Mutilazioni genitali femminili nov 2016

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Mutilazioni genitali femminili nov 2016
Salute delle donne e diritti negati:
Le mutilazioni genitali femminili
Dott.ssa L. Barbaro* Prof.ssa A. Cocchiara** Dott. M. Barone***
*Responsabile U.O.“Consultori Fam. Area Metropolitana e Jonica”
Dirigente Ginecologa – Sessuologa -Consultorio Familiare “Via del Vespro-” ASP- Messina
** Storica delle istituzioni politiche e presidente del CUG dell’Università di Messina
*** Medico Chirurgo- Spec. Chirurgia Plastica e Ricostruttiva- Università Campus Bio
Medico Roma
Introduzione
L’incontro di oggi è l’occasione, nell’ambito della globalizzazione,
per accrescere le conoscenze sul tema del diritto alla salute e sulla
medicina transculturale, sulla delicatezza dell’approccio alla sessualità
delle donne straniere, al loro corpo, alla maternità ed alla salute in
generale.
Dopo il film – denuncia “Moolaadè”, film corale di antropologia
culturale, tra il rispetto del diritto d’asilo (il Moolaadé) e l’antica
tradizione dell’escissione (la Salindè) abbiamo informazioni più chiare
sulle Mutilazioni Genitali Femminili (M.G.F.) e sulla comprensione delle
profonde radici culturali, ma nello stesso tempo sulla comprensione di
quanto queste siano completamente irrazionali e distruttive nell’ambito di
un dolore tutto mentale e culturale di una piccola comunità.
Con l’espressione M.G.F. si fa riferimento a “tutte le forme di
rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o ad altre
modificazioni indotte ai suddetti organi , effettuate per ragioni culturali o
altre ragioni non terapeutiche”. Tali pratiche, tra cui la più radicale è
chiamata Infibulazione, diffusa prevalentemente nell’Africa Subsahariana,
si sono conosciute anche in Europa ed in Italia tramite l’immigrazione.
Con una dichiarazione congiunta OMS, UNICEF, UNFPA insieme
alla Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulle condizioni delle
donne, sono stati riconosciuti i diritti fondamentali per la salute e
l’integrità fisica e psichica della persona sin dalla fine degli anni 90.
Le M.G.F. sono state così incluse tra le violazioni dei diritti umani che
privano la donna della sua dignità, autonomia e valore, impedendone
autodeterminazione ed evoluzione culturale.
L’OMS stima che almeno 125 milioni di donne in Africa abbiano
subito mutilazioni genitali e che ogni anno si aggiungano circa 3 milioni di
bambine a queste statistiche secondo i trend demografici.
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Gran parte delle bambine e ragazze che subiscono queste pratiche si
trovano in 28 Paesi Africani nella fascia che si estende dalla costa orientale
alla costa occidentale dell’Africa (cosiddetta Africa Subsahariana), nel
bacino del Mediterraneo e nell’Africa Australe.
Sono in aumento anche casi simili in Europa, Australia, Canada e
negli Stati Uniti, soprattutto fra gli immigrati provenienti dall’Africa e
dall’Asia sud – occidentale da zone di conflitti armati di gruppi etnici di
origine africana.
L’Infibulazione, è diffusa in Somalia, nel Sudan del Nord, in Etiopia,
Eritrea, nel Kenia del Nord, in alcune zone del Mali, nel Senegal ed in
alcune zone dell’ Egitto e la clitoridectomia e l’escissione sono diffuse in
Nigeria, Costa D’Avorio ed in Egitto.
Il rapporto “ Il diritto di essere bambine” realizzato nel progetto
dedicato ai bambini, l’Albero della Vita, in collaborazione con
l’Associazione Interculturale Nostras, pone l’attenzione sulla misura del
fenomeno nel nostro paese.
Il dossier dei ricercatori, traccia un quadro allarmante: sono a rischio
93.000 donne e tra loro più di 7.700 bambine costrette a subire il taglio
quando non hanno ancora compito dieci anni o a volte a tre anni. I
ricercatori, in uno studio, hanno preso in esame 25.203 bambine
provenienti da paesi a rischio che vivono in Italia ed hanno scoperto che
l’usanza diffusa soprattutto nel Corno d’Africa, è presente anche fra le
immigrate, soprattutto somale (in Somalia il 98% delle donne sono
infibulate).
Le M.G.F. vengono praticate principalmente su bambine tra i quattro e
i quattordici anni di età da levatrici tradizionali o vere e proprie ostetriche,
remunerate lautamente. Tutte le M.G.F. compiute al di fuori degli
ospedali, dalle anziane del villaggio e nell’Africa Occidentale anche dai
barbieri, utilizzano come strumenti: coltelli, lame di rasoi, forbici e pezzi
di vetro rotti senza Anestesia!!! Oltre che umilianti quindi, le M.G.F., sono
estremamente dolorose e le bambine tra i tre e gli otto anni e spesso in
un’età più precoce, possono morire per tante cause. In alcuni paesi infatti,
vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel
44% dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di
pochi giorni (Yemen).
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Le Motivazioni per l’utilizzo di queste pratiche
Le ragioni del perché vengono effettuate queste pratiche sono:
• Sessuali per ridurre o soggiogare la sessualità femminile attraverso
un controllo di strategia di potere
• Sociologiche come rito di iniziazione delle adolescenti all’età adulta,
integrazione sociale delle giovani, mantenimento della coesione nella
comunità attraverso un complesso sistema economico e sociale di
strategie matrimoniali. Si tratta di un meccanismo di dominio
fondato sul “prezzo della sposa” cioè sul compenso che la famiglia
del futuro marito versa alla famiglia della futura moglie in cambio di
una donna illibata e fertile
• Sanitarie perché si crede che la mutilazione favorisca la fertilità
della donna e la sopravvivenza del bambino
• Religiose perché molti credono che questa pratica sia prevista dai
testi religiosi e cioè dal Corano che in effetti non parla della
mutilazione genitale femminile, nè ci sono allusioni o riferimenti
indiretti
• Igieniche ed estetiche perché in alcune culture, i genitali femminili
sono considerati portatori di infezioni e osceni.
I motivi che portano a queste pratiche sono diversi e pur variando da
un’etnia all’altra, presentano alcuni tratti comuni quali il ruolo
fondamentale nella costruzione dell’identità di genere e nella formazione
dell’appartenenza etnica.
Le M.G.F. nonostante le loro gravi conseguenze sono profondamente
radicate e determinano la vita di relazione e di scambio su cui si basa
l’organizzazione sociale di gran parte delle società africane.
L’Unicef considera le M.G.F. in qualunque forma, una palese
violazione dei diritti della donna.
Le M.G.F. sono discriminatorie e violano il diritto delle bambine alla
salute, alle pari opportunità, ad essere tutelate da violenze, abusi, torture o
maltrattamenti inumani, come prevedono tutti i principali strumenti del
diritto internazionale. Le ragazze che le subiscono sono private anche della
capacità di decidere sulla propria salute riproduttiva.
Pertanto è una pratica da condannare senza mezzi termini!!!
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Classificazioni delle M.G.F.
L’OMS ha riclassificato le M.G.F. in quattro tipologie di procedure:
Tipo I
Escissione del prepuzio, con o senza asportazione parziale o totale di tutto
il clitoride (tipo intermedio)
Tipo II
Escissione del clitoride con asportazione parziale o totale delle piccole
labbra ( faraonica tipo 1)
Tipo III
Escissione di parte o tutti i genitali esterni ( faraonica tipo 2) e suture
/restringimento dell’apertura vaginale (infibulazione)
Tipo IV
• Incisione, Stiramento di clitoride e/o labbra
• Cauterizzazione mediante ustione del clitoride e del tessuto
circostante
• Raschiamento o incisione del tessuto circostante l’orifizio vaginale
• Introduzione di sostanze corrosive o erbe nella vagina
• Nuove forme di manipolazioni dei genitali femminili che abbiano
come effetto un danno ai suddetti organi causando una ginatresia
secondaria
Nei paesi Islamici il tipo I che consiste nell’escissione circonferenziale
del prepuzio della clitoride, è nota come Sunna, che in arabo significa
“tradizione”.
Nella circoncisione faraonica tipo 2, cioè nel tipo III, dopo la drastica
asportazione del tessuto vulvare, i due lati della vulva vengono poi cuciti
con spine d’acacia su cui passa un filo, riducendo in tal modo, l’orifizio
della vulva e lasciando solo un piccolo passaggio nell’estremità inferiore,
per l’emissione del flusso mestruale e dell’urina, del diametro di un grano
di miglio .
Complicanze
Le complicanze si distinguono in immediate, a breve termine e a lungo
termine.
Complicanze a breve termine
• Shock emorragico per perdite ematiche cospicue
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• Dolore severo provocato dal trauma
• Ritenzione urinaria e febbre
• Lesioni muscolari, tendinee ed ossee per le forti pressioni esercitate
per immobilizzare le vittime durante la pratica
• Danno ai tessuti adiacenti
• Infezioni delle vie urinarie con sepsi e bruciore acuto alla minzione
• Cisti dermoide
Complicanze a lungo termine
• Disfunzioni sessuali
• Dispareunia
• Malattie infettive: Aids ed Epatiti nelle pratiche mutilatorie di
gruppo
• Fistole vescivo – vaginali e vagino – rettali considerata anche la
poca elasticità dei tessuti di queste donne sottoposte alle pratiche di
M.G.F e al ripetersi di deinfibulazioni e reinfibulazioni e a rapporti
sessuali e parti spontanei difficoltosi
• Infertilità
• Complicanze gravidanze e parto
• Disturbi psichici ( in Somalia nell’ospedale psichiatrico sono
ricoverate moltissime donne)
• Dismenorrea
• Disturbi mestruali
• Cisti di ritenzioni paraclitoridea
• Cicatrici cheloidi secondari
Intervento di Deinfibulazione
“Deinfibulazione” significa intervenire chirurgicamente per rimuovere
l’infibulazione o aprire il canale cervicale.
Può essere richiesto o prima del matrimonio o prima e durante la
gravidanza o al momento del parto.
Il centro di riferimento nazionale italiano è l’Ospedale Careggi di
Firenze, il cui responsabile è un medico somalo, il Dott Omar Abdulkadir.
Se le donne sono cresciute in Italia, è fondamentale informarle sui
benefici della deinfibulazione prima della gravidanza per evitare
l’insorgenza di complicanze durante il parto.
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I motivi oltre che ostetrici, sono anche ginecologici, per rendere
possibile la visita ginecologica e l’esecuzione di esami strumentali (pap
test, isteroscopia, ecografia transvaginale, revisione di cavità uterina,
ecc…).
La deinfibulazione viene così eseguita in donne in gravidanza (15/20
settimane), appena sposate ed in ragazze cresciute in Italia, e consiste nel
creare un ostio - vaginale normale e nel ricostruire, per quanto possibile,
l’anatomia dei genitali esterni mutilati con il laser o con lama fredda in
anestesia periferica epidurale o spinale seguita da intervento di chirurgia
plastica per ricostruire i tessuti. Dopo, la terapia a base di crema anestetica,
antidolorifici ed antinfiammatori; il follow – up si effettuerà dopo 10 - 14
giorni e le donne a seconda della patologia, verranno inviate negli
ambulatori di competenza.
Situazione in Italia oggi
La legge 9 Gennaio 2006, n.7, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale
n.14 del 18 Gennaio 2006; tratta le “ Disposizioni concernenti la
prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile” e
prevede all’art. 4 che il Ministero della Salute emani le Linee Guida
destinate alla Formazione del personale sanitario e professionale che opera
con le comunità di immigrati provenienti da paesi dove sono state
effettuate le M.G.F. Il Consultorio di Via del Vespro lavora da anni con il
proprio “Spazio Immigrate”, con il Gruppo Emergency e con il Centro
Immigrate dell’ASP Messina.
Tutto ciò, per favorire e realizzare un’attività di prevenzione della
diffusione delle M.G.F., assistenza e riabilitazione delle donne e delle
bambine già sottoposte a tali pratiche.
Tale legge del 7/2006 prevede il divieto di praticare le M.G.F.
considerandole un grave reato, punito severamente. E’ necessario pertanto
fare opera di sorveglianza e prevenzione soprattutto nei confronti delle
figlie delle donne che hanno già subito M.G.F. soprattutto quando queste
partono per le vacanze nel loro paese d’origine o se si assentano per
lunghi periodi dalla scuola, (insegnanti) o per lungo tempo in bagno (40
min per urinare!).
Il documento si muove nell’ambito di obiettivi generali, quali
l’affermazione del rispetto della donna come persona, della sua dignità, del
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diritto all’integrità del suo corpo, alla salute e all’esercizio delle libertà
fondamentali.
La legge d’altronde, nell’art 5, ha previsto l’istituzione di un n: verde
per aiutare le vittime di cotanta violenza, dove donne e bambine possono
ricevere consigli ed assistenza: il n: è 800 300 558.
Due sono dunque le parti importanti della legge: una, di carattere
sociologico che introduce alla tematica delle M.G.F., illustrandone le
profonde motivazioni psicologiche, economiche, sociali e culturali oltre
agli strumenti giuridici che consentono di contrastarle in Italia, l’altra,
costituita da indicazioni di tipo relazionale e medico – sanitario per
operatori socio – sanitari che seguono queste problematiche,
L’art 9 prevede la disposizione di risorse finanziare destinate alla
formazione e alle campagne di informazione e divulgazione della cultura
dei diritti umani e del diritto all’integrità della persona.
Conclusioni
Per affrontare l’emergenza nelle scuole della Toscana è ancora in atto
un progetto pilota di informazione e prevenzione, che verrà in seguito
esteso in altre Regioni con tante iniziative per combattere le M.G.F.
Esistono organizzazioni non governative come l’AIDOS che lavora
con le organizzazioni di donne del terzo mondo per l’ empowerment delle
donne stesse, braccio tecnico del Comitato InterAfricano per la lotta contro
le pratiche tradizionali che hanno rilevanza nociva sulla salute della donna
(IAC) con sede ad Addis Abeba.
Da tempo Associazioni, Governi, Sedi Istituzionali, hanno lanciato
campagne contro l’infibulazione e preparato progetti, come “l’Albero
della Vita” in collaborazione con l’Associazione Interculturale Nostras.
Inoltre vi sono altri progetti nazionali SIGO e SCEGLI TU e unità
operative ospedaliere, territoriali e universitarie che organizzano convegni
per la divulgazione di tali problematiche (come il Convegno Provinciale
AOGOI- AGITE che si è tenuto a Taormina).
Centri e Comitati Unici di Garanzia dell’Università, dell’ASP e
dell‘Ordine dei Medici di Messina organizzano incontri e progetti per la
tutela delle immigrate (a tal proposito ricordiamo che il CEDAV, centro
antiviolenza, l’INAS e l’ANOLF, in un progetto con il Consultorio
Familiare “Via del Vespro” di Messina, soccorrono e sostengono le donne
immigrate con approcci specifici alla loro salute).
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Soprattutto i Consultori Familiari di Messina e Provincia, ove sono
attivi gli Spazi Immigrate, contribuiscono ad aprire un confronto culturale
partendo dall’idea che non ci si può nascondere dietro un generico rispetto
della diversità e che la cultura non può essere considerata come una
condizione di staticità, ma come processo in evoluzione.
Lo stesso Progetto Regionale “Open Space” cui hanno partecipato 13
consultori dell’area metropolitana ionica della provincia di Messina, si è
dedicato alle problematiche delle donne migranti con la presenza di
mediatori linguistico – culturali.
Gli Spazi Immigrate dei Consultori Familiari, mirano alla salute delle
donne per quanto riguarda l’assistenza in gravidanza, tenendo sempre
conto, dell’idea di salute della cultura d’origine (si utilizzano traduttori in
ogni lingua madre).
Per questi motivi l’accoglienza e la presa in carico, richiede un
approccio improntato alla complessità dei problemi posti, quindi
multidisciplinare, in cui gli operatori sappiano lavorare insieme, per
riconoscere la normalità dalle problematiche che possano essere causa di
rischio sociale e sanitario.
Tutto ciò anche in caso di prevenzione oncologica, malattie a
trasmissione sessuale e casi di violenza, con la presenza di mediatori
culturali, nell’ottica di una integrazione tra operatori dei servizi stessi e di
una comunicazione fra professionisti, mediatori e donna, con l’intento di
promuovere interventi di sanità pubblica di grande qualità ed efficienza.
Il Ministro della Salute ed il Presidente della Repubblica, dichiararono
che “la violenza contro le donne tra i 15 e 44 anni, uccide quanto il cancro.
Il prezzo in termini di salute delle donne supera quello degli incidenti
stradali e della malaria messi insieme”.
Ancora c’è molto da fare per affermare quelli che dovrebbero essere
diritti costituzionalmente garantiti.
E’ necessario da parte di tutta la collettività un impegno di educazione
al rispetto della donna, alla cultura della non violenza ed al principio della
parità.
Ma oltre a ciò occorre dare dei sostegni concreti a chi di violenza è
vittima…!
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