“Il “posizionamento” del significato di strategia accolto in
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“Il “posizionamento” del significato di strategia accolto in
TEST DI AUTOVALUTAZIONE APPENDICE A “Il “posizionamento” del significato di strategia accolto in questo volume” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 Domanda 1 Le “quattro P” della strategia sono: 1. strategia come piano 2. strategia come prezzo 3. strategia come modello 4. strategia come prodotto 5. strategia come posizione 6. strategia come people 7. strategia come prospettiva 8. strategia come promozione Risposta: 1, 3, 5, 7 Domanda 2 Nella teoria dei giochi la strategia viene considerata come: 1. piano 2. prezzo 3. modello 4. prodotto 5. posizione 6. people 7. prospettiva 8. promozione Risposta: 1 Domanda 3 Nel campo militare la strategia viene considerata come: 1. piano 2. prezzo 3. modello 4. prodotto 5. posizione 6. people 7. prospettiva 8. promozione Risposta: 1 Domanda 4 Quando si riscontrano espressioni del tipo: “quell’impresa ha una strategia di qualità”, oppure “l’azienda è caratterizzata da una strategia di volume vincente”, viene adottata implicitamente l’accezione di strategia come: 1. piano 2. prezzo 3. modello 4. prodotto 5. posizione 6. people 7. prospettiva 8. promozione Risposta: 3 Domanda 4 Quando la strategia raffigura la forza mediatrice tra organizzazione e il suo territorio, cioè il legame fra l’impresa e il suo ambiente, viene adottata implicitamente l’accezione di strategia come: 1. piano 2. prezzo 3. modello 4. prodotto 5. posizione 6. people 7. prospettiva 8. promozione Risposta: 5 Domanda 5 Quando si riscontrano espressioni del tipo: “è una azienda con una strategia internazionale, con una strategia globale”, “l’impresa persegue una strategia di nicchia, focalizzata su...”, “la strategia di leadership nazionale dell’azienda...” e così via, viene adottata implicitamente l’accezione di strategia come: 1. piano 2. prezzo 3. modello 4. prodotto 5. posizione 6. people 7. prospettiva 8. promozione Risposta: 5 Domanda 6 Quando la strategia è per l’azienda ciò che la “personalità” è per l’individuo, ciò che per gli antropologi è la “cultura”, ciò che per i sociologi è l’“ideologia”, ciò che per i teologi è l’”anima”, viene adottata implicitamente l’accezione di strategia come: 1. piano 2. prezzo 3. modello 4. prodotto 5. posizione 6. people 7. prospettiva 8. promozione Risposta: 7 Domanda 7 Definire la strategia aziendale come “il disegno che definisce il sistema delle attività aziendali, orientandole verso risultati e obiettivi comuni” significa accogliere la accezione di strategia come: 1. piano 2. prezzo 3. modello 4. prodotto 5. posizione 6. people 7. prospettiva 8. promozione Risposta: 3, 5 Domanda 8 In termini di caratteristiche delle strategie di successo il concetto di strategia proposto nel volume accoglie la accezione di strategia come: 1. piano 2. prezzo 3. modello 4. prodotto 5. posizione 6. people 7. prospettiva 8. promozione Risposta: 1, 7 Domanda 9 La definizione di strategia accolta in questo scritto, è – rispetto al concetto di strategia proposta da Porter - : 1. più focalizzato e meno generico 2. più ampio (il “sistema delle attività” amplia il tradizionale concetto di “catena di valore” di Porter) 3. più articolato (il “sistema delle attività” non si pone solo a livello business) 4. più semplice (si riferisce solo ai risultati economico-finanziari e a quelli competitivi) Risposta: 2, 3 Domanda 10 Seguendo l’accezione di strategia proposta nel libro, cosa non è “strategia”? 1. Un modello (schema da seguire mediante una serie di azioni) 2. Una prospettiva (percezione radicata del mondo) 3. Una tattica (scelta contingente) 4. Una politica (scelta riferita a singoli mercati o interlocutori) 5. Un piano (guida per affrontare una situazione) Risposta: 3 e 4 Domanda 11 Porter classifica come segue le attività generali generatrici di valore 1. Attività primarie e attività secondarie 2. Attività di base e attività di supporto 3. Attività primarie e attività di supporto 4. Attività di base e attività secondarie Risposta: 3 Domanda 12 Quali – fra i seguenti elementi – non compongono – secondo Porter – quell’insieme di attività generatrici di valore denominato “Catena del Valore”? 1. Logistica in uscita 2. Produzione 3. Servizi 4. Marketing 5. Marketing e vendite Risposta: 2 e 4 Domanda 13 Quanti e quali sono gli approcci alla gestione strategica che si riscontrano nella realtà e che sono proposti dalla letteratura di strategic management? 1. due: ABV e RBV 2. tre: ABV, RBV e SBV 3. quattro: ABV. RBV, PBV e SBV 4. quattro: ABV, KBV, PBV e SBV 5. cinque: ABV, RBV, PBV, SBV e CSV Risposta: 4 Domanda 14 Lo schema concettuale proposto da Porter alla gestione strategica può essere ricondotto al seguente approccio: 1. Activity Based View (ABV), la prospettiva basata sulle attività 2. Resource Based View (RBV), la prospettiva basata sulle risorse 3. Knowledge Based View (KBV), la visione basata sulle conoscenze 4. Performance Based View (PBV), l’approccio basato sui risultati 5. Stakeholder Based View (SBV), la concezione basata sui portatori di interessi 6. Creating Shareholder Value (CSV), la concezione basata sulla creazione del valore per gli azionisti Risposta: 1 Domanda 15 Lo schema concettuale proposto da Penrose alla gestione strategica può essere ricondotto al seguente approccio: 1. Activity Based View (ABV), la prospettiva basata sulle attività 2. Knowledge Based View (KBV), la visione basata sulle conoscenze 3. Performance Based View (PBV), l’approccio basato sui risultati 4. Stakeholder Based View (SBV), la concezione basata sui portatori di interessi 5. Creating Shareholder Value (CSV), la concezione basata sulla creazione del valore per gli azionisti Risposta: 2 Domanda 16 Lo schema concettuale proposto da Kaplan e Norton alla gestione strategica può essere ricondotto al seguente approccio: 1. Activity Based View (ABV), la prospettiva basata sulle attività 2. Resource Based View (RBV), la prospettiva basata sulle risorse 3. Knowledge Based View (KBV), la visione basata sulle conoscenze 4. Performance Based View (PBV), l’approccio basato sui risultati 5. Stakeholder Based View (SBV), la concezione basata sui portatori di interessi 6. Creating Shareholder Value (CSV), la concezione basata sulla creazione del valore per gli azionisti Risposta: 4 Domanda 17 Lo schema concettuale proposto da Freeman alla gestione strategica può essere ricondotto al seguente approccio: 1. Activity Based View (ABV), la prospettiva basata sulle attività 2. Resource Based View (RBV), la prospettiva basata sulle risorse 3. Knowledge Based View (KBV), la visione basata sulle conoscenze 4. Performance Based View (PBV), l’approccio basato sui risultati 5. Stakeholder Based View (SBV), la concezione basata sui portatori di interessi 6. Creating Shareholder Value (CSV), la concezione basata sulla creazione del valore per gli azionisti Risposta: 5 Domanda 18 La tradizione dell’Economia Aziendale italiana, quando utilizza il concetto di “gestione” si riferisce al seguente approccio di gestione strategica: 1. Activity Based View (ABV), la prospettiva basata sulle attività 2. Resource Based View (RBV), la prospettiva basata sulle risorse 3. Knowledge Based View (KBV), la visione basata sulle conoscenze 4. Performance Based View (PBV), l’approccio basato sui risultati 5. Stakeholder Based View (SBV), la concezione basata sui portatori di interessi 6. Creating Shareholder Value (CSV), la concezione basata sulla creazione del valore per gli azionisti Risposta: 1 Domanda 19 La tradizione dell’Economia Aziendale italiana, quando utilizza il concetto di “organizzazione” si riferisce al seguente approccio di gestione strategica: 1. Activity Based View (ABV), la prospettiva basata sulle attività 2. Resource Based View (RBV), la prospettiva basata sulle risorse 3. Knowledge Based View (KBV), la visione basata sulle conoscenze 4. Performance Based View (PBV), l’approccio basato sui risultati 5. Stakeholder Based View (SBV), la concezione basata sui portatori di interessi 6. Creating Shareholder Value (CSV), la concezione basata sulla creazione del valore per gli azionisti Risposta: 3 Domanda 20 La tradizione dell’Economia Aziendale italiana, quando utilizza il concetto di “rilevazione” si riferisce al seguente approccio di gestione strategica: 1. Activity Based View (ABV), la prospettiva basata sulle attività 2. Resource Based View (RBV), la prospettiva basata sulle risorse 3. Knowledge Based View (KBV), la visione basata sulle conoscenze 4. Performance Based View (PBV), l’approccio basato sui risultati 5. Stakeholder Based View (SBV), la concezione basata sui portatori di interessi 6. Creating Shareholder Value (CSV), la concezione basata sulla creazione del valore per gli azionisti Risposta: 4 Domanda 21 La tradizione dell’Economia Aziendale italiana, in particolare la Scuola fondata da Carlo Masini, ha adottato il seguente approccio di gestione strategica: 1. Activity Based View (ABV), la prospettiva basata sulle attività 2. 3. 4. 5. 6. Resource Based View (RBV), la prospettiva basata sulle risorse Knowledge Based View (KBV), la visione basata sulle conoscenze Performance Based View (PBV), l’approccio basato sui risultati Stakeholder Based View (SBV), la concezione basata sui portatori di interessi Creating Shareholder Value (CSV), la concezione basata sulla creazione del valore per gli azionisti Risposta: 5 Domanda 22 Gli approcci alla gestione strategica valorizzati nell’accezione di strategia proposta nel volume sono: 1. Activity Based View (ABV), la prospettiva basata sulle attività 2. Knowledge Based View (KBV), la visione basata sulle conoscenze 3. Performance Based View (PBV), l’approccio basato sui risultati 4. Stakeholder Based View (SBV), la concezione basata sui portatori di interessi Risposta: 1, 2, 3, 4 TEST DI AUTOVALUTAZIONE Appendice B “L’individuazione del (o dei) business: una metodologia” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 Domanda 1 Il concetto base nell’analisi strategica che consente di seguire la metodologia per l’individuazione del (o dei) business è: 1. la struttura organizzativa e, in dettaglio, le divisioni presenti nell’organigramma aziendale 2. la combinazione prodotto/mercato 3. il core business 4. il mercato originale dell’azienda 5. Il prodotto (o il marchio) dell’azienda con maggior notorietà Risposta: 2 Domanda 2 Su quale, fra i seguenti elementi, è opportuno soffermare prevalentemente l’attenzione nell’analisi della matrice prodotti/mercati per individuare i business dell’azienda? 1. Struttura dell’offerta 2. Caratteristiche della domanda 3. Dinamica concorrenziale 4. Fattori critici di successo 5. Struttura dei costi e del ciclo monetario Risposta: 4 Domanda 3 Individuare le affermazioni corrette: 1. Quando le somiglianze fra tutte le combinazioni prodotto/mercato di una impresa prevalgono sulle loro diversità, siamo di fronte ad una azienda monobusiness 2. Quando si individua una combinazione prodotto/mercato con caratteristiche autonome rispetto alle altre combinazioni prodotto/mercato, siamo di fronte a un business composto da una sola combinazione prodotto/mercato 3. Quando le somiglianze fra tutte le combinazioni prodotto/mercato di una impresa prevalgono sulle loro diversità, siamo di fronte ad una azienda multibusiness 4. Quando le somiglianze fra due o più combinazioni prodotto/mercato prevalgono sulle diversità, tali combinazioni prodotto/mercato sono aggregabili in un unico business 5. Quando ci si trova di fronte a una “matrice diagonale”, ad ogni combinazione prodotto/mercato corrisponde un business diverso 6. Se possiamo paragonare le combinazioni prodotto/mercato agli “atomi strategici”, i business rappresentano le “molecole” dell’assetto strategico aziendale 7. Se possiamo paragonare i business agli “atomi strategici”, le combinazioni prodotto/mercato rappresentano le “molecole” dell’assetto strategico aziendale Risposta: 1, 2, 4, 5, 6 TEST DI AUTOVALUTAZIONE APP. C “Strategia e valore delle azioni” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 Domanda 1 Il valore delle azioni è il valore: 1. del capitale sociale 2. del capitale netto 3. risultate dalla differenza fra capitale investito e debt 4. attribuito all’azienda dai potenziali acquirenti 5. attribuito ai risultati previsti sul lungo periodo per l’azionista Risposta: 5 Domanda 2 Strategia e valore hanno in comune la seguente caratteristica: 1. non si possono misurare 2. non si misurano, se non nel breve periodo 3. si misurano sul lungo periodo 4. si misurano solo se l’azienda è quotata in borsa Risposta: 3 Domanda 3 La prospettiva di lungo periodo è quella che: 1. pone in primo piano gli elementi fondamentali del valore dell’azienda 2. pone in primo piano gli elementi fondamentali della capacità sistematica di produrre risultati futuri per gli azionisti 3. non si basa sugli elementi che in un certo momento possono alterare in modo transitorio la capacità sistematica di produrre risultati futuri per gli azionisti 4. non si basa sugli elementi che in un certo momento possono alterare in modo transitorio la percezione di questa capacità da parte degli investitori Risposta: 1, 2, 3, 4 Domanda 4 I flussi di cassa disponibili (o flussi di cassa espressi prima delle operazioni finanziarie) o “free cash flow” scaturiscono: 1. dalla capacità dei singoli business di generare, al lordo delle imposte, flussi di cassa 2. dalla capacità dei singoli business di generare, al netto dei fabbisogni d’investimento, flussi di cassa 3. dalla capacità dei singoli business di generare, al netto delle imposte e dei fabbisogni d’investimento, flussi di cassa 4. dalle sole attività correnti e dalle attività di set up dell’azienda 5. dalle sole attività di set up dell’azienda 6. dalle attività correnti e dalle attività di set up dell’azienda 7. solo dal posizionamento strategico 8. solo dal vettore di rinnovamento strategico 9. dal posizionamento strategico e dal vettore di rinnovamento strategico Risposta: 3, 6, 9 Domanda 5 I flussi di cassa disponibili (o flussi di cassa espressi prima delle operazioni finanziarie) o “free cash flow”: 1. dipendono solo dalle variazioni di patrimonio netto derivanti dalla gestione 2. dipendono solo dalle variazioni di capitale investito derivanti dalla gestione 3. dipendono dalle variazioni di patrimonio netto e di capitale investito derivanti dalla gestione 4. sono qualificati da una certa distribuzione nel tempo e da una certa esposizione al rischio Risposta: 3, 4 Domanda 6 Le determinanti di tutte le valutazioni aziendali sono: 1. il posizionamento strategico attuale dell’azienda 2. l’ammontare del Debt e della Posizione Finanziaria Netta 3. l’avviamento positivo (goodwill) o negativo (badwill) maturato 4. il vettore di rinnovamento strategico attuale dell’azienda 5. i risultati economico-finanziari che la strategia aziendale è destinata a produrre 6. la tecnica di valutazione dei risultati economico-finanziari Risposta: 1, 4, 5, 6 Domanda 7 I piani di stock option hanno prodotto le seguenti conseguenze positive 1. la maggiore consapevolezza delle determinanti del valore da parte del management una maggiore attenzione nell’impiego del capitale investito 2. una maggiore attenzione nella politica degli investimenti in immobilizzazioni e in capitale circolante 3. elevati livelli d’indebitamento che hanno permesso in alcuni casi di ottenere aumenti di valore eccezionali per gli azionisti 4. la tendenza a gestire l’azienda con una logica di breve periodo Risposta: 1, 2 Domanda 8 Rispetto ai criteri di valutazione delle performance basati sulla redditività, i criteri fondati sul valore si differenziano per i seguenti aspetti: 1. valutano le performance in base ai dati contabile e non ai dati di mercato 2. valutano le performance in base ai dati di mercato e non ai dati contabili 3. presuppongono una valutazione del rischio più accurata 4. presuppongono una valutazione del rischio meno accurata 5. favoriscono una valutazione delle performance non limitata alla prospettiva dell’azienda, ma estesa anche al punto di vista dell’azionista 6. comportano difficoltà tecniche minori 7. comportano difficoltà tecniche maggiori Risposta: 2, 3, 5, 7 Domanda 9 Il rischio sistematico: 1. è il rischio che l’azionista non può neutralizzare mediante la diversificazione 2. corrisponde al rischio specifico 3. è il rischio che l’azionista può neutralizzare mediante la diversificazione 4. è stato oggetto di studio da parte della teoria finanziaria che ha sviluppato tecniche sofisticate per misurarlo e per determinarne il premio (CAPM e APT) 5. non è staro oggetto di studi significativi per la sia valutazione 6. viene neutralizzato se l’investitore non concentra più di un ventesimo dei propri investimenti in nessun titolo (nel caso in cui gli investimenti siano realizzati in attività non correlate) 7. viene neutralizzato se l’investitore non concentra più di un trentesimo dei propri investimenti in nessun titolo (nel caso in cui gli investimenti siano realizzati in attività correlate) Risposta: 1, 4 Domanda 10 Il rischio non sistematico: 1. è il rischio che l’azionista non può neutralizzare mediante la diversificazione 2. corrisponde al rischio specifico 3. è il rischio che l’azionista può neutralizzare mediante la diversificazione 4. è stato oggetto di studio da parte della teoria finanziaria che ha sviluppato tecniche sofisticate per misurarlo e per determinarne il premio (CAPM e APT) 5. non è staro oggetto di studi significativi per la sia valutazione 6. viene neutralizzato se l’investitore non concentra più di un ventesimo dei propri investimenti in nessun titolo (nel caso in cui gli investimenti siano realizzati in attività non correlate) 7. viene neutralizzato se l’investitore non concentra più di un ventesimo dei propri investimenti in nessun titolo (nel caso in cui gli investimenti siano realizzati in attività correlate) 8. viene neutralizzato se l’investitore non concentra più di un trentesimo dei propri investimenti in nessun titolo (nel caso in cui gli investimenti siano realizzati in attività correlate) Risposta: 2, 3, 5, 6, 8 Domanda 11 Quale, fra le diverse applicazione del metodo dei multipli, è la più criticata? 1. Quella basata sul fatturato 2. Quella basata sull’EBITDA 3. Quella basata sull’EBIT 4. Quella basata sul P/E Risposta: 1 Domanda 13 Il metodo di valutazione basato sull’EVA TM 1. è un metodo di determinazione della remunerazione assicurata agli investitori 2. è un metodo di determinazione della differenza tra la remunerazione di fatto assicurata agli investitori e la remunerazione considerata “soddisfacente” per loro 3. è ancorato ai dati contabili 4. non è ancorato ai dati contabili 5. si basa su informazioni consuntive 6. si basa su non su informazioni preventive 7. usa uno schema di riferimento nella valutazione dei risultati che è vicino per impostazione e lessico a quello diffuso in molte aziende 8. usa uno schema di riferimento nella valutazione dei risultati che è lontano per impostazione e lessico a quello diffuso in molte aziende 9. sviluppa un indicatore di performance distante dalle principali determinanti del valore 10.sviluppa un indicatore di performance coerente con le principali determinanti del valore 11.si presta a rappresentare una base di riferimento stabile per la remunerazione del management Risposta: 2, 3, 5, 7, 10, 11 Domanda 14 A fronte del fatto che l’andamento del valore dell’azione risente di due componenti diverse (una principale di lungo periodo, legata alla capacità di produrre flussi di cassa per gli azionisti nella forma di dividendi; e una componente secondaria, legata al tentativo di anticipare la formazione delle aspettative degli altri), cosa dovrebbe fare il top management? 1. dovrebbe rassegnarsi all’esistenza della componente secondaria e concentrarsi sulla componente principale 2. dovrebbe rassegnarsi all’esistenza della componente principale e concentrarsi sulla componente secondaria 3. dovrebbe dedicarsi soprattutto a migliorare la strategia dell’azienda 4. dovrebbe dedicarsi alla capacità di produrre flussi di cassa nel medio-lungo termine 5. dovrebbe dedicarsi alla capacità di produrre flussi di cassa nel breve termine 6. dovrebbe concentrare la propria politica di comunicazione e di “vendita dell’azione” nei confronti dei soggetti che si riconoscono nell’approccio di medio-lungo termine 7. dovrebbe concentrare la propria politica di comunicazione e di “vendita dell’azione” nei confronti dei soggetti che si riconoscono nell’approccio speculativo 8. dovrebbe cercare di fare squadra con un team di manager e un team di azionisti disposti a lavorare con un orizzonte di lungo periodo nella valutazione delle performance Risposta: 1, 3, 4, 6, 8 Domanda 15 I metodi di valutazione fondati sull’EBITDA: 1. sono indubbiamente più semplici di quelli fondati sul valore delle azioni 2. sono (a prima vista) più semplici di quelli fondati sul valore delle azioni 3. sono i più utilizzati poiché utilizzano un parametro di performance vicino al lessico tradizionale del bilancio (il MOL) 4. sono i più utilizzati poiché utilizzano una misura di performance che fa parte dei principi contabili generalmente accettati a livello internazionale e nazionale 5. sono i più utilizzati poiché utilizzano un parametro di performance che è una “non GAAP measure” 6. sono più utilizzati poiché utilizzano un parametro di performance che favorisce l’adozione di politiche contabili spregiudicate, quando non apertamente fraudolente Risposta: 2, 3, 5, 6 Domanda 16 E’ impossibile infatti aumentare il valore delle azioni nel medio-lungo periodo senza ottenere nello stesso tempo la soddisfazione e il consenso: 1. dei clienti 2. dei dipendenti 3. dei fornitori 4. degli altri soggetti (oltre a clienti e dipendenti) coinvolti nell’attività aziendale (eccetto i fornitori) 5. degli altri soggetti (oltre a clienti, dipendenti e fornitori) coinvolti nell’attività aziendale Risposta: 1, 2, 3, 5 Domanda 17 Un’azienda che desideri orientarsi alla produzione di valore in una logica di mediolungo periodo deve 1. dotarsi di manager che non si lascino sedurre dall’idea di realizzare guadagni facili alimentando e sfruttando bolle speculative che gonfino il valore dell’azione 2. dotarsi di azionisti con una aspettativa corrispondente di crescita del valore azionario 3. dotarsi di regole che incoraggino le persone a comportarsi e a decidere con una prospettiva di medio-lungo periodo 4. dotarsi di una strategia fatta in particolare di una valida componente di rinnovamento strategico 5. dotarsi di una strategia fatta nello stesso tempo di posizionamento strategico e di rinnovamento strategico 6. dotarsi di una strategia fatta di attività di set up coerenti sia esternamente, sia internamente 7. dotarsi di una strategia fatta nello stesso tempo di attività correnti e di attività di set up 8. dotarsi di una strategia fatta nello stesso tempo di politiche di spremitura e di “cannon ball strategy” 9. dotarsi di una politica di comunicazione in grado di limitare i problemi di “percezione distorta” del valore da parte degli investitori o dei compratori potenziali Risposta: 1, 2, 3, 5, 7, 9 Domanda 18 Gli indicatori di performance economico-finanziari possono essere ricondotti a: 1. lo stato patrimoniale 2. il bilanced scorecard 3. il conto economico 4. il WACC 5. il flusso di cassa 6. il valore delle azioni 7. gli indici di redditività Risposta: 1, 3, 5, 6 Domanda 19 In assenza di interventi degli azionisti, il risultato economico e la variazione del capitale investito determinano: 1. la variazione di patrimonio netto per effetto della gestione in un certo periodo di tempo 2. la variazione della posizione finanziaria netta 3. la variazione del valore azionario 4. la variazione del rapporto Debt/Equity 5. i flussi di cassa riconducibili ai business integrati dagli oneri finanziari netti e dagli effetti fiscali Risposta: 2, 5 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 1 “La strategia aziendale” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 1 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 Individuare le affermazioni corrette: 1. tutte le imprese hanno una strategia 2. non tutte le imprese hanno una strategia 3. la definizione di strategia prescinde da qualsivoglia giudizio di merito sulla stessa 4. la definizione di strategia implica un giudizio di merito sulla stessa 5. Il concetto di strategia è declinabile a dei sottosistemi costituenti i business 6. Il concetto di strategia riguarda l’impresa nella sua interezza, e non è declinabile a dei sottosistemi dell’impresa Risposta: 1, 3, 5 Domanda 2 Individuare le affermazioni corrette: 1. La strategia è il disegno che definisce le risorse utili a conseguire un vantaggio competitivo 2. La strategia è il disegno che definisce il sistema delle attività aziendali 3. La strategia è il disegno della proposition dell’impresa nei confronti dei clienti target 4. il management ha sempre coscienza di tale disegno 5. il management non ha sempre coscienza di tale disegno 6. la strategia è efficace quando l’azienda raggiunge risultati coerenti con gli obiettivi prescelti 7. la strategia è efficace solo quando l’azienda crea valore esclusivamente per gli azionisti (shareholder value) Risposta: 2, 5, 6 Domanda 3 Obiettivi e risultati: 1. sono scelti con riferimento alle medesime variabili 2. sono scelti con riferimento a differenti variabili 3. sono rispettivamente scelti e misurati con riferimento alle medesime variabili 4. sono rispettivamente scelti e misurati con riferimento a differenti variabili 5. sono misurati con riferimento alle medesime variabili 6. sono misurati con riferimento a differenti variabili Risposta: 3 Domanda 4 Gli obiettivi aziendali si riconducono semplicemente: 1. alla redditività 2. all’aumento di valore delle azioni 3. alla redditività e all’aumento di valore delle azioni 4. a nessuna delle riposte precedenti Risposta 4 Domanda 5 Nelle imprese di successo gli obiettivi aziendali sono definiti in base alle aspettative: 1. degli azionisti di maggioranza 2. di tutti gli azionisti 3. di tutti gli azionisti e di tutti i collaboratori 4. di tutti gli interlocutori rilevanti con i quali l’azienda si confronta 5. di tutti i clienti, gli azionisti e i collaboratori Risposta: 4 Domanda 6 Nelle imprese di successo, nel lungo periodo: 1. gli azionisti possono essere soddisfatti soltanto dopo che sia stato assicurato un consistente livello di soddisfazione dei clienti 2. gli azionisti possono essere soddisfatti soltanto dopo che sia stato assicurato un consistente livello di soddisfazione dei clienti e dei collaboratori 3. gli azionisti possono essere soddisfatti soltanto dopo che sia stato assicurato un consistente livello di soddisfazione dei clienti, dei collaboratori e degli altri stakeholder Risposta: 3 Domanda 7 Gli azionisti stabili (non speculativi): 1. possono essere soddisfatti soltanto dopo che sia stato assicurato un consistente livello di soddisfazione dei clienti 2. possono essere soddisfatti soltanto dopo che sia stato assicurato un consistente livello di soddisfazione dei clienti e dei collaboratori 3. possono essere soddisfatti soltanto dopo che sia stato assicurato un consistente livello di soddisfazione dei clienti, dei collaboratori e degli altri stakeholder Risposta: 3 Domanda 8 Tutte le imprese producono tre ordini di risultati: 1. ambientali, finanziari, sociali 2. competitivi, economici, ambientali 3. sociali, competitivi, economico-finanziari 4. finanziari, ambientali, competitivi 5. economici, finanziari, sociali 6. economici, finanziari, ambientali Risposta: 3 Domanda 9 Individuare le affermazioni corrette: 1. Il sistema delle attività è indirizzato al raggiungimento dei risultati 2. Il sistema delle attività è la determinante della strategia 3. Il sistema delle attività è definito dalla strategia 4. Il sistema delle attività è indirizzato al raggiungimento degli obiettivi ed è la determinante dei risultati. 5. Il sistema delle attività è composto da due sottoinsiemi interconnessi: quello delle attività correnti e quello delle attività di set up 6. Il sistema delle attività è composto da due sottoinsiemi interconnessi: quello delle attività correnti e quello delle attività non correnti Risposta: 3, 4, 5 Domanda 10 Le attività correnti: 1. sono rappresentate tipicamente dalle attività di acquisto, produzione e vendita (e da tutte le relative attività di supporto) che si succedono in modo ricorrente 2. definiscono il posizionamento strategico attuale di un’azienda 3. rappresentano la determinante principale dei risultati ottenuti nel periodo in cui sono svolte 4. contribuiscono direttamente alla soddisfazione solo dei clienti 5. contribuiscono direttamente alla soddisfazione non solo dei clienti, ma anche dei collaboratori 6. contribuiscono direttamente alla soddisfazione non solo dei clienti e dei collaboratori, ma anche degli azionisti 7. contribuiscono direttamente alla soddisfazione non solo dei clienti, dei collaboratori e degli azionisti, ma anche degli altri stakeholders Risposta: 1, 2, 3, 7 Domanda 11 Le attività di set up: 1. pongono le condizioni per lo svolgimento delle attività correnti 2. pongono le condizioni per il rinnovamento delle attività correnti 3. costituiscono il “vettore di rinnovamento strategico” di un’azienda 4. permettono il passaggio dal posizionamento strategico attuale al posizionamento strategico futuro 5. esprimono pienamente i propri risultati soltanto in tempi successivi rispetto al periodo in cui si svolgono 6. nel periodo in cui sono svolte generano per lo più soltanto investimenti e costi di esercizio 7. sono tipicamente ripetitive 8. sono le attività primarie 9. sono le attività di supporto 10. sono una determinante secondaria dei risultati del periodo in cui sono compiute 11. pongono le condizioni di svolgimento delle future attività correnti Risposta: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 10, 11 Domanda 12 La strategia richiede di considerare: 1. il posizionamento strategico attuale 2. il posizionamento strategico futuro 3. l’orientamento strategico (posizionamento strategico futuro e vettore di rinnovamento strategico) 4. l’orientamento strategico (posizionamento strategico obiettivo e vettore di rinnovamento strategico) Risposta: 1, 4 Domanda 13 Indicare quali – fra le seguenti espressioni – sono quelle valide: 1. le attività correnti esprimono il posizionamento strategico 2. le attività di set up esprimono il vettore di rinnovamento strategico 3. la direzione strategica è la posizione strategica target ed è rappresentata dalle attività di domani 4. le attività di set up muovono l’azienda dal posizionamento strategico attuale al posizionamento strategico futuro 5. il posizionamento strategico futuro di solito coincide con il posizionamento strategico obiettivo Risposta: 1, 2, 3, 4 Domanda 14 Indicare quali – fra le seguenti espressioni – sono quelle valide: 1. il posizionamento attuale è la determinante principale dei risultati economicofinanziari attuali 2. le attività correnti attuali sono la determinante principale dei risultati economico-finanziari attuali 3. il posizionamento attuale è la determinante secondaria dei risultati economicofinanziari attuali 4. le attività di set up sono la determinante principale dei risultati economicofinanziari attuali 5. il vettore di rinnovamento strategico attuale è la determinante secondaria dei risultati economico-finanziari attuali 6. le attività di set up attuali sono è la determinante secondaria dei risultati economico-finanziari attuali 7. le attività correnti attuali sono la determinante indiretta dei risultati economicofinanziari futuri 8. le attività di set up attuali sono la determinante indiretta dei risultati economico-finanziari futuri 9. le attività correnti future sono la determinante principale dei risultati economico-finanziari futuri 10.il posizionamento strategico futuro è la determinante principale dei risultati economico-finanziari futuri 11.il vettore di rinnovamento strategico attuale è la determinante principale dei risultati economico-finanziari futuri 12.le attività correnti future sono la determinante principale dei risultati economico-finanziari futuri 13.il posizionamento strategico futuro sono la determinante secondaria dei risultati economico-finanziari futuri Risposta: 1, 2, 5, 6, 8, 9, 10, 12 Domanda 15 Per produrre performance superiori alla media in un certo momento le attività che compongono il posizionamento strategico devono essere caratterizzate da: 1. elementi di unicità rispetto alle attività delle aziende concorrenti 2. elevata coerenza interna 3. elevata coerenza esterna Risposta: 1, 2, 3 Domanda 16 Per assicurare il raggiungimento e il mantenimento di performance superiori alla media nel lungo periodo occorre che le attività di set up che compongono il vettore di rinnovamento strategico si basino su: 1. un quadro realistico dell'evoluzione del mercato e della concorrenza; 2. un posizionamento strategico obiettivo caratterizzato da unicità 3. un sistema di attività obiettivo caratterizzato da coerenza interna 4. un sistema di attività obiettivo caratterizzato da coerenza esterna Risposta: 1, 2, 3, 4 Domanda 17 Per assicurare il raggiungimento e il mantenimento di performance superiori alla media nel lungo periodo occorre che: 1. le attività correnti attuali siano coerenti sia a livello interno, sia a livello esterno 2. le attività di set up attuali siano coerenti con il divario che separa il posizionamento strategico obiettivo dal posizionamento strategico attuale 3. le attività correnti attuali siano coerenti con le capacità professionali e con la motivazione dei collaboratori 4. le attività di set up attuali siano coerenti con le capacità professionali e con la motivazione delle persone che l’azienda è in grado di mobilitare nel progetto di rinnovamento Risposta: 2, 4 Domanda 18 Le differenze fra il posizionamento strategico futuro e il posizionamento strategico obiettivo possono scaturire: 1. da cambiamenti intervenuti nelle condizioni esterne 2. da attività di set up compiute in modo tale da non permettere il raggiungimento dei risultati desiderati 3. da attività correnti prive di coerenza interna 4. da modifiche della posizione obiettivo intervenute durante il processo di rinnovamento Risposta: 1, 2, 4 Domanda 19 Il rischio di “inerzia strategica” appare tanto più elevato: 1. quanto meno intenso è l’impegno nel miglioramento incrementale 2. quanto maggiori sono gli investimenti effettuati in passato 3. quanto migliori sono i risultati ottenuti in passato 4. quanto minori sono gli investimenti effettuati in passato 5. quanto peggiori sono i risultati ottenuti in passato 6. quanto più intenso è l’impegno nel miglioramento incrementale Risposta: 2, 3, 6 Domanda 20 Nelle imprese multi business il concetto di strategia: 1. non va declinato 2. va declinato a due livelli: aziendale complessivo e di business 3. va declinato a tre livelli: aziendale complessivo, di business e funzionale Risposta: 2 Domanda 21 Nelle imprese mono-business gli obiettivi e i risultati economico-finanziari si definiscono e si apprezzano: 1. solo a livello complessivo 2. sia a livello complessivo sia, entro certi limiti, a livello di business 3. solo a livello business Risposta: 2 Domanda 22 Nelle imprese mono-business gli obiettivi e i risultati sociali si definiscono e si apprezzano: 1. solo a livello complessivo 2. sia a livello complessivo sia, entro certi limiti, a livello di business 3. solo a livello business Risposta: 2 Domanda 23 Nelle imprese multi-business gli obiettivi e i risultati economico-finanziari si definiscono e si apprezzano: 4. solo a livello complessivo 5. sia a livello complessivo sia, entro certi limiti, a livello di business 6. solo a livello business Risposta: 2 Domanda 24 Nelle imprese multi-business gli obiettivi e i risultati sociali si definiscono e si apprezzano: 4. solo a livello complessivo 5. sia a livello complessivo sia, entro certi limiti, a livello di business 6. solo a livello business Risposta: 2 Domanda 25 Nell’impresa multi-business gli obiettivi e i risultati competitivi si definiscono e si misurano: 1. a livello corporate 2. solo a livello business 3. a livello business, tenendo conto anche dei costi e dei benefici derivanti dall’essere parte di un’impresa multi-business Risposta: 3 Domanda 26 La strategia complessiva nella impresa multi-business include: 1. il disegno di sviluppo dell’azienda nella sua interezza 2. le strategie competitive dei singoli business (analizzate e valutate in dettaglio) 3. le linee guida di eventuale valorizzazione delle sinergie tra i diversi business 4. il disegno che definisce il sistema delle attività svolte a livello centrale 5. le strategie competitive dei singoli business (analizzate e valutate sinteticamente) Risposta: 1, 3, 4, 5 Domanda 27 Le attività svolte centralmente in una azienda multi-business: 1. sono tipicamente attività correnti 2. sono tipicamente attività di set up 3. sono sia attività correnti sia attività di set up 4. mutano di dimensione in ragione della logica (sinergica o di portafoglio) adottata dal vertice aziendale 5. mutano di contenuti in ragione della logica (sinergica o di portafoglio) adottata dal vertice aziendale Risposta: 3, 4, 5 Domanda 28 Nell’impresa multi-business, la logica sinergica: 1. richiede, da parte del management, la capacità di cogliere e valorizzare le interrelazioni tangibili tra i diversi business 2. tende a sviluppare processi di condivisione di attività 3. cerca di coordinare le diverse strategie competitive 4. considera ogni business come un’entità specifica con proprie caratteristiche 5. assegna la responsabilità della gestione delle diverse strategie competitive a unità organizzative autonome 6. considera i business come titoli azionari nell’ambito di un portafoglio da gestire da parte di un investitore 7. tempifica gli obiettivi economico/finanziari e questi prevalgono sui traguardi competitivi nei singoli business 8. ha una attenzione particolare agli obiettivi di leadership complessiva dell’azienda 9. richiede, da parte del management, la capacità di cogliere e valorizzare le interrelazioni intangibili tra i diversi business 10.tende a sviluppare e processi di trasferimento di competenze Risposata: 1, 2, 3, 8, 9, 10 Domanda 29 Nell’impresa multi-business, la logica di portafoglio: 1. richiede, da parte del management, la capacità di cogliere e valorizzare le interrelazioni tangibili tra i diversi business 2. tende a sviluppare processi di condivisione di attività 3. cerca di coordinare le diverse strategie competitive 4. considera ogni business come un’entità specifica con proprie caratteristiche 5. assegna la responsabilità della gestione delle diverse strategie competitive a unità organizzative autonome 6. considera i business come titoli azionari nell’ambito di un portafoglio da gestire da parte di un investitore 7. tempifica gli obiettivi economico/finanziari e questi prevalgono sui traguardi competitivi nei singoli business 8. ha una attenzione particolare agli obiettivi di leadership complessiva dell’azienda 9. richiede, da parte del management, la capacità di cogliere e valorizzare le interrelazioni intangibili tra i diversi business 10.tende a sviluppare e processi di trasferimento di competenze Risposta: 4, 5, 6, 7 Domanda 30 La strategia competitiva: 1. è il disegno che definisce il sistema delle attività svolte a livello business 2. si riferisce ad uno specifico ambito competitivo 3. ha come riferimento un particolare cliente finale di cui si intende soddisfare convenientemente il bisogno 4. richiede la messa a fuoco del concetto di business 5. si confronta con problematiche concorrenziali ed economico-finanziarie sue proprie 6. si svolge attraverso uno specifico insieme di attività correnti e di set up 7. si svolge attraverso un sistema di attività che, nell’impresa multi-business, può essere interconnesso con quello di altri business Risposta: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 Domanda 31 Un business si presenta come un insieme unitario (o sistema) di attività: 1. dotato di una struttura e di una logica economico-finanziaria sua propria 2. configurabile come una unità di sintesi e di responsabilità di risultati economico-finanziari 3. che si pone a livello corporate in una impresa multi-business 4. che si pone a livello corporate in una impresa mono-business 5. governabile come un tutto relativamente omogeneo e unitario 6. con il quale ci si deve misurare in un definito settore industriale Risposta: 1, 2, 5, 6 Domanda 32 Il sistema di attività che costituisce un business di una impresa è il luogo in cui: 1. ci si confronta con la concorrenza 2. si origina occupazione o disoccupazione 3. si generano ROE maggiori o inferiori rispetto al WACC 4. si generano ROE maggiori o inferiori rispetto al costo del capitale (Ke) 5. si gioca in ultima istanza il successo o l’insuccesso dell’impresa Risposta: 1, 2, 5 Domanda 33 Quando, in una impresa multi-business, le determinanti del reddito operativo e quelle del capitate investito sono attribuibili a un business o a un altro: 1. ad ogni business corrisponde un sistema di attività autonomo dove nessuna attività è condivisa con altri business 2. la strategia complessiva di tale impresa segue una logica di portafoglio 3. l’unico legame fra i business risiede nella dinamica finanziaria 4. la strategia complessiva di tale impresa segue una logica sinergica 5. le singole strategie competitive si devono raccordare a livello aziendale, considerando non solo le problematiche finanziarie 6. si evidenzia il margine di contribuzione semilordo dei singoli business 7. si evidenzia l’ordinary EBITDA dei singoli business 8. si evidenzia l’ordinary EBIT dei singoli business Risposta: 1, 2, 3, 7, 8 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 2 “Un modello di rappresentazione e valutazione della strategia: la formula imprenditoriale” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 2 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 Il disegno che definisce il sistema delle attività aziendali (cioè la strategia) è rappresentabile e valutabile mediante: 1. il modello del bilancio 2. il modello della formula imprenditoriale 3. il modello delle 4 P del marketing 4. il modello dell’organigramma aziendale 5. il modello delle 5 forze competitive Risposta: 2 Domanda 2 La formula imprenditoriale: 1. è un modello di rappresentazione della strategia aziendale in avviato funzionamento 2. evidenzia il disegno strutturale delle relazioni impresa-ambiente 3. mette a fuoco in particolare il sistema delle attività correnti 4. si focalizza sul posizionamento conseguito dall’impresa nell’ambiente esterno 5. consente di descrivere la dinamica della strategia 6. rappresenta i processi di rinnovamento che l’impresa pone in essere grazie alle attività di set up Risposta: 1, 2, 3, 4 Domanda 3 Quali sono gli elementi costitutivi la formula imprenditoriale? 1. Mercati 2. Prodotti 3. Organizzazione 4. Clienti target 5. Ambiente sociale 6. Sistema degli attori sociali target 7. Corporate social responsability 8. Sistema di prodotto 9. Core competences 10. Cultura 11. Struttura 12. Vantaggio competitivo 13. Proposte di collaborazione Risposta: 4, 6, 8, 11, 13 Domanda 4 Quali elementi compongono il sistema di prodotto ? 1. Componenti materiali del prodotto (qualità, gamma, livello tecnologico, affidabilità, ecc.) 2. I bisogni dei clienti (sia quelli percepiti, sia quelli latenti) 3. Componenti immateriali connessi al prodotto (come prestigio, eleganza, salute, sicurezza, ecc) 4. Le funzioni d’uso connesse al prodotto 5. Il servizio collegato al prodotto (velocità e puntualità nella consegna, assistenza pre e post vendita, ecc) 6. Il prezzo 7. Alcune condizioni economiche dello scambio (termini e modalità di pagamento, condizioni di trasporto, garanzie, assicurazioni) 8. Il vantaggio competitivo Risposta: 1, 3, 5, 6, 7 Domanda 5 Quali sono gli elementi che costituiscono la struttura dedicata alla presenza in un particolare business ? 1. Patrimonio economico-finanziario dell’impresa (equity e posizione finanziaria netta) 2. Beni tangibili 3. Attività correnti 4. Attività centrali 5. Beni intangibili 6. Competenze Risposta: 2, 3, 5, 6 Domanda 6 Il/I sottosistema/i che compongono la formula imprenditoriale è/sono 1. unico 2. due 3. tre 4. pari al numero dei business in cui l’impresa opera più uno 5. pari esattamente al numero dei business in cui l’impresa opera Risposta: 4 Domanda 7 Gli elementi che compongono 1. La formula competitiva sono 3 2. La formula aziendale sono 3 3. La formula imprenditoriale sono 3 4. La formula imprenditoriale sono 6 5. La formula imprenditoriale sono 5 Risposta: 1, 2, 5 Domanda 8 Le caratteristiche della formula imprenditoriale delle imprese di successo: 1. rappresentano l’ideale verso il quale tendere 2. riguardano o la formula competitiva o la formula aziendale 3. costituiscono il posizionamento strategico obiettivo 4. sono il termine di confronto per valutare le strategie in atto Risposta: 1, 3, 4 Domanda 9 Nelle imprese di successo: 1. Tutti gli elementi della formula imprenditoriale presentano un elevato grado di consonanza 2. Gli elementi della formula competitiva rappresentano gli sviluppi logici di una idea centrale che è il risultato di una sintesi tra un bisogno percepito e una possibilità intravista di soddisfarlo economicamente 3. La proposta che si rivolge agli attori sociali viene percepita da coloro che vi aderiscono come capace di soddisfare le loro “aspettative di fondo” meglio di altre eventuali proposte alternative 4. Agli azionisti non viene mai richiesta la rinuncia a prelevare gli utili per salvaguardare la sopravvivenza e l’autonomia aziendale 5. La creazione di valore per gli azionisti è il primo obiettivo dell’azienda da cui gli altri obiettivi discendono Risposta: 1, 2, 3 Domanda 10 Nella formula competitiva delle imprese di successo: 1. il sistema di prodotto esprime elementi di unicità 2. sono soddisfatte le aspettative di fondo degli attori sociali 3. l’impresa ha stabilito i fattori critici di successo del segmento di mercato in cui sono collocati i suoi clienti target 4. la struttura presenta delle competenze distintive 5. la struttura presenta una cultura forte 6. vi è coerenza qualitativa fra gli elementi che la costituiscono 7. vi è coerenza quantitativa fra gli elementi che la costituiscono 8. la proposta di collaborazione presenta vantaggi differenziali Risposta: 1, 3, 4, 6, 7 Domanda 11 Nella formula aziendale delle imprese di successo: 1. il sistema di prodotto esprime elementi di unicità 2. sono soddisfatte le aspettative di fondo degli attori sociali 3. l’impresa ha stabilito i fattori critici di successo del segmento di mercato in cui sono collocati i suoi clienti target 4. la struttura presenta delle competenze distintive 5. la struttura presenta una cultura forte 6. vi è coerenza qualitativa fra gli elementi che la costituiscono 7. vi è coerenza quantitativa fra gli elementi che la costituiscono 8. la proposta di collaborazione presenta vantaggi differenziali Risposta: 2, 5, 6, 7, 8 Domanda 12 La formula competitiva nelle imprese di successo genera: 1. successo competitivo 2. successo reddituale 3. successo sociale Risposta: 1, 2 Domanda 13 La formula aziendale nelle imprese di successo genera: 1. successo competitivo 2. successo economico-finanziario 3. successo sociale Risposta: 2, 3 Domanda 14 Gli approcci alla valutazione di una concreta strategia aziendale con il modello della formula imprenditoriale sono: 1. benchmarking della formula imprenditoriale e riscontro nelle performance 2. 5 forze e catena del valore 3. analisi delle performance e diagnosi a livello competitivo e aziendale 4. analisi delle core competence e delle performance Risposta: 1, 3 Domanda 15 Quali sono le tipiche dimensioni del successo imprenditoriale ? 1. competitiva a livello aziendale 2. reddituale a livello di business 3. competitiva a livello di business 4. economico-finanziaria a livello aziendale 5. sociale a livello aziendale 6. sociale a livello di business Risposta: 2, 3, 4, 5 Domanda 16 Gli elementi che devono essere presenti affinché – in tesi generale – si possa riscontrare una formula imprenditoriale valida sono: 1. successo a livello di business 2. successo a livello aziendale 3. sistema competitivo attraente 4. crescita della dimensione operativa 5. inesistenza di minacce che richiedono un cambiamento radicale della formula imprenditoriale Risposta: 1, 2, 5 Domanda 17 Quali sono gli elementi che costituiscono la formula competitiva? 1. Sistema di prodotto 2. Clienti target 3. Competenze distintive 4. Fattori critici di successo 5. Struttura Risposta: 1, 2, 5 Domanda 18 Le performance da privilegiare a livello business sono: 1. competitiva 2. reddituale 3. sociale Risposta: 1, 2 Domanda 19 Le manifestazioni su cui maturare un giudizio riguardo i risultati competitivi sono: 1. I fattori causanti il gioco competitivo 2. Le quote di mercato relative 3. Il grado di copertura del mercato e il grado di penetrazione presso le varie fasce di clientela 4. Il grado di assenteismo dei collaboratori 5. Il livello qualitativo della clientela 6. I risultati del gioco competitivo 7. I differenziali concorrenziali 8. Le competenze distintive proprie di ogni competitore 9. I punti forti e i punti deboli 10.Il confronto della struttura dei costi dell’impresa in quel business con quella del concorrente diretto Risposta: 2, 3, 5, 6 Domanda 20 La manifestazione su cui maturare un giudizio riguardo la dimensione reddituale a livello business è: 1. La redditività operativa dei mezzi investiti 2. Il D/E 3. Il Cash Flow 4. Il ROE Risposta: 1 Domanda 21 Indicatori su cui maturare un giudizio riguardo la dimensione reddituale a livello business in assenza della conoscenza puntuale della redditività operativa sono: 1. gli oneri finanziari sul fatturato 2. gli oneri finanziari sui mezzi di terzi 3. i margini di contribuzione sul fatturato 4. il reddito netto sul fatturato 5. i coefficienti di rigiro del circolante 6. il Debt/Equity 7. il fatturato (o il valore aggiunto) per addetto 8. i margini di ricarico operati sul costo primo per formare i prezzi di vendita 9. la politica degli sconti attuata Risposta: 3, 5, 7, 8, 9 Domanda 22 Le imprese mono-business (o i business delle imprese multi-business) che non hanno successo né sul piano competitivo né sul quello reddituale devono questa loro situazione 1. All’operare di condizioni esterne particolarmente favorevoli 2. All’assenza di una ragion d’essere ricompensata dal mercato 3. Al funzionamento efficiente di una formula competitiva coerente nei vari elementi che la compongono 4. Alla presenza di una formula competitiva internamente incoerente Risposta: 2 Domanda 23 Le imprese mono-business (o i business delle imprese multi-business) che hanno successo sia sul piano competitivo sia sul quello reddituale devono questa loro situazione 1. All’operare di condizioni esterne particolarmente favorevoli 2. All’assenza di una ragion d’essere ricompensata dal mercato 3. Al funzionamento efficiente di una formula competitiva coerente nei vari elementi che la compongono 4. Alla presenza di una formula competitiva internamente incoerente Risposta: 3 Domanda 24 Le imprese mono-business (o i business delle imprese multi-business) che non hanno successo sul piano competitivo ed hanno successo sul quello reddituale devono questa loro situazione 1. All’operare di condizioni esterne particolarmente favorevoli 2. All’assenza di una ragion d’essere ricompensata dal mercato 3. Al funzionamento efficiente di una formula competitiva coerente nei vari elementi che la compongono 4. Alla presenza di una formula competitiva internamente incoerente Risposta: 1 Domanda 25 Le imprese mono-business (o i business delle imprese multi-business) che hanno successo sul piano competitivo e insuccesso su quello reddituale devono questa loro situazione 1. All’operare di condizioni esterne particolarmente favorevoli 2. All’assenza di una ragion d’essere ricompensata dal mercato 3. Al funzionamento efficiente di una formula competitiva coerente nei vari elementi che la compongono 4. Alla presenza di una formula competitiva internamente incoerente Risposta: 4 Domanda 26 Elencare la sequenza corretta degli stadi del processo di apprendimento imprenditoriale qui sotto elencati 1. Stadio di sviluppo 2. Stadio di realizzazione 3. Stadio di concepimento della visione 4. Stadio di consolidamento Risposta: 3, 1, 2, 4 Domanda 27 Quanti sono i percorsi di successo di un business ? 1. due 2. tre 3. quattro 4. cinque 5. sei Risposta: 3 Domanda 28 Quanti sono i percorsi di crisi di una area di affari ? 1. due 2. tre 3. quattro 4. cinque 5. sei Risposta: 4 Domanda 29 Se il business si colloca nel quadrante caratterizzato da alto successo competitivo e basso successo reddituale l’attenzione del management (o dell’analista) dovrà essere rivolta: 1. al riorientamento strategico del business 2. alla comprensione delle dinamiche di settore e alle scelte di posizionamento strategico 3. alla ristrutturazione e/o alla diversificazione (a seguito di un approfondimento dell’economics del business) Risposta: 3 Domanda 30 Se il business si colloca nel quadrante caratterizzato da alto successo competitivo e alto successo reddituale l’attenzione del management (o dell’analista) dovrà essere rivolta: 1. al riorientamento strategico del business 2. alla comprensione delle dinamiche di settore e alle scelte di posizionamento strategico 3. alla ristrutturazione e/o alla diversificazione (a seguito di un approfondimento dell’economics del business) Risposta: 2 Domanda 31 Se il business si colloca nel quadrante caratterizzato da basso successo competitivo e basso successo reddituale l’attenzione del management (o dell’analista) dovrà essere rivolta: 1. al riorientamento strategico del business 2. alla comprensione delle dinamiche di settore e alle scelte di posizionamento strategico 3. alla ristrutturazione e/o alla diversificazione (a seguito di un approfondimento dell’economics del business) Risposta: 3 Domanda 32 Se il business si colloca nel quadrante caratterizzato da basso successo competitivo e alto successo reddituale l’attenzione del management (o dell’analista) dovrà essere rivolta: 1. al riorientamento strategico del business 2. alla comprensione delle dinamiche di settore e alle scelte di posizionamento strategico 3. alla ristrutturazione e/o alla diversificazione (a seguito di un approfondimento dell’economics del business) Risposta: 1 Domanda 33 Le dimensioni del successo imprenditoriale a livello aziendale complessivo sono: 1. La dimensione competitiva 2. La dimensione economico-finanziaria 3. La dimensione sociale Risposta: 2, 3 Domanda 34 La manifestazione su cui maturare un giudizio riguardo la dimensione economicofinanziaria a livello aziendale è: 1. Il ROI 2. Il D/E 3. Il Cash Flow 4. Il ROE Risposta: 4 Domanda 35 Le imprese che hanno successo sia sul piano sociale sia quello economicofinanziario devono questa loro situazione 1. All’alimentazione vicendevole dell’economicità della gestione e della soddisfazione dei partecipanti 2. All’alimentazione vicendevole della diseconomicità della gestione e della insoddisfazione dei partecipanti 3. Al sacrificio delle attese di una o più categorie di partecipanti 4. Al sacrificio del ruolo economico dell’impresa a favore del soddisfacimento delle attese dei partecipanti Risposta: 1 Domanda 36 Le imprese che hanno successo sul piano sociale e insuccesso su quello economicofinanziario devono questa loro situazione 1. All’alimentazione vicendevole dell’economicità della gestione e della soddisfazione dei partecipanti 2. All’alimentazione vicendevole della diseconomicità della gestione e della insoddisfazione dei partecipanti 3. Al sacrificio delle attese di una o più categorie di partecipanti 4. Al sacrificio del ruolo economico dell’impresa a favore del soddisfacimento delle attese dei partecipanti Risposta: 4 Domanda 37 Le imprese che hanno successo sul piano economico-finanziario e insuccesso su quello sociale devono questa loro situazione 1. All’alimentazione vicendevole dell’economicità della gestione e della soddisfazione dei partecipanti 2. All’alimentazione vicendevole della diseconomicità della gestione e della insoddisfazione dei partecipanti 3. Al sacrificio delle attese di una o più categorie di partecipanti 4. Al sacrificio del ruolo economico dell’impresa a favore del soddisfacimento delle attese dei partecipanti Risposta: 3 Domanda 38 Le imprese che hanno insuccesso sia sul piano sociale, sia su quello economicofinanziario devono questa loro situazione 1. All’alimentazione vicendevole dell’economicità della gestione e della soddisfazione dei partecipanti 2. All’alimentazione vicendevole della diseconomicità della gestione e della insoddisfazione dei partecipanti 3. Al sacrificio delle attese di una o più categorie di partecipanti 4. Al sacrificio del ruolo economico dell’impresa a favore del soddisfacimento delle attese dei partecipanti Risposta: 2 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 3 “Il rapporto fra strategia e risultati economico-finanziari” e App. D “Analisi di sensitività” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 3 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 Qual è il punto di partenza per risalire dalla redditività alla strategia? 1. La redditività netta dei mezzi propri 2. La redditività lorda dei mezzi propri 3. La redditività delle vendite 4. La redditività operativa Risposta: 4 Domanda 2 Quali risultati rappresentano l’”anello di congiunzione” fra i due livelli della formula imprenditoriale? 1. I risultati reddituali 2. I risultati competitivi 3. I risultati sociali Risposta: 1 Domanda 3 Quale indicatore di economicità appare utile per valutare l’andamento effettivo di un business frutto della strategia competitiva operante in essa ? 1. La redditività netta dei mezzi propri 2. Il tasso di autofinanziamento 3. Il ROE 4. La redditività operativa 5. Il D/E Risposta: 4 Domanda 4 E’ opportuno, per una analisi strategica, porre al numeratore della redditività operativa: 1. Il reddito prima di imposte e oneri finanziari 2. L’EBITDA 3. Il MOL 4. Il reddito prima di imposte, sopravvenienze e insussistenze, oneri finanziari Risposta: 4 Domanda 5 E’ opportuno, per una analisi strategica, porre al denominatore della redditività operativa: 1. Il capitale investito netto a inizio periodo 2. Il capitale investito netto a fine periodo 3. Il capitale investito netto medio fra quello di inizio e quello di fine periodo 4. Il capitale investito netto medio fra i capitali investiti mensili Risposta: 1 Domanda 6 Indicare le affermazioni corrette: 1. quanto più i sistemi di attività dei business sono interconnessi, tanto ci si deve accontentare di conoscere i margini di contribuzione di ciascun business 2. se non vi sono attività condivise fra i diversi business è possibile rilevare gli “ordinary EBIT di business” 3. se vi sono attività condivise fra i diversi business è possibile rilevare gli “ordinary EBITDA di business” 4. se i sistemi di attività dei singoli business sono interconnessi si può pervenire, per ogni business, a una significativa misura della redditività operativa 5. se i sistemi di attività dei singoli business non sono interconnessi si può pervenire, per ogni business, a una significativa misura della redditività operativa Risposta: 1, 2, 5 Domanda 7 Indicare le affermazioni corrette relative alla redditività operativa 1. La redditività operativa costituisce uno dei fattori determinanti la redditività netta dei mezzi propri 2. La redditività operativa costituisce uno dei fattori determinanti la redditività delle vendite 3. La redditività operativa costituisce uno dei fattori determinanti il tasso di rigiro degli investimenti 4. La redditività operativa costituisce uno dei fattori determinanti la capacità di autofinanziamento Risposta: 1, 4 Domanda 8 I risultati economico-finanziari sono fra loro collegati dalle seguenti relazioni di causa effetto: 1. più alta è la redditività più elevata è la capacità di autofinanziamento, che costituisce fonte di patrimonializzazione dell’impresa 2. il livello di patrimonializzazione influisce sulle possibilità di espansione dell’attività produttiva con ripercussioni sulla redditività 3. la redditività impatta sulla liquidità attraverso il flusso di cassa netto generato dalla gestione del (o dei) business 4. una buona situazione di liquidità ostacola la focalizzazione su obiettivi di redditività, mentre una situazione tesa favorisce la redditività 5. un consistente livello di patrimonializzazione spesso si combina con la presenza di elevate riserve di credito su cui l’impresa può far conto per le sue esigenze di cassa 6. la situazione di liquidità si ripercuote sul rapporto di indebitamento nella misura in cui deficit o surplus di cassa inducono rispettivamente aumenti o diminuzioni dell’indebitamento complessivo 7. la dinamica economico-finanziaria complessiva percepita dai finanziatori impatta sul loro grado di fiducia Risposta: 1, 2, 5, 6, 7 Domanda 9 Seguendo quanti sentieri analitici può effettuarsi lo studio della redditività operativa? 1. Due 2. Tre 3. Quattro Risposta: 1 Domanda 10 Lo studio della redditività operativa può effettuarsi seguendo il /i seguente/i sentiero/i analitico/ci: 1. Analisi mediante indici 2. Analisi mediante flussi 3. Analisi delle relazioni di causa-effetto da cui dipende la redditività netta dei mezzi propri 4. Analisi del tessuto causale sottostante la redditività operativa 5. Analisi delle variazioni fra budget e consuntivo Risposta: 1, 4 Domanda 11 L’analisi mediante indici di bilancio della redditività operativa muove dalla sua scomposizione 1. Nella somma fra tasso di rigiro degli investimenti netti e della redditività delle vendite 2. Nella differenza fra tasso di rigiro degli investimenti netti e della redditività delle vendite 3. Nel prodotto fra redditività operativa e tasso di indebitamento 4. Nel prodotto fra tasso di rigiro degli investimenti netti e della redditività delle vendite Risposta: 4 Domanda 12 Il tasso di rigiro degli investimenti netti è analizzabile 1. Con un conto economico a valori percentuali 2. Con uno stato patrimoniale a valori percentuali 3. Con gli indici di durata 4. Con i flussi finanziari Risposta: 3 Domanda 13 Indicare le affermazioni corrette relative al tasso di rigiro degli investimenti netti 1. Il tasso di rigiro degli investimenti netti esprime la relazione tra una dimensione operativa dell’azienda e una dimensione strutturale 2. Il tasso di rigiro degli investimenti netti pone al numeratore il fatturato netto e al denominatore il capitale investito netto a inizio periodo 3. Il tasso di rigiro degli investimenti netti pone al numeratore il capitale investito netto a inizio periodo e al denominatore il fatturato netto 4. Il tasso di rigiro degli investimenti netti viene opportunamente posto in relazione con dati di anni precedenti 5. Il tasso di rigiro degli investimenti netti viene opportunamente posto in relazione con obiettivi di budget 6. Il tasso di rigiro degli investimenti netti viene opportunamente posto in relazione con dati dei concorrenti 7. Il tasso di rigiro degli investimenti netti è un indicatore di natura concettuale simile all’indicatore “fatturato per addetto” 8. Il tasso di rigiro degli investimenti netti è un indicatore di natura concettuale simile all’indicatore “redditività delle vendite” 9. Il tasso di rigiro degli investimenti netti è un indicatore di natura concettuale simile all’indicatore “valore aggiunto per addetto” 10. Il tasso di rigiro degli investimenti netti è un indicatore che consente di pervenire a un quadro completo delle fondamentali quantità economiche in gioco Risposta: 1, 2, 4, 5, 6, 7, 9 Domanda 14 La redditività delle vendite è analizzabile 1. Con un conto economico a valori percentuali 2. Con uno stato patrimoniale a valori percentuali 3. Con gli indici di durata 4. Con i flussi finanziari Risposta: 1 Domanda 15 Indicare le affermazioni corrette relative alla redditività delle vendite 1. La redditività delle vendite è un indicatore che misura il grado in cui l’attività gestionale svolta nell’esercizio risulta remunerativa 2. La redditività delle vendite è un indicatore non influenzato dal grado di utilizzo della struttura 3. La redditività delle vendite è utilmente indagabile con un conto economico a valori percentuali che recepisce la distinzione fra costi fissi e costi variabili 4. La redditività delle vendite è un indicatore che consente di pervenire a un quadro completo delle fondamentali quantità economiche in gioco 5. La redditività delle vendite è utilmente indagabile prendendo spunto dal rapporto tra margine di contribuzione e ricavi netti 6. La redditività delle vendite è utilmente indagabile prendendo spunto dall’indice di “leva operativa” Risposta: 1, 3, 5, 6 Domanda 16 L’analisi delle determinanti del reddito operativo della gestione caratteristica prende le mosse da un conto economico nel quale: 1. I costi variabili sono separati dai costi fissi 2. I costi variabili sono separati in costi speciali e costi comuni 3. I costi fissi sono separati in costi speciali e costi comuni 4. I costi fissi sono separati in ammortamenti, costi di struttura e costi di politica 5. I costi variabili sono separati in ammortamenti, costi di struttura e costi di politica 6. Sono evidenziati gli oneri finanziari 7. E’ evidenziato il margine di contribuzione Risposta: 1, 3, 4, 7 Domanda 17 Nell’ipotesi di un’impresa mono-business, il margine di contribuzione complessivo è utilmente indagabile come prodotto fra 1. Volume di produzione/vendita 2. Costi fissi 3. Ricavi medi unitari 4. Costi variabili medi unitari 5. Margine di contribuzione medio unitario 6. Rendimenti 7. Composizione % del volume di produzione/vendita Risposta: 1, 5 Domanda 18 Nell’ipotesi di un’impresa mono-business, il margine di contribuzione medio unitario è utilmente indagabile come risultato delle seguenti quantità economiche 1. Volume di produzione/vendita 2. Costi fissi 3. Ricavi medi unitari 4. Costi variabili medi unitari 5. Rendimenti 6. Composizione % del volume di produzione/vendita Risposta: 3, 4, 5, 6 Domanda 19 Nell’ipotesi di un’impresa mono-business, il volume di produzione/vendita è utilmente indagabile come prodotto fra 1. Giro complessivo d’affari del mercato 2. Capacità produttiva 3. Grado di utilizzo della capacità produttiva 4. Composizione % del volume di produzione Risposta: 2, 3 Domanda 20 Nell’ipotesi di un’impresa mono-business, il volume di produzione/vendita è utilmente indagabile come prodotto fra 1. Giro complessivo d’affari del mercato 2. Capacità produttiva 3. Composizione % del volume di vendita 4. Quota di mercato Risposta: 1, 4 Domanda 21 Le fondamentali vie che la direzione può seguire per migliorare il margine di contribuzione complessivo sono: 1. L’allargamento della “forbice prezzi-costo/prezzi-ricavo” 2. La diminuzione dei costi fissi 3. La rinegoziazione con gli istituti di credito del costo dei mezzi di terzi 4. Il miglioramento dell’efficienza di impiego dei fattori variabili 5. Lo spostamento del mix di produzione/vendita sui prodotti più remunerativi 6. Lo slittamento delle campagne pubblicitarie 7. L’aumento del volume di produzione/vendita 8. Il taglio dei costi di Ricerca e Sviluppo Risposta: 1, 4, 5, 7 Domanda 22 Le determinanti dei costi fissi di struttura sono: 1. Valori da ammortare 2. Costi di ricerca e sviluppo 3. Livelli dei saggi retributivi medi 4. Carichi di lavoro indiretto da svolgere 5. Costi di formazione 6. Struttura organizzativa 7. Criteri di ammortamento 8. Costi di promozione 9. Assenteismo, conflittualità, produttività Risposta: 3, 4, 6, 9 Domanda 23 Le determinanti dei costi fissi di politica sono: 1. Valori da ammortare 2. Costi di ricerca e sviluppo 3. Livelli dei saggi retributivi medi 4. Carichi di lavoro indiretto da svolgere 5. Costi di formazione 6. Struttura organizzativa 7. Criteri di ammortamento 8. Costi di promozione 9. Assenteismo, conflittualità, produttività Risposta: 2, 5, 8 Domanda 24 Le determinanti degli ammortamenti sono: 1. Valori da ammortare 2. Costi di ricerca e sviluppo 3. Livelli dei saggi retributivi medi 4. Carichi di lavoro indiretto da svolgere 5. Costi di formazione 6. Struttura organizzativa 7. Criteri di ammortamento 8. Costi di promozione 9. Assenteismo, conflittualità, produttività Risposta: 1, 7 Domanda 25 Indicare le affermazioni corrette relative all’analisi delle catene causali che determinano la redditività operativa 1. Tale analisi richiede esclusivamente l’impiego di dati contabili 2. Tale analisi richiede l’impiego combinato dei dati contabili e di rilevazioni fuori conto 3. Tale analisi consente di capire l’importanza relativa che le diverse quantità economiche hanno nel determinare la variabilità della redditività operativa e, quindi, individuare le aree di intervento del management 4. Tale analisi è sufficiente per capire il collegamento fra azioni direzionali e risultati economici 5. Tale analisi è un passaggio obbligato per capire il collegamento fra azioni direzionali e risultati economici 6. Tale analisi consente di individuare le leve (fra cui quella operativa) Risposta: 2, 3, 5, 6 Domanda 26 La leva del prezzo di vendita 1. Permette di stimare anticipatamente di quanto vari il risultato operativo della gestione caratteristica a seguito di una variazione di un punto percentuale della quantità venduta 2. Permette di stimare anticipatamente di quanto vari il risultato operativo della gestione caratteristica a seguito di una variazione di un punto percentuale dei costi variabili 3. Permette di stimare anticipatamente di quanto vari il risultato operativo della gestione caratteristica a seguito di una variazione di un punto percentuale dei costi fissi 4. Permette di stimare anticipatamente di quanto vari il risultato operativo della gestione caratteristica a seguito di una variazione di un punto percentuale del prezzo di vendita Risposta: 4 Domanda 27 La leva operativa 1. Permette di stimare anticipatamente di quanto vari il risultato operativo della gestione caratteristica a seguito di una variazione di un punto percentuale dei costi variabili 2. Permette di stimare anticipatamente di quanto vari il risultato operativo della gestione caratteristica a seguito di una variazione di un punto percentuale dei costi fissi 3. Permette di stimare anticipatamente di quanto vari il risultato operativo della gestione caratteristica a seguito di una variazione di un punto percentuale del prezzo di vendita 4. Permette di stimare anticipatamente di quanto vari il risultato operativo della gestione caratteristica a seguito di una variazione di un punto percentuale della quantità venduta Risposta: 4 Domanda 28 La leva dei costi fissi è pari a: 1. Il rapporto fra reddito operativo e i costi fissi 2. Il rapporto fra reddito operativo della gestione caratteristica e i costi fissi 3. Il rapporto fra costi fissi e il reddito operativo 4. Il rapporto fra i costi fissi e il reddito operativo della gestione caratteristica Risposta: 4 Domanda 29 La leva dei costi variabili è pari a: 1. Il rapporto fra reddito operativo e i costi variabili 2. Il rapporto fra reddito operativo della gestione caratteristica e i costi variabili 3. Il rapporto fra costi variabili e il reddito operativo 4. Il rapporto fra i costi variabili e il reddito operativo della gestione caratteristica Risposta: 4 Domanda 30 La leva dei prezzi di vendita è pari a: 1. Il rapporto fra reddito operativo e il fatturato 2. Il rapporto fra reddito operativo della gestione caratteristica e il fatturato 3. Il rapporto fra il fatturato (al netto delle provvigioni) e il reddito operativo 4. Il rapporto fra il fatturato e il reddito operativo 5. Il rapporto fra il fatturato e il reddito operativo della gestione caratteristica 6. Il rapporto fra il fatturato (al netto delle provvigioni) e il reddito operativo della gestione caratteristica Risposta: 6 Domanda 31 La leva operativa (o della quantità venduta) è pari a: 1. Il rapporto fra reddito operativo della gestione caratteristica e il fatturato 2. Il rapporto fra il fatturato e il reddito operativo della gestione caratteristica 3. Il rapporto fra le quantità vendute e il reddito operativo della gestione caratteristica 4. Il rapporto fra il margine di contribuzione complessivo e il reddito operativo della gestione caratteristica Risposta: 4 Domanda 32 Le/la ipotesi che consentono/consente di utilizzare le leve (del prezzo di vendita, della quantità venduta, dei costi variabili, dei costi fissi) come strumento di analisi di sensitività sono/è che tutto accada 1. A parità di altre condizioni 2. Con un incremento dei costi fissi pari all’incremento dei costi variabili 3. A partire da una leadership incontrastata dell’azienda in esame sul segmento di mercato di riferimento 4. A partire da un certo risultato operativo della gestione caratteristica iniziale Risposta: 1, 4 Domanda 33 Indicare le affermazioni corrette relative all’analisi di vulnerabilità 1. Il risultato operativo di aziende con alti costi fissi e bassi costi variabili unitari è molto più sensibile a cambiamenti nelle vendite 2. Un’azienda con alti costi variabili unitari e costi fissi modesti ha un risultato operativo che non è sensibile ai cambiamenti nel volume di vendita 3. Quando il risultato operativo della gestione caratteristica è molto basso i valori delle leve aumentano ad un livello tale da rendere difficile l’interpretazione dei loro valori 4. L’azienda che opera in prossimità al punto di pareggio risulterà con una leva operativa maggiore dei suoi concorrenti Risposta: 3, 4 Domanda 34 Per inquadrare le decisioni di prezzo di vendita e di ambito competitivo di un campione di aziende (ognuna dotata di una struttura di conto economico differente che porta a diversi redditi operativi di gestione caratteristica) è utile impiegare valori delle leve espressi nei seguenti termini relativi: 1. Leva del prezzo di vendita fratto leva operativa 2. Leva del prezzo di vendita fratto leva dei costi fissi 3. Leva dei costi fissi fratto leva dei costi variabili 4. Leva dei costi variabili fratto leva dei costi fissi 5. Leva operativa fratto leva del prezzo di vendita 6. Leva operativa fratto leva dei costi variabili Risposta: 5 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 4 “L’analisi di settore” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 4 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 Quali sono le determinanti della redditività conseguita da un’impresa in un determinato business?: 1. Il caso 2. Le condizioni del settore in cui l’impresa opera 3. Lo spread fra i rendimenti dei Btp e i rendimenti dei Bund 4. La qualità della strategia competitiva adottata Risposta: 2, 4 Domanda 2 Indicare le affermazioni corrette 1. Il settore (o “industry”) è un insieme di aziende in concorrenza tra loro 2. Il settore (o “industry”) è un aggregato merceologico 3. Il settore (o “industry” è un insieme di combinazioni prodotto/mercato dove le similitudini prevalgono sulle differenze 4. Le differenze di redditività che si registrano all’interno dello stesso settore sono più ampie delle differenze che si osservano confrontando la redditività media di settori diversi 5. le differenze di redditività che si registrano all’interno dello stesso settore sono meno ampie delle differenze che si osservano confrontando la redditività media di settori diversi 6. l’analisi di settore è lo studio delle cause che spiegano la redditività del settore in un certo istante e le sue variazioni nel tempo Risposta: 1, 4, 6 Domanda 3 I passi significativi che sono stati compiuti nell’analisi del settore dopo il modello delle cinque forze sono: 1. lo studio delle relazioni di filiera 2. lo studio delle relazioni a rete 3. lo studio delle mappe strategiche 4. lo studio della catena del valore 5. lo studio della creazione del valore per gli azionisti (o “shareholder value”) Risposta: 1, 2 Domanda 4 Quali sono le forze competitive che determinano la configurazione strutturale di un dato settore secondo Porter? 1. Clienti, fornitori 2. Nuovi entranti, produttori di prodotti sostitutivi 3. I produttori di beni diversi ma comunque idonei a soddisfare i medesimi bisogni 4. Minacce portate da prodotti sostitutivi e da potenziali entranti 5. I rapporti di forza contrattuale delle aziende con i fornitori e con i clienti 6. Le relazioni di rivalità e collaborazione tra produttori di beni simili Risposta: 4, 5, 6 Domanda 5 La forza contrattuale di chi vende e di chi compra può essere ricondotta alle seguenti macro-variabili: 1. la forza negoziale dell’azienda compratrice e dell’azienda venditrice; 2. la percezione di equità dei produttori di prodotti sostitutivi 3. la forza negoziale delle persone coinvolte nelle attività di acquisto e di vendita 4. la forza negoziale dei nuovi entranti 5. la percezione di maggiore o minore convenienza delle condizioni richieste o prospettate dalla controparte Risposta: 1, 3, 5 Domanda 6 Dal punto di vista dell’azienda che vende, la forza negoziale dell’azienda che compra è legata a: 1. l’importanza del bisogno soddisfatto per il cliente e per il fornitore 2. il confronto tra l’azienda fornitrice e le alternative cui il cliente non può accedere per soddisfare il bisogno 3. il rapporto qualità/prezzo Risposta: 1, 3 Domanda 7 Costi, rischi e tempi di riconversione: 1. generano inerzia da parte del cliente 2. aumentano la forza contrattuale del fornitore 3. non incidono sul rapporto qualità/prezzo 4. saranno valutati da un compratore soddisfatto prima di cambiare il fornitore Risposta: 1, 2, 4 Domanda 8 La forza negoziale della persona che compra (il cosiddetto buyer): 1. corrisponde alla forza contrattuale dell’azienda che si trova in posizione di acquisto 2. dipende da una serie di elementi di natura individuale 3. è un elemento centrale nel modello proposto da Porter 4. è condizionata dal sistema di incentivi aziendali Risposta: 2, 4 Domanda 9 Indicare le affermazioni corrette 1. gran parte del modello di Porter orbita attorno al concetto di valore, inteso come “ciò che il cliente è disposto a pagare” 2. il concetto di utilità tipico della teoria del consumatore non è valido per formulare modelli astratti in merito al comportamento di chi compra 3. il concetto di utilità tipico della teoria del consumatore non riflette i presupposti “emotivi” di soddisfazione o insoddisfazione del cliente 4. il concetto di utilità tipico della teoria del consumatore non riflette i presupposti di percezione di equità o iniquità 5. la “divisione in due” del valore creato mediante il prezzo incide sulla percezione di equità (o di convenienza) della transazione da parte del cliente e da parte del fornitore 6. La “divisione in due” del valore creato mediante il prezzo è l’unica variabile che incide sul comportamento del compratore e del venditore Risposta: 1, 3, 4, 5 Domanda 10 Il prezzo di vendita “taglia in due” il valore creato (ovvero il prezzo che il cliente è disposto a pagare), dividendolo nelle seguenti due parti: 1. il valore sottratto al cliente e trasferito al fornitore 2. il valore di scambio 3. il valore “creato” per gli azionisti 4. il valore “lasciato” al cliente 5. il valore atteso dal cliente 6. il valore percepito dal cliente Risposta: 1, 4 Domanda 11 La rivalità tra i concorrenti in senso stretto, secondo Porter, può essere condizionata dai seguenti fattori: 1. la crescita del settore 2. il rapporto tra i EBIDA e EBIT 3. la disponibilità di eccessi strutturali di capacità produttiva 4. i costi di riconversione 5. la concentrazione dei produttori 6. le barriere all’entrata 7. gli interessi della capogruppo 8. le barriere all’uscita Risposta: 1, 4, 5, 7, 8 Domanda 12 Le relazioni di rivalità o di collaborazione fra produttori di beni simili dipendono dalle seguenti macro-variabili: 1. l’importanza degli obiettivi di aumento delle quote di mercato per le aziende del settore 2. le prospettive di utilizzo della capacità produttiva a livello di settore 3. l’impatto che le iniziative della singola azienda (prima tra tutte la riduzione del prezzo) possono avere sulla ridistribuzione delle quote di mercato 4. i modelli di comportamento prevalenti dei produttori. Risposta: 1, 2, 3, 4 Domanda 13 L’importanza degli obiettivi di aumento delle quote di mercato per le aziende del settore dipende da: 1. la disponibilità di capacità produttiva inutilizzata 2. il ruolo che tradizionalmente nell’azienda è stato attribuito alla conquista delle quote di mercato 3. la storia personale del top management Risposta: 1, 2, 3 Domanda 14 E’ più facile che si affermino comportamenti aggressivi fra i produttori di beni simili quando: 1. il settore è altamente frammentato e le informazioni sul comportamento dei concorrenti non sono disponibili 2. il settore è altamente frammentato e le informazioni sul comportamento dei concorrenti sono disponibili 3. il settore è altamente concentrato e le informazioni sul comportamento dei concorrenti sono disponibili 4. il livello di unicità del prodotto e del marchio sono relativamente modesti e i costi di riconversione sono bassi Risposta: 1, 4 Domanda 15 Le variabili rilevanti ai fini dei rapporti con i produttori di beni sostitutivi sono: 1. il rapporto prezzo/performance relativo ai singoli prodotti sostitutivi 2. i costi di riconversione che il cliente sopporta per servirsi dei prodotti sostitutivi 3. la propensione del cliente a effettuare la sostituzione 4. diverse rispetto alle variabili che spiegano l’intensità dei rapporti di rivalità tra i concorrenti in senso stretto Risposta: 1, 2, 3 Domanda 16 Secondo Porter, sul rapporto con i potenziali entranti influiscono: 1. le barriere all’entrata 2. la reazione attesa da parte dei concorrenti Risposta: 1, 2 Domanda 17 Secondo Porter, le barriere all’entrata sono riconducibili a: 1. economie di scala 2. economie di scopo 3. costi di riconversione 4. necessità di investimento 5. accesso alla distribuzione 6. vantaggi di costo assoluti riconducibili a fattori come effetti di esperienza, accesso agli input, disponibilità di disegni di prodotto protetti contro le imitazioni, 7. politica governativa; Risposta: 1, 3, 4, 5, 6, 7 Domanda 18 Le barriere all’entrata si traducono in: 1. spese da sostenere per entrare nel settore 2. ritardi tra il momento in cui si decide di entrare nel settore e il momento in cui l’ingresso può effettivamente avvenire 3. rischi che l’accesso al settore non produca i risultati desiderati 4. spese, ritardi e rischi da affrontare con attività correnti Risposta: 1, 2, 3 Domanda 19 Le decisioni del potenziale entrante sono condizionate: 1. dalle barriere all’entrata e dai costi e dalle difficoltà che si incontrano per superarle 2. dall’esistenza di posizioni di monopolio o di oligopolio naturale 3. dal livello dei prezzi di vendita prevalenti Risposta: 1, 2, 3 Domanda 20 Indicarle le affermazioni corrette: 1. Si costituiscono forme di concorrenza tra catene di fornitura 2. Si costituiscono forme di collaborazione tra catene di fornitura 3. Sono maggiormente presenti catene di fornitura nei settori dove i prodotti e i servizi forniti sono standardizzati 4. Ai singoli produttori di una catena di fornitura risulta difficile passare da una catena di fornitura all’altra 5. Lo sviluppo della catena di fornitura può avvenire solo a monte 6. Lo sviluppo della catena di fornitura può avvenire anche in senso orizzontale, oltre che a monte e a valle Risposta: 1, 4 Domanda 21 Indicarle le affermazioni corrette: 1. i beni complementari sono visti come elementi integrativi della capacità competitiva della rete del valore nel suo insieme 2. i beni complementari sono visti come elementi integrativi della capacità competitiva dell’azienda intesa come soggetto a sé stante 3. la rete del valore si estende solo in senso orizzontale 4. la rete del valore si estende sia orizzontalmente, sia verticalmente 5. Le relazioni di concorrenza nei confronti dei concorrenti in senso stretto sono determinate dal ruolo svolto dalla singola azienda, piuttosto che dalla forza competitiva della rete del valore 6. L’esposizione alla minaccia dei potenziali entranti è determinata dalla forza competitiva della rete del valore, piuttosto che dal ruolo svolto dalla singola azienda appartenente alla rete del valore Risposta: 1, 4, 6 Domanda 22 Indicarle le affermazioni corrette: 1. I raggruppamenti strategici rappresentano i settori che sono esposti in modo omogeneo (e relativamente diverso rispetto alle aziende che appartengono ad altri settori) rispetto alle cinque forze competitive 2. I raggruppamenti strategici rappresentano le aziende che sono esposte in modo omogeneo rispetto alle cinque forze competitive 3. Secondo Porter i raggruppamenti strategici raggruppano imprese che seguono strategie simili 4. Secondo Porter i raggruppamenti strategici raggruppano imprese che seguono le stesse strategie 5. Secondo Porter l’identificazione dei gruppi avviene in base a variabili che definiscono “barriere alla mobilità” 6. l’appartenenza a un gruppo strategico comporta diversi gradi di libertà nella definizione della strategia competitiva rispetto a quanto si osserva per le aziende appartenenti ad altri gruppi strategici del medesimo settore Risposta: 2, 3, 5, 6 Domanda 23 La costruzione della mappa dei raggruppamenti strategici richiede l'individuazione di due variabili da porre sugli assi, che deve avvenire seguendo i seguenti principi 1. le variabili devono essere capaci di originare differenze nel modo in cui le aziende sono esposte alle cinque forze competitive 2. le variabili devono essere fra loro correlate 3. le variabili devono essere indipendenti 4. le variabili devono essere discrete Risposta: 1, 3, 4 Domanda 24 Si riscontra nel medio periodo una compressione della redditività media del settore quando si verifica la presenza: 1. di barriere che frenano l'entrata di nuovi concorrenti 2. di validi prodotti sostitutivi offerti a prezzi inferiori 3. di fornitori e clienti dotati di un elevato potere contrattuale 4. di elevata competizione fra le imprese rivali Risposta: 2, 3, 4 Domanda 25 Si riscontra nel medio periodo un incremento della redditività media del settore quando si verifica la presenza: 1. di barriere che frenano l'entrata di nuovi concorrenti 2. di validi prodotti sostitutivi offerti a prezzi inferiori 3. di fornitori e clienti dotati di un limitato potere contrattuale 4. di elevata competizione fra le imprese rivali Risposta: 1, 3 Domanda 26 Per valutare la gravità della minaccia portata dai potenziali entranti occorre apprezzare: 1. la dimensione delle barriere all'entrata esistenti 2. l’efficacia dissuasiva della possibile ritorsione degli operatori già presenti 3. la struttura patrimoniale dei potenziali entranti 4. i punti forti dei potenziali entranti 5. le sinergie dell’impresa potenziale acquirente rispetto l’impresa target dell’acquisizione operante nel settore Risposta: 1, 2 Domanda 27 Indicare le affermazioni corrette in tema di attrattività 1. Un settore è attrattivo (cioè le aziende che vi operano conseguono una elevata redditività media) quando il settore cresce 2. L’attrattività del settore è un fatto oggettivo (non dipende dall’azienda che lo valuta) 3. L’attrattività del settore è un fatto soggettivo (dipende dall’azienda che lo valuta) 4. L’attrattività di un settore deriva dalla configurazione strutturale delle cinque forze competitive Risposta: 2, 4 Domanda 28 L’attrattività di un settore (o di un raggruppamento strategico) è elevata quando: 1. il tasso di sviluppo della domanda è alto 2. il tasso di sviluppo della domanda è basso 3. le pressioni concorrenziali sono basse 4. le pressioni concorrenziali sono alte Risposta: 1, 3 Domanda 29 L’attrattività di un settore (o di un raggruppamento strategico) è elevata quando: 1. il potenziale innovativo (di prodotto o di processo) è alto 2. il potenziale innovativo (di prodotto o di processo) è basso 3. la tendenza ad “allargare” il sistema di prodotto offerto è alta 4. la tendenza ad “allargare” il sistema di prodotto offerto è bassa Risposta: 1, 3 Domanda 30 L’attrattività di un settore (o di un raggruppamento strategico) è elevata quando: 1. il tasso di sostituzione da altri prodotti è alto 2. il tasso di sostituzione da altri prodotti è basso 3. il tasso di sostituzione ad altri prodotti è basso 4. il tasso di sostituzione ad altri prodotti è alto Risposta: 2, 4 Domanda 31 L’attrattività di un settore (o di un raggruppamento strategico) è elevata quando: 1. la disponibilità delle materie prime è regolare 2. la disponibilità delle materie prime è irregolare 3. il potere contrattuale verso i fornitori è alto 4. il potere contrattuale verso i fornitori è basso 5. il potere contrattuale verso i clienti è basso 6. il potere contrattuale verso i clienti è alto Risposta: 1, 3, 6 Domanda 32 L’attrattività di un settore (o di un raggruppamento strategico) è elevata quando: 1. la possibilità di “scavalcare” i clienti è bassa 2. la possibilità di “scavalcare” i clienti è alta 3. le barriere all’entrata sono basse 4. le barriere all’entrata sono alte Risposta: 2, 4 Domanda 33 L’attrattività di un settore (o di un raggruppamento strategico) è elevata quando: 1. i rischi di concorrenza sleale sono bassi 2. i rischi di concorrenza sleale sono alti 3. le “regole del gioco competitivo” (o fattori critici di successo) sono in evoluzione 4. le “regole del gioco competitivo” (o fattori critici di successo) sono stabili e non si prevedono cambiamenti Risposta: 1, 3 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 5 “Le strategie competitive di base” e del CAP. 6 “Il vantaggio competitivo di costo e la strategia di leadership di costo” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 5 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 Le strategie competitive di base sono: 1. costo 2. qualità 3. focalizzazione 4. leadership di costo 5. leadership di differenziazione 6. differenziazione Risposta: 3, 4, 6 Domanda 2 Il vantaggio competitivo è definito da 1. (solo) una redditività del capitale investito superiore alla media del settore nel breve-medio periodo 2. (solo) una redditività del capitale investito superiore alla media del settore nel medio-lungo periodo 3. (solo) una condizione di vantaggio rispetto ai concorrenti basata sul prezzo di vendita o sui costi 4. sia 1, sia 3 5. sia 2, sia 3 6. una capacità dell’impresa di soddisfare il cliente meglio dei propri concorrenti Risposta: 5 Domanda 3 Le condizioni necessarie e sufficienti per la realizzazione di un vantaggio competitivo di costo sono la presenza di un: 1. ROI superiore alla media del ROI dei concorrenti nel medio periodo; 2. premio di prezzo (prezzi superiori rispetto al prezzo medio dei concorrenti) 3. contenimento dei costi (differenza fra costi aziendali e costi medi insufficienti a compensare il premio di prezzo) 4. scarto di costo (costi unitari inferiori a tutti i concorrenti) 5. adeguatezza dei prezzi di vendita (differenza fra prezzi di vendita aziendali e i prezzi dei concorrenti insufficiente a compensare lo scarto di costo) 6. unicità di prodotto (sistema di prodotto percepito e apprezzato come unico dal cliente target) 7. unicità delle attività (il sistema delle attività aziendali presentano elementi di unicità rispetto a quelli dei concorrenti) 8. coerenza delle attività (il sistema delle attività aziendale è coerente dal punto di vista economico-finanziario) Risposta: 1, 4, 5, 7, 8 Domanda 4 Le condizioni necessarie e sufficienti per la realizzazione di un vantaggio competitivo di prezzo sono la presenza di un: 1. ROI superiore alla media del ROI dei concorrenti nel medio periodo; 2. premio di prezzo (prezzi superiori rispetto al prezzo medio dei concorrenti) 3. contenimento dei costi (differenza fra costi aziendali e costi medi insufficienti a compensare il premio di prezzo) 4. scarto di costo (costi unitari inferiori a tutti i concorrenti) 5. adeguatezza dei prezzi di vendita (differenza fra prezzi di vendita aziendali e i prezzi dei concorrenti insufficiente a compensare lo scarto di costo) 6. unicità di prodotto (sistema di prodotto percepito e apprezzato come unico dal cliente target) 7. unicità delle attività (il sistema delle attività aziendali presentano elementi di unicità rispetto a quelli dei concorrenti) 8. coerenza delle attività (il sistema delle attività aziendale è coerente dal punto di vista economico-finanziario) Risposta: 1, 2, 3, 6, 7, 8 Domanda 5 La condizione di vantaggio di costo è definita rispetto: 1. a tutti i concorrenti di riferimento 2. alla media dei concorrenti Risposta: 1 Domanda 6 La condizione di vantaggio di prezzo è definita rispetto: 1. a tutti i concorrenti di riferimento 2. alla media dei concorrenti Risposta: 2 Domanda 7 Il vantaggio competitivo di costo si distingue dal vantaggio competitivo di prezzo per i seguenti aspetti: 1. la condizione di vantaggio è definita rispetto a tutti i concorrenti di riferimento 2. il costo di produzione (inteso come costo di tutte le attività svolte per offrire il sistema di prodotto al cliente target) è inferiore rispetto alla media dei concorrenti) 3. il fatto di non presupporre l’unicità del prodotto o del servizio 4. l’unicità delle attività (il sistema delle attività aziendali presentano elementi di unicità rispetto a quelli dei concorrenti) 5. la coerenza delle attività (il sistema delle attività aziendale è coerente dal punto di vista economico-finanziario) Risposta: 1, 3, Domanda 8 Un’azienda può godere sia del vantaggio di costo, sia del vantaggio di prezzo nello stesso momento? 1. Sì, ma solo in casi eccezionali 2. Sì, ma solo in casi transitori 3. No Risposta: 1, 2 Domanda 9 Un’azienda può godere di entrambi i vantaggi competitivi? 1. no 2. sì, quando un concorrente ha un vantaggio grande che deriva dalla quota di mercato o dalle interrelazioni 3. sì, quando un concorrente introduce per primo una novità importante 4. sì, quando il concorrente è “a metà del guado” Risposta: 2, 3, 4 Domanda 10 Quando un’azienda gode di ambedue i vantaggi competitivi essendo “a metà del guado” la sua redditività: 1. è molto superiore alla media del settore 2. è superiore alla media del settore 3. non è superiore alla media del settore Risposta: 3 Domanda 11 Il vantaggio competitivo è riferito: 1. al prodotto 2. al servizio 3. al sistema di prodotto 4. all’azienda 5. al cliente target 6. alla value proposition 7. alla soddisfazione dei clienti rispetto ai concorrenti (customer satisfaction) Risposta: 4 Domanda 12 Se un’azienda è capace di soddisfare il cliente meglio dei propri concorrenti soddisfa certamente le seguenti condizioni: 1. unicità percepita del proprio sistema di prodotto 2. unicità del sistema di attività svolto 3. redditività superiore alla media 4. superiorità del prezzo di vendita (premium price) 5. contenimento dei costi entro limiti tali da non vanificare il premio di prezzo 6. coerenza dal punto di vista economico-finanziario delle attività svolte Risposta: 1, 2 Domanda 13 Per certificare la presenza di un vantaggio competitivo, la customer satisfaction è una condizione 1. necessaria e sufficiente 2. necessaria, ma non sufficiente 3. ininfluente Risposta: 2 Domanda 14 La scelta di perseguire il vantaggio competitivo (di costo o di prezzo) è sufficiente a definire il posizionamento strategico dell’azienda? 1. Sì 2. No, dipende anche dalle decisioni riguardanti la politica di prezzo 3. No, dipende anche dalle decisioni riguardanti la configurazione delle attività correnti 4. No, dipende anche dalle decisioni riguardanti la configurazione delle attività di set up Risposta: 2, 3 Domanda 15 Chi persegue la leadership di costo finisce per trovarsi in un “trade off” tra la ricerca della posizione di prezzo: 1. che massimizza la propria redditività in un certo periodo 2. che evidenzia l’unicità della propria value pro position 3. che segnala la soddisfazione dei bisogni dei clienti target (customer satisfaction) 4. necessaria per la dissuasione dell’attacco al leader da parte dei produttori attuali 5. necessaria per la dissuasione dell’attacco al leader da parte dei potenziali entranti 6. necessaria per la dissuasione dell’attacco al leader da parte dei produttori di beni sostitutivi Risposta: 1, 4, 5, 6 Domanda 16 Il prezzo di vendita condiziona: 1. il posizionamento competitivo di un’azienda 2. la redditività del capitale investito nel medio-lungo periodo dell’azienda. 3. il cambiamento del posizionamento competitivo da un periodo all’altro Risposta: 1, 2, 3 Domanda 17 Nelle strategie di prezzo di set up: 1. la strategia produce effetti immediati 2. la strategia produce effetti in periodi diversi da quello in cui viene attivata 3. i mancati ricavi hanno manifestazione immediata 4. gli oneri che ne derivano hanno manifestazione in periodi diversi da quelli in cui viene attuata 5. gli oneri che ne derivano hanno manifestazione immediata 6. l’azienda è tipicamente impegnata nell’attacco al leader 7. la redditività del capitale investito è superiore alla media del settore 8. l’azienda privilegia la conquista di quote di mercato Risposta: 2, 3, 5, 6, 8 Domanda 18 Secondo la scelta di prezzo di set up, le “strategie competitive di base” possono dare origine a risultati disomogenei sotto i profili: 1. della redditività del capitale investito nel medio-lungo periodo 2. delle quote di mercato raggiunte 3. della difendibilità del posizionamento acquisito rispetto all’attacco dei concorrenti Risposta: 1, 2, 3 Domanda 19 Il giudizio sulle strategie di prezzo di set up deve essere basato 1. solo sul ROI rilevato su periodi brevi 2. solo sul ROI rilevato su periodi lunghi 3. anche sull’impatto che tali strategie generano sulle quote di mercato 4. anche sull’impatto che tali strategie generano sulla sostenibilità del vantaggio competitivo Risposta: 3, 4 Domanda 20 Le basi del vantaggio competitivo sono: 1. l’unicità del sistema di prodotto 2. l’unicità delle attività aziendali 3. la coerenza della value proposition con i trend di mercato 4. la coerenza delle attività aziendali Risposta: 2, 4 Domanda 21 La tradizionale catena del valore di Porter: 1. non identifica attività, ma categorie di attività 2. non identifica categorie di attività, ma singole specifiche attività 3. ha livelli di unicità che derivano solo dalle caratteristiche delle singole attività che la compongono 4. ha livelli di unicità che derivano non solo dalle caratteristiche delle singole attività che la compongono, ma anche dalle relazioni di interdipendenza che si stabiliscono fra loro 5. considera tutte le attività che si svolgono all’interno di un’azienda 6. non considera tutte le attività che si svolgono all’interno di un’azienda Risposta: 1, 3, 6 Domanda 22 Il concetto di “sistema delle attività” rispetto al concetto di “catena del valore” di Porter: 1. è più ampio 2. è più ristretto 3. considera anche le attività di set up 4. non considera le attività di set up 5. non considera le relazioni di interdipendenza fra le attività 6. considera le relazioni di interdipendenza fra le attività 7. si limita a elencare le categorie di attività 8. non indica categorie di attività Risposta: 1, 3, 6, 8 Domanda 23 I criteri di definizione dell’ambito competitivo sono: 1. la numerosità dei business in cui opera l’impresa 2. l’ampiezza della gamma di prodotti offerti 3. le caratteristiche della clientela 4. l’ampiezza dei settori serviti dall’impresa 5. l’area geografica del cliente 6. il canale distributivo seguito 7. il grado di integrazione verticale 8. la numerosità dei dipendenti 9. l’articolazione geografica delle attività coordinate 10.il livello di diversificazione in attività correlate Risposta: 2, 3, 5, 6, 7, 9, 10 Domanda 24 La definizione di ambito competitivo (stretto o ampio) è associata: 1. alla valutazione comparativa dell’ampiezza di tutte le variabili che compongono l’ambito competitivo 2. alla valutazione comparativa dell’ampiezza di almeno 6 delle 7 variabili che compongono l’ambito competitivo 3. alla valutazione comparativa dell’ampiezza di almeno 5 delle 7 variabili che compongono l’ambito competitivo 4. alla valutazione comparativa dell’ampiezza di almeno 4 delle 7 variabili che compongono l’ambito competitivo 5. alla possibilità di ottenere dalla restrizione dell’ambito un beneficio economico-finanziario determinante ai fini del vantaggio competitivo Risposta: 5 Domanda 25 Quali NON sono determinanti del vantaggio competitivo di costo? 1. Economie di (o fattore) scala 2. Grado di impiego delle attività 3. Effetto di apprendimento 4. Fattore istituzionale 5. Prodotto 6. Sfruttamento di integrazione verticale orizzontale 7. Sfruttamento di interrelazioni con attività di altri business 8. Collocazione geografica 9. Scelta dei tempi di avviamento e sviluppo delle attività 10.Servizio 11.Collegamenti all’interno della catena del valore e con gli operatori posti a valle o a monte 12.Scelte di politiche discrezionali Risposta: 5, 10 Domanda 26 Quando il vantaggio di costo viene realizzato operando su un ambito competitivo ampio si riscontra: 1. La focalizzazione orientata alla riduzione dei costi 2. La leadership di costo 3. La differenziazione sui costi Risposta: 2 Domanda 27 Quando il vantaggio di costo viene realizzato operando su un ambito competitivo ristretto si riscontra: 1. La focalizzazione orientata alla riduzione dei costi 2. La leadership di costo 3. La differenziazione sui costi Risposta: 1 Domanda 28 E’ più facile riscontrare il conseguimento del vantaggio di costo nei settori: 1. di volume 2. frammentati 3. specializzati 4. bloccati Risposta: 1, 3 Domanda 29 Le economie di scala riguardano 1. La riduzione dei costi medi unitari associati a un più intenso impiego della capacità produttiva 2. La riduzione dei costi medi unitari associati all’incremento del volume di produzione e vendita in ipotesi di pieno impiego della capacità produttiva 3. La riduzione dei costi medi unitari associati alla produzione del medesimo prodotto da più anni (detta anche capacità produttiva cumulata) Risposta: 2 Domanda 30 I collegamenti riguardano 1. Le diverse attività della catena del valore dell’azienda 2. Le singole attività della catena del valore dell’azienda con quelle delle catene del valore dei fornitori con i quali l’azienda coopera 3. Le singole attività della catena del valore dell’azienda con quelle delle catene del valore dei clienti con i quali l’azienda coopera Risposta: 1, 2, 3 Domanda 31 Le politiche discrezionali riguardano 1. La configurazione del sistema di prodotto 2. La localizzazione dell’azienda 3. Il servizio fornito 4. Il collegamento coi fornitori Risposta: 1 Domanda 32 Indicare le affermazioni corrette 1. Il vantaggio di costo scaturisce dall’impatto che ciascuna determinante di costo può esercitare su ogni attività generatrice di valore 2. Non vi è alcun rapporto di causa-effetto tra l’aumento dei volumi, da una parte, e lo sfruttamento delle economie di scala, dall’altra 3. Le singole determinati di costo producono un effetto sul comportamento dei costi soltanto se l’azienda esprime un impegno diffuso sul fronte della realizzazione della strategia di contenimento dei costi 4. Le economie di scala corrispondono alle economie di apprendimento 5. Un’azienda che persegue il vantaggio di costo può trascurare l’affidabilità del sistema di prodotto offerto Risposta: 1, 3 Domanda 33 La strategia di base di leadership di costo è (indicare le affermazioni corrette): 1. interpretata di solito da aziende di grande dimensione e di notevole visibilità. 2. fondata sull’acquisizione di un vantaggio di costo nei confronti di tutti i concorrenti 3. fondata sull’acquisizione di un vantaggio di costo nei confronti della media dei concorrenti 4. operante con un raggio di azione ampio 5. operante con un raggio di azione ristretto 6. conseguita mantenendo comunque un livello di qualità giudicato simile a quello degli altri produttori 7. conseguita mantenendo comunque un livello di qualità giudicato ad un livello non tanto inferiore a quello degli altri produttori 8. conseguita mantenendo un prezzo decisamente inferiore rispetto a quello dei concorrenti di riferimento 9. conseguita mantenendo comunque un prezzo pari o prossimo al prezzo dei concorrenti di riferimento Risposta: 1, 2, 4, 6, 9 Domanda 34 Quando la capacità di ottenere costi inferiori rispetto a tutti i concorrenti è elevata e l’accettabilità dell’offerta è bassa si riscontra: 1. una strategia di leadership di costo riuscita 2. una strategia di leadership di costo realizzata a metà 3. una strategia di leadership fallimentare 4. una strategia di leadership di costo incongrua o vulnerabile Risposta: 4 Domanda 35 Quando la capacità di ottenere costi inferiori rispetto a tutti i concorrenti è bassa e anche l’accettabilità dell’offerta è bassa si riscontra: 1. una strategia di leadership di costo riuscita 2. una strategia di leadership di costo realizzata a metà 3. una strategia di leadership fallimentare 4. una strategia di leadership di costo incongrua o vulnerabile Risposta: 3 Domanda 36 Quando la capacità di ottenere costi inferiori rispetto a tutti i concorrenti è elevata e anche l’accettabilità dell’offerta è alta si riscontra: 1. una strategia di leadership di costo riuscita 2. una strategia di leadership di costo realizzata a metà 3. una strategia di leadership fallimentare 4. una strategia di leadership di costo incongrua o vulnerabile Risposta: 1 Domanda 37 Quando la capacità di ottenere costi inferiori rispetto a tutti i concorrenti è bassa e l’accettabilità dell’offerta è alta si riscontra: 1. una strategia di leadership di costo riuscita 2. una strategia di leadership di costo realizzata a metà 3. una strategia di leadership fallimentare 4. una strategia di leadership di costo incongrua o vulnerabilà Risposta: 2 Domanda 38 Indicare le affermazioni corrette 1. la leadership di costo richiede che si ottengano costi inferiore alla media del settore 2. offrire al cliente un valore maggiore a parità di prezzo, è una delle circostanze che possono determinare la crescita della quota di mercato di un’azienda 3. chi è cost leader di solito non è anche price leader 4. un’azienda può ottenere una redditività del capitale investito superiore alla media anche con prezzi inferiori alla media del mercato 5. solo se il divario di prezzo è più che compensato dal divario di costo si può ottenere una redditività superiore alla media con prezzi inferiori alla media del mercato 6. nei settori dove si producono beni standardizzati (commodity) o comunque scarsamente suscettibili di differenziazione, la variabile prezzo rappresenta una delle leve direzionali suscettibili di produrre maggiore impatto sulla distribuzione delle quote di mercato 7. il second leader, ovvero l’azienda che non è riuscita ad acquisire la leadership di costo ma che mantiene la seconda posizione, non può conseguire una redditività superiore alla media del settore 8. le aziende follower, ovvero le aziende che operano in un settore di volume eccetto la cost leader, non possono conseguire una redditività superiore alla media del settore 9. la difesa della leadership di costo si traduce innanzitutto nella difesa delle quote di mercato 10.nella leadership di costo, le quote di mercato condizionano due delle principali determinanti dei costi: le economie di scala e l’effetto esperienza 11.nella ledership di costo tutte le imprese – eccetto la leader di costo – soffrono di una situazione vulnerabile strutturale . Risposta: 2, 4, 6, 9, 11 RIFERIMENTI NUMERO DOMANDE/MATERIALI NUMERO DOMANDE Da 1 a 24 Da 25 a 38 MATERIALI Cap. 5 Cap. 6 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 7 “Il vantaggio competitivo di prezzo e le strategie di differenzizione” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 6 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 Quali NON sono determinanti del vantaggio competitivo di prezzo? 1. Economie di (o fattore) scala 2. Grado di utilizzo della capacità produttiva 3. Apprendimento 4. Fattore istituzionale 5. Qualità 6. Integrazione 7. Interrelazione 8. Collocazione geografica 9. Fattore tempo 10.Servizio 11.Collegamenti all’interno della catena del valore e con gli operatori posti a valle o a monte 12.Scelte di politica aziendale Risposta: 5, 10 Domanda 2 Per conseguire un vantaggio competitivo di prezzo 1. L’azienda offre alla propria clientela un valore superiore a quello presentato dal sistema di prodotto degli altri operatori con cui si confronta, sostenendo costi più elevati 2. L’azienda fonda il suo successo sulla creazione di un valore unico per determinati acquirenti o rispetto a determinati bisogni che le consente di ottenere un premio di prezzo (price premium), ossia un prezzo superiore rispetto a quello ottenuto in media dagli altri operatori non differenziati 3. L’azienda offre un sistema di prodotto “diverso” (da qui il termine strategie di “differenziazione”) rispetto ai sistemi di prodotto offerti dalle aziende che operano nel medesimo settore 4. L’azienda fonda il suo successo sulla creazione di un valore unico per determinati acquirenti o rispetto a determinati bisogni che le consente di vendere una quantità maggiore di prodotti a parità di prezzo 5. L’azienda, nelle attività che non generano differenziazione, sostengono costi non superiori a quelli sostenuti dai concorrenti non differenziati Risposta: 1, 2, 4, 5 Domanda 3 Quando l’unicità percepita dai clienti del sistema di prodotto offerto è alta e il premium price è inferiore ai costi di differenziazione si riscontra 1. Un vantaggio competitivo di prezzo realizzato a metà 2. Un vantaggio competitivo di prezzo ben costruito 3. Un vantaggio competitivo di prezzo vulnerabile o incongruo 4. Una assenza del vantaggio competitivo di prezzo Risposta: 1 Domanda 4 Quando l’unicità percepita dai clienti del sistema di prodotto offerto è alta e il premium price è superiore ai costi di differenziazione si riscontra 1. Un vantaggio competitivo di prezzo realizzato a metà 2. Un vantaggio competitivo di prezzo ben costruito 3. Un vantaggio competitivo di prezzo vulnerabile o incongruo 4. Una assenza del vantaggio competitivo di prezzo Risposta: 2 Domanda 5 Quando l’unicità percepita dai clienti del sistema di prodotto offerto è bassa e il premium price è inferiore ai costi di differenziazione si riscontra 1. Un vantaggio competitivo di prezzo realizzato a metà 2. Un vantaggio competitivo di prezzo ben costruito 3. Un vantaggio competitivo di prezzo vulnerabile o incongruo 4. Una assenza del vantaggio competitivo di prezzo Risposta: 4 Domanda 6 Quando l’unicità percepita dai clienti del sistema di prodotto offerto è bassa e il premium price è superiore ai costi di differenziazione si riscontra 1. Un vantaggio competitivo di prezzo realizzato a metà 2. Un vantaggio competitivo di prezzo ben costruito 3. Un vantaggio competitivo di prezzo vulnerabile o incongruo 4. Una assenza del vantaggio competitivo di prezzo Risposta: 3 Domanda 7 Quando l’unicità percepita dai clienti del sistema di prodotto offerto è bassa e l’incremento dei ricavi (conseguente alla maggior quantità di vendita a parità di prezzo) è superiore ai costi di differenziazione, si riscontra 1. Un vantaggio competitivo di prezzo realizzato a metà 2. Un vantaggio competitivo di prezzo ben costruito 3. Un vantaggio competitivo di prezzo vulnerabile o incongruo 4. Una assenza del vantaggio competitivo di prezzo Risposta: 3 Domanda 8 Quando l’unicità percepita dai clienti del sistema di prodotto offerto è alta e l’incremento dei ricavi (conseguente alla maggior quantità di vendita a parità di prezzo) è superiore ai costi di differenziazione, si riscontra 1. Un vantaggio competitivo di prezzo realizzato a metà 2. Un vantaggio competitivo di prezzo ben costruito 3. Un vantaggio competitivo di prezzo vulnerabile o incongruo 4. Una assenza del vantaggio competitivo di prezzo Risposta: 2 Domanda 9 Quando l’unicità percepita dai clienti del sistema di prodotto offerto è bassa e l’incremento dei ricavi (conseguente alla maggior quantità di vendita a parità di prezzo) è inferiore ai costi di differenziazione, si riscontra 1. Un vantaggio competitivo di prezzo realizzato a metà 2. Un vantaggio competitivo di prezzo ben costruito 3. Un vantaggio competitivo di prezzo vulnerabile o incongruo 4. Una assenza del vantaggio competitivo di prezzo Risposta: 4 Domanda 10 Quando l’unicità percepita dai clienti del sistema di prodotto offerto è alta e l’incremento dei ricavi (conseguente alla maggior quantità di vendita a parità di prezzo) è inferiore ai costi di differenziazione, si riscontra 1. Un vantaggio competitivo di prezzo realizzato a metà 2. Un vantaggio competitivo di prezzo ben costruito 3. Un vantaggio competitivo di prezzo vulnerabile o incongruo 4. Una assenza del vantaggio competitivo di prezzo Risposta: 1 Domanda 11 Ogni attività generatrice di valore può essere una potenziale fonte di unicità? 1. sì 2. no, solo le attività primarie 3. no, solo le attività marketing e vendite, servizi e logistica di uscita Risposta: 1 Domanda 12 Un’impresa che voglia costruire un vantaggio di differenziazione deve decidere in quali attività della catena del valore ricercare una differenziazione e, inoltre, per individuare le determinanti che occorre azionare a tal fine, deve 1. Confrontare la propria catena del valore con quella dei concorrenti 2. Analizzare la catena del valore dell’acquirente e comprendere l’impatto che complessivamente l’impresa ha su di essa Risposta: 1, 2 Domanda 13 Perché l’unicità possa costituire la base di partenza per la costruzione di un vantaggio di prezzo e garantire all’impresa un premio di prezzo o maggiori volumi di vendita a parità di prezzo, è necessario che: 1. (solo) crei valore per gli acquirenti 2. (solo) gli acquirenti percepiscano il valore creato 3. (solo) gli acquirenti percepiscano e apprezzino il valore creato 4. sia 1, sia 2 5. sia 1, sia 3. Risposta: 5 Domanda 14 Le caratteristiche di unicità sistema di prodotto di una impresa impegnata nella realizzazione di una strategia basata su di un vantaggio di prezzo contribuiranno a creare valore per i suoi clienti quando: 1. riducono i costi dei suoi acquirenti 2. migliorano la prestazione dei suoi acquirenti 3. riducono i costi e migliorano la prestazione dei suoi acquirenti 4. riducono i costi o migliorano la prestazione dei suoi acquirenti Risposta: 4, 5 Domanda 15 Per costruire e controllare un vantaggio competitivo di prezzo la precisa identificazione dei criteri d’uso 1. non è rilevante 2. è una condizione necessaria e sufficiente 3. è una condizione necessaria ma non sufficiente (bisogna quantificare i criteri) Risposta: 3 Domanda 16 L’individuazione dei criteri di segnalazione avviene il più delle volte attraverso l’analisi: 1. delle fonti informative consultate dall’acquirente e degli indicatori di qualità presi in esame dallo stesso 2. del processo di acquisto del cliente e di tutti i punti di contatto che questi ha con l’azienda fornitrice prima, durante e dopo l’acquisto 3. della catena del valore del fornitore Risposta: 1, 2 Domanda 17 Indicare la sequenza delle seguenti attività che devono essere svolte dall’impresa che vuole progettare una strategia basata su di un vantaggio competitivo di prezzo: 1. stimare quale sia il costo o l’investimento differenziale necessario per conseguire la differenziazione desiderata; 2. confrontare i costi di differenziazione, al netto delle eventuali opportunità di riduzione di costi esistenti (strettamente connesse, si intende, alla strategia considerata), con il price premium 3. valutare quali siano le attività tramite le quali ottenere e segnalare la propria unicità nel settore; 4. individuare e cogliere le opportunità di riduzione dei costi che non sacrificano la differenziazione ricercata Risposta: 3, 1, 4, 2 Domanda 18 Per realizzare una strategia di differenziazione, un’impresa può: 1. svolgere in maniera differente alcune attività generatrici di valore 2. modificare la struttura della propria catena del valore 3. sia 1, sia 2 Risposta: 3 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 8 “Le strategie di focalizzazione” e del CAP. 9 “Il vantaggio competitivo e le risorse aziendali” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 7 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 Le dimensioni che determinano l’ampiezza dell’ambito competitivo sono: 1. la gamma 2. il numero di segmenti di clientela serviti 3. il grado di integrazione orizzontale 4. il grado di integrazione verticale 5. l’articolazione geografica delle attività coordinate 6. l’articolazione geografica delle attività non coordinate 7. il livello di diversificazione in attività non correlate 8. il livello di diversificazione in attività correlate 9. il numero dei business in cui opera l’azienda Risposta: 1, 2, 4, 5, 8 Domanda 2 Se una sola delle variabili che determinano l’ampiezza dell’ambito competitivo è definita in modo stretto: 1. l’ambito è sicuramente stretto 2. l’ambito è sicuramente ampio 3. l’ambito è stretto solo a condizione che, da tale restrizione di ambito, scaturisca una conseguenza determinante ai fini del vantaggio competitivo Risposta: 3 Domanda 3 Se tutte le variabili che determinano l’ampiezza dell’ambito competitivo (eccetto una) sono definite in modo stretto: 1. l’ambito è sicuramente stretto 2. l’ambito è sicuramente ampio 3. l’ambito è stretto solo a condizione che, da tale restrizione di ambito, scaturisca una conseguenza determinante ai fini del vantaggio competitivo Risposta: 3 Domanda 4 Tutte le strategie di focalizzazione, sia quelle orientate al vantaggio competitivo di prezzo, sia quelle orientate al vantaggio competitivo di costo, hanno in comune il/i seguente/i tratto/i: 1. la restrizione dell’ambito competitivo di riferimento 2. la ricerca di un vantaggio competitivo attraverso la restrizione di ambito 3. la pluralità delle opzioni disponibili per la restrizione dell’ambito 4. la pluralità delle opzioni disponibili per la ricerca del vantaggio competitivo Risposta: 1, 2, 3, 4 Domanda 5 Nella strategia di focalizzazione il concetto di restrizione di ambito: 1. si basa sulla semplice osservazione del mondo esterno 2. si basa sulla ricerca di una parte di ambiente “protetta” (definita “nicchia di mercato”) 3. garantisce sempre “barriere” insuperabili da parte dei concorrenti 4. si fonda sul presupposto che la limitazione dell’ambito possa permettere una configurazione diversa del sistema delle attività Risposta: 4 Domanda 6 La strategia di base di focalizzazione consente un vantaggio competitivo nei confronti: 1. di tutte le aziende che hanno scelto lo stesso ambito competitivo ristretto 2. anche delle aziende che operano nello stesso settore senza assumere alcun tipo di restrizioni di ambito Risposta: 2 Domanda 7 In sede di valutazione della strategia di base di focalizzazione, la discriminante è: 1. la qualità del prodotto 2. il posto raggiunto nelle graduatorie specializzate (nazionali o, in caso di settore globale, internazionali) dalla azienda 3. la soddisfazione della clientela servita 4. la redditività Risposta: 4 Domanda 8 Le condizioni necessarie per il successo delle strategie di focalizzazione sono: 1. unicità 2. coerenza con le esigenze del cliente 3. coerenza dal punto di vista economico-finanziario 4. le medesime di tutte le altre strategie di base 5. in parte uguali rispetto alle altre strategie di base Risposta: 1, 2, 3, 4 Domanda 9 La strategia di focalizzazione orientata al vantaggio di costo si basa sul presupposto che i costi sostenuti nel servire il segmento prescelto (o i segmenti prescelti) siano inferiori rispetto: 1. solo ai costi che incontrerebbe il leader di costo operante nel medesimo settore per servire lo stesso segmento 2. solo ai costi che incontrerebbe un’azienda operante con un ambito ampio per servire lo stesso segmento 3. o 1, o 2 4. solo ai costi che sostengono (o sosterrebbero) le aziende operanti nel medesimo segmento (ambito competitivo ristretto) Risposta: 3 Domanda 10 La focalizzazione orientata al vantaggio competitivo di costo presuppone: 1. un calcolo di convenienza in merito a come la limitazione dell’ambito competitivo possa incidere sui costi delle attività principali 2. l’identificazione di una “nicchia di mercato” protetta dalle strategie dei concorrenti che operano con un ambito competitivo ampio 3. la comprensione se il beneficio ottenuto mediante la limitazione dell’ambito possa compensare lo svantaggio derivante dai minori volumi di attività 4. una competitive intelligence con oggetto gli attori presenti nel settore che realizzano un vantaggio competitivo di prezzo Risposta: 1, 3 Domanda 11 La focalizzazione orientata al vantaggio competitivo di prezzo nei beni industriali (rispetto a quella nei beni di consumo): 1. fa leva sui benefici di immagine che la focalizzazione può generare agli occhi del cliente 2. fa leva sulla capacità del produttore di “specializzarsi” nel fare qualcosa meglio degli altri e nel dimostrare al suo cliente che il valore assicuratogli “vale” il prezzo richiesto 3. fa leva su differenti determinanti di unicità che rendono le attività del fornitore uniche rispetto a quelle dei concorrenti 4. fa leva sulle medesime determinanti di unicità che rendono le attività del fornitore uniche rispetto a quelle dei concorrenti Risposta: 1, 4, Domanda 12 La differenza delle strategie di focalizzazione di prezzo nei beni industriali rispetto al caso dei beni di consumo è rappresentata dal fatto che il banco di prova fondamentale è l’impatto che il produttore di beni industriali è in grado di generare: 1. sul conto economico dell’azienda cliente; 2. sul lavoro delle persone direttamente coinvolte nel processo di scambio 3. sulla specializzazione delle attività in funzione dei clienti sui quali si decide di specializzarsi Risposta: 1, 2 Domanda 13 I primi contributi dell’approccio RBV (resource-based view) possono essere fatti risalire a 1. Schumpeter (anni trenta) 2. Penrose (anni cinquanta) 3. Ansoff (anni sessanta) 4. Hofer e Shendel (anni settanta) 5. Porter (anni ottanta) Risposta: 1, 2 Domanda 14 Secondo la RBV l’eterogeneità delle performance all’interno di un medesimo settore è generata esclusivamente: 1. Dall’esistenza di condizioni di accesso al raggruppamento strategico (barriere alla mobilità, rapporti di forza contrattuali con clienti e fornitori, barriere alla sostituibilità del prodotto/servizio) 2. Dall’unicità delle caratteristiche delle imprese 3. Dalle risorse comuni nelle imprese appartenenti al medesimo raggruppamento strategico Risposta: 2 Domanda 15 Chi ha coniato il termine RBV ? 1. Ansoff 2. Chandler 3. Wernerfelt 4. Rumelt 5. Porter Risposta: 3 Domanda 16 I lineamenti fondamentali del pensiero RBV sono 1. l’impresa è essenzialmente un apparato amministrativo per il coordinamento dei fattori produttivi 2. l’impresa è un portafoglio di risorse sviluppate per il migliore svolgimento della funzione di produzione 3. ogni impresa è unica, in quanto unico è il suo profilo di risorse e competenze; 4. l’impresa è un portafoglio di business; 5. l’eterogeneità delle performance, all’interno dei settori e tra i settori può essere generata esclusivamente dall’esistenza di generiche condizioni di accesso al settore o al raggruppamento strategico: le barriere alla mobilità delle risorse (o resource position barriers) 6. risorse e prodotti sono facce di una stessa medaglia Risposte: 2, 3, 6 Domanda 17 L’approccio di analisi strategica basato sulle core competencies si pone 1. nel filone dell’approccio RBV 2. in contrapposizione all’approccio RBV 3. in contrapposizione all’approccio ABV (activity based view, basato sulle attività di Porter) 4. complementare sia all’approccio RBV, sia all’approccio ABV Risposta: 1, 3 Domanda 18 Secondo la classificazione proposta da Collis e Montgomery e adottata nel libro di testo, le risorse sono: 1. fattori produttivi a disposizione (posseduti o controllati) dell’impresa, che sono trasformati in beni (prodotti e servizi) utilizzando un’ampia gamma di attività aziendali e meccanismi organizzativi 2. gli beni tangibili, quelli intangibili e le competenze 3. gli beni tangibili e quelli intangibili 4. risorse tangibili e risorse intangibili 5. risorse e competenze Risposta: 2 Domanda 19 Indicare quali, fra le seguenti affermazioni, sono corrette: 1. Le risorse consentono di svolgere una serie di attività in vista del soddisfacimento di determinati bisogni di una certa tipologia di clientela 2. Le risorse sono la base per lo svolgimento di attività generatrici di valore 3. Le risorse sono il risultato dello svolgimento delle attività Risposta: 1, 2, 3 Domanda 20 Le risorse che operano a supporto di una specifica strategia sono risorse: 1. tecnologiche 2. competitive 3. umane 4. finanziarie 5. sociali 6. organizzative 7. ambientali 8. relazionali 9. di general management 10.funzionali Risposta: 1, 2, 4, 6, 8, 9 Domanda 21 Le risorse che si pongono tipicamente al livello business sono quelle: 1. tecnologiche 2. competitive 3. umane 4. finanziarie 5. sociali 6. organizzative 7. ambientali 8. relazionali 9. di general management 10.funzionali 11.commerciali Risposta: 1, 11 Domanda 22 Le risorse che si pongono tipicamente al livello aziendale sono quelle: 1. tecnologiche 2. competitive 3. umane 4. finanziarie 5. sociali 6. organizzative 7. ambientali 8. relazionali 9. di general management 10.funzionali 11.commerciali Risposta: 4, 6, 8, 9 Domanda 23 La RBV suggerisce al manager e all’analista aziendale di individuare le risorse descrivendole utilizzando i seguenti criteri: 1. capacità 2. tasso di consumo 3. specificità 4. valore “di carico” 5. valore “di bilancio” 6. valore di mercato Risposta 1, 2, 3 Domanda 24 Il metodo per la valutazione di una risorsa consiste: 1. nell’utilizzo del valore “di bilancio” 2. nell’impiego del valore “di mercato” (fair value) 3. nel collegarla direttamente a una misura di performance dell’impiego della risorsa stessa 4. nell’apprezzamento qualitativo delle “core competence” dell’impresa 5. in una comparazione con altri operatori suffragata da dati economici Risposta: 3, 5 RIFERIMENTI NUMERO DOMANDE/MATERIALI NUMERO DOMANDE Da 1 a 12 Da 13 a 24 MATERIALI Cap. 8 Cap. 9 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 10 “La sostenibilità del vantaggio competitivo” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 8 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 La sostenibilità di un vantaggio competitivo è funzione dei seguenti elementi: 1. presenza di cambiamenti congiunturali delle “regole del gioco” competitivo 2. presenza di cambiamenti permanenti delle “regole del gioco” competitivo 3. presenza di elevate barriere all’entrata che impediscono l’entrata di nuove aziende nel settore 4. capacità dell’impresa di rafforzare delle fonti su cui si basa il vantaggio ottenuto 5. presenza di produttori di prodotti sostitutivi 6. numerosità delle fonti su cui si basa il vantaggio ottenuto 7. presenza di clienti con elevato potere contrattuale 8. imitabilità delle fonti su cui si basa il vantaggio ottenuto Risposta: 2, 4, 6, 8 Domanda 2 Quale/i dei seguenti elementi (che caratterizzano la sostenibilità del vantaggio competitivo) si configura/ano diversamente a seconda che si adotti la prospettiva basata sulle risorse (RBV) o quella basata sulle attività (ABV) 1. presenza di cambiamenti congiunturali delle “regole del gioco” competitivo 2. presenza di cambiamenti permanenti delle “regole del gioco” competitivo 3. presenza di elevate barriere all’entrata che impediscono l’entrata di nuove aziende nel settore 4. capacità dell’impresa di rafforzare delle fonti su cui si basa il vantaggio ottenuto 5. presenza di produttori di prodotti sostitutivi 6. numerosità delle fonti su cui si basa il vantaggio ottenuto 7. presenza di clienti con elevato potere contrattuale 8. imitabilità delle fonti su cui si basa il vantaggio ottenuto Risposta: 2 Domanda 3 Quale/i dei seguenti elementi (che caratterizzano la sostenibilità del vantaggio competitivo) si configura/ano con le medesime caratteristiche indipendentemente dal fatto che si adotti la prospettiva basata sulle risorse (RBV) o quella basata sulle attività (ABV) 1. presenza di cambiamenti congiunturali delle “regole del gioco” competitivo 2. presenza di cambiamenti permanenti delle “regole del gioco” competitivo 3. presenza di elevate barriere all’entrata che impediscono l’entrata di nuove aziende nel settore 4. capacità dell’impresa di rafforzare delle fonti su cui si basa il vantaggio ottenuto 5. presenza di produttori di prodotti sostitutivi 6. numerosità delle fonti su cui si basa il vantaggio ottenuto 7. presenza di clienti con elevato potere contrattuale 8. imitabilità delle fonti su cui si basa il vantaggio ottenuto Risposta: 4, 6, 8 Domanda 4 La sostenibilità di un vantaggio competitivo analizzato con la strumentazione proposta dalla ABV è funzione dei seguenti elementi: 1. imitabilità delle determinanti del vantaggio competitivo 2. capacità dell’impresa di rafforzare l’impatto delle determinanti del vantaggio competitivo sulle attività generatrici di valore 3. numerosità delle determinanti del vantaggio competitivo 4. presenza di cambiamenti permanenti delle “regole del gioco” competitivo Risposta: 1, 2, 3, 4 Domanda 5 La sostenibilità di una strategia di leadership di costo è funzione: 1. del D/E (Debt/Equity) dell’impresa 2. della numerosità delle determinanti del vantaggio competitivo 3. della capacità dell’impresa di rafforzare l’impatto delle determinanti del vantaggio competitivo sulle attività generatrici di valore 4. della imitabilità delle determinanti del vantaggio competitivo 5. della grandezza dei costi di differenziazione 6. dell’acid test dell’azienda 7. della presenza di cambiamenti permanenti delle “regole del gioco” competitivo Risposta: 2, 3, 4, 7 Domanda 6 La sostenibilità di una strategia di differenziazione è funzione: 1. del D/E (Debt/Equity) dell’impresa 2. della numerosità delle determinanti del vantaggio competitivo 3. della capacità dell’impresa di rafforzare l’impatto delle determinanti del vantaggio competitivo sulle attività generatrici di valore 4. della imitabilità delle determinanti del vantaggio competitivo 5. della grandezza dei costi di differenziazione 6. dell’acid test dell’azienda 7. della presenza di cambiamenti permanenti delle “regole del gioco” competitivo Risposta: 2, 3, 4, 7 Domanda 7 La sostenibilità di una strategia di focalizzazione orientata al vantaggio di costo è funzione: 1. del D/E (Debt/Equity) dell’impresa 2. della numerosità delle determinanti del vantaggio competitivo 3. della capacità dell’impresa di rafforzare l’impatto delle determinanti del vantaggio competitivo sulle attività generatrici di valore 4. della imitabilità delle determinanti del vantaggio competitivo 5. della grandezza dei costi di differenziazione 6. dell’acid test dell’azienda 7. della presenza di cambiamenti permanenti delle “regole del gioco” competitivo Risposta: 2, 3, 4, 7 Domanda 8 La sostenibilità di una strategia di focalizzazione orientata al vantaggio di prezzo è funzione: 1. del D/E (Debt/Equity) dell’impresa 2. della numerosità delle determinanti del vantaggio competitivo 3. della capacità dell’impresa di rafforzare l’impatto delle determinanti del vantaggio competitivo sulle attività generatrici di valore 4. della imitabilità delle determinanti del vantaggio competitivo 5. della grandezza dei costi di differenziazione 6. dell’acid test dell’azienda 7. della presenza di cambiamenti permanenti delle “regole del gioco” competitivo Risposta: 2, 3, 4, 7 Domanda 9 Di tutte le strategie competitive di base qual é quella che pone il problema di difendibilità maggiore? 1. la leadership di costo 2. la differenziazione 3. la focalizzazione orientata al vantaggio di costo 4. la focalizzazione orientata al vantaggio di prezzo Risposta: 1 Domanda 10 Per la difesa della leadership di costo risultano decisive le seguenti determinanti 1. Economie di (o fattore) scala 2. Grado di utilizzo della capacità produttiva 3. Apprendimento 4. Fattore istituzionale 5. Prodotto 6. Integrazione 7. Interrelazione 8. Collocazione geografica 9. Fattore tempo 10.Servizio 11.Collegamenti all’interno del sistema delle attività e con gli operatori posti a valle o a monte oppure nella rete del valore 12.Scelte di politica aziendale Risposta: 1, 3, 7, 11 Domanda 11 La difesa della leadership di costo avviene in un contesto “instabile” per le seguenti ragioni: 1. perché il “second leader” insoddisfatto della sua posizione 2. perché vi sono diversi leader di costo 3. perché le quote di mercato sono volatili 4. perché i concorrenti che perseguono con successo la leadership di differenziazione sono sempre in agguato 5. perché qualsiasi attacco portato al leader mediante la riduzione dei prezzi si presta a essere oggetto di ritorsione da parte del leader. Risposta: 1, 3, 5 Domanda 12 La difesa della leadership di costo dovrebbe avvenire soprattutto mediante: 1. il contrattacco (“la migliore difesa è l’attacco”) 2. la “dissuasione” 3. la diminuzione dei prezzi 4. l’accerchiamento dell’attaccante 5. l’innovazione incrementale del sistema di prodotto 6. l’innovazione radicale del sistema di prodotto Risposta: 2 Domanda 13 Di tutte le strategie competitive di base qual é quella dove la “teoria dei giochi” risulta maggiormente utile? 1. la leadership di costo 2. la differenziazione 3. la focalizzazione orientata al vantaggio di costo 4. la focalizzazione orientata al vantaggio di prezzo Risposta: 1 Domanda 14 1. La sostenibilità della strategia di base (o del vantaggio competitivo) significa vigilare: sulla superiorità del proprio sistema di attività attuale rispetto a quello dei concorrenti 2. sulla coerenza e difendibilità del posizionamento strategico attuale alla luce delle dinamiche strutturali Risposta: 1, 2 Domanda 15 Per la difesa della strategia di differenziazione risultano decisive le seguenti determinanti 1. Economie di (o fattore) scala 2. Grado di utilizzo della capacità produttiva 3. Apprendimento 4. Fattore istituzionale 5. Prodotto 6. Integrazione 7. Interrelazione 8. Collocazione geografica 9. Fattore tempo 10.Servizio 11.Collegamenti all’interno del sistema delle attività e con gli operatori posti a valle o a monte oppure nella rete del valore 12.Scelte di politica aziendale Risposta: 7, 9, 11 Domanda 16 La difendibilità della strategia di differenziazione si fonda soprattutto 1. sulla superiore capacità di fornire al cliente qualcosa di unico 2. su un “pricing di elite” 3. su un prezzo basso nei confronti della media del settore 4. su un prezzo basso nei confronti dei concorrenti con il medesimo ambito competitivo Risposta: 1 Domanda 17 L’unicità dell’offerta di una strategia di differenziazione viene difesa nei seguenti modi: 1. l’innovazione continua 2. il continuo miglioramento delle attività 3. un pricing che tuteli l’interesse e la dedizione del cliente 4. un pricing che risponda all’attacco con diminuzioni costanti Risposta: 1, 2, 3 Domanda 18 Il rischio di ipersegmentazione della strategia di focalizzazione orientata al vantaggio di prezzo può presentarsi per le seguenti ragioni: 1. perché i clienti del segmento sul quale l’azienda è focalizzata subiscono un calo 2. perché i costi di produzione aumentano e fanno sì che il target di clientela tradizionale non risulti adeguato ad assicurare il raggiungimento di risultati soddisfacenti 3. perché i clienti soddisfatti aumentano rendendo inadeguato il sistema di attività definito dalla strategia Risposta: 1, 2 Domanda 19 La difesa della strategia di focalizzazione orientata al vantaggio di costo avviene mediante: 1. la continua ridefinizione del sistema di attività 2. l’attacco alle posizioni dei concorrenti che si presentano in ambiti competitivi più ampi (i leader di costo) 3. la identificazione di nuovi segmenti di clientela 4. la differenziazione del sistema di prodotto 5. la diversificazione dell’offerta Risposta: 1, 3 Domanda 20 La sostenibilità di un vantaggio competitivo, analizzato con la strumentazione proposta dalla RBV, è funzione dei seguenti elementi: 1. numerosità delle risorse aziendali “di valore” 2. numerosità delle attività della catena del valore 3. qualità delle attività di set up 4. imitabilità delle risorse aziendali di “valore” 5. capacità dell’impresa di custodire e sviluppare le risorse “distintive” 6. presenza di cambiamenti permanenti delle “regole del gioco” competitivo Risposta: 1, 4, 5, 6 Domanda 21 La RBV, rispetto alla ABV, si presenta come una prospettiva: 1. identica 2. diversa e non complementare 3. diversa ma complementare 4. indispensabile per comprendere le ragioni dell’esistenza o meno di un vantaggio competitivo Risposta: 3 Domanda 22 Le risorse che consentono la sostenibilità del vantaggio competitivo vengono definite come: 1. di valore 2. distintive 3. core 4. inimitabili Risposta: 2 Domanda 23 In chiave di sostenibilità del vantaggio competitivo, le risorse vengono classificate sulla base delle seguenti dimensioni: 1. la capacità di quella risorsa di alimentare una attività di set up 2. la capacità di quella risorsa di generare un vantaggio competitivo 3. la specificità (rispetto al business) di quella risorsa 4. la durata di quella risorsa 5. il grado di imitabilità di tale risorsa da parte di concorrenti Risposta: 2, 5 Domanda 24 Le caratteristiche che possono rendere una risorsa difficile da imitare sono: 1. l’unicità fisica 2. l’accumulazione in base a un percorso obbligato 3. l’ambiguità casuale 4. l’ambiguità causale 5. la presenza di barriere all’entrata Risposta: 1, 2, 4 Domanda 25 In una chiave di sostenibilità del vantaggio competitivo è possibile classificare le diverse risorse in 1. risorse distintive 2. risorse critiche di settore 3. risorse utili 4. risorse specifiche 5. risorse igieniche 6. risorse inutili 7. risorse affondate 8. risorse non necessarie 9. risorse sostenibili Risposta: 1, 2, 4, 5, 7, 8 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 11 “Le determinanti del successo aziendale negli studi di strategia” del CAP. 12 “La gestione strategica” del CAP. 13 “Le dinamiche di settore” del CAP. 14 “L’innovazione strategica” e dell’ Appendice E “L’analisi SWOT” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 9 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 L’analisi strategica con una prospettiva di tipo statico: 1. considera esclusivamente i processi attraverso cui si perviene alla strategia realizzata 2. considera esclusivamente i contenuti della strategia realizzata 3. considera i contenuti della strategia realizzata e i processi attraverso cui si perviene a quella strategia e il “contesto” in cui quei processi si svolgono 4. è quella propria delle cosiddette analisi “trasversali”, che scavano nella catena delle relazioni di causa-effetto che definiscono quel modello di successo senza interessarsi a come esso abbia potuto realizzarsi 5. è quella propria delle cosiddette analisi “diagonali”, che indagano l’impatto delle condizioni esterne di particolare vantaggio sul differenziale fra la redditività dell’impresa e quella della media del settore 6. è quella propria delle cosiddette analisi “longitudinali”, focalizzate sui processi di apprendimento (e di altro tipo) sfocianti in una strategia (realizzata) di successo 7. fornisce dei contributi scientifici rilevanti per la teoria dell’equilibrio dell’impresa 8. fornisce dei contributi scientifici rilevanti per la teoria della crescita o dello sviluppo dell’impresa 9. fornisce dei contributi scientifici rilevanti per la teoria dell’agenzia 10.sfocia nella individuazione di percorsi suscettibili di inserire e mantenere l’impresa su un sentiero di successo che non può mai darsi per acquisito 11.sfocia nella definizione di strategie o modelli di successo “stabilizzati” 12.sfocia nella individuazioni di strategie di base ottimali Risposta: 2, 4, 7, 11 Domanda 2 Nell’analisi di tipo statico l’impresa ha successo se consegue: 1. un ROI positivo 2. una redditività sostenibile superiore alla media 3. un VAN (Valore Attuale Netto) positivo 4. una crescita redditizia Risposta: 2 Domanda 3 Nella prospettiva statica il concetto di strategia è inteso come: 1. un insieme di decisioni e azioni finalizzate a conseguire un obiettivo prestabilito 2. un modello concettuale che descrive il posizionamento (sia reale, sia desiderato) dell’impresa e che ricomprende anche l’attività di gestione strategica 3. il prodotto di un sistema di decisioni e azioni che definiscono il posizionamento di equilibrio strutturale e simultaneo dell’impresa a fronte dei suoi diversi interlocutori e mercati. Risposta: 3 Domanda 4 Le determinanti del successo aziendale (ovvero i caratteri qualificanti una buona strategia), adottando la prospettiva statica, sono: 1. l’attrattività del settore 2. il potenziale di trasformazione dei settori 3. il caso 4. il posizionamento strategico 5. la capacità di iniziativa e di innovazione Risposta:1, 4 Domanda 5 L’analisi strategica con una prospettiva di tipo dinamico: 1. considera esclusivamente i processi attraverso cui si perviene alla strategia realizzata 2. considera esclusivamente i contenuti della strategia realizzata 3. considera i contenuti della strategia realizzata e i processi attraverso cui si perviene a quella strategia e il “contesto” in cui quei processi si svolgono 4. è quella propria delle cosiddette analisi “trasversali”, che scavano nella catena delle relazioni di causa-effetto che definiscono quel modello di successo senza interessarsi a come esso abbia potuto realizzarsi 5. è quella propria delle cosiddette analisi “diagonali”, che indagano l’impatto delle condizioni esterne di particolare vantaggio sul differenziale fra la redditività dell’impresa e quella della media del settore 6. è quella propria delle cosiddette analisi “longitudinali”, focalizzate sui processi di apprendimento (e di altro tipo) sfocianti in una strategia (realizzata) di successo 7. fornisce dei contributi scientifici rilevanti per la teoria dell’equilibrio dell’impresa 8. fornisce dei contributi scientifici rilevanti per la teoria della crescita o dello sviluppo dell’impresa 9. fornisce dei contributi scientifici rilevanti per la teoria dell’agenzia 10.sfocia nella individuazione di percorsi suscettibili di inserire e mantenere l’impresa su un sentiero di successo che non può mai darsi per acquisito 11.sfocia nella definizione di strategie o modelli di successo “stabilizzati” 12.sfocia nella individuazioni di strategie di base ottimali Risposta: 3, 6, 8, 10 Domanda 6 Nell’analisi di tipo dinamico l’impresa ha successo se consegue: 1. un ROI positivo 2. una redditività sostenibile superiore alla media 3. un VAN (Valore Attuale Netto) positivo 4. una crescita redditizia Risposta: 4 Domanda 7 Nella prospettiva dinamica il concetto di strategia è inteso come: 1. un insieme di decisioni e azioni finalizzate a conseguire un obiettivo prestabilito 2. un modello concettuale che descrive il posizionamento strategico (sia attuale, sia obiettivo) dell’impresa e che ricomprende anche il vettore di rinnovamento strategico 3. l’insieme dei processi tesi a: a) analizzare la strategia attuale (o strategia realizzata); b) formalizzare la direzione strategica (o strategia intenzionale); c) colmare il gap tra situazione reale e situazione desiderabile incidendo sulla strategia realizzata, sia direttamente, sia attraverso il cambiamento degli obiettivi della strategia intenzionale. 4. il prodotto di un sistema di decisioni e azioni che definiscono il posizionamento di equilibrio strutturale e simultaneo dell’impresa a fronte dei suoi diversi interlocutori e mercati. Risposta: 2 Domanda 8 Le determinanti del successo aziendale (ovvero i caratteri qualificanti una buona strategia), adottando la prospettiva dinamica, sono: 1. l’attrattività del settore 2. il potenziale di trasformazione dei settori 3. il caso 4. il posizionamento strategico 5. la capacità di iniziativa e di innovazione Risposta: 2, 5 Domanda 9 Quali, fra le seguenti attività di set up, compongono la gestione strategica: 1. osservazione dei cambiamenti ambientali e aziendali; 2. gestione operativa; 3. riflessione per riconoscere la natura strutturale o congiunturale dei cambiamenti; 4. concettualizzazione per valutare i bisogni di modifica della strategia realizzata che ne derivano e, eventualmente, per mettere a punto la nuova strategia intenzionale; 5. marketing e vendite 6. approvvigionamento 7. costruzione del consenso, almeno tra i primi livelli manageriali, sul posizionamento strategico obiettivo 8. costruzione delle condizioni d’impresa (organizzative, finanziarie e così via) necessarie per realizzare il vettore di rinnovamento strategico 9. logistica in entrata e in uscita 10.sperimentazione del nuovo posizionamento strategico e controllo della sua validità nel tempo. Risposta: 1, 3, 4, 7, 8, 10 Domanda 10 Indicare le affermazioni corrette: 1. Non tutte le imprese hanno una strategia 2. Non tutte le imprese hanno una gestione strategica 3. Non tutte le imprese hanno una pianificazione strategica 4. La pianificazione strategica corrisponde alla gestione strategica 5. La gestione strategica è parte della pianificazione strategica 6. La pianificazione strategica è un meccanismo operativo che può essere utilizzato nell’ambito delle attività di gestione strategica. Risposta: 2, 3, 6 Domanda 11 La scuola harvardiana è caratterizzata dai seguenti assunti di base: 1. La decisione in merito alla strategia da adottare dovrebbe essere una attività di tipo razionale 2. La decisione in merito alla strategia da adottare non dovrebbe essere una attività di tipo razionale 3. Esiste una netta distinzione fra tra il processo di formulazione e il processo di attuazione della strategia 4. L’analisi SWOT è fondamentale nella generazione delle alternative strategiche 5. L’analisi SWOT è fondamentale nella realizzazione delle alternative strategiche 6. Non esiste una netta distinzione fra tra il processo di formulazione e il processo di attuazione della strategia 7. L’attività di gestione strategica si svolge a certe specifiche cadenze 8. Esiste una netta separazione fra pensiero e azione 9. Non esiste una netta separazione fra pensiero e azione 10.Il processo di gestione strategica è essenzialmente un processo top-down 11.Il processo di gestione strategica è essenzialmente un processo di apprendimento 12.La gestione strategica è guidata da una visione strategica Risposta: 1, 3, 4, 7, 8, 10 Domanda 13 Quali sono le determinanti del processo di formazione della strategia secondo Andrews (approccio Harvardiano)? 1. Analisi minacce/opportunità 2. Analisi dei punti forti/deboli 3. Riconoscimento delle responsabilità sociali dell’impresa 4. Analisi delle risorse e competenze 5. Esplicitazione dei valori della direzione Risposta: 1, 2, 3, 5 Domanda 14 Il contributo di Normann è caratterizzato dai seguenti assunti di base: 1. La decisione in merito alla strategia da adottare dovrebbe essere una attività di tipo razionale 2. La decisione in merito alla strategia da adottare non dovrebbe essere una attività di tipo razionale 3. Esiste una netta distinzione fra tra il processo di formulazione e il processo di attuazione della strategia 4. L’analisi SWOT è fondamentale nella generazione delle alternative strategiche 5. L’analisi SWOT è fondamentale nella realizzazione delle alternative strategiche 6. Non esiste una netta distinzione fra tra il processo di formulazione e il processo di attuazione della strategia 7. L’attività di gestione strategica si svolge a certe specifiche cadenze 8. Esiste una netta separazione fra pensiero e azione 9. Non esiste una netta separazione fra pensiero e azione 10.Il processo di gestione strategica è essenzialmente un processo top-down 11.Il processo di gestione strategica è essenzialmente un processo di apprendimento 12.La gestione strategica è guidata da una visione strategica Risposta: 2, 6, 9, 11, 12 Domanda 15 Il contributo di Mintzberg è caratterizzato dal/i seguente/i assunto/i di base: 1. Esiste una netta distinzione fra tra il processo di formulazione e il processo di attuazione della strategia 2. Il processo di gestione strategica è essenzialmente un processo top-down 3. Il processo di gestione strategica è essenzialmente un processo bottom-up 4. La creazione di una strategia procede per tre vie: quella deliberata, quella emergente e quella casuale 5. La creazione di una strategia procede per due vie: quella deliberata e quella emergente Risposta: 5 Domanda 16 Secondo Mintzberg, la creazione della strategia: 1. Procede in modo sequenziale 2. È simile all’attività di un vasaio 3. Procede per due vie parallele 4. Non ha alcuna via individuata ex-ante Risposta: 2, 3 Domanda 17 SWOT è l’acronimo di 1. Strategy With Opportunities Tomorrow 2. Strenghts, Weaknesses, Occasions, Treaths 3. Strategy With Occasions Tomorrow 4. Strategy, Weaknesses, Opportunities, Treaths Risposta 4 Domanda 18 L’analisi e la valutazione della situazione dell’azienda nei confronti dei concorrenti conduce alla individuazione dei/delle: 1. Punti di forza 2. Minacce 3. Punti di debolezza 4. Opportunità Risposta 1, 3 Domanda 19 L’analisi e la valutazione dell’ambiente esterno porta alla individuazione dei/delle: 1. Punti di forza 2. Minacce 3. Punti di debolezza 4. Opportunità Risposta 2, 4 Domanda 20 L’analisi SWOT è stata sviluppata dalla scuola: 1. harvardiana 2. di Normann 3. di Mintzberg 4. di Porter Risposta 1, 4 Domanda 21 Le minacce e le opportunità sono comuni a tutti i concorrenti della medesimo business: 1. No 2. Sì Risposta 2 Domanda 22 L’analisi dei Punti Forti e dei Punti Deboli dell’impresa nello specifico business dovrebbe essere integrata con una valutazione comparativa del posizionamento dell’azienda nei confronti di quello realizzato dai concorrenti diretti confrontando: 1. il sistema delle attività (correnti e di set up) sviluppato; 2. il sistema delle risorse (beni e competenze) distintive posseduto; 3. il sistema di prodotto (nelle sue componenti sia materiali, sia immateriali) offerto 4. i clienti target (nei caratteri sia tangibili, sia intangibili) individuati Risposta: 1, 2, 3 Domanda 23 L’analisi delle Minacce/Opportunità dell’impresa nello specifico business dovrebbe essere integrata con una valutazione comparativa del posizionamento dell’azienda nei confronti di quello realizzato dai concorrenti diretti confrontando: 1. il sistema delle attività (correnti e di set up) sviluppato; 2. il sistema delle risorse (beni e competenze) distintive posseduto; 3. il sistema di prodotto (nelle sue componenti sia materiali, sia immateriali) offerto 4. i clienti target (nei caratteri sia tangibili, sia intangibili) individuati Risposta: 4 Domanda 24 Lo spazio operativo è 1. Il volume della domanda complessivamente soddisfatta dalle aziende del settore 2. La redditività media delle aziende del settore 3. L’importo del fatturato realizzato complessivamente dalle aziende del settore 4. Il valore prodotto complessivamente dalle fasi mediamente svolte dalle imprese operanti nel settore Risposta: 1, 3, 4 Domanda 25 Lo spazio economico è 1. Il volume della domanda complessivamente soddisfatta dalle aziende del settore 2. La redditività media delle aziende del settore 3. L’importo del fatturato realizzato complessivamente dalle aziende del settore 4. Il valore prodotto complessivamente dalle fasi mediamente svolte dalle imprese operanti nel settore Risposta: 2 Domanda 26 L’evoluzione di un settore può essere indotta da: 1. Dinamiche casuali 2. Dinamiche causali 3. Dinamiche congiunturali 4. Dinamiche momentanee 5. Dinamiche permanenti 6. Dinamiche contingenti. Risposta: 3, 5 Domanda 27 Le dinamiche permanenti prendono avvio a seguito di: 1. cambiamenti intervenuti in una o più variabili tecnico-economiche di base del settore 2. a causa del ricorso ad ammortizzatori da parti dei competitors atti ad assorbire le dinamiche congiunturali di settore 3. evoluzioni intervenute nei settori posti a monte e/o valle rispetto a quello considerato, o nei settori a esso adiacenti 4. comportamenti adottati dai singoli operatori che già operano nell’ambito competitivo 5. dinamiche di tipo congiunturale Risposta: 1, 3, 4 Domanda 28 Con l’espressione dinamiche strutturali si è soliti identificare cinque direttrici evolutive del settore, e precisamente: 1. il ciclo di vita 2. il processo di esclusione dei competitors dal settore 3. il processo di internazionalizzazione 4. il processo di concentrazione e di frammentazione 5. il processo di abbattimento delle barriere all’entrata 6. il ciclo di sostituzione 7. il processo di internazionalizzazione e di esternalizzazione 8. l’ingresso di nuovi attori che modificano radicalmente l’evoluzione del settore Risposta: 1, 3, 4, 6, 7 Domanda 29 Le fasi del ciclo di vita di un settore sono: 1. fase iniziale 2. fase di rilancio 3. fase di sviluppo 4. fase di maturità 5. fase di stagnazione. 6. fase di declino 7. fase di crisi Risposta: 1, 3, 4, 6 Domanda 30 Nel definire il proprio vettore di rinnovamento strategico ogni impresa deve rispondere alle seguenti domande: 1. quali tendenze di mercato si verificheranno nel breve termine? 2. chi sono i clienti ai quali la nostra impresa si rivolge (who o clienti target)? 3. quali prodotti o servizi vogliamo offrire loro (what o sistema di prodotto)? 4. come possiamo fornire questi prodotti ai clienti assicurando efficacia ed efficienza (how o struttura dedicata)? 5. quali sono le attuali barriere all’entrata del settore? Risposta: 2, 3, 4 Domanda 31 La stessa rete concettuale impiegata per la rappresentazione del posizionamento strategico attuale può esser utile per la ricerca di un posizionamento strategico futuro unico e vantaggioso? 1. No 2. Sì, in ogni caso 3. Sì, solo se si integra la formula competitiva con la rete concettuale proposta dalla S.W.O.T Risposta: 2 Domanda 32 l’innovazione strategica radicale: 1. riguarda tutti gli elementi della formula competitiva 2. è rispetto a tutti i competitors 3. incide sulle dinamiche congiunturali del settore 4. incide sulle dinamiche permanenti del settore Risposta:1, 2, 4 Domanda 33 Avendo identificato i fattori fondamentali che i clienti apprezzano, per innescare un processo di innovazione strategica ci si devono poi porre le seguenti domande: 1. Quali di questi fattori possono vedere la propria importanza strategica sensibilmente ridotta? 2. Per quali di questi fattori deve essere invece aumentata l’importanza strategica ai fini di una maggiore creazione di valore? 3. Quali fattori fino ad oggi considerati fondamentali per attrarre i consumatori possono invece essere eliminati? 4. Quali nuovi fattori, sino ad ora non considerati ed utilizzati, possono essere creati? Risposta: 1, 2, 3, 4 Domanda 34 L’analisi del cambiamento strategico deve essere sempre accompagnata da alcune cautele e da alcune precisazioni: 1. la rottura delle regole del gioco attraverso l’innovazione strategica è e rimane una delle possibili opzioni strategiche per competere 2. cambiamenti repentini possono causare strategie di attacco al leader difficili da fronteggiare 3. l’innovazione strategica è, per sua natura, rischiosa 4. il cambiamento repentino a livello aziendale potrebbe causare la perdita delle competenze possedute dall’impresa. 5. non tutti i cambiamenti portano necessariamente a risultati positivi 6. l’innovazione strategica può essere il risultato di cambiamenti di regole del gioco imposte per legge Risposte: 1, 3, 5 Domanda 35 La resistenza delle imprese esistenti al cambiamento può essere principalmente dovuta alle seguenti cause: 1. percezione, ovvero non si vede la minaccia o l’opportunità 2. conflitto, cioè non si perviene ad un accordo sulla direzione da intraprendere 3. motivazione, ovvero si vede la minaccia/opportunità, ma non si vuole rispondere 4. direzione, cioè si vorrebbe rispondere, ma non si sa come 5. coordinamento, cioè si sa come rispondere ma non si riesce a muovere l’organizzazione in quella direzione 6. egemonia, cioè un gruppo ristretto si oppone al cambiamento Risposte: 1, 3, 4, 5 Domanda 36 Le best practices che le imprese possono mettere in atto al fine di migliorare il processo di gestione della dinamica strategica sono: 1. costituzione di un sistema di monitoraggio ambientale 2. l’analisi approfondita dei conflitti organizzativi e proposta di soluzioni concordate a livello organizzativo 3. la rimozione di atteggiamenti e comportamenti inerziali 4. comprensione della catena di causalità del vantaggio competitivo 5. la predisposizione, attraverso opportuni investimenti, dell’insieme di risorse e competenze necessarie per portare a compimento un progetto innovativo e realizzare un nuovo posizionamento strategico 6. gestione attiva della transizione verso il nuovo posizionamento strategico Risposta: 1,3, 5, 6 RIFERIMENTI NUMERO DOMANDE/MATERIALI NUMERO DOMANDE Da 1 a 8 da 9 a 16 da 17 a 23 da 24 a 29 da 30 a 36 MATERIALI Cap. 11 Cap. 12 Appendice E Cap. 13 Cap. 14 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 15 “La dinamica delle risorse” e CAP. 16 “Le dinamiche dei posizionamenti strategici” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 10 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 Gli elementi cruciali del processo di sviluppo delle risorse sono: 1. pianificazione orientata dalla visione e dalle azioni concrete 2. rimozione degli ostacoli derivanti dalle core competences 3. struttura organizzativa 4. gestione della tensione e degli ostacoli al sistema di potere 5. gestione degli attori sociali 6. sviluppo di risorse 7. analisi delle prospettive offerte e i contributi o consensi richiesti Risposta: 1, 3, 4 Domanda 2 Il processo di sviluppo delle risorse passa per le seguenti fasi (ordinarle): 1. definizione del posizionamento futuro ricercato, nei mercati e segmenti in cui l’impresa opera o in cui ha intenzione di operare, anche in ragione delle opportunità di diversificazione offerte dalle core competence possedute 2. identificazione del profilo attuale della dotazione di risorse 3. individuazione delle risorse distintive coerenti con il posizionamento attuale 4. valutazione dell’evoluzione dell’ambiente di riferimento e comprensione delle opportunità da essa dischiuse, o delle minacce da essa conseguenti 5. investimento/disinvestimento in risorse. In particolare, per ciò che attiene la costruzione e lo sviluppo delle medesime, si presentano le seguenti alternative: • costruzione interna (make); • acquisizione dall’esterno (buy), di una singola risorse (un marchio, un brevetto) o di un’azienda che ha già sviluppato RISORSE adatte allo scopo; • connessione in network (connect). 6. individuazione delle risorse • da mantenere; • da rafforzare; • da costruire ex-novo; • da abbandonare. Risposta: 2, 3, 4, 1, 6, 5 Domanda 3 Nelle attività di costruzione e sviluppo di risorse è necessario prestare attenzione in particolare: 1. ai tempi e alle modalità di investimento in risorse 2. ai problemi derivanti da una veloce evoluzione del settore. 3. alle difficoltà di comprendere pienamente le relazioni causali alla base dello sviluppo di specifiche risorse 4. alla necessità di attivare meccanismi organizzativi di integrazione e di diffusione della conoscenza, la cui mancanza potrebbe rendere non completo il processo di costruzione/sviluppo di un determinato insieme di risorse 5. alle difficoltà derivanti da resistenze organizzative alla costituzione di nuove risorse che sostituiscono le risorse già presenti a livello aziendale. Risposta: 1, 3, 4 Domanda 4 Come evidenziato da Hamel e Prahalad, le aziende possono far leva sulle proprie risorse: 1. concentrando le stesse in modo più razionale sugli obiettivi strategici chiave 2. resistendo alla dinamiche congiunturali che richiederebbero la disponibilità di risorse non disponibili a livello aziendale 3. conservando le risorse 4. lavorando per fronteggiare le resistenze organizzative interne 5. recuperando rapidamente le risorse, ovvero riducendo i tempi che intercorrono tra l’investimento e la reintegrazione del capitale investito 6. analizzando le risorse più critiche in base all’evoluzione del settore in corso. Risposta: 1, 3, 5 Domanda 5 L’accumulo di risorse si ottiene a seguito dello svolgimento: 1. delle attività correnti 2. delle attività di set up 3. sia delle attività correnti, sia delle attività di set up Risposta: 3 Domanda 6 Indicare le affermazioni corrette: 1. le risorse sono variabili livello 2. le risorse sono variabili flusso 3. le risorse sono osservabili nei flussi in entrata e in uscita che le fanno variare; 4. le attività sono variabili flusso 5. le attività sono variabili livello 6. le attività non sono osservabili nello svolgersi nel tempo delle operazioni che le compongono; 7. le risorse e le attività sono collegate da relazioni dinamiche di causa effetto 8. le risorse sono fattori produttivi che trovano impiego nello svolgimento delle attività Risposta: 1, 3, 4, 7, 8 Domanda 7 Lo svolgimento delle attività correnti comporta uno sviluppo delle risorse sulla base di scelte che sono: 1. singolarmente poco rilevanti 2. frequenti 3. singolarmente importanti 4. sporadiche Risposta: 1, 2 Domanda 8 Lo svolgimento delle attività di set up comporta uno sviluppo delle risorse sulla base di scelte che sono: 1. singolarmente poco rilevanti 2. frequenti 3. singolarmente importanti 4. sporadiche Risposta: 3, 4 Domanda 9 Quando si parla di “vantaggio aziendale” ci si riferisce: 1. alle risorse poste a livello aziendale 2. alle risorse accumulare dalle unità centrali 3. al vantaggio competitivo sviluppato dalle imprese monobusiness 4. al vantaggio competitivo sviluppato dalle imprese multi business Risposta: 1, 2 Domanda 10 Il sistema “attività-risorse” è definito dalla strategia che lo orienta verso risultati e obiettivi comuni sul versante: 1. del (o dei) business in cui l’impresa opera 2. del sistema degli interlocutori sociali a cui si rivolge Risposta:1, 2 Domanda 11 L’intensità delle dinamiche dei posizionamenti strategici originate dalla strategia competitiva di un’impresa può variare a seconda: 1. Del tasso di crescita della domanda 2. Del livello di indebitamento dell’impresa 3. Dell’aggressività degli obiettivi strategici dell’impresa 4. Delle leve competitive usate 5. 6. 7. 8. Del grado di diversificazione dell’impresa Dell’ampiezza della gamma dei prodotti offerti dall’impresa Del grado di consolidamento del settore Dell’importanza delle quote di mercato ai fini dell’ottenimento di economie di scala e di esperienza Risposta: 1, 3, 4, 7, 8 Domanda 12 Il confronto competitivo è tanto più intenso quanto più: 1. Le azioni adottate da un operatore risultino minaccianti per la sopravvivenza e il successo di altre imprese 2. La domanda del settore sia in forte crescita 3. L’attaccante ricorra alla leva prezzo per perseguire le proprie finalità 4. L’attaccante ricorra alla differenziazione per perseguire le proprie finalità 5. Il settore si colloca nelle prime fasi del proprio ciclo di vita 6. Il settore si colloca nella fase di maturità del proprio ciclo di vita Risposta: 1, 3, 6 Domanda 13 Le fasi di ingresso di un’impresa in un nuovo mercato sono: 1. La fase preliminare (o di studio) 2. La fase preliminare (o di investimento) 3. La fase di entrata vera e propria 4. La fase di passaggio ad una strategia competitiva di sviluppo e penetrazione 5. La fase di passaggio a una strategia di difesa Risposta: 1, 3, 4 Domanda 14 Nella fase di entrata vera e propria, l’impresa: 1. Effettua una serie di analisi volte ad approfondire la conoscenza dell’arena competitiva in cui vorrebbe entrare 2. Individua la specifica combinazione prodotto-mercato da utilizzare per l’ingresso. 3. Effettua investimenti finalizzati all’avvio dell’attività 4. Effettua investimenti finalizzati a predisporre la struttura necessaria per realizzare la vera e propria strategia di sviluppo e di penetrazione del mercato. Risposta: 3 Domanda 15 Secondo Porter la regola fondamentale della strategia offensiva è quella di: 1. Effettuare ingenti investimenti 2. Attaccare frontalmente 3. Non attaccare frontalmente 4. Diversificare il rischio Risposta: 3 Domanda 16 Le condizioni che devono essere verificate per poter condurre un efficace attacco al leader sono: 1. Disponibilità di risorse liquide superiori a quelle del leader 2. Esistenza di un qualche vantaggio nei confronti del leader, rilevante negli ambiti in cui si vuole procedere all’attacco 3. Elevata propensione al rischio 4. Esistenza di un price premium rispetto al prezzo praticato dal leader 5. Capacità di resistere alla possibile reazione del leader Risposta: 2, 5 Domanda 17 Le ragioni che possono ostacolare la ritorsione del leader sono: 1. Costo della reazione particolarmente elevato 2. Elevato indebitamento del leader 3. Presenza di vincoli normativi di vario genere che ne limitano le possibilità di risposta 4. Avversione al rischio 5. Esistenza di altre ASA che hanno un peso più rilevante nel portafoglio del concorrente attaccato 6. Vertice aziendale guidato da obiettivi di breve termine 7. Vertice aziendale guidato da obiettivi di lungo termine Risposta: 1, 3, 5, 6 Domanda 18 Le due variabili che determinano il tipo di strategia di attacco al leader intrapresa dall’attaccante sono: 1. L’ambito geografico (uguale o diverso rispetto a quello del leader) 2. L’ambito competitivo (uguale o diverso rispetto a quello del leader) 3. Il tipo di strategia competitiva adottata (uguale o diversa rispetto a quella del leader) 4. La configurazione del sistema delle attività (uguale o diversa rispetto a quello del leader) 5. La configurazione del sistema di prodotto (uguale o diversa rispetto a quella del leader) 6. Le scelte di filiera (uguali o diverse rispetto a quelle del leader) Risposta: 2, 4 Domanda 19 La strategia fondata sulla spesa pura si basa (rispetto alle scelte effettuate dal leader) su: 1. Ambito competitivo uguale e configurazione del sistema delle attività diversa 2. Ambito competitivo uguale e configurazione del sistema delle attività uguale 3. Ambito competitivo diverso e configurazione del sistema delle attività uguale 4. Ambito competitivo diverso e configurazione del sistema delle attività diversa Risposta: 2 Domanda 20 La strategia fondata sulla riconfigurazione si basa (rispetto alle scelte effettuate dal leader) su: 1. Ambito competitivo uguale e configurazione del sistema delle attività diversa 2. Ambito competitivo uguale e configurazione del sistema delle attività uguale 3. Ambito competitivo diverso e configurazione del sistema delle attività uguale 4. Ambito competitivo diverso e configurazione del sistema delle attività diversa Risposta: 1 Domanda 21 La strategia fondata sulla ridefinizione si basa (rispetto alle scelte effettuate dal leader) su: 1. Ambito competitivo uguale e configurazione del sistema delle attività diversa 2. Ambito competitivo uguale e configurazione del sistema delle attività uguale 3. Ambito competitivo diverso e configurazione del sistema delle attività uguale 4. Ambito competitivo diverso e configurazione del sistema delle attività diversa Risposta: 3 Domanda 22 Riconfigurare il sistema delle attività può voler dire effettuare mutamenti: 1. Nelle caratteristiche del prodotto 2. Nella selezione dei clienti target 3. Nelle scelte relative alla gamma di prodotti offerti 4. Nelle modalità di svolgimento di una o più attività del sistema delle attività 5. Nella struttura del sistema delle attività e nei collegamenti tra le diverse attività 6. Nella scelta delle aree geografiche nelle quali operare 7. Nell’utilizzo di canali distributivi differenti da quelli usati dal leader 8. Nelle scelte di diversificazione adottate dal leader Risposta: 1, 4, 5, 7 Domanda 23 Nel realizzare una valida strategia di difesa le imprese (incumbent) possono adottare due forme di comportamento: 1. Dissuasione 2. Minaccia 3. Reazione 4. Investimento Risposta: 1, 3 Domanda 24 Le principali azioni di difesa che il leader può adottare sono: 1. Costruzione di barriere 2. Definizione di alleanze con altri concorrenti del settore 3. Incremento del livello di ritorsione 4. Riduzione dei prezzi 5. Riduzione degli incentivi all’attacco 6. Incremento degli investimenti pubblicitari Risposta: 1, 3, 5 Domanda 25 Le “dinamiche dei posizionamenti strategici”: 1. sono l'insieme delle mosse e delle contromosse dei diversi attori di un sistema competitivo 2. sono l'insieme delle manovre concorrenziali, in cui sono impegnati i diversi attori di un sistema competitivo 3. dipendono, in larga misura, dalla struttura e dalle dinamiche di settore Risposta: 1, 2, 3 RIFERIMENTI NUMERO DOMANDE/MATERIALI NUMERO DOMANDE Da 1 a 10 Da 11 a 25 MATERIALI Cap. 15 Cap. 16 TEST DI AUTOVALUTAZIONE CAP. 17 “La dinamica strategica e la responsabilità manageriale” del libro“Le strategie competitive” McGraw-Hill, 2014 e del BLOCCO 11 del corso Strategia Competitiva 2013-14 Domanda 1 Ciò che muove l’azione manageriale è il gap percepito dal vertice aziendale tra: 1. strategia intenzionale e posizionamento strategico obiettivo 2. strategia operante e posizionamento strategico attuale 3. posizionamento strategico obiettivo e posizionamento strategico attuale Risposta: 3 Domanda 2 I fondamentali ordini di processi manageriali in cui si esplicita la gestione della strategia sono: 1. i processi di analisi e valutazione della strategia intenzionale (o posizionamento strategico obiettivo) 2. i processi di analisi e valutazione della strategia operante (o posizionamento strategico attuale) 3. i processi di formazione delle intenzioni del vertice 4. i processi di formazione della strategia operante 5. i processi realizzativi volti a colmare il gap 6. i processi dinamici nell’ambito del sistema attività-risorse 7. i processi di learning by doing Risposta: 2, 3, 5 Domanda 3 La strategia intenzionale è costituita da: 1. Le azioni strategiche messe in atto per raggiungere gli obiettivi strategici di medio-lungo periodo 2. La direzione strategica intrapresa da un’azienda 3. Le intenzioni del vertice in carica 4. Le attività correnti svolte dall’azienda 5. Le attività di set-up svolte dall’azienda Risposta: 3 Domanda 4 Una prospettiva di fondo lungimirante è caratterizzata da un orientamento a: 1. La ricerca dell’interesse dell’azienda 2. La prudenza e il contenimento dell’indebitamento 3. La difesa delle quote di mercato 4. La costruzione sulle esperienze positive “ereditate” dalla storia dell’azienda 5. La diversificazione del rischio 6. L’osservanza delle regole nei loro principi ispiratori (non mero rispetto formale) 7. La valorizzazione dei collaboratori 8. Dotarsi di una funzione obiettivo non di tipo olistico 9. Dotarsi di una funzione obiettivo non costruita su un obiettivo singolo Risposta: 1, 4, 6, 7, 9 Domanda 5 Quali punti riguardano il fine a cui è rivolta l’azione manageriale? 1. La ricerca dell’interesse dell’azienda 2. La costruzione sulle esperienze positive “ereditate” dalla storia dell’azienda 3. L’osservanza delle regole nei loro principi ispiratori (non mero rispetto formale) 4. La valorizzazione dei collaboratori 5. Dotarsi di una funzione obiettivo non costruita su un obiettivo singolo Risposta: 1, 5 Domanda 6 Quali punti riguardano il modo in cui si esplica l’azione manageriale? 1. La ricerca dell’interesse dell’azienda 2. La costruzione sulle esperienze positive “ereditate” dalla storia dell’azienda 3. L’osservanza delle regole nei loro principi ispiratori (non mero rispetto formale) 4. La valorizzazione dei collaboratori 5. Dotarsi di una funzione obiettivo non costruita su un obiettivo singolo Risposta: 3, 4 Domanda 7 Quale punto riguarda l’ambito di attività entro cui l’azione manageriale si dispiega? 1. La ricerca dell’interesse dell’azienda 2. La costruzione sulle esperienze positive “ereditate” dalla storia dell’azienda 3. L’osservanza delle regole nei loro principi ispiratori (non mero rispetto formale) 4. La valorizzazione dei collaboratori 5. Dotarsi di una funzione obiettivo non costruita su un obiettivo singolo Risposta: 2 Domanda 8 Le leve gestionali che si prestano ad essere usate per fini ed interessi particolari, non ricondotti all’interesse aziendale sono, ad esempio: 1. i sistemi di gestione del personale 2. i meccanismi di accreditamento dei fornitori 3. le acquisizioni 4. le fusioni, dismissioni di rami di azienda 5. le comunicazioni al mercato azionario Risposta: 1, 2, 3, 4, 5 Domanda 9 Quali funzioni obiettivo hanno generalmente un impatto negativo? 1. Le funzioni obiettivo olistiche 2. Le funzioni obiettivo gerarchico-piramidali Risposta: 2 Domanda 10 Un atteggiamento di pura osservanza formale delle norme: 1. è sintomo di carenze etiche del management 2. espone l’azienda al rischio di comportamenti illegali 3. induce a vedere solo i costi che l’ “essere in regola” comporta 4. induce a vedere le possibili ricadute positive sul controllo dei rischi aziendali 5. induce a vedere le possibili ricadute positive sugli stimoli a migliorare la gestione grazie ad innovazioni (nei sistemi di gestione, nei processi produttivi, nei prodotti) Risposta: 1, 2, 3 Domanda 11 Elementi dell’orientamento di fondo essenziale per l’esplicarsi di dinamiche strategiche virtuose è la capacità della leadership aziendale di: 1. coinvolgere i collaboratori 2. instillare nei collaboratori la necessaria disciplina 3. liberare le capacità di iniziativa dei collaboratori 4. promuovere processi di learning by doing, generatori delle innovazioni strategiche 5. promuovere processi di learning by doing, generatori delle innovazioni operative Risposta: 1, 2, 3, 4 ,5 Domanda 12 In che cosa consiste il compito, proprio del management, di gestire un’azienda? 1. gestire le sue performance 2. gestire le attività (e le risorse in esse impiegate) da cui le performance discendono 3. gestire la strategia sottostanti le attività Risposta: 1, 2, 3 Domanda 13 Indicare le affermazioni corrette: 1. compito del management si svolge su due linee di lavoro intrecciate, quella delle attività e quella delle risorse 2. compito del management si svolge su due linee di lavoro intrecciate, quella delle attività correnti e quella delle attività di set up 3. le attività correnti sono una ricca fonte di opportunità di innovazione di tipo strategico 4. le attività correnti sono una ricca fonte di opportunità di innovazione di tipo operativo 5. la gestione strategica è fatta solo di processi top down 6. la gestione strategica è fatta di processi top down e di processi bottom up 7. la qualità della gestione strategica è soprattutto un problema di apprendimento da parte dei vertici aziendali e da parte dei collaboratori 8. la qualità dei processi di apprendimento da parte dei vertici aziendali e da parte dei collaboratori non è garanzia di efficacia realizzativa (execution) 9. la qualità dei processi di apprendimento da parte dei vertici aziendali e da parte dei collaboratori non è garanzia di efficacia realizzativa (execution) 10. tutta la dinamica strategica è profondamente permeata dall’orientamento di fondo del vertice 11. il learning by questioning oneself è il processo di apprendimento più facile fra i processi di apprendimento manageriale 12. il learning by questioning oneself è il processo di apprendimento meno facile fra i processi di apprendimento manageriali Risposta: 2, 3, 4, 6, 7, 9, 10, 12