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Periodico di informazione, cultura e curiosità edito dalla redazione
giornalistica del “G. B. Cerletti”
Via XXIII Aprile,20 31015 Conegliano (TV)
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Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
LA CANTINA
Il PUNTO
Cari amici de La Cantina, ben
ritrovati!
Sempre più spesso come insegnanti ed educatori ci ritroviamo
a riflettere sull’autonomia dei
nostri studenti o dei nostri figli.
Ne parliamo con i colleghi, coi
genitori, con i ragazzi stessi.
Non c’è dubbio, i giovani di
oggi soffrono di “troppa attenzione” da parte degli adulti. In
che senso? Nel senso che non li
si lascia più fare esperienza, ci
si preoccupa eccessivamente dei
loro possibili sbagli, ma così
facendo li si fa crescere fragili e
insicuri. Ansia e apprensione
sono sintomi che oggi giorno i
genitori in genere manifestano
in modo decisamente più marcato di quanto non facessero solo
qualche decennio fa i nostri educatori. Qualcuno la chiama
“figliolite”, cioè spasmodica
premura da parte dell’adulto nei
confronti dei giovani, come se
non si dovessero sporcare mai le
mani o come se fare di testa
loro fosse una sciagura inaudita.
Quanto vi sia di più sbagliato
cerchiamo di dirlo qui a fianco e
nelle pagine successive ascoltando i giovani e un genitoreeducatore. A voi la riflessione su
una materia scottante che ha
dato corso in questi ultimi anni,
anche da parte di politici di primo piano, ad espressioni di
nuovo
conio
come
“bamboccioni”. Sono convinto
che le colpe vadano almeno
divise a metà. Con questo approfondimento abbiamo inaugurato
il nuovo numero del giornalino
scolastico che ci e vi accompagna da ormai 13 anni. L’impegno è sempre lo stesso, così
come l’obiettivo: quello di coinvolgere le varie componenti
della scuola, studenti in primis,
nel dibattito e nel confronto
con .
(continua a pag 16)
MAMMONI E BAMBOCCIONI, LEGGETE QUI
Appello ai genitori malati di “figliolite”
Se dico Italia a che pensate?
La retorica mi suggerisce il
classico detto: “pizza, mafia e
mandolino”, ma io ci aggiungerei un'altra voce: mammoni. Sono state condotte infatti delle inchieste pochi
anni fa che hanno rivelato
che il 44% dei ragazzi italiani non vogliono diventare
adulti (mentre in Francia e
in Germania rispettivamente per l’82 e il 74% i ragazzi
tra i venti ed i trent’anni
sono già fuori
casa). Questo fenomeno quindi è
tipicamente italiano: evidentemente
o i figli vogliono
così tanto bene
alle proprie madri da non riuscire a staccarsene
neanche
alla
“tenera” età di 40
anni, oppure sono le nostre madri a non
voler vedere il figlio uscire
di casa. Non credo molto alla
prima opzione perché nonostante il bene che vogliamo ai
genitori penso che ognuno
cercherà sempre la propria
strada: spinto dalla voglia
d’avventure o in balia di bollenti spiriti. Ma la mamme è
risaputo che ne sanno una
più del diavolo e pur di non
staccarsi dalla propria creatura la viziano e la coccolano come nessun altro sa
fare. Senza che ce ne accorgiamo ci portano, come maiali, all’ingrasso; diventiamo
pigri e alla fine ci sediamo
comodi, serviti e riveriti sulla
poltrona di casa: la stessa su
cui guardavamo i cartoni animati. Quest’ala protettiva
circoscrive i piccoli al nido e
ciò impedisce agli “ignari
sventurati” di spiccare il
volo, di farsi le proprie
esperienze, di ferirsi, di imparare e crescere, di relazionarsi con gli altri e persino
di amare. Sì
perché i
“cuccioloni” di 35-40 anni
che vivono ancora a casa con
i genitori difficilmente hanno
una relazione stazionaria e
matura con una donna; molti
amici magari, ma appena questi si sposeranno o si sposteranno per lavoro, al mammone non resteranno neanche
loro; bensì lunghe giornate
sempre tra mamma e papà.
Questo è quello che succede
se l’esposizione ai “raggi
mamma” è prolungata fino
al punto di non ritorno:
quando un uomo cioè perde
le possibilità di rifarsi una
vita (visto che metà l’ha
passata a farsi rimboccare
le coperte); ma la situazione
non è ancora del tutto irrecuperabile su bambini e
adolescenti che subiscono la
così
detta
figliolite” (malattia dei genitori
che stravedono per i figli).
Infatti due sono i metodi che
possono usare le vittime per
uscire da questa malsana
esposizione: tagliare di netto
i fili con cui il materno burattinaio li controlla e condiziona le loro scelte, facendoli capire che noi ragazzi
dobbiamo affrontare il
mondo se vogliamo maturare e imparare a vivere. Il
secondo invece è sbagliare,
sbagliare e sbagliare ancora! Perché solo
così raggiungeremo una maturità e un’esperienza tali
da permetterci
di arrangiarci e
quindi di evitare
a prescindere di
chiedere aiuto ai
genitori. Dobbiamo imparare
a sbattere la
testa prima di andare a piangere dalla mamma. Ovviamente non è facile e più sei
giovane, più è difficile uscire
dai raggi mamma perché a fin
dei conti lei ci ha dato la vita
ed è giusto ne faccia parte, ma
è anche vero che “una mamma troppo valente fa la figlia buona a niente”. Tutto
deve avere un giusto equilibrio perché funzioni bene:
persino l’amore incondizionato di una madre: perché se vi
ama davvero, lascerà che
amiate anche il mondo al di
fuori di lei, il
vostro.
Manuel
Dal Bianco
6VB
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
Bocciati in autonomia?
L’opinione di un genitore - educatore
E’ sotto gli occhi di tutti il fatto che i giovani italiani tardano ad allontanarsi dal tetto natio, tant’è che gli psicologi
hanno coniato il neologismo “adultescenti”, per indicare
giovani tra i 25 e i 35 anni, considerati adulti fino a pochi
anni fa, oggi non più secondo i 5 criteri per individuare il
passaggio all'età adulta: conclusione degli studi, indipendenza finanziaria, abbandono della casa dei genitori, matrimonio, concepimento di un figlio. La tendenza è di restare "forever young". Ritengo tuttavia che il fenomeno
non sia dovuto solamente alla congiuntura economica che rende impossibile l’accesso alla casa e una vita autonoma a
lungo termine, o ad altre situazioni quali
il prolungamento degli studi universitari e
il ritardo dell’inserimento nel mondo del
lavoro, riflesso comunque della mancanza
di una seria politica di sviluppo. Penso
che le cause di questo problema siano
più profonde. Osservando l’evoluzione
del fenomeno, sia come genitore che come insegnante, (fenomeno che, se guardate bene, sta contagiando anche famiglie di
origine straniera in Italia da molti anni) mi sono persuasa che
la dinamica dentro casa/fuori casa non è sufficiente a comprendere il problema. Del resto anche in paesi come la Svezia, dove i giovani si allontanano da casa molto presto si trovano spesso a convivere con coetanei, riproducendo un modello di vita adolescenziale, dilatando comunque i tempi della
piena assunzione di responsabilità. E gli ultimi fatti di cronaca
vedono coinvolti giovani padri di famiglia in atti di violenza
gratuita verso minori, atti che di solito si riscontrano tra gli
adolescenti, per altro giustificati dai loro genitori (!). Dunque, penso che il fenomeno sia espressione di una subcultura dell’insicurezza alimentata dalla percezione di un
‘aumentata illegalità, dalla paura del diverso, da una
mentalità che assolutizza i beni materiali (da difendere ad
oltranza) e relativizza i beni immateriali. Inoltre non è
estraneo a questo problema la nuova fisionomia della famiglia,
mononucleare, spesso a causa di legami fallimentari, la tendenza ad avere il primo figlio in età avanzata, l’errore educativo da parte di moltissimi genitori di temere i “no” , preferendo diventare “grandi amiconi” dei propri figli. Infine
ed è l’aspetto più importante la diffusa perdita di fiducia
nella vita e di speranza nel futuro. Se scuotiamo per bene
tutti questi ingredienti ne esce un quadro educativo che si
esaurisce nell’orizzonte del presente, dell’immediato, del
tutto e subito, in cui il figlio è fine a se stesso, sempre al
centro dell’attenzione, sempre giustificato e sollevato da ogni responsabilità.
Sono chiare a questo punto le difficoltà
ad intraprendere un percorso proprio
e autonomo. Tuttavia potremmo provare
a vedere questo tempo come un periodo
storico di liberazione, di rinascita, e immaginare un sistema sociale che possa
soddisfare meglio i nostri veri bisogni
umani, cogliendone le possibilità con
gratitudine, invece di continuare a lamentarsi. Dobbiamo riprendere tutti il coraggio di alzare le vele e rivolgere lo sguardo
al mare aperto. Ai giovani mi piacerebbe passare l’idea che
devono tornare a fare ciò che gli é tipico: sognare e desiderare. Ai genitori ed educatori regalerei questi versi di K.
Gibran: I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le
figlie della forza stessa della Vita. Nascono per mezzo di voi,
ma non da voi[….] Potete dar loro il vostro amore, ma non
le vostre idee. Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla
loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che
voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni […] Voi
siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono
lanciati in avanti. L'Arciere mira al bersaglio
sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con
tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.[…]
Prof.ssa Sara Lorenzon
IN VOLO LIB(E)RI
QUANDO CHIUDO GLI OCCHI
“Vorrei che tutti leggessero. Non per diventare letterati o
poeti, ma perché nessuno sia più schiavo.” Gianni Rodari
Sai la novità? Una micro biblioteca itinerante si aggira
per il Cerletti. Sa di buono perché non chiede denaro,
non sbraita per farsi notare, non
obbliga una sosta né un prestito, è
semplicemente un dono e funziona
in libertà. Ciascuno di noi, può renderla migliore, donando un proprio
libro, può adoperarsi per metterla in
ordine , può aggiustare qualche rottura… Libri in volo ma soprattutto
menti e cuori in volo; ognuno può
servirsene per allargare gli orizzonti,
aprire il cuore, allenare la mente. Occhio perché quando
meno te l’aspetti la biblioteca prende il volo ed è già da
un’altra parte.
Proff. Bellin, De Vecchi, Lorenzon
Quando chiudo gli occhi immagino un mondo leggermente diverso e quando li riapro mi piacerebbe poter parlare con gente che
abbia davvero qualcosa da raccontare e non che dica le solite,
noiose e scontate cose e mi piacerebbe sentire i brividi mentre
qualcuno mi racconta qualcosa. Mi piacerebbe che le persone
ascoltassero e non che aspettassero semplicemente il loro turno per spararla più grossa. Mi piacerebbe anche che le persone
la smettessero di infuriarsi per le sciocchezze e che cominciassero
a farlo senza perdere tempo rimuginando le solite cose o peggio
non facendo nulla. Mi piacerebbe vedere un po' più di umiltà
da parte di certi individui ed un po' più di egoismo (nel senso positivo della parola, se ne esiste uno) da parte di altri; mi piacerebbe ricordarmi il pin del cellulare e mi piacerebbe non dover utilizzare in continuo la retorica "mi piacerebbe" e, mi piacerebbe,
infine, incontrare persone che si presentano per quello che
effettivamente sono e non per quello che vorrebbero essere.
Jonathan Zalamena 6VB
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
Ottimi risultati in vigneto
Nonostante la campagna viticola sia stata quest’anno
molto difficile per l’alta virulenza delle malattie ( piovosità eccessive, bombe d’acqua con dilavamento, difficoltà di intervento nei tempi necessari per bloccare l’avvio
delle infezioni), la Scuola Enologica di Conegliano è
uscita praticamente indenne dalla grave crisi che ha colpito il
territorio procurando inevitabili
conseguenze sia sulla quantità di
uva raccolta che sulla qualità
della stessa. In particolare a compromettere l’annata è stata la peronospora esplosa sul grappolo in
fase di ingrossamento acini a fine
giugno – inizio luglio; la virulenza
degli attacchi poi si è manifestata
anche sulle foglie, oltre a marciumi
di vario genere ancora sul grappolo. La Scuola Enologica di Conegliano, sempre impegnata nel proporre un modello di viticoltura sostenibile anche sul piano della difesa, grazie alla collaborazione con Condifesa Treviso ed in particolare con il
tecnico Fiorello Terzariol , che ha fornito il monitoraggio dell’andamento epidemiologico nel territorio, è riuscita a gestire con la difesa guidata integrata le diverse ampelopatie della vite utilizzando solo agro farma-
Una strategia fitoiatrica vincente
ci non classificati e quindi a basso impatto per l’uomo e per l’ambiente. Questa risultato estremamente
positivo, oltre a rispettare quanto previsto dal documento di polizia rurale e dal protocollo viticolo, ha consentito di confermare che, anche ricorrendo a farmaci poco
pericolosi, si può ottenere un
eccellente risultato in termini di
difesa, e questo dal momento
che la vendemmia delle uve
prodotte nella nostra azienda,
indenni da malattie al grappolo, ci ha confermato la validità
della vincente strategia fitoiatrica adottata. Questo importante risultato, affatto scontato,
si è potuto raggiungere anche
grazie alla piena collaborazione
tra il tecnico responsabile dell’azienda agraria prof. W. Da Rodda, l’enologo dott. E. Serafin e
il personale dell’azienda stessa
sempre disponibile anche in giornate festive. Sotto il
profilo enologico, i vini riconfermano le aspettative
formulate in vendemmia; in particolare, sono ben
presenti i fruttati e la freschezza che li rende graditi
all’olfatto e al palato. (d.b)
Treviso per l’Armenia
Dall'Armenia a Tezze sul Piave, dall'arca di Noè alle “Viti
di Noè”. Il progetto “Treviso per l’Armenia”, patrocinato dalla Provincia di Treviso, ha visto i suoi primi risultati in vigneto. Per la prima volta è stato vendemmiato l'Arenì. È un antico
vitigno che proviene dall’Armenia e fa parte di un progetto
internazionale e di un gemellaggio con il Raboso Piave Docg.
Il Raboso sarà prodotto in Armenia secondo tradizionali metodi, come il sistema
di maturazione del
vino in anfore. Le
“Viti di Noè” sono
state ribattezzate
così poiché uno
degli obiettivi è lo
sviluppo
della
vitivinicoltura
nella regione armena dello Vayots
Dzor e la vicina
Valle dell'Ararat, dove secondo la leggenda approdò Noè. Due
anni fa 900 viti dell’Arenì sono state piantate nei terreni di
fronte alla cantina sociale di Tezze. Adesso per la prima
volta è stata raccolta l'uva e partirà la produzione. Il progetto ha visto la collaborazione tra Provincia di Treviso, come
capofila, la scuola enologica Isiss Cerletti, Istituto di Ricerca
Cravit di Conegliano, la Congregazione Mechitarista Armena
dell'Isola di San Lazzaro, la Confraternita Raboso del Piave, il
Comune di Vazzola, Unindustria Treviso, Fondazione Civiltas
Yerevan Armenia, The Mekhitarist Center of Armenia, Armenian Scientific Centre viticulture, fruit-growing and wine making, Armenian Wine Consortium, Edvag Group, Regione del
Vayots Dzor, Armenian Trade Network. Dopo le visite reciproche tra i due Paesi effettuate nel 2009, nell’ottobre 2010
era partito per Yerevan un gruppo di 5 studenti-giovani imprenditori della Scuola Enologica, Matteo Antiga, Alberto
Coletti, Federico De Lucchi, Marcello Gottardi e Mattia
Spagnol, accompagnati dal professore Pietro Mascarin
(ora in pensione) che ha
visitato le cantine di eccellenza della regione del
Vayots Dzor, verificando le
tecniche tradizionali e le
potenzialità di sviluppo
qualitative e commerciali
del mercato vitivinicolo
armeno.
Il progetto di cooperazione ha puntato sul settore vitivinicolo, uno dei fiori all’occhiello dell’economia armena, individuato come un segmento produttivo ad alto potenziale di
sviluppo e di priorità strategica per la ripresa economica:
il vino e il brandy armeno sono molto rinomati specialmente perché vengono prodotti da varietà autoctone esclusivamente presenti in questo piccolissimo paese.
(d.b.)
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
IL “PROGETTO LEONARDO” VOLA A BRIGHTON
Nello scorso anno scolastico, è stata offerta alle classi preterminali la possibilità di partecipare al Progetto Leonardo, progetto europeo che consiste nello svolgimento di cinque settimane di tirocinio all’estero, dopo una selezione iniziale valutata con un test d’inglese e con il rendimento scolastico.
Noi abbiamo deciso di partire alla volta dell’Inghilterra,
in particolare di Brighton per le quarte e Plumpton College per le quinte, assieme ad altri sei studenti del nostro
istituto (Luca Lavina, Matteo
Lucchet, Luca Troncon, Riccardo Vettorel, Riccardo Masetto, Alessio Piazza) ed altri
quattro ragazzi dell’istituto
alberghiero “Beltrame” di Vittorio Veneto. Brighton è una
città di circa 150000 abitanti che
si affaccia sulla costa meridionale dell’Inghilterra nella contea
dell’East Sussex. È una famosa
località balneare e offre attrazioni turistiche quali il Royal Pavillion (residenza estiva di re Giorgio V che richiama gli stili artistico-architettonici orientali), i
moli di Brighton Pier (anche
luogo di divertimento grazie al
Luna Park) e West Pier. Le cinque settimane prevedevano una
settimana di corso di inglese con insegnate madrelingua e le
restanti quattro presso l’azienda “Brighton and Hove City
Council City Parks”. Durante le settimane di tirocinio, sono
state solte svariate attività riguardanti il giardinaggio e il
mantenimento del verde pubblico: diserbo manuale, potatura, bordature delle aiuole, irrigazione, pulizia generale
del parco. Il tutto veniva monitorato da un tutor aziendale, Jim Kent. Riguardo ai monitoraggi, la situazione era tenuta sotto controllo dall’azienda promotrice del progetto
“Fortes”, tramite posta elettronica. Dopo il periodo lavorati-
vo, ci occorreva anche un po’ di svago. Il tempo (strano
per l’Inghilterra) è stato molto clemente e ci ha regalato
pomeriggi soleggiati da passare in spiaggia. Durante i
week-end, invece, organizzavamo delle escursioni fuori
città, tra cui Londra in primis, Devil’s Dyke, Eastbourne
che abbiamo raggiunto per puro caso sbagliando la fermata dell’autobus, e le Seven Sisters, un complesso di bianche
scogliere a strapiombo sul Canale della Manica. Nella capitale britannica abbiamo potuto ammirare le più importanti
attrazioni turistiche che offre la
città, quali: Buckingham Palace
(con tanto di famiglia reale e
cambio della guardia in diretta),
National Gallery, Tower Bridge
e London Eye, Big Ben, la
piazza di Piccadilly Circus e i
grandi parchi come Hyde park
e Green Park.
… e naturalmente per noi ragazze non poteva mancare lo
shopping (in realtà anche per i
maschi ahah)!!! Cosi abbiamo
perlustrato i grandi magazzini
Harrods, ma siamo usciti a malincuore quando abbiamo cominciato a vedere cartellini a quattro cifre! L’esperienza è
stata positiva sia dal punto di vista professionale che culturale e per l’amicizia instauratasi con i colleghi di lavoro.
La consigliamo a tutti perché dà la possibilità di aprire gli
occhi verso culture differenti dalla propria.
Francesca Dabbà e Marta Battistella 5BGT
A Cannes come a casa mia
Cannes é stato fin da subito un continuo alternarsi di amore e
odio. Ho odiato dover partire, ho odiato i peli
di gatto sopra il letto, il cibo non commestibile, la piscina in giardino dove non sono mai
potuta entrare, ho odiato essere lontana da
tutti. Però questa città mi ha subito accolta e
fatta sentire a casa. 5 settimane sembravano
molte ma non sono state abbastanza da farmi
annoiare. Il tanto atteso giorno della partenza
alla fine arrivò; al primo impatto incontrai gli
sguardi di 10 ragazzi come me, che stavano
per intraprendere il mio stesso percorso. Incredibilmente in poco tempo mi sentivo già
molto legata a loro. Insieme abbiamo condiviso pezzi del nostro passato, storie, sogni, aspettative, divertimento e quest'avventura che ancora
oggi ci tiene uniti. Devo dire che le difficoltà ci sono state, e
aver avuto qualcuno che mi ha sostenuta giorno per giorno è
stato molto importante. In particolare con Ilaria ho stretto un
rapporto speciale, eravamo ospitate dalla stessa famiglia e ci
siamo sopportate ogni ora del giorno per 35
giorni! Quest'esperienza mi ha sicuramente
insegnato molte cose; in particolare essere
lontana da casa mi ha permesso di capire
cosa significa essere autonomi e poter contare solo su sé stesso (ho imparato a fare la
lavatrice). Rapportarsi con la famiglia
ospitante, ragazzi, colleghi di lavoro mi ha
fatto conoscere delle prospettive molto
differenti dalla mia. Ho scoperto le abitudini e lo stile di vita che hanno i francesi e,
sebbene la lingua mi fosse poco conosciuta,
il dialogo diventava ogni giorno un po' più
semplice. É un'esperienza
che mi ha fatto crescere e che mi porteró nel
cuore.
Nicole Dalla Torre 5AVE
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
INTERVISTA DOPPIA
Faccia a faccia tra gli ass. tecnici Conte ed Eporti
Nome: Eraldo
Soprannome: Attila
Hobby: Cucina, pesca e lettura
Generi musicali preferiti: Rock (AC/
DC e Pinkfloyd)
Piatto preferito: parmigiana di melanzane
Dove si concederebbe un viaggio?
Polinesia francese
Com’era da giovane? Un bel fighetto
Cosa Voleva fare da bambino? Non ci ho mai pensato
Si sarebbe mai aspettato di diventare cuoco? No, sarei
dovuto diventare un perito chimico
Aspetto positivo e negativo del suo mestiere: Positivo:
si può lavorare utilizzando la fantasia; negativi: il caldo e
lo stress
Aspetto positivo e negativo della scuola: Positivo: stare
a contatto con i giovani; negativo: non poter scegliere il
personale idoneo
In quale animale si rispecchia? In un animale mitologico: il drago
Prima cosa che guarda in una donna? Non so se si
possa dire; il seno
Crede in Dio? ..E in chi, sennò?!
Cosa c’è dopo la morte? Una vita in corpo glorioso
Favorevole o contrario ai matrimoni gay? CONTRARISSIMO
Favorevole o contrario all’aborto? CONTRARISSIMO
Favorevole o contrario alla legalizzazione della Cannabis? CONTRARISSIMO
Consiglio ai collaboratori: fare il proprio mestiere con
passione
Consiglio agli studenti: studiate per amore del sapere;
non per il voto
Nome: Mariano
Soprannome: il principe o il press
Quali sono i suoi hobby: nordic walking, sci
di fondo, tango argentino
Generi musicali preferiti: musica rock; jazz
Piatto preferito: aragosta con burro all’arancio
Dove se lo concederebbe un viaggio: San
Francisco
Come era da giovane: bello e sfacciato
Cosa voleva fare da bambino: il chirurgo
Si sarebbe aspettato di fare questo lavoro: manco morto, noi statali non siamo per niente ben visti
Un aspetto positivo e uno negativo del suo lavoro: l’allegria di
voi ragazzi e l’allerg0ia a certe persone
Un aspetto positivo e uno negativo della scuola: tanta buona volontà, ma siamo molto indietro rispetto al mondo del lavoro
In che animale si rispecchia: orso, perché a volte lo sono veramente
La prima cosa che guarda in una donna: che sia bella e che abbia
anche un cervello, le oche non mi interessano
Crede in dio?: assolutamente no, però ho simpatia per la madonna
Cosa c’è dopo la morte?: vermi che mangiano
Favorevole o contrario ai matrimoni gay?: ognuno è libero di
vivere la propria sessualità come vuole, però niente adozioni: i bimbi hanno bisogno della mamma non di un mammo specie se è peloso e con la barba
Favorevole o contrario all’aborto?: favorevole, comunque è una
scelta che deve fare la donna, non lo Stato
Favorevole o contrario alla legalizzazione della cannabis?: contrario, ci sono tanti altri modi per sbagliare
Dia un consiglio ai suoi colleghi: non hanno bisogno di consigli,
sicuramente non da me
Dia un consiglio agli studenti : divertitevi ma studiate, forse sarà
solo un pezzo di carta, ma l’istruzione conta per non restare baucchi
Interviste a cura di Isacco Caldo 5BVE e Manuel Dal Bianco 6VB
La vignetta di Gaia
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
Convegno: i Cerletti, padre e figlio
Siamo riuniti nell’”Istituto tecnico Agrario G.B.Cerletti specializzato per la Viticoltura e l’Enologia” per conoscere la personalità e l’importanza storico-economica del primo direttore di
questo Istituto, G.B.Cerletti, nell’Italia Unita e, in particolare,
nella nostra Scuola. Tale obbiettivo ci obbliga a esaminare il
contesto storico-geografico-economico in cui egli nacque e si
formò. Nacque a Chiavenna (Sondrio) il 19 maggio del 1846,
compì gli studi superiori al Collegio Gallio di
Como, si iscrisse alla facoltà di matematica a
Pavia. La valle di Chiavenna era dominata da
boschi di conifere e di castagneti; l’agricoltura e la viticoltura in particolare fornivano alle
aziende i prodotti per la trasformazione e la
commercializzazione (ricordiamo che nel
1870 veniva fondata la Società enologica per
la produzione dei pregiati vini valtellinesi).
La valle, posizionata lungo la via MilanoNord Europa, favoriva i flussi migratori verso
la Germania, Austria, Polonia, e, a Sud, verso
le maggiori città italiane. In fatti Chiavenna
deriva il suo nome dal latino clavis, cioè
chiave verso i passi alpini. Accanto all’agricoltura si sviluppava
l’industria, quella della seta prima e del cotone dopo; birrifici
come lo Spluga, grazie a luoghi naturali, detti “crotti”, dove la
temperatura era costante tutto l’anno. La Lombardia era il centro degli ideali e dei programmi risorgimentali. Il giovane Cerletti a vent’anni (1866) si arruolò nel primo battaglione dei garibaldini; fu ferito alla mano e al braccio destro a Monte Suello
(sopra Brescia sulla via del Trentino) e, per tale scontro, fu insi-
gnito della medaglia d’argento; successivamente fu nominato
presidente della Società dei reduci garibaldini di Chiavenna; in
seguito tornò agli studi e si iscrisse in ingegneria al Politecnico
di Milano dove si laureò nel 1869. Dopo la laurea Cerletti vinse
una borsa di studio per l’estero: per due anni approfondì a Vienna, Germania, Parigi gli studi in scienze agrarie , in particolare
in viticoltura e in enologia; studi che gli permisero di approfondire i problemi della fermentazione
del vino e della birra accanto a Pasteur e al professor Mach, e della
distillazione come allievo di Babo.
1871: Roma capitale del Regno
d’Italia. Si chiudeva il periodo eroico-risorgimentale. Il nuovo Stato da
un decennio era impegnato a risolvere i numerosi problemi organizzativi nei vari settori, come quelli
della scuola, dell’economia, delle
vie di comunicazione, degli uffici
pubblici, delle tasse, ecc. Il garibaldino Cerletti, espressione della borghesia dinamica e attiva lombarda, figlio della valle Chiavenna,
dove l’agricoltura e la viticoltura erano state la fonte principale
dell’economia, dopo aver dato il suo contributo alla realizzazione dello Stato unitario, tornato in patria, si attivò, con spirito
chiavennese, a contribuire a risolvere i problemi economici
della nuova Italia.
(1^ puntata - dalla prolusione della
Prof.ssa Giuseppina Blatti)
La figura di Ugo Cerletti
Ugo Cerletti figlio dell'indimenticato Giovanni Battista esplose, fu mentre li cercava che notò qualcosa: si trovò
Cerletti, a cui oggi la scuola è intitolata fu un neurologo e più volte difronte a granate non ancora esplose ciò lo illupsichiatra di spicco per la medicina italiana e mondiale. Il minò: e se potessi sviluppare una granata che esploda non
contributo più conosciuto e contemporaneamente discusso che quando impatta a terra, ma dopo un determinato lasso di
Cerletti diede alla medicina fu la terapia elettroconvulsivante, tempo? Da qui partì lo sviluppo della spoletta a scoppio
comunemente conosciuta come elettroshock. Ma non si distin- differito: con l'impatto a terra, nelle spolette normali, una
se solo nel campo della medicina, con lo
molla scattava ed innescava l'esplosioscoppio della guerra del 15-18 Cerletti
ne, Cerletti dopo molte prove pensò di
partì per il fronte al seguito della centuria
bloccare la molla con un filo che si deteValtellina, per il settore Ortles-Cevedale
riorasse a causa di un reagente chimico
dove rivestì la carica di capitano e sucrilasciato all'interno del congegno. Dopo
cessivamente maggiore medico. I sei
aver proposto l'idea a degli ufficiali scese
mesi che lo videro interessato sul fronte
a Roma dove cominciò a testare l'invendolomitico furono di grande riflessione
zione, tutto andò per il meglio finchè non
per il Cerletti che, oltre a documentare le
venne ostacolato dai piani alti dell'esercito
retrovie della guerra con la fotografia,
che si sentivano minacciati da un semplice
La figlia di U. Cerletti
disciplina per cui era particolarmente
medico che con la guerra non aveva nulla
dotato, egli rifletté sul modo di rendere
a che fare. I tempi di produzione si allunmeno visibile e dunque più efficace e
garono e l'unico momento in cui si sarebbe
protetta, l'avanzata italiana proponendo di dotare l'esercito di potuta testare sul campo questa invenzione fu la battaglia di
speciali tute bianche per consentire ai soldati di avanzare mi- Vittorio Veneto, ma anche in questa occasione non venne
metizzandosi nella neve. Nel 1916 venne trasferito ad Auron- utilizzata. Dopo questa esperienza il Cerletti
zo in uno dei tre ospedali, quello della Val Marzon. L'inverno ritornò alla neurologia con lo stesso spirito di
riservò più neve del previsto tanto che la guerra venne inter- innovazione che lo caratterizzò negli anni
rotta, in quel periodo il Cerletti costruì una chiesetta priva di della guerra.
campana, ma che avrebbe dotato di un carillon. Proprio per
Jonathan Zalamena 6VB
costruire questo carillon egli partì dai bossoli delle granate
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
Cercasi antidoto a pericoloso virus
Attenzione...!!! Il settore ricerca del “PioX” ( Giò e Rosy) ha
fatto una scoperta strabiliante e molto interessante che riguarda l'umanità...studentesca! Ebbene abbiamo isolato il Virus
della Lettura. La scoperta è stata fatta dopo un lungo e approfondito studio durato quattro intensi anni scolastici, durante i quali sono stati esposti nel corridoio del primo piano del
“PioX”(sede periferica cosiddetta dell'Istituto Cerletti) numerosi libri di vario genere per costituire una piccola biblioteca.
Il Nostro esperimento è consistito prima
nell'interessare e invogliare gli studenti
alla lettura, ma...nonostante siano stati
lasciati in bella mostra anche libri mignon che non richiedevano più di tre
minuti di lettura, nessuno ha fatto richiesta di un prestito per questi libretti. Fallito questo tentativo, abbiamo provato con
un esperimento di richiamo: abbiamo
istituito un concorso “cerca la frase” e
messo in palio una brioche. Abbiamo
facilitato il concorso consigliando di cercare la frase all'inizio o alla fine di ogni pagina. Questo stratagemma ha portato entusiasmo e molti studenti si sono messi alla ricerca divertendosi a girare le pagine. Nell'anno scolastico
scorso sono stati finanziati da noi del settore ricerca tre concorsi che hanno portato in breve tempo, una/due settimane, a
tre vincitori che hanno avuto la pazienza di cercare le frasi
durante le ore di supplenza. Quest'anno abbiamo avuto un
vincitore che ha battuto tutti in velocità trovando la frase nello
stesso giorno in cui è stato indetto il concorso. Ora abbiamo
trovato altri finanziatori così da aggiungere al premio una
News da Piavon
"Green" è un progetto in cui classi meritevoli degli istituti
agrari sono scelte per andare a risistemare i parchi di altre scuole. Noi 2^B siamo stati coinvolti per lavorare presso
l'istituto tecnico "Sansovino" di Oderzo nel giorno 27 ottobre
2014. Abbiamo trovato un grande
cortile completamente incurato e
abbandonato, una scalinata d'entrata
quasi interamente coperta dal verde,
alberi cresciuti a dismisura, alcuni
addirittura morti e un giardino completamente trascurato. Scaricati gli
attrezzi portati da scuola, il professor
Riccardo Carlet, di esercitazioni
agrarie, ha assegnato a ciascuno il
lavoro da svolgere. Per prima cosa
un gruppo ha subito potato la siepe
nella parte destra della scalinata
prima che spuntasse il sole e si riempisse di api; inoltre sono stati sistemati gli alberi a ridosso
dell'entrata. Nel frattempo altri tagliavano gli alberi morti,
potavano il roseto e le siepi nella parte posteriore del giardino. Contemporaneamente noi due ragazze abbiamo tagliato, potato e sistemato tutte le aiuole a destra e sinistra
della scalinata. Al suono della campanella dell'intervallo l'I-
bibita. Molti allievi hanno provato a cercare la seconda
frase indicata ma senza risultati positivi e quando si consiglia di portare a casa un libro per avere più tempo per
risolvere il concorso tutti, e confermiamo tutti, scappano
spaventati !! da qui la scoperta del virus della lettura. Forse questo fa paura perché potrebbe portare a qualche conoscenza nuova o sottrarre tempo prezioso dedito ai giochi digitali o alla visione di mitici video di celebri youtuber. Sfogliare un libro potrebbe anche essere pericoloso scoprire che è piacevole passare del
tempo con lui, rischiando di appassionarsi e magari di passare il sabato sera a
casa per finire di leggere le ultime pagine
piuttosto di uscire con gli amici e festeggiare a quel party dove distribuiscono
bevande alcooliche anche ai minori. Suggeriamo quindi una cura antivirale, costituita da una dose massiccia di videogiochi e film demenziali che garantiscano un
divertimento “pazzesco” al fine di provocare una saturazione nauseante la quale
probabilmente porterà a dei cambiamenti nei soggetti sotto osservazione. Siamo
sicuri che a breve troveremo l'antidoto giusto per debellare il
virus della lettura, molto contagioso, perché continueremo nel
nostro studio visto che i finanziatori
non mancano e già 5 libri sono stati
prestati a ragazze e ragazzi che amano la lettura.. Buon segno.
Giò e Rosy
Progetto "Green": architetti del verde
stituto ci ha offerto panini e acqua quindi ci siamo fermati
alcuni minuti per riposarci e mangiare, inseguito abbiamo
ripreso il lavoro. Mentre noi due proseguivamo nel riordino
delle aiuole, i nostri compagni iniziavano a pulire e a portare
le sterpaglie accumulate dalla potatura
in un angolo vuoto del giardino. Nel
ricaricare gli attrezzi il nostro sguardo
è andato al giardino completamente
trasformato da noi e dal nostro lavoro.
Nonostante la fatica e la stanchezza è
stata una bellissima esperienza che ci
ha aiutato a potenziare le nostre capacità operative. Prima di tornare a
scuola un'insegnate dell'Istituto è
uscita per ringraziarci e congratularsi con noi per l'eccellente lavoro
svolto, questo ci ha fatto capire che
sappiamo farlo bene e tutto ciò ci ha
riempito di orgoglio. Lavorare insieme è un successo.
Anna Fantuz
Ilaria Fogal
2^B Piavon
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
La fantasia in classe
Lezione interrotta per taglio di capelli in classe
 Per festeggiare la sufficienza in arte L.S. spara un fumogeno
 Dopo aver fatto scena muta durante l’interrogazione di geo-
grafia astronomica V. chiede di avvalersi dell’aiuto del pubblico
C. disturba la lezione dando testate al muro.
 L’alunno M. G. al termine della ricreazione sale sul bancone
L’alunno F.M. ritorna dal bagno dopo 20 minuti dicendo che
adiacente la cattedra e dopo aver gridato “Ondaaaa
energeticaa!!!”, emette un rutto notevole che incita la
non lo trovava.
classe al delirio collettivo.
L’alunno D.L. giustifica l’assenza per: ceduto una
 Facendo l’appello e notando l’assenza dell’alunno
diga in Puglia (siamo in Lombardia)
S., mi viene detto dall’alunno C. di non preoccuL’alunno A.S. giustifica l'assenza, motivo: Doveparmi. Quest’ultimo estrae il portafoglio, lo
apre e simulando di parlare ad una terza pervo picchiare bene il mio cugino
sona
urla “Scotty: teletrasporto!”. Con fragoroL’alunno B.C. lancia bottigliette d’acqua vuote
si
effetti
sonori fatti con la bocca, l’alunno S.
dalla finestra facendo starnuti finti per coprire il rufuoriesce
dall’armadio.
more
 Si espelle dall’aula l’alunna M. Ilaria perché
L’alunno B.D. peregrina senza meta per la classe.
ha ossessivamente offeso la compagna S.D.
L’alunno G.P. messaggia con mia figlia in classe e chiechiamandola Week End.
de al sottoscritto se è libera questo pomeriggio.
 L’alunno è entrato in aula aprendo la porta
L’alunno T.U. butta il proprio banco e la sedia del suo
con un calcio, ha fatto una capriola e ha puntacompagno fuori dalla classe per motivi ignoti.
to un’immaginaria pistola verso l’insegnate
L’armadio di classe è tagliato a metà.
dicendo “ti dichiaro in arresto nonnina!”
La classe interrompe la lezione per tagliare i capelli a G.F.
 P. non svolge i compiti e alla domanda “Per quale motivo?”
L’alunno S. C. lascia l’aula prima dell’orario di uscita dopo
risponde “Io c’ho una vita da vivere”.
aver fotografato la lavagna con il cellulare sostenendo che
 Gli alunni P. e A. alle ore 10:25 escono
avrebbe riesaminato la lezione a casa sua.
dall’armadio.
L’alunno M. dopo la consegna del pagellino da far firmare ai
genitori riconsegna il pagellino firmato 2 minuti dopo. SoRubrica a cura di Michele Olcese 5BGT
spetto che la firma non sia autentica.
dalla finestra dell’aula.
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Se WhatsApp spia le conversazioni
Quale ragazzo non ha scoperto gli enormi vantaggi che offre
whatsapp? Io stesso lo uso,tuttavia sono sorte, di recente, notizie allarmanti e rimedi ad esse riguardo a questa applicazione.
Appena ieri si parlava di una torcia (perché era un applicazione per usare la torcia del telefono) che raccoglieva i dati personali degli utenti per poi rivenderli online e il caso odierno non
è tanto diverso: un gioco, già rimosso dallo store di Google,
salvava le nostre conversazioni di WhatsApp,
inviandole ad un sito web dal quale, dietro pagamento, si poteva accedere a queste copie non autorizzate. Lo sviluppatore dell’applicazione Brightest
Torcia Gratis ha accettato di apportare delle modifiche alla sua applicazione dopo una denuncia da
parte della FTC (Federal Trade Commission) che
ne ha accertato alcune caratteristiche poco pulite.
Seppure l’applicazione sia all’apparenza una semplice torcia, pare infatti che trasmetta i dati della
posizione dei loro utilizzatori a degli inserzionisti terze parti.
L’FTC ha chiesto allo sviluppatore di fornire spiegazioni su
come le informazioni vengono trasmesse ed utilizzate, e gli ha
inoltre intimato di cancellare tutti i dati precedentemente raccolti. C’è da dire che l’app richiede un numero di permessi
spropositato, se pensiamo che serve solo ad accendere il LED
della fotocamera, quindi un minimo campanello d’allarme
doveva suonare, anche se è vero che non molti utenti, specialmente i meno esperti e quindi ancor più vulnerabili, controllano con troppa attenzione (per non dire di peggio) i permessi
delle app prima di installarli ad esempio: La tua posizione,
Comunicazione di rete, Telefonate, Spazio di archiviazione,
Strumenti di sistema, Fotocamera, Influenza sulla batteria etc.
Ma com’è possibile che queste cose possano succedere? La
colpa può essere della piattaforma che, magari, non protegge a
sufficienza i nostri dati? La risposta alla seconda domanda è
un secco no. Le sandbox di Android prevedono che una determinata applicazione (e solo lei) possa accedere alla propria
directory privata, ma tutte le applicazioni possono accedere alla memoria pubblica in lettura e
scrittura (a patto di aver dichiarato gli appositi
permessi). Provate quindi ad aprire, con un qualsiasi file manager, la memoria del vostro dispositivo e noterete una cartella nominata WhatsApp,
con all’interno una sottodirectory Databases contenente tutti i backup giornalieri eseguiti dal
famoso software di messaggistica. Viene quindi
da sé anche la risposta alla prima domanda: queste
cose possono ancora succedere, ma non si può certo dare la
colpa alla piattaforma che, di suo, dà agli sviluppatori tutti gli
strumenti per proteggere i dati dei propri utenti. Certamente, nemmeno questi strumenti possono fare miracoli, ma un
conto è lasciare i dati dove chiunque possa leggerli senza sforzo, un altro è segregarli in un posto dove solamente chi ha i permessi di root (o sa usare
adb) può estrarli.
Daniele Vacilotto 5BGT
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LA CANTINA
LA LOTTA AI PESTICIDI IN VAL VENOSTA
I pesticidi usati in agricoltura servono sì per migliorare la
produzione delle terre in quanto eliminano i parassiti delle
piante, ma allo stesso tempo compromettono la salute dell’uomo: è quello che pensano gli abitanti della cittadina di Malles, in
Val Venosta. Qui è stato indetto un referendum a livello comunale
e il 75% della popolazione è risultato contrario all’uso dei
pesticidi: vuole esclusivamente l’utilizzo dei prodotti autorizzati dal biologico per coltivare i propri meleti. Nella proposta di
referendum, nato l’anno scorso con la sottoscrizione di un manifesto firmato da medici, dentisti, veterinari, biologi e farmacisti, il comitato
abolizionista sosteneva che “il principio di precauzione, stabilisce che tutte le misure che aiutino a prevenire un rischio per la salute dell’uomo
e anche degli animali devono essere adottate. Il
comune di Malles ha come obiettivi specifici la
tutela della salute dei suoi cittadini e ospiti, la
conservazione della sostenibilità della natura e
delle acque, così come la possibilità che le diverse forme di economie possono coesistere sul
suo territorio in modo equo e rispettoso. A tal
proposito, si propone l’uso di prodotti fitosanitari biodegradabili all’interno dei confini
di Malles. L’esperimento alto-altesino mira certamente alla
sensibilizzazione e alla stimolazione, ma, tuttavia, lascia qualche perplessità. In primo luogo c’è una differenza fra principio di
precauzione (razionale valutazione dei rischi, tipico degli esperti
in settore) e principio di proibizione (boccia qualsiasi cosa a prescindere, tipico dei profani). In secondo luogo, invece, c’è l’ignoranza da parte dei cittadini di Malles della presenza, tra i prodotti biodegradabili, di sostanze a base di rame che sono quelle su cui più si basa la difesa fitosanitaria del biologico. Per
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
Ipocrisia ed ignoranza su temi sensibili
giunta il rame non è solo tossico, ma è eterno, al contrario
delle molecole di sintesi che nel giro di settimane o mesi scompaiono.
Umoristicamente parlando, allora, si potrebbero svolgere migliaia di altri referendum su problemi che ci toccano tutti i
giorni. Ci siamo mai chiesti cosa comporti l’uso di farmaci e,
più generalmente, di integratori? O il fumo e l’alcol? O ancora
sull’inquinamento provocato dalle automobili? O l’uso della
candeggina per la pulizia della casa?
Si potrebbe quindi proporre ai cittadini della
città di girare in bicicletta, di usare solo olio
di gomito per le pulizie domestiche, di bandire sigarette e alcolici; gli agronomi (così come avevano fatto i farmacisti con i pesticidi)
potrebbero abolire i farmaci, non usare più
gli impianti di riscaldamento o condizionamento in quanto comportano l’innalzamento
dei gas responsabili dell’effetto serra, contribuendo inoltre all’eccessivo sfruttamento
delle risorse naturali… e l’elenco potrebbe
proseguire ancora a lungo!
Nella società odierna l’uso di farmaci, detergenti, automobili, impianti di riscaldamento e prodotti per l’igiene personale è diventato ormai una
necessità e la stragrande parte della popolazione è a conoscenza di questo. Allo stesso modo, i cittadini di Malles dovrebbero
rendersi conto ed essere consapevoli dell’irrazionalità del referendum da loro indetto anti-pesticidi, perché è basato sostanzialmente
su argomentazioni paragonabili a quelle riportare in chiave ironica.
Marta Battistella 5BGT
Vandana Shiva e gli orti familiari
Il 25 agosto scorso è stato pubblicato sul The New Yorker,
famoso periodico statunitense, un articolo che attaccava la
altrettanto famosa attivista e ambientalista indiana. Il giornalista Michael Specter nell’articolo Seed of Doubt
analizza l’attivista indiana, mostrandola sotto una
luce diversa , accusandola di scagliarsi contro l’agricoltura moderna usando una propaganda emotiva
priva di contenuti. Il giornalista nel suo pezzo mette
in evidenza che la Shiva , sebbene riceva parecchi
riconoscimenti, a livello pratico non può vantare
dei risultati significativi. La risposta dell’indiana
non ha tardato ad arrivare, ma è stata prontamente
bloccata dal direttore del periodico che ha difeso su
tutti i punti il suo giornalista. Entrando meglio
nell’attività di Vandana Shiva bisogna premettere
che lei si batte da anni per cambiare i paradigmi di
alimentazione e agricoltura moderna. La Shiva
tiene conferenze in tutto il mondo in cui propone un’agricoltura che si basa sull’utilizzo di varietà antiche e tradizionali coltivate con pratiche biologiche in orti familiari.
L’indiana si scaglia contro l’uso degli OGM e le multinazionali che forniscono prodotti chimici o colture moderne e
brevettate all’agricoltura. Sebbene le idee e le parole dell’
ambientalista siano molto interessanti sono impossibili da trasformare in fatti concreti e reali. Ormai anche in Oriente, so-
prattutto in India e anche in Africa, aree in cui si dovrebbero
creare degli orti familiari, sono sempre meno coloro che si
dedicano all’ agricoltura e sempre di più le bocche da sfamare
(si pensi che in India negli ultimi 70 anni la popolazione e triplicata).
Nei paesi occidentali la situazione è persino
peggio ; Stati Uniti gli agricoltori rappresentano
solo lo 0.7% della popolazione! Anche in Italia
la situazione non è molto diversa, perché ogni
agricoltore deve produrre cibo per più di 30
persone. Ora delle domande sorgono spontanee: se gli agricoltori seguissero le idee proposte da Vandana Shiva e lasciassero gli ibridi selezionati, le grandi macchine agricole e i
diserbanti riuscirebbero a sfamare tutti i sette miliardi di essere umani? E parlando dei
“famosi” orti per autoconsumo, sarebbero in
grado tutti coloro che abitano in città di trovare lo spazio
per piantare i generi alimentari di cui hanno bisogno? Per
quanto le filippiche contro l’agricoltura moderna dell’ambientalista indiana siano piene di belle parole credere che si possa
sfamare tutta la popolazione umana con l’agricoltura biologica
ad oggi è un atto di pura fede.
Francesca Dabbà 5BGT
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
C IAO G IANFRANCO!
Se n’è andato un amico del Cerletti
Lo voglio precisare subito, a scanso di equivoci. Non ci sono
retorica o frasi di circostanza, come usa in simili occasioni,
nelle parole con cui voglio ricordare l’amico Gianfranco De
Conto. Sì, perché prima che un collega Gianfranco era un
amico. Con il quale è stato facile per me, più giovane, stabilire nel tempo un rapporto fraterno e colloquiale. La scuola,
l’educazione degli studenti, ma anche la politica e i valori erano gli argomenti che appassionavano le nostre discussioni. Non avevamo le stesse vedute ma tra noi vi era un gran
rispetto che legittimava le rispettive scelte di
vita e di impegno civile . Era piacevole starci
assieme, perché non era un tipo noioso o accomodante. La sincerità e la franchezza( appunto, Gian-Franco, in nomen omen dicevano i latini: nel nome un destino) erano le sue
virtù più nobili. Da lui non ti aspettavi mai
giri di parole o frasi fatte, non era uomo di
compromessi. Magari poteva essere di poche
parole, ma pronunciate col suo inconfondibile piglio ironico e disincantato. Ecco l’ironia e l’autoironia le
adoperava spesso con la disinvoltura e la distanza dell’osservatore acuto, mai banale. Così ricordo i suoi interventi
“politici” ai collegi dei docenti, come di chi sa prendersi cura
del bene comune, e la scuola ovviamente era in cima alla sua
personale scala di valori. Nell’ultimo anno non l’ho più incontrato in centro a Conegliano, immerso come al solito nelle sue
LO SPONSOR
lunghe e salutari passeggiate, mentre si sbracciava sempre
preso dai temi del giorno . Aveva perso anche la voglia di leggere il suo amato quotidiano (sottolineava con la matita gli
articoli della Tribuna), ma non lo spirito combattivo di chi non
accetta di essere piegato da una malattia che non poteva chiamare per nome. Il suo vero cruccio, quando gli telefonavo o
quando sono andato a trovarlo a casa convalescente, era di non sapere che cosa e chi
aveva piegato la sua statura possente di gigante buono. Anche nei giorni della fatica
più dura, Gianfranco sapeva però guardare
avanti e mi chiedeva come andava a scuola,
quali novità, di cosa si fosse discusso nell’ultimo collegio dei docenti o in dipartimento.
Ho letto nei suoi occhi e nella sua flebile
voce il dispiacere per come sono stati trattati
quelli della sua classe di età, presi in giro da
un governo senza cuore con una tiramolla
vergognoso (pensione sì, pensione no). Peccato che abbia lasciato la scuola così, messo
in panchina non per sua volontà. Peccato non averlo potuto
riabbracciare un’altra volta . Peccato. Mannaggia, Gianfranco,
ci hai sorpreso anche stavolta. Ma ti ricorderemo con affetto,
mentre ti pensiamo a scorrazzare nei cieli con la tua inseparabile e inconfondibile golf grigio chiaro. Ciao Gianfranco!
Prof. Dino Benacchio
Gruppo Argenta, un servizio su misura
L’azienda leader nella distribuzione automatica ha partecipato
al prestigioso World Business Forum offrendo un’eccellente
servizio di catering Il World Business Forum può essere considerato come il principale evento di management a livello
europeo e riunisce i maggiori leader e innovatori del nostro
tempo. Strutturato in due giorni, il WBF è un appuntamento
imperdibile per oltre 2mila manager e 500 aziende ed è organizzato da Wobi, leader internazionale in Executive Education. Il 28 e 29 ottobre si è svolta a Milano l’undicesima edizione italiana dell’evento – il World Business Forum Milano
2014 – e Gruppo Argenta ha avuto l’onore di partecipare in
qualità di fornitore per il catering. Il servizio di light catering
– nuova anima emergente del gruppo Argenta – va infatti ad
affiancarsi all’ormai affermato servizio di Office Coffee Service. Argenta ha allestito cinque punti ristoro, tutti dotati, per il
coffe break, della nuovissima Aguila – la macchina professionale Nespresso. Per rigenerare gli ospiti dell’evento, è stato
pensato quindi un servizio accurato e completo: dal buon caffè
espresso o americano, al classico cappuccino abbinato a brioches fresche, torte, pasticceria da thè di alta qualità e pralineria. Sono state proposte inoltre soluzioni culinarie gustose con
prodotti di prima
qualità.
Come
sempre Argenta è
molto attenta alla
realizzazione di
menù vegetariani e dedicati a intolleranze e allergie alimentari
– celiachia e intolleranza al lattosio sono tra le più diffuse, ma
il problema sta interessando sempre più cibi e coinvolgendo
sempre più persone. Cura del dettaglio, passione e bontà dei
prodotti non mancano: gli ospiti del World Business Forum
l’hanno potuto constatare di persona e non hanno mancato di
farlo notare. Speriamo di poterlo scoprire presto anche noi.
La castagnata
Il giorno 8 novembre 2014 si è celebrata
la tradizionale festa della castagnata. Un
ringraziamento speciale alle classi 5 APT
e 5B IPAA per lo splendido lavoro svolto nonostante la pioggia.
Il tutto sotto la regia vigile delle prof.sse
Fidilio e Troiano.
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LA CANTINA
Stages seste classi
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
Un tirocinio utile e formativo
La nostra Scuola ha organizzato per le classi seste uno stage della
durata di quattro settimane dall’1 al 27 settembre 2014. Io ho deciso
di effettuare quest’esperienza lavorativa in Abruzzo, presso la Casa
Vinicola Roxan, una cantina sociale della provincia di Pescara, nel
piccolo paesino collinare di Rosciano. A differenza di quello che
spesso credono coloro che abitano al nord, l’Abruzzo non è per
niente una regione secondaria, di serie B, dove l’unica cosa che è
accaduta degna di nota è il terremoto del 2009. L’Abruzzo è stata
insignito dell’appellativo di “Regione Verde d’Europa” per la moltitudine di parchi nazionali e aree protette, per la presenza del Gran
Sasso e della Majella, rispettivamente
la prima e la seconda vetta più alta
degli Appennini continentali. Per
quanto riguarda l’ambito viticolo –
enologico il Montepulciano D’Abruzzo, derivato da uve Montepulciano è
decisamente il simbolo di questa regione. Non vanno dimenticati comunque il Cerasuolo e il Trebbiano D’Abruzzo, rispettivamente vino rosato e
bianco. Tornando alla mia esperienza, l’1 settembre, primo giorno di stage, mi sono presentata in
cantina e mi si è davvero aperto un nuovo mondo. Non avevo mai
fatto un’esperienza lavorativa di questo tipo e devo dire che è stata
davvero una gran cosa; ho visto con i miei occhi cose che i prof mi
avevano spiegato in modo teorico fino a pochi mesi prima. Ho
avuto a che fare con dei colleghi davvero gentili, e sebbene quello che dovevo fare non era magari sempre divertentissimo andavo in cantina con un buon spirito, convinta che quello che avrei
fatto mi sarebbe servito per il futuro. Consiglio davvero tanto a
chiunque dovesse fare un’esperienza del genere di andare a farla
“lontano” da casa, non perché la nostra realtà vitivinicola non meriti, ma piuttosto perché uno stage del genere permette davvero di
accrescere la propria persona, e magari stando fuori casa per un po’
si può anche imparare che non ci sarà per sempre la mamma, o chi
per lei a prepararci la cena dopo una giornata di lavoro. Questo stage, per la moltitudine di cose che ho imparato, sia dal punto di vista
tecnico che dal punto di vista umano, nelle relazioni fra persone, mi
rimarrà davvero nel cuore.
Come affrontare il mondo del lavoro? Questa è una delle tante domande che si pongono le classi terminali, che quest’anno finiti gli
esami di maturità dovranno imbarcarsi sulla strada del lavoro. Per
rendersi conto delle cose scritte sui libri e confrontarsi con la
realtà vitivinicola la scuola ha permesso anche quest’anno ai ragazzi di sesta e ai ragazzi di quinta di trascorrere un mese di lavoro in cantina, attraverso l’esperienza di stage. Questo, è stato
un modo per vivere a 360° il mondo del lavoro ed il settore vitivinicolo. Lo stage per i ragazzi di sesta si è svolto nell’intero mese di
settembre, mentre per le classi quinte si è svolto in tre settimane.
Questo è stato un mese ricco, non solo dal punto di vista tecnico, di
un bagaglio di notizie, e sotto l’aspetto sociale è stato un mese fatto
di relazioni, sia con i colleghi che con i datori di lavoro. Infatti, lo
stage non è stato solo lavoro e fatica, ma anche un modo per vivere la
viticoltura nel quotidiano, che è totalmente diverso da quello che
spesso ci si aspetta. Durante questo mese non tutti sono rimasti nel
territorio Veneto, ma si sono spostati nelle altre regioni d’Italia. Questo ha permesso agli studenti di avere un confronto diretto, una volta
tornati in classe, con le diverse realtà vitivinicole. Gran parte degli
studenti ha comunque preferito frequentare lo stage nelle zone del
Prosecco, dove la viticoltura è piuttosto standardizzata alla coltivazione di Glera e dove sta al lavoro dell’enologo di ogni singola cantina
diversificare e rendere il prodotto originale.
Lo stage si è svolto durante il periodo della vendemmia e ha permesso di confrontarsi con persone del settore quali enologi, viticoltori, e lavoratori della. Sostanzialmente l’esperienza di stage è stata
un’esperienza positiva sotto tutti gli aspetti: culturali, viticoli, sociali;
probabilmente uno degli aspetti negativi dello stage è che dura poco
rispetto all’intera filiera produttiva che avviene in cantina e che quindi si apprende solo una parte dell’intero processo. Sicuramente esperienze di questo tipo devono continuare all’interno della scuola per
aiutare gli studenti nel loro studio e poi nel mondo del lavoro, inoltre
offrono la possibilità ai ragazzi di osservare diversi aspetti che purtroppo non si imparano dai libri. Un ringraziamento ai docenti di
viticoltura ed enologia che ci hanno sostenuto prima nella ricerca
delle cantine dove svolgere lo stage e poi ci hanno permesso di vivere
appieno questa esperienza che ha lasciato a ciascuno un buon bagaglio di nozioni e pratiche utili.
Giulia Botteon 6VA
Laura Marsura 6VA
Cibo sano, filiera corta?
Oggi molti acquistano gli alimenti curandosi solo ed esclusivamente
del prezzo, senza informarsi sulla qualità del prodotto scelto. Un argomento sempre più discusso negli ultimi anni sono i
'prodotti a km 0'. Questo termine si riferisce a prodotti, in
particolare alimenti, la cui commercializzazione avviene in
un'area poco distante dal luogo in cui vengono prodotti.
Essi contrastano la GDO (grande distribuzione organizzata) che commercializza alimenti che, secondo una
stima, possono essere commercializzati anche a 1900
km di distanza! La prima regione ad aver promosso e
sostenuto il km 0 è stata il Veneto che ha incentivato il
consumo di prodotti locali nelle attività ristorative come ad
esempio ospedali e mense scolastiche. I prodotti a filiera
corta presentano notevoli vantaggi: ambientali, economici,
nutrizionali e di sicurezza dell'alimento. Essa permette
infatti di ridurre l'inquinamento dell’ambiente, limitando l'emissione di anidride carbonica causata dai
trasporti e l'impiego di imballaggi utilizzati per la distribuzione.
Inoltre consente di acquistare prodotti nostrani e di stagione, valorizzando così le realtà locali. I prodotti sono freschi e non hanno
perso le caratteristiche organolettiche a causa del lungo tragitto.
I costi vengono abbattuti del 30%
In conseguenza di ciò il costo del consumatore viene abbattuto del
30%! Come sostiene Al Gore,ex vice presidente degli Usa, “E’ stato
stimato che un pasto medio percorre più di 1.900
km per camion, nave e/o aereo, prima di arrivare
sulla nostra tavola, quindi è molto più ragionevole
comprare alimenti che non devono fare tutta quella
strada. ”. Altri invece ritengono che tale pratica
favorisca unicamente i prodotti locali, ostacolando
la compravendita di prodotti extraregionali e la
libera circolazione delle merci. La scelta dei prodotti infatti risulterebbe pressoché limitata. Gli
oppositori ritengono inoltre che un indicatore
basato solo sullo spazio percorso non possa essere una misura attendibile dell'impatto ambientale totale, secondo una stima infatti é proprio il
consumatore a percorrere il 48% del chilometraggio. A tal proposito sostengono sia preferibile acquistare in un supermercato. Ne emergono posizioni e idee
differenti e i dibattiti che possono aprirsi sono molteplici.
Nicole Dalla Torre 5AVE
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
PREMIO ''C. SCARPA'' PER IL GIARDINO
Sabato 13 novembre presso l'aula magna del nostro istituto si è
tenuto, nell'ambito del progetto legalità, un incontro tra gli studenti ed i responsabili ''Adopt Srebrenica'' che recentemente
hanno ritirato il premio internazionale Carlo Scarpa per il
giardino 2014 presso la Fondazione Benetton Studio e Ricerche. In tale colloquio si è potuto ascoltare toccanti testimonianze di sei giovani bosniaci,
abitanti di Osmace e Brezani, vittime e
spettatori del macabro genocidio del 1995
che colpì Srebrenica durante la guerra
nella ex-Jugoslavia con oltre 8 mila civili
morti, dinnanzi ai caschi blu olandesi (dati
ufficiali dell'Aia, tribunale internazionale per
i delitti di guerra). Lo scopo di tale genocidio
fu puramente razziale, ma anche religioso. Le
truppe serbo-bosniache guidate dal generale
Ratko Mladić, appoggiate da truppe paramilitari di Željko Ražnatović uccisero migliaia di
musulmani bosniaci, nella zona protetta di Srebrenica, apparentemente tutelata dai caschi blu ONU olandesi. Questo massacro mirava a colpire i maschi musulmani al fine di impedirne la riproduzione. Solo nell'ultimo periodo sono stati riconosciuti dall'Aia alcuni responsabili di tale azione tra i quali Ratko Mladić ma anche l'Olanda in quanto non oppose alcuna resistenza ai fatti. Tale progetto ha come uno degli obiettivi quello di
collegare i due villaggi sopracitati scenario di guerra, poiché uno
è bosniaco e l'altro musulmano, dimostrando così di aver supera-
Incontro con i giovani di Srebrenica
to le discriminazioni. L'ultima testimonianza ha riguardato
anche l'agricoltura. In tali zone, il progetto agricolo prevede
la coltivazione di grano saraceno e lamponi, il tutto biologico,
ed ha permesso il recupero ed il ripopolamento di quelle terre
rimaste abbandonate dopo il conflitto. Il progetto è ancora
fragile anche per il contesto politico in cui, se
una calamità colpisce una coltura, viene liquidata dallo Stato con ''è stata sfortuna, mi dispiace''. Per questo ci è stata fatta la richiesta di intraprendere uno scambio di conoscenze e tecniche al fine di migliorare entrambi, anche perché la guerra ha messo in
ginocchio non solo le loro condizioni di vita
ma tutto il patrimonio di conoscenze normalmente trasmesse da una generazione all’altra.
Tale incontro mi ha parecchio emozionato e
sconvolto poiché mentre molti miei coetanei
qui nascevano, a molti altri di quella zona veniva impedito di nascere. Poi, tale genocidio è caduto
nell'omertà, se ne è parlato molto poco, se non niente: io ad esempio non conoscevo niente di tutto quello che è successo. A mio
parere, questo progetto agricolo risulterebbe molto interessante e
da prendere in seria considerazione senza lasciarsi
trascinare dal sospetto che molti hanno nei confronti dell'Est Europa. In fin dei conti, in linea d'aria,
tutto questo non è a più di 500 chilometri da noi.
Simone De Lucca 6VA
Corsa Campestre
Martedì 25 e mercoledi 26 novembre al Cerletti di Conegliano si è svolta la tradizionale Corsa Campestre che ha visto la partecipazione di circa 350 concorrenti divisi nelle rispettive annate. Le ragazze hanno corso tutte assieme e per l'ennesimo anno la
vincitrice è stata Zanardo Lucrezia. Sui 1200 m del percorso collinare si sono registrati tempi da record con ben tre concorrenti
che sono scesi sotto i 4 minuti. Prossimi appuntamenti sportivi saranno i tornei tra le classi. Si svolgeranno i tornei di pallacanestro, pallavolo e calcetto a partire dal mese di marzo. A breve gli insegnanti di Scienze Motorie raccoglieranno le adesioni tra le
classi.
Prof Fabio Zanetti
1
2
3
1
2
3
1
2
3
1
2
3
1
2
3
1
2
3
1
2
3
FEMMINILE
ZANARDO
LOT
DALLE MULLE
MASCHILE
ANNO 2000
MENIN
FORATO
PRADELLA
ANN0 1999
NAIBO
ANDREOLA
POSSAMAI
ANNO 1998
ZANDONA’
TOME’
FREGONAS
ANNO 1997
KELM
ZANATTA
GERONAZZO
ANNO 1996
BITTO
BORTOLUZZI
STRAMARE
ANNO 1995-94-93
ZALAMENA
MARCANDELLA
CAMARIN
LUCREZIA
LUISA
LAURA
5'00
5'05
5'36
5 AVE
2 B
1 AGT
2000
PIERLUIGI
ENRICO
FILIPPO
4'15
4'16
4'22
1APT
1BVE
1E
GIOVANNI
GIANLUCA
NICOLA
4'10
4'15
4'20
2 CGT
2B
2 CVE
GABRIELE
ANDREA
MIRCO
4’01
4’07
4’12
FRANCO
RICCARDO
FEDERICO
3'58
3'59
4'01
2BPT
4 BGT
4 A
ANDREA
ENRICO
LUIGI
3'59
4'03
4'12
5BGT
5AVE
5AVE
JONATHAN
GIANMARCO
MATTIA
4'08
4'15
4'29
6BVB
5B
6BVB
1999
2BPT
3A
3CVE
1998
1996
1994-95
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
La Fattoria Didattica del C erletti
Grande è l’orgoglio di collaborare alla crescita della F.D. che di
anno in anno diventa sempre più un punto di riferimento per il territorio favorendo l’incontro dei bambini con l’agricoltura, con gli
animali e le piante, promuovendo la conservazione della natura, la
valorizzazione della biodiversità e la cura del paesaggio. Dall’inizio
dell’anno abbiamo avuto tante richieste per visite didattiche. Specialmente in occasione della vendemmia, percorso didattico richiesto
“La storia dell’uva che diventò mosto” che
vede i bambini diventare veri agricoltori, cimentandosi nella vendemmia, nella pesata
dell’uva raccolta e nella successiva gara di
pigiatura. I motivi di gradimento e soddisfazione delle visite sottolineano gli effetti positivi
del coinvolgimento dei bambini, la cortesia e la
disponibilità degli operatori accompagnatori,
l’affiancamento e il tutoraggio degli studenti
dell’ ITA e dell’IPAA durante le visite. Gli
studenti dell’IPAA spesso sono coinvolti
attivamente nella gestione della fattoria:
collaborano alla manutenzione delle strutture, alla gestione degli allevamenti, alla pulizia dei locali, alla
sistemazione e alla creazione di nuovi percorsi naturalistici e
gestiscono alcuni momenti delle visite didattiche. Il 12 ottobre si
è svolta la “Giornata delle Fattorie Didattiche Aperte” sostenuta
da buona presenza di visitatori provenienti dalla provincia ma
anche da altre province del Veneto desiderosi di poter visitare la
nostra fattoria didattica e conoscere i percorsi ed i laboratori didattici
proposti. Tutti i visitatori, famiglie con bambini ma anche adulti,
hanno dimostrato apprezzamento per l’esperienza. La Fattoria Didattica il 19/10/14 ha ospitato la “Marcia dei bambini “, organizzata dalla scuola materna S.Pio X di Conegliano con circa 250
visitatori che sono rimasti estasiati dalla bellezza del paesaggio
Rappresentanti di Istituto
Salve a tutti ragazzi, siamo i nuovi rappresentanti di
istituto: Michele De Vecchi (5^B) Jenny Coletti
(3^A) e Serena Chies (4^CVE). e Mattia Drusian,
(IPAA Piavon) Volevamo come prima cosa ringraziare tutti quelli che hanno avuto fiducia in noi e dirvi che
siamo disposti ad impegnarci davvero per non deludervi. Nonostante proveniamo da due liste diverse siamo
contenti di collaborare tra di noi ma soprattutto con
voi. Auguriamo a tutti un
buon
anno
scolastico e vi
invitiamo
a
essere partecipi e presenti
nelle
varie
iniziative e a
proposito vi
ringraziamo anche per le numerose idee che avete portato nella prima assemblea. Cogliamo l'occasione per
ricordarvi che i nostri numeri sono a
vostra disposizione per domande e
critiche costruttive ma non per insulti
e scherzi poco piacevoli. Un saluto a
tutti e buone vacanze.
Dove l’agricoltura fa rima con natura
collinare e dal contatto con gli animali della fattoria.I membri della
nutrita e simpatica famiglia della fattoria sono: Jacky una docile
cavalla della terza età; 6 simpatici pony, Vento il capellone è il
discolo del gruppo sempre irrequieto e nevrile, padre di tre
splendidi puledri, Aria e Jenny madri docili e pazienti che grazie
all’addestramento e alle cure che con passione e competenza,
dedica loro l’ex alunna del Cerletti Zanardo Caterina si prestano ad accompagnare i più piccini in passeggiate in groppa; due asine Vera e la sua piccola Gioia, nel vero senso della parola, incantevoli bestiole che sembrano essere uscite
direttamente
dal
libro
di
Collodi
“Pinocchio”; tre maiali Din Don e Dan che
suscitano ilarità nei bambini per i loro nomi,
il buffo verso e le cure di fanghi giornalieri a
cui si sottopongono; un’oca gigante Qui è la
gioia e terrore di grandi e piccini perché
quando attacca i polpacci sembra un Pit
Bull; Tre giovani pavoni che a breve faranno
la scoperta della ruota. Non mancano galli e
galline ed i più fortunati possono assistere in diretta alla nascita
del pulcino dall’uovo. Con il gregge, di caprette tibetane e pecore al
pascolo si vive quella tranquillità della vita dei campi e si può apprezzare la semplicità e la bellezza della natura. Purtroppo spesso
gli animali sono oggetto di attacchi di cani, volpi e rapaci. Da
qualche anno si sono verificate diverse perdite: più di quaranta
pecore a causa di cani randagi l’ultimo attacco pochi mesi fa.
Siamo impegnati nel trovare soluzioni idonee affinché si risolva
definitivamente questo problema.
Prof. Guglielmo Ferraro
L’anno che verrà sarà “Green”?
Chissà quanti studenti si sono iscritti nella nostra scuola agraria per potere
“da grandi” contribuire a rendere questa nostra Terra un posto ancora abitabile, in cui sarà possibile respirare aria non inquinata, mangiare sano e godersi
paesaggi mozzafiato per la loro bellezza! Invece, magari, si finisce per uscire
dopo qualche anno con un diploma con il quale ci si deve fare spazio nel
mondo del lavoro ed i bei propositi iniziali lasciano spazio alla concretezza
amara delle leggi economiche del massimo profitto… .Beh, sappiate che al
Cerletti-Corazzin c’è un posto dove fare un po’ di palestra per allenarsi a
coltivare il sogno di una vita più ecosostenibile: è l’Energy Team- Comitato Ambiente!E’ grazie soprattutto al lavoro
svolto da questo gruppo
di allievi, prof. e personale ATA che ad accrescere la sensibilità sui
temi ambientali di gran parte della popolazione scolastica del nostro Istituto.
Il tutto visionabile anche nel sito cerlettigreen.altervista.org. E quest’anno
il lavoro continuerà, grazie ad un nuovo gruppo di allievi e insegnanti
coordinati dal prof. Luigi Emmolo. Concentreremo gli sforzi nel monitoraggio della differenziazione dei rifiuti prodotti dalle classi e nell’organizzare
(anche con la collaborazione di altri Istituti scolastici di Conegliano) un mega
Green Day. Inoltre continueremo a gareggiare con le altre scuole della
provincia di Treviso nella Green Schools Competition III ed.A proposito…complimenti all’allievo Zanatta Gianluca, della classe 3^AGT, che
con la sua idea-progetto “Ecoserra“ si è aggiudicato il premio di 150
Euro relativo al concorso Inventore Sostenibile bandito lo scorso a.s.
Naturalmente l’Energy team è aperto a chiunque voglia farne parte: è
sufficiente contattare il prof. Emmolo Luigi.
Un buon anno scolastico “green” a tutti.
Prof. Giuseppe Galiazzo
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
Stampa 3d
Una rivoluzione che cambierà il mondo
Immaginate che mentre fate colazione vi viene in mente una nuova
tazza per bere il latte. La vostra immaginazione partorisce una tazza
bella, di design e probabilmente anche comoda. Allora vi alzate dalla
tavola, andare davanti al computer, aprite un software di progettazione tipo CAD e progettate la vostra tazza. Dopo la progettazione premete il pulsante “Stampa 3D” e la vostra stampante tridimensionale
comincia a lavorare. Andate a farvi la doccia, tornate davanti al computer in accappatoio e trovate la tazza che avevate immaginato appena sfornata dalla vostra stampante 3D. Tutti orgogliosi, fate vedere la tazza ai vostri amici, che la
apprezzano e ve ne chiedono una uguale. Così vi
mettete a stampare diverse tazze per i vostri amici, ma, non contenti, cominciate a venderle via
internet, delegando la produzione a un “centro
creazione” in outsourcing sul cloud che provvede
anche ad inviare le tazze ai vostri clienti. Pura
fantasia? In realtà è già fattibile. La rivoluzione
delle stampanti 3D è già in atto e sta cambiando il mondo, creando una nuova rivoluzione
industriale che promette di essere la più dirompente della storia. Ma andiamo per gradi. Innanzitutto cos’è
una stampante 3D? Senza scendere in dettagli eccessivi una stampante 3D consente di creare oggetti, sovrapponendo strati a 3
dimensioni di un determinato materiale (ad esempio resina liquida). Al momento le stampanti 3D possono lavorare su un solo materiale alla volta ed i materiali utilizzati sono una decina, in prevalenza
metalli e plastiche di vari tipi, ma si comincia a lavorare anche su
altri. Addirittura è possibile stampare organi umani da cellule viventi,
utilizzando un liquido contenente cellule staminali. In laboratorio si
sono già ottenuti vesciche e reni. Sono state create anche delle pistole
funzionanti tramite le stampanti 3D! In sintesi le stampanti 3D,
insieme ai computer, permettono di realizzare oggetti fisici. Se i
computer
ed
internet
avevano
permesso
la
“dematerializzazione” (dagli atomi ai bit) le stampanti 3D consentiranno la “materializzazione” (dai bit agli atomi) con conseguenze
di grande importanza economiche, sociali e politiche. Il campo in
cui vengono maggiormente impiegate è quello industriale senza
dubbio ma grandissima importanza ha rivestito anche nell’ambito medico . Ad esempio negli Usa un team di camici verdi si è affidato a un modello sperimentale stampato in versione tridimensionale
per studiare nel dettaglio, prima di entrare in sala
operatoria, i cuori di tre giovani pazienti con gravi
disturbi cardiaci congeniti. Pur usando immagini
2D standard come guida, ora i medici possono
costruire un modello dettagliato tridimensionale
Dopo aver studiato i cuori in 3D e le immagini
tradizionali, i chirurghi hanno riparato con successo le gravi anomalie in tutti i pazienti. «Con la
stampa 3D, si possono prendere decisioni migliori
prima di andare in sala operatoria», sottolinea l’autore principale dello studio Matthew Bramlet, assistente professore di Cardiologia pediatrica e direttore del Programma “Congenital Heart Disease Mri ” all’University
of Illinois College of Medicine di Peoria. «Più i chirurghi sono preparati, minore è il numero di sorprese che incontrano». «Tenere in
mano il “cuore modello”, poterlo toccare - racconta Bramlet - offre
un nuovo livello di comprensione che non può essere raggiunto solo
con le immagini 2D o anche 3D. Secondo una ricerca di Gartner, è
prevista una crescita nell’ impiego delle stampanti 3D del 49%
solo nel prossimo anno. Gli analisti di mercato sono d’accordo che la
seconda metà di questo decennio sarà caratterizzata da profonde
innovazioni , tanto da meritare il titolo di "terza rivoluzione industriale".
Daniele Vacilotto 5BGT
Scelgo la scuola della vita
La vita è fatta di scelte, giuste o sbagliate che siano. Ogni giorno ci si ritrova davanti ad innumerevoli decisioni da prendere. E
con molta semplicità, senza neanche accorgersene, si abbraccia la
svolta. Come quando, non conoscendo la strada da
percorrere, si giunge ad un bivio: destra o sinistra, e in
un istante la scelta cade su ciò che si sente più adatto
in quella precisa situazione; magari se si fosse arrivati
5 minuti prima oppure 5 minuti dopo la decisione non
sarebbe stata la stessa. Ma, in fondo, non esistono
scelte giuste o sbagliate. Esistono scelte che ci si
sente di prendere in un determinato momento e in
precise circostanze. Sta ad ognuno di noi scegliere
da quale prospettiva vedere la vita. Se ben si osserva, ogni risveglio regala un nuovo inizio, dando l’opportunità di fare scelte migliori. Anche la più amara sconfitta dona
l’occasione di capire qualcosa in più, anche il più grande dolore
nasconde un nuovo sorriso. Esistono infinite lezioni da imparare
che vanno oltre la matematica, la fisica e la chimica. Esse si
chiamano Vita, e spesso sono proprio insegnate tra i banchi di
scuola. La scuola sa offrire molto sotto ogni punto
di vista, sa insegnare a scegliere. Ed io oggi scelgo
di svegliarmi ed essere felice, scelgo di sorridere,
scelgo di alzarmi, guardarmi allo specchio ed essere
fiera di ciò che vedo dentro quegli occhi riflessi. Io
oggi scelgo di scegliermi. Scelgo di andare a scuola e fare tesoro di ogni piccola grande lezione.
Scelgo di scegliere con il cuore.
Scelgo di Vivere, sì, perché la Vita, quella vera, è la prima delle
tante scelte che ogni giorno dovremmo ricordarci di fare.
Jasmine D’Ambroso Classe 5^ APT
NEWS
 Elezioni del consiglio d’Istituto. Sono stati eletti per l’area docenti i prof. Leotta, Paolin, Guerra, Cattelan, Pantaleoni, Curtolo, Milani, Da
Dalt. Per l’area ATA, Marchese Isabella, e in quota genitori i sigg. Bechevolo, Da Dalt, Buffon, Bellese.
 Premi borse studio Coditv da assegnare il 17 dicembre: Daniele Vacilotto, Enrico Lorenzon, Giovanni Perissinotto(5BGT), Luigi Strama


re, Enrico Bortoluzzi(5AVE), Manuel Dal Bianco, Andrea Cettolin, Mattia Mazzonetto (6VB), Leonardo Zaninotto, Francesco Callegher
(6VA).
Sono state assegnate tre borse studio agli alunni meritevoli Mirco Balliana 6VA, Luca Troncon 6VB, Riccardo Masetto 6VT dalla Confraternita degli Incroci Manzoni di Oderzo nella prima edizione del Premio Giancarlo Moretto
Progetto Green School : il 10 dicembre la Provincia di Treviso ha premiato l’Isiss G.B Cerletti classificatosi terzo ( 1750 €)
Borse di studio del Comune di Conegliano a Bernardi Tiziano (5BVE) e Elisabetta Vanzella (5AGT)
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
I metodi biodinamici per sconfiggerlo
Già riscontrata nel 2011 dai viticoltori dell’Alto Adige su Pinot nero e Schiava, non poteva mancare di certo in un’annata
così disastrata come quella del 2014. Stiamo parlando del moscerino orientale, meglio conosciuto come Drosophila suzukii , che ha infestato i nostri vigneti in Molise, Puglia,
basso Lazio, Toscana, Emilia, Lombardia,
Liguria e Piemonte! La D. suzukii, chiamata
anche moscerino del ciliegio e diffusa in
Giappone appunto su questa pianta, danneggia non solo i frutti caduti o in marcescenza, ma anche quelli sani e maturi,
determinando così il graduale formarsi di
acini danneggiati e marci già nel giro di
pochi giorni, in modo casuale e diffuso.
Si espande facilmente nelle zone ad alta
piovosità e con temperature mai superiori a 30 °C, in queste condizioni è capace di effettuare anche 14 generazioni in
una sola stagione. Non esistono vere e
proprie soluzioni al problema. È inutile
l’utilizzo degli insetticidi poiché, proprio
grazie all’elevato numero di generazioni che il moscerino può
effettuare, l’adattamento genetico sarebbe troppo veloce e i
principi attivi inefficaci. La natura per fortuna ci viene incontro, infatti esistono due insetti imenotteri antagonisti
parassitoidi pupari e larvali della Drosophila suzukii: la
Famiglie Iperprotettive
Una famiglia sempre più piccola, chiusa e protettiva, nella
quale gli adulti si sostituiscono continuamente ai giovani, rendendo la loro vita più facile, cercando di eliminare tutte le
difficoltà, fino a intervenire direttamente facendo al posto loro. • Le parole e i gesti dei genitori enfatizzano la dolcezza,
l’accoglienza, il calore, la protezione, l’amore. • La modalità non verbale più significativa
è il pronto soccorso cioè l’intervento immediato dell’adulto ad ogni minima difficoltà
del figlio. • L’oggetto della comunicazione
sono la preoccupazione per la salute fisica,
l’alimentazione, l’aspetto estetico, i successi
e gli insuccessi scolastici, la socializzazione e
lo sport. • I genitori fanno molte domande ai
figli riguardo a dove vanno e cosa fanno, ricercando continuamente possibili difficoltà
da anticipare e prevenire. • Se il figlio tenta di
sfuggire al controllo dei genitori, sarà oggetto
di dolci rimproveri e atteggiamenti non verbali squalificanti:
silenzi, “musi lunghi” che innescano i sensi di colpa. I tentativi del figlio di prendere iniziative vengono il più delle volte
scoraggiati con modalità morbide, del tipo “dicci che cosa ti
manca e te lo procureremo noi”. Secondo le regole , la madre
è la responsabile designata culturalmente dell’educazione e dei
comportamenti del figlio a essa conseguenti. il padre spesso è
come la madre, per cui entrambi sono perfettamente in accordo sulla loro missione di genitori e dimenticano di essere una
coppia. I genitori sono raramente capaci di intervenire con
Pachycrepoideus vindemiae e Leptopilina heterotoma,
anche se questi due non riescono a limitarne la diffusione.
Altri metodi, definiti BIODINAMICI, sono ad esempio la
tecnica delle ceneri proposta da Rudolf Steiner (su cui sarebbe bene indagare) e l’utilizzo attraverso la lavorazione
autunnale del terreno dei preparati 500 e 501 che permettono l’aumento della resistenza della buccia dell’acino. È
importante utilizzare questi preparati in autunno poiché il terreno durante questa stagione si prepara ad accogliere il materiale organico prodotto durante la primavera e l’estate. In
questa stagione infatti, si ha la massima attività microbiologica del suolo. È fondamentale appunto che
la cellulosa si decomponga in questo periodo poiché altrimenti si avrebbe una
carenza di azoto durante la ripresa
vegetativa, se ciò avvenisse nel tardo
inverno. Nel caso sfavorevole che la decomposizione avvenga il più tardi possibile, il suolo rimarrebbe coperto di foglie che
compongono il substrato delle più comuni
patologie fungine e calamita per insetti,
tra cui
la Drosophila suzukii.
Gaia Spinato 5AVE
Diritto di sbagliare? No grazie
correttivi autorevoli. Riguardo alle regole, ogni regola può
cambiare soprattutto quando risulta troppo punitiva o frustrante per il figlio. La richiesta principale rivolta al figlio, è quella
di accettare i privilegi che la situazione offre con l’unico vincolo di non opporre resistenza. La sovrabbondanza di cure e
soprattutto quello che è stato definito
pronto soccorso viene mandato come
messaggio d’amore: “faccio tutto per te
perché ti amo”, ma contiene una sottile e
inconsapevole squalifica: “io faccio tutto
per te perché forse da solo non ce la faresti. Quali sono le conseguenze? Il figlio è
sempre meno chiamato a rendere conto
delle sue azioni, si scoraggia alla minima
difficoltà, non accetta le frustrazioni e
reagisce con aggressività se i suoi bisogni
e i suoi desideri non vengono soddisfatti
per il fatto stesso di essere stati espressi.
Viene sempre meno investito di responsabilità e si pretende
sempre meno da lui. La reazione sarà tuttavia aiutarli ancora di
più. Con la conseguenza più dannosa per il figlio, in questa
fase cruciale della costruzione di sé, può venire ostacolato, con la sua stessa complicità, nel
costruire l’autonomia e il senso di indipendenza che dovrebbero essere il cardine della
sua integrità psicologica.
Ilaria Zambon 5bve
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LA CANTINA
Anno 13, Numero 37, Dicembre 2014
VENDO – COMPRO
(tra il serio e il faceto)
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Cercasi lattonieri non ubriachi per ristrutturazione tetto IPAA
Cercasi volontari per vendo-compro
Cercasi ariete per rispondere ai colpi sul muro provocati dalla classe adiacente
Vendesi acqua piovana raccolta goccia a goccia in classe
Cercasi ministri con le idee chiare per gli Esami di Stato
Vendesi quaderno di matematica con gravi problemi
Vendesi tessuto adiposo per l’inverno
Cercasi scorte (vive o morte) per “Farming Simulator”
Il decalogo del Pio X
Siamo la 3° A PT e siamo una classe di nomadi, ovvero ogni
giorno della settimana cambiamo aula in cui facciamo lezione.
Nonostante questa condizione, ogni volta che varchiamo la
soglia della porta, ci travolge una ventata di amore, comprensione e gioia, ma soprattutto di allegria! Questo è il primo
anno scolastico che trascorriamo nella sede del Pio X. Fin
dall’inizio della scuola abbiamo instaurato un rapporto di sincera amicizia con le collaboratrici scolastiche di questa sede
che confidenzialmente chiamiamo Gio’ e Rosy. La loro
allegria e cordialità alleggeriscono le pesanti ore di scuola.
Per trascorrere una felice esistenza al Pio X è necessario
seguire questi 10 comandamenti:
1. Non amerai altra sede all’infuori di questa.
2. Ogni mattina entra con un “buon giorno” e regala un
sorriso.
3. Rispetta il lavoro altrui.
4. Medita sul pensiero della settimana esposto in corridoio.
5. Lascia che la pace del Pio X ti carichi della sua energia.
La Redazione
Direttore resp.
Prof. Dino Benacchio
In redazione:
Studenti: J. Zalamena, G. Botteon, L. Marsura, F. Dabbà, M.
Battistella, I. Zambon, M. Olcese,
G. Spinato, J. D’Ambroso, M. Dal
Bianco, T. Fiorot, N. Dalla Torre,
D. Vacilotto.
Grafica e impaginazione:
F. Sonego
Scrivete a:
e-mail: [email protected]
Sito:
www.isisscerletticonegliano.gov.it
LA CANTINA
6. Chiedi con cortesia e ti sarà dato.
7. Cerca la frase nei libri per vincere il concorso.
8. Ricordati di non buttare carte per terra.
9. Non bestemmiare.
10. Nessun traguardo può essere raggiunto se non passi
almeno un anno al Pio X.
3° A PT
continua dalla prima
volte si glissa indifferenti. Rispettiamo tutte le
fatti quotidiani e realtà professionali. Abbiamo posizioni ma ci piacerebbe che fossero sempre
dato spazio a questo ultimo proposito alle belle
performance che la nostra scuola enologica continua a realizzare in vigneto e negli accordi di partenariato internazionale (leggi progetto Treviso
per l’Armenia). In risalto anche le esperienze di
studio-lavoro dei nostri studenti attraverso Leonardo e gli stage formativi. L’idea è che si continui a costruire spessore professionale oltre alla
frequenza del corso di studi, e i tirocinii in Italia e
all’estero sono caldamente suggeriti e validi trampolini di lancio. Non per parlarci addosso, ma
non possiamo passare sotto silenzio il bel convegno sui Cerletti, padre e figlio, soprattutto su
Ugo, figlio del fondatore della scuola nel 1876,
figura poco nota ai più ma non certo di secondo
piano, nel panorama scientifico, rispetto al più
famoso Giambattista. Si è voluto inoltre focalizzare l’attenzione sull’ipocrisia che spesso accompagna le crociate che si combattono, giustamente,
contro i pesticidi per il ritorno ad un’agricoltura
sana e a misura d’uomo. Ci vorrebbe però più
onestà intellettuale: su certi temi sensibili, come
l’uso dei farmaci, delle automobili, degli impianti
di riscaldamento o più banalmente di alcolici e
fumo, tutti potenziali veleni per la nostra vita, a
chiare scientificamente fino in fondo e non fondate su paure e comportamenti irrazionali frutto più
di campagne da caccia alle streghe e che di fondamenti inconfutabili sul piano esperienziale. Bello
l’incontro con i giovani della Bosnia Erzegovina,
di Srebrenica per fare nomi, capaci di mettere a
frutto le terre insanguinate dalla pulizia etnica
nella martoriata ex Jugoslavia degli anni ’90.
Speriamo che sia possibile attraverso la Fondazione Benetton e l’associazione Alex Langer dar loro
un supporto di conoscenze e anche logistico attraverso un gemellaggio auspicato nel corso della
conferenza in aula magna lo scorso novembre.
Mentre continua a crescere la fattoria didattica
della scuola, auguriamo in chiusura un bell’in
bocca al lupo ai nuovi rappresentanti d’istituto,
insegnanti e studenti, e salutiamo con affetto e
riconoscenza il professor Gianfranco De Conto
che ci ha lasciato con nostro grande dispiacere.
In alto i calici e salute a tutti!
Prof. Dino Benacchio