Cap. IX - Le Gallerie di Modellismo Più

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Cap. IX - Le Gallerie di Modellismo Più
CAPITOLO IX
La Grande Guerra dal 1917 al 1919
ALBANIA 1917
Si arriva così al 1917, che vede il col. Amato incaricato anche delle delicate relazioni con
la Missione Francese nell’Albania meridionale che era sbarcata a Santi Quaranta per
coordinare i rifornimenti alle truppe transalpine dislocate in Macedonia.
Il 1° marzo per ordine del Comando Truppe d’Occupazione Albania il 19° squadrone
“Sardo” ritorna autonomo, lasciando così il Reggimento col quale aveva operato staffa a
staffa dall’aprile del ’16.
Nei primi sei mesi dell’anno gli squadroni del I
Gruppo - peraltro particolarmente provati da un
anno di guerra sempre in prima linea, nonché dalle
malattie - non prendono parte ad azioni di guerra.
Essi vengono bensì impiegati a presidio di varie
località, danno pattuglie di rinforzo ai RR.CC. per
la repressione del brigantaggio, svolgono inoltre
servizio di posti di corrispondenza e distaccano
numerose guardie a ponti e strutture importanti od
isolate.
Ma le condizioni igenico - sanitarie sono sempre
più precarie per la recrudescenza delle affezioni
malariche, sicché nel maggio è necessario riunire
tutti gli uomini sani nel solo 6° squadrone, mentre
il resto del Reggimento - uomini e cavalli - è avviato
a Corfù per ristabilirsi.
A rimpiazzare i vuoti aperti da queste partenze
giunge in Albania un Gruppo dei “Cavalleggeri di
Col. Carlo Capponi - Trenca
16° Comandante
Lucca”.
Il 13 luglio in luogo del col. Amato inviato a rilevare
il comando del Reggimento “Lancieri di Vercelli” è nominato Comandante di “Lodi” il col.
Carlo Capponi - Trenca.
A nord, sul fronte della Vojussa il 9° ed il 10° squadrone continuano a battersi con sempre
più ampie responsabilità.
Dal 5 Aprile, infatti, a loro è demandato anche la sorveglianza del tratto che corre lungo la
Bassa Vojussa da Biscian a Mifoli; tale impegno è disimpegnato mediante l’organizzazione
di 14 “piccole guardie” disseminate lungo tutto il settore, mentre per la vigilanza della testa
di ponte giornalmente si distaccano 50 uomini.
Quasi tutte le notti pattuglie nemiche si spingono fin sotto i reticolati ma non riescono ad
eludere l’attenta vigilanza dei cavalleggeri che reagiscono puntualmente col fuoco delle
armi.
Finalmente pare giungere un po’ di riposo: il 19 maggio gli squadroni vengono esonerati da
qualunque servizio sul fronte e riuniti ai due appiedati dei “Cavalleggeri di Catania”, insieme
ai quali, e fino al 24 giugno, sono addestrati per un’importante azione notturna. Sostituito
infatti il moschetto col fucile, i reparti vengono abituati ad operare esclusivamente nel buio,
nel massimo silenzio e senza perdere i collegamenti in stressanti esercitazioni notturne.
Poi gli avvenimenti cambiano e la missione annullata per cui i due nostri squadroni tornano
a quella testa di ponte che avevano lasciato appena 5 settimane prima.
ITALIA 1917
Il 6 gennaio, al nostro Deposito di Napoli rientrano gli squadroni 2° e 3° già aggregati ai
Reggimenti “Novara” e “Guide” che, come detto, li avevano impiegati in combattimento fin
dall’inizio della guerra.
Nelle more tali reparti vengono disciolti.
Semplice e commovente la cerimonia d’addio in “Novara” dove, nel circolo ufficiali di
Treviso, il capitano Francesco Mastrostefano, comandante dello squadrone, riceve una
medaglia con dedica, raffigurante in oro e smalto l’Aquila di Novara. Ai subalterni,
parimenti, ne viene consegnata una d’argento.
Gli ufficiali di “Lodi” ricambieranno con una cornice d’argento.
Anche “Guide” vuole ricordare la fratellanza di sangue incidendo una targa “perché il
ricordo di questa pur breve unione rimanga imperituro nei due Reggimenti”.
Passato qualche mese, però, il 17 maggio, i due reparti sono ricostituiti e, riuniti in un sol
Gruppo con uno squadrone di “Saluzzo” ed uno mitraglieri di “Genova”, nei primi di luglio,
si schierano al Col Sentinella ove appiedati, si battono fino ai disastrosi eventi di Caporetto.
Nello stesso mese di luglio si forma a Brescia la 732^ Compagnia Mitraglieri bis “Lodi”.
Tali unità erano dotate di otto armi ed articolate su due plotoni in grado d’agire
indipendentemente. In difesa costituivano elemento essenziale di resistenza, nonché
formidabile supporto nei contrattacchi; nell’offesa, non legate ad alcun tratto di fronte
rimanevano “alla mano” del Comandante di brigata o di divisione per essere poi impiegate
al momento opportuno.
La nostra, inviata subito al fronte per rilevare la 732^ Compagnia Mitraglieri “Genova
Cavalleria”, si batte sulle Dolomiti dell’Alto Cadore, distinguendosi per valore a Forcella
Sentinella, Monte Piana, Tre Cime di Lavaredo e Cima Sappada.
Ritiratasi solo sotto la pressione nemica al seguito della rotta di Caporetto, si segnala
poiché ripiega ordinatamente con tutte le armi ed i materiali, nonostante l’artiglieria nemica
avesse “centrato” la casa ove si era accantonata.
ALBANIA 1917
Nel frattempo sul fronte albanese, nel novembre del 1917, proveniente dall’Italia, agli ordini
del magg. Bertetti, sbarca a Santi Quaranta il Comando del II Gruppo con i suoi 7° ed 8°
squadrone.
Subito in prima linea, occupa Ersech e mantiene aperti i collegamenti con le truppe alleate
operanti in Macedonia, ostacolati da bande di irregolari calcolate ad oltre 2500 armati le
quali, approfittando della guerra, spadroneggiano sul territorio ed attaccano
indifferentemente civili e militari di entrambi gli schieramenti.
A seguito dei fatti di Caporetto, molti reparti stanziati oltre mare vengono richiamati in Patria
e fra questi ci sono i “Cavalleggeri di Lodi” che all’ordine di rimpatrio, nel dicembre, partono
dall’Albania col Comando di Reggimento, i due Comandi di Gruppo ed i rimanenti
squadroni lasciando in loco il solo IV Gruppo (9°e 10° squadrone) ed il 19° Sardo.
ITALIA 1918
Il Reggimento ( 6°, 7° ed 8° squadrone) giunto in Italia si riunisce nelle vicinanze di Parma,
già nella prima decade di gennaio, alle dipendenze della 2^ Armata che vi si andava
ricostituendo.
Il 1° febbraio arriva anche il I Gruppo (4° e 5° squadrone) da Corfù che, dislocato a Badia
Polesine, rimane alle dipendenze dell’Intendenza della 7^ Armata.
Nell’aprile al costituendo corpo di spedizione destinato ad operare nel fronte francese viene
assegnato il II Gruppo con il 7° ed 8° squadrone che così, sottratto al Reggimento, passa
alle dirette dipendenze del Comando del II Corpo d’Armata.
I rimanenti reparti sono impiegati in servizi vari, spesso rischierati alle dipendenze di vari
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Bomba
a mano
Mitraglieri di Lodi
con arma Maxim - Vickers.
La 732^ Cp. Mitraglieri "Lodi"
era armata con Fiat '14
Maschera Antigas Modello piccolo e
relativo contenitore
Tavola Uniformologica N. 18:"Reparti mitraglieri di Lodi 1915 - 1918"
Fregio dipinto in nero
sull'elmetto
Elmetto da
cavalleggero
Comandi fino al 3 ottobre, quando lasciata Torre Quartesolo (Vicenza) si portano fino a
Taranto da dove il 9 successivo s’imbarcano per tornare in Albania.
FRANCIA 1918
Guidati dal ten. col. Gastone Pagliano e forti di 100 cavalli ciascuno, gli squadroni 7° ed
8° sbarcano a Mailly le Camp il 27 Aprile.
Per via ordinaria si portano nella Champagne accantonando a Cumières presso Hautvillers,
dove giungono il successivo 15 giugno, schierandosi sul tratto di fronte fra Reims e La
Marna, a cavallo della vallata dell’Ardre.
Loro compito è il collegamento tra il Corpo d’Armata, le Divisioni ed i reparti minori di modo
che le comunicazioni funzionassero a prescindere e soprattutto nel caso in cui i mezzi
tradizionali (telegrafo, telefono, colombi, ecc...) fossero stati neutralizzati.
A tale scopo si da subito mano a numerose e continue ricognizioni in modo da rendere
familiare il settore di responsabilità del Corpo d’Armata e nell’ottica d’impratichirsi del
terreno, si tracciano sentieri nei boschi e mappe che consentano di evitare le strade
principali e più battute.
Sulle prime si distaccano quindi presso ogni Divisione e fino ad alcuni Comandi di
battaglione dieci cavalleggeri, aumentati in seguito a due plotoni per ogni grande unità ed
il loro addestramento consiste nel portarsi giornalmente al Comando Divisione di modo che
il terreno divenga familiare a tutti.
Un plotone viene poi affidato al Comando Difesa dei ponti sulla Marna ed un altro distaccato
ad Hautvillers per prestare servizio insieme con i Regi Carabinieri.
Alla mezzanotte del 15 luglio, il nemico inizia un violentissimo bombardamento seguito al
mattino dall’attacco di grandi forze.
Presto telefoni e telegrafi vengono messi fuori uso ed é solo grazie all’instancabile opera
dei nostri ufficiali e cavalleggeri che si può tenere costantemente sotto controllo l’evolversi
della situazione ed al contempo mantenere aperto l’essenziale servizio dei collegamenti.
Il giorno successivo, onde ripianare le perdite, si da fondo alle poche riserve disponibili,
peraltro già intaccate dal bombardamento nemico su Cumières che ha provocato la morte
di parecchi cavalli ed il ferimento di tre cavalleggeri.
Rientrano, altresì, i due plotoni distaccati presso l’8^ Divisione ritirata dal fronte per le forti
perdite subite.
Ora con tutti gli uomini disponibili, cui si aggiunge il plotone già a difesa dei ponti sulla Marna
ed i RR.CC., è formato uno squadrone che, dal Bosco di Fleury, avrebbe dovuto
proteggere il ripiegamento della 3^ Divisione in caso di attacco nemico.
Poi, venuta meno quest’ipotesi, il 22 luglio tutto il Gruppo è ritirato dalla prima linea per un
periodo di riposo e, giunto a Saint Etienne sous Barbuise, vi si accantona fino al 12 agosto
allorché torna a schierasi sulle Argonne.
Quindi assegnato il Corpo d’Armata italiano ad altro settore, il Gruppo nei giorni dal 12 al
15 settembre si trasferisce per ferrovia fino a Château Thierry (7° squadrone) e Mery (8°
squadrone) raggiungendo, quindi, per via ordinaria le località di Etrépilly e Sergy.
Il nuovo schieramento vede il Comando di Corpo d’Armata a Fere en Tardenois e le
Divisioni schierate in linea sull’Aisne e sul Canale fra l’Aisne e Ailette (zona Chemin des
Dames).
Il 3 ottobre il 7° squadrone passa al completo a disposizione della 3^ Divisione sottoposta
a duri attacchi del nemico che impiega i gas senza risparmio. Particolarmente provati, ai
nostri è concesso un breve periodo di riposo presso Mareuil en Dole, presto interrotto dal
cedimento dei tedeschi che esaurita la loro spinta, cominciano a retrocedere, mettendo in
movimento tutto il fronte.
Così i plotoni tornano presso le nostre Divisioni che superato, nella notte sul 3 lo Chemin
de Dames, avanzano verso Sissonne sempre contrastate dal vivo fuoco dei reparti
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ritardatari avversari.
Ovunque
gli
squadroni
precedono le fanterie, svelando
le insidie e segnando gli itinerari.
Sulla strada di Bourg et Comin,
convocato in tutta fretta dal Capo
di Stato Maggiore del C.A., il
Comandante del Gruppo riceve
l’ordine di raggiungere al più
presto Sissonne, ove s’ha notizia
che il nemico si stia
organizzando.
Mezz’ora dopo, sono le 19 e 30,
60 cavalleggeri iniziano la marcia
esplorante verso quella città ed a
mezzanotte
raggiungono
Festieux dove si accampano per
riposare
dalle
fatiche
dell’interminabile giornata, ma
non è ancora l’alba quando
riprendono il movimento.
Sissonne è raggiunta alle prime
luci ed occupata dai nostri che
presto individuano anche i
trinceramenti dei tedeschi
asserragliatisi a nord - est della
città (linea Huntiug) ed inoltre
stabiliscono il collegamento con
i reparti francesi che operano
sulla destra dello schieramento
italiano.
A. Parducci: Mitraglieri di Lodi - Particolare Tav. 17
Il loro movimento, poi, è stato
così rapido che solo alle 13 giungono i primi reparti di fanteria a rilevare i nostri cavalleggeri
che avendo mantenuto il contatto, possono finalmente sottrarsi al fuoco nemico.
Portatisi in un bosco, due chilometri più a sud, intorno alle 23 mentre colgono il meritato
riposo dopo due giorni di indicibili fatiche, un efficace quanto imprevedibile bombardamento
di artiglieria s’abbatte su di loro causando il ferimento di molti uomini e la perdita di numerosi
cavalli.
In conseguenza di ciò il Comando del Gruppo ha l’ordine di raggiungere Mauregny en Haye
dove viene lasciato a riposo fino ai primi di novembre, mentre presso le Divisioni continuano
ad operare i quattro plotoni loro distaccati in servizio di guida e collegamento.
La notte del 4 novembre, protetto da truppe votate alla morte, armate di mitragliatrici pesanti
e leggere, il nemico riprende il ripiegamento verso la Mose.
Il Comandante del Corpo d’Armata mette personalmente al corrente della situazione i
Comandanti delle sue Unità cui trasmette l’ordine tassativo del Comando Supremo:
incalzare ad ogni costo il nemico e non lasciargli altro scampo che la resa.
Le due Divisioni, pertanto, muoveranno subito formando ciascuna una colonna presso la
quale opererà uno squadrone per l’esplorazione vicina ed il collegamento.
L’8°, recuperati in tutta fretta i suoi effettivi sparsi per ogni dove, si pone sulla fronte e sui
fianchi dell’8^ Divisione, mentre il 7° squadrone muove con la 3^.
Quest’ultimo già il 5 mattina prende contatto con il nemico che l’accoglie con un vivo fuoco
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A. Parducci: Mitraglieri di Lodi - Particolare Tav. 18
di fucileria ed avutone ragione, occupa Saint Preuve.
Proseguendo nell’inseguimento incappa nelle mitragliatrici nemiche a Bucy ove cadono
due cavalleggeri con i relativi cavalli, mentre un terzo rimane ferito con la sua cavalcatura.
Il giorno successivo sostiene duri scontri a Lislet sul torrente Hurtaut e Soize ed il 7
novembre guadata la Serre, occupa Chéry les Rozoy già sgombrata dal nemico.
Sulla sua strada prende contatto con la Divisione francese che muove da sinistra, mentre
lo stesso pomeriggio, a Parfondeval, è fermato per alcune ore dal nemico che alla fine si
ritira incalzato dalla nostra avanguardia.
Ripresa l’avanzata, occupa Blanchefosse ove cattura una mitragliatrice e numerose armi
leggere.
L’8 novembre attraversando il bosco di Rumigny è costretto a snidare gli insidiosi elementi
nemici che vi si sono trincerati.
Raggiunto il torrente Aube, ostacolo naturale sulla marcia della Divisione e sul quale s’è
appoggiato la difesa del nemico, lo squadrone appieda e mantiene il contatto finché, con
la sopraggiungente avanguardia di fanteria, contribuisce a sloggiare il nemico che resiste
tuttavia fino al mattino successivo.
Superata di slancio questa prima fase irta di insidie, la 3^ Divisione si ferma per dar modo
alla 127^ francese di rimpiazzarla ed all’8^ italiana di congiungersi con essa.
Lo squadrone, quindi, torna a Blanchefosse per mettersi a disposizione della 8^ Divisione
che sta sopraggiungendo.
Quando però l’11 novembre, la 3^ Divisione riprende il movimento, lo squadrone torna al
suo posto con il compito principale di mantenere il collegamento con la nostra 8^, che
procede al di là di un folto bosco in cui si annidano numerose mitragliatrici nemiche.
Il collegamento è mantenuto e, nella notte, si ricongiunge con l’8° squadrone ed insieme
si accantonano a Rocroi.
L’altra Colonna, come detto in precedenza, è costituita dall’8^ Divisione italiana a favore
della quale opera l’8° squadrone che il 5 novembre sostiene un primo scontro a Dizy les
Gros.
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Giungendo lo stesso giorno al
torrente Haurtaut, trova che tutti i
ponti sono stati fatti saltare e che
il nemico ha provveduto a
renderne più insidioso il fondo
melmoso mediante reticolati
piantati nel suo letto.
Tale complicanza arresta
temporaneamente l’avanzata e
due “pattuglie Ufficiali” inviate nella
notte a rilevare l’estensione degli
ostacoli posti nel torrente,
s’imbattono con una pattuglia di
cavalleria nemica: nello scontro
breve e cruento, i nostri abbattono
due avversari e rientrano alla base
riportando due prigionieri feriti ed
un cavallo catturato.
Anche a Montelove i ponti sono
stati fatti saltare tutti ad eccezione
di quello della ferrovia
miracolosamente intatto a causa
di
una
mina
difettosa.
Prontamente bonificato ed
occupato dai nostri, esso viene
consegnato alle sopraggiungenti
colonne che, così, possono
passare.
Proseguendo il movimento sul
davanti della Divisione, lo
A. Parducci: Pattuglia di Lodi 1915
squadrone intorno alle 16
trovandosi a sud di Rozoy, è inchiodato da vivo fuoco nemico; i cavalleggeri però
mantengono il contatto fino a notte quando sopraggiungono le nostre avanguardie di
fanteria.
Il 7, all’alba, ripresa l’esplorazione in direzione di Grandrieux, ad un chilometro dal paese
una nostra pattuglia incappa in un nido di mitragliatrici che uccidono il tenente Carlo
Bombrini e tre dei suoi cavalleggeri con le rispettive cavalcature.
Il movimento prosegue fino al bivio di Bay ove più organizzata appare la resistenza: ne
segue uno scontro più articolato nel quale intervengono anche le fanterie, mentre i nostri
rintuzzano una puntata di disturbo effettuata dalla cavalleria nemica che si ritira lasciando
sul terreno alcuni morti.
L’8 ancora scontri questa volta alla periferia di Auste: qui il nemico impegnati i nostri, ha il
tempo di far saltare tutti i ponti sull’Aube che dovrà essere attraversato a guado. La città è
occupata solo all’alba del giorno successivo.
Proseguendo l’esplorazione, intorno alle 11, la retroguardia nemica impegna lo squadrone
a Marby fino a pomeriggio inoltrato, mentre sulle resistenze organizzate a Etalle resisterà
fino a notte.
Il 10 novembre, marciando la Divisione sulla rotabile per Rocroi, lo squadrone distacca
pattuglie laterali per mantenere i collegamenti con le colonne fiancheggianti, soprattutto col
la nostra 3^ Divisione separata dall’8^ dal fitto bosco di Rocroy.
Questo è infestato dalle mitragliatrici avversarie che ne condizionano il movimento, tanto
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Benazzo (Albania) 18.3.1918 : Ufficiali del 5° Squadrone col Gen. Airoldi di Robbiate
che solo a sera è possibile raggiungere il margine nord del bosco dove vengono collocati
avamposti e dove poco dopo un nostro cavalleggero rimarrà ucciso ed altri due feriti.
Nella nottata si stabilisce il collegamento con elementi del 7° squadrone (3^Divisione) ed
all’alba, finalmente, una “pattuglia Ufficiali” entra in Rocroi in avanguardia dello squadrone
che la occupa subito dopo.
Poco dopo viene dato il “cessate il fuoco”: sono le 11 dell’11 novembre, ed il Gruppo si
accantona a Ravin sulla Mose.
Ha termine così il gravoso impegno del II Gruppo che sul fronte francese è durato
ininterrotto dal 27 aprile.
Nei circa duecento giorni d’impiego, i nostri due squadroni hanno dovuto fare i conti, oltre
che con un nemico agguerrito ed addestrato, con tutta una serie di difficoltà obiettive: la
cattiva stagione, le strade rese impraticabili dalla pioggia continua e dalle interruzioni
nemiche, i corsi d’acqua numerosissimi, gonfi per le precipitazioni atmosferiche e privi di
opere d’arte fatte saltare dal nemico in ritirata.
Per comprendere lo sforzo prodotto dai nostri è sufficiente considerare come a svolgere i
loro stessi compiti in ciascuna Divisione francese fossero impiegati tre squadroni di ben più
robusto organico: uno per i collegamenti e due per l’esplorazione.
E le perdite, se rapportate all’esiguità degli effettivi, sono da considerarsi oltremodo
rilevanti: fra gli uomini i morti sono 6 di cui un ufficiale, 3 i dispersi, 33 tra feriti o gasati. Ma
i cavalli hanno pagato un prezzo ancora più alto essendone 53 morti o dispersi e 36 gassati.
Il nuovo anno trova il Gruppo in Belgio, zona di armistizio, che lascia a metà gennaio, e con
dieci marce forzate guadagna Saint Meneuld in Francia, da dove si imbarca per Napoli che
raggiungerà il successivo 31 gennaio.
Solo un plotone dell’8° squadrone, distaccato presso la “Brigata Cacciatori delle Alpi”,
rimane nel nord d’Europa, in zona d’armistizio, fino al 31 marzo.
ALBANIA 1918
Mentre tutto ciò accade sul fronte francese, il IV Gruppo, rimasto ad operare insieme allo
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squadrone Sardo sul fronte dell
Vojussa (Albania), continua a
battersi con immutato valore.
Il 4 aprile si trova a Brunavi, il 25
Giugno a Punta Armeni, il 30
luglio a Hostima ed il successivo
20 agosto a Chisbarda.
Contrattosi al solo 9° squadrone
a causa del gran numero di malati
il 13 settembre fa rientro ad
Armeni.
Gli ultimi fatti d’arme che lo
vedono protagonista sono quelli
del 14 ottobre a quota 214 e del
1° novembre a Chisbarda.
Rientrato infatti a Karrime,
volgendo la fine di novembre,
viene sciolto ed i suoi effettivi
assorbiti dai “Cavalleggeri di
Catania”.
I l 19°squadrone “Sardo”
Merita a questo punto parlare del
19° squadrone Sardo che, legato
a “Lodi” per vincoli organici nella
prima parte della guerra, continua
ad esserlo dal punto di vista
amministrativo e logistico
essendo alimentato dal Deposito
di questo Reggimento.
Questo squadrone, così come il Domenica del Corriere, 20 - 27 Maggio 1917: Gli Italiani in Epiro.
Il Colonnello Brussi, visitando la regione occupata attorno a
IV Gruppo, è rimasto in Albania
Filiates, è accompagnato da una pittoresca scorta d'onore e
ed il 27 giugno di quel 1918 entra
riceve omaggi di fiori da donne e bambini
a far parte della costituenda
Colonna di Cavalleria della quale fanno già parte quattro squadroni di “Catania” e due di
“Palermo”.
La colonna opera nella zona di Vojussa - Semeni.
Il 7 luglio in testa alla colonna della quale costituisce l’avanguardia, irrompe sul campo
d’aviazione austriaco di Fieri catturando sei apparecchi, numerosi prigionieri e molto
materiale per cui merita la citazione sul bollettino di guerra.
Lo stesso giorno, con due sezioni di mitraglieri di “Catania” contiene il nemico per dodici ore
sul fronte di Metali.
Due giorni dopo, sempre in avanguardia, si imbatte nel fuoco di mitragliatrici nemiche poste
a difesa di un ponte di barche e, messele a tacere, procede alla distruzione dello stesso.
Nel prosieguo del movimento verso il torrente Kuci incappa in una compagnia austro ungarica in ripiegamento e la cattura.
Raggiunta la retroguardia nemica la scompagina, riuscendo a catturare duecento uomini
ed una grande quantità di materiale bellico perfettamente efficiente, fra cui sei mitragliatrici
e due cannoni completi del munizionamento.
Il ponte sul Kuci è fatto saltare.
Il 12 luglio avendo attraversato il Semeni insieme ad altri due squadroni è costretto a
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Squadrone di Lodi nella Valle del Zrinos
ripiegare per la violenta reazione nemica.
Dal 21 al 24 gli Austriaci lanciano violente offensive su Kuci; lo squadrone si batte a cavallo
ed a piedi perdendo il suo Comandante, il capitano Giovanni Battista Menina durante uno
dei tanti contrattacchi alla baionetta.
La Colonna di cavalleria in questi ultimi episodi ha subito gravissime perdite e viene ritirata
su posizioni più arretrate.
Finalmente da Berat giunge la Fanteria e, tra il 25 ed il 30 luglio, si passa al contrattacco.
Gli squadroni sono ormai ridotti a circa 40 uomini duramente provati da stanchezza, malaria
e privazioni di ogni sorta.
Ciò nonostante con l’ausilio di uno squadrone di “Catania” appena sbarcato, la Colonna
produce l’ultimo sforzo caricando a più riprese un battaglione austriaco che travolge e
disperde ed il 5 cattura un’intera compagnia.
Fra il 5 ed il 7 agosto, prima di essere ritirata dalla linea del fuoco per le gravi perdite subite,
la Colonna di Cavalleria cattura due intere compagnie ed un’ingente quantità di armi.
Per gli episodi sopra narrati lo squadrone "Sardo" che ha subito ingenti perdite è decorato,
fatto unico per un’unità a questi livelli, di Medaglia d’Argento al Valor Militare con la
seguente motivazione: “i Cavalleggeri dello squadrone ‘Sardo’, avanguardia di un’ardita
colonna di cavalleria, travolgevano impetuosamente l’accanita resistenza nemica, seminando
ovunque lo scompiglio ed il terrore.
In un mese di asprissima lotta, infaticabilmente cercavano e caricavano l’avversario,
spezzandone audacemente la superiorità del numero e le ostinate difese.
Con le superbe loro gesta, l’incrollabile disciplina, l’abnegazione e l’ardimento, si
congiungevano nella gloria alle più fiere tradizioni, antiche e recenti, dell’intrepida gente di
Sardegna.”
Le perdite subite dallo squadrone sono di tre ufficiali, tra cui lo stesso Comandante e 27
Cavalleggeri morti o dispersi, oltre ad un numero rilevante di uomini messi fuori combattimento
dalla malaria. Mancano all’appello, altresì, 38 cavalli mentre 23 di essi riportano ferite varie.
Si conclude così, e nel modo più glorioso, la storia di questo squadrone che, malgrado la
breve esistenza, seppe tenere alto l’onore dell’Arma cui appartenne e del Reggimento
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“Lodi”, che ne aveva fatalmente gestiti i destini.
BULGARIA 1918 - '19
Pochi giorni dopo, il 10 ottobre di quel 1918 tornano in Albania il Comando del Reggimento
ed il I Gruppo (4°, 5° e 6° squadrone) sbarcando a Santi Quaranta da dove, per via ordinaria,
giungono a Delvino accantonando, poi, a Bickiista.
Essi, inquadrati nella 35^ Divisione insieme con le Brigate di Fanteria “Cagliari” ed “Ivrea”
sono destinati a concorrere all’occupazione della Bulgaria.
Spostandosi a marce forzate in un territorio assolutamente privo di strade ed ostile,
infestato da bande partigiane delle varie fazioni in lotta fra loro (greci, serbi, croati e bulgari),
attraverso le tappe di Stepance, Vales, Kaplan, Uskub, Kummanovo, Ruginei ed Egni
Palanka, il 17 novembre giungono a Kynstendel, e da qui via ferrovia a Sophia, raggiunta
il successivo 27 novembre.
Il 20 dicembre il 2° e 3° squadrone di “Lucca” passano alle dipendenze di “Lodi” che assume
pertanto la denominazione di “Reggimento di Cavalleria Misto”.
La situazione in oriente è complessa sia per i dissapori tra il Comando italiano e quello
francese, che mira a ridure sempre più la nostra influenza nei Balcani, sia per l’esiguità delle
forze schierate in una nazione nemica occupata, che mal tollera la gravosità delle condizioni
impostele dalla Conferenza di pace di Parigi.
Il gen. Mombelli, Comandante la 35^ Divisione, scriverà infatti a Roma dicendosi assai
preoccupato per le gravissime responsabilità che incombono sulle sue truppe e sugli
squadroni di “Lucca” e “Lodi” in particolare.
Ma la situazione non cambia d'una virgola ed il I Gruppo rimane schierato in Bulgaria fino
al mese di luglio del 1919, allorquando, cessata l’occupazione italiana, il 19 s'imbarca da
Salonicco per far rientro, con le ultime truppe della Divisione, in Patria.
* * *
Singolare destino quello dei “Cavalleggeri di Lodi” i cui quattro anni di guerra hanno
significato per loro l’impiego su tutti i fronti.
Essi infatti sono presenti in Africa dall’inizio alla fine delle ostilità col loro 1° squadrone, le
cui vicende qui non ci è dato di presentare per mancanza di documentazione.
Sono sempre presenti, altresì, sul fronte italiano dove al completo o solo più per unità minori,
conoscono le trincee del Carso (2°, 3°, 723^ Cp. bis) e caricano alle porte di Gorizia (II
Gruppo).
L’Albania è il fronte dove più duro e prolungato - dal 1916 al ’18 - è il suo impiego col valoroso
I e IV Gruppo, ed in unione all’eroico 19° Squadrone “Sardo”.
In Francia nel ’18 ove é presente il II Gruppo che opera sulle Argonne prima e lungo la Mose
poi, giungendo fino in Belgio.
Ed infine, attraverso l’infida Macedonia infestata da bande sanguinarie perviene fino alla
ostile e lontana Bulgaria.
Al Reggimento non vengono concesse ricompense nel corso di questa lunga e sanguinosa
guerra, né poi, ove certamente sarebbe stato doveroso sottilnearne il continuo e silente
sacrificio in modo diverso.
Ma ciò è imputabile più alla fretta della smobilitazione, alla lunga assenza dalla Patria, alla
poca dimestichezza coi palazzi del potere che non a carenza del valore di uomini i quali,
sulla propria vita, avevano saputo portare in armi e con onore il nome di Lodi.
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CADUTI
Capitano
Tenente
Caporale
Caporale
Cavalleggero
Cavalleggero
Tenente
Tenente
Sergente
Sergente
Caporal Maggiore
Caporal Maggiore
Caporal Maggiore
Caporal Maggiore
Caporal Maggiore
Caporale
Caporale
Caporale
Appuntato
Appuntato
Appuntato
Appuntato
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
GRANDE GUERRA 1915 - 1918
A.
A.
B.
B.
B.
B.
Menini
Mombrini
Simoni
D’Apollonia
Villanova
Bifolchetti
Amoroso
Campagna
Buttari
D’Anna
Cucci
Rositto
Bisaldi
Ingusci
Palmieri
Quarta
Rende
Meli
Zamolo
Grossi
Troiani
Biondi
Rondoni
Esposito
Ragone
Cossu
Clissa
Stanzoni
Martignon
Silignini
Tabaroni
De Michiel
De Bartolo
Pitelli
Ammirabile
Piserchia
Scichitano
Irde
Locati
Lavassori
98
Giovan Battista
Carlo
Sisto
Pietro
Felice
Eugenio
Nicola
Mariano
Giovanni
Ernesto
Pasquale
Felice
Carlo
Salvatore
Raimondo
Oronzo
Pasquale
Paolo
Giacinto
Giacomo
Ferdinando
Pietro
Paolo
Giuseppe
Angelo Mario
Angelo Mario
Felice
Francesco
Isidoro
Giovanni
Didimo
Santo
Salvatore
Giuseppe
Rocco
Giuseppe
Saverio Vincenzo
Michele
Felice
Giacomo
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Cavalleggero
Rosset
Lo Bianco
Cortellino
Barra
Ruocco
Ungaro
Massaro
Longo
Meli
D’Amore
Colella
Cortesi
Cattaneo
Sarcinella
Pappagallo
Nervi
Buontempo
Padovani
Morando
Libri
Caputo
Saba
Giovannelli
Costa
Marteri
D’Adamo
Zuccolo
Rinaldi
Sorrentini
Gentilini
Quartulli
Giacomelli
Zuccalà
Celotto
Ruggiero
Risso
Parisi
De Catalanis
Zorzo
De Filippo
Cuttiga
Matelli
Esposti
99
Olindo Domenico
Domenico
Domenico
Andrea
Francesco
Raffaele
Antonio
Nicola
Giuseppe
Giovanni
Gaetano
Domenico
Rodolfo
Alfonso
Pietro
Giuseppe
Cosimo
Giuseppe
Emanuele
Liberino
Domenico
Antonio
Domenico
Ludovico
Pietro
Leonardo
Giuseppe Attilio
Luigi
Antonio
Francesco
Guido
Cataldo
Vito
Mario
Eugenio
Antonio
Salvatore
Angelo
Oronzo
Andrea
Giuseppe
Cesare
Angelo
A. Parducci: In trincea
100
Grande Guerra
Fronte Francese - II Gruppo
I Decorati
Grado
Cognome
Nome
Decorazione
Ten. Col.
Ten. Col.
Capitano
Tenente
Tenente
Tenente
Tenente
Tenente
Sergente
Caporale
Caporale
Appuntato
Cavalleggero
Cavalleggero
Caporale
Caporale
Caporale
Appuntato
Cap. Maggiore
Zappatore
Cavalleggero
Cavalleggero
Pagliano
Pagliano
Galante
Mombrini
Mombrini
Antinolfi
Albertazzi
Bertloni
Magrini
Ficini
Bifolchetti
Grazia
Galdani
Esposito
Spadoni
Fellini
Pussini
Fabris
Di Savini
Visciani
Paglialmiga
Marocco
Gastone
Gastone
Carlo
Carlo
Carlo
Carlo
Alberto
Edoardo
Gino
Cesare
Eugenio
Giuseppe
Giulio
Pietro
Luigi
Filiberto
Giuseppe
Lino
Vincenzo
Saverio
Francesco
Luigi
Medaglia Aregento al V.M. sul campo
Cavaliere della Legion d’onore
Croce di Guerra francese con Stella vermeil
Medaglia Aregento al V.M. sul campo
Croce di Guerra francese con Stella vermeil
Croce di Guerra francese con Stella argento
Croce di Guerra francese con Stella argento
Croce di Guerra francese con Stella argento
Croce di Guerra francese con Stella argento
Croce di Guerra francese con Stella argento
Croce di Guerra francese con Stella argento
Croce di Guerra francese con Stella argento
Croce di Guerra francese con Stella argento
Croce di Guerra francese con Stella argento
Croce italiana al Merito di Guerra
Croce italiana al Merito di Guerra
Croce italiana al Merito di Guerra
Croce italiana al Merito di Guerra
Croce italiana al Merito di Guerra
Croce italiana al Merito di Guerra
Croce italiana al Merito di Guerra
Croce italiana al Merito di Guerra
101
Stemma araldico 1920
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