07 chiari 4/08 - Assistenza Infermieristica e Ricerca

Transcript

07 chiari 4/08 - Assistenza Infermieristica e Ricerca
Contributi
ed esperienze
Paolo Chiari1
Luisa Sist2
Dina Moranda3
Catia Biavati4
Viviana Cormons5
Catleen Tietz6
Patrizia Taddia7
1Ricercatore Università
di Bologna
2Infermiera, Azienda
Ospedaliero-Universitaria
di Bologna
3Infermiera, Ospedale
San Raffaele di Milano
4Infermiera, Azienda
Ospedaliero-Universitaria
di Bologna
5Coordinatore, Azienda
Ospedaliero-Universitaria
di Bologna
6Medico, Azienda
Ospedaliero-Universitaria
di Bologna
7Direttore Servizio
Infermieristico, Tecnico
e Riabilitativo, Azienda
Ospedaliero-Universitaria
di Bologna
Studio per documentare l’esperienza
dell’inserimento degli infermieri case
manager in reparti per acuti e post acuti:
il punto di vista degli operatori, dei
pazienti ed i risultati clinico-organizzativi
Dal 2000 nel Policlinico S. Orsola di Bologna sono stati introdotti gli Infermieri
Case Manager (ICM).
Obiettivo. L’obiettivo di questo studio è valutare l’associazione dell’ICM ad alcuni
esiti clinici e alla soddisfazione di operatori sanitari e pazienti.
Materiali e metodi. Sono stati valutati la degenza media, il numero di dimissioni
pianificate e di cadute l’anno precedente e successivo l’introduzione dell’ICM, in 14
reparti. La soddisfazione di infermieri e medici dei cambiamenti positivi apportati dal
case manager è stata valutata in 13 reparti con un questionario, e la soddisfazione
dei pazienti in 8 reparti con la Newcastle satisfaction with nursing scale.
Risultati. Non sono state osservate differenze nella degenza media, solo piccole
differenze nel numero di dimissioni pianificate (+8.2%) ed una diminuzione (-24%)
del numero di cadute. I risultati del questionario sulla percezione dei cambiamenti
indicano un’elevata soddisfazione di tutti gli operatori (in particolare degli infermieri
coordinatori) con un accordo >2.8 su una scala da 1 a 4, per gli esiti sull’organizzazione
e sul paziente. Non è stato percepito nessun cambiamento positivo sullo stress e sul
carico di lavoro.
Conclusioni. Non è semplice scegliere indicatori per dimostrare cambiamenti
organizzativi. Sono stati dimostrati cambiamenti positivi solo sulla percezione
degli operatori e sulle cadute. Occorrono altri studi per confermare alcuni esiti
positivi osservati.
Introduzione
Il case management viene definito “un processo
di collaborazione che accerta, programma, applica, coordina, controlla e valuta le opzioni ed
i servizi richiesti per soddisfare le esigenze
educative, di salute e di cura, degli individui,
usando la comunicazione e le risorse disponibili per promuovere buoni risultati di qualità,
economici e di efficacia”.1
L’Infermiere Case Manager (ICM) è considerato una possibile evoluzione dei modelli organizzativi dell’assistenza infermieristica, in particolare come miglioramento ed estensione del
concetto di Primary Nursing.2 Infatti, viene indicato anche come Primary Nurse di 2° livello.3
202
Assistenza infermieristica e ricerca, 2008, 27, 4
L’ICM viene proposto per controllare i costi dell’assistenza, migliorando la qualità, attraverso
una collaborazione interdisciplinare. In ospedale, l’infermiere agisce come tutore del paziente, ne valuta i progressi, modifica l’assistenza in base alla valutazione e lo prepara alla dimissione.4 Non esiste un unico modello di
case management,2 ma i diversi programmi
per ICM hanno definito il ruolo del proprio ICM,
tenendo conto delle modalità che lo collegano alla struttura organizzativa, alla propria mission, ai sistemi di finanziamento e alla situazione sociale del contesto in cui operano.
Numerose ricerche hanno documentato l’effetto dell’inserimento degli ICM su diversi
P. Chiari et al.: Studio per documentare l’esperienza dell’inserimento degli infermieri case manager in reparti per acuti e post acuti
esiti di tipo clinico-organizzativo quali durata del ricovero, pianificazione della dimissione, riammissioni non pianificate, mortalità,
prevenzione di eventi avversi.5-11 Alcuni di
questi studi non hanno rilevato una differenza statisticamente significativa della durata del
ricovero5-6 e della mortalità,5, 7 ma hanno dimostrato una significativa riduzione delle
riammissioni precoci, dovuta ad un forte investimento nei programmi educativi sui pazienti e sui familiari.7 È stata documentata
un’associazione tra l’introduzione dell’ICM e
la soddisfazione lavorativa del personale,6, 910 lo stato funzionale, benessere, ansia e depressione del paziente.5, 9-12 Tosun e Akbayrak6 hanno riscontrato una maggiore soddisfazione del personale dopo l’introduzione del
Case Management, tuttavia la differenza non
è risultata statisticamente significativa; il personale di assistenza percepisce un aumento
del beneficio non solo sui pazienti ma anche
sull’attività del reparto, sul miglioramento del
coordinamento delle cure e lo definiscono una
risorsa per il personale dell’unità operativa.10
È stata dimostrata però una differenza statisticamente significativa tra la soddisfazione dei
pazienti curati secondo il modello del case management e quelli del gruppo di controllo.6
Bristow e Herrick,9 nella loro revisione della
letteratura, rilevano che l’introduzione dell’ICM nel dipartimento di emergenza migliora la soddisfazione sia dei pazienti che degli
operatori.
La variabilità dei risultati riportati è giustificata dai diversi programmi che hanno introdotto la figura dell’ICM. Quelli che hanno riportato le valutazioni più positive sono i programmi legati alla gestione di singole patologie-percorsi diagnostico-terapeutici, in cui l’apporto di pianificazione e
di educazione degli ICM determina risultati
sulla miglior gestione della malattia da parte del paziente.
Contesto
Presso l’Ospedale Sant’Orsola Malpighi di Bologna, a partire dall’anno 1998 la figura dell’Infermiere Case Manager è stata inserita in diverse unità operative: attualmente vi sono oltre 40 ICM, distribuiti in 16 Unità Operative per
acuti e post acuti ed alcuni ICM collocati in per-
corsi clinico-assistenziali. Lo studio ha preso in
considerazione solo gli ICM che operano nei
reparti e non quelli che operano su percorsi
clinico-assistenziali.
Sono stati inclusi gli ICM di 14 reparti di cui 1
oncologia, 7 medicine interne, 2 geriatrie, 1 medicina fisica e riabilitativa, 1 radioterapia e 2
post acuti.
Obiettivi
La ricerca ha lo scopo di verificare l’associazione tra l’introduzione dell’ICM e alcuni esiti
di tipo organizzativo, clinico-assistenziale e di
soddisfazione dei pazienti e del personale sanitario e di supporto. Gli esiti sono documentati con:
– dati organizzativi e clinici (degenze medie,
dimissioni protette, cadute);
– dati sulla soddisfazione lavorativa del personale e dei pazienti.
Materiali e metodi
I diversi esiti sono stati valutati con studi trasversali, condotti nell’estate del 2007, e studi
pre-post intervento, condotti l’anno precedente e successivo l’inserimento dell’ICM (dal 2000
al 2007).
Esiti
Sono stati indagati indicatori ritenuti associati
o sensibili al ruolo svolto dall’ICM. Nel nostro
contesto l’ICM di reparto si occupa prevalentemente di:
1) pianificare l’assistenza;
2) educare ed informare i pazienti e familiari;
3) facilitare la dimissione verso strutture protette.
Variabili clinico-organizzative:
a) media dei giorni di degenza
b) numero di cadute accidentali dei pazienti:
le cadute e le lesioni da decubito possono
essere influenzate dagli ICM che gestiscono
la pianificazione dell’assistenza e l’educazione ai pazienti ed ai familiari13
c) dimissioni protette. La gestione delle dimissioni protette è un’attribuzione specifica dell’ICM. Per dimissioni protette si intendono i
seguenti tipi di dimissione: presso RSA, Casa protetta, Hospice; al domicilio del paziente; dimissione ordinaria presso strutture pubbliche o private di riabilitazione; diAssistenza infermieristica e ricerca, 2008, 27, 4
203
Contributi
ed esperienze
missione protetta con attivazione di assistenza domiciliare integrata (ADI).
Sono stati confrontati i dati prima e dopo l’inserimento dell’ICM (gli ICM sono stati inseriti
dal 2000 al 2007 nei diversi reparti). Dei 14 reparti in cui sono inseriti gli ICM, gli esiti sono
stati valutati in 9: sono stati esclusi i reparti post acuti e di riabilitazione in quanto l’ICM è stato inserito all’apertura del reparto, e la Radioterapia e l’oncologia perché l’ICM era stato inserito da meno di un anno.
Per la lettura dei risultati è stata utilizzata la statistica descrittiva, confrontando le frequenze e
le medie del periodo post con quelle del periodo pre inserimento dell’ICM.
malattia da parte del paziente, migliore pianificazione delle dimissioni e una migliore
compliance del paziente ai regimi prescritti)
e nel servizio degli operatori (migliore coesione tra i membri dello staff, riduzione dei
carichi di lavoro individuali e del livello di
stress percepito).
Per la lettura dei risultati è stata utilizzata la statistica descrittiva, calcolando la media e la deviazione standard per ogni risposta. Le risposte sono state aggregate in tre aree: organizzazione, operatori e pazienti.
Dall’analisi sono state eliminate le risposte degli ICM perché coinvolti in prima persona.
Soddisfazione degli operatori
Non potendo effettuare valutazioni retrospettive è stato distribuito un questionario per la
rilevazione della soddisfazione lavorativa di
264 operatori (coordinatori, ICM, infermieri,
medici strutturati e non, personale di supporto)
di 13 reparti (una geriatria non ha aderito alla rilevazione). È stato utilizzato un questionario strutturato (tradotto ed adattato da Egan
et al.)10 con 16 domande con risposte su scala di Likert a quattro item (1 massimo disaccordo e 4 massimo accordo). Il questionario
è stato distribuito a tutto il personale presente in reparto da almeno un anno e coinvolto
nell’assistenza diretta. Chiedeva esplicitamente
se dopo l’introduzione dell’ICM avessero notato cambiamenti nell’organizzazione (riduzione delle dimissioni non pianificate, migliore efficienza nell’unità operativa, riduzione della degenza media dei pazienti, migliore coordinamento delle risorse extraospedaliere e dell’assistenza intraospedaliera), nell’assistenza al paziente (aumentato tempo a disposizione per l’assistenza, aumentato senso
di coinvolgimento nell’assistenza al paziente,
migliore assistenza, migliori risultati dei pazienti, migliore conoscenza del paziente sulla propria malattia, migliore gestione della
Soddisfazionedei pazienti
I pazienti di 8 reparti (5 medicine interne, 2 reparti post acuti ed una riabilitazione) è stata
somministrata, tramite intervista strutturata, una
versione tradotta ed adattata della Newcastle
Satisfaction with Nursing Scale14 (NSNS). Lo strumento è costituito da 23 domande, con risposte con scala di Likert, (1 massimo disaccordo
e 4 massimo accordo).
Sono stati intervistati 10 pazienti selezionati casualmente tra i ricoveri della settimana, con i
seguenti criteri: maggiorenni, ricoverati da almeno due notti e in grado di comprendere le
domande dell’intervistatore. Ai pazienti è stato richiesto il consenso.
Per la analisi dei risultati è stata utilizzata la statistica descrittiva, calcolando la media e la deviazione standard per ogni risposta. Le risposte sono state aggregate in tre aree:
1) Rispetto della persona, ovvero la capacità dell’infermiere di garantire privacy ed equità nell’assistenza, considerando i bisogni dell’individuo;
2) Educazione, la capacità di informazione ed
educazione dell’infermiere;
3) Capacità professionale, la professionalità
dell’infermiere in termini di conoscenze, sollecitudine e rapporto in equipe.
Tabella 1 - Differenze dei dati clinico-organizzativi fra il periodo pre e post inserimento ICM
Pre inserimento ICM
Post inserimento ICM
Differenza
Dimissioni protette
233
252
19
Degenza media
8.6
8.5
-0.1
Cadute accidentali
265
204
-61
204
Assistenza infermieristica e ricerca, 2008, 27, 4
%
8.2
-1.2
-23.0
P. Chiari et al.: Studio per documentare l’esperienza dell’inserimento degli infermieri case manager in reparti per acuti e post acuti
Risultati
A) Dati clinico-organizzativi
Le dimissioni protette aumentano dell’8.2%
mentre rimane invariata le degenza media. Si
riducono del 23% le cadute.
B) Soddisfazione del personale
Sono stati raccolti 264 questionari (Tabella 2)
di 13 reparti, compilati dal 92% dei coordinatori, dal 51% degli infermieri, e dal 39% del personale di supporto.
Tabella 2 - La soddisfazione del personale dopo l’inserimento del case manager: personale che ha risposto
Operatori
Campione
Totale
%
Coordinatore
11
12
91.7%
Infermiere
115
224
51.3%
Medico (strutturato e non)
69
N.D.*
Personale di supporto
46
119
38.7%
Nullo
1
–
Totale
264
–
* Non si è potuta calcolare la percentuale di risposta, non disponendo del dato di effettiva presenza.
Tabella 3 - Percezione degli operatori dell’efficacia del case manager
Totale
Item raggruppati per area
Migliore coordinamento dell’assistenza intraospedaliera
Migliore coordinamento delle risorse extraospedaliere
Migliore efficienza nell’unità operativa
Riduzione delle dimissioni non pianificate
Riduzione della degenza media dei pazienti
Totale Area Organizzazione
Migliore assistenza al paziente
Migliore pianificazione delle dimissioni
Aumentato senso di coinvolgimento nell’assistenza al paziente
Migliori risultati per i pazienti
Migliore compliance del paziente ai regimi prescritti
Migliore gestione della malattia da parte del paziente
Migliore conoscenza del paziente della propria malattia
Aumento del tempo a disposizione per l’assistenza al paziente
Totale Area Paziente
Migliore coesione tra i membri dello staff
Riduzione dei carichi di lavoro individuali
Riduzione del livello di stress percepito
Totale Area Operatore
Tabella 4 - Percezione degli operatori per qualifica
Professioni
Coordinatore
Infermiere
Item
Media
DS
Media
DS
Area Organizzazione
3.1
0.6
2.7
0.6
Area Paziente
3.2
0.6
2.7
0.7
Area Operatore
2.5
0.7
2.3
0.8
Le risposte sul livello di soddisfazione degli ope-
Media
3.0
2.9
2.8
2.6
2.1
2.7
3.0
2.9
2.8
2.8
2.6
2.6
2.6
2.3
2.7
2.7
2.1
2.0
2.4
Medici
Media
DS
2.8
0.6
2.6
0.7
2.4
0.6
OSS/OTA
Media
DS
2.8
0.5
2.8
0.6
2.3
0.6
DS
0.8
0.9
0.8
0.9
0.9
0.6
0.8
0.8
0.8
0.8
0.8
0.9
0.9
0.9
0.7
0.9
0.9
0.9
0.7
Totale
Media
DS
2.7
0.6
2.7
0.7
2.4
0.7
ratori sono presentate nelle Tabelle 3 e 4.
Assistenza infermieristica e ricerca, 2008, 27, 4
205
Contributi
ed esperienze
Tutti i punteggi sono superiori a 2 (accordo
medio) salvo che per la riduzione dello stress
e dei carichi di lavoro. Sono i coordinatori ad
essere i più soddisfatti di questa figura, infatti esprimono per la larga maggioranza delle
variabili, valori di soddisfazione più elevati rispetto alle altre figure. I principali aspetti su
cui ha inciso la presenza del case manager
(punteggio medio >2.8) sono legati all’organizzazione e dell’assistenza; in particolare sulla pianificazione delle dimissioni (2.9), sul
coordinamento delle risorse intra (3.0) ed extraospedaliere (2.9) e sull’efficienza dell’Unità
Operativa (2.8). Come anche, viene percepito un miglioramento dell’assistenza (3.0), dei
suoi risultati (2.8) ed un maggiore coinvolgimento (2.8).
Gli aspetti meno influenzati sono la riduzione
dei carichi di lavoro (2.1) e del livello di stress
(2.0).
C) Soddisfazione dei pazienti
All’intervista hanno risposto 84 pazienti di 8 reparti. Il 41% erano donne, con un’età media di
72 anni ed una media di 12 giorni di ricovero.
Le domande, sono state divise in due raggruppamenti, quelle ad aspettativa positiva e
quelle ad aspettativa negativa (Tabella 5). I punteggi vanno da 1 (accordo nullo) a 4 (accordo
massimo) per ogni voce.
Tabella 5 - La soddisfazione dei pazienti
Risposte alle domande ad aspettativa positiva
Domanda
Possibilità di movimento all’interno dell’Unità Operativa
Vedo gli infermieri in modo amichevole
Capacità dagli infermieri di svolgere il loro lavoro
Grazie agli infermieri ho trovato un’atmosfera serena in reparto
Modo con cui gli infermieri si occupano del loro lavoro
Gli infermieri passano regolarmente per vedere se sto bene
La considerazione mostrata dagli infermieri nei suoi confronti (come persona) la lasciano soddisfatto
Gli infermieri si assicurano sia garantita la riservatezza ed il pudore
Gli infermieri sanno cosa è meglio fare
Accade facilmente di farsi una risata con gli infermieri
La riservatezza ed il pudore garantita dall’equipé infermieristica mi soddisfano
Tutti gli infermieri sono a conoscenza delle mie necessità assistenziali
Gli infermieri mi spiegano ciò che stanno per fare prima di iniziare
Gli infermieri mi spiegano quali sono i comportamenti sbagliati
Gli infermieri ganno tempo di sedersi e parlare con me
Risposte alle domande ad aspettativa negativa
Gli infermieri mi comunicano le informazioni solo quando le richiedo
Gli infermieri non sembrano sapere cosa sto attraversando emotivamente
Gli infermieri non mi raccontano abbastanza sul trattamento infermieristico cui sono sottoposto
Gli infermieri impiegano molto tempo a venire quando li chiamo (quando suono il campanello)
Gli infermieri non s’interessano a me come persona
Gli infermieri di solito dimenticano ciò che i pazienti hanno chiesto
Gli infermieri mi mettono fretta nel fare le cose
Gli infermieri favoriscono alcuni pazienti rispetto ad altri
Le risposte dei pazienti concordano con la
percezione degli operatori: viene segnalata la
mancanza di tempo da dedicare al paziente (2.3
per il personale e 2.0 per i pazienti), però i pazienti ritengono che gli infermieri non mettano loro fretta nell’eseguire le attività (1.6). I pa206
Assistenza infermieristica e ricerca, 2008, 27, 4
Media
3.6
3.3
3.3
3.3
3.2
3.1
3.1
3.1
3.1
3.0
3.0
3.0
2.9
2.8
2.0
DS
0.58
0.53
0.45
0.61
0.52
0.47
0.46
0.44
0.36
0.70
0.39
0.48
0.52
0.66
0.69
2.6
2.3
2.2
2.2
1.9
1.8
1.6
1.6
0.65
0.57
0.66
0.68
0.56
0.69
0.59
0.62
zienti percepiscono di essere coinvolti nell’assistenza perché “gli infermieri spiegano ciò che
stanno per fare prima di iniziare” (2.9) ma che
“forniscono loro le informazioni solo quando
richieste” (2.6). L’aumentato senso di coinvolgimento da parte degli operatori è conferma-
P. Chiari et al.: Studio per documentare l’esperienza dell’inserimento degli infermieri case manager in reparti per acuti e post acuti
to dalle risposte dei pazienti relative a: “accade facilmente di farsi una risata con gli infermieri” (3.0), “considerazione di me come persona da parte degli infermieri” (3.1) e “gli infermieri non si interessino a me come persona” (1.9).
Discussione
Valutare l’efficacia di un intervento organizzativo presenta alcuni problemi legati alla difficoltà di isolare l’esito da misurare (variabile dipendente) dall’insieme del contesto organizzativo che spesso si modifica contestualmente alla variabile che si vuole studiare. Anche in questo caso, sono state identificate alcune variabili oggettive, per le quali
però, sia a causa del campione che del periodo di osservazione limitato, non è stato possibile documentare cambiamenti rilevanti. Tuttavia nella discussione si possono sottolineare quei successi, che seppur limitati, portano
ad individuare alcune positive suggestioni e
lo stimolo per condurre ulteriori studi più approfonditi.
L’introduzione degli ICM ha determinato alcuni cambiamenti positivi. La valutazione della soddisfazione dei pazienti sembra confermare questo risultato. Purtroppo il fatto di non
conoscere le caratteristiche dei pazienti assistiti nei due periodi confrontati (pre e post)
non consente di affermare se i cambiamenti
percepiti dagli operatori e rilevati dipendano
dalle caratteristiche dei pazienti assistiti o
dall’ICM. Tuttavia, la degenza media dei reparti considerati è rimasta relativamente costante negli ultimi anni e, quindi, ipotizziamo che non vi siano state variazioni sostanziali dei pazienti.
Sulle dimissioni protette incide soprattutto il
miglioramento del coordinamento delle cure10
(aspetto peraltro molto valorizzato dai coordinatori). Nonostante sia complessivamente
aumentato il numero di dimissioni protette, il
miglioramento per singolo reparto è poco rilevante. Questo può essere dovuto al fatto che
il singolo ICM deve occuparsi contemporaneamente di più pazienti, con patologie e situazioni diverse, per le quali non è sempre fattibile organizzare una dimissione protetta (si
pensi ad esempio ai pazienti che provengono
da altre regioni). Oltretutto, nel nostro conte-
sto l’ICM si occupa di numerosi aspetti: l’accoglienza, l’accertamento delle condizioni del
paziente, la pianificazione della sua assistenza, interagisce con l’équipe medica per agevolare lo svolgimento del piano diagnostico e
terapeutico, informa il paziente ed i familiari
del progredire dell’assistenza, ma ha ancora,
nei reparti per acuti, un ruolo poco consolidato nella preparazione delle dimissioni. Quindi un solo anno dall’inserimento può non essere stato sufficiente a documentare un cambiamento. Come anche, dato che l’ICM si occupa di tutti i pazienti, probabilmente uno o
due ICM per reparto non sono sufficienti per
documentare un impatto sulle dimissioni protette. Sarebbero sicuramente utili studi che indaghino anche il rapporto ottimale fra ICM e
pazienti.
L’efficacia dell’ICM sulla degenza media e sulle dimissioni è stato dimostrato soprattutto su
singole e specifiche patologie per le quali è presente un percorso clinico-assistenziale pre definito come ad esempio il paziente con scompenso cardiaco.15-17
La prossima valutazione dovrà tenere conto del
case mix e concentrarsi su singoli percorsi terapeutici quali la donna affetta da neoplasia del
seno ed il paziente con scompenso cardiaco
seguito da ambulatori specifici.
Gli aspetti su cui vengono percepiti cambiamenti da parte degli operatori, riguardano soprattutto le variabili su cui interviene direttamente l’ICM: coordinamento dell’assistenza intraospedaliera; assistenza al paziente; pianificazione delle dimissioni; coordinamento delle risorse extraospedaliere. L’aumento della capacità di pianificare l’assistenza e di educare i
pazienti ed i loro familiari può incidere sulla
diminuzione delle cadute (dato di incidenza
annuale). Infatti, l’identificazione precoce sui
fattori di rischio e l’informazione ai familiari
sono tra gli interventi raccomandati per ridurre le cadute e tra questi è inclusa l’educazione al personale e ai familiari e l’uso di strumenti di valutazione e pianificazione assistenziale.17 Va segnalato che in molti reparti
ove opera l’ICM è stata contestualmente inserita anche la scala di Conley per identificare il
paziente a rischio.
La soddisfazione dei pazienti conferma molti degli aspetti evidenziati come positivi daAssistenza infermieristica e ricerca, 2008, 27, 4
207
Contributi
ed esperienze
Ringraziamenti
Si ringraziano i Coordinatori,
gli Infermieri Case Manager
ed i Referenti della
documentazione infermieristica
dei reparti di Oncologia
Martoni, Medicina interna
Bianchi, Medicina interna
Gullo, Medicina interna
Corinaldesi, Medicina interna
Bolondi, Medicina interna
Sama, Semeiotica Bernardi,
Geriatria Bertoncelli, Medicina
interna Borghi, Geriatria
Lunardelli, Medicina interna
Zoli, Medicina Fisica Taricco,
Post Acuti Salsi e Post Acuti
Lunardelli per la preziosa
collaborazione nella raccolta
dei dati.
gli operatori. Probabilmente alcuni aspetti
negativi (mi comunicano le informazioni solo quando le richiedo; non hanno tempo di
sedersi e parlare con me) sono condizionati dalla mancanza di tempo che riportano gli
operatori. Le risposte relative ai carichi di
lavoro ed allo stress vanno in questa direzione.
La strada per individuare indicatori oggettivi dell’efficacia dei programmi di inserimento della figura dell’ICM è sicuramente, almeno nel nostro contesto, ancora lunga. Dei dati oggettivi scelti solo quelli legati alle cadute dei pazienti sono risultati confortanti e, con
una popolazione ricoverata anche nei reparti per acuti sempre più anziana, questo costituisce senz’altro un buon indicatore che si
riflette sulla qualità delle cure, ma occorre da
parte nostra uno sforzo maggiore per trasformare le nostre percezioni in dati oggettivi che possano condizionare le scelte dell’assistenza.
Conclusioni
L’inserimento dell’ICM presso il Policlinico S.
Orsola-Malpighi di Bologna ha comportato nell’ultimo decennio un considerevole investimento in termini formativi, organizzativi e assistenziali. Si sono dovute superare le naturali
resistenze al cambiamento che si generano
quando si devono modificare comportamenti.
Tuttavia, la positiva esperienza iniziata con
l’inserimento della figura degli ICM nei nuovi
reparti per post acuti, realizzata in seguito ad
una direttiva regionale del 1997, ha permesso
di suggerire il loro inserimento anche nei reparti per acuti.
L’esperienza realizzata ci porta ad affermare che
la scelta è stata positiva ed anche gli infermieri che non hanno assunto la funzione di case
manager hanno imparato a sfruttarla positivamente per il miglioramento dell’assistenza, raggiungendo un buon livello di integrazione con
il reparto, tanto che si sta cercando di estendere l’inserimento anche nei reparti specialistici e chirurgici. Tuttavia, siamo consapevoli
che vada migliorato il sistema di monitoraggio
dei risultati ottenuti, effettuando, da un lato, indagini più mirate e, dall’altro, più continuative
e consistenti.
208
Assistenza infermieristica e ricerca, 2008, 27, 4
Bibliografia
1. Case Managemet Society UK, 2008 – http://www.
cmsuk.org (ottobre 2008).
2. Chiari P, Santullo A. L’infermiere Case Manager.
Milano: McGraw-Hill, 2001.
3. Zander K. The early years: the evolution of nursing case management. In: Flarey DL, Blancett SS
(ed). Handbook of nursing case management:
health care delivery in a world of managed care.
Jones & Bartlett Publishers, 1996, pag. 25.
4. Barelli P, Pallaoro G, Perli S, Strimmer S, Zattoni
M. Modelli di organizzazione dell’assistenza: sono
efficaci? Assist Inf Ric 2006; 25: 35-41.
5. Griffiths PD, Edwards MH, Forbes A, Harris RL,
Ritchie G. Effectiveness of intermediate care in
nursing-led in-patient units. Cochrane Database
Syst Rev, 2007, Issue 2.
6. Tosun N, Akbayrak N. Global case management.
Using the case management model for the care of
patients with acute myocardial infarction in a military hospital in Turkey. Lippincotts Case Manag
2006; 11: 207-15.
7. Taylor S, Bestall J, Cotter S, Falshaw M, Hood S,
Parsons S, et al. Clinical service organization for heart
failure. Cochrane Database Syst Rev 2005, Issue 2.
8. Loveman E, Royle P, Waugh N. Specialist nurses
in diabetes mellitus. Cochrane Database Syst Rev
2003, Issue 2.
9. Bristow DP, Herrick CA. Emergency department
case management, the dyad team of nurse case manager and social worker improve discharge planning and patient and staff satisfaction while decreasing inappropriate admissions and costs: a literature review. Lippincotts Case Manag 2002; 7: 243-54.
10. Egan E, Clavarino A, Burridge L, Teuwen M,
White E. A randomized control trial of nursingbased case management for patients with chronic
obstructive pulmonary disease. Lippincotts Case
Manag 2002; 7(5): 170-179.
11. Zwarenstein M, Stephenson B, Johnston L. Case
management: effects on professional practice and
health care outcomes (protocol). Cochrane
Database Syst Rev 2000, Issue 4.
12. Palese A, Comuzzi C, Bresadola V. Global Case
Management. The “Nurse Case Manager” model
applied in day surgery in Italy. Lippincotts Case
Manag 2005; 10(2): 83-92.
13. Theodos P. Fall prevention in frail elderly nursing
home residents: a challenge to case management:
part II. Lippincotts Case Manag 2004; 9: 32-44.
14. McCool E, Thomas L, Bond S. A study to determine patient satisfaction with nursing care. Nurs
Stand 1996; 10(52): 34-8.
15. Rich MW, Beckam V, Wittenberg C, et al. A multidisciplinary intervention to prevent the readmission of elderly patients with congestve heart failure. N Engl J Med 1995; 333: 1190-5.
16. Stewart S, Marley JE, Horowitz JD. Effects of a multidisciplinary, home-based intervention on unplanned readmissions and survival among patients
with chronic congestive heart failure: a randomized controlled study. Lancet 1999; 354: 1077-83.
17. Stewart S, Blue L, Walker A, Morrison C,
McMurray JJV. An economic analysis of specialist
heart failure nurse management in the U.K. Can
we afford not to implement it? Eur Heart J 2002;
23: 1369-1378.
18. Walsh M, Walsh A. Measuring patient satisfaction
with nursing care: experience of using the
Newcastle Satisfaction with Nursing Scale. J Adv
Nurs 1999; 29: 307-15.
19. Murphy TH, Labonte P, Klock M, Houser L. Falls
prevention for elders in acute care: an evidencebased nursing practice initiative. Crit Care Nurs Q
2008; 31(1): 33-9.
P. Chiari et al.: Studio per documentare l’esperienza dell’inserimento degli infermieri case manager in reparti per acuti e post acuti
SUMMARY
Nurses case managers were implemented since
2000 in several wards of S.Orsola hospital in
Bologna. Aim. The aim of this study is to assess
the association of ICM to clinical outcomes and
patients and nurses satisfaction. Materials and
methods. The mean hospital length of stay, the
number of planned discharges and of falls were
assessed the year before and after the
implementation of case managers in 14 wards.
Nurses satisfaction was assessed exploring in 13
wards the nurses, doctors and nurses aids'
perception of positive changes and benefits after
the implementation of case-managers and
patients satisfaction (8 wards) with the Newcastle
satisfaction with nursing scale. Results. No
differences were observed in mean length of stay,
only a small increase of planned discharges
(+8.2%) and a decrease (-24%) of patients falls.
The questionnaire on perception of positive
changes showed an higher satisfaction of nurse
managers but an overall appreciation
(agreement >2.8 on a 4 points likert scale) for
improvement on organization and patients
management. The unaffected elements were
perception of workload and stress. The patients’
satisfaction with nursing care supported the
nurses perception. Conclusion. The choice of
indicators to document organizative changes is
not simple. Positive effects were observed only on
health care workers perception and on the
decreased number of falls. Future studies are
needed to confirm the positive trends observed.
Assistenza infermieristica e ricerca, 2008, 27, 4
209