le scelte finanziarie di famiglie e imprese itaiane

Transcript

le scelte finanziarie di famiglie e imprese itaiane
LE SCELTE FINANZIARIE DI
FAMIGLIE E IMPRESE ITAIANE
Lucidi a cura di Marco Di Antonio
IL RISPARMIO DELLE FAMIGLIE
“Nel 2010 la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici e
produttrici è diminuita al 12,1 per cento, 1,4 punti in meno rispetto
all’anno precedente.
La riduzione del tasso di risparmio rappresenta una tendenza di lungo
periodo: nello scorso decennio si è osservato un calo di circa 4 punti
percentuali…
…la riduzione del valore mediano…è concentrata nelle classi di reddito e
ricchezza equivalenti più basse, è maggiore per quelle residenti nelle
regioni meridionali e nelle isole e per quelle che non hanno fatto
ricorso al debito.
La quota di nuclei familiari con risparmio nullo o negativo, pari a circa il
20 per cento, è rimasta stabile nell’ultimo decennio, ma si è ampliata
tra quelli con capofamiglia di età inferiore a 35 anni”
Relazione Banca d’Italia 2010, pp. 164
“Nel 2012 è proseguita la riduzione della propensione al risparmio delle
famiglie…, all’11,4% del reddito disponibile (7,9% per le sole famiglie
consumatrici)”
Relazione Banca d’Italia 2010, pp. 169
LA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE:
CONFRONTI INTERNAZIONALI
«Nel 2013 la ricchezza netta complessiva delle famiglie è
diminuita rispetto al 2012 da 8,0 a 7,9 volte il reddito
disponibile, per effetto del calo del prezzo degli immobili. Il
valore delle attività finanziarie è invece cresciuto del 2,1 per
cento, a 3,6 volte il reddito disponibile, un rapporto superiore al
livello del 2007 e a quello degli altri paesi dell’area dell’euro»
Relazione Banca d’Italia 2013, pp. 173
“La ricchezza finanziaria al netto delle passività è risultata pari a 2,6 volte il
redito disponibile, un valore inferiore a quello precedente la crisi finanziaria,
ma elevato nel confronto europeo (il dato per l’area dell’euro è 1,9)…
Gran parte della ricchezza totale delle famiglie è costituita da attività reali
(63%), che sono pari a oltre cinque volte il reddito disponibile, uno dei valori
più alti tra le principali economie. La ricchezza complessiva, al netto delle
passività, è concentrata: il 10% delle famiglie più facoltose ne possiede
quasi il 45%. La quota detenuta dal 60% dei nuclei familiari meno abbienti è
poco superiore a quella dell’ 1% delle famiglie più ricche.
Relazione Banca d’Italia 2009, pp. 166
RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE:
CONFRONTI INTERNAZIONALI (2)
“In rapporto al reddito disponibile, la ricchezza netta
complessiva delle famiglie italiane è particolarmente
elevata, investita soprattutto in immobili (oltre il 60%).
Rimangono ampi spazi per una maggiore
diversificazione dei portafogli finanziari; è infatti ancora
rilevante l’incidenza di strumenti a rischio limitato, come
depositi bancari, titoli di stato e obbligazioni bancarie.
E’ particolarmente modesta nel confronto internazionale la
presenza dei fondi pensione e dei prodotti assicurativi
(18%).
Questa voce pesa invece per circa il 30% in Francia e in
Germania e più del 50% nel Regno Unito”
Relazione Banca d’Italia 2005, p. 211
RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE:
CONFRONTI INTERNAZIONALI (3)
Sulla base della prima indagine armonizzata sui bilanci delle famiglie
dell’area dell’euro (Household Finance and Consumption Survey,
HFCS), nel 2010 la ricchezza netta media per famiglia in Italia era pari a
275.000 euro, un valore inferiore a quello registrato in Spagna
(291.000), poco più alto di quello francese (233.000), e superiore a quelli
tedesco (195.000) e olandese (170.000). La disuguaglianza nella
distribuzione della ricchezza netta è in Italia minore che in Francia,
Germania e nel complesso dell’area dell’euro; è maggiore rispetto alla
Spagna e ai Paesi Bassi.
Diversi fattori influenzano le evidenze relative all’ammontare della ricchezza
nei paesi considerati. L’elevato valore di quella italiana dipende anche
dalla maggiore numerosità media dei nuclei familiari. In termini pro
capite i divari si riducono fortemente: dal 18 al 5 per cento con la
Francia, dal 41 al 15 con la Germania; quello con la Spagna si annulla.
Sui divari fra paesi incide anche la diversa composizione della ricchezza
lorda…
Inoltre, le caratteristiche illiquide dell’investimento in abitazioni ne
accrescono il rischio. In Italia tale rischio è più marcato, a causa della più
ampia incidenza della ricchezza reale su quella complessiva, soprattutto
nelle condizioni di debolezza che caratterizzano attualmente il mercato
immobiliare.
UN NUOVO MODO DI CALCOLARE
L’INCIDENZA DEL DEBITO PUBBLICO
Debito pubblico lordo totale previsto nel 2012
in % della ricchezza finanziaria netta delle
famiglie nel 2010
Grecia
260
Irlanda
194
Spagna
94
Portogallo
73
Francia
70
Italia
67
Germania
57
“La ricchezza finanziaria netta… è l’indicatore più
importante per capire la sostenibilità finanziaria di
un’economia nazionale, non il PIL. Le famiglie sono
l’unico polmone finanziario delle economie…L’Irlanda è
saltata non perché il suo PIL non brillasse o il suo debito
pubblico fosse alto (era anzi tra i più bassi) ma perché la
ricchezza delle famiglie e con essa il sistema bancario
dell’Irlanda sono crollati sotto il peso dei debiti privati e
dello scoppio della bolla degli asset immobiliari
alimentata dalle banche stesse.
La Grecia è saltata non perché non riesce a pagare il
proprio debito pubblico con il PIL (nessun governo, tra
l’altro, ha pagato i propri debito coni il PIL) ma perché la
ricchezza finanziaria netta delle famiglie greche è ormai
talmente bassa da essere addirittura la metà del PIL”
M. Fortis, Il Sole 24 Ore, 8-12-2010
1995 39,8 30,5 18,6
11,1
1995 40,5 13,8 24,0
21,7
GLI INVESTIMENTI FINANZIARI DELLE
FAMIGLIE
“Dall’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane emerge che nel
2008 circa una famiglia su dieci non deteneva alcuna
attività finanziaria, mentre il 63% possedeva
esclusivamente un deposito bancario o postale. Soltanto il
16% delle famiglie aveva investito in strumenti finanziari più
rischiosi (21% nel 2000). Il possesso di attività finanziarie
aumenta al crescere del reddito familiare. In particolare,
titoli di stato, obbligazioni, fondi comuni e azioni sono poco
presenti nelle classi di reddito più basse, tra le quali lo
strumento più diffuso dopo il deposito è il buono fruttifero
postale.”
Relazione Banca d’Italia 2009, pp. 169
L’INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE
(2010)
“I debiti finanziari delle famiglie hanno raggiunto il 66 per
cento del reddito disponibile, un dato inferiore a quello
medio dell’area euro (99 per cento) e dei paesi
anglosassoni (oltre il 100 per cento).
Dal 2004 il rapporto tra i debiti finanziari e il reddito delle
famiglie è cresciuto di quasi 21 punti percentuali, 7 punti in
più di quanto osservato nell’area dell’euro. L’incremento ha
riguardato tutte le diverse forme di prestito. La differenza
con la media dei Paesi dell’area in termini di credito al
consumo si è annullata: alla fine del 2010 il rapporto tra il
credito al consumo e il reddito disponibile delle famiglie
italiane era pari a circa l’ 11 per cento.”
Relazione Banca d’Italia 2010, pp. 167
L’INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE
(2009)
“Alla fine del 2009 l’indebitamento finanziario
complessivo delle famiglie ha superato il 60% del
reddito disponibile…con un aumento di 4 punti %
rispetto al 2008. Il grado di indebitamento rimane
inferiore a quello dell’area dell’euro (95%) e dei
paesi anglosassoni (dove supera il 100%). Le
differenze sono spiegate per gran parte dai prestiti
per l’acquisto di abitazioni, che rappresentano la
componente principale del debito complessivo
delle famiglie”
Relazione Banca d’Italia 2009, pp. 170
1995 1,4 40,3 35,9 22,4 1,27
1995 3,7 35,8 42,2 18,3 1,42
LE CARATTERISTICHE DELLA
STRUTTURA FINANZIARA DELLE IMPRESE
• Indebitamento in linea con quello degli altri Paesi (specie
europei)
• Maggiore peso della componente di debito a breve
termine (soprattutto per PMI)
• Minore ricorso ad obbligazioni
• Scarso peso delle passività di mercato monetario
(accettazioni bancarie, cambiali finanziarie, commercial
papers)
• Componente azionaria: forte peso imprese familiari e
pubbliche, minor peso public companies (USA e UK) e
nuclei di controllo/noccioli duri (Germania e Giappone;
mancano in particolare intermediari finanziari)
LE CARATTERISTICHE DELLA STRUTTURA
FINANZIARA DELLE IMPRESE (2): 2009
“Il grado di indebitamento rimane su livelli elevati rispetto al passato: il
leverage, pari al rapporto tra i debiti finanziari e la somma degli stessi
con il patrimonio netto ai valori di mercato, si è attestato al 45,7%. Le
imprese sono fortemente esposte a eventuali incrementi dei tassi di
mercato: sono elevate sia l’incidenza dei debiti a breve termine sul totale
(42%) sia la quota dei contratti a tasso variabile sui debiti a lunga
scadenza (94% dei prestiti erogati tra il 2004 e il 2009)..
Alla fine del 2009 le imprese italiane presentavano un leverage di 4 punti %
inferiore rispetto a quello della Spagna, in linea con la Germania e il
Regno Unito e più elevato di circa 10 punti rispetto alla Francia e agli
Stati Uniti. In rapporto al PIL, i debiti finanziari risultavano in Italia
contenuti nel confronti internazionale. Rispetto a tutti gli altri paesi il
debito delle nostre imprese si caratterizza per la più elevata quota di
finanziamenti a breve termine e per la maggiore dipendenza dal credito
bancario”
Relazione Banca d’Italia 2009, pp. 178
LE CARATTERISTICHE DELLA STRUTTURA
FINANZIARA DELLE IMPRESE (3): 2010
“Alla fine del 2010 le imprese italiane presentavano un leverage (46,8%,
ndd). superiore di oltre 4 punti percentuali rispetto alla media dell’area
dell’euro e di circa 12 rispetto agli Stati Uniti.
Nel confronto con gli altri paesi è elevata la quota del debito con scadenza
inferiore ai dodici mesi: i debiti a breve rappresentano il 37% del totale,
rispetto al 28% dell’area dell’euro.
In presenza di un rialzo dei tassi di interesse, i livelli dell’indebitamento e il
peso della componente a breve scadenza rappresentano un fattore di
fragilità per le imprese italiane. Il potenziale impatto di un aumento dei
tassi dipende anche dalla quota, ampia in Italia, di debiti bancari a medio
e a lungo termine su cui è applicato un tasso variabile: questi hanno
rappresentato oltre il 95% dei prestiti erogati negli ultimi cinque anni,
rispetto all’89% dell’area dell’euro…
La capacità di assorbire un aumento degli interessi passivi è più limitata tra
le aziende di minori dimensioni. Sulla base dei bilanci del 2009 di fonte
Cerved, le imprese con meno di 10 addetti hanno infatti un leverage di
oltre 12 punti più alto della media e un peso degli oneri finanziari sul
MOL del 38%, un livello elevato anche nel confronto con gli anni
precedenti”
Relazione Banca d’Italia 2010, pp. 175