Untitled - Latitudine 40
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Untitled - Latitudine 40
Vado a vivere in Australia Introduzione Informazioni generali Geografia e clima Ambiente Storia Dati e cifre Simboli Collegamenti Società Popolazione Lingua Suddivisioni amministrative Ordinamento politico Leggi e usanze Religione Sport Stile di vita Sicurezza e salute Diversamente abili Comunicazioni Economia Moneta Dati e cifre Occupazione Stipendi Sistema fiscale Costo della vita Procedure burocratiche Visti Visti turistici Visti di studio o aggiornamento Visti di lavoro Visti di cittadinanza Visti: procedure allegate Cittadinanza Banche Titoli di studio Sanità e previdenza Dogana e spedizioni Patenti e guida Lavoro Studio Casa Conclusione Due chiacchiere con... Introduzione Un tempo era la terra australis incognita, ovvero un ipotetico continente sconosciuto, disperso al di là del mondo noto e confinato a sud dell’equatore, da qualche parte nel globo, dalla natura crudele e misteriosa. Australis sta infatti a significare “secco, aspro”, come il vento austro che, provenendo da sud, asciuga e innalza la temperatura dell’aria. Che laggiù ci fosse qualcosa lo si sospettava da tempo, ma la conferma giunse solo nel XVII secolo, quando il navigatore olandese Dirk Hartog gettò l’ancora da quelle parti. Fu da allora che si iniziò a parlare di Australia come del “nuovissimo continente”, una terra da scoprire ma soprattutto da conquistare. Oggi l’Australia è diventata la nuova America per quanti aspirano a cambiare aria o a mettersi in gioco da qualche altra parte. Le condizioni, d’altronde, ci sono tutte, nonostante l’abissale distanza che la separa dal nostro continente. Anzi, forse proprio quei 16.000 chilometri sono il simbolo più deciso ed eloquente della volontà di voltare pagina e mettere il passato alle spalle. L’Australia, uno dei Paesi più estesi del mondo, ma con meno abitati in proporzione ai chilometri quadrati di terra a disposizione, si trova in condizioni economiche fiorenti e, a causa della colonizzazione inglese prima e della massiccia immigrazione europea poi, vanta uno stile di vita piuttosto simile al nostro, rendendo meno difficoltoso il passaggio “all’altro mondo”, come dicevano scherzando i primi espatriati. L’Australia ha conosciuto numerose ondate migratorie provenienti dal nostro Paese: per questo la comunità italiana presente laggiù è consistente e al tempo stesso ospitale nei confronti di chi ha deciso di seguire lo stesso percorso dei progenitori. Un motivo in più per scacciare definitivamente anche gli ultimi dubbi e pianificare quel radicale cambiamento di vita che l’Australia può rendere meno traumatico e anzi persino allettante. L’importante è considerare “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata”, per la regia di Luigi Zampa, solo un bel film magistralmente interpretato da Alberto Sordi e Claudia Cardinale e non la rappresentazione del destino che attende chiunque superi l’oceano per cercare una nuova chance. Non è un caso, d’altronde, che nel 2013 i giovani italiani entrati in Australia con il Working Holiday Visa siano più di 60.000. Altro che Alberto Sordi! “L’Australia è una nazione fortunata, gestita da persone mediocri che condividono la sua fortuna”: questa la perfida definizione coniata dal giornalista australiano Donald Horne per fotografare in un flash la condizione del suo Paese e dei suoi concittadini. Il senso in realtà è che da quelle parti il territorio offre opportunità straordinarie a chiunque. Informazioni generali Geografia e clima L’Australia, con i suoi 7 milioni e mezzo di chilometri quadrati, è il sesto Paese più esteso del mondo e il più grande dell’Oceania, tanto che ha finito per sostituirsi nel nome alla definizione ufficiale del continente. Completamente circondata dall’oceano (Indiano a ovest e Pacifico ad est), è formata da una parte continentale (infatti non è considerata geograficamente un’isola) e da una serie di isole, la più grande delle quali è la Tasmania, collocata nella zona meridionale. Le sue coste, al netto di quelle delle isole minori, misurano oltre 34.000 chilometri, decisamente frastagliate nei territori settentrionali e sud-orientali; nel settore nord-orientale sono caratterizzate dalla presenza della Grande Barriera Corallina, la più ampia formazione di corallo del mondo, una delle attrazioni più affascinanti del Paese coi suoi 2.000 chilometri di estensione. Il territorio, pianeggiante, è tagliato a metà dal Tropico del Capricorno ed è prevalentemente arido e desertico: è questa la ragione per cui il numero di abitanti per chilometro è decisamente ridotto. La parte meridionale è l’unica che può vantare un clima temperato ed è per questo che i centri abitati sono per lo più concentrati sulla costa sud. Il nord è caratterizzato invece da un clima di tipo monsonico tropicale, mentre il centro subisce gli effetti di un clima desertico che ha reso quell’ampia area del Paese del tutto inospitale. Nonostante in Africa le superfici aride siano più estese, il continente australiano è proporzionalmente più soggetto a questo fenomeno, che interessa i tre quarti del territorio. Superfluo ricordare che le stagioni, trattandosi dell’emisfero australe, sono invertite rispetto al nostro: quando in Italia è estate, in Australia è inverno e viceversa. Le temperature più basse in assoluto si registrano durante il mese di luglio, quando sugli altipiani del sud-est e sulle montagne oltre i 1500 metri cade la neve, che vi rimane per molti mesi. Le temperature più elevate si registrano invece tra gennaio e febbraio nella zona meridionale e tra novembre e dicembre ai tropici. Trattandosi di un Paese particolarmente grande, si può dire che siano rappresentate quasi tutte le tipologie di clima presenti sulla Terra. Ma cosa ci fanno i cammelli in Australia? Un interrogativo legittimo, visto che questi animali non sono autoctoni. Essi infatti furono importati dal Medio Oriente intorno alla metà del XIX secolo per consentire ai coloni inglesi di esplorare le desertiche immensità dell’outback. Una volta esaurito il loro compito, furono abbandonati nel deserto, dove si riprodussero diventando specie diffusa. Ambiente L’ambiente australiano è unico al mondo e deve questa sua straordinaria peculiarità al suo precoce distacco dalla massa unica del Gondwana, nella notte dei tempi. Oltre 11.000 sono le varietà vegetali, gran parte concentrate a nord e a est, ma assai più interessanti sono le specie animali, molte delle quali esclusive e uniche come l’ornitorinco, l’echidna, il canguro, il koala o l’emù, sviluppatesi qui e non altrove sia per l’isolamento dell’habitat locale sia per la tardiva comparsa dell’uomo, che non ne ha pregiudicato, come invece accaduto in altre parti, l’evoluzione. È indubbio che la natura abbia ancora un’importanza preponderante sullo sviluppo della società australiana: la straordinaria varietà dei suoi paesaggi è tale da averne quasi imposto una rigida conservazione. Oggi oltre il 10% del territorio, pari a 77 milioni di ettari, è protetto da specifiche norme di salvaguardia, a cui si vanno ad aggiungere altri 65 milioni di ettari di aree marine, a testimonianza della grandissima attenzione che gli australiani dedicano all’ambiente, peraltro riconosciuta a livello mondiale dall’Unesco: sono sedici, ad oggi, le aree dichiarate patrimonio naturale dell’umanità (i fossili di Riversleigh e Naracoorte, l’i- sola Fraser, le foreste pluviali, la Grande Barriera Corallina, le Greater Blue Mountains, le isole Heard e Mc Donald, l’arcipelago delle Lord Howe, l’isola Macquarie, la costa di Ningaloo, il parco nazionale di Purnululu, la Baia degli squali e i Tropici del Queensland, il parco nazionale di Kakadu, la natura della Tasmania, il parco nazionale di Uluru-Kata Tjuta e la regione dei laghi di Willandra). L’Australia può contare su più di 7.000 spiagge diverse, un record geografico che nessun’altra nazione al mondo è in grado di insidiare. Storia La storia dell’Australia è relativamente recente, visto che la sua scoperta va fatta risalire alla spedizione del navigatore olandese Willem Janszoon, giunto sulle coste australi nel 1606, anche se fu il suo connazionale Dirk Hartog a toccare il suolo australiano dieci anni dopo. Ma fu solo dopo l’arrivo del britannico James Cook che si aprirono le porte alla colonizzazione europea del continente, sul quale peraltro abitavano già da 40.000 anni popolazioni indigene probabilmente spintesi fin lì dalle isole della Nuova Guinea, approfittando dell’abbassamento del livello dei mari dovuto ad una glaciazione. All’arrivo degli inglesi, che destinarono l’Australia a sede di famigerate colonie penali, gli aborigeni – così chiamati spregiativamente dai nuovi arrivati perché, nella loro ottica, considerati esemplari di uomo primitivo – erano divisi in oltre 600 gruppi distinti e contavano tra i 300.000 e il milione di individui. L’impatto con i nuovi arrivati fu traumatico al punto che la popolazione indigena subì una significativa riduzione tra XIX e XX secolo. La colonizzazione del territorio proseguì a ritmi elevati, finché nel 1852 venne concesso l’autogoverno alle nuove colonie, che ormai prosperavano e continuavano ad attirare emigranti. Nel 1901, quando si sfiorò quota quattro milioni di abitanti, nacque il Commonwealth of Australia, una sorta di confederazione dipendente dalla corona inglese che riuniva sotto un’unica bandiera gli Stati che si erano formati nel frattempo. Stante la rivalità esistente fra Sidney e Melbourne, si decise di costruire una città a metà strada fra le due e di indicarla come capitale del nuovo Stato: Canberra. La nuova nazione, pur indipendente dalla Gran Bretagna, mantenne solidi rapporti con Londra, al punto che allo scoppio della I guerra mondiale inviò in appoggio alle truppe inglesi i suoi contingenti, che si distinsero in più occasioni per lealtà e coraggio. Lo stesso accadde allo scoppio della II guerra mondiale, durante la quale a sacrificarsi per la libertà furono oltre 40.000 australiani, in particolare nello scacchiere del Pacifico. Fu durante la guerra che l’Australia conquistò la sua indipendenza costituzionale dalla Gran Bretagna. Dopo la firma dei trattati di pace l’Australia conobbe una vera e propria invasione di profughi e immigrati, richiamati dalle straordinarie possibilità di lavoro create dai guasti della guerra. In quindici anni la popolazione passò da 7 milioni e mezzo di abitanti a 10 e mezzo. Il che contribuì a far esplodere la questione “aborigeni”: inizialmente protetti come una cultura in via di estinzione, i nativi, considerati incapaci di evolversi dal loro stato primitivo, furono rinchiusi in aree dedicate per essere lentamente avviati a un programma di rieducazione che li avvicinasse agli usi e ai costumi degli europei. Così migliaia di bambini furono allontanati dai loro genitori, ma non diventarono mai ciò che i colonizzatori avevano sperato, anche perché vennero per lo più sfruttati come manodopera a costo zero. Solo negli anni Sessanta si iniziò a discutere di diritti dei nativi, anche se poco venne realizzato a livello politico per una loro reale integrazione nella società australiana. L’arte aborigena australiana è la più antica del mondo tra quelle indigene. Dati e cifre Capitale: Canberra La capitale dell’Australia venne costruita dal nulla per evitare che gli abitanti di Sydney e quelli di Melbourne giungessero ad atti violenti per contendersi il primato Stati della federazione: • • • • • • • • New South Wales (Sydney): pop. 6,55 milioni (4,12) Victoria (Melbourne): pop. 4,93 milioni (3,59) Queensland (Brisbane): pop. 3,90 milioni (1,76) Western Australia (Perth): pop. 1,96 milioni (1,45) South Australia (Adelaide): pop. 1,51 milioni (1,11) Tasmania (Hobart): pop. 0,48 milioni (0,20) Australian Capital Territory (Canberra): 0,32 milioni (0,32) Northern Territory (Darwin): 0,19 milioni (0,11) Popolazione: 23 milioni circa (Italia: 60 milioni circa) Densità: 2,84 abitanti/kmq. (Italia: 201,71) Tasso di crescita: 1,13 (Italia: 0,38) Tasso di natalità: 12,28/1000 (Italia: 9,06) Tasso di mortalità: 6,94/1000 (Italia: 9,93) Tasso di saldo migratorio: 5,93/1000 (Italia: 4,67) Speranza di vita: 81,9 anni (Italia: 81,86) Pil: 918 miliardi di dollari (Italia: 1822 miliardi di dollari) Pil pro capite: 40.800 dollari (Italia: 30.100 dollari) Disoccupazione: 6% (Italia: 8,4%) Disoccupazione giovanile: 11,6% (Italia: 25,4%) Superficie: 7.740.000 km quadrati Lingua ufficiale: inglese Moneta: dollaro australiano (10 dollari=7 euro circa) Fusi orari: orientale: +10 rispetto a Greenwich; centrale: +9,5; occidentale: +8 Principali festività pubbliche: • • • • • Australia Day (festa nazionale): 26 gennaio Pasqua Anzac Day (festa delle forze armate): 25 aprile Remembrance Day (festa dei caduti): 11 novembre Natale: 25 dicembre Simboli Bandiera La bandiera nazionale sventolò per la prima volta a Melbourne il 3 settembre 1901 ed era già allora caratterizzata da gran parte degli elementi che vi compaiono oggi. Su sfondo blu campeggiano in alto a sinistra la bandiera britannica, in omaggio alla colonizzazione inglese delle origini, e sulla destra la costellazione della Croce del Sud, a testimoniare la posizione geografica del territorio; in basso a sinistra una stella a sei punte, in rappresentanza dei sei Stati della confederazione, che si è arricchita di una settima punta nel 1908 per certificare anche dal punto di vista simbolico l’inclusione dei due Territori (della capitale e del nord). Tuttavia ognuno degli Stati della confederazione ha una sua bandiera: in comune hanno lo sfondo blu e la Union Jack in alto a sinistra, mentre variano gli elementi accessori. Il Nuovo Galles del Sud ha uno stemma circolare con la Croce di San Giorgio, il Queensland uno stemma con la Croce Maltese, l’Australia del Sud una gazza nera su sfondo dorato, la Tasmania un leone rosso su fondo circolare bianco, il Victoria la Croce del Sud sormontata dalla corona imperiale di Sant’Edoardo, l’Australia Occidentale un cigno nero su sfondo dorato. Diverso il discorso per le bandiere dei due Territori, elaborate solo di recente e simili tra loro nell’architettura: quella della capitale riporta sul terzo sinistro blu la Croce del Sud e sui due terzi rimanenti lo stemma della città di Canberra su sfondo giallo. Quella dei Territori del Nord mantiene la Croce del Sud sulla parte sinistra nera, mentre sugli altri due terzi campeggia una rosa bianca del deserto di Sturt stilizzata su sfondo ocra. Stemma del Commonwealth d’Australia Concesso dal re d’Inghilterra Giorgio V nel 1912, lo stemma viene usato nella documentazione ufficiale per certificare l’autorità della federazione australiana: esso è composto da uno scudo con gli stemmi dei sei Stati, a cui si aggiungono una mimosa, un canguro e un emù. Inno nazionale L’inno nazionale australiano è “Advance Australia Fair”, composto da Peter Dodds McCormick nel 1878 e diventato ufficiale nel 1984. Queste le parole: Australians all let us rejoice, For we are young and free; We’ve golden soil and wealth for toil; Our home is girt by sea; Our land abounds in nature’s gifts Of beauty rich and rare; In history’s page, let every stage Advance Australia Fair. In joyful strains then let us sing, Advance Australia Fair. Beneath our radiant Southern Cross We’ll toil with hearts and hands; To make this Commonwealth of ours Renowned of all the lands; For those who’ve come across the seas We’ve boundless plains to share; With courage let us all combine To Advance Australia Fair. In joyful strains then let us sing, Advance Australia Fair. I colori nazionali australiani, utilizzati in particolare dalle rappresentative sportive, sono il verde e l’oro. La pianta simbolo è l’A- cacia pycnantha, anche se ogni Stato della federazione può vantare la sua specificità. La pietra preziosa nazionale è considerata non a caso l’opale, visto che il 95% di queste pietre viene proprio da qui. L’animale simbolo di questa terra è il canguro, presente in oltre 24 milioni di esemplari e assolutamente autoctono. Tuttavia in numero assai più rilevante ci sono le pecore, padrone incontrastate delle sconfinate pianure in cui vengono lasciate pascolare: secondo le ultime stime ce ne sarebbero 150 milioni, quasi otto per abitante. Il numero dei canguri in Australia, suddivisi nelle loro 51 tipologie diverse (dalla più piccola, il ratto muschiato, alla più grande, il canguro rosso) è di poco superiore a quello degli esseri umani, ragion per cui è in vigore un dettagliato programma di culling o abbattimento selettivo che permette di tenere sotto controllo il fenomeno. I cacciatori professionisti ne uccidono dai due ai quattro milioni l’anno, pagando i permessi ufficiali e rifacendosi con la vendita di carni e pelli. Una leggenda vuole che il termine “canguro” sia nato dall’espressione kan-ga-roo con cui i nativi reagirono alle domande dei primi conquistatori inglesi: nella loro lingua significava “non capisco” e fu usata anche quando si chiese loro il termine con cui chiamavano appunto il canguro. Interpreter symbol In presenza di questo segnale, chi non è in possesso di sicure nozioni di inglese può richiedere assistenza linguistica. Si tratta di uno strumento ideato dal Victorian Office of Multicultural Affairs nel 2006 e destinato a quanti, alle prese con servizi governativi per i quali la precisione delle informazioni risulta assai importante, non possono permettersi di interpretare male quanto detto o scritto. Collegamenti Per l’Australia La distanza in linea d’aria fra Roma e Sydney supera di poco i 16.000 chilometri, il che equivale più o meno a una ventina di ore di volo, scali esclusi, visto che attualmente non esistono tratte dirette Italia-Australia. Numerose sono le compagnie aeree in grado di operare il collegamento in modo adeguato partendo dall’Europa: Singapore Airlines, Emirates, Qantas, Cathay Pacific o British Airways offrono voli quotidiani con tappa di volta in volta a Singapore, Dubai o Bangkok. In alternativa è possibile raggiungere un aeroporto di area indocinese per poi partire alla volta dell’Australia con compagnie alternative, come per esempio la Malaysian Airlines, la Jetstar o la AirAsia, giudicata lo scorso anno miglior low cost del mondo e in grado di collegare Kuala Lumpur (Malaysia) a Sydney con costi davvero concorrenziali. In Australia Una volta giunti dall’altra parte del mondo, meglio dimenticare abitudini e cliché consolidati e adattarsi quanto prima alla nuova situazione. L’Australia è più o meno ampia come gli Stati Uniti d’America e le principali città distano fra loro migliaia di chilometri, ragion per cui il mezzo di trasporto più utilizzato rimane l’aereo. Ovviamente è possibile spostarsi anche in treno o in automobile, ma si tratta di scelte per lo più antieconomiche o comunque meno concorrenziali in termini di tempo ed energia. Le ferrovie esistono, ma sono destinate quasi esclusivamente al traffico merci: nessuna linea ad alta velocità, dunque, nessuna corsia preferenziale per i passeggeri. Certo, se l’obiettivo è quello di ammirare il panorama del Paese, si tratta forse dell’opzione migliore. Altrimenti meglio pensare ad altro. Da Nurina (Australia dell’Ovest) a Watson (Australia del Sud) corre il più lungo rettilineo ferroviario del mondo: i binari sono diritti per ben 478 chilometri. L’Australia può vantare anche il rettilineo stradale più lungo del pianeta, 148 chilometri: si tratta dell’Eyre Highway a Caiguna, nell’Australia dell’Ovest, nel bel mezzo della pianura di Nullarbor. Se si pensa all’auto, va tenuto presente che le autostrade australiane sono per la maggior parte lunghi nastri d’asfalto a una sola corsia per senso di marcia senza spartitraffico centrale. I rigidi limiti di velocità (fra i 100 e i 110 km/h a seconda dello Stato) impongono uno stile di guida rilassato e monotono, tuttavia va detto che traffico e rallentamenti sono piuttosto rari e che quindi è possibile mantenere medie elevate pur non infrangendo mai il codice della strada. Le autostrade sono gratuite tranne alcuni brevi tratti nei pressi delle grandi città, il cui pedaggio viene addebitato su carta di credito da sistemi di rilevamento automatizzato, purché si sia provveduto a registrare il proprio mezzo sui siti internet delle società concessionarie. Se per gli spostamenti interni si propende invece per l’aereo, assai ampio è il ventaglio delle possibilità e delle compagnie a disposizione: oltre alla compagnia di bandiera, la Qantas, che opera comunque con prezzi concorrenziali, si segnalano anche la Jetstar e la Virgin, oltre alle piccole compagnie regionali come la Regional Express o la Airnorth. Resta infine l’opzione pullman: la linea nazionale è la Greyhound e collega fra loro tutte le città secondo orari e costi variabili e consultabili sul sito internet di riferimento. Inutile precisare che ogni metropoli offre poi innumerevoli possibilità di usare i mezzi pubblici: sarebbe impossibile però offrire in questa sede le indicazioni utili alle esigenze del singolo. Società Popolazione L’immigrazione è sempre stata un elemento di straordinaria importanza per la nascita prima e la crescita poi dell’Australia. I primi pionieri giunsero da quelle parti alla fine del Settecento e da allora il numero di neo-australiani crebbe significativamente, fino ai picchi della mitica corsa all’oro verso la metà del XIX secolo, quando gli immigrati registrati ufficialmente furono più di 50.000 ogni anno. Un altro momento in cui l’Australia diventò meta privilegiata di molti europei fu l’immediato secondo dopoguerra, quando in Europa il lavoro mancava mentre in Australia era assai richiesto per la ricostruzione. In quegli anni si rese necessaria la creazione di un Ministero appositamente dedicato perché guidasse e regolamentasse gli ingressi nel Paese, privilegiando alcune zone del mondo a scapito di altre (non a caso si parla di “politica dell’Australia bianca”, conclusa alla fine degli anni Settanta, quando cessò ogni carattere discriminatorio nel fenomeno). Dal 1945 ad oggi gli immigrati hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 6 milioni e mezzo. Secondo gli ultimi dati, gli australiani sono oggi poco più di 21 milioni e mezzo (53° Paese al mondo), per la maggior parte concentrati nelle metropoli del sudest del Paese. Il 90% di loro vanta origini europee, l’8% asiatiche e solo il 2% autoctone. Il ceppo d’origine più rappresentato è ovviamente quello britannico, col 45,26%, seguito da quello irlandese (9,08%) e da quello italiano (4,29%). Gli italo-australiani, censiti in un numero che si avvicina agli 850.000, vivono concentrati soprattutto nello Stato di Victoria e in quello del Nuovo Galles del Sud: tuttavia per il 63% sono ultrasessantenni, a testimonianza della massiccia ondata emigratoria registrata nel secondo dopoguerra e del successivo, drastico calo. I superstiti degli australiani indigeni, i cosiddetti aborigeni, sono oggi non più di 50.000, molti dei quali confinati in riserve delle regioni steppose centrali. I problemi di integrazione, nonostante il celebre discorso con cui nel 2008 il Primo Ministro Kevin Rudd presentò le scuse ufficiali del parlamento ai discendenti dei nativi, rimangono pressoché immutati, così come le loro condizioni di vita, raramente paragonabili a quelle dei discendenti degli europei. Aussie: è questo il termine con cui gli australiani definiscono se stessi. Nato come termine un po’ dispregiativo per indicare gli emigrati anglosassoni, si è poi diffuso fino ad assumere caratteri generali. La sua pronuncia suona pressappoco così: ˈɒzi:. Da lì è nata la trascrizione diretta del suono, trasformata in quell’oz che nella pubblicità e sui cartelloni sta ad indicare l’Australia. Lingua La lingua ufficiale è l’inglese. Un inglese “australiano”, ovviamente, che prende le mosse dall’originale, esportato dai primi coloni britannici, ma che ha finito per risentire di secoli e secoli di “imbarbarimenti” legati agli apporti linguistici dei tanti migranti che sono giunti a cercare fortuna da quella parte del mondo. Secondo i dati dell’ultimo censimento, l’inglese risulta ancora oggi la lingua più parlata del Paese; al secondo posto – e non deve stupire – il mandarino (cinese), quindi l’italiano, il tedesco e il greco. Proprio perché il melting pot sociale è particolarmente variegato, i siti internet delle più importanti istituzioni australiane offrono pagine tradotte in una trentina di lingue, in modo che le informazioni essenziali non vengano travisate a causa di una cattiva conoscenza dell’inglese. Suddivisioni amministrative Come detto, l’Australia è una federazione di sei Stati. Ad essi però si aggiungono altri organismi socio-politici chiamati “Territori”, solo tre dei quali sono dotati di un governo proprio e autonomo (Territorio del Nord, Territorio della Capitale e Isola di Norfolk): gli altri sono amministrati direttamente dal Commonwealth. Ecco l’elenco dettagliato, con la sigla, la tipologia e la capitale o il capoluogo: Australia del Sud (SA – Stato): Adelaide Australia dell’Ovest (WA – Stato): Perth Nuovo Galles del Sud (NSW – Stato): Sydney Queensland (QLD – Stato): Brisbane Tasmania (TAS – Stato): Hobart Victoria (VIC – Stato): Melbourne Territorio della Capitale (ACT – Territorio): Canberra Territorio del Nord (NT – Territorio): Darwin Territorio della baia di Jerfis (JBT – Territorio): Jervis Bay Village Territorio Australiano Antartico (Territorio esterno) Isole Ashmore e Cartier (Territorio esterno) Isole Cocos e Keeling (CC – Territorio esterno): West Island Isole Heard e McDonald (HM – Territorio esterno) Isole del Mar dei Coralli (Territorio esterno) Isola di Natale (CX – Territorio esterno): Flying Fish Cove Isola di Norfolk (NF – Territorio esterno): Kingston Ordinamento politico L’Australia è una democrazia parlamentare fin dalla nascita, nel 1901, del Commonwealth of Australia, nazione federale che si riconosce nei principi sanciti dalla Costituzione emanata in quello stesso anno. Gli Stati sono sei e ad essi si aggiungono i due Territori che hanno assunto di recente prerogative simili a quelle degli Stati, più gli altri territori minori. Le competenze del governo federale sono specificate dalla Costituzione e comprendono affari esteri, commercio internazionale, difesa e immigrazione. I singoli Stati e i Territori possono invece legiferare autonomamente su materie di competenza locale, come pubblica istruzione, viabilità, polizia, vigili del fuoco e trasporti pubblici, purché le norme varate non entrino in conflitto con quelle federali. L’ordinamento politico, a qualsiasi livello, prevede comunque i tre livelli canonici: legislativo, esecutivo e giudiziario. Ciononostante, l’Australia resta formalmente una monarchia costituzionale, visto che il sovrano d’Inghilterra risulta ancora oggi sovrano anche d’Australia. La regina o il re nominano un governatore generale che funge da loro rappresentante ufficiale e che, in ossequio a tradizioni tanto radicate quanto esclusivamente formali, nomina i nuovi Ministri su indicazione del Primo Ministro australiano. Il Parlamento federale è costituito da due camere, la House of Representatives (camera dei deputati) e il Senate (senato), i cui membri vengono eletti direttamente dal popolo tramite consultazioni che avvengono per legge ogni tre anni per la prima camera e ogni sei per la seconda. Il senato è composto da 76 membri: 12 per ogni Stato più 2 per ognuno dei due Territori maggiori. La camera dei deputati invece è composta da un numero variabile di membri in relazione alla popolazione di ciascuno Stato, ma in modo che comunque il rapporto con i senatori sia 1 a 2 o vi si avvicini quanto più possibile: oggi i deputati australiani sono 150 e ognuno di essi rappresenta all’incirca 80.000 elettori. Entrambe le camere possono presentare proposte o disegni di legge, che per diventare operativi però necessitano dell’approvazione di entrambi i rami del Parlamento. Il governo federale è costituito dal partito o dalla coalizione che alla camera dei deputati hanno ottenuto la maggioranza dei seggi, indipendentemente da quanto accaduto alle elezioni per il senato, dove la maggioranza può anche non esserci. Esistono poi gli ordinamenti locali, non meno importanti: ogni singolo Stato ha il suo parlamento, costituito da due camere ad eccezione del Queensland, mentre i due Territori maggiori hanno un’unica camera, definita Legislative Assembly. Le amministrazioni locali, o shire council, si occupano invece di gestire l’ordinaria amministrazione nei singoli Territori e sono formate da aldermen o councillors eletti direttamente dai residenti. In Australia hanno diritto di voto tutti i cittadini che abbiano compiuto i 18 anni, ma non possono eleggere in Parlamento nessuno straniero. I principali partiti politici che si sono alternati al governo negli ultimi anni sono il Partito Laburista (Australian Labour Party), formazione di centro-sinistra, il Partito Liberale (Liberal Party of Australia) e il Partito Nazionale (National Party of Australia), questi ultimi due alleati in una coalizione di centro-destra; ad essi si aggiungono altre formazioni politiche minori, le più rappresentative delle quali sono i Democratici Australiani (Australian Democrats), i Verdi (Australian Greens) e Una Nazione (One Nation). Leggi e usanze Il più importante organo giudiziario d’Australia è la Corte Suprema, composta da un presidente e sei giudici ordinari. Ad essa si aggiungono la Federal Court, la Family Court e la Federal Magistrates Court. La prima si occupa di dirimere controversie in tutte le materie su cui ha esclusiva giurisdizione il Parlamento, come il diritto commerciale, le leggi sull’immigrazione, eccetera. Il processo di primo grado è gestito da un giudice monocratico, l’appello da una full court composta da almeno tre giudici. La Family Court si occupa invece di diritto familiare e tutto ciò che concerne affidamenti, adozioni, accordi internazionali; non si occupa però di divorzi, prerogativa specifica delle Federal Magistrates Court, che hanno la funzione di snellire il lavoro giudiziario delle altre due corti e di garantire un’ulteriore analisi dei casi là dove sia dimostrato qualche vizio di forma. L’intero impianto giudiziario funziona secondo regole e standard comuni a quelli della maggior parte dei Paesi occidentali. Ogni individuo è considerato innocente fino a prova contraria e ha diritto ad essere rappresentato da un avvocato pur se privo di mezzi di sostentamento, grazie all’istituto del patrocinio gratuito. Ad emettere il verdetto sono un giudice o, in certi casi, una giuria popolare sotto il controllo di un giudice. Chiunque decida di emigrare deve tener ben presente che determinati tipi di condanna possono avere conseguenze anche definitive sul diritto di permanenza, indipendentemente dal visto di cui si è in possesso. Se la diversità è considerata una delle ricchezze più straordinarie di cui l’Australia è in possesso, non esiste però nessuna giustificazione né culturale né tanto meno religiosa per comportamenti che la legge considera invece delittuosi. I reati più gravi sono l’omicidio, le lesioni, la violenza sessuale, la pedofilia, la violenza, la rapina, il furto, il possesso e l’uso di sostanze stupefacenti. Perseguite con particolare puntiglio sono la violenza domestica e lo spaccio di droga: le sanzioni possono essere particolarmente pesanti, con la certezza che verranno fatte rispettare con precisione. Il sistema australiano infatti è rapido e sicuro: la certezza della pena è lo strumento sul quale i legislatori hanno concentrato i loro sforzi, visto che risulta il deterrente più efficace contro i reati, persino più della pena di morte, per questo abolita nel 1985. In Australia è possibile detenere armi da fuoco da usare per la caccia, per l’attività nelle aziende agricole o per sport, purché si sia in possesso del porto d’armi. Possedere armi senza la relativa documentazione è reato, così come portarne con sé dal Paese d’origine senza regolare denuncia. Come in tutti i sistemi democratici, le leggi vengono approvate in Parlamento per agevolare la civile convivenza fra i cittadini e mantenere inviolati e inviolabili i loro diritti: uno fra tutti, la diversità, elemento particolarmente sensibile in una società formatasi nei secoli grazie all’apporto di individui provenienti da aree geografiche diverse e portatori per questo di usi e tradizioni specifici. A badare al rispetto delle leggi e dell’ordine pubblico è la polizia nazionale, la Australian Federal Police, a cui si aggiungono le forze di polizia locali per quanto concerne delitti, reati e illeciti relativi ad ogni singolo Stato o Territorio. Il rapporto fra tutori della legge e cittadini è generalmente cordiale e collaborativo. Nel caso in cui si dovesse essere fermati per un controllo, è buona norma, come ovunque, confrontarsi con gli agenti in modo educato e pacato. L’australiano medio infatti non si comporta in modo particolarmente diverso dall’europeo medio. Gli australiani non sono inglesi “modificati”: il passaggio delle generazioni dal momento in cui sbarcarono i primi galeotti ha mitigato i caratteri originari e ha favorito la naturale evoluzione che ha portato alla società odierna. Non ci sono abitudini sociali specifiche da rispettare, basta attenersi alle norme della buona educazione. Alcuni luoghi comuni considerano gli australiani particolarmente riottosi all’autorità, ma altri li descrivono rispettosi e collaborativi: non esistono dunque stereotipi all’interno dei quali inquadrare caratteri e comportamenti. Mateship (amicizia) e fair go (equità di trattamento) sono principi di riferimento per il buon australiano, ma anche per gran parte dei cittadini del mondo dotati di buon senso e buona educazione. Un discorso a parte lo merita il rapporto con gli alcolici. Negli ultimi anni l’alcolismo, soprattutto fra i più giovani, è diventato una vera e propria piaga sociale (oltre 200 aggressioni al giorno legate all’abuso di alcol), tanto che il governo è dovuto correre ai ripari regolamentandone il consumo e promuovendo robuste campagne di sensibilizzazione (per informazioni dettagliate consultare il sito www.alcohol.gov.au). Oggi in tutti gli Stati e in tutti i Territori l’assunzione degli alcolici è vietata ai minori di 18 anni, ma anche i maggiorenni possono trovare qualche difficoltà a farsi una birra seduti sulla spiaggia mentre ammirano il tramonto. Gli alcolici vanno serviti al pub mentre al dettaglio si trovano in grandi stock solo nei negozi autorizzati (bottle store). Scendendo dall’autobus tutti ringraziano l’autista con un bel thank you oppure con un cenno del capo o della mano. Chi lo dimentica finisce per subire occhiate di disapprovazione da parte degli altri passeggeri, nemmeno fosse salito senza biglietto. Religione Nonostante la maggior parte degli australiani odierni discenda da famiglie provenienti dal Regno Unito, la religione più praticata, secondo i dati raccolti nel corso dell’ultimo censimento, è quella cattolica (25,3%), a seguire l’anglicanesimo (17,1%) e la Chiesa unita dell’Australia (5%). Si professano cristiani in tutte le loro sfumature il 61,1% dei cittadini, mentre buddisti, musulmani, ebrei e induisti non raggiungono insieme l’8%. La Costituzione australiana comunque garantisce – e non poteva essere altrimenti in un Paese in cui l’apporto degli immigrati è stato sostanziale per costituire la base di un solido tessuto sociale – assoluta libertà di espressione religiosa, purché questa, ovviamente, non vada a collidere con le leggi federali. Sport Secondo recenti indagini, più di 11 milioni di australiani si dedicano almeno una volta alla settimana ad attività fisiche: le più gettonate sono la ginnastica, il nuoto, il ciclismo, il tennis e la corsa. Fra gli sport di squadra sono assai apprezzati il cricket e l’hockey, ma anche il rugby, il calcio e soprattutto l’Australian rules football, una via di mezzo fra calcio e rugby che si pratica quasi esclusivamente da quelle parti e che viene considerata lo sport nazionale. Due squadre di 18 giocatori si affrontano su un campo ovale ampio quattro volte un campo da calcio, usando sia le mani che i piedi, tentando di segnare un gol con un pallone ovale simile a quello del rugby all’interno di porte a quattro pali poste ai lati opposti del campo. A testimonianza del buon rapporto fra gli australiani e lo sport, va ricordato il brillantissimo risultato ottenuto dagli atleti locali alle Olimpiadi di Atene del 2004, quando l’Australia si collocò al quarto posto assoluto nel medagliere finale dopo Stati Uniti, Cina e Russia, mentre nell’ultima edizione di Londra, nel 2012, si è piazzata al decimo posto con 7 ori, 16 argenti e 12 bronzi. Nonostante gli australiani siano discendenti diretti dei britannici, la loro nazionale di calcio non ha mai brillato nelle competizioni internazionali, almeno fino ai giorni nostri. La prima qualificazione ad una fase finale dei mondiali risale al 1974, impresa bissata oltre trent’anni dopo con la qualificazione ai mondiali del 2006 in Germania, dove i socceroos (termine coniato da una fusione fra soccer, calcio, e kangaroos, australiani) ottennero il miglior risultato di sempre, ovvero la qualificazione agli ottavi di finale dopo il Brasile, eliminati poi dall’Italia che si sarebbe aggiudicata il torneo. Ma la situazione sta decisamente migliorando: prova ne è la vittoria dei campionati asiatici del gennaio 2015 in finale contro la Corea del Sud. Stile di vita Ovviamente è impossibile generalizzare, soprattutto quando si parla di un Paese così vasto e così vario. Se molti sostengono che stringere amicizia è difficile per la naturale ritrosia dell’australiano nei confronti di chi viene da fuori, altri invece sono disposti a giurare esattamente il contrario. Si tenga però presente che nelle periodiche classifiche delle città più vivibili del mondo, quelle australiane finiscono sempre ai primi posti: non può certo essere un caso. Per tre anni consecutivi l’Australia è stata considerata dall’autorevole Organisation for Economic Co-operation and Development il Paese più felice del mondo: il risultato è scaturito dal confronto incrociato fra i diversi parametri e gli indicatori standard quali ospitalità, lavoro, educazione, sviluppo, salute e sicurezza. La multiforme varietà delle diverse componenti sociali e la loro relativa giovinezza incidono sullo stile di vita locale: in Australia non si sono potute costruire tradizioni ben radicate e solide, tali da incidere profondamente sul comportamento dei suoi abitanti. Ecco perché i maggiori centri abitati sono ben organizzati e funzionali, ma raramente vivaci e interessanti; o perché non si può parlare di una gastronomia tipica dai tratti ben marcati e facilmente riconoscibili, com’è per esempio per la cucina italiana; o perché bere significa arrivare ad ubriacarsi invece di assaporare un bicchiere di buon vino. La Vegemite è una crema salata prodotta in loco lavorando il lievito di birra e viene spalmata sulle fette di pane tostato o utilizzata per farcire dolci. Si tratta di uno dei prodotti di cui gli australiani vanno più orgogliosi, nonostante alla verifica olfattiva e gustativa chi giunge dall’Italia e dalle sue deliziose colazioni mediterranee reagisce con espressioni di disgusto. Chi ha superato il test di degustazione però assicura che dopo qualche tempo ci si abitua. Ciò non esclude però che l’Australia possa vantare gastronomi e sommelier di vaglia, piatti di grande spessore o qualità, città affascinanti e culturalmente attive. È evidente che lo stile di vita più consono al proprio carattere e alle proprie tendenze va scelto anche sulla base delle disponibilità economiche. Ciò che è certo è che l’Australia concede ampia libertà a chicchessia. Ma un’eccezione c’è: il barbecue, di cui gli australiani sono imbattibili estimatori, che vivano in campagna o in città. L’importante è avere sempre a portata di mano un grill e una bistecca. Col barbecue si festeggia tutto il festeggiabile e intorno al barbecue si svolge la storia familiare di gran parte degli australiani. Le prese elettriche australiane sono tutte dotate per legge di un pulsante che le rende attive o le spegne. Si tratta di una misura di sicurezza di cui bisogna prendere nota, se si vuole far funzionare qualche apparecchio elettrico. Sicurezza e salute L’Australia, dati alla mano, è uno dei Paesi più sicuri al mondo: i tassi di criminalità sono fra i più bassi e la modesta densità di popolazione aiuta a conservarli tali, anche all’interno delle poche metropoli esistenti. Nelle città, comunque, è bene mantenere comportamenti adeguati alle circostanze e al contesto, esattamente come si farebbe in qualsiasi altro centro occidentale per ridurre al minimo il rischio di scippi o rapine. Nonostante abbia dato il suo concreto contributo alle coalizioni che in Afghanistan e in Iraq hanno partecipato ai programmi di pacificazione, l’Australia non ha mai subito attentati di alcun tipo, se si esclude la recente, triste vicenda di Sidney, dove un fanatico islamico (poi ucciso dalla polizia insieme a due ostaggi) ha bloccato decine di clienti in una cioccolateria. Gli unici pericoli reali si possono incontrare durante eventuali escursioni in località poco battute o desolate. Gli amanti del trekking devono seguire le indicazioni fornite loro dalle amministrazioni locali o far riferimento a guide esperte del territorio, soprattutto se si affrontano percorsi lontani da quelli più comunemente battuti. Si tenga presente che in Australia si trovano alcuni dei serpenti più velenosi del mondo, numerosi nelle aree desertiche del Paese, e alcuni ragni dal morso letale. Inoltre, nelle zone acquitrinose o bagnate da fiumi e torrenti non è raro imbattersi in colonie di coccodrilli, spesso a caccia di qualcosa da mettere sotto i denti particolarmente aguzzi. Inutile precisare che bagnarsi nei corsi d’acqua privi di controllo e distanti dalle zone turistiche più frequentate può rappresentare un rischio concreto. Allo stesso modo è pericoloso fare il bagno in mare su spiagge isolate: per evitare rischi inutili, meglio puntare su quelle dotate della specifica assistenza per i bagnanti o delle bandierine gialle e rosse che indicano i settori in cui le nuotate possono avvenire senza timore di assalti. Molte delle spiagge più frequentate infatti sono state munite di barriere subacquee in grado di tenere a debita distanza gli squali e le numerose meduse dall’elevato potere urticante. Le bandierine tuttavia indicano anche i punti in cui le correnti, che a volte possono risultare particolarmente forti, non costituiscono un problema per il benessere dei bagnanti. Per quanto riguarda invece il pericolo di contrarre qualche malattia, va detto che non si corre alcun rischio ulteriore rispetto al proprio Paese di origine. Nonostante la variegata fauna che popola quei territori, saranno mosche e zanzare a procurare i fastidi peggiori, peraltro risolvibili con normali farmaci da banco. Per dovere di cronaca si segnala comunque che negli anni passati la zona settentrionale è stata interessata da alcuni episodi di dengue, ovvero una fastidiosa malattia infettiva trasmessa da un particolare tipo di zanzara che provoca febbre alta, mal di testa, eruzioni cutanee e dolori articolari; inoltre sono ancora attivi il virus del Ross River e il virus della foresta di Barmah (5.000 casi all’anno), anch’essi trasmessi da zanzare. Per il resto non c’è da preoccuparsi: bastano un po’ di buon senso e un comportamento rispettoso dei basilari principi di igiene. Grazie ad accordi bilaterali fra Italia e Australia, i primi 6 mesi di soggiorno sono coperti dalla garanzia Medicare, purché si abbia l’accortezza di recarsi presso un ufficio Medicare e farsi rilasciare il tesserino sanitario temporaneo che per 180 giorni offre tutte le garanzie mediche. Se il soggiorno si dovesse prolungare, è possibile stipulare una polizza assicurativa privata con una delle tante compagnie che offrono prodotti di ogni tipo ad ogni prezzo. Diversamente abili Migliaia di australiani sono portatori di una qualche disabilità, la metà di essi in un’età compresa tra i 15 e i 64 anni. Sono dati che da soli spiegano la straordinaria attenzione che viene offerta dalle istituzioni locali ai portatori di handicap. Sono numerose le associazioni pubbliche e private che lavorano per l’inclusione dei diversamente abili nel mondo del lavoro e nella società in genere, secondo leggi che, come in molti altri Paesi, favoriscono la loro assunzione, in particolare nel settore pubblico. Nel 1992 venne promulgato il Disability Discrimination Act per evitare ogni tipo di discriminazione nei confronti dei portatori di handicap sia fisici che psichici in ogni settore della vita pubblica o privata: dalla scuola al lavoro, dall’accesso ai luoghi pubblici allo svolgimento di attività ricreative. Ciononostante per decenni il governo australiano ha respinto sistematicamente le domande di rilascio del visto a chiunque fosse portatore di qualsiasi handicap che si prefigurasse come un costo insostenibile per il sistema sociale: il Disability Discrimination Act era comunque subordinato alle rigide leggi del Migration Act. Se per esempio due migranti in possesso di un visto temporaneo avessero messo al mondo un piccolo “australiano” gravato da handicap, per la legge non avrebbero potuto ottenere il visto definitivo. Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato e la sensibilità degli australiani è aumentata nei confronti di un problema che tocca anche molti di loro. E così due anni fa si è provveduto a modificare le norme legate al rilascio dei visti, permettendo l’ingresso nel Paese anche ad alcuni portatori di handicap e alle loro famiglie: il Ministro della Salute ha detto che i costi sanitari per chi necessita di aiuto saranno sicuramente compensati dai benefici che la sua famiglia porterà alla società australiana. In realtà le modifiche si sono limitate a ritoccare verso l’alto la soglia dei costi sanitari oltre i quali qualsiasi potenziale migrante viene considerato un peso per la società, ma si tratta comunque di un grande successo, in attesa di una legge che impedisca per sempre simili discriminazioni. È allo studio anche l’ipotesi di accettare l’ingresso di persone disabili purché rinuncino ufficialmente a farsi supportare dal sistema sanitario. La questione è invero piuttosto spinosa: da un lato i diritti umani imporrebbero di evitare qualsiasi tipo di discriminazione, ma dall’altro l’aspetto economico continua ad avere il sopravvento e a limitare ogni forma di disponibilità. Nel frattempo il governo ha approvato, fra le lacrime del premier, il Disability Care Australia, un piano nazionale di sostegno alle persone diversamente abili. Per lo meno chi soffre all’interno del suo Paese non è più abbandonato a se stesso dalle istituzioni. Comunicazioni Telefonia fissa Per ridurre le oceaniche distanze che separano tra loro gli australiani, le compagnie telefoniche si sono sviluppate come e più che nelle altre parti del mondo occidentale. Se fino ad una decina di anni fa gli utenti dovevano districarsi fra costi urbani ed interurbani tali da costringerli a firmare contratti separati con diverse compagnie, oggi non è più così: le differenze, come da noi, le fanno le tariffe e le opportunità, nello specifico quelle dedicate a internet. In più da tempo si è sviluppata una serie di servizi di salvaguardia dei diritti dei consumatori che ha reso ancora più semplice ed agevole il rapporto fra il cittadino e le comunicazioni telefoniche: oggi esiste per esempio l’obbligo del servizio universale (Universal Service Obligation) che garantisce a chiunque, ovunque abiti, il diritto ad un accesso ragionevole alle linee; esistono poi il servizio di garanzia per i consumatori e il sistema di assistenza prioritario, finalizzati ad assicurare interventi di ripristino o di assistenza in tempi certi e brevi. La numerazione segue all’incirca i principi di riferimento che vengono usati anche in Europa: i numeri sono in tutto 10, compresi il prefisso di dipartimento (02, 03, 07 o 08) e quello della località (ad esempio 6271 corrisponde a Canberra). Il prefisso internazionale per chiamare dall’Italia è 0061, dopo il quale lo zero del numero dipartimentale va omesso. Il numero di emergenza più importante è il triplo zero (000), che consente, un po’ come l’italiano 113, di contattare la polizia, i vigili del fuoco o l’autoambulanza in tempi ristretti. Da qualche tempo è attivo inoltre il sistema denominato Emergency Alert: si tratta di un meccanismo in base al quale i servizi preposti, verificata la minaccia di una possibile emergenza su territori specifici, inviano automaticamente a tutti i telefoni fissi dei messaggi vocali e a tutti i cellulari dei messaggi in cui si invita la popolazione interessata ad adottare le strategie più adatte per evitare problemi. In caso di eventi meteorologici estremi, incendi o inondazioni, il sistema in passato ha già permesso di tenere sot- to controllo la situazione e di evitare reazioni inconsulte da parte dei cittadini. Telefonia mobile Nel dicembre del 2013 le autorità australiane hanno concluso una vasta operazione di monitoraggio in tutto il Paese, dalla quale è emerso che esistevano più di 6.000 luoghi in cui la copertura risultava insufficiente o addirittura assente. Per questo si è deciso di investire da subito oltre 100 milioni di dollari per attivare un programma denominato Mobile Black Spot, con lo scopo di arrivare in breve tempo ad eliminare qualsiasi vuoto nella comunicazione mobile, ivi compresa la trasmissione di dati via internet. L’Australia è un territorio molto esteso e a tratti anche ostile, in cui spesso la rapidità di eventuali soccorsi può fare la differenza fra la vita e la morte di un individuo: garantire a tutti e dappertutto la possibilità di comunicare è diventata la priorità. E se oggi i servizi di telefonia mobile raggiungono il 99% della popolazione australiana, quelli satellitari permettono di coprire anche l’1% rimanente. Gli operatori di telefonia mobile sono numerosi, ciascuno dei quali offre i propri servizi secondo tariffe variabili. Internet A caratterizzare i siti di origine australiana è il dominio .au, utilizzato per la prima volta nel 1986 in ambito universitario e affiancato per qualche tempo dal dominio .oz. Da allora l’evoluzione della rete è stata simile a quella che si è verificata in Europa, tant’è che accanto ai vecchi sistemi e alla diffusissima rete ISDN si stanno affermando tecnologie più raffinate come la banda larga in fibra ottica e soprattutto il collegamento satellitare, che in un territorio vasto come quello australiano può garantire ottimi servizi senza dover investire in infrastrutture. Nonostante le grandi distanze e il numero relativamente limitato di possibili utenti, sulla banda larga sono fatti ingenti investimenti che a breve renderanno il Paese ancora più interconnesso, con tutti i vantaggi commerciali e sociali che ciò comporta: infatti il numero degli accessi effettuato attraverso questo sistema ha fatto registrare un aumento del 10% annuo. Costi e servizi sono comunque differenti a seconda della compagnia a cui ci si rivolge. Economia Moneta La valuta ufficiale dell’Australia è il dollaro australiano, AUD secondo il codice ISO 4217, anche se l’abitudine di scrivere A$ o persino soltanto $ si sta diffondendo sempre più. Tale valuta entrò in vigore nel 1966 in sostituzione della sterlina australiana: allora si colse l’occasione anche per introdurre il sistema decimale. Infatti il dollaro australiano è suddiviso in 100 centesimi. Attualmente un dollaro equivale a 0,70 euro circa. Per primi al mondo alla fine degli anni Ottanta gli australiani hanno realizzato le loro banconote in plastica (in realtà si tratta di polipropilene). Numerosi i vantaggi rispetto alla carta, a fronte di un maggiore costo di stampa: quando si bagnano non si lacerano e, una volta piegate, riacquistano in breve la loro conformazione originale. Particolare la presenza di un riquadro trasparente da cui trapela una sorta di ologramma. Cinque i tagli disponibili: ci sono banconote da 5, 10, 20, 50 e 100 dollari, su ciascuna delle quali sono raffigurati personaggi di spicco della storia australiana. Sette invece le monete: 2, 5, 10, 20 e 50 cent, 1 e 2 dollari. In questo caso su una faccia è coniata l’effigie della regina Elisabetta, mentre sull’altra si trova un animale tipico, ad esclusione della moneta da 2 dollari. Dati e cifre Certo, la sua posizione strategica fra Asia e mondo occidentale può aver aiutato. Ma a fare la differenza è stata soprattutto l’abbondante presenza nel sottosuolo di materie preziose come oro, diamanti, uranio, ma anche gas naturale, petrolio e carbone. Grazie alle sue ricchezze l’Australia è riuscita a rendere lieve l’impatto della crisi economica globale che altrove si è invece rivelato decisamente più pesante. Il settore minerario e quello energetico contribuiscono al PIL per il 10%, a cui va però aggiunto un altro 20% legato all’esportazione dei prodotti, in particolar modo verso la Cina, che negli anni è diventato partner commerciale sempre più importante. Ma è stata la vicinanza geografica con l’Asia ad aiutare in modo sensibile il Paese a resistere ai colpi della recessione mondiale. Non si commercia con la sola Cina: Giappone, India e Corea del Sud sono diventati mercati privilegiati e grazie ad essi gli australiani hanno potuto far valere le loro specificità. E poi c’è l’indubbia competenza di una classe politica che – lo riconoscono un po’ tutti – negli ultimi trent’anni ha lavorato non per sé ma per il Paese. La testimonianza più eclatante di questo impegno è offerta dalle politiche del welfare: oggi l’Australia è il Paese che nel mondo occidentale spende meno in assoluto dopo la Svizzera, eppure il suo sistema di previdenza sociale e quello sanitario risultano fra i più evoluti ed efficienti. Se nel 2012 il debito pubblico italiano sfiorava il 127% del PIL, quello australiano si assestava intorno al 30%. E ancora: all’indomani del fallimento della banca americana Lehman Brothers che diede inizio alla crisi mondiale, gli australiani, consapevoli che oltre il 50% dell’economia dipendeva dai consumi, decisero di distribuire una sorta di bonus ai cittadini, che durante un Natale difficilissimo per il resto del mondo si permisero il lusso di spendere e spandere, contribuendo così ad allontanare lo spettro della recessione. Ovviamente non è tutto oro quello che luccica: per sostenere tali iniziative finanziarie l’Australia ha dovuto accettare il significativo aumento del valore della sua valuta, il che ha finito per incidere sul volume delle esportazioni e sui guadagni relativi. Inoltre si è approfondito il divario fra gli Stati più attivi, come l’Australia dell’Ovest o il Queensland, e gli altri, in cui i posti di lavoro sono diminuiti e alcune grandi aziende sono state costrette a chiudere. Tuttavia finché le risorse minerarie continueranno a garantire i loro introiti, l’economia australiana, e il conseguente stile di vita, non sono in pericolo. L’economia australiana è d’altronde una delle più avanzate del mondo (tutte e tre le principali agenzie di rating – Standard & Poor’s, Moody’s, Fitch – danno all’Australia il punteggio più alto, AAA), al punto che il suo tasso di sviluppo risulta il secondo del globo, superiore persino a sistemi collaudati come quello giapponese o tedesco. La sua crescita (il segno + compare per il 23° anno consecutivo) nel 2014 si è attestata intorno ad un +3,5%, grazie ad un consistente aumento delle esportazioni (+10,4%), ma più che positivo è stato anche l’andamento di altri settori cruciali come quello finanziario, quello edilizio e quello immobiliare. Ma non ci si culla sugli allori: anche se i dati relativi al settore minerario e a quello energetico si mantengono su livelli positivi, gli economisti locali prevedono a breve una transizione verso un modello basato su servizi e infrastrutture. Per questo la banca centrale ha deciso di mantenere inalterato il costo del denaro sui livelli del 2013, ovvero al 2,5%, un toccasana finché i dati relativi alla produttività del lavoro continuano a mantenere segno positivo (2,4%). Insomma, la situazione al momento è quanto di più stabile ci possa essere a livello mondiale: condizioni ideali se si vuole tentare la sorte oltre oceano. Occupazione La formula vincente dell’organizzazione economica australiana è fotografata con convinzione anche dal dato relativo alla disoccupazione, che si mantiene stabile intorno al 6%, con qualche minima oscillazione percentuale che non modifica sostanzialmente il dato generale. Tali oscillazioni sono peraltro legate ai movimenti relativi al lavoro stagionale, meno facile da quantificare in statistica e comunque tale da imporre per forza di cose movimenti, seppure quasi impercettibili, nei report finali. Le cifre pubblicate dall’Australian Bureau of Statistic certificano che comunque nell’ottobre 2014 il numero di posti di lavoro è aumentato di 24.000 unità: gli australiani attivi risultano in tutto 11.590.000 circa. La percentuale di occupati rispetto al totale della popolazione è rimasto pressoché invariato, attestandosi sul 60,5%, anche se nel giro di un anno e mezzo (ovvero dal maggio del 2013) si è perso quasi un intero punto percentuale. Il governo stesso, tuttavia, avverte che il mercato del lavoro è in continua evoluzione e che, per stare al passo con le sue modifiche, è necessario adottare comportamenti adeguati: innanzitutto mantenere un atteggiamento aperto al cambiamento e annusare l’aria, per comprendere al volo la presenza di nuove opportunità; in secondo luogo tenersi aggiornati apprendendo nuove abilità e perfezionando quelle già sviluppate; quindi puntare l’attenzione sul percorso professionale e valorizzare ogni esperienza; poi seguire se possibile le proprie passioni; infine fare affidamento su chiunque possa dare una mano per affermarsi. A seguire ecco la fotografia delle condizioni occupazionali Stato per Stato, in modo da comprendere quali possono essere le realtà più vantaggiose per intraprendere una nuova avventura lavorativa. Il tasso più basso di disoccupazione si registra nei Territori del Nord (4%); a seguire Australia dell’Ovest (5,1%) e Territori della Capitale (5,4%), quindi Nuovo Galles del Sud (5,8%), Australia del Sud (6,6%), Queensland (6,7%), Victoria (6,8%) e Tasmania (7,2%). Per quanto riguarda la forza lavoro (57% di sesso femminile), secondo l’ultimo rapporto annuale del governo l’11% ha in essere un rapporto part time, mentre sono oltre 4 milioni e mezzo gli australiani con più di 20 anni di anzianità. La maggior parte dei lavoratori si trova nel Nuovo Galles del Sud (29,8%) e in Victoria (23,6%), quindi in Queensland (16,9%), nei Territori della Capitale (12,5%), nell’Australia del Sud (8,6%), nell’Australia dell’Ovest (5%), in Tasmania (3,6%) e nei Territori del Nord (0,1%). Per rendere più semplice l’approccio al mondo del lavoro, il governo australiano ha predisposto un sito internet (joboutlook. gov.au) sul quale è possibile verificare la disponibilità di posti in base alle proprie qualifiche: per ogni professione vengono offerte le reali prospettive, il guadagno medio settimanale, i livelli occupazionali, il trend di sviluppo delle richieste, le modalità di svolgimento di eventuali corsi professionalizzanti, le competenze necessarie e così via. È inoltre possibile scaricare una sorta di guida sintetica in cui sono riportate tutte le informazioni utili a capire quanto una professione può essere ambita a seconda dei parametri riportati (http://docs.employment.gov.au). Le professioni più richieste nel 2014, sulla base del confronto fra necessità e disponibilità in loco, sono state, fra le altre, quelle di infermiere, ostetrico, esperto di telecomunicazioni, meccanico, falegname, pediatra, dentista, veterinario, ingegnere e commercialista. A comunicare l’annuale Skilled Occupation List è il Dipartimento Governativo dell’Immigrazione, che regola tutto ciò che ha a che fare con l’ingresso nel Paese di nuova forza lavoro. Nel 2013 il Ministero del Turismo, investendo l’equivalente di 3,2 milioni di euro, ha lanciato la campagna Tourism Australia per cercare giovani (18-30 anni) disposti a trasferirsi nel Paese offrendo loro una vacanza-lavoro: tra le professioni richieste lo specialista del divertimento, l’esploratore, il ranger, il guardiano della fauna selvatica, il degustatore di vini. Stipendi Il livello delle retribuzioni in Australia è indubbiamente più elevato che in Italia. Tuttavia, come sempre, generalizzare è un errore, anche perché le forme di occupazione si stanno diversificando sempre più, così come sempre più numerosi sono coloro che scelgono forme alternative come il lavoro stagionale o quello part-time. Allo stesso modo non tutte le zone dell’Australia sono uguali: in alcuni Stati le cifre crescono anche sensibilmente rispetto alla media, in altri invece scendono, come ovunque d’altronde. Tuttavia è vero – lo certifica ancora una volta l’Australian Bureau of Statistics – che il 10% dei dipendenti guadagna più di 9.000 dollari al mese (al cambio attuale sarebbero all’incirca 6.000 euro, spicciolo più, spicciolo meno); ma è altrettanto vero che c’è un altro 10% che si attesta sui 2.000. I posti migliori sono tutti nel settore minerario, dove il 63% degli occupati in posizioni non manageriali porta a casa più di 2.000 dollari alla settimana. Ma non se la passano male nemmeno i manager, che di media guadagnano 7600 dollari mensili, e i professionisti (6.000). In fondo alle graduatorie ci sono i commessi (2400 dollari al mese), gli addetti ai servizi (2800) e gli operai generici (3200). Anche in l’Australia però si registra una disparità di trattamento economico fra maschi e femmine: in ogni settore le donne guadagnano meno degli uomini (1126 dollari settimanali di media per il sesso debole contro i 1472 di quello forte). In generale si può affermare che qualsiasi occupazione che preveda l’impegno delle canoniche 38 ore settimanali permette di sostenere uno stile di vita assolutamente compatibile con le richieste della società australiana e, addirittura, di risparmiare qualcosa. È vero infatti che il costo della vita è consequenziale al livello delle retribuzioni, dunque piuttosto alto rispetto agli standard italiani, ma le buste paga della maggior parte dei dipendenti permette di farvi fronte con una certa serenità. Ora, non esiste nessuna formula magica che consenta di partire e di ipotecare fin da subito la tranquillità economica. Tuttavia in linea di massima, se ci si limita nelle pretese e nelle aspettative, per raggiungere un livello di soddisfazione minima sarebbe sufficiente trovare un lavoro come cameriere o come commesso: 20 dollari all’ora, più extra il sabato e la domenica, garantirebbero un mensile da 3.000 dollari e oltre, quanto basta per far fronte a tutte le spese e per cavarsi anche qualche piccola soddisfazione. Attenzione, però: le cifre fin qui indicate si intendono tutte al lordo; è necessario infatti applicare una tassazione che a seconda delle circostanze e delle tipologie di occupazione può oscillare tra il 15 e il 30%, anche se al momento della dichiarazione dei redditi sarà possibile riottenere ciò che si è pagato in eccesso secondo le leggi della federazione. Lo stipendio viene accreditato generalmente ogni settimana oppure ogni due, a seconda delle abitudini dei datori di lavoro. A tutt’oggi l’Australia può vantare la maggiore ricchezza media al mondo per singolo cittadino adulto: essa ammonta a 220.000 dollari. Sistema fiscale Abituati ai mille lacci e lacciuoli con cui il fisco italiano cerca di catturare le sue prede, fare i conti col sistema australiano sarà decisamente meno complicato e doloroso. Certo, le tasse si pagano anche laggiù e vanno versate per garantire alla comunità lo sviluppo delle politiche sociali che anno dopo anno si stanno caratterizzando per la loro spregiudicatezza ed efficacia. Ma le procedure sono meno complicate e i parametri più chiari, anche se, essendo l’Australia una federazione, coesistono un regime centrale e normative statali diverse territorio per territorio, peraltro limitate a imposte di bollo, imposte sui terreni e altre tipologie di imposte indirette. La pressione fiscale è decisamente meno elevata rispetto a quella italiana e permette ai singoli e alle famiglie di sostenere un tenore di vita in genere abbastanza elevato. Come dalle nostre parti, le tipologie di tassazione sono sostanzialmente due: la tassa sul reddito (Personal Income Tax), ovvero una percentuale variabile in base alla cifra guadagnata in un anno, e la tassa sui consumi, paragonabile alla nostra Iva (Goods & Service Tax), con un’aliquota fissata al 10%. La prima, in base a quanto previsto dalle norme del Low Income Tax Offset, si applica soltanto a partire dai 18.200 dollari annui di reddito, anche se poi le aliquote successive si differenziano a seconda che il contribuente sia o meno residente: chi ha il domicilio stabile subisce la tassazione dei redditi indipendentemente dal luogo in cui essi sono prodotti, mentre chi non risulta residente è tassato solo sui redditi effettivamente prodotti nel Paese. A differenza però di quanto avviene in Italia, il governo australiano, nel mese di giugno, restituisce a quanti ne hanno diritto il denaro che è stato prelevato in eccedenza sotto forma di imposta. Per maggior sicurezza, ogni lavoratore può fare affidamento sul sito dell’Au- stralian Taxation Office e controllare, professione per professione, tutto ciò che gli è consentito detrarre. Nel 2014 le aliquote fiscali sono state così fissate: fino a 18.200 dollari nulla; da 18.201 a 37.000 19%; da 37.001 a 80.000 3572 dollari più 32,5 centesimi per dollaro; da 80.001 a 180.000 17.547 dollari più 37 centesimi per dollaro; da 180.001 54.547 più 45 centesimi per dollaro. I dipendenti sono sottoposti alle norme del sistema Pay As You Go: i contributi sono detratti dalle buste paga ogni mese e versati direttamente dal datore di lavoro. I redditi da lavoro invece vengono valutati sulla base della fatturazione di entrate e uscite realmente certificate, mentre per quanto riguarda le società vale il principio della residenza fiscale, anche se vengono considerate australiane pure quelle società che, pur avendo residenza fiscale all’estero, svolgono la propria attività o parte di essa in Australia. Nessun lavoratore può svolgere alcuna attività, nemmeno semestrale, se prima non ha provveduto a fornirsi del Tax File Number, una sorta di codice fiscale che lo rende noto al fisco e quindi membro a pieno diritto della comunità degli individui attivi del Paese, con i suoi diritti, ma anche con i suoi doveri. L’Annual Tax Return, corrispondente alla nostra dichiarazione dei redditi, viene realizzata facendo riferimento al Tax File Number: in base alle detrazioni ammesse è possibile ricevere nel giro di due settimane al massimo quanto versato in eccesso secondo i calcoli effettuati e comprovati. Costo della vita È vero ciò che sostengono tutti, e cioè che vivere in Australia è decisamente più costoso rispetto al mantenimento delle medesime abitudini in Italia. Tuttavia il livello mediamente più elevato delle retribuzioni permette di mitigare gli effetti negativi delle maggiori uscite. Ad incidere pesantemente sul budget personale è di solito l’affitto: ovviamente non è possibile in questa sede fornire indicazioni precise, visto che i parametri di riferimento variano considerevolmente in base alla tipologia di abitazione e alla sua collocazione sul territorio. A grandi linee però si può dire che un appartamento di medie dimensioni (due bagni e due/tre camere da letto) può costare fra i 500 e i 700 dollari alla settimana, mentre se ci si accontenta di qualcosa di un po’ più spartano si può scendere a 350 dollari. Naturalmente a queste cifre vanno aggiunte la caparra (2 o 4 settimane di anticipo), le spese delle bollette (più o meno 50-100 dollari settimanali) e quelle iniziali per l’arredamento. Poi ci sono le spese per l’alimentazione: i generi alimentari più comuni mantengono costi in linea con le aspettative, tuttavia bisogna essere pronti a rinunciare alle proprie abitudini e adeguarsi alle disponibilità locali. I prodotti italiani, proprio perché devono affrontare un lunghissimo viaggio, costano parecchio di più rispetto a quelli locali e non sempre si tratta di differenze giustificate dalla qualità. Inutile precisare che le regole auree per una spesa di moderato impatto economico sul portafogli vanno osservate anche là, dunque sì ai prodotti di stagione e no a quelli di importazione, anche perché l’Australia, grazie alla sua estensione, è in grado di produrre gran parte dei prodotti che consuma in ogni momento dell’anno. Se si decide per il ristorante, si tenga presente che un antipasto può arrivare a costare fino a 15 dollari e un piatto unico fino a 40, mentre per una pizza è possibile cavarsela con una ventina di dollari. Occhio a birra e vino, in generale piuttosto costosi, sempre che non ci si rifugi in prodotti di scarsa qualità. Insomma, i vizi, in Australia, possono costare cari: un pacchetto di sigarette si può spingere fino ai 12 dollari, un caffè al bar fino a 3. L’automobile incide meno: bollo e assicurazione (riuniti nella locale Rego) costano all’incirca 650 dollari l’anno per un mezzo di media cilindrata senza tante pretese, mentre benzina e gasolio rimangono a livelli decisamente più abbordabili rispetto ai prezzi praticati in Italia (la benzina, al momento di andare in stampa, costa 1,40 dollari al litro). Procedure burocratiche Visti Il sistema australiano dei visti è quanto di più complicato sia stato elaborato a livello mondiale nel campo. Tutto ciò si è reso necessario sia per salvaguardare il livello generale di benessere dei cittadini sia per garantire che, una volta affrontato un viaggio impegnativo come quello per trasferirsi agli antipodi, si possa trovare agevolmente di che vivere senza pesare sulla collettività. Le politiche di immigrazione sono organizzate in modo molto preciso per evitare un afflusso eccessivo di uomini e donne privi di sbocco lavorativo. Ecco perché il sistema migliore è partecipare preventivamente al programma Skillselect (il sito skillselect.govspace.gov.au è ricchissimo di informazioni e di guide), riservato però a chi ha già accumulato significative esperienze lavorative e desidera metterle a disposizione della comunità australiana. Per prima cosa si compila una EOI, ovvero una Expression of Interest, un lungo modulo disponibile online (www.immi.gov.au) con cui si comunica la propria disponibilità a trasferirsi agli antipodi. Il governo, raccolte tutte le domande e verificata la compatibilità delle professionalità con le esigenze reali, elaborerà una sorta di graduatoria in base alla quale inviterà i candidati migliori a fare domanda di visto. I criteri sono numerosi e diversi: i più importanti sono la disponibilità a trasferirsi ovunque nel Paese, una buona conoscenza dell’inglese (previa presentazione di specifico certificato) e il possesso delle competenze necessarie a svolgere l’attività richiesta, certificabile da un ufficio apposito (dal 1° luglio 2014 la valutazione viene considerata valida per un periodo non superiore ai tre anni dal momento del rilascio), oltre che il godimento di buone condizioni di salute. Gli uffici abilitati a rilasciare tale certificazione sono diversi a seconda del tipo di occupazione, ma basterà consultare il sito internet del Dipartimento dell’Immigrazione alla voce ASRI (Australian Skills Recognition Information) per conoscere il percorso da affrontare. Al termine della compilazione dell’EOI, a seconda della tipologia di visto richiesta, comparirà automaticamente un punteggio sulla base del quale o il Dipartimento dell’Immigrazione o i governi degli Stati e dei Territori o direttamente i datori di lavoro australiani spediranno il loro invito a richiedere il visto entro e non oltre 60 giorni dalla notifica. Tuttavia ci sono anche strade per ottenere il lasciapassare per il paradiso, prima fra tutte il rilascio del visto Working Holiday (vedi sotto), il più utilizzato da quanti pensano di volare dall’altra parte del mondo e, sostentandosi in qualche modo, comunque lecito e previsto dal visto stesso, trovare direttamente là la chiave che permetta di aprire le porte del successo. Si tenga però presente che l’ambasciata australiana a Roma non è autorizzata al rilascio di alcun tipo di visto: i residenti in Italia o a San Marino possono ottenere l’e-Visa direttamente online collegandosi al sito dell’immigrazione australiana e seguendo tutte le indicazioni oppure recandosi di persona all’Ufficio Immigrazione dell’ambasciata australiana in Germania, a Berlino, unico centro europeo autorizzato ad operare al di fuori dei canali informatici. Per chiarezza va precisato che il rilascio del visto non si traduce nell’emissione di un documento cartaceo adesivo da applicare sul passaporto, ma in un’informazione digitale leggibile da tutti gli strumenti atti a scansionare i documenti di viaggio al momento della partenza, per esempio al check-in del volo. Se però servisse una certificazione tangibile, magari per entrare e uscire da altri Paesi durante il trasferimento in Australia, è comunque possibile richiedere un’etichetta adesiva previo il pagamento di una somma variabile a seconda della tipologia richiesta. Che la faccenda legata al rilascio del visto più adeguato alle proprie necessità sia piuttosto complicata lo dimostra anche il fatto che negli anni si sono moltiplicate le agenzie che, a pagamento, provvedono a regolarizzare la posizione di chi ne fa richiesta. È quindi possibile affidarsi a persone di esperienza, in grado di superare tutti gli ostacoli burocratici che si frappongono fra le proprie aspettative e la cruda realtà. Tuttavia bisogna prestare molta attenzione. Fermo restando che è possibile provvedere autonomamente a tutte le operazioni, purché si abbia l’accortezza di seguire le indicazioni fornite con dovizia di particolari dagli stessi organi istituzionali, chi vuole delegare a dei professionisti l’intera procedura senza timore di capitare nelle mani sbagliate può fare riferimento al Mara (www.mara.gov.au), una sorta di albo ufficiale degli agenti di immigrazione autorizzati dal governo. Chi figura nell’elenco (ognuno di essi è dotato di un numero di registrazione detto Marn, verificabile sul sito governativo) ha sottoscritto uno specifico codice di comportamento che lo obbliga a prendersi responsabilità precise e a richiedere parcelle rispondenti a tariffe prestabilite. Dall’agente si potranno pretendere la guida del consumatore (peraltro disponibile anche in rete sul sito del Mara), la dichiarazione scritta sui servizi e sui relativi costi e la restituzione di tutti i documenti utilizzati per attivare le procedure di richiesta del visto. Solo gli agenti di immigrazione registrati sono legalmente autorizzati a fornire assistenza sulle procedure; chi si rivolge altrove, lo fa a suo rischio e pericolo. Si tenga comunque ben presente che rivolgersi ad un agente autorizzato non garantisce automaticamente il rilascio del visto e che non è possibile attribuire all’agente la responsabilità dell’eventuale insuccesso della pratica. Se tuttavia si avesse ragione di ritenere che nello svolgimento del suo incarico l’agente non ha compiuto in tutto e per tutto il suo dovere o quanto precedentemente concordato, è possibile presentare reclamo ufficiale presso l’Authority del Mara o presso il Dipartimento Governativo dell’Immigrazione, senza che questo rischi di influire negativamente sugli esiti della richiesta. Ma vediamo con ordine tutte le tipologie di visto (ce ne sono quasi sessanta) a disposizione degli italiani che desiderano trasferirsi o viaggiare in Australia: per comodità le autorità australiane li hanno indicati con un codice, a ciascuno dei quali corrispondono criteri, costi e destinatari diversi. Uno straordinario strumento è offerto dal sito www.immi.gov.au: si tratta di una sorta di motore di ricerca che, in base alle caratteristiche prescelte, è in grado di indicare la tipologia di visto necessaria. Una volta individuato il documento fra tutti quelli proposti, è possibile ottenere un ImmiAccount (tutte le informazioni sono a disposizione sul sito del Dipartimento dell’Immigrazione), con il quale richiedere, pagare e gestire il visto. Una volta ottenuto il visto, è possibile rimanere aggiornati sulle sue prerogative e sui suoi specifici parametri utilizzando un servizio online gratuito denominato VEVO, (Visa Entitlement Verification Online), che offre ai titolari l’accesso ai diritti e allo status del documento medesimo. Per comodità abbiamo diviso i visti in base allo scopo per cui viene fatta richiesta; una volta individuato quello che fa al caso proprio, si faccia poi affidamento alle precisissime indicazioni fornite dal sito governativo, che per forza di cose risultano molto più specifiche di quelle che è possibile pubblicare in questa sede. Ognuno di essi prevede infatti la presentazione di documenti diversi: sul sito si può trovare l’elenco dettagliato alla voce del visto prescelto. Dall’elenco qui pubblicato sono esclusi i visti – peraltro previsti dalla normativa – riservati a chi desidera ricongiungersi in Australia ad un cittadino di nazionalità neozelandese. Si tenga infine presente che ai costi dei visti, peraltro suscettibili di cambiamenti in ogni momento, è necessario poi aggiungere quelli dello IELTS (ovvero i test da sostenere per certificare un buon livello di conoscenza della lingua inglese), delle visite mediche e dell’eventuale traduzione di documenti specificamente richiesti, per una cifra che può aggirarsi intorno ai 6-700 dollari australiani. Visti turistici Sono destinati a quanti si recano in Australia per turismo oppure per fare visita ad un parente oppure per un breve viaggio di lavoro. Permettono di fermarsi nel Paese per 3, 6 o 12 mesi, vengono rilasciati direttamente in rete nel giro di 24 ore e costano all’incirca fino a 130 dollari. Visto eVisitor (codice 651) Permette di visitare l’Australia per turismo o per affari e consente di rimanere sul territorio al massimo fino a tre mesi nel corso del suo anno di validità. Può essere richiesto online gratis esclusivamente dall’estero almeno due settimane prima della partenza purché non si sia affetti da tubercolosi e non si sia condannati per reati la cui pena risulti superiore ai 12 mesi. Il rilascio avviene entro 10 giorni dalla richiesta ed è ufficializzato attraverso l’invio di una email. Questa tipologia di visto, grazie ad accordi bilaterali con l’Italia, permette di usufruire del programma sanitario Medicare. Il visto è indispensabile per ogni membro della famiglia, minori compresi. Visto visitor (codice 600) Permette di recarsi in Australia per turismo, per visitare parenti o per affari e consente di rimanere sul territorio per dodici mesi al massimo, purché si rispettino i parametri già sopra esposti. In caso di visita parenti, può essere richiesto a un membro della famiglia di fare da sponsor; in questo caso si può richiedere il visto sia dall’estero online che dall’Australia. In caso di viaggio di affari, il visto va richiesto esclusivamente dall’estero online ed è vincolato alla dimostrazione delle proprie credenziali aziendali. Il costo è di 130 dollari australiani. Visto Working Holiday (codice 417) Si tratta di un’opportunità studiata per i più giovani e per incoraggiare gli scambi culturali. È destinata a ragazzi e ragazze di età compresa fra i 18 e i 31 anni e permette di rimanere nel Paese al massimo per un anno, di lavorare per non oltre sei mesi con un singolo datore di lavoro, di studiare per non più di quattro mesi e di entrare e uscire liberamente tutte le volte che si vuole. Per ottenerlo online direttamente dall’estero bisogna dimostrare di possedere denaro sufficiente (5.000 dollari australiani) per mantenersi e per acquistare un biglietto aereo di ritorno e non avere con sé bambini da mantenere. Poco prima della scadenza del visto è possibile fare domanda per un secondo Working Holiday Visa; per ottenerlo è necessario rispettare le condizioni del primo e soprattutto dimostrare di aver svolto per tre mesi (anche non continuativi) in una delle aree regionali indicate sul sito governativo uno specified work, ovvero un lavoro specifico in uno di questi settori: agricoltura e allevamento, pesca, abbattimento degli alberi, estrazione mineraria ed edilizia. Il suo costo è di 420 dollari australiani. Visto Medical Treatment (codice 602) Questa tipologia di visto permette di recarsi in Australia per trattamenti medici o consulti con professionisti (ad esclusione della maternità surrogata), per donare un organo o anche per accompagnare chi sia nelle condizioni di cui sopra purché abbia già ottenuto l’autorizzazione. È possibile ottenere questo visto anche se, superati i 50 anni di età e trovandosi già in Australia, è stato rifiutato il visto permanente per motivi di salute. Il visto è rilasciato gratis. Visto Investor Retirement (codice 405) È il visto destinato ai pensionati economicamente autosufficienti che desiderano trascorrere in Australia gli anni della pensione. Possono ottenerlo uomini e donne di almeno 55 anni d’età, privi di figli da mantenere e dotati di un reddito annuo di almeno 65.000 dollari australiani; inoltre è necessario dimostrare di aver fatto un investimento di 750.000 dollari nel territorio da cui è giunta la sponsorizzazione, di solito la casa, anche se secondo le norme è permesso lavorare, ma non più di venti ore settimanali. Infatti è necessaria una sponsorizzazione preventiva da parte di una delle agenzie governative indicate sul sito del Ministero dell’Immigrazione. Si tratta comunque di un visto temporaneo, poiché alla scadenza del quarto anno è necessario rinnovarlo uscendo dal Paese. Il suo costo è di 325 dollari australiani. Visto Special Program (codice 416) Lo scopo di questo visto è quello di rafforzare le relazioni in- ternazionali e gli scambi culturali, ma lo si può ottenere solo se invitati in base ad un programma speciale elaborato da un ente riconosciuto dal governo: se tale programma prevede periodi specifici di studio o lavoro, il visto permette di svolgere queste attività. Inoltre viene garantita la possibilità di portare con sé un familiare, purché possegga i requisiti previsti. Possono ottenere il visto però solo uomini e donne fra i 17 e i 25 anni di età, a seconda della tipologia del programma a cui si aderisce: ad esempio, per programmi di scambio culturale bisogna aver compiuto i 18 anni, ma per gli scambi scolastici ne bastano 17, mentre per i programmi di School Language Assistant si va dai 18 ai 30 anni compresi. Ovviamente è indispensabile stipulare un’assicurazione sanitaria e presentare i consueti certificati di buona salute e giudiziario. In aggiunta alle prerogative sopra specificate, questo tipo di visto è stato di recente esteso ai lavoratori stagionali; si chiama sempre nello stesso modo, ma viene garantito anche a chi vuole lavorare nell’orticoltura in tutto il Paese o nel turismo, nelle colture di canna da zucchero, cotone o nelle pescicolture in località specifiche da individuare sul sito governativo. Esso permette di lavorare dai tre ai sei mesi e di rimanere in Australia fino a sette mesi. Questo tipo di visto costa 365 dollari australiani. Visto Transit (codice 771) Questo visto, gratuito, permette di transitare per l’Australia e di trattenersi sul territorio per non più di 72 ore. Visti di studio o aggiornamento Si tratta di permessi temporanei che vengono rilasciati per consentire, a chiunque lo desideri e, ovviamente, abbia i requisiti, di trasferirsi in Australia per motivi di studio o di aggiornamento. Visto Training and Research (codice 402) Il permesso, gratuito, è riservato a tirocinanti, professionisti, manager, funzionari amministrativi o docenti universitari ovvia- mente maggiorenni e consente di prendere parte ad un corso di aggiornamento professionale o a un progetto di ricerca esclusivamente su invito o sponsorizzazione da parte di soggetti abilitati. Consente di entrare e uscire dal Paese senza restrizione alcuna finché non si conclude il progetto per il quale si è giunti in Australia. Per ottenerlo bisogna anche essere in grado di dimostrare autosufficienza economica, buona salute e certificato giudiziario immacolato. La sua durata va dai 12 mesi del visto research, ai 18 di quello professional development, ai 24 dell’occupational trainee. Visto Student Guardian (codice 580) Si tratta di un visto studiato per consentire ad un adulto che abbia compiuto almeno 21 anni di accompagnare uno studente nel suo percorso di studi in Australia, minorenne ma anche, in certi casi, maggiorenne. Esso permette di rimanere nel Paese finché non scade il visto dello studente o finché quest’ultimo, se minorenne, diventa maggiorenne: in questo lasso di tempo è possibile partecipare a un corso intensivo di inglese (Elicos) della durata non superiore alle 20 ore alla settimana o, se al di fuori del circuito Elicos, al massimo di tre mesi. Ovviamente se lo studente di cui si è accompagnatori non è il proprio figlio, è indispensabile ottenere il permesso e la delega alla custodia da parte dei genitori. Condizione indispensabile è però dimostrare di possedere 18610 dollari australiani per la propria sussistenza e 3720 per quella dello studente, oltre al denaro necessario al volo di ritorno. Il suo costo è di 670 dollari australiani. Visto Foreign Affairs or Defence Sector (codice 576) Questo visto è riservato esclusivamente a studenti internazionali individuati dal Dipartimento degli Affari Esteri o dal Dipartimento della Difesa per seguire un corso intensivo di inglese. Una volta iniziato il corso, il visto permette di lavorare part time (20 ore a settimana) o, durante le pause, a tempo pieno, ma bisogna dimostrare di avere conseguito risultati positivi. Le stesse condizioni devono essere rispettate da eventuali parenti al seguito, previsti nell’ambito del visto, ma costoro possono lavorare a tempo pieno solo se si sono iscritti ad un master o a un dottorato universitario. Il visto è gratuito. Visto Independent ELICOS Sector (codice 570) Il visto può essere ottenuto solo ed esclusivamente se si è iscritti come studenti ad un corso intensivo di lingua inglese per stranieri registrato all’interno del circuito Elicos (English Language Intensive Course for Overseas Students) e fornito da istituzioni educative registrate presso la CRICOS (Commonwealth Register of Institutions and Courses for Overseas Students, ovvero il registro australiano delle istituzioni e dei corsi per studenti stranieri). Per individuare una scuola in possesso dei requisiti istituzionali basta consultare l’elenco fornito dal sito www.elicos.com o dal sito cricos.deewr.gov.au. Durante le lezioni è consentito anche lavorare part time (full time nelle pause). La permanenza sul suolo australiano è consentita fino alla fine del corso di studi; lo stesso discorso vale per eventuali parenti giunti in Australia come accompagnatori. Tuttavia se il corso di studi supera la durata di 10 mesi e termina in coincidenza con la conclusione dell’anno accademico (novembre/dicembre), il visto è concesso fino a marzo dell’anno successivo, se invece dura più di 10 mesi ma non si conclude in coincidenza con l’anno accademico, viene rilasciato con scadenza a 60 giorni rispetto alla data di chiusura. Anche in questo caso bisogna offrire precise garanzie finanziarie, assicurative e giudiziarie, come specificato nel sito governativo. Questo visto costa 535 dollari australiani. Visto School Sector (codice 571) Il visto è riservato agli studenti di scuola primaria o secondaria oppure a quegli studenti di scuola secondaria che partecipano ad un programma di scambio. Anche in questo caso è possibile essere accompagnati da un adulto che si assume la responsabilità e la custodia. La sua durata è legata alla durata del corso di studi, che ovviamente deve essere frequentato – ottenendo risultati “soddisfacenti” – solo in una delle istituzioni educative del circuito CRICOS (vedi sopra), fermo restando che bisogna comunque dare garanzie dal punto di vista finanziario, assicurativo e giudiziario. Questo visto costa 535 dollari australiani. Visto Vocational Education and Training Sector (codice 572) Il requisito essenziale per questo visto è frequentare un corso di studi “certificate I, II, III e IV”, un corso di istruzione e formazione o un corso per diploma avanzato. Per il resto si faccia riferimento a quanto scritto sopra. Questo visto costa 535 dollari australiani. Visto Higher Education Sector (codice 573) Anche questo visto è riservato a coloro che si prefiggono di studiare un anno in Australia. È indispensabile però essersi iscritti ad un corso di laurea o a un master oppure a un corso di istruzione superiore del circuito CRICOS. Per il resto valgono i requisiti dei visti precedentemente illustrati. Questo visto costa 535 dollari australiani. Visto Postgraduate Research Sector (codice 574) È un visto pensato per coloro che desiderano effettuare ricerca post-laurea e dedicarsi a un master o a un dottorato di ricerca. Le indicazioni e i requisiti ulteriori sono simili a quelli precedentemente indicati. Il costo di questo visto è di 535 dollari australiani. Visto Non Award Sector (codice 575) Questo visto è stato studiato per quanti desiderano frequentare un corso di studi che non prevede diploma o laurea finali. Tuttavia se si è intenzionati a frequentare un corso privo di certificazione finale in funzione dell’iscrizione ad un corso successivo che invece prevede certificazione finale, si deve richiedere il visto specifico per quel corso di studi. Anche in questo caso indicazioni e requisiti ulteriori sono identici a quelli precedenti. Il costo di questo visto è di 535 dollari australiani. Visti di lavoro Sono i documenti fondamentali per potersi trasferire in via temporanea o definitiva in Australia a lavorare. Tra quelli elencati non compaiono, ovviamente, quelli già ampiamente trattati nelle precedenti sezioni, che per la loro natura si configurano come permessi al lavoro oltre che allo studio o al turismo. Visto Temporary Work – skilled (codice 457) Per entrare in possesso di questo documento è necessario essere selezionati da uno sponsor autorizzato per una precisa attività e dimostrare di possedere abilità specifiche attraverso le procedure illustrate nel capitolo relativo al lavoro, più avanti. Il visto è stato studiato proprio per consentire ai datori di lavoro di individuare facilmente professionalità altrimenti non presenti in Australia o presenti in numero minore rispetto alle necessità, peraltro indicate nella Skilled Occupation List che il governo aggiorna ogni anno sulla base delle reali esigenze del Paese. Va subito specificato che si tratta del visto più gettonato e diffuso fra quanti hanno avuto l’opportunità di trasferirsi nel continente australe. Non è un caso che il Dipartimento dell’Immigrazione abbia predisposto la pubblicazione di un corposo volumetto (www.immi.gov.au/ allforms/pdf/1154.pdf) finalizzato ad agevolare la comprensione delle modalità necessarie ad ottenere il documento. Il visto ha la durata di 4 anni (5 se il datore sponsor è una start-up) e permette a chi lo ottiene di portare con sé persone a suo carico che hanno così l’opportunità di lavorare a loro volta o di studiare, facendo ovviamente riferimento alle tipologie di visto necessarie. In alcuni casi (vedi visto codice 186) è possibile trasformare la propria posizione da temporanea a definitiva. Il costo di questo visto è di 1035 dollari australiani. Visto Skilled Independent (codice 189) Diversamente dalla precedente, questa tipologia di visto è riservata ai lavoratori qualificati fino a 50 anni di età in grado di certificare le loro competenze senza essere invitati da un datore di lavoro o da un organismo qualificato che faccia loro da sponsor. Il documento permette poi di vivere e lavorare in Australia come residente permanente e, successivamente, di aspirare alla cittadinanza, estensibile anche a eventuali familiari secondo quanto previsto dalle regole del Dipartimento dell’Immigrazione. Per ottenerlo si compila una EOI (Expression Of Interest), si attende la pubblicazione delle graduatorie e, in caso di esito favorevole (è necessario sommare almeno 60 punti sulla base dei criteri indicati più avanti, nella sezione “lavoro”), si attende l’invito ufficiale secondo quanto previsto dal programma Skillselect. Il costo di questo visto è di 3520 dollari australiani. Visto Business Innovation and Investment – provisional (codice 188) Questo visto, della durata di quattro anni, è destinato a chi intende gestire un business nuovo o già attivo nel Paese o investire in uno Stato o in un Territorio, purché siano indicati specificatamente da un ente governativo o dal Ministero dell’Immigrazione. Per questo è necessario presentare in via preventiva una EOI (Expression Of Interest) e seguire le procedure previste dal programma Skillselect. Il visto si articola in tre sezioni, a seconda delle intenzioni del richiedente: la business innovation stream, riservata a quanti aspirano a sviluppare un’attività aziendale tra quelle richieste dal governo, purché non abbiano superato i 55 anni e abbiano ottenuto almeno 65 punti al test del programma Skillselect (la durata del visto può essere prolungata di altri due anni); la investor stream, per chi si dichiara pronto a investire una somma pari a 1 milione e mezzo di dollari australiani e a mantenere un’impresa in Australia (purché non si siano superati i 55 anni e si siano ottenuti 65 punti al test); la significant investor stream, per quanti sono pronti a investire 5 milioni in settori specificamente indicati dal Ministero dell’Immigrazione e consultabili sul sito del Dipartimento (la durata del visto può essere allungata di altri due anni per due volte). In tutti e tre i casi è possibile portare con sé eventuali familiari e viaggiare liberamente per tutto il tempo di validità dal visto. Il costo di questo visto è di 575 dollari australiani. Visto Business Innovation and Investment – permanent (codice 888) Si tratta del visto col quale l’attività intrapresa grazie al visto precedente da temporanea diventa definitiva e permanente. Ovviamente non serve spedire una nuova Expression Of Interest, tuttavia è indispensabile essere nominati da un’istituzione statale che riconosca la validità del business e certificare i risultati positivi ottenuti nei quattro anni precedenti. Una volta in possesso del documento, è possibile richiedere la cittadinanza australiana, secondo le norme previste dalle vigenti leggi, e diventare definitivamente un residente della terra australis. Il costo di questo visto è di 2255 dollari australiani. Visto Temporary Work – Long Stay Activity (codice 401) Questo visto permette di entrare temporaneamente (massimo due anni, comunque il tempo previsto dallo svolgimento dell’attività prescelta) in Australia per: 1) lavorare in una posizione qualificata nell’ambito di un progetto di scambio del personale; 2) partecipare a competizioni sportive di alto livello; 3) svolgere un’attività di carattere religioso; 4) svolgere lavori domestici a tempo pieno. Per ottenerlo è necessario essere invitati da uno sponsor e dimostrare di possedere le competenze necessarie a svolgere l’attività prevista dai parametri. Il costo di questo visto è di 360 dollari australiani. Visto Business Talent – permanent (codice 132) Si tratta di un visto permanente riservato a quanti desiderano intraprendere una nuova attività in Australia o potenziarne una già esistente e si articola in due ambiti distinti: 1) Significant Business History, per gli imprenditori di alto livello che vogliono fare affari in Australia; 2) Venture Capital Entrepreneur, per quanti dispongono di capitali e fondi provenienti da una società membro dell’AVCAL (Australian Venture Capital Association Limited). Due i requisiti base: essere nominati direttamente da un’agenzia governativa o da uno Stato previa presentazione di una EOI e possedere un milione e mezzo di dollari australiani per il primo caso oppure avere ottenuto un milione di dollari di finanziamento per il secondo. Il costo di questo visto è di 6830 dollari australiani. Visto Temporary Work Short Stay Activity (codice 400) È un visto destinato esclusivamente a quanti debbono svolgere un lavoro altamente qualificato per un tempo non superiore ai tre mesi (sei in casi eccezionali) o partecipare ad attività sociali o culturali, su specifico invito di un’organizzazione australiana in possesso dei requisiti previsti dalla normativa, o dare il proprio contributo ad un’impresa mirata a soddisfare gli interessi specifici dell’Australia. È il documento di ingresso che viene solitamente riservato a quanti giungono dall’estero a portare il loro aiuto in caso di calamità naturali o agli attori che partecipano ad un evento di presentazione del loro lavoro. Ovviamente bisogna essere in grado di dimostrare le proprie elevate competenze ed essere invitati direttamente da un ente australiano certificato. Il costo di questo visto è di 165 dollari australiani, ma in alcuni casi (partecipare ad un evento sportivo da dilettanti, accompagnare una squadra o un atleta ad un evento sportivo a livello amatoriale o entrare in Australia in rappresentanza ufficiale di un governo straniero) è possibile essere dispensati dal pagamento. Visto Superyacht Crew (codice 488) Si tratta di un visto molto tecnico (gratuito), riservato esclusivamente ai membri degli equipaggi che lavorano sui grandi yacht in Australia lunghi almeno 24 metri e destinati a sport o turismo. Il visto, rilasciabile solo previa specifica richiesta del proprietario dello yacht, non può comunque superare i 12 mesi di durata. Visto Employer Nomination Scheme (codice 186) Tale visto è riservato ai lavoratori specializzati che puntano a trasferirsi definitivamente in Australia, ma richiede l’inderogabile requisito della nomina da parte di un datore di lavoro registrato. Se però non si possiede ancora tale nomina, è possibile inviare una EOI e attendere l’eventuale chiamata. I canali sono tre: 1) Temporary Residence Transition: è necessario aver lavorato precedentemente per due anni almeno con un visto codice 457 (vedi sopra) per lo stesso datore di lavoro che fa richiesta; 2) Direct Entry: si tratta di una procedura di immissione diretta per quanti hanno avuto una chiamata, per quanti hanno lavorato saltuariamente in Australia e per quanti non risultano qualificati per il primo canale, purché però abbiano un’esperienza lavorativa precedente di almeno tre anni e posseggano competenze certificabili per l’attività prescelta; 3) Agreement: la procedura è riservata a quanti siano già in possesso di un contratto di lavoro. In linea generale si può aspirare a questo visto se non si sono ancora compiuti i 50 anni di età, ma la normativa ha previsto alcune deroghe; nello specifico possono ottenere il permesso oltre quell’età anche coloro che vengono nominati da un’università come accademici, da un istituto di ricerca come scienziati, da un istituto religioso come ministri, oppure chi può dimostrare di avere guadagnato cifre comparabili a quelle che in Australia prevedono l’applicazione della massima aliquota sul reddito, ovvero più di 180.000 dollari. Il costo di questo visto è di 3520 dollari australiani. Visto Regional Sponsored Migration Scheme (codice 187) Questo è un visto permanente riservato a coloro che vogliono lavorare nell’Australia regionale (ovvero al di fuori di Gold Coast, Brisbane, Newcastle, Sydney, Wollongong e Melbourne) e che per questo devono essere invitati da un datore di lavoro regionale. Per il resto valgono tutte le specifiche già illustrate a proposito del visto precedente, costo compreso. Visto Skilled Nominated (codice 190) Anche questo visto permanente è riservato a lavoratori specializzati under 50, in grado di certificare le loro competenze, che abbiano preventivamente inviato una EOI e siano invitati da un’agenzia statale e territoriale. L’occupazione per la quale si richiede il permesso deve far parte della lista delle relevant skilled occupation e il punteggio ottenuto al test deve essere superiore al minimo richiesto. Il costo di questo visto è di 3520 dollari australiani. Visto Temporary Work – International Relations (codice 403) Questo visto permette di entrare temporaneamente in Australia in seguito a specifici accordi fra governi (validità due anni), in rappresentanza di un governo straniero (validità quattro anni), come insegnante di una lingua straniera in una scuola australiana o come collaboratore domestico di un diplomatico (validità pari alla durata del lavoro). Bisogna però dimostrare di possedere una quantità di denaro sufficiente a potersi permettere il soggiorno per sé ed eventualmente per la propria famiglia. Il costo di questo visto è di 360 dollari australiani. Visto Temporary Work – Entertainment (codice 420) È riservato esclusivamente a chi deve entrare in Australia per uno spettacolo in qualità di artista o di membro dello staff. È però necessaria la sponsorizzazione da parte di un’organizzazione riconosciuta del mondo dello spettacolo. Il visto ha la durata della produzione e non può comunque superare i due anni. Il costo di questo visto è di 360 dollari australiani. Visto Skilled-Recognised Graduate (codice 476) Questa tipologia di visto è riservata ad un gruppo decisamente ristretto di persone, ovvero a laureati in ingegneria in un istituto accreditato dal Washington Accord che non abbiano superato i 31 anni di età e che desiderino realizzare un’esperienza lavorativa non superiore ai 18 mesi. Il costo di questo visto è di 360 dollari australiani. Visto Skilled Regional – Provisional (codice 489) Questo visto consente a lavoratori qualificati che non abbiano superato i 50 anni di vivere e lavorare in aree regionali, il cui elenco è disponibile sul sito del Dipartimento dell’Immigrazione, per un massimo di quattro anni, purché si sia inviata una EOI e, al momento dell’invito da parte di uno Stato o un Territorio, si sia in possesso delle competenze necessarie a svolgere l’attività richiesta e compresa nell’elenco delle professioni qualificate. Il costo di questo visto è di 3520 dollari australiani. Visto Business Owner (codice 890) È un visto permanente riservato a quanti hanno la possibilità e l’opportunità di intraprendere e gestire un business in Australia. Esso consente di rimanere per sempre nello Stato, ma limita la libertà di entrarvi ed uscirvi a cinque anni: dopodiché è necessario ottenere qualsiasi altro visto della categoria return. Tuttavia è indispensabile aver precedentemente ottenuto un altro visto fra quelli previsti dalla norma (codici 160, 161, 162, 163, 164, 165, ora cancellati e sostituiti dall’890) ed avere vissuto e lavorato in Australia per almeno 12 mesi negli ultimi due anni. Inoltre bisogna dimostrare di avere raggiunto un fatturato pari a quanto previsto dalle tabelle normative a disposizione sul sito del Dipartimento dell’Immigrazione. Il costo di questo visto è di 2180 dollari australiani. Visto Investor (codice 890) Questo visto è del tutto simile al precedente, però è riservato a quanti sono già in possesso del visto Investor Provisional subclass 162, oggi non più utilizzabile. Inoltre è ottenibile solo previa dimostrazione di un giro di affari decisamente più elevato rispetto a quello richiesto dal visto precedente. Il costo di questo visto è di 2180 dollari australiani. Visto State/Territory Sponsored Business Owner (codice 892) Si tratta di una tipologia assai simile a quella denominata Business Owner, anch’essa permanente, con la differenza che in questo caso è riservata a persone che vogliano intraprendere un nuovo business o gestirne uno esistente su sponsorizzazione dell’autorità di uno Stato o di un Territorio. Vi sono poi ulteriori parametri economico-amministrativi da rispettare, molto dettagliati, per i quali si rimanda direttamente al sito del Dipartimento dell’Immigrazione. Il costo di questo visto è di 2180 dollari australiani. Visto State/Territory Sponsored Investor (codice 893) È un visto permanente riservato a persone che abbiano ottenuto la sponsorizzazione da parte di un’autorità statale o territoriale per un investimento della durata di quattro anni; requisito indispensabile è però essere già in possesso del visto codice 165, oggi non più disponibile. Il costo di questo visto è di 2180 dollari australiani. Visto Maritime Crew (codice 988) Si tratta del visto gratuito che viene concesso ai membri degli equipaggi (e ai loro familiari) a bordo delle navi (merci, passeggeri, scientifiche, trasporto pubblico) che transitano per l’Australia ed è valido solo se si entra nel Paese via mare. Nel caso si debba entrare per via aerea e ci si imbarchi successivamente sul suolo australiano, bisogna prima ottenere il visto Transit (codice 771). Visto Distinguished Talent (codice 124) Si tratta di una procedura eccezionale che permette a chi abbia conseguito un riconosciuto successo internazionale nel campo di una specifica professione, di uno sport, di un’attività artistica o nell’ambito del mondo accademico e della ricerca di vivere definitivamente in Australia. Sotto i 18 anni di età e sopra i 55 bisogna dimostrare di costituire un beneficio straordinario per la comunità australiana e di non pesare sul suo sistema socio-assistenziale. Tuttavia è comunque indispensabile la nomina da parte di un’organizzazione locale riconosciuta. Il costo di questo visto è di 2410 dollari australiani. Visti di cittadinanza Per ottenere la cittadinanza australiana esistono numerose opzioni, per ciascuna delle quali è stato predisposto un visto specifico. Si tenga conto che in alcune circostanze è necessario aver precedentemente ottenuto un permesso di altro tipo che, secondo requisiti, può essere trasformato o rinnovato in via definitiva. Se si aspira ad un visto con cui unirsi ad un cittadino già residente o in possesso della cittadinanza, dal momento che la casistica è particolarmente articolata, si consulti l’apposita guida predisposta dal Dipartimento dell’Immigrazione all’indirizzo www.immi. gov.au/allforms/pdf/1127.pdf. Va tenuto presente che il partner australiano deve diventare sponsor e soddisfare per questo tutti i criteri previsti dalla normativa. Visto Carer (codice 116) Questo visto di carattere permanente viene rilasciato a quanti devono trasferirsi in Australia per fornire assistenza ad un parente in condizioni di salute precarie (certificate attraverso una valutazione dei servizi BUPA, vedi oltre), a condizione che non vi sia nessun altro in grado di farlo. Per ottenere il documento è necessario che il parente malato o il suo partner provvedano a fornire la relativa sponsorizzazione. Tuttavia il governo australiano si garantisce il diritto di limitare il numero di questi visti. Il costo di questo visto è di 1450 dollari australiani. Visto Partner Provisional (codice 309) e Partner Migrant (codice 100) Si tratta di due visti che costituiscono l’uno la condizione necessaria per ottenere l’altro, tuttavia si presenta un’unica domanda, anche se la sua elaborazione avviene in due fasi distinte, a due anni di distanza l’una dall’altra. Può ambire ad ottenere questi permessi chiunque sia coniuge o partner de facto di un cittadino australiano, di un residente permanente o di un cittadino neozelandese idoneo. Il costo di questo visto è di 4630 dollari australiani. Visto Prospective Marriage (codice 300) Questo visto consente di trasferirsi in Australia per sposare un cittadino australiano o un residente permanente. Va tenuto presente che in Australia persone dello stesso sesso non possono sposarsi; in quel caso si deve richiedere il visto Partner. Per ottenere il visto è necessario allegare alla domanda la prova che si intende sposare il proprio partner entro nove mesi dalla concessione del visto: nel caso in cui il matrimonio sia organiz- zato al di fuori del Paese, bisogna accludere una dichiarazione da parte della persona che si occuperà della cerimonia, mentre se ci si intende sposare in Australia bisogna consegnare al responsabile delle nozze un “avviso di intenzione matrimoniale”, il cui modulo è scaricabile dal sito del Dipartimento dell’Immigrazione. Attenzione: bisogna dimostrare di aver conosciuto il proprio futuro sposo/a di persona e non solo, ad esempio, tramite internet. Il costo di questo visto è di 4630 dollari australiani. Visto Contributory Parent (codice 143) È il visto riservato ai genitori stranieri di un cittadino australiano che vogliano trasferirsi definitivamente vicino al proprio figlio, purché quest’ultimo si impegni a diventare loro sponsor. Se però i figli sono numerosi, il visto viene rilasciato solo in seguito ad un test di bilanciamento familiare, studiato per verificare il grado di “australianità” generale della famiglia: infatti almeno la metà dei figli deve risiedere in Australia oppure la maggior parte di essi deve vivere più in Australia che altrove; esiste un balance of family test che, dati alla mano, permette di capire rapidamente se i requisiti possono essere soddisfatti o meno. Il costo di questo visto è di 325 dollari australiani. Visto Contributory Parent Temporary (codice 173) Questo visto invece è riservato ai genitori stranieri di un cittadino australiano che vogliano trasferirsi per un periodo di tempo non superiore ai due anni vicino al loro figlio. Il visto non può essere rinnovato: nel caso si desideri rendere il trasferimento definitivo, è necessario fare richiesta del visto codice 143. Anche in questo caso valgono tutte le indicazioni fornite per il visto precedente. Questo visto è gratuito. Visto Former Resident (codice 151) Questo visto è riservato a quanti non hanno superato i 45 anni e hanno vissuto la maggior parte dei loro anni giovanili come residenti permanenti (almeno per 9 anni nei primi 18 di vita, senza però avere mai ottenuto la cittadinanza) e a quanti hanno servito le forze armate australiane prima del 19 gennaio 1981. Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani. Visto Investor Retirement (codice 405) Chi, raggiunta la soglia della pensione, desidera trascorrere quattro anni in Australia, può farlo richiedendo questo visto, a condizione che abbia superato i 55 anni di età, non abbia parenti a carico e sia in possesso di ricchezze sufficienti a garantirgli un buono stile di vita. Ciononostante è necessario essere sponsorizzati da uno degli enti statali elencati nella tabella del sito del Dipartimento dell’Immigrazione. Il costo di questo visto è di 325 dollari australiani. Visto Dependent Child (codice 445) È il visto di cui si devono dotare i bambini (età inferiore ai 18 anni, o superiore solo se viene dimostrata la dipendenza economica da mamma e papà) per viaggiare o per soggiornare in Australia finché non viene concesso il visto Permanent Partner ai loro genitori. La sponsorizzazione deve essere attivata dalla stessa persona che si è occupata della pratica dei genitori. Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani. Visto Aged Dependent Relative (codice 838 o 114) Questo visto è destinato alle persone anziane vedove o single o comunque prive di partner che vogliono trasferirsi definitivamente in Australia e possono contare economicamente su un parente australiano. Possono fare riferimento a questo documento anche coloro che sono colpiti da una disabilità che impedisce loro di lavorare e per questo devono dipendere da un parente australiano (cittadino o residente permanente). Il costo di questo visto è di 3520 dollari australiani. Visto Adoption (codice 102) È il documento che permette ad un bambino adottato al di fuori dell’Australia di poter entrare nel Paese e di vivere coi suoi geni- tori, purché siano cittadini australiani o abbiano comunque ottenuto un visto di residenza permanente. La procedura di adozione deve però essere svolta in accordo con le autorità dello Stato o del Territorio di residenza. Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani. Visto Parent (codice 103) È il visto riservato ai genitori di un cittadino australiano o di un residente permanente che vogliano raggiungerlo nel Paese. Tuttavia se i figli sono più di uno e non tutti risiedono in Australia, è necessario controllare il balance of family test per verificare se si posseggono le condizioni necessarie. La procedura però è particolarmente articolata, tanto che le autorità avvisano i richiedenti che potrebbero essere necessari anche 30 anni (!) per ottenere l’agognato documento. Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani. Visto Remaining Relative (codice 115) Questo visto consente a chi ha i suoi soli parenti in Australia di vivere insieme a loro in modo permanente, purché costoro siano in grado di garantire sponsorizzazione e condizioni. Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani. Visto Orphan Relative (codice 117) Si tratta del visto riservato ad un bambino rimasto orfano dei genitori purché sia sponsorizzato da un parente vicino, maggiorenne e dotato di cittadinanza. Il costo di questo visto è di 1450 dollari australiani. Visto Child (codice 101) Questo visto permette ad un bambino che vive al di fuori dell’Australia di entrare nel Paese e di vivere insieme ai suoi genitori, purché in possesso di cittadinanza. Il costo di questo visto è di 2370 dollari australiani. All’interno di questa specifica casistica è possibile poi annovera- re anche i visti codice 200, 201, 202, 203 e 204, tutti riservati ai richiedenti asilo o rifugio: in questi casi vanno seguite le norme relative ai rifugiati previste dalle convenzioni internazionali alle quali ha aderito anche l’Australia. E poi ci sono i bridging visa, ovvero i visti temporanei che permettono di rimanere in Australia dopo la scadenza del visto con cui si era entrati, in attesa del rilascio di un nuovo documento con cui prolungare la permanenza nel Paese. Cinque le tipologie, ciascuna contraddistinta da una lettera dell’alfabeto (A, B, C, D, E) a seconda della casistica prevista. Visti: procedure allegate Come si è potuto notare, il numero e la tipologia dei visti che è possibile richiedere per vivere in Australia, prima in modo temporaneo, poi, se tutto fila liscio, definitivo, sono numerosi. Ciascuno di essi impone di allegare una documentazione accessoria diversa a seconda della finalità, in base a quanto disposto dal Dipartimento dell’Immigrazione, peraltro elencato con precisione sul sito internet. Tuttavia esistono procedure burocratiche comuni, come la certificazione della conoscenza della lingua, il certificato di buona salute ed altre su cui è bene cercare di fare un po’ di chiarezza. Sponsorizzazione: la sponsorizzazione da parte di un datore di lavoro è la procedura più frequentemente utilizzata per regolarizzare la propria posizione. Lo sponsor si può trovare direttamente sul posto, approfittando magari di un visto temporaneo durante il quale ci si può mettere alla ricerca di un datore di lavoro, oppure si può inviare una Expression Of Interest usando Skillselect e sperare che un imprenditore australiano, presa visione del curriculum, invii una richiesta di contatto. Traduzione di documenti: i documenti richiesti redatti in italiano necessitano di una traduzione certificata. Se la traduzione è stata fatta al di fuori dell’Australia, basta allegare i dati dell’autore e le sue qualifiche, se invece viene svolta all’interno del Paese, è obbligatorio rivolgersi ad un traduttore accreditato dalla National Accreditation Authority for Translators and Interpreters (www.naati.com.au). Conoscenza della lingua: per certificare la conoscenza dell’inglese, è possibile provvedere in uno dei seguenti modi: • Essere un cittadino di Regno Unito, Usa, Canada, Nuova Zelanda o Irlanda in regolare possesso di passaporto • Raggiungere il punteggio minimo di 6 in ciascuno dei quattro settori (parlare, leggere, ascoltare, scrivere) di cui è composto il test IELTS (International English Language Testing System) che va svolto non più di tre anni prima della presentazione della richiesta di visto. Per affrontare il test, è necessario rivolgersi ad un’istituzione ufficialmente riconosciuta nell’ambito del sistema (www.ielts.org) e seguire le procedure indicate • Raggiungere il punteggio minimo di B in ciascuno dei quattro settori (parlare, leggere, ascoltare, scrivere) di cui è composto il test OET (Occupational English Test) che va svolto anch’esso nei tre anni precedenti la presentazione della richiesta di visto (www.occupationalenglishtest.org). Il test OET valuta le competenze linguistiche di chi ambisce ad impiegarsi nell’ambito sanitario ed è pertanto riservato esclusivamente a chi vuole entrare in Australia per svolgere l’attività di odontoiatra, farmacista, dietista, fisioterapista, medico generale, podologo, infermiere, tecnico radiologo, logopedista, optometrista e veterinario • Ottenere i punteggi minimi di 12 in ascolto, 13 in lettura, 21 in scrittura e 18 in parlato nel test di English as a Foreign Language in internet (TOEFL iBT), il test che certifica una padronanza della lingua inglese a livello universitario. Sulle modalità di svolgimento dei test, la rete è in grado di soddisfare ogni curiosità • Raggiungere il punteggio minimo di 50 in ciascuna delle quattro componenti del Pearson Test of English (PTE), altra prova riconosciuta a livello ufficiale per la certificazione linguistica internazionale • Ottenere il punteggio minimo di 169 in ciascuna delle quattro componenti del test Cambridge English Advanced (CAE) purché lo si sia svolto prima della richiesta del visto Apec business travel card: è un documento riservato a chi vuole entrare in Australia per business e garantisce maggiore snellezza burocratica e velocità nelle procedure. Deve essere richiesto all’Australian Chamber of Commerce and Industry oppure all’Australian Industry Group, che lo rilasciano dopo aver verificato che gli affari che si intendono svolgere sono compatibili con le necessità del mercato locale. Valutazione delle competenze (Skills assessment): si tratta di una certificazione con cui organismi ufficialmente riconosciuti dal governo australiano garantiscono che chi necessita di questo documento per un visto (l’elenco aggiornato dei posti di lavoro che richiedono tale procedura è reperibile all’indirizzo www. tradesrecognitionaustralia.gov.au) è realmente in possesso delle competenze lavorative richieste. Tale certificazione deve essere utilizzata poi per i Points Tested Skilled Migration, un metodo trasparente e inappellabile per selezionare gli immigrati in possesso di competenze e qualità necessarie all’economia australiana. Il punteggio minimo per superare il test è di 65 punti. Un valido sussidio in tal senso è rappresentato da Vetasses, società di consulenza riconosciuta a livello governativo in grado di fornire informazioni puntuali e specifiche (www.vetassess.com.au). Health requirement (Requisiti di salute): previsto per molte tipologie di visto, questo documento è considerato indispensabile dal governo australiano per mantenere l’elevato livello delle strutture sanitarie del Paese. Ogni immigrato infatti deve certificare di godere di buone condizioni di salute, per non correre il ri- schio di pesare sul sistema sanitario se non per cause eccezionali. Generalmente, se si aspira ad un visto permanente o provvisorio, vengono richiesti un certificato medico generale, una radiografia del torace e un test HIV (ulteriori esami potrebbero essere richiesti se si ha intenzione di lavorare in campo medico, se si è in gravidanza o se si è denunciata qualche patologia), mentre chi proviene dall’Italia e aspira ad un visto temporaneo non ha bisogno di alcun tipo di documento. Per evitare sorprese, comunque, visto che le procedure di rilascio dei certificati medici rischiano spesso di andare per le lunghe, le autorità australiane consigliano di compilare la My Health Declaration (MHD) prima di fare richiesta del visto, operazione facilmente gestibile attraverso l’ImmiAccount. E comunque è stato previsto uno specifico servizio online, chiamato eMedical, per chi, avendo già presentato richiesta di visto, ha ricevuto l’invito a svolgere alcuni esami medici. Character requirements: chiunque desideri entrare in Australia, come peraltro previsto dal Migration Act del 1958, deve essere in possesso di attitudini personali positive in grado di essere certificate. Determinate tipologie di visto possono richiedere persino il certificato di buona condotta rilasciato dalle autorità di polizia. Impossibile superare il test se la fedina penale riporta una condanna a 12 mesi di prigione indipendentemente dalla condizionale o se si è sospettati di appartenere a gruppi terroristici o criminali: per questo può essere richiesto di compilare una Character Statutory Declaration. Tra il 2012 e il 2013 sono arrivati in Australia 152.414 immigrati: la maggior parte di essi è giunta dalla Nuova Zelanda (41.230), dall’India (17.240), dalla Cina (16.784) e dal Regno Unito (11.039). Significativi anche gli arrivi da Filippine (6.160), Vietnam (3.427), Malaysia (3.337), Sudafrica (3.274), Sri Lanka (3.224) e Iraq (3.132). Cittadinanza È il passaggio definitivo, grazie al quale è possibile definirsi un australiano a tutti gli effetti. L’ottenimento della cittadinanza però è subordinato al rispetto di una nutrita serie di parametri che viene specificata con dovizia di particolari all’interno del sito governativo www.citizenship.gov.au. La procedura, una volta verificata la propria compatibilità, è completamente automatizzata e con qualche click è possibile realizzare il proprio sogno nel cassetto. Per ottenere la cittadinanza si deve appartenere ad una delle seguenti categorie: • Immigrato dotato di certificato di residenza permanente, privilegio che si acquisisce grazie ad alcune specifiche categorie di visto, come sopra illustrato • Discendente di un cittadino australiano: se si è nati all’estero dopo il 26 gennaio 1949 da un genitore in possesso di cittadinanza australiana, si può fare richiesta di cittadinanza per discendenza • Figlio adottivo di un cittadino australiano: una volta verificata la correttezza delle procedure, qualsiasi minore sia stato adottato da un cittadino australiano dentro o fuori dal Paese ha il diritto di richiedere la cittadinanza per adozione Una volta acquisita la cittadinanza, i nuovi australiani devono dimostrare una buona conoscenza dei valori fondanti della società alla quale hanno deciso di affiliarsi. Per questo, in concomitanza con l’avvio delle procedure finalizzate al rilascio di un visto, il governo impone dall’ottobre del 2007 la sottoscrizione di una dichiarazione in cui il candidato si impegna a rispettare il modo di vita australiano e le leggi del Paese. I privilegi legati al nuovo status sono numerosi: è possibile partecipare alle elezioni, candidarsi al Parlamento, entrare ed uscire liberamente dal Paese, richiedere assistenza consolare all’estero e aspirare ad un posto di lavoro nelle forze armate o nella pubblica amministrazione. E numerosi sono anche i doveri, quali partecipare alla vita democratica, svolgere la funzione di giurati se si viene scelti per partecipare ad una giuria popolare e difendere l’Australia in caso di necessità. Al momento del rilascio della cittadinanza, viene organizzata una cerimonia pubblica durante la quale il neocittadino è chiamato a pronunciare una promessa di fedeltà alla nazione: “D’ora in poi, con l’aiuto di Dio, prometto di essere fedele all’Australia e al suo popolo, di condividere i suoi principi democratici, di rispettare i suoi diritti e libertà e di ispirarmi e obbedire alle sue leggi”. Banche Dotarsi di un conto corrente bancario è indispensabile per rendere più agevole per un eventuale datore di lavoro il pagamento dello stipendio. La pratica è semplicissima, purché svolta entro le prime sei settimane dall’arrivo nel Paese (dopo si dovrà superare un test, comunque piuttosto banale): bastano il Tax File Number, peraltro non obbligatorio, il passaporto, un recapito e qualche dollaro per il pagamento delle commissioni relative all’operazione. Insieme al conto corrente è bene fare richiesta di carta di debito, visto che il suo uso in Australia è ormai generalizzato anche per le spese di modesta entità. Non esiste una cifra minima da versare inizialmente sul conto, anche se il Dipartimento dell’Immigrazione consiglia di raggiungere l’Australia con una dotazione di almeno 5.000 dollari australiani, considerata sufficiente a mantenersi anche con il visto Working Holiday. Due le tipologie di conto corrente più diffuse: il transaction account, ovvero il conto efficace ed efficiente (non genera interessi, ma consente movimenti rapidi e illimitati), e il savings account, ovvero il conto di risparmio che permette di maturare interessi sui depositi. È comunque possibile aprire un conto in una banca australiana direttamente dall’Italia: in questo caso si dovrà compilare un modulo online scaricabile sul sito della banca prescelta per poi dare conferma di persona una volta giunti in Australia, non più di un anno dopo la presentazione della domanda. Non si ritiene opportuno indicare in questa sede gli istituti bancari a cui rivolgersi. Chiunque, dopo una minima navigazione in rete, può individuare l’offerta più adatta e vantaggiosa. Titoli di studio Fra Italia e Australia non esistono accordi ufficiali che permettano il riconoscimento automatico dei titoli di studio ottenuti nel Paese di origine. Di norma è l’istituzione locale che, sulla base della domanda, stabilisce l’equipollenza fra titoli, per cui diventa indispensabile consultare i siti ufficiali degli Stati o dei Territori in cui si pensa di far valere il proprio titolo di studio e farsi indirizzare presso le istituzioni più adatte. Tuttavia è opportuno dotarsi di una traduzione certificata del proprio diploma di laurea (esistono diversi enti in grado di ottemperare alla richiesta, come il Cimea) e verificare le indicazioni fornite dal sito dell’assistenza per il riconoscimento dei titoli esteri (AEI-NOOSR, internationaleducation.gov.au). Sanità e previdenza Italia e Australia hanno stretto accordi bilaterali grazie ai quali qualsiasi cittadino italiano abbia bisogno di assistenza medica oltre oceano ha diritto a riceverla gratuitamente per un massimo di sei mesi a partire dal giorno dell’arrivo. Se il soggiorno si prolunga, è necessario dotarsi di un’assicurazione sanitaria privata, stipulabile anche online a costi modesti; in alternativa è possibile, sempre che il visto lo consenta, uscire dal Paese e tornarvi anche solo pochi giorni dopo, in modo da garantirsi altri sei mesi di copertura. Se si è entrati invece con un visto Student, è obbligatorio essere in possesso di una copertura sanitaria specifica, la Overseas Student Health Cover, da stipulare prima di richiedere il visto. Nel caso infine si punti alla permanenza definitiva, bisogna richiedere la tessera Medicare, con la quale sarà possibile ottenere cure gratuite nelle strutture pubbliche e acquistare medi- cinali o sottoporsi a visite specialistiche, esattamente come accade in Italia, anche se trasporto in ambulanza e cure odontoiatriche rimangono escluse dai servizi offerti. Le modalità per ottenerla sono piuttosto semplici: basta recarsi ad uno sportello Medicare con passaporto, tessera sanitaria italiana, stampa del visto e coordinate bancarie e attendere l’invio direttamente a domicilio nel giro di una decina di giorni. Chiunque viva e lavori in Australia paga il Medicare Levy, vale a dire una sorta di tassa pari a circa l’1,5% dello stipendio che serve a sovvenzionare il sistema sanitario pubblico. Per una visita generale si deve fare riferimento al General Practitioner, figura simile al nostro medico di base, che in Australia però non è obbligatorio: basta rivolgersi ad un ambulatorio e richiedere, tessera alla mano, una visita. In alcuni ambulatori il conto viene rimborsato solo parzialmente dal sistema sanitario nazionale (la quota dipende dal tipo di prestazione e dal reddito), in altri, secondo i principi del bulk bill (per approfondimenti vedi www.medicareaustralia.gov.au), non si paga nulla, anche se i tempi di attesa finiscono inevitabilmente per allungarsi. Per quanto riguarda invece il sistema previdenziale, va precisato che quello australiano si basa su fondamenta diverse rispetto a quelle di gran parte del mondo occidentale: le pensioni infatti non vengono erogate da un ente appositamente preposto a cui per anni sono versati i contributi dovuti, come accade da noi con l’Inps, ma direttamente dal governo che per questo attinge da fondi generali e non specifici. La diretta conseguenza è che l’ammontare delle pensioni non dipende dai contributi versati, ma dal reddito e dal patrimonio del singolo cittadino al momento della quiescenza. La pensione di anzianità si aggira intorno al 25% dello stipendio medio percepito nel corso della propria vita lavorativa, una quota che, per i salari medio-bassi, fatica a garantire condizioni di vita dignitose per la vecchiaia. Per questo nel 1992 è stata introdotta la superannuation, ovvero una sorta di contribuzione integrativa a carico dei datori di lavoro pari oggi al 10% circa dello stipendio, che va a rimpolpare quanto erogato dallo Stato, previa una tassazione del 15%. Alla superannuation possono peraltro contribuire gli stessi lavoratori con un versamento mensile a de- trarre dallo stipendio, in modo da gettare le basi per una pensione davvero significativa, senza che il gruzzolo finale venga intaccato dalle tasse e senza che sia la comunità a provvedere al sostentamento. Se però si è in possesso di un visto temporaneo di lavoro, se tale visto è scaduto e si è costretti ad uscire dall’Australia, bisogna ricordarsi di reclamare il denaro versato sul proprio fondo entro e non oltre i sei mesi dall’uscita dal Paese: in caso contrario la somma a cui si avrebbe diritto passerebbe allo Stato. Tra Australia ed Italia è stato inoltre stipulato un accordo in base al quale è permesso ad un residente in uno dei due Paesi di presentare domanda di pensione in Australia, purché si rispetti una serie di parametri e di requisiti così sintetizzabile: • Pensione di vecchiaia: si deve aver superato l’età che dà diritto al trattamento (per informazioni specifiche controllare sul sito humanservices.gov.au) e si deve aver superato i 10 anni o di residenza in Australia o di copertura previdenziale in Italia • Pensione di invalidità: si ha diritto a percepire tale pensione se si è affetti da una invalidità certificata o da cecità purché tale condizione si sia manifestata durante la residenza in Australia oppure si siano superati i 10 anni di residenza in Australia o di copertura previdenziale in Italia • Assegni familiari: essi vengono erogati qualora il proprio coniuge sia deceduto, si abbiano in custodia figli di età inferiore agli otto anni che abbiano abitato in Australia e si siano superati i 2 anni di residenza in Australia o di copertura previdenziale in Italia • Indennità di lutto: la può percepire chi abbia subito la perdita del coniuge durante il periodo di convivenza, da meno di 14 settimane, mentre risiedeva in Australia In base all’accordo stipulato fra i due Paesi è possibile unire i periodi di residenza lavorativa australiana ai periodi di copertura previdenziale italiana, anche se la decisione finale spetta agli enti previdenziali interessati, ai quali è sempre meglio rivolgersi. Per consentire a chi pensa di avere diritto di presentare domanda sono di recente aperti in Australia dei patronati che a titolo gratuito assistono i richiedenti e forniscono indicazioni utili alla risoluzione delle pratiche: l’elenco è disponibile presso il sito del consolato italiano di Melbourne (www.consmelbourne.esteri.it). È stato poi sottoscritto un secondo accordo in base al quale, per evitare una doppia imposizione fiscale, è stata prevista la detassazione della pensione nel Paese di erogazione e la tassazione nel solo Paese di residenza. Dogana e spedizioni I passeggeri che transitano per porti e aeroporti australiani sono oltre 30 milioni l’anno, ragione sufficiente a giustificare le norme particolarmente restrittive dei centri doganali locali. Prima di partire è dunque opportuno dare una scorsa alle 32 pagine della guida per i viaggiatori pubblicata in rete anche in lingua italiana dalle autorità addette ai controlli di frontiera (http://www.customs.gov.au/knowbeforeyougo/default.asp). Una volta sbarcati sul suolo australiano, si dovrà procedere al controllo dei documenti, compresa la “scheda passeggeri in arrivo” che sarà stata compilata in aereo; successivamente si ritireranno i bagagli e infine si affronterà il controllo doganale, particolarmente accurato per verificare che nelle valigie non siano presenti oggetti e materiali proibiti. A qualcuno potrebbe essere richiesto di aprire i bagagli, come accade in qualsiasi aeroporto del mondo, il che non deve essere considerata una violazione della privacy: i funzionari svolgono il loro lavoro e il viaggiatore è tenuto ad agevolarlo al massimo. Ci sono oggetti che devono essere dichiarati al proprio arrivo: giocattoli da guerra (es: armi che sparano proiettili di plastica), riviste pornografiche, diamanti grezzi, sostanze dopanti o anabolizzanti, medicinali soggetti a uso improprio (es: ormoni della crescita, steroidi anabolizzanti, analgesici oppioidi, cannabis, farmaci narcotici), piante e animali protetti, prodotti chimici per agricoltura e veterinaria, articoli bellici. Tutte le altre merci possono entrare liberamente nel Paese senza pagare dazio, tranne alcuni generi per i quali sono previsti limiti di franchigia doganale: per esempio, regali per un valore superiore ai 900 dollari australiani, alcolici oltre i 2250 ml e sigarette oltre il numero di 50. Se in esubero, si dovrà decidere se abbandonare tali oggetti alla dogana o pagare una tassa che andrà calcolata in base alla merce e alla quantità. È invece assolutamente proibito importare in Australia (o esportare dal Paese) sostanze stupefacenti come marijuana, eroina, cocaina e anfetamine. Allo stesso modo non è permesso introdurre merci contraffatte o piratate, operazione per la quale si rischia il coinvolgimento in procedimenti di carattere penale. Si tenga presente che i funzionari alla dogana sono particolarmente pignoli e potrebbero fare storie anche se si tentasse di superare il controllo con un pacchetto di biscotti non dichiarato: tale atteggiamento è giustificato dal fatto che l’ecosistema e la biodiversità australiani sono molto particolari e delicati e si vuole evitare quanto più possibile che nel Paese entrino prodotti rischiosi per gli equilibri alimentari e non solo. Per quanto riguarda i medicinali, i farmaci come aspirina o paracetamolo non devono essere dichiarati; possono essere introdotti farmaci per uso personale solo se in quantità non superiore alle necessità di tre mesi e se accompagnati da una ricetta del medico curante redatta in inglese (per l’elenco dettagliato delle sostanze controllate verificare sul sito www.health.gov.au). Col denaro invece non ci sono problemi: non esiste un limite alla quantità che è possibile portare con sé in Australia, anche se cifre oltre i 10.000 dollari australiani devono essere dichiarate alla dogana tramite apposito modulo (Austrac cross border movement), compresi traveller’s cheque, assegni, vaglia o altri titoli. Al momento della partenza dal Paese è possibile richiedere un rimborso della GST, ovvero dell’imposta su beni e servizi, pagata durante la permanenza in Australia, purché il valore degli articoli superi i 300 dollari australiani per ogni singolo negoziante e l’acquisto sia avvenuto non oltre i due mesi precedenti la partenza. Per informazioni più dettagliate, si consulti il sito www.customs. gov.au. Se invece si desidera farsi spedire della merce dall’Italia, a meno che il mittente non si rivolga ad un corriere internazionale (opera- zione che prevede il rispetto delle regole imposte dal privato, per cui si rimanda ai siti di ciascuno spedizioniere), si deve usufruire dei servizi di Poste Italiane. Prima di tutto accertarsi delle dimensioni e del peso standard dei pacchi, variabili a seconda della tipologia di spedizione; in secondo luogo compilare con precisione la documentazione doganale specificando il contenuto in lingua inglese; quindi accertarsi che gli oggetti contenuti nei pacchi non rientrino nell’elenco delle merci proibite (www.customs.gov. au/site/page4369.asp). Se il valore totale del pacco non supera i 1.000 dollari australiani, non si devono pagare sovrattasse; in caso contrario, gli uffici doganali procederanno alla valutazione ed invieranno una comunicazione con il costo di tasse e spese. Un consiglio operativo: le poste italiane non permettono di spedire vestiti usati; se però si dichiara che si tratta di regali, la spedizione può essere autorizzata. In questo caso però si dovrà dimostrarlo alla dogana australiana. Patenti e guida Guidare in Australia può essere un’esperienza davvero particolare, e non solo perché si circola sul lato sinistro della strada, come nel Regno Unito. Le distanze, i paesaggi, la solitudine possono trasformare un semplice trasferimento in una vera e propria avventura dello spirito. L’importante è tenere presenti alcuni accorgimenti per evitare che il tutto si trasformi in una spiacevole disavventura. Se si gira per il centro di Melbourne, attenzione ai 19 cartelli hook turn, collocati in incroci particolarmente trafficati: in pratica, per svoltare a destra è necessario prima fermarsi a lato sulla sinistra, lasciar passare tutti i veicoli che proseguono diritti e poi affrontare l’incrocio. Questo cervellotico sistema è stato progettato per evitare che le auto in attesa di girare a destra occupino la corsia riservata ai tram, bloccando di fatto i mezzi pubblici. Innanzitutto tenere sotto controllo la velocità: i limiti sono rigidi e i controlli pure, pertanto occhio a non superare i 50 km/h nei centri abitati, i 100 o i 110 (a seconda delle norme locali che possono variare da Stato a Stato) sulle strade statali e i 130 sulle highway più distanti dai centri urbani. Il codice della strada australiano è simile a quello di molti Stati europei, per cui non sarà complicato abituarsi ai segnali e alle norme basilari di comportamento al volante. Quindi controllare con accuratezza l’itinerario che si desidera seguire prima della partenza, possibilmente su cartine molto dettagliate: le distanze fra i principali centri sono davvero enormi e interpretare male le indicazioni può diventare addirittura pericoloso, specie in aree disabitate per lunghi tratti (può accadere con frequenza in Australia dell’Ovest, Australia del Sud e nei Territori del Nord). Accertarsi della presenza lungo il percorso di distributori di benzina e comunque, ogni volta che si può, procedere a un rabbocco del carburante, in modo da non farsi cogliere impreparati all’accensione della spia sul cruscotto; accertarsi inoltre della presenza di locali dove trovare acqua e cibo ed eventualmente alberghi per riposarsi prima di rimettersi in viaggio. Guidare centinaia e centinaia di chilometri lungo strade spesso monotone e lunghe può aumentare il rischio di incidenti, dunque meglio programmare anche le soste. Gli stessi automobilisti australiani sconsigliano di guidare di notte: non tutte le strade sono tenute in buone condizioni, ma soprattutto accade con preoccupante frequenza che col buio qualche animale accecato dai fari, soprattutto canguri, sbuchi all’improvviso sul selciato e lì si fermi, con le funeste conseguenze del caso. Inoltre, in particolare sulle strade dell’Outback, viaggiano autotreni di smodata lunghezza, chiamati road trains, con motrici che trainano anche due, tre, quattro rimorchi: occhio dunque nel prendere le misure per eventuali sorpassi, anche se sono molti gli automobilisti che, intravisto un tir nello specchietto retrovisore, preferiscono farsi raggiungere e superare accostando a sinistra. Il record del camion più lungo è stato fatto registrare nel 2000 a Kalgoorlie, in Australia Occidentale, dove fu messo in strada un “mostro” lungo mille metri con 79 semirimorchi. Per quanto riguarda l’autostop, va detto che in alcuni Stati come Queensland e Victoria è esplicitamente vietato, poiché viene considerato pericoloso per lo scorrimento del traffico, mentre in tutto il Paese non è consentito sulle highway e sulle motorway, dove peraltro il transito ai pedoni è proibito, così come la sosta delle auto. Il segnale convenzionale per chiedere un passaggio rimane quello universalmente noto, ovvero il pollice sollevato verso l’alto. Per guidare un’automobile in Australia è sufficiente la patente di guida italiana purché accompagnata da una traduzione asseverata in inglese: per ottenere quest’ultimo documento ci si può rivolgere ad un traduttore giurato presso un tribunale o ad uno dei consolati italiani presenti nel Paese. La traduzione non serve invece se la patente di guida è internazionale (IDP, International Driving Permit) ed è stata ottenuta in Italia prima della partenza. Se il visto è di tipo temporaneo, la patente con la relativa traduzione sarà considerata valida fino alla data di scadenza del visto; se però si arriva in Australia con l’intenzione di rimanerci definitivamente, è necessario dotarsi di una patente di guida australiana entro i primi tre mesi dall’arrivo. Per ottenerla, bisogna passare attraverso tre fasi distinte: conseguire un permesso learner all’inizio, passare ad una licenza provvisoria e concludere con la patente completa vera e propria. Ogni Stato ha le sue norme specifiche, per cui meglio consultare il sito www.australia.gov.au/content/ drivers-licence-application per verificare parametri, requisiti e procedure. La patente conseguita in uno degli Stati australiani permette comunque di guidare anche in tutti gli altri. Una volta in possesso della patente, non resta che dotarsi di un’autovettura. Acquistare un’auto usata in Australia prevede una serie di procedure burocratiche piuttosto complesse; la difficoltà maggiore è però rappresentata dalla mancanza di uniformità nel- le norme di trasferimento della proprietà, che variano da Stato a Stato. In linea di massima si può comunque dire che la prima cosa da fare, una volta individuato il mezzo, è rivolgersi al Register for Encumbered Vehicles per controllare che non ci siano debiti pendenti a carico del venditore, poiché col passaggio di proprietà si eredita anche tutta la sua storia, multe comprese. Se non risultano problemi, è bene acquistare un certificato REV col quale mettersi al sicuro da sorprese ulteriori riguardanti procedure precedenti o incidenti non ancora risolti. Successivamente si deve controllare lo stato della registrazione del veicolo, verificabile dall’adesivo sul parabrezza: ogni mezzo deve essere dotato di una registrazione della durata massima di un anno, la cui data di scadenza è indicata sull’adesivo. Nel caso sia scaduta, è necessario rinnovarla prima di mettersi alla guida: ciò prevede il pagamento di una tassa specifica, del bollo (stamp duty), della Motor Vehicle Tax e naturalmente dell’assicurazione, obbligatoria. A questo punto le normative locali si diversificano, per cui se il rinnovo del documento nel Nuovo Galles del Sud prevede una revisione obbligatoria da parte di personale specializzato di quello specifico Stato (il che può diventare un problema non da poco se nel frattempo ci si è trasferiti a qualche migliaio di chilometri di distanza), in Queensland o in Victoria è sufficiente richiedere l’adesivo online, senza alcuna certificazione accessoria. Ma se si pensa di vendere un giorno, in questi due Stati servirà il Roadworthy Certificate con cui si garantisce che il mezzo è ancora sufficientemente sicuro, aspetto che ovviamente dipende dalle condizioni dell’auto. Più morbida la legislazione in Australia dell’Ovest e in Australia del Sud, dove non si richiedono ulteriori controlli né al momento del rinnovo della registrazione né in caso di vendita del veicolo. In ogni caso, per avere indicazioni precise e pertinenti sulla procedura da adottare per acquistare un’auto usata, meglio fare riferimento ai siti governativi dei singoli Stati, in cui è specificata con dovizia di particolari la trafila burocratica da affrontare per mettersi al volante. Lavoro In Australia il mondo del lavoro è oggi particolarmente aperto e flessibile, grazie alle favorevoli congiunture economiche e alle politiche di controllo e protezione messe in atto da anni dal governo centrale e da quelli locali. Competizione, concorrenza e competenze sono ancora parole ricche di significato: chiunque sia disposto a mettersi in discussione e sia in possesso di qualità e capacità specifiche può aspirare ad un impiego adeguato alle sue aspettative, nel rispetto, ovviamente, delle procedure e delle norme in vigore. Trovare un posto di lavoro dipende però da qualifiche, titoli, specifici fattori economici, ma soprattutto dai requisiti richiesti dalle diverse authority statali e territoriali o dalle associazioni di categoria. Sono sempre più numerosi coloro che dall’Australia lanciano messaggi di cautela, visto che trovare un’occupazione sta iniziando a diventare complesso anche per chi in Australia ci è nato. Il sistema, come già illustrato, è stato organizzato in maniera puntuale proprio per evitare esuberi e soprannumerari: nel Paese è ben accetto solo chi può dimostrare di colmare lacune altrimenti incolmabili e svolgere attività di cui altrimenti nessuno potrebbe occuparsi. Ecco perché è importante, prima di gettarsi a capo chino nell’impresa, rendersi conto di quali potrebbero essere le frecce al proprio arco. Le strade per trovare un’occupazione in Australia sono sostanzialmente due: verificare se il proprio profilo professionale può soddisfare i requisiti previsti dal mercato australiano attraverso il programma Skillselect, come già illustrato nella sezione dedicata ai visti, ed eventualmente agire come indicato, oppure – a patto di avere compiuto i 18 anni e non avere superato i 30 – partire con un visto Working Holiday e cercare direttamente in loco un lavoro che però non superi i sei mesi di impiego con il medesimo datore. Tale tipologia di visto permette eventualmente il rinnovo per un secondo anno, anche consecutivo, purché si sia svolto per almeno 88 giorni uno degli specified works in una zona rurale dell’Australia, secondo quanto previsto dalla normativa. In realtà esiste una terza strada, invero più complessa, cioè quella di apri- re autonomamente un’attività commerciale: per realizzare questo obiettivo è però necessario rispettare la nutrita serie di parametri previsti dal visto business (codice 188), del quale bisogna fare richiesta prima di progettare qualsiasi tipo di impresa. Skillselect È lo strumento governativo che garantisce l’ingresso in Australia a uomini e donne dotati di capacità, esperienze, abilità e requisiti psicoattitudinali compatibili con le necessità del Paese. Per questo ad intervalli regolari viene pubblicata sul sito del governo una lista di professionalità considerata prioritaria, sulla base delle segnalazioni che le aziende sono tenute a fare al Ministero competente. Se interessati ma soprattutto in possesso degli specifici skill, si può inviare una Expression of Interest compilando tutte le voci e tenendosi pronti a produrre la documentazione richiesta. Quindi verrà stilata una graduatoria e verranno invitati i candidati col punteggio più alto a fare domanda di visto e le aziende o gli enti territoriali competenti a rendersi sponsor dell’operazione. Tanto per farsi un’idea del peso delle diverse competenze sul punteggio finale, ecco i parametri per un visto skilled independent: età (18-24 anni: 25 punti; 25-32 anni: 30; 33-39 anni: 25; 40-44 anni: 15; 45-49: 0), competenza linguistica inglese (competent: 0 punti; proficient: 10; superior: 20), tipologia dell’impiego (se presente nelle liste ufficiali fra i 3 e i 5 anni: 5 punti; fra i 5 e gli 8: 10; fra gli 8 e i 10: 15), eventuali qualifiche (dottorato: 20 punti; laurea: 15; diploma e qualifiche varie: 10; certificazioni rilasciate da un istituto australiano: 5), sponsorizzazione (tra i 5 e i 10 punti). Business Chiunque aspiri ad intraprendere un’attività in proprio in Australia può provare a dotarsi di un visto temporaneo business (codice 188), il quale prevede il rispetto di una nutritissima serie di parametri (tutti dettagliatamente elencati sul sito governativo www.immi.gov.au). La procedura che solitamente viene seguita prevede però un primo viaggio preliminare previo rilascio di un Working Holiday o addirittura di un visto per studenti: nel periodo di libera circolazione garantito dal visto ci si può rendere conto se e soprattutto dove il proprio progetto può funzionare. Successivamente, una volta usciti dal Paese, si deve predisporre un piano imprenditoriale e lo si deve sottoporre al governo dello Stato o del Territorio dove si intende iniziare l’attività, procedura connessa al rilascio del visto specifico; solo se si posseggono i requisiti e si raggiungono i punteggi previsti si può sperare di ottenere il visto. Una volta ottenuto, si può far partire la propria attività, consapevoli che il visto temporaneo dovrà essere rinnovato, in scadenza, con uno definitivo: questo può avvenire solo se è possibile certificare il successo del business intrapreso, dimostrando di aver fatturato cifre significative variabili a seconda dell’attività. Attenzione, però, perché nel caso in cui non si riuscisse ad ottenere un visto definitivo, sarà obbligatorio lasciare l’Australia e abbandonare l’attività. Per assurdo sarebbe possibile anche aprire un’attività pur essendo in possesso di un visto per studenti, purché si rispettino le norme previste dall’Ufficio Immigrazione (numero di ore lavorative per settimana e permanenza limitata): tuttavia il rischio di dover lasciare tutto in mancanza di un rinnovo o del rilascio di un visto definitivo è elevato. In alternativa, ottenuto un visto generico e disponendo di denaro sufficiente, è possibile raggiungere l’Australia, aprire la propria attività e assumere un amministratore che sia cittadino australiano o residente permanente e che se ne occupi; in quel caso si potranno poi richiedere visti successivi che permettano di tornare nel Paese a seguire l’attività. Questo percorso esclude la possibilità di risiedere in Australia: se però l’obiettivo è questo, nel caso in cui il business intrapreso abbia reso bene e si siano rispettati tutti i parametri previsti dalla normativa, dopo tre anni è possibile fare richiesta del visto business di cui sopra e ottenere la residenza permanente. C’è anche chi ipotizza di aprire un’attività e con questa trasformarsi in sponsor di se stesso, ma la procedura non garantisce certezza alcuna. Le cose non sono semplici nemmeno per chi pensa di arrivare in Australia e aprire un’attività di import-export: le norme per l’im- portazione di merci in Australia, come abbiamo già visto, sono fra le più restrittive del mondo, soprattutto per quanto riguarda i prodotti alimentari. La durata del viaggio per nave dei prodotti e la successiva quarantena, durante la quale i funzionari procedono al controllo dei parametri e dei permessi, obbligano a scegliere l’importazione di merci non deperibili. Molte di queste vengono però già prodotte all’interno del Paese, comprese quelle tipicamente italiane come la pasta. Se tuttavia si punta con decisione all’impresa, di solito si procede così: come nel caso precedente, si richiede un visto interlocutorio per verificare direttamente in loco le opportunità, si contatta qualche agenzia che si occupa nello specifico di organizzazione del business e si decide in un secondo momento a ragion veduta. Prima di iniziare, comunque, è consigliabile recarsi presso gli uffici della propria azienda sanitaria o della camera di commercio della propria città e consultare i protocolli di esportazione merci per l’Australia: solo così sarà possibile rendersi conto delle procedure da attivare e delle prospettive reali del proprio business. Per avere informazioni più dettagliate è possibile consultare il sito dell’Australian Securities & Investments Commission (www. asic.gov.au), dove vengono indicate passo passo tutte le procedure per realizzare il proprio obiettivo, oppure il sito governativo dedicato al business (www.business.gov.au). Working Holiday Se si propende per questa soluzione (gli italiani che hanno ottenuto un visto Working Holiday sono aumentati dell’80% rispetto allo scorso anno), la prima cosa da fare, come già detto precedentemente, è dotarsi del Tax File Number, una sorta di corrispettivo del nostro codice fiscale che consente la tracciabilità delle proprie prestazioni. In seconda battuta è indispensabile produrre un curriculum da presentare ad eventuali datori di lavoro. Il curriculum, o come dicono in Australia resume, è lo strumento più importante a disposizione di chi desidera trovare un’occupazione e per questo deve essere curato quanto più possibile. Innanzitutto, se non si aspira ad un’unica tipologia di occupazione, sarebbe bene predisporre più di un curriculum, ognuno dei quali focalizzato maggiormente sui singoli ruoli. Avendo chiari gli obiettivi prefissati, si dovrà dare maggiore rilevanza ad alcuni aspetti delle proprie abilità e delle proprie aspirazioni. In seconda battuta si dovrà prestare particolare attenzione all’aspetto formale: se è vero che i datori di lavoro sono ormai abituati a scorrere questi documenti e a capire dove fermare l’occhio, è altrettanto vero che agevolare al massimo l’operazione attraverso pulizia, cura e precisione può contribuire al successo finale. Infine, massima attenzione alla lingua: per dimostrare una buona conoscenza dell’inglese si passa innanzitutto dal curriculum. Si dovranno utilizzare termini adeguati al contesto, i più specifici possibili e i meno approssimativi: linguaggio chiaro e semplice, ma finalizzato a spiegare tutto quanto c’è da dire, al bando gli errori grammaticali. A questo scopo, sarebbe meglio far controllare il testo finale a qualcuno in grado di intervenire dal punto di vista ortografico e sintattico, affinché il curriculum possa davvero diventare un’arma a proprio vantaggio e non a proprio svantaggio. Lo scorso anno l’Australian Trade Commission, in collaborazione con Etihad, ha organizzato un concorso destinato a cittadini italiani tra i 18 e i 30 anni intenzionati a studiare inglese con un visto Working Holiday: in palio due biglietti andata e ritorno. La prima vincitrice è stata una ragazza di Viterbo. Per informazioni consultare il sito www.studyinaustralia.gov.au Curriculum A grandi linee un curriculum dovrebbe contenere queste informazioni: • Dati personali: nome, cognome, data e luogo di nascita, nazionalità, tutti i recapiti possibili (indirizzo, email, telefono fisso e mobile), ma soprattutto tipologia di visto • Breve presentazione: poche righe in cui fare una sintesi delle proprie capacità e delle proprie aspettative in modo da risul- tare quanto più convincenti possibile. Bisogna sempre pensare che il destinatario del curriculum è una persona che legge decine e decine di documenti simili: offrire una visione di sé originale e non banale può diventare un’arma importante • Esperienze di lavoro: si tratta di stilare un elenco sintetico ma non schematico delle proprie esperienze professionali, partendo dalla più recente e scendendo via via verso la più lontana nel tempo. Di ciascuna di esse è buona norma indicare i tempi di svolgimento, il datore di lavoro, la sua localizzazione e soprattutto le proprie mansioni: in quest’ultimo punto bisogna cercare di essere molto precisi e fornire anche le motivazioni per cui il rapporto si è interrotto. Inoltre, se possibile, allegare eventuali recapiti a cui rivolgersi per referenze: si tratta di un’ipotesi remota, ma garantisce maggiore veridicità alle proprie parole • Titoli di studio: in questa parte va elencato il proprio percorso formativo, sempre partendo dalle ultime esperienze e retrocedendo via via verso le prime, senza dimenticarsi le date, le materie studiate (soprattutto in caso di laurea) e naturalmente la valutazione. In presenza di certificati particolari, ottenuti in Italia o in Australia, o di corsi di formazione o stage professionali, sarà opportuno indicare le date di svolgimento, la loro natura, l’ente certificatore e la valutazione finale • Abilità personali: a questo punto è buona norma descrivere in poche righe le proprie competenze e le proprie attitudini pensando ad esse come ad un elenco ragionato di elementi utili a completare il quadro generale che si vuole fornire di sé. Le abilità con l’informatica, per esempio, oppure le capacità di gestire un gruppo oppure, ancora, la conoscenza delle lingue (quali e in che misura) oppure il possesso della patente e dell’auto; ma anche ciò che si sa fare in relazione alla tipologia di lavoro per cui si presenta il curriculum, l’eventuale conoscenza dei macchinari utilizzati, la disponibilità al carico fisico e via discorrendo. L’importante è cercare di puntare quanto più possibile a fornire un quadro d’insieme positivo ma soprattutto contestualizzato. Ecco perché si raccomanda di preparare curriculum diversi a seconda delle domande che si intende presentare. Allegata al curriculum dovrebbe poi esserci anche la cover letter, ovvero una lettera sintetica di presentazione che molti datori di lavoro considerano addirittura più importante e qualificante del curriculum vero e proprio, soprattutto quanti prima del colloquio fanno una scrematura sommaria. In questo documento dovrebbe essere sintetizzato al massimo il contenuto del curriculum per quanto riguarda la propria descrizione personale; soprattutto, bisogna puntare su determinati elementi utili a convincere il datore di lavoro che il candidato è la persona più adatta per quel posto e che esso rappresenta una tappa di sicura evoluzione del proprio percorso professionale. Ancora una volta, si sottolinea l’utilità di produrre più documenti, a seconda dei destinatari. Una pagina, non di più, linguaggio chiaro ma non semplice, indicazioni precise ma non apodittiche. Insomma, un bell’esercizio di equilibrio sia formale che contenutistico: il che richiede un certo sforzo che potrebbe però alla fine risultare ben ripagato. Inserzioni Le modalità da adottare per la ricerca di un lavoro sono grosso modo le medesime di cui ci si potrebbe servire nel nostro Paese. Se si esclude lo Skillselect preliminare e si propende per il visto Working Holiday, si può fare riferimento alle inserzioni, consultabili su numerosi siti internet o sui maggiori quotidiani. Se però l’offerta fatica a materializzarsi, è bene iniziare a darsi da fare con una campagna di indagine a tappeto, procurandosi gli indirizzi delle attività e delle aziende e spedendo il proprio curriculum opportunamente adattato. Anche il porta a porta potrebbe produrre sorprese insperate: l’importante è armarsi di pazienza, indossare un vestito adeguato e tentare la sorte, consegnando il proprio curriculum direttamente nelle mani dei responsabili aziendali. A seguire una sintetica lista dei principali siti internet australiani che pubblicano offerte di lavoro: Job Search (www.jobsearch.gov.au): si tratta di un sito governativo in cui si dà precedenza alle offerte provenienti dalle zone meno sviluppate Aps Job (www.apsjobs.gov.au): altro sito governativo, in questo caso destinato esclusivamente alle offerte di lavoro nei servizi pubblici Harvest Trail (www.jobsearch.gov.au/harvesttrail): è una sezione interna al sito governativo Job Search ma è esclusivamente destinata ai lavori stagionali nel settore agricolo Gumtree (www.gumtree.com.au): oltre alle offerte di lavoro, vengono pubblicati annunci di ogni tipo; per il lavoro c’è un agile motore di ricerca interno che permette di scegliere in base al tipo di occupazione Adzuna (www.adzuna.com.au): basta inserire l’area dove si cerca lavoro ed ecco comparire la lunga lista delle opportunità Seek (www.seek.com.au): anche in questo caso un potente motore di ricerca interno permette di avere sott’occhio tutte le proposte, attività per attività e zona per zona Job Seeker (www.jobseeker.com.au): semplice ma efficace, gestisce col suo motore di ricerca interno migliaia di inserzioni Jobaroo (www.jobaroo.com): sito destinato prevalentemente ai possessori di un visto Working Holiday, individua le migliori proposte per chi può permettersi impieghi temporanei CareerOne (www.careerone.com.au): altro potente motore di ricerca che in pochi click è in grado di visualizzare tutte le offerte settore per settore Regional Jobs (www.regionaljobsaustralia.com.au): offre tutte le opportunità che è possibile trovare nelle zone regionali del Paese Norme Una volta trovato il lavoro a lungo cercato, il sistema garantisce al neoassunto la possibilità di conoscere i suoi diritti e i suoi doveri, che secondo il mercato del lavoro australiano cambiano a seconda della tipologia di impiego. Esiste un National Employment Standards che individua attività per attività tutte le caratteristiche specifiche affinché datore di lavoro e dipendente siano al corrente di ciò che possono e devono fare. Il sito governativo www.fairwork.gov.au contiene una risposta a tutte le domande, compreso il tetto minimo dei salari: va da sé che questo tetto varia da impiego a impiego, ma basta cercare sul sito per avere tutte le informazioni del caso. In linea di massima la retribuzione minima per un adulto non dovrebbe scendere oltre i 16 dollari australiani l’ora, ma esiste una serie di possibili eccezioni, soprattutto nel campo dei lavori agricoli, ai quali dedichiamo uno spazio a parte. Lo stipendio viene erogato settimanalmente. Si tenga presente che in Australia le condizioni retributive e lavorative dipendono da un contratto di categoria, da un contratto a livello d’impresa o da un contratto privato e che tutte le professioni sono aperte a uomini e donne: leggi piuttosto severe tutelano i lavoratori contro trattamenti iniqui e contro qualsiasi tipo di discriminazione ed anzi impongono alle aziende di far sì che le occasioni di carriera o di promozione siano basate sul merito e sulle qualità. È consentito dalla legge aderire ad un sindacato. Farm work Si tratta di una risorsa piuttosto significativa a disposizione di quanti intraprendono la ricerca del primo lavoro in Australia. Per farm work si intende qualsiasi lavoro agricolo: dunque, al netto di ogni romanticismo sulla bellezza degli scenari rurali australi, è bene avere presente ciò che si può ottenere e ciò a cui si deve rinunciare. Il lavoro agricolo è innanzitutto stagionale, dunque copre solo qualche mese dell’anno lavorativo, anche se la durata del contratto è a totale discrezione del datore di lavoro, sulla base delle reali esigenze di manodopera. In secondo luogo si svolge nelle aree rurali del Paese, spesso in pieno bush, distanti chilometri e chilometri dalle grandi città e dalle loro opportunità. Certo, se si desidera fare un’esperienza di vita che vada al di là dell’Australia da cartolina, questa è la scelta ideale. Inoltre è l’unica strada per ambire ad un secondo visto se si dispone di quello iniziale del tipo Working Holiday. Ma bisogna essere pronti a condizioni di lavoro spesso estreme: poiché la maggior parte dei lavori agricoli è rappresentata dalla raccolta della frutta (fruit picking), va tenuto presente che l’attività è molto fisica e che si svolge all’aria aperta, sotto il sole cocente; la paga è spesso commisurata alla quantità di prodotto raccolto e dunque maggiore sarà lo sforzo, maggiore diventerà il guadagno (e maggiore la stanchezza a fine giornata). Naturalmente esistono anche altre tipologie di attività rurale che prevedono paga oraria, ma in genere il guadagno non è mai particolarmente elevato. Cercare occupazione in questo campo è decisamente più semplice che in qualsiasi altro ambito, vista l’elevata richiesta di manodopera soprattutto in determinati periodi dell’anno, a seconda del prodotto che viene a maturazione. Uno strumento efficace è rappresentato dai working hostels, ovvero ostelli del lavoro: i gestori offrono una sistemazione a basso costo (tra i 15 e i 30 dollari a notte a seconda dell’ubicazione), e svolgono la funzione di ufficio di collocamento. Sono infatti in contatto con le aziende agricole della zona, e una volta raccolte le disponibilità, offrono persino servizi accessori come il trasporto (a pagamento, ovviamente) sul luogo di lavoro. Per trovare un posto, specie in determinati momenti dell’anno, meglio prenotare, dopo essersi informati sulle reali possibilità occupazionali. In alternativa ci si può rivolgere al National Harvest Labour Information Service (http://jobsearch. gov.au/harvesttrail), un ente governativo che offre informazioni a quanti sono alla ricerca di un lavoro nel settore agricolo: la guida a disposizione sul sito illustra tutte le tipologie di attività Stato per Stato. Esistono infine agenzie private e siti internet specializzati che forniscono indirizzi a cui rivolgersi per iniziare il lavoro contadino. Quali strategie adottare? La prima, più elementare: evitare i luoghi più gettonati, in cui il sovraffollamento di potenziale manodopera finisce per abbassare il valore del lavoro, e preferire invece località più lontane e meno raggiungibili; da questo punto di vista disporre di un mezzo proprio potrebbe fare la differenza. Ecco perché è preferibile il sud ovest dell’Australia: tra Perth e Albany ci sono molte coltivazioni, ma più complicate da raggiungere e dunque meno inflazionate. Viceversa la regione della Murray Valley, tra Victoria e Nuovo Galles del Sud, è presa d’assalto da quanti cercano un’occupazione durante la raccolta dell’uva, visto che non è molto distante da Melbourne e Sidney. Insomma, se ci si mette nell’ordine di idee di rinunciare a un po’ di vita sociale e agli allettamenti delle metropoli, le possibilità di impiego aumentano in proporzione. Accoglienza Un altro settore occupazionale particolarmente ambito da quanti arrivano in Australia senza ancora una prospettiva concreta è quello dell’accoglienza e dell’ospitalità – camerieri e baristi soprattutto – visto che la maggior parte dei posti a disposizione è di natura stagionale e non prevede qualifiche particolari. Fondamentale però è la conoscenza della lingua, dato che si entra a contatto diretto con il pubblico spesso in situazioni caotiche: saper cogliere un’ordinazione in slang o in dialetto può fare la differenza. Allo stesso modo è fondamentale possedere l’RSA (Responsible Service of Alcohol), una sorta di certificazione rilasciata da ogni Stato a chiunque lavori in locali in cui vengono serviti alcolici: per ottenerla bisogna frequentare un breve corso (online o in appositi istituti riconosciuti) previa iscrizione a pagamento e superare il test conclusivo. Diverso il discorso per quanti ambiscono ad un lavoro in un ristorante: esclusa la possibilità di impiegarsi come chef, per cui è richiesta specifica qualifica, ci si deve accontentare di attività più umili e meno remunerative, che possono comunque rappresentare l’inizio di un percorso di sviluppo. Tutto dipende sempre dall’approccio e dalle motivazioni: un datore di lavoro avveduto è in grado di percepirli ed eventualmente valorizzarli adeguatamente. E poi ci sono le roadhouse, alberghi/ristoranti collocati nel nulla lungo le strade di collegamento fra uno Stato e l’altro, uniche possibilità per chi viaggia di fare un riposino o mettere qualcosa sotto i denti: proprio perché completamente isolate dal mondo civile, non rappresentano di solito una grande aspirazione occupazionale e dunque potrebbero aprirsi delle opportunità interessanti, anche per vivere uno spaccato di vita realmente australiana. Studio L’Australia è il terzo Paese al mondo per numero di studenti stranieri dopo Regno Unito e Usa: d’altronde sette delle migliori cento università del pianeta si trovano là e là si trovano anche cinque delle trenta città più adatte alla vita studentesca. Insomma, l’Australia sembra proprio il luogo migliore per dotarsi di una formazione prestigiosa e facilmente spendibile poi sul mercato del lavoro. Era australiano l’inventore della scatola nera usata sugli aerei per scoprire le cause di eventuali incidenti: il suo nome era David Warren e mise a punto il suo prototipo intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso. Si è spento a 85 anni nel 2010. Il governo da anni investe con sistematicità sul suo sistema educativo e i risultati sono oggi visibili a tutti. L’Australian Qualification Framework, che permette agli studenti di seguire il loro percorso formativo, fornisce a tutti i Paesi del mondo i parametri per riconoscere i titoli conseguiti in Australia e trasformarli in titoli equivalenti. Inoltre numerosi enti pubblici lavorano per garantire un’offerta formativa di prima qualità: la Education Services for Overseas Students Act (una legge che dal 2000 definisce diritti e doveri degli studenti e degli istituti), l’Australian Skills Quality Authority (l’ente che controlla la formazione professionale), la Tertiary Education Quality and Standards Agency (l’ente che garantisce il livello dell’istruzione universitaria e post-secondaria). Si tenga inoltre presente che concretizzare in Australia le competenze acquisite durante il percorso scolastico è più semplice di quanto si pensi, visto che le opportunità per quanti scelgono di formarsi nella terra dei canguri sono numerose: basti pensare alla Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), ovvero la più importante agenzia pubblica di ricerca del Paese, impegnata oggi in oltre 700 progetti di sviluppo in 80 nazioni diverse. Il sistema scolastico australiano, che prevede l’obbligatorietà della frequenza fino ai 16 anni, è pressoché identico in tutti gli Stati e in tutti i Territori. Dura 13 anni e prevede sette o otto anni di elementari, tre o quattro di secondarie e due di secondarie-superiori; successivamente ci si può orientare verso studi universitari o verso la formazione professionale. Nel primo caso è possibile approfittare dell’offerta di ben 43 università distribuite in tutto il Paese, mentre nel secondo si può aspirare ad una qualifica VET (Vocational Education and Training) offerta da uno dei tanti TAFE (Technical and Further Education) pubblici in cui governi locali e industria collaborano per garantire una formazione in reale sintonia con le esigenze produttive. Durante i corsi VET è obbligatorio alternare periodi di studio a veri e propri momenti di apprendistato presso aziende qualificate. Quattro i livelli possibili: I livello (durata 4-6 mesi, qualifica: operatore competente), II livello (durata 6-8 mesi, qualifica: operatore avanzato), III livello (durata 1 anno, qualifica: tecnico qualificato), IV livello (durata 12-18 mesi, qualifica: supervisore); in aggiunta è possibile ottenere un diploma (durata 18-24 mesi, qualifica: semiprofessionista) o un diploma avanzato (durata 24-36 mesi, qualifica: manager). Se non si è in possesso dei requisiti accademici per accedere a un corso universitario o di formazione professionale, è comunque possibile iscriversi a un Foundation, un corso propedeutico intensivo di un anno. Lo studente straniero può scegliere fra 1.200 istituti e 22.000 corsi diversi, dalle elementari ai corsi post-laurea. Ovviamente bisogna prima dotarsi di un visto studentesco fra quelli indicati nella specifica sezione e successivamente iscriversi a un corso registrato presso il Commonwealth Register of Institutions and Courses for Overseas Students (CRICOS), istituzione statale che garantisce la conformità dell’istituto e del percorso formativo alle rigide norme australiane. Le rette, la cui entità dipende dalla tipologia di scuola prescelta, vanno saldate in anticipo, ma esiste una rete ben organizzata di borse di studio a cui accedere per finanziare il percorso di formazione, tra cui gli Australian Awards (www.australiaawards.gov.au) e le International Postgraduate Research Scholarships (www.education.gov.au). Per studiare in Australia è comunque necessario intraprendere una procedura standard che prevede l’individuazione del corso, la verifica dei requisiti di ingresso, l’invio della domanda all’istituto prescelto (scaricando direttamente il modulo dal sito della scuola o rivolgendosi ad un’agenzia autorizzata il cui elenco è reperibile presso questo indirizzo: www.studyinaustralia.gov. au/italy/apply-to-study/education-agents/local-agents), il ricevimento della lettera d’offerta dell’istituto (vero e proprio contratto) e della conferma dell’iscrizione (con pagamento della caparra) e la richiesta di visto (con annessa preparazione degli eventuali documenti da produrre: codice eCoE, ovvero conferma dell’iscrizione elettronica, requisiti scolastici, certificazione della conoscenza dell’inglese, certificazione del possesso di fondi sufficienti all’autosostentamento e assicurazione sanitaria). Se invece si raggiunge l’Australia per frequentare dei corsi di inglese, prima di iscriversi bisogna avere chiaro l’obiettivo: le tipologie di corsi sono differenti a seconda delle finalità, anche se la preparazione finale sarà comunque garantita, visto che l’Australia è l’unico Paese al mondo dotato di un rigido sistema di controllo del rendimento delle istituzioni accreditate e di un sistema ufficiale di accreditamento, finalizzato al mantenimento dello standard qualitativo nazionale. Si può imparare l’inglese per scopi accademici o per perfezionare le proprie conoscenze a fini didattici o semplicemente per migliorare le proprie chance professionali: per avere il ventaglio completo delle opportunità, si può fare riferimento a English Australia (www.englishaustralia.com.au), la principale associazione che riunisce le scuole che insegnano inglese agli studenti stranieri. Esistono poi modalità alternative, per esempio gli study abroad, destinati a studenti intenzionati a frequentare sei mesi o un anno di scuola in Australia previo accordo fra istituti, o i programmi di scambio, con riconoscimento dei titoli di studio eventualmente conseguiti, o gli study tours, ovvero moduli formativi tramite i quali una scuola o un’università australiane ospitano un gruppo di studenti per mostrare loro le opportunità della vita scolastica o accademica locale. Infine, c’è lo studio a distanza, grazie al quale è possibile ottenere un titolo di studi australiano pur rimanendo nel proprio Paese. Per avere un’idea più chiara delle opportunità, si suggerisce di visitare il sito www.studyinaustralia.gov.au. In Australia le associazioni di ex alunni hanno grande rilevanza. Gli ex studenti possono così rimanere in contatto e darsi una mano anche quando la vita li ha portati a fare scelte diverse. Qualcosa di più, insomma, della cena di classe allo scadere del decimo anno dalla maturità. Casa Escludendo l’idea che ci si voglia trattenere nella terra di Oz vagando di ostello in ostello oppure limitando ad una tenda e al contenuto di uno zaino le proprie prospettive abitative, restano due strade da percorrere: l’affitto o, per i più fortunati e ricchi di risorse, l’acquisto. Affittare un appartamento in Australia sta diventando sempre più difficile e caro, visto che il volume degli arrivi è tale da sollecitare comprensibili saliscendi nel rapporto richiesta/offerta. Oggi il costo per un piccolo appartamento si può aggirare fra i 350 e i 450 dollari australiani a settimana, ma la cifra dipende ovviamente da un numero significativo di variabili, fra cui l’ubicazione e lo stato di conservazione. Le strategie di ricerca sono le stesse che si potrebbero adottare in Italia, ovvero agenzie immobiliari, conoscenze dirette oppure annunci su internet e sui giornali. Una volta trovata l’abitazione che fa al caso proprio, il grosso è fatto, poiché le procedure successive risultano decisamente semplificate. Il governo è consapevole dell’imponente movimento di persone e non ha intenzione di ostacolarlo né di renderlo burocraticamente impraticabile. Basta compilare un modulo di proposta con i propri dati e allegare una somma pari ad una settimana di affitto, che verrà restituita qualora l’affare non andasse in porto. Per la stipula del contratto, niente marche da bollo né tasse supplementari: è sufficiente versare un mese anticipato di deposito e accordarsi sulle modalità di pagamento. Nel caso di interruzione del rapporto, è sufficiente avvisare delle proprie intenzioni con un preavviso di tre settimane. Nel caso in cui si sia trovato l’appartamento tramite agenzia, attenzione alle clausole al momento della firma: è buona norma controllare la corrispondenza fra quanto indicato nel report di presentazione, in cui si evidenzia lo stato dell’alloggio, e la realtà, in modo da evitare contestazioni al momento della restituzione. Se invece si hanno da parte sostanze sufficienti, questo sarebbe il momento adatto per acquistare casa in Australia: i prezzi si sono abbassati significativamente negli ultimi due anni soprattutto perché, a causa della crisi, la gente si sente meno spinta a livello psicologico ad affrontare passi impegnativi come l’acquisto di un’abitazione. Tuttavia normalmente possono comprare casa in Australia solo i cittadini o quanti hanno ottenuto la residenza permanente. Chi è privo di tali requisiti e vuole comprare come forma di investimento può acquistare esclusivamente abitazioni di nuova costruzione, in modo da dare il suo personale contributo alla crescita economica del Paese. Ovviamente le procedure burocratiche in questo caso si fanno leggermente più complesse, ragion per cui diventa consigliabile rivolgersi ad un professionista in grado di verificare condizioni e requisiti, e di occuparsi poi dell’intero processo fino all’ingresso nell’abitazione. Per gli allacciamenti dei servizi di acqua, luce e gas le procedure sono molto più semplici che da noi: è sufficiente infatti collegarsi al sito internet della società prescelta e stipulare il contratto indicando l’indirizzo dell’abitazione, la data di ingresso e i dati anagrafici. Conclusione Giunti a questo punto, sarà chiaro che trasferirsi in Australia è questione non semplice. Servono competenze di base significative, spesso un po’ di denaro da parte, soprattutto una volontà di ferro, che non si lasci deprimere dalle difficoltà, tra cui quelle di carattere burocratico legate al rilascio dei visti. Un conto è prendere e partire per vedere un po’ l’effetto che fa, un altro è progettare un piano decisivo per la propria esistenza: in questo caso non è possibile affrontare l’impresa con approssimazione e faciloneria. Serve una pianificazione che non lasci nulla al caso. Per certi visti l’autorità australiana si prende tempi che potrebbero sembrare eterni; le certificazioni richieste potrebbero richiedere più impegno di quel che si pensa. Se si crede di possedere i requisiti necessari, ma soprattutto se si è convinti di poter affrontare l’intero percorso in totale autonomia, le procedure consentono di intraprendere l’iter burocratico in assoluta sicurezza. Se si preferisce contare su appoggi esterni, come già detto ci sono moltissime opportunità: bisogna entrare nell’ordine di idee di spendere qualcosa in più, ma in tal modo si potrà affrontare il percorso con un esperto al proprio fianco. Comunque si intenda procedere, le porte dell’Australia sono aperte. L’errore più marchiano da evitare è però provare a riprodurre meccanismi e comportamenti senza i quali in Italia si rischia di rimanere al palo, mentre in Australia non solo non funzionano, ma generano anche riprovazione: nessun trucco, dunque, nessuna sfrenata caccia alla scorciatoia, niente amici degli amici, no a raccomandazioni e familismi. Gli aussie non capirebbero, men che meno approverebbero e in quattro e quattr’otto ci si troverebbe tagliati fuori da ogni opportunità. Dall’altra parte del mondo c’è la convinzione, peraltro ben riposta, che sia possibile avere successo contando solo sulle proprie forze e sulla validità delle proprie idee. Cose dell’altro mondo, appunto. Ma forse è proprio per questo che è là che ci piacerebbe tanto andare. Due chiacchiere con... A seguire riportiamo due brevi interviste con italiani che, emigrati in Australia, si sono industriati e hanno raggiunto l’obiettivo di rimanere laggiù grazie alla bontà del loro lavoro. La loro testimonianza può essere utile per capire quali sono gli atteggiamenti più corretti per organizzare la propria partenza e, soprattutto, la propria sopravvivenza agli antipodi. Giordano Dalla Bernardina www.giordanodallabernardina.com Visualizza il mio profilo about.me www.australiaprimipassi.com Blogger (www.giordanodallabernardina.com), emigrato in Australia per vedere l’effetto che fa, gestisce un sito che fornisce risposte alle domande di quanti pensano di mettersi in marcia verso il continente australe. Da qualche tempo è diventato anche agente di immigrazione a Perth: offre una mano a coloro che aspirano a diventare australiani come lui. Ora che sei là, che effetto fa? A conti fatti, torneresti indietro? Sono contento di essere in Australia e non ho mai avuto occasioni per rimpiangere la scelta, anche se i momenti difficili non mancano, specialmente per questioni legate al visto. In Italia non torno da quasi tre anni, nemmeno per una vacanza, ma conto di fare un salto appena possibile. Un ritorno permanente è comunque fuori discussione, almeno per i prossimi anni. Non tornerei nemmeno se tutta l’Italia cominciasse a funzionare perfettamente dall’oggi al domani. Per cancellare cinquant’anni di danni e di una “certa mentalità” servirebbe almeno una generazione a partire dal momento in cui il Paese ingrana. Cosa ti ha colpito di più al tuo arrivo? Mi ha colpito molto il modo in cui gli australiani gestiscono “il pubblico” e come sfruttano tutto quello che hanno da offrire per attrarre i turisti. Ogni più piccola potenzialità viene ottimizzata e messa sul piatto come attrazione. Gli spazi sono gestiti bene ed è tutto molto curato. Anche in ambito lavorativo le leggi sono molto ferree e rispettate, soprattutto in materia di sicurezza. Certo, qualche magagna c’è sempre, ma, al contrario che da noi, il marcio non è la normalità. Di negativo, al momento, non mi ha colpito niente. Non dico che sia tutto rose e fiori, ma se paragonate alla nostra situazione in Italia, sono cose facilmente affrontabili. La procedura relativa al rilascio del visto è davvero così caotica come sembra a chi vi si avvicina da fuori? La procedura non è per niente caotica. Molto complessa, decisamente, ma sono convinto che la gente non ne capisca niente perché si informa attraverso Facebook o non si informa per niente. La maggioranza delle persone che mi chiedono informazioni ha raccolto cose per sentito dire, passaparola, interpretazioni ed esperienze di altri o meme sui social. Molti partono completamente impreparati e ignorano ciò che invece serve sapere. Poi, quando il loro piano naufraga di fronte alla realtà, danno la colpa al governo australiano. Più che scoraggiare i trasferimenti, direi che quaggiù cercano di tutelare lo stato delle cose, in modo che continui a funzionare. Personalmente, nonostante questo renda le cose difficili a me per primo, ritengo che facciano bene ad essere severi in materia di immigrazione. Insomma, quando ti guardi intorno, qui vedi persone provenienti da ogni angolo di mondo (letteralmente), ma mai e poi mai ti chiedi se siano in regola o meno, perché sai già che per trovarsi qui devono essere prima passate per le strette maglie dei controlli australiani. Da quello che dici, pare che laggiù il problema razzismo non ci sia. Non posso dire che il razzismo qui non esista, certo però è che è confinato a pensiero personale e non intacca la società in maniera diffusa. Può capitare che ci siano episodi isolati, ma generalmente si è sempre bene accetti. Certo, sta a noi dimostrarci aperti per primi. Vedo molti italiani arrivare qui con i migliori intenti e poi, se non hanno il migliore amico australiano dopo una settimana, si lamentano di quanto siano chiusi gli australiani. Mi piacerebbe vedere più autocritica da parte di chi arriva, mentre la maggior parte degli italiani arriva qui e si crea una sorta di “piccola Italia” intorno: amici italiani, coinquilini italiani, film e libri italiani, solo cibo italiano eccetera eccetera. Salvo poi svegliarsi dopo un anno e biascicare ancora in inglese come all’arrivo. Nemmeno con gli aborigeni? La situazione in questo caso è così complessa che non può essere affrontata in una chiacchierata di pochi minuti. Mi limito a dire che ogni problema ha delle cause e che risolvere i “sintomi” del problema non fa sparire le cause. Quali sono le mode e le tendenze che vanno per la maggiore in Australia in questo momento? Dunque, tanto per essere schietti, qui non importa nulla a nessuno di come ci si veste: ci sono varie tendenze (a Perth tira molto l’Hipster), ma tutte convivono sotto lo stesso cielo. Il cellulare fa parte del look, costantemente in uso anche qui in metro, bus, bici, a piedi e talvolta mentre si guida. Per combattere chi lo usa al volante, la polizia di Perth manda in giro poliziotti in moto in borghese con lo specifico compito di sgamare chi trasgredisce (filmando tutto con una telecamera sul casco). Il fenomeno del cellulare non colpisce solo la fascia giovane, ma anche adulti e anziani. Mi capita non di rado di vedere anziane signore che giocano a Bubble Bobble sul loro iPhone. Aldo Mencaraglia Ordina e governa il sito internet www.italiansinfuga.com, “blog dedicato ad aiutare gli italiani a migliorare il proprio futuro”, e nel tempo (risiede a Melbourne ormai dal 2002) si è garantito un ruolo di saggio consigliere per quanti provano a pensare in grande. È davvero così facile trovare lavoro in Australia? Sicuramente è più facile che non in Italia, ma la situazione non è tutta rose e fiori. Disoccupati ce ne sono anche qui, il 7% della popolazione, e faticano a trovare una nuova occupazione. Certo, alcune professioni sono più richieste di altre, ma non è raro per alcuni australiani attendere settimane o addirittura mesi prima che si prospetti una nuova possibilità lavorativa. Lo stesso discorso vale per gli stranieri: chi vuole espatriare è bene che si metta nell’ordine di idee che servono pazienza ma soprattutto competenze. Le procedure per il rilascio del visto sono particolarmente complicate, al punto che per alcuni sono necessari mesi se non anni. Inoltre la maggior parte di coloro che ne fanno richiesta non vede accolta la domanda. Io cerco sempre di evidenziarlo: la prima cosa da capire, prima di tentare l’emigrazione, è quante probabilità ci sono di ottenere un visto lavorativo, senza il quale è assolutamente inutile preoccuparsi del resto. Ci sono professioni che garantiscono maggiori probabilità di successo? Assolutamente sì e a deciderlo è direttamente il governo australiano, che redige e aggiorna a intervalli regolari una lista di professionalità di cui il Paese ha bisogno. Attenzione però: non basta avere esperienze lavorative, è necessario soddisfare numerosi altri requisiti, primo fra tutti quello dell’età. Oltre i 50 anni è inutile sperare di potersi rifare una vita quaggiù; senza conoscere bene la lingua impossibile ambire ad un’assunzione. Si legge da più parti che in campo agricolo le possibilità di impiego sarebbero maggiori: è vero? Io non esalterei tali opportunità, nel senso che le aperture, anche in sede di rilascio visti, ci sono, ma perché gli australiani non hanno più voglia né interesse a svolgere certe attività, come per esempio la raccolta della frutta. Si tratta di lavori duri, svolti in aree piuttosto isolate e climaticamente svantaggiate. Si fa tanta fatica con il rischio di venire sfruttati e di guadagnare poco, a meno che non si sia in possesso di competenze specialistiche. Si sente dire che una volta giunti in Australia gli italiani devono dire addio alla buona cucina e al calcio. Cosa c’è di vero in tutto ciò? Beh, una cucina australiana non esiste. Ci sono tante cucine straniere, diretta e logica conseguenza della presenza di persone provenienti da ogni parte del pianeta. Il che permette di modulare a piacere la propria dieta e di assaggiare davvero un po’ di tutto senza grandi difficoltà, compresa la cucina italiana, se si sente un po’ di nostalgia. Per quanto riguarda il calcio, dall’arrivo di Del Piero la sensibilità degli australiani nei confronti di questo sport è aumentata, anche perché soprattutto fra gli immigrati il calcio ha costituito un punto di riferimento importante. Oggi il calcio è diventato la prima scelta per i genitori che non vogliono far svolgere attività violente ai propri figli come il rugby o il calcio australiano.