Prescrivere in base ai numeri
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Prescrivere in base ai numeri
ABC DEGLI STUDI CLINICI Prescrivere in base ai numeri I risultati degli studi clinici sono spesso presentati in termini di riduzione relativa del rischio (RRR) di eventi sfavorevoli osservata in un gruppo di pazienti sottoposti a trattamento in sperimentazione (EER = Experimental Event Rate) rispetto a un gruppo di controllo (CER = Control Event Rate). La riduzione del rischio relativo, di solito espressa in valore percentuale, è un indicatore che, se non completato da ulteriori elementi di valutazione, può enfatizzare l’efficacia del trattamento al di là del suo significato clinico reale. L’esempio di seguito riportato ne dà spiegazione. Supponiamo che, in uno studio, 10.000 pazienti siano trattati con un farmaco sperimentale e altrettanti (gruppo di controllo) con placebo, e che siano complessivamente evidenziati 1.000 eventi sfavorevoli nel gruppo sperimentale e 2.000 nel gruppo di controllo. La EER è pari al 10% e la CER al 20%. La RRR nel gruppo trattato è del 50%. In un’altra ricerca clinica, in cui uno stesso numero di pazienti è stato sottoposto a trattamento sperimentale o di controllo, si osservano rispettivamente 100 (EER = 1%) e 200 (CER = 2%) eventi sfavorevoli. Anche in questo caso la RRR nel gruppo trattato è del 50%. Lo stesso valore di RRR (50%) si ottiene se la EER è pari allo 0,1% (10 casi) e la CER allo 0,2% (20 casi) oppure se la EER è 0,01% (1 evento) e la CER 0,02% (2 eventi). Da tutto ciò deriva che, se la RRR è enucleata dall’incidenza reale dell’evento che in una data condizione clinica si desidera prevenire, è limitatamente significativa e poco utile al medico. La riduzione assoluta del rischio (ARR) è la differenza tra la quota di eventi osservati nel gruppo sperimentale e nel gruppo di controllo. Nei quattro casi citati, mentre la RRR è sempre del 50%, la ARR è, in termini percentuali, rispettivamente del 10%, 1%, 0,1%, 0,01%. Detto in altro modo, rispetto al gruppo di controllo, nel primo esempio su 100 pazienti trattati 10 presentano una riduzione del rischio di eventi sfavorevoli; negli altri tre casi, 1 paziente vedrà il rischio di eventi ridotto rispettivamente ogni 100, 1.000, 10.000 pazienti trattati. Il reciproco della riduzione assoluta del rischio permette di conoscere il numero di pazienti che devono essere trattati per prevenire un evento. Questo è l’NNT (dall’inglese Number Needed to Treat), un indicatore particolarmente utile in campo clinico in quanto offre al medico la possibilità di ragionare in termini di efficacia e di utilità clinica (ma anche di inefficacia, o di scarsa efficacia, o di limitata utilità) di un trattamento oppure di confrontare i vantaggi ottenibili da una serie di interventi finalizzati a un determinato obiettivo. 132 Formule I concetti sopra esposti possono essere trasformati in formule matematiche, come di seguito riportato. Incidenza di EER = numero di eventi nel gruppo sperimentale numero di soggetti del gruppo sperimentale Incidenza di CER = numero di eventi nel gruppo di controllo numero di soggetti del gruppo di controllo RRR = (CER - EER) CER ARR = CER - EER NNT per prevenire un evento = 1 ARR Esempio di applicazione delle formule ai risultati di uno studio clinico Studio Risedronato e frattura dell’anca. Studio policentrico, in doppio cieco randomizzato e controllato vs placebo, finalizzato a valutare l’efficacia del risedronato nella prevenzione di fratture dell’anca in donne anziane con osteoporosi e/o a rischio di frattura dell’anca. (McClung MR et al. N Engl J Med 2001;344:333-40). Numero di soggetti Sono stati studiati: – un primo gruppo di 5.445 donne di età 70-79 anni, affette da osteoporosi, con punteggio T rilevato per la densità minerale ossea al collo femorale di oltre 4 deviazioni standard inferiore al valore di picco medio di soggetti giovani adulti o inferiore a 3 deviazioni standard in presenza di almeno un fattore di rischio non scheletrico di frattura dell’anca; – un secondo gruppo di 3.886 donne di età pari o superiore a 80 anni con almeno un fattore di rischio non scheletrico di frattura dell’anca e bassa densità minerale ossea. Trattamento Le donne partecipanti sono state randomizzate in tre gruppi e trattate con risedronato 2,5 mg/die, o risedroBIF Mag-Giu 2001 - N. 3 ABC DEGLI STUDI CLINICI (0,051 - 0,042) = 0,176 (17,6%) 0,051 nato 5 mg/die, o placebo, per la durata di tre anni; tutte assumevano inoltre con regolarità calcio e vitamina D. RRR = Principale misura di esito Riduzione assoluta del rischio di frattura dell’anca nel gruppo di donne osteoporotiche di 70-79 anni: Incidenza di frattura dell’anca complessiva in un gruppo di donne osteoporotiche di 70-79 anni e in un gruppo di donne di 80 o più anni osteoporotiche e con almeno un fattore di rischio di frattura dell’anca. ARR = (0,032 - 0,019) = 0,013 (1,3%) Risultati Riduzione assoluta del rischio di frattura dell’anca nel gruppo di donne di 80 o più anni osteoporotiche e con almeno un fattore di rischio non scheletrico di frattura dell’anca Incidenza complessiva di fratture dell’anca: 2,8% nel gruppo risedronato vs 3,9% del gruppo placebo. Incidenza di fratture dell’anca nel gruppo di donne osteoporotiche di 70-79 anni: 1,9% nel gruppo risedronato vs 3,2% del gruppo placebo. Incidenza di fratture dell’anca nel gruppo di donne di 80 o più anni osteoporotiche e con almeno un fattore di rischio non scheletrico di frattura dell’anca: 4,2% nel gruppo risedronato vs 5,1% del gruppo placebo. Calcoli Riduzione relativa del rischio di frattura dell’anca nel gruppo di donne osteoporotiche di 70-79 anni: RRR = (0,032 - 0,019) = 0,406 (40,6%) 0,032 Riduzione relativa del rischio di frattura dell’anca nel gruppo di donne di 80 o più anni osteoporotiche e con almeno un fattore di rischio di frattura dell’anca: ARR = (0,051 - 0,042) = 0,009 (0,9%) Tra le donne sottoposte ad indagine, il risedronato si è dimostrato efficace nel ridurre significativamente il rischio di frattura dell’anca solo in quelle di 70-79 anni con osteoporosi confermata, ma non nelle donne di 80 e più anni selezionate principalmente sulla base di fattori di rischio diversi dalla bassa densità minerale ossea, di frattura dell’anca. La diminuzione delle fratture dell’anca nel gruppo di donne di 70-79 anni è dell’1,3% in valore assoluto (1,9% nel gruppo trattato vs 3,2% nel gruppo placebo). Da questi dati è possibile calcolare l’NNT: NNT = 1 = 77 0,013 il che significa che bisogna trattare 77 pazienti per tre anni per prevenire un caso di frattura d’anca. ▲ Considerazioni finali 1. I risultati dello studio evidenziano una riduzione del 40,6% del rischio relativo di fratture dell’anca in pazienti di 70-79 anni trattate per 3 anni con risedronato, rispetto ai controlli trattati con placebo. Questa espressione (RRR), statisticamente corretta, non riassume però appieno il significato clinico della ricerca. 2. Osservando i risultati numerici dello studio, si rileva infatti che l’incidenza di fratture dell’anca è stata del 1,9% nelle donne di 70-79 anni trattate con risedronato e del 3,2% nei controlli: la differenza fra le due cifre, pari all’1,3%, rappresenta la riduzione assoluta del rischio. 3. Detto in altri termini, se si trattano 1.000 donne con osteoporosi per 3 anni con risedronato, si evitano nuove fratture in 13 di esse; 987 sono invece trattate, per lo stesso periodo, senza beneficio, in quanto 32 avranno una frattura nonostante il trattamento con risendronato e 955 non avranno fratture nell’arco di 3 anni. 4. Questo risultato è altrettanto esprimibile utilizzando l’indicatore NNT, cioè devono essere trattate per 3 anni 77 donne osteoporotiche di 70-79 anni per evitare una nuova frattura. 5. È dimostrato che, quando i risultati di uno studio sono espressi solo come RRR, i medici sono indotti ad interpretarli in termini falsamente ottimistici; è pertanto necessario, nella valutazione degli studi terapeutici, esaminare anche l’ARR e l’NNT da essa ricavato. BIF Mag-Giu 2001 - N. 3 133