è
stata fatta al di fuori dell’Australia, basta allegare i dati dell’autore e le sue qualifiche, se invece viene svolta all’interno del Paese, è obbligatorio rivolgersi ad un traduttore accreditato dalla
National Accreditation Authority for Translators and Interpreters
(www.naati.com.au).
Conoscenza della lingua: per certificare la conoscenza dell’inglese, è possibile provvedere in uno dei seguenti modi:
• Essere un cittadino di Regno Unito, Usa, Canada, Nuova Zelanda o Irlanda in regolare possesso di passaporto
• Raggiungere il punteggio minimo di 6 in ciascuno dei quattro settori (parlare, leggere, ascoltare, scrivere) di cui è composto il test IELTS (International English Language Testing
System) che va svolto non più di tre anni prima della presentazione della richiesta di visto. Per affrontare il test, è necessario rivolgersi ad un’istituzione ufficialmente riconosciuta
nell’ambito del sistema (www.ielts.org) e seguire le procedure indicate
• Raggiungere il punteggio minimo di B in ciascuno dei quattro
settori (parlare, leggere, ascoltare, scrivere) di cui è composto il test OET (Occupational English Test) che va svolto anch’esso nei tre anni precedenti la presentazione della richiesta
di visto (www.occupationalenglishtest.org). Il test OET valuta le competenze linguistiche di chi ambisce ad impiegarsi
nell’ambito sanitario ed è pertanto riservato esclusivamente a
chi vuole entrare in Australia per svolgere l’attività di odontoiatra, farmacista, dietista, fisioterapista, medico generale,
podologo, infermiere, tecnico radiologo, logopedista, optometrista e veterinario
• Ottenere i punteggi minimi di 12 in ascolto, 13 in lettura, 21
in scrittura e 18 in parlato nel test di English as a Foreign
Language in internet (TOEFL iBT), il test che certifica una
padronanza della lingua inglese a livello universitario. Sulle
modalità di svolgimento dei test, la rete è in grado di soddisfare ogni curiosità
• Raggiungere il punteggio minimo di 50 in ciascuna delle
quattro componenti del Pearson Test of English (PTE), altra
prova riconosciuta a livello ufficiale per la certificazione linguistica internazionale
• Ottenere il punteggio minimo di 169 in ciascuna delle quattro componenti del test Cambridge English Advanced (CAE)
purché lo si sia svolto prima della richiesta del visto
Apec business travel card: è un documento riservato a chi vuole entrare in Australia per business e garantisce maggiore snellezza burocratica e velocità nelle procedure. Deve essere richiesto all’Australian Chamber of Commerce and Industry oppure
all’Australian Industry Group, che lo rilasciano dopo aver verificato che gli affari che si intendono svolgere sono compatibili con
le necessità del mercato locale.
Valutazione delle competenze (Skills assessment): si tratta di
una certificazione con cui organismi ufficialmente riconosciuti
dal governo australiano garantiscono che chi necessita di questo
documento per un visto (l’elenco aggiornato dei posti di lavoro che richiedono tale procedura è reperibile all’indirizzo www.
tradesrecognitionaustralia.gov.au) è realmente in possesso delle
competenze lavorative richieste. Tale certificazione deve essere
utilizzata poi per i Points Tested Skilled Migration, un metodo
trasparente e inappellabile per selezionare gli immigrati in possesso di competenze e qualità necessarie all’economia australiana. Il punteggio minimo per superare il test è di 65 punti. Un
valido sussidio in tal senso è rappresentato da Vetasses, società di
consulenza riconosciuta a livello governativo in grado di fornire
informazioni puntuali e specifiche (www.vetassess.com.au).
Health requirement (Requisiti di salute): previsto per molte
tipologie di visto, questo documento è considerato indispensabile dal governo australiano per mantenere l’elevato livello delle
strutture sanitarie del Paese. Ogni immigrato infatti deve certificare di godere di buone condizioni di salute, per non correre il ri-
schio di pesare sul sistema sanitario se non per cause eccezionali.
Generalmente, se si aspira ad un visto permanente o provvisorio,
vengono richiesti un certificato medico generale, una radiografia del torace e un test HIV (ulteriori esami potrebbero essere
richiesti se si ha intenzione di lavorare in campo medico, se si è
in gravidanza o se si è denunciata qualche patologia), mentre chi
proviene dall’Italia e aspira ad un visto temporaneo non ha bisogno di alcun tipo di documento. Per evitare sorprese, comunque,
visto che le procedure di rilascio dei certificati medici rischiano
spesso di andare per le lunghe, le autorità australiane consigliano
di compilare la My Health Declaration (MHD) prima di fare richiesta del visto, operazione facilmente gestibile attraverso l’ImmiAccount. E comunque è stato previsto uno specifico servizio
online, chiamato eMedical, per chi, avendo già presentato richiesta di visto, ha ricevuto l’invito a svolgere alcuni esami medici.
Character requirements: chiunque desideri entrare in Australia,
come peraltro previsto dal Migration Act del 1958, deve essere in
possesso di attitudini personali positive in grado di essere certificate. Determinate tipologie di visto possono richiedere persino
il certificato di buona condotta rilasciato dalle autorità di polizia.
Impossibile superare il test se la fedina penale riporta una condanna a 12 mesi di prigione indipendentemente dalla condizionale o se si è sospettati di appartenere a gruppi terroristici o criminali: per questo può essere richiesto di compilare una Character
Statutory Declaration.
Tra il 2012 e il 2013 sono arrivati in Australia 152.414 immigrati: la maggior parte di essi è giunta dalla Nuova Zelanda (41.230), dall’India (17.240), dalla Cina (16.784) e
dal Regno Unito (11.039). Significativi anche gli arrivi da
Filippine (6.160), Vietnam (3.427), Malaysia (3.337), Sudafrica (3.274), Sri Lanka (3.224) e Iraq (3.132).
Cittadinanza
È il passaggio definitivo, grazie al quale è possibile definirsi un
australiano a tutti gli effetti. L’ottenimento della cittadinanza
però è subordinato al rispetto di una nutrita serie di parametri
che viene specificata con dovizia di particolari all’interno del sito
governativo www.citizenship.gov.au. La procedura, una volta verificata la propria compatibilità, è completamente automatizzata
e con qualche click è possibile realizzare il proprio sogno nel
cassetto.
Per ottenere la cittadinanza si deve appartenere ad una delle seguenti categorie:
• Immigrato dotato di certificato di residenza permanente, privilegio che si acquisisce grazie ad alcune specifiche categorie
di visto, come sopra illustrato
• Discendente di un cittadino australiano: se si è nati all’estero
dopo il 26 gennaio 1949 da un genitore in possesso di cittadinanza australiana, si può fare richiesta di cittadinanza per
discendenza
• Figlio adottivo di un cittadino australiano: una volta verificata
la correttezza delle procedure, qualsiasi minore sia stato adottato da un cittadino australiano dentro o fuori dal Paese ha il
diritto di richiedere la cittadinanza per adozione
Una volta acquisita la cittadinanza, i nuovi australiani devono dimostrare una buona conoscenza dei valori fondanti della società
alla quale hanno deciso di affiliarsi. Per questo, in concomitanza con l’avvio delle procedure finalizzate al rilascio di un visto,
il governo impone dall’ottobre del 2007 la sottoscrizione di una
dichiarazione in cui il candidato si impegna a rispettare il modo
di vita australiano e le leggi del Paese. I privilegi legati al nuovo
status sono numerosi: è possibile partecipare alle elezioni, candidarsi al Parlamento, entrare ed uscire liberamente dal Paese,
richiedere assistenza consolare all’estero e aspirare ad un posto
di lavoro nelle forze armate o nella pubblica amministrazione.
E numerosi sono anche i doveri, quali partecipare alla vita democratica, svolgere la funzione di giurati se si viene scelti per
partecipare ad una giuria popolare e difendere l’Australia in caso
di necessità.
Al momento del rilascio della cittadinanza, viene organizzata una
cerimonia pubblica durante la quale il neocittadino è chiamato a
pronunciare una promessa di fedeltà alla nazione: “D’ora in poi,
con l’aiuto di Dio, prometto di essere fedele all’Australia e al suo
popolo, di condividere i suoi principi democratici, di rispettare i
suoi diritti e libertà e di ispirarmi e obbedire alle sue leggi”.
Banche
Dotarsi di un conto corrente bancario è indispensabile per rendere più agevole per un eventuale datore di lavoro il pagamento
dello stipendio. La pratica è semplicissima, purché svolta entro le
prime sei settimane dall’arrivo nel Paese (dopo si dovrà superare
un test, comunque piuttosto banale): bastano il Tax File Number,
peraltro non obbligatorio, il passaporto, un recapito e qualche
dollaro per il pagamento delle commissioni relative all’operazione. Insieme al conto corrente è bene fare richiesta di carta di debito, visto che il suo uso in Australia è ormai generalizzato anche
per le spese di modesta entità. Non esiste una cifra minima da
versare inizialmente sul conto, anche se il Dipartimento dell’Immigrazione consiglia di raggiungere l’Australia con una dotazione di almeno 5.000 dollari australiani, considerata sufficiente a
mantenersi anche con il visto Working Holiday. Due le tipologie
di conto corrente più diffuse: il transaction account, ovvero il
conto efficace ed efficiente (non genera interessi, ma consente
movimenti rapidi e illimitati), e il savings account, ovvero il conto di risparmio che permette di maturare interessi sui depositi.
È comunque possibile aprire un conto in una banca australiana
direttamente dall’Italia: in questo caso si dovrà compilare un modulo online scaricabile sul sito della banca prescelta per poi dare
conferma di persona una volta giunti in Australia, non più di un
anno dopo la presentazione della domanda.
Non si ritiene opportuno indicare in questa sede gli istituti bancari a cui rivolgersi. Chiunque, dopo una minima navigazione in
rete, può individuare l’offerta più adatta e vantaggiosa.
Titoli di studio
Fra Italia e Australia non esistono accordi ufficiali che permettano il riconoscimento automatico dei titoli di studio ottenuti nel
Paese di origine. Di norma è l’istituzione locale che, sulla base
della domanda, stabilisce l’equipollenza fra titoli, per cui diventa
indispensabile consultare i siti ufficiali degli Stati o dei Territori in cui si pensa di far valere il proprio titolo di studio e farsi
indirizzare presso le istituzioni più adatte. Tuttavia è opportuno
dotarsi di una traduzione certificata del proprio diploma di laurea
(esistono diversi enti in grado di ottemperare alla richiesta, come
il Cimea) e verificare le indicazioni fornite dal sito dell’assistenza
per il riconoscimento dei titoli esteri (AEI-NOOSR, internationaleducation.gov.au).
Sanità e previdenza
Italia e Australia hanno stretto accordi bilaterali grazie ai quali qualsiasi cittadino italiano abbia bisogno di assistenza medica
oltre oceano ha diritto a riceverla gratuitamente per un massimo
di sei mesi a partire dal giorno dell’arrivo. Se il soggiorno si prolunga, è necessario dotarsi di un’assicurazione sanitaria privata,
stipulabile anche online a costi modesti; in alternativa è possibile,
sempre che il visto lo consenta, uscire dal Paese e tornarvi anche
solo pochi giorni dopo, in modo da garantirsi altri sei mesi di
copertura. Se si è entrati invece con un visto Student, è obbligatorio essere in possesso di una copertura sanitaria specifica, la
Overseas Student Health Cover, da stipulare prima di richiedere
il visto. Nel caso infine si punti alla permanenza definitiva, bisogna richiedere la tessera Medicare, con la quale sarà possibile
ottenere cure gratuite nelle strutture pubbliche e acquistare medi-
cinali o sottoporsi a visite specialistiche, esattamente come accade in Italia, anche se trasporto in ambulanza e cure odontoiatriche
rimangono escluse dai servizi offerti. Le modalità per ottenerla
sono piuttosto semplici: basta recarsi ad uno sportello Medicare
con passaporto, tessera sanitaria italiana, stampa del visto e coordinate bancarie e attendere l’invio direttamente a domicilio nel
giro di una decina di giorni. Chiunque viva e lavori in Australia
paga il Medicare Levy, vale a dire una sorta di tassa pari a circa
l’1,5% dello stipendio che serve a sovvenzionare il sistema sanitario pubblico. Per una visita generale si deve fare riferimento al
General Practitioner, figura simile al nostro medico di base, che
in Australia però non è obbligatorio: basta rivolgersi ad un ambulatorio e richiedere, tessera alla mano, una visita. In alcuni ambulatori il conto viene rimborsato solo parzialmente dal sistema
sanitario nazionale (la quota dipende dal tipo di prestazione e dal
reddito), in altri, secondo i principi del bulk bill (per approfondimenti vedi www.medicareaustralia.gov.au), non si paga nulla, anche se i tempi di attesa finiscono inevitabilmente per allungarsi.
Per quanto riguarda invece il sistema previdenziale, va precisato
che quello australiano si basa su fondamenta diverse rispetto a
quelle di gran parte del mondo occidentale: le pensioni infatti non
vengono erogate da un ente appositamente preposto a cui per anni
sono versati i contributi dovuti, come accade da noi con l’Inps,
ma direttamente dal governo che per questo attinge da fondi generali e non specifici. La diretta conseguenza è che l’ammontare
delle pensioni non dipende dai contributi versati, ma dal reddito e
dal patrimonio del singolo cittadino al momento della quiescenza. La pensione di anzianità si aggira intorno al 25% dello stipendio medio percepito nel corso della propria vita lavorativa, una
quota che, per i salari medio-bassi, fatica a garantire condizioni
di vita dignitose per la vecchiaia. Per questo nel 1992 è stata introdotta la superannuation, ovvero una sorta di contribuzione integrativa a carico dei datori di lavoro pari oggi al 10% circa dello
stipendio, che va a rimpolpare quanto erogato dallo Stato, previa
una tassazione del 15%. Alla superannuation possono peraltro
contribuire gli stessi lavoratori con un versamento mensile a de-
trarre dallo stipendio, in modo da gettare le basi per una pensione
davvero significativa, senza che il gruzzolo finale venga intaccato
dalle tasse e senza che sia la comunità a provvedere al sostentamento. Se però si è in possesso di un visto temporaneo di lavoro,
se tale visto è scaduto e si è costretti ad uscire dall’Australia, bisogna ricordarsi di reclamare il denaro versato sul proprio fondo
entro e non oltre i sei mesi dall’uscita dal Paese: in caso contrario
la somma a cui si avrebbe diritto passerebbe allo Stato.
Tra Australia ed Italia è stato inoltre stipulato un accordo in base
al quale è permesso ad un residente in uno dei due Paesi di presentare domanda di pensione in Australia, purché si rispetti una
serie di parametri e di requisiti così sintetizzabile:
• Pensione di vecchiaia: si deve aver superato l’età che dà diritto al trattamento (per informazioni specifiche controllare sul
sito humanservices.gov.au) e si deve aver superato i 10 anni o
di residenza in Australia o di copertura previdenziale in Italia
• Pensione di invalidità: si ha diritto a percepire tale pensione
se si è affetti da una invalidità certificata o da cecità purché
tale condizione si sia manifestata durante la residenza in Australia oppure si siano superati i 10 anni di residenza in Australia o di copertura previdenziale in Italia
• Assegni familiari: essi vengono erogati qualora il proprio coniuge sia deceduto, si abbiano in custodia figli di età inferiore
agli otto anni che abbiano abitato in Australia e si siano superati i 2 anni di residenza in Australia o di copertura previdenziale in Italia
• Indennità di lutto: la può percepire chi abbia subito la perdita
del coniuge durante il periodo di convivenza, da meno di 14
settimane, mentre risiedeva in Australia
In base all’accordo stipulato fra i due Paesi è possibile unire i
periodi di residenza lavorativa australiana ai periodi di copertura
previdenziale italiana, anche se la decisione finale spetta agli enti
previdenziali interessati, ai quali è sempre meglio rivolgersi. Per
consentire a chi pensa di avere diritto di presentare domanda sono
di recente aperti in Australia dei patronati che a titolo gratuito assistono i richiedenti e forniscono indicazioni utili alla risoluzione
delle pratiche: l’elenco è disponibile presso il sito del consolato
italiano di Melbourne (www.consmelbourne.esteri.it). È stato poi
sottoscritto un secondo accordo in base al quale, per evitare una
doppia imposizione fiscale, è stata prevista la detassazione della
pensione nel Paese di erogazione e la tassazione nel solo Paese
di residenza.
Dogana e spedizioni
I passeggeri che transitano per porti e aeroporti australiani sono
oltre 30 milioni l’anno, ragione sufficiente a giustificare le norme particolarmente restrittive dei centri doganali locali. Prima di
partire è dunque opportuno dare una scorsa alle 32 pagine della
guida per i viaggiatori pubblicata in rete anche in lingua italiana dalle autorità addette ai controlli di frontiera (http://www.customs.gov.au/knowbeforeyougo/default.asp).
Una volta sbarcati sul suolo australiano, si dovrà procedere al
controllo dei documenti, compresa la “scheda passeggeri in arrivo” che sarà stata compilata in aereo; successivamente si ritireranno i bagagli e infine si affronterà il controllo doganale, particolarmente accurato per verificare che nelle valigie non siano
presenti oggetti e materiali proibiti. A qualcuno potrebbe essere
richiesto di aprire i bagagli, come accade in qualsiasi aeroporto del mondo, il che non deve essere considerata una violazione
della privacy: i funzionari svolgono il loro lavoro e il viaggiatore
è tenuto ad agevolarlo al massimo. Ci sono oggetti che devono
essere dichiarati al proprio arrivo: giocattoli da guerra (es: armi
che sparano proiettili di plastica), riviste pornografiche, diamanti grezzi, sostanze dopanti o anabolizzanti, medicinali soggetti a
uso improprio (es: ormoni della crescita, steroidi anabolizzanti,
analgesici oppioidi, cannabis, farmaci narcotici), piante e animali protetti, prodotti chimici per agricoltura e veterinaria, articoli
bellici. Tutte le altre merci possono entrare liberamente nel Paese
senza pagare dazio, tranne alcuni generi per i quali sono previsti
limiti di franchigia doganale: per esempio, regali per un valore
superiore ai 900 dollari australiani, alcolici oltre i 2250 ml e sigarette oltre il numero di 50. Se in esubero, si dovrà decidere se
abbandonare tali oggetti alla dogana o pagare una tassa che andrà
calcolata in base alla merce e alla quantità. È invece assolutamente proibito importare in Australia (o esportare dal Paese) sostanze
stupefacenti come marijuana, eroina, cocaina e anfetamine. Allo
stesso modo non è permesso introdurre merci contraffatte o piratate, operazione per la quale si rischia il coinvolgimento in procedimenti di carattere penale. Si tenga presente che i funzionari
alla dogana sono particolarmente pignoli e potrebbero fare storie
anche se si tentasse di superare il controllo con un pacchetto di
biscotti non dichiarato: tale atteggiamento è giustificato dal fatto
che l’ecosistema e la biodiversità australiani sono molto particolari e delicati e si vuole evitare quanto più possibile che nel Paese
entrino prodotti rischiosi per gli equilibri alimentari e non solo.
Per quanto riguarda i medicinali, i farmaci come aspirina o paracetamolo non devono essere dichiarati; possono essere introdotti
farmaci per uso personale solo se in quantità non superiore alle
necessità di tre mesi e se accompagnati da una ricetta del medico
curante redatta in inglese (per l’elenco dettagliato delle sostanze
controllate verificare sul sito www.health.gov.au). Col denaro invece non ci sono problemi: non esiste un limite alla quantità che è
possibile portare con sé in Australia, anche se cifre oltre i 10.000
dollari australiani devono essere dichiarate alla dogana tramite
apposito modulo (Austrac cross border movement), compresi traveller’s cheque, assegni, vaglia o altri titoli.
Al momento della partenza dal Paese è possibile richiedere un
rimborso della GST, ovvero dell’imposta su beni e servizi, pagata
durante la permanenza in Australia, purché il valore degli articoli
superi i 300 dollari australiani per ogni singolo negoziante e l’acquisto sia avvenuto non oltre i due mesi precedenti la partenza.
Per informazioni più dettagliate, si consulti il sito www.customs.
gov.au.
Se invece si desidera farsi spedire della merce dall’Italia, a meno
che il mittente non si rivolga ad un corriere internazionale (opera-
zione che prevede il rispetto delle regole imposte dal privato, per
cui si rimanda ai siti di ciascuno spedizioniere), si deve usufruire
dei servizi di Poste Italiane. Prima di tutto accertarsi delle dimensioni e del peso standard dei pacchi, variabili a seconda della
tipologia di spedizione; in secondo luogo compilare con precisione la documentazione doganale specificando il contenuto in lingua inglese; quindi accertarsi che gli oggetti contenuti nei pacchi
non rientrino nell’elenco delle merci proibite (www.customs.gov.
au/site/page4369.asp). Se il valore totale del pacco non supera
i 1.000 dollari australiani, non si devono pagare sovrattasse; in
caso contrario, gli uffici doganali procederanno alla valutazione
ed invieranno una comunicazione con il costo di tasse e spese. Un
consiglio operativo: le poste italiane non permettono di spedire
vestiti usati; se però si dichiara che si tratta di regali, la spedizione può essere autorizzata. In questo caso però si dovrà dimostrarlo alla dogana australiana.
Patenti e guida
Guidare in Australia può essere un’esperienza davvero particolare, e non solo perché si circola sul lato sinistro della strada, come
nel Regno Unito. Le distanze, i paesaggi, la solitudine possono
trasformare un semplice trasferimento in una vera e propria avventura dello spirito. L’importante è tenere presenti alcuni accorgimenti per evitare che il tutto si trasformi in una spiacevole
disavventura.
Se si gira per il centro di Melbourne, attenzione ai 19 cartelli hook turn, collocati in incroci particolarmente trafficati:
in pratica, per svoltare a destra è necessario prima fermarsi
a lato sulla sinistra, lasciar passare tutti i veicoli che proseguono diritti e poi affrontare l’incrocio. Questo cervellotico
sistema è stato progettato per evitare che le auto in attesa di
girare a destra occupino la corsia riservata ai tram, bloccando di fatto i mezzi pubblici.
Innanzitutto tenere sotto controllo la velocità: i limiti sono rigidi
e i controlli pure, pertanto occhio a non superare i 50 km/h nei
centri abitati, i 100 o i 110 (a seconda delle norme locali che
possono variare da Stato a Stato) sulle strade statali e i 130 sulle
highway più distanti dai centri urbani. Il codice della strada australiano è simile a quello di molti Stati europei, per cui non sarà
complicato abituarsi ai segnali e alle norme basilari di comportamento al volante. Quindi controllare con accuratezza l’itinerario che si desidera seguire prima della partenza, possibilmente su
cartine molto dettagliate: le distanze fra i principali centri sono
davvero enormi e interpretare male le indicazioni può diventare
addirittura pericoloso, specie in aree disabitate per lunghi tratti
(può accadere con frequenza in Australia dell’Ovest, Australia
del Sud e nei Territori del Nord). Accertarsi della presenza lungo
il percorso di distributori di benzina e comunque, ogni volta che
si può, procedere a un rabbocco del carburante, in modo da non
farsi cogliere impreparati all’accensione della spia sul cruscotto;
accertarsi inoltre della presenza di locali dove trovare acqua e
cibo ed eventualmente alberghi per riposarsi prima di rimettersi
in viaggio. Guidare centinaia e centinaia di chilometri lungo strade spesso monotone e lunghe può aumentare il rischio di incidenti, dunque meglio programmare anche le soste. Gli stessi automobilisti australiani sconsigliano di guidare di notte: non tutte le
strade sono tenute in buone condizioni, ma soprattutto accade con
preoccupante frequenza che col buio qualche animale accecato
dai fari, soprattutto canguri, sbuchi all’improvviso sul selciato e
lì si fermi, con le funeste conseguenze del caso. Inoltre, in particolare sulle strade dell’Outback, viaggiano autotreni di smodata
lunghezza, chiamati road trains, con motrici che trainano anche
due, tre, quattro rimorchi: occhio dunque nel prendere le misure
per eventuali sorpassi, anche se sono molti gli automobilisti che,
intravisto un tir nello specchietto retrovisore, preferiscono farsi
raggiungere e superare accostando a sinistra.
Il record del camion più lungo è stato fatto registrare nel 2000
a Kalgoorlie, in Australia Occidentale, dove fu messo in strada un “mostro” lungo mille metri con 79 semirimorchi.
Per quanto riguarda l’autostop, va detto che in alcuni Stati come
Queensland e Victoria è esplicitamente vietato, poiché viene considerato pericoloso per lo scorrimento del traffico, mentre in tutto
il Paese non è consentito sulle highway e sulle motorway, dove
peraltro il transito ai pedoni è proibito, così come la sosta delle
auto. Il segnale convenzionale per chiedere un passaggio rimane quello universalmente noto, ovvero il pollice sollevato verso
l’alto.
Per guidare un’automobile in Australia è sufficiente la patente di
guida italiana purché accompagnata da una traduzione asseverata
in inglese: per ottenere quest’ultimo documento ci si può rivolgere ad un traduttore giurato presso un tribunale o ad uno dei consolati italiani presenti nel Paese. La traduzione non serve invece
se la patente di guida è internazionale (IDP, International Driving
Permit) ed è stata ottenuta in Italia prima della partenza. Se il visto è di tipo temporaneo, la patente con la relativa traduzione sarà
considerata valida fino alla data di scadenza del visto; se però si
arriva in Australia con l’intenzione di rimanerci definitivamente,
è necessario dotarsi di una patente di guida australiana entro i
primi tre mesi dall’arrivo. Per ottenerla, bisogna passare attraverso tre fasi distinte: conseguire un permesso learner all’inizio,
passare ad una licenza provvisoria e concludere con la patente
completa vera e propria. Ogni Stato ha le sue norme specifiche,
per cui meglio consultare il sito www.australia.gov.au/content/
drivers-licence-application per verificare parametri, requisiti e
procedure. La patente conseguita in uno degli Stati australiani
permette comunque di guidare anche in tutti gli altri.
Una volta in possesso della patente, non resta che dotarsi di
un’autovettura. Acquistare un’auto usata in Australia prevede una
serie di procedure burocratiche piuttosto complesse; la difficoltà
maggiore è però rappresentata dalla mancanza di uniformità nel-
le norme di trasferimento della proprietà, che variano da Stato a
Stato. In linea di massima si può comunque dire che la prima cosa
da fare, una volta individuato il mezzo, è rivolgersi al Register for
Encumbered Vehicles per controllare che non ci siano debiti pendenti a carico del venditore, poiché col passaggio di proprietà si
eredita anche tutta la sua storia, multe comprese. Se non risultano
problemi, è bene acquistare un certificato REV col quale mettersi
al sicuro da sorprese ulteriori riguardanti procedure precedenti o
incidenti non ancora risolti. Successivamente si deve controllare
lo stato della registrazione del veicolo, verificabile dall’adesivo
sul parabrezza: ogni mezzo deve essere dotato di una registrazione della durata massima di un anno, la cui data di scadenza è
indicata sull’adesivo. Nel caso sia scaduta, è necessario rinnovarla prima di mettersi alla guida: ciò prevede il pagamento di una
tassa specifica, del bollo (stamp duty), della Motor Vehicle Tax e
naturalmente dell’assicurazione, obbligatoria. A questo punto le
normative locali si diversificano, per cui se il rinnovo del documento nel Nuovo Galles del Sud prevede una revisione obbligatoria da parte di personale specializzato di quello specifico Stato
(il che può diventare un problema non da poco se nel frattempo
ci si è trasferiti a qualche migliaio di chilometri di distanza), in
Queensland o in Victoria è sufficiente richiedere l’adesivo online,
senza alcuna certificazione accessoria. Ma se si pensa di vendere
un giorno, in questi due Stati servirà il Roadworthy Certificate
con cui si garantisce che il mezzo è ancora sufficientemente sicuro, aspetto che ovviamente dipende dalle condizioni dell’auto.
Più morbida la legislazione in Australia dell’Ovest e in Australia
del Sud, dove non si richiedono ulteriori controlli né al momento
del rinnovo della registrazione né in caso di vendita del veicolo. In ogni caso, per avere indicazioni precise e pertinenti sulla
procedura da adottare per acquistare un’auto usata, meglio fare
riferimento ai siti governativi dei singoli Stati, in cui è specificata
con dovizia di particolari la trafila burocratica da affrontare per
mettersi al volante.
Lavoro
In Australia il mondo del lavoro è oggi particolarmente aperto e
flessibile, grazie alle favorevoli congiunture economiche e alle
politiche di controllo e protezione messe in atto da anni dal governo centrale e da quelli locali. Competizione, concorrenza e
competenze sono ancora parole ricche di significato: chiunque
sia disposto a mettersi in discussione e sia in possesso di qualità
e capacità specifiche può aspirare ad un impiego adeguato alle
sue aspettative, nel rispetto, ovviamente, delle procedure e delle norme in vigore. Trovare un posto di lavoro dipende però da
qualifiche, titoli, specifici fattori economici, ma soprattutto dai
requisiti richiesti dalle diverse authority statali e territoriali o dalle associazioni di categoria. Sono sempre più numerosi coloro
che dall’Australia lanciano messaggi di cautela, visto che trovare
un’occupazione sta iniziando a diventare complesso anche per
chi in Australia ci è nato. Il sistema, come già illustrato, è stato
organizzato in maniera puntuale proprio per evitare esuberi e soprannumerari: nel Paese è ben accetto solo chi può dimostrare di
colmare lacune altrimenti incolmabili e svolgere attività di cui
altrimenti nessuno potrebbe occuparsi. Ecco perché è importante, prima di gettarsi a capo chino nell’impresa, rendersi conto di
quali potrebbero essere le frecce al proprio arco.
Le strade per trovare un’occupazione in Australia sono sostanzialmente due: verificare se il proprio profilo professionale può
soddisfare i requisiti previsti dal mercato australiano attraverso il
programma Skillselect, come già illustrato nella sezione dedicata
ai visti, ed eventualmente agire come indicato, oppure – a patto
di avere compiuto i 18 anni e non avere superato i 30 – partire
con un visto Working Holiday e cercare direttamente in loco un
lavoro che però non superi i sei mesi di impiego con il medesimo
datore. Tale tipologia di visto permette eventualmente il rinnovo
per un secondo anno, anche consecutivo, purché si sia svolto per
almeno 88 giorni uno degli specified works in una zona rurale
dell’Australia, secondo quanto previsto dalla normativa. In realtà
esiste una terza strada, invero più complessa, cioè quella di apri-
re autonomamente un’attività commerciale: per realizzare questo
obiettivo è però necessario rispettare la nutrita serie di parametri
previsti dal visto business (codice 188), del quale bisogna fare
richiesta prima di progettare qualsiasi tipo di impresa.
Skillselect
È lo strumento governativo che garantisce l’ingresso in Australia
a uomini e donne dotati di capacità, esperienze, abilità e requisiti psicoattitudinali compatibili con le necessità del Paese. Per
questo ad intervalli regolari viene pubblicata sul sito del governo
una lista di professionalità considerata prioritaria, sulla base delle
segnalazioni che le aziende sono tenute a fare al Ministero competente. Se interessati ma soprattutto in possesso degli specifici
skill, si può inviare una Expression of Interest compilando tutte
le voci e tenendosi pronti a produrre la documentazione richiesta.
Quindi verrà stilata una graduatoria e verranno invitati i candidati col punteggio più alto a fare domanda di visto e le aziende
o gli enti territoriali competenti a rendersi sponsor dell’operazione. Tanto per farsi un’idea del peso delle diverse competenze sul
punteggio finale, ecco i parametri per un visto skilled independent: età (18-24 anni: 25 punti; 25-32 anni: 30; 33-39 anni: 25;
40-44 anni: 15; 45-49: 0), competenza linguistica inglese (competent: 0 punti; proficient: 10; superior: 20), tipologia dell’impiego (se presente nelle liste ufficiali fra i 3 e i 5 anni: 5 punti; fra i
5 e gli 8: 10; fra gli 8 e i 10: 15), eventuali qualifiche (dottorato:
20 punti; laurea: 15; diploma e qualifiche varie: 10; certificazioni
rilasciate da un istituto australiano: 5), sponsorizzazione (tra i 5
e i 10 punti).
Business
Chiunque aspiri ad intraprendere un’attività in proprio in Australia può provare a dotarsi di un visto temporaneo business (codice 188), il quale prevede il rispetto di una nutritissima serie
di parametri (tutti dettagliatamente elencati sul sito governativo
www.immi.gov.au). La procedura che solitamente viene seguita
prevede però un primo viaggio preliminare previo rilascio di un
Working Holiday o addirittura di un visto per studenti: nel periodo di libera circolazione garantito dal visto ci si può rendere
conto se e soprattutto dove il proprio progetto può funzionare.
Successivamente, una volta usciti dal Paese, si deve predisporre
un piano imprenditoriale e lo si deve sottoporre al governo dello
Stato o del Territorio dove si intende iniziare l’attività, procedura
connessa al rilascio del visto specifico; solo se si posseggono i
requisiti e si raggiungono i punteggi previsti si può sperare di
ottenere il visto. Una volta ottenuto, si può far partire la propria
attività, consapevoli che il visto temporaneo dovrà essere rinnovato, in scadenza, con uno definitivo: questo può avvenire solo
se è possibile certificare il successo del business intrapreso, dimostrando di aver fatturato cifre significative variabili a seconda
dell’attività. Attenzione, però, perché nel caso in cui non si riuscisse ad ottenere un visto definitivo, sarà obbligatorio lasciare
l’Australia e abbandonare l’attività. Per assurdo sarebbe possibile
anche aprire un’attività pur essendo in possesso di un visto per
studenti, purché si rispettino le norme previste dall’Ufficio Immigrazione (numero di ore lavorative per settimana e permanenza
limitata): tuttavia il rischio di dover lasciare tutto in mancanza di
un rinnovo o del rilascio di un visto definitivo è elevato.
In alternativa, ottenuto un visto generico e disponendo di denaro
sufficiente, è possibile raggiungere l’Australia, aprire la propria
attività e assumere un amministratore che sia cittadino australiano o residente permanente e che se ne occupi; in quel caso si
potranno poi richiedere visti successivi che permettano di tornare
nel Paese a seguire l’attività. Questo percorso esclude la possibilità di risiedere in Australia: se però l’obiettivo è questo, nel caso
in cui il business intrapreso abbia reso bene e si siano rispettati
tutti i parametri previsti dalla normativa, dopo tre anni è possibile
fare richiesta del visto business di cui sopra e ottenere la residenza permanente. C’è anche chi ipotizza di aprire un’attività e con
questa trasformarsi in sponsor di se stesso, ma la procedura non
garantisce certezza alcuna.
Le cose non sono semplici nemmeno per chi pensa di arrivare in
Australia e aprire un’attività di import-export: le norme per l’im-
portazione di merci in Australia, come abbiamo già visto, sono
fra le più restrittive del mondo, soprattutto per quanto riguarda i
prodotti alimentari. La durata del viaggio per nave dei prodotti e
la successiva quarantena, durante la quale i funzionari procedono
al controllo dei parametri e dei permessi, obbligano a scegliere
l’importazione di merci non deperibili. Molte di queste vengono
però già prodotte all’interno del Paese, comprese quelle tipicamente italiane come la pasta. Se tuttavia si punta con decisione
all’impresa, di solito si procede così: come nel caso precedente, si
richiede un visto interlocutorio per verificare direttamente in loco
le opportunità, si contatta qualche agenzia che si occupa nello
specifico di organizzazione del business e si decide in un secondo
momento a ragion veduta. Prima di iniziare, comunque, è consigliabile recarsi presso gli uffici della propria azienda sanitaria o
della camera di commercio della propria città e consultare i protocolli di esportazione merci per l’Australia: solo così sarà possibile rendersi conto delle procedure da attivare e delle prospettive
reali del proprio business.
Per avere informazioni più dettagliate è possibile consultare il
sito dell’Australian Securities & Investments Commission (www.
asic.gov.au), dove vengono indicate passo passo tutte le procedure per realizzare il proprio obiettivo, oppure il sito governativo
dedicato al business (www.business.gov.au).
Working Holiday
Se si propende per questa soluzione (gli italiani che hanno ottenuto un visto Working Holiday sono aumentati dell’80% rispetto
allo scorso anno), la prima cosa da fare, come già detto precedentemente, è dotarsi del Tax File Number, una sorta di corrispettivo
del nostro codice fiscale che consente la tracciabilità delle proprie
prestazioni. In seconda battuta è indispensabile produrre un curriculum da presentare ad eventuali datori di lavoro. Il curriculum,
o come dicono in Australia resume, è lo strumento più importante a disposizione di chi desidera trovare un’occupazione e per
questo deve essere curato quanto più possibile. Innanzitutto, se
non si aspira ad un’unica tipologia di occupazione, sarebbe bene
predisporre più di un curriculum, ognuno dei quali focalizzato
maggiormente sui singoli ruoli. Avendo chiari gli obiettivi prefissati, si dovrà dare maggiore rilevanza ad alcuni aspetti delle proprie abilità e delle proprie aspirazioni. In seconda battuta si dovrà
prestare particolare attenzione all’aspetto formale: se è vero che
i datori di lavoro sono ormai abituati a scorrere questi documenti
e a capire dove fermare l’occhio, è altrettanto vero che agevolare al massimo l’operazione attraverso pulizia, cura e precisione può contribuire al successo finale. Infine, massima attenzione
alla lingua: per dimostrare una buona conoscenza dell’inglese si
passa innanzitutto dal curriculum. Si dovranno utilizzare termini
adeguati al contesto, i più specifici possibili e i meno approssimativi: linguaggio chiaro e semplice, ma finalizzato a spiegare
tutto quanto c’è da dire, al bando gli errori grammaticali. A questo scopo, sarebbe meglio far controllare il testo finale a qualcuno
in grado di intervenire dal punto di vista ortografico e sintattico,
affinché il curriculum possa davvero diventare un’arma a proprio
vantaggio e non a proprio svantaggio.
Lo scorso anno l’Australian Trade Commission, in collaborazione con Etihad, ha organizzato un concorso destinato a
cittadini italiani tra i 18 e i 30 anni intenzionati a studiare
inglese con un visto Working Holiday: in palio due biglietti
andata e ritorno. La prima vincitrice è stata una ragazza
di Viterbo. Per informazioni consultare il sito www.studyinaustralia.gov.au
Curriculum
A grandi linee un curriculum dovrebbe contenere queste informazioni:
• Dati personali: nome, cognome, data e luogo di nascita, nazionalità, tutti i recapiti possibili (indirizzo, email, telefono
fisso e mobile), ma soprattutto tipologia di visto
• Breve presentazione: poche righe in cui fare una sintesi delle
proprie capacità e delle proprie aspettative in modo da risul-
tare quanto più convincenti possibile. Bisogna sempre pensare che il destinatario del curriculum è una persona che legge
decine e decine di documenti simili: offrire una visione di sé
originale e non banale può diventare un’arma importante
• Esperienze di lavoro: si tratta di stilare un elenco sintetico
ma non schematico delle proprie esperienze professionali,
partendo dalla più recente e scendendo via via verso la più
lontana nel tempo. Di ciascuna di esse è buona norma indicare i tempi di svolgimento, il datore di lavoro, la sua localizzazione e soprattutto le proprie mansioni: in quest’ultimo
punto bisogna cercare di essere molto precisi e fornire anche
le motivazioni per cui il rapporto si è interrotto. Inoltre, se
possibile, allegare eventuali recapiti a cui rivolgersi per referenze: si tratta di un’ipotesi remota, ma garantisce maggiore
veridicità alle proprie parole
• Titoli di studio: in questa parte va elencato il proprio percorso
formativo, sempre partendo dalle ultime esperienze e retrocedendo via via verso le prime, senza dimenticarsi le date, le
materie studiate (soprattutto in caso di laurea) e naturalmente
la valutazione. In presenza di certificati particolari, ottenuti in
Italia o in Australia, o di corsi di formazione o stage professionali, sarà opportuno indicare le date di svolgimento, la loro
natura, l’ente certificatore e la valutazione finale
• Abilità personali: a questo punto è buona norma descrivere
in poche righe le proprie competenze e le proprie attitudini
pensando ad esse come ad un elenco ragionato di elementi
utili a completare il quadro generale che si vuole fornire di
sé. Le abilità con l’informatica, per esempio, oppure le capacità di gestire un gruppo oppure, ancora, la conoscenza delle
lingue (quali e in che misura) oppure il possesso della patente
e dell’auto; ma anche ciò che si sa fare in relazione alla tipologia di lavoro per cui si presenta il curriculum, l’eventuale
conoscenza dei macchinari utilizzati, la disponibilità al carico fisico e via discorrendo. L’importante è cercare di puntare
quanto più possibile a fornire un quadro d’insieme positivo
ma soprattutto contestualizzato. Ecco perché si raccomanda
di preparare curriculum diversi a seconda delle domande che
si intende presentare.
Allegata al curriculum dovrebbe poi esserci anche la cover letter,
ovvero una lettera sintetica di presentazione che molti datori di
lavoro considerano addirittura più importante e qualificante del
curriculum vero e proprio, soprattutto quanti prima del colloquio
fanno una scrematura sommaria. In questo documento dovrebbe essere sintetizzato al massimo il contenuto del curriculum per
quanto riguarda la propria descrizione personale; soprattutto, bisogna puntare su determinati elementi utili a convincere il datore
di lavoro che il candidato è la persona più adatta per quel posto e
che esso rappresenta una tappa di sicura evoluzione del proprio
percorso professionale. Ancora una volta, si sottolinea l’utilità di
produrre più documenti, a seconda dei destinatari. Una pagina,
non di più, linguaggio chiaro ma non semplice, indicazioni precise ma non apodittiche. Insomma, un bell’esercizio di equilibrio
sia formale che contenutistico: il che richiede un certo sforzo che
potrebbe però alla fine risultare ben ripagato.
Inserzioni
Le modalità da adottare per la ricerca di un lavoro sono grosso
modo le medesime di cui ci si potrebbe servire nel nostro Paese.
Se si esclude lo Skillselect preliminare e si propende per il visto
Working Holiday, si può fare riferimento alle inserzioni, consultabili su numerosi siti internet o sui maggiori quotidiani. Se però
l’offerta fatica a materializzarsi, è bene iniziare a darsi da fare
con una campagna di indagine a tappeto, procurandosi gli indirizzi delle attività e delle aziende e spedendo il proprio curriculum
opportunamente adattato. Anche il porta a porta potrebbe produrre sorprese insperate: l’importante è armarsi di pazienza, indossare un vestito adeguato e tentare la sorte, consegnando il proprio
curriculum direttamente nelle mani dei responsabili aziendali.
A seguire una sintetica lista dei principali siti internet australiani
che pubblicano offerte di lavoro:
Job Search (www.jobsearch.gov.au): si tratta di un sito governativo in cui si dà precedenza alle offerte provenienti dalle zone
meno sviluppate
Aps Job (www.apsjobs.gov.au): altro sito governativo, in questo
caso destinato esclusivamente alle offerte di lavoro nei servizi
pubblici
Harvest Trail (www.jobsearch.gov.au/harvesttrail): è una sezione
interna al sito governativo Job Search ma è esclusivamente destinata ai lavori stagionali nel settore agricolo
Gumtree (www.gumtree.com.au): oltre alle offerte di lavoro,
vengono pubblicati annunci di ogni tipo; per il lavoro c’è un agile
motore di ricerca interno che permette di scegliere in base al tipo
di occupazione
Adzuna (www.adzuna.com.au): basta inserire l’area dove si cerca
lavoro ed ecco comparire la lunga lista delle opportunità
Seek (www.seek.com.au): anche in questo caso un potente motore di ricerca interno permette di avere sott’occhio tutte le proposte, attività per attività e zona per zona
Job Seeker (www.jobseeker.com.au): semplice ma efficace, gestisce col suo motore di ricerca interno migliaia di inserzioni
Jobaroo (www.jobaroo.com): sito destinato prevalentemente ai
possessori di un visto Working Holiday, individua le migliori proposte per chi può permettersi impieghi temporanei
CareerOne (www.careerone.com.au): altro potente motore di ricerca che in pochi click è in grado di visualizzare tutte le offerte
settore per settore
Regional Jobs (www.regionaljobsaustralia.com.au): offre tutte le
opportunità che è possibile trovare nelle zone regionali del Paese
Norme
Una volta trovato il lavoro a lungo cercato, il sistema garantisce al neoassunto la possibilità di conoscere i suoi diritti e i suoi
doveri, che secondo il mercato del lavoro australiano cambiano
a seconda della tipologia di impiego. Esiste un National Employment Standards che individua attività per attività tutte le caratteristiche specifiche affinché datore di lavoro e dipendente siano
al corrente di ciò che possono e devono fare. Il sito governativo
www.fairwork.gov.au contiene una risposta a tutte le domande,
compreso il tetto minimo dei salari: va da sé che questo tetto varia
da impiego a impiego, ma basta cercare sul sito per avere tutte le
informazioni del caso. In linea di massima la retribuzione minima
per un adulto non dovrebbe scendere oltre i 16 dollari australiani
l’ora, ma esiste una serie di possibili eccezioni, soprattutto nel
campo dei lavori agricoli, ai quali dedichiamo uno spazio a parte. Lo stipendio viene erogato settimanalmente. Si tenga presente
che in Australia le condizioni retributive e lavorative dipendono
da un contratto di categoria, da un contratto a livello d’impresa
o da un contratto privato e che tutte le professioni sono aperte a
uomini e donne: leggi piuttosto severe tutelano i lavoratori contro
trattamenti iniqui e contro qualsiasi tipo di discriminazione ed
anzi impongono alle aziende di far sì che le occasioni di carriera
o di promozione siano basate sul merito e sulle qualità. È consentito dalla legge aderire ad un sindacato.
Farm work
Si tratta di una risorsa piuttosto significativa a disposizione di
quanti intraprendono la ricerca del primo lavoro in Australia. Per
farm work si intende qualsiasi lavoro agricolo: dunque, al netto
di ogni romanticismo sulla bellezza degli scenari rurali australi,
è bene avere presente ciò che si può ottenere e ciò a cui si deve
rinunciare. Il lavoro agricolo è innanzitutto stagionale, dunque
copre solo qualche mese dell’anno lavorativo, anche se la durata
del contratto è a totale discrezione del datore di lavoro, sulla base
delle reali esigenze di manodopera. In secondo luogo si svolge
nelle aree rurali del Paese, spesso in pieno bush, distanti chilometri e chilometri dalle grandi città e dalle loro opportunità. Certo,
se si desidera fare un’esperienza di vita che vada al di là dell’Australia da cartolina, questa è la scelta ideale. Inoltre è l’unica strada per ambire ad un secondo visto se si dispone di quello iniziale
del tipo Working Holiday. Ma bisogna essere pronti a condizioni
di lavoro spesso estreme: poiché la maggior parte dei lavori agricoli è rappresentata dalla raccolta della frutta (fruit picking), va
tenuto presente che l’attività è molto fisica e che si svolge all’aria
aperta, sotto il sole cocente; la paga è spesso commisurata alla
quantità di prodotto raccolto e dunque maggiore sarà lo sforzo,
maggiore diventerà il guadagno (e maggiore la stanchezza a fine
giornata). Naturalmente esistono anche altre tipologie di attività
rurale che prevedono paga oraria, ma in genere il guadagno non è
mai particolarmente elevato.
Cercare occupazione in questo campo è decisamente più semplice che in qualsiasi altro ambito, vista l’elevata richiesta di manodopera soprattutto in determinati periodi dell’anno, a seconda del
prodotto che viene a maturazione. Uno strumento efficace è rappresentato dai working hostels, ovvero ostelli del lavoro: i gestori
offrono una sistemazione a basso costo (tra i 15 e i 30 dollari a
notte a seconda dell’ubicazione), e svolgono la funzione di ufficio
di collocamento. Sono infatti in contatto con le aziende agricole
della zona, e una volta raccolte le disponibilità, offrono persino
servizi accessori come il trasporto (a pagamento, ovviamente) sul
luogo di lavoro. Per trovare un posto, specie in determinati momenti dell’anno, meglio prenotare, dopo essersi informati sulle
reali possibilità occupazionali. In alternativa ci si può rivolgere al
National Harvest Labour Information Service (http://jobsearch.
gov.au/harvesttrail), un ente governativo che offre informazioni a
quanti sono alla ricerca di un lavoro nel settore agricolo: la guida
a disposizione sul sito illustra tutte le tipologie di attività Stato
per Stato. Esistono infine agenzie private e siti internet specializzati che forniscono indirizzi a cui rivolgersi per iniziare il lavoro
contadino.
Quali strategie adottare? La prima, più elementare: evitare i luoghi più gettonati, in cui il sovraffollamento di potenziale manodopera finisce per abbassare il valore del lavoro, e preferire invece località più lontane e meno raggiungibili; da questo punto
di vista disporre di un mezzo proprio potrebbe fare la differenza.
Ecco perché è preferibile il sud ovest dell’Australia: tra Perth e
Albany ci sono molte coltivazioni, ma più complicate da raggiungere e dunque meno inflazionate. Viceversa la regione della Murray Valley, tra Victoria e Nuovo Galles del Sud, è presa d’assalto
da quanti cercano un’occupazione durante la raccolta dell’uva,
visto che non è molto distante da Melbourne e Sidney. Insomma,
se ci si mette nell’ordine di idee di rinunciare a un po’ di vita sociale e agli allettamenti delle metropoli, le possibilità di impiego
aumentano in proporzione.
Accoglienza
Un altro settore occupazionale particolarmente ambito da quanti arrivano in Australia senza ancora una prospettiva concreta è
quello dell’accoglienza e dell’ospitalità – camerieri e baristi soprattutto – visto che la maggior parte dei posti a disposizione è
di natura stagionale e non prevede qualifiche particolari. Fondamentale però è la conoscenza della lingua, dato che si entra
a contatto diretto con il pubblico spesso in situazioni caotiche:
saper cogliere un’ordinazione in slang o in dialetto può fare la
differenza. Allo stesso modo è fondamentale possedere l’RSA
(Responsible Service of Alcohol), una sorta di certificazione rilasciata da ogni Stato a chiunque lavori in locali in cui vengono
serviti alcolici: per ottenerla bisogna frequentare un breve corso
(online o in appositi istituti riconosciuti) previa iscrizione a pagamento e superare il test conclusivo. Diverso il discorso per quanti
ambiscono ad un lavoro in un ristorante: esclusa la possibilità di
impiegarsi come chef, per cui è richiesta specifica qualifica, ci si
deve accontentare di attività più umili e meno remunerative, che
possono comunque rappresentare l’inizio di un percorso di sviluppo. Tutto dipende sempre dall’approccio e dalle motivazioni:
un datore di lavoro avveduto è in grado di percepirli ed eventualmente valorizzarli adeguatamente. E poi ci sono le roadhouse,
alberghi/ristoranti collocati nel nulla lungo le strade di collegamento fra uno Stato e l’altro, uniche possibilità per chi viaggia di
fare un riposino o mettere qualcosa sotto i denti: proprio perché
completamente isolate dal mondo civile, non rappresentano di
solito una grande aspirazione occupazionale e dunque potrebbero
aprirsi delle opportunità interessanti, anche per vivere uno spaccato di vita realmente australiana.
Studio
L’Australia è il terzo Paese al mondo per numero di studenti
stranieri dopo Regno Unito e Usa: d’altronde sette delle migliori
cento università del pianeta si trovano là e là si trovano anche
cinque delle trenta città più adatte alla vita studentesca. Insomma,
l’Australia sembra proprio il luogo migliore per dotarsi di una
formazione prestigiosa e facilmente spendibile poi sul mercato
del lavoro.
Era australiano l’inventore della scatola nera usata sugli aerei per scoprire le cause di eventuali incidenti: il suo nome
era David Warren e mise a punto il suo prototipo intorno
agli anni Cinquanta del secolo scorso. Si è spento a 85 anni
nel 2010.
Il governo da anni investe con sistematicità sul suo sistema educativo e i risultati sono oggi visibili a tutti. L’Australian Qualification Framework, che permette agli studenti di seguire il loro percorso formativo, fornisce a tutti i Paesi del mondo i parametri per
riconoscere i titoli conseguiti in Australia e trasformarli in titoli
equivalenti. Inoltre numerosi enti pubblici lavorano per garantire
un’offerta formativa di prima qualità: la Education Services for
Overseas Students Act (una legge che dal 2000 definisce diritti e
doveri degli studenti e degli istituti), l’Australian Skills Quality
Authority (l’ente che controlla la formazione professionale), la
Tertiary Education Quality and Standards Agency (l’ente che garantisce il livello dell’istruzione universitaria e post-secondaria).
Si tenga inoltre presente che concretizzare in Australia le competenze acquisite durante il percorso scolastico è più semplice di
quanto si pensi, visto che le opportunità per quanti scelgono di
formarsi nella terra dei canguri sono numerose: basti pensare alla
Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation
(CSIRO), ovvero la più importante agenzia pubblica di ricerca
del Paese, impegnata oggi in oltre 700 progetti di sviluppo in 80
nazioni diverse.
Il sistema scolastico australiano, che prevede l’obbligatorietà della
frequenza fino ai 16 anni, è pressoché identico in tutti gli Stati e in
tutti i Territori. Dura 13 anni e prevede sette o otto anni di elementari, tre o quattro di secondarie e due di secondarie-superiori; successivamente ci si può orientare verso studi universitari o verso la
formazione professionale. Nel primo caso è possibile approfittare
dell’offerta di ben 43 università distribuite in tutto il Paese, mentre nel secondo si può aspirare ad una qualifica VET (Vocational
Education and Training) offerta da uno dei tanti TAFE (Technical
and Further Education) pubblici in cui governi locali e industria
collaborano per garantire una formazione in reale sintonia con le
esigenze produttive. Durante i corsi VET è obbligatorio alternare
periodi di studio a veri e propri momenti di apprendistato presso
aziende qualificate. Quattro i livelli possibili: I livello (durata 4-6
mesi, qualifica: operatore competente), II livello (durata 6-8 mesi,
qualifica: operatore avanzato), III livello (durata 1 anno, qualifica: tecnico qualificato), IV livello (durata 12-18 mesi, qualifica:
supervisore); in aggiunta è possibile ottenere un diploma (durata
18-24 mesi, qualifica: semiprofessionista) o un diploma avanzato
(durata 24-36 mesi, qualifica: manager). Se non si è in possesso
dei requisiti accademici per accedere a un corso universitario o
di formazione professionale, è comunque possibile iscriversi a un
Foundation, un corso propedeutico intensivo di un anno.
Lo studente straniero può scegliere fra 1.200 istituti e 22.000 corsi diversi, dalle elementari ai corsi post-laurea. Ovviamente bisogna prima dotarsi di un visto studentesco fra quelli indicati nella
specifica sezione e successivamente iscriversi a un corso registrato presso il Commonwealth Register of Institutions and Courses
for Overseas Students (CRICOS), istituzione statale che garantisce la conformità dell’istituto e del percorso formativo alle rigide
norme australiane. Le rette, la cui entità dipende dalla tipologia
di scuola prescelta, vanno saldate in anticipo, ma esiste una rete
ben organizzata di borse di studio a cui accedere per finanziare il
percorso di formazione, tra cui gli Australian Awards (www.australiaawards.gov.au) e le International Postgraduate Research
Scholarships (www.education.gov.au).
Per studiare in Australia è comunque necessario intraprendere
una procedura standard che prevede l’individuazione del corso,
la verifica dei requisiti di ingresso, l’invio della domanda all’istituto prescelto (scaricando direttamente il modulo dal sito della scuola o rivolgendosi ad un’agenzia autorizzata il cui elenco
è reperibile presso questo indirizzo: www.studyinaustralia.gov.
au/italy/apply-to-study/education-agents/local-agents), il ricevimento della lettera d’offerta dell’istituto (vero e proprio contratto) e della conferma dell’iscrizione (con pagamento della
caparra) e la richiesta di visto (con annessa preparazione degli
eventuali documenti da produrre: codice eCoE, ovvero conferma
dell’iscrizione elettronica, requisiti scolastici, certificazione della
conoscenza dell’inglese, certificazione del possesso di fondi sufficienti all’autosostentamento e assicurazione sanitaria).
Se invece si raggiunge l’Australia per frequentare dei corsi di
inglese, prima di iscriversi bisogna avere chiaro l’obiettivo: le
tipologie di corsi sono differenti a seconda delle finalità, anche
se la preparazione finale sarà comunque garantita, visto che l’Australia è l’unico Paese al mondo dotato di un rigido sistema di
controllo del rendimento delle istituzioni accreditate e di un sistema ufficiale di accreditamento, finalizzato al mantenimento
dello standard qualitativo nazionale. Si può imparare l’inglese
per scopi accademici o per perfezionare le proprie conoscenze
a fini didattici o semplicemente per migliorare le proprie chance
professionali: per avere il ventaglio completo delle opportunità,
si può fare riferimento a English Australia (www.englishaustralia.com.au), la principale associazione che riunisce le scuole che
insegnano inglese agli studenti stranieri. Esistono poi modalità
alternative, per esempio gli study abroad, destinati a studenti intenzionati a frequentare sei mesi o un anno di scuola in Australia
previo accordo fra istituti, o i programmi di scambio, con riconoscimento dei titoli di studio eventualmente conseguiti, o gli study
tours, ovvero moduli formativi tramite i quali una scuola o un’università australiane ospitano un gruppo di studenti per mostrare
loro le opportunità della vita scolastica o accademica locale. Infine, c’è lo studio a distanza, grazie al quale è possibile ottenere un
titolo di studi australiano pur rimanendo nel proprio Paese.
Per avere un’idea più chiara delle opportunità, si suggerisce di
visitare il sito www.studyinaustralia.gov.au.
In Australia le associazioni di ex alunni hanno grande rilevanza. Gli ex studenti possono così rimanere in contatto e
darsi una mano anche quando la vita li ha portati a fare scelte diverse. Qualcosa di più, insomma, della cena di classe
allo scadere del decimo anno dalla maturità.
Casa
Escludendo l’idea che ci si voglia trattenere nella terra di Oz vagando di ostello in ostello oppure limitando ad una tenda e al
contenuto di uno zaino le proprie prospettive abitative, restano
due strade da percorrere: l’affitto o, per i più fortunati e ricchi di
risorse, l’acquisto.
Affittare un appartamento in Australia sta diventando sempre più
difficile e caro, visto che il volume degli arrivi è tale da sollecitare comprensibili saliscendi nel rapporto richiesta/offerta. Oggi
il costo per un piccolo appartamento si può aggirare fra i 350 e
i 450 dollari australiani a settimana, ma la cifra dipende ovviamente da un numero significativo di variabili, fra cui l’ubicazione
e lo stato di conservazione. Le strategie di ricerca sono le stesse
che si potrebbero adottare in Italia, ovvero agenzie immobiliari, conoscenze dirette oppure annunci su internet e sui giornali.
Una volta trovata l’abitazione che fa al caso proprio, il grosso è
fatto, poiché le procedure successive risultano decisamente semplificate. Il governo è consapevole dell’imponente movimento di
persone e non ha intenzione di ostacolarlo né di renderlo burocraticamente impraticabile. Basta compilare un modulo di proposta
con i propri dati e allegare una somma pari ad una settimana di
affitto, che verrà restituita qualora l’affare non andasse in porto.
Per la stipula del contratto, niente marche da bollo né tasse supplementari: è sufficiente versare un mese anticipato di deposito e
accordarsi sulle modalità di pagamento. Nel caso di interruzione
del rapporto, è sufficiente avvisare delle proprie intenzioni con un
preavviso di tre settimane. Nel caso in cui si sia trovato l’appartamento tramite agenzia, attenzione alle clausole al momento della
firma: è buona norma controllare la corrispondenza fra quanto
indicato nel report di presentazione, in cui si evidenzia lo stato
dell’alloggio, e la realtà, in modo da evitare contestazioni al momento della restituzione.
Se invece si hanno da parte sostanze sufficienti, questo sarebbe il
momento adatto per acquistare casa in Australia: i prezzi si sono
abbassati significativamente negli ultimi due anni soprattutto
perché, a causa della crisi, la gente si sente meno spinta a livello psicologico ad affrontare passi impegnativi come l’acquisto
di un’abitazione. Tuttavia normalmente possono comprare casa
in Australia solo i cittadini o quanti hanno ottenuto la residenza
permanente. Chi è privo di tali requisiti e vuole comprare come
forma di investimento può acquistare esclusivamente abitazioni
di nuova costruzione, in modo da dare il suo personale contributo alla crescita economica del Paese. Ovviamente le procedure
burocratiche in questo caso si fanno leggermente più complesse,
ragion per cui diventa consigliabile rivolgersi ad un professionista in grado di verificare condizioni e requisiti, e di occuparsi poi
dell’intero processo fino all’ingresso nell’abitazione.
Per gli allacciamenti dei servizi di acqua, luce e gas le procedure
sono molto più semplici che da noi: è sufficiente infatti collegarsi al sito internet della società prescelta e stipulare il contratto
indicando l’indirizzo dell’abitazione, la data di ingresso e i dati
anagrafici.
Conclusione
Giunti a questo punto, sarà chiaro che trasferirsi in Australia è
questione non semplice. Servono competenze di base significative, spesso un po’ di denaro da parte, soprattutto una volontà di
ferro, che non si lasci deprimere dalle difficoltà, tra cui quelle di
carattere burocratico legate al rilascio dei visti. Un conto è prendere e partire per vedere un po’ l’effetto che fa, un altro è progettare un piano decisivo per la propria esistenza: in questo caso
non è possibile affrontare l’impresa con approssimazione e faciloneria. Serve una pianificazione che non lasci nulla al caso. Per
certi visti l’autorità australiana si prende tempi che potrebbero
sembrare eterni; le certificazioni richieste potrebbero richiedere
più impegno di quel che si pensa. Se si crede di possedere i requisiti necessari, ma soprattutto se si è convinti di poter affrontare
l’intero percorso in totale autonomia, le procedure consentono di
intraprendere l’iter burocratico in assoluta sicurezza. Se si preferisce contare su appoggi esterni, come già detto ci sono moltissime opportunità: bisogna entrare nell’ordine di idee di spendere
qualcosa in più, ma in tal modo si potrà affrontare il percorso con
un esperto al proprio fianco. Comunque si intenda procedere, le
porte dell’Australia sono aperte. L’errore più marchiano da evitare è però provare a riprodurre meccanismi e comportamenti senza
i quali in Italia si rischia di rimanere al palo, mentre in Australia non solo non funzionano, ma generano anche riprovazione:
nessun trucco, dunque, nessuna sfrenata caccia alla scorciatoia,
niente amici degli amici, no a raccomandazioni e familismi. Gli
aussie non capirebbero, men che meno approverebbero e in quattro e quattr’otto ci si troverebbe tagliati fuori da ogni opportunità.
Dall’altra parte del mondo c’è la convinzione, peraltro ben riposta, che sia possibile avere successo contando solo sulle proprie
forze e sulla validità delle proprie idee. Cose dell’altro mondo,
appunto. Ma forse è proprio per questo che è là che ci piacerebbe
tanto andare.
Due chiacchiere con...
A seguire riportiamo due brevi interviste con italiani che, emigrati in Australia, si sono industriati e hanno raggiunto l’obiettivo di
rimanere laggiù grazie alla bontà del loro lavoro. La loro testimonianza può essere utile per capire quali sono gli atteggiamenti
più corretti per organizzare la propria partenza e, soprattutto, la
propria sopravvivenza agli antipodi.
Giordano Dalla Bernardina
www.giordanodallabernardina.com
Visualizza il mio profilo about.me
www.australiaprimipassi.com
Blogger (www.giordanodallabernardina.com), emigrato in Australia per vedere l’effetto che fa, gestisce un sito che fornisce risposte alle domande di quanti pensano di mettersi in marcia verso
il continente australe. Da qualche tempo è diventato anche agente
di immigrazione a Perth: offre una mano a coloro che aspirano a
diventare australiani come lui.
Ora che sei là, che effetto fa? A conti fatti, torneresti indietro?
Sono contento di essere in Australia e non ho mai avuto occasioni
per rimpiangere la scelta, anche se i momenti difficili non mancano, specialmente per questioni legate al visto. In Italia non torno
da quasi tre anni, nemmeno per una vacanza, ma conto di fare un
salto appena possibile. Un ritorno permanente è comunque fuori
discussione, almeno per i prossimi anni. Non tornerei nemmeno
se tutta l’Italia cominciasse a funzionare perfettamente dall’oggi
al domani. Per cancellare cinquant’anni di danni e di una “certa
mentalità” servirebbe almeno una generazione a partire dal momento in cui il Paese ingrana.
Cosa ti ha colpito di più al tuo arrivo?
Mi ha colpito molto il modo in cui gli australiani gestiscono “il
pubblico” e come sfruttano tutto quello che hanno da offrire per
attrarre i turisti. Ogni più piccola potenzialità viene ottimizzata e
messa sul piatto come attrazione. Gli spazi sono gestiti bene ed è
tutto molto curato. Anche in ambito lavorativo le leggi sono molto ferree e rispettate, soprattutto in materia di sicurezza. Certo,
qualche magagna c’è sempre, ma, al contrario che da noi, il marcio non è la normalità. Di negativo, al momento, non mi ha colpito niente. Non dico che sia tutto rose e fiori, ma se paragonate
alla nostra situazione in Italia, sono cose facilmente affrontabili.
La procedura relativa al rilascio del visto è davvero così caotica come sembra a chi vi si avvicina da fuori?
La procedura non è per niente caotica. Molto complessa, decisamente, ma sono convinto che la gente non ne capisca niente
perché si informa attraverso Facebook o non si informa per niente. La maggioranza delle persone che mi chiedono informazioni
ha raccolto cose per sentito dire, passaparola, interpretazioni ed
esperienze di altri o meme sui social. Molti partono completamente impreparati e ignorano ciò che invece serve sapere. Poi,
quando il loro piano naufraga di fronte alla realtà, danno la colpa
al governo australiano. Più che scoraggiare i trasferimenti, direi
che quaggiù cercano di tutelare lo stato delle cose, in modo che
continui a funzionare. Personalmente, nonostante questo renda le
cose difficili a me per primo, ritengo che facciano bene ad essere
severi in materia di immigrazione. Insomma, quando ti guardi
intorno, qui vedi persone provenienti da ogni angolo di mondo
(letteralmente), ma mai e poi mai ti chiedi se siano in regola o
meno, perché sai già che per trovarsi qui devono essere prima
passate per le strette maglie dei controlli australiani.
Da quello che dici, pare che laggiù il problema razzismo non
ci sia.
Non posso dire che il razzismo qui non esista, certo però è che è
confinato a pensiero personale e non intacca la società in maniera
diffusa. Può capitare che ci siano episodi isolati, ma generalmente si è sempre bene accetti. Certo, sta a noi dimostrarci aperti per
primi. Vedo molti italiani arrivare qui con i migliori intenti e poi,
se non hanno il migliore amico australiano dopo una settimana,
si lamentano di quanto siano chiusi gli australiani. Mi piacerebbe
vedere più autocritica da parte di chi arriva, mentre la maggior
parte degli italiani arriva qui e si crea una sorta di “piccola Italia” intorno: amici italiani, coinquilini italiani, film e libri italiani,
solo cibo italiano eccetera eccetera. Salvo poi svegliarsi dopo un
anno e biascicare ancora in inglese come all’arrivo.
Nemmeno con gli aborigeni?
La situazione in questo caso è così complessa che non può essere
affrontata in una chiacchierata di pochi minuti. Mi limito a dire
che ogni problema ha delle cause e che risolvere i “sintomi” del
problema non fa sparire le cause.
Quali sono le mode e le tendenze che vanno per la maggiore in
Australia in questo momento?
Dunque, tanto per essere schietti, qui non importa nulla a nessuno di come ci si veste: ci sono varie tendenze (a Perth tira molto
l’Hipster), ma tutte convivono sotto lo stesso cielo. Il cellulare
fa parte del look, costantemente in uso anche qui in metro, bus,
bici, a piedi e talvolta mentre si guida. Per combattere chi lo usa
al volante, la polizia di Perth manda in giro poliziotti in moto in
borghese con lo specifico compito di sgamare chi trasgredisce
(filmando tutto con una telecamera sul casco). Il fenomeno del
cellulare non colpisce solo la fascia giovane, ma anche adulti e
anziani. Mi capita non di rado di vedere anziane signore che giocano a Bubble Bobble sul loro iPhone.
Aldo Mencaraglia
Ordina e governa il sito internet www.italiansinfuga.com, “blog
dedicato ad aiutare gli italiani a migliorare il proprio futuro”, e
nel tempo (risiede a Melbourne ormai dal 2002) si è garantito
un ruolo di saggio consigliere per quanti provano a pensare in
grande.
È davvero così facile trovare lavoro in Australia?
Sicuramente è più facile che non in Italia, ma la situazione non
è tutta rose e fiori. Disoccupati ce ne sono anche qui, il 7% della
popolazione, e faticano a trovare una nuova occupazione. Certo, alcune professioni sono più richieste di altre, ma non è raro
per alcuni australiani attendere settimane o addirittura mesi prima che si prospetti una nuova possibilità lavorativa. Lo stesso
discorso vale per gli stranieri: chi vuole espatriare è bene che
si metta nell’ordine di idee che servono pazienza ma soprattutto
competenze. Le procedure per il rilascio del visto sono particolarmente complicate, al punto che per alcuni sono necessari mesi se
non anni. Inoltre la maggior parte di coloro che ne fanno richiesta
non vede accolta la domanda. Io cerco sempre di evidenziarlo:
la prima cosa da capire, prima di tentare l’emigrazione, è quante
probabilità ci sono di ottenere un visto lavorativo, senza il quale
è assolutamente inutile preoccuparsi del resto.
Ci sono professioni che garantiscono maggiori probabilità di
successo?
Assolutamente sì e a deciderlo è direttamente il governo australiano, che redige e aggiorna a intervalli regolari una lista di professionalità di cui il Paese ha bisogno. Attenzione però: non basta
avere esperienze lavorative, è necessario soddisfare numerosi altri requisiti, primo fra tutti quello dell’età. Oltre i 50 anni è inutile
sperare di potersi rifare una vita quaggiù; senza conoscere bene
la lingua impossibile ambire ad un’assunzione.
Si legge da più parti che in campo agricolo le possibilità di
impiego sarebbero maggiori: è vero?
Io non esalterei tali opportunità, nel senso che le aperture, anche
in sede di rilascio visti, ci sono, ma perché gli australiani non
hanno più voglia né interesse a svolgere certe attività, come per
esempio la raccolta della frutta. Si tratta di lavori duri, svolti in
aree piuttosto isolate e climaticamente svantaggiate. Si fa tanta
fatica con il rischio di venire sfruttati e di guadagnare poco, a
meno che non si sia in possesso di competenze specialistiche.
Si sente dire che una volta giunti in Australia gli italiani devono dire addio alla buona cucina e al calcio. Cosa c’è di vero
in tutto ciò?
Beh, una cucina australiana non esiste. Ci sono tante cucine straniere, diretta e logica conseguenza della presenza di persone provenienti da ogni parte del pianeta. Il che permette di modulare
a piacere la propria dieta e di assaggiare davvero un po’ di tutto
senza grandi difficoltà, compresa la cucina italiana, se si sente un
po’ di nostalgia. Per quanto riguarda il calcio, dall’arrivo di Del
Piero la sensibilità degli australiani nei confronti di questo sport
è aumentata, anche perché soprattutto fra gli immigrati il calcio
ha costituito un punto di riferimento importante. Oggi il calcio
è diventato la prima scelta per i genitori che non vogliono far
svolgere attività violente ai propri figli come il rugby o il calcio
australiano.