Campo Giovanissimi 2012_A4

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Campo Giovanissimi 2012_A4
TRACCIA PER CAMPO GIOVANISSIMI 2012
INTRODUZIONE
Questo testo rappresenta una traccia per realizzare un campo giovanissimi che concluda
idealmente l’itinerario formativo 2011‐2012. Infatti questa traccia di lavoro per i campiscuola
diocesani o parrocchiali dei giovanissimi è in piena continuità con “Walk in progress”, il sussidio
annuale che ha accompagnato il percorso durante l’anno associativo.
Al termine del cammino di formazione annuale e con uno sguardo sul prossimo anno associativo, i
giovanissimi saranno aiutati a trovare il coraggio per “alzarsi”, come Bartimeo, credere e seguire
coraggiosamente Gesù con la propria vita nelle esperienze quotidiane.
Ci sembra anche un bel modo per prepararci a vivere intensamente l’Anno della Fede voluto da
Papa Benedetto XVI nella valorizzazione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio.
Ovviamente questo sussidio non vuole essere uno strumento “sostitutivo” del pensiero delle
équipe diocesane, né una ricetta pronta, ma, più semplicemente, un sostegno per aiutare la
progettazione e la programmazione, e per valorizzare il grande patrimonio dell’associazione
rappresentato dalla bellezza e dalla ricchezza delle esperienze estive di Ac. Sarà poi compito e
responsabilità dell’équipe scegliere le declinazioni e le metodologie più opportune per la propria
realtà sulla base delle specifiche esigenze (come quelle legate al cammino fatto durante l’anno,
alle caratteristiche della parrocchia e della diocesi, alla “tradizione” di campi scuola di ciascuna
realtà…).
Proprio per questo motivo la definizione delle attività da svolgere nel corso della giornata, le
celebrazioni, la programmazione delle uscite o delle serate è lasciata all’impegno e alla fantasia
degli educatori; la vera traccia del campo, infatti, non potrà che essere sviluppata da ciascuna
équipe, su misura per il tipo di campo che si vuole proporre e per i giovanissimi che vi
parteciperanno.
L’articolazione proposta nella traccia di lavoro prevede cinque giornate di campo, ma questi spunti
possono essere riadattati anche a campi più lunghi (ad esempio prevedendo delle giornate di
approfondimento tematico o delle uscite) o più brevi.
Di seguito vi indichiamo alcune attenzioni, ormai consolidate, da non tralasciare nella fase di
programmazione del campo:
• è fondamentale preparare l’intero campo con un intenso e appassionato lavoro d’équipe,
arrivando a definire nel dettaglio i tempi della giornata e gli obiettivi di ogni singolo
momento del campo (è importante alternare bene liturgia, attività formative e animazione,
e dare significato anche ai momenti “liberi”, che hanno un grande valore e vanno ben
preparati). I giovanissimi imparano la cura e la responsabilità anche vedendo all’opera
educatori attenti e appassionati, che progettano tutto con attenzione al fine di far vivere
una bella esperienza ai partecipanti;
• non dimenticate di valorizzare, per quanto possibile, le persone e i luoghi in cui si svolge il
campo, affinché l’esperienza sia segno anche per il contesto e la comunità che accoglie;
• il campo può essere anche l’occasione per presentare alcuni testimoni importanti, collegati
all’Associazione. In particolare quest’anno è l’occasione per scoprire ed approfondire la
figura del Beato Giuseppe Toniolo;
• seppur nella fatica di trovare le disponibilità di sacerdoti assistenti al campo, non fermiamo
la ricerca alle prime difficoltà; la loro presenza è occasione per costruire legami e relazioni
di accompagnamento spirituale con i partecipanti, sia nei giorni del campo, sia anche
successivamente.
Buona estate!
Gli amici del Settore giovani di Ac
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Campo Giovanissimi 2012 – Coraggiosi per scelta
PRIMO GIORNO
Il coraggio del quotidiano
Obiettivi
Nel corso della giornata:
• aiuteremo i giovanissimi a prendere consapevolezza di cosa voglia dire aver coraggio;
• accompagneremo i giovanissimi a riflettere sulla propria vita e a comprendere che le
scelte, che richiedono maggior coraggio e che trasformano davvero la vita, sono quelle
quotidiane.
Icona biblica
Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La
circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei
contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai
contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo
uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono
allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!".
Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua
eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone
della vigna, che cosa farà a quei contadini?". Gli risposero: "Quei malvagi, li farà morire
miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo
tempo". E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi
cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato".
(Mt 21,33‐44)
Zoom sulla Parola
Matteo inserisce questa parabola all’interno di altre due – quella dei due fratelli e quella della
grande cena – facendone il perno di un ampio discorso sul rifiuto e sul giudizio. Il rifiuto della
persona di Gesù ha delle conseguenze concrete sulla salvezza dell’uomo. Quello che è successo al
popolo eletto dopo il graduale rifiuto dei profeti e del Battista, fino al rifiuto della predicazione
cristiana, può accadere a ciascun uomo di ogni luogo e di ogni tempo.
L’evangelista racconta la parabola sulla falsa riga del canto della vigna di Isaia (Is 5), ma ad un certo
punto il racconto parabolico si allontana dall’allegoria profetica. Nell’allegoria di Isaia il padrone si
aspettava uva pregiata e invece ha trovato uva scadente. Nella parabola di Matteo non è
questione di frutti buoni o cattivi, ma di rifiuto dei diritti del padrone. I contadini non vogliono
riconoscere i diritti del padrone: essi si comportano come se la vigna appartenesse a loro. Difatti il
rifiuto dei profeti, come poi quello di Gesù, non è un peccato qualsiasi, ma il peccato di chi si erge
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a padrone e, anziché stare in ascolto del Signore che parla attraverso i suoi profeti, pretende di
farsi arbitro e giudice della stessa parola di Dio.
Questa parabola che sembra inverosimile per noi, non lo è certamente per un ascoltatore
palestinese del tempo. Gran parte della Galilea apparteneva a pochi proprietari stranieri. La
lontananza dei padroni favoriva, talvolta, la rivolta dei coloni. Tanto più che a certe condizioni la
proprietà si considerava abbandonata e passava nelle mani del primo che se ne fosse appropriato.
Tutto ciò ci aiuta a dare un volto più preciso a questo padrone e a capire i suoi interventi a favore
della propria vigna.
Dietro il volto di questo padrone paziente e ostinato si vede chiaramente quello di Dio Padre che
ha cura della sua vigna, simbolo perenne del popolo eletto. Non un padrone sprovveduto, ma un
padrone che programma degli interventi precisi nei confronti della vigna: «…vi piantò una vigna. La
circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei
contadini e se ne andò lontano» (Mt 21, 33). Non solo ma nel periodo della raccolta si preoccupa
di mandare alcuni servi per ritirare il prodotto. Quanto gli è costata questa vigna! E anche nel
momento della ribellione da parte dei vignaiuoli programma altri interventi, fino a mettersi in
gioco egli stesso.
Pensiamo a questa vigna come alla vita dei nostri giovanissimi. Cerchiamo di far loro riflettere sul
modo con cui gestiscono la loro vita. Se si accontentano di vivere alla giornata, oppure se, come il
padrone, hanno programmato già degli “interventi” precisi nella loro esistenza. E ancora, se di
fronte agli imprevisti si sono arresi o hanno avuto il coraggio di riprogrammare la loro vita in vista
degli obiettivi che si sono proposti. Si può far riflettere loro anche sui “frutti” che vorrebbero dalla
loro vita.
Credere in “Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra”, significa credere in un Dio che
fin dalla creazione del mondo si è “fatto in quattro” per l’uomo, per far sì che la sua vita fosse
pienamente realizzata. A tal fine ha programmato degli interventi continui nella storia, nonostante
spesso il cuore dell’uomo si sia allontanato e continui ad allontanarsi da lui, seguendo strade di
infelicità.
Rotta educativa
Che cos'è il coraggio? Che cosa vuol dire essere coraggiosi? Se partiamo dalla sua etimologia
scopriamo che il termine coraggio deriva dal latino cor habeo: ho cuore. Avere coraggio vuol dire,
quindi, mettere il proprio cuore nelle cose della vita. Una persona coraggiosa è una persona che si
appassiona e si spende con impegno e, talvolta, con fatica. Il coraggio è una virtù che aiuta a
guardare la vita con occhi diversi, ad affrontare non solo le gioie, ma anche le difficoltà e le
sofferenze, con speranza e fiducia. Aiuteremo i giovanissimi a comprendere che avere coraggio
vuol dire imparare a scegliere, vuol dire saper prendere in mano la propria vita e guardarsi dentro,
vuol dire imparare a decidere di voler crescere e diventare maturi1.
Allenarsi in questo stile significa prendere sul serio il proprio presente e la propria storia, con la
consapevolezza che il futuro si costruisce a partire dall’oggi. Sono le piccole e grandi scelte di
adesso, infatti, a costruire ciò che si diventerà.
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Cfr. Azione cattolica italiana, Walk in progress, Editrice AVE, Roma 2011 pp. 109‐110
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Campo Giovanissimi 2012 – Coraggiosi per scelta
Proposta di attività
Mattino
Potremmo partire presentando ai partecipanti una serie di aforismi sul tema del coraggio,
invitando ciascuno a scegliere quelli che li colpiscono maggiormente. Si può pensare anche ad un
“percorso” da realizzare in un salone o all’aperto, nel quale alternare gli aforismi con video,
canzoni, storie sullo stesso tema. Al termine di questo momento si chiederà a ognuno cosa ha
pensato nel leggere le frasi o nei diversi momenti che sono stati proposti e, dopo la condivisione in
gruppo, si può elaborare una definizione del termine “coraggio”.
(Tra gli approfondimenti, “allegato 1”, troverete una serie di aforismi da poter utilizzare).
Proponiamo poi un test, a partire dalla “domenica tipo” che ciascun giovanissimo vive, per aiutare
a riflettere su quanto vivono in maniera coraggiosa la propria giornata.
(Trovate il test tra gli approfondimenti, “allegato 2”).
Pomeriggio
Prepariamo per ciascun giovanissimo due rose dei venti.
Sulla prima chiederemo loro di scrivere per ognuno dei quattro punti cardinali gli ideali che in
passato hanno mosso le loro scelte importanti e significative.
In un secondo momento chiederemo loro di pensare ad una scelta importante che in un futuro,
prossimo o remoto che sia, sono chiamati a compiere. Daremo la seconda rosa dei venti e
chiederemo loro di indicare quali sono gli ideali che dovranno muovere la scelta, invitandoli anche
a compararli a quelli che hanno mosso le scelte del passato.
Questo potrebbe essere il momento per presentare ai giovanissimi il testimone che li
accompagnerà per tutto il campo: Giuseppe Toniolo.
Si può immaginare che il beato scriva una lettera ai giovanissimi nella quale parla dei momenti in
cui gli è stato richiesto maggiore coraggio per portare avanti le proprie scelte di vita.
Per comporre la lettera gli educatori possono utilizzare sia quanto si trova sul sito
http://www2.azionecattolica.it/giuseppe‐toniolo‐0 sia alcuni testi recentemente pubblicati:
− E. Preziosi, Giuseppe Toniolo. Per una società di santi, libro con dvd della collana promossa
dalla Fondazione Ac Scuola di Santità Pio XI, Editrice Ave‐Lev, Città del Vaticano‐Roma 2012
− D. Sorrentino, Giuseppe Toniolo. L’economista di Dio, Editrice Ave, Roma 2012
− G. Toniolo (a cura di D. Sorrentino), Voglio farmi santo. Diario spirituale, Editrice Ave, Roma
2012
− D. Amato, Cercate prima il Regno di Dio. Pregare con il beato Giuseppe Toniolo, testimone laico
della fede, Editrice Ave, Roma 2012
Spunti per una celebrazione
Per pregare: Ef 1,3-10
In ascolto di Giuseppe Toniolo
Dalla Lettera al figlio Antonio, 1° luglio 1904
«Caro Antonio,
[…] Né io, né tu siamo preoccupati, perché questo momento fuggevole è di passaggio a quel
domani, che raffigura, come si dice, un salto nel buio! Noi diciamo, credo, con uguale fede, che è
un salto nelle braccia della Provvidenza. […]».
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Serata
Giochiamo in borsa. L'idea è quella di simulare una vera e propria borsa. I titoli a disposizione per
l'acquisto, tuttavia, sono davvero speciali: affetti, famiglia, figli, hobby, studio, lavoro, casa,
amicizie, ma anche droga, sballo, sesso, discoteca...
All'inizio della serata ogni giovanissimo avrà a disposizione un budget (uguale per tutti) che
utilizzerà per la compravendita delle azioni delle società quotate in borsa.
Ad ogni giovanissimo verrà chiesto di "investire sul proprio futuro" la somma a propria
disposizione, calibrando le percentuali da investire in ogni titolo.
Un educatore deciderà, man mano che la serata prosegue, l'andamento dei vari titoli, facendo
guadagnare o perdere soldi ai ragazzi.
Naturalmente, verso la fine della serata acquisteranno sempre più valore solo quei titoli che
rappresentano quei valori (casa, affetti, amicizie, famiglia...) fondamentali per un futuro sereno.
A fine serata si valuta il valore dei titoli acquistati da ogni giovanissimo e si somma al denaro
contante di cui dispongono ancora. Vince quindi colui che ha meglio investito sul proprio futuro.
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Campo Giovanissimi 2012 – Coraggiosi per scelta
SECONDO GIORNO
Il coraggio di affidarsi
Obiettivi
Nel corso della giornata:
• aiuteremo i giovanissimi a riscoprire il significato e il valore della fiducia e dell'affidarsi
• inviteremo i giovanissimi ad avere come modello Gesù, affidandosi e alimentando la
relazione con Lui.
Icona biblica
Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per
quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati,
ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane".
Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo".
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: "Ti darò
tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti
prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo". Gesù gli rispose: "Sta scritto: Il Signore, Dio
tuo, adorerai: a lui solo renderai culto".
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di
Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti
custodiscano; e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una
pietra".
Gesù gli rispose: "È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo".
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
(Lc 4,1‐13)
Zoom sulla Parola
Il racconto delle tentazioni, soprattutto nella narrazione dei Vangeli di Luca e Matteo, ha come
scopo quello di illustrare il vero messianismo di Gesù, con il rifiuto di prendere il potere politico, di
fare un segno divino che costringesse tutti a credergli e di seguire una via umana che rifiutasse la
croce per ottenere il Regno.
Tutto l’episodio è da leggere alla luce del cammino esodale di Israele; infatti dopo il battesimo, che
corrisponde al passaggio del mar Rosso, Gesù viene condotto dallo Spirito nel deserto; ma mentre
tutto il popolo cadde nella prova e morì, egli la supera definitivamente e apre l’ingresso alla terra
promessa che è il Regno di Dio. Anche le tentazioni, modulate su quelle di Israele, sono
storicamente connesse con il battesimo. Con il battesimo, infatti, Gesù compie la sua scelta
fondamentale: solidarizzare con i fratelli e vivere in obbedienza al Padre. Le tentazioni
rappresentano i costi da pagare per questa scelta. Ricercare il potere a qualsiasi costo significa
porsi contro i fratelli e disobbedire al Padre!
Luca attraverso questo episodio mostra chiaramente che ci sono due modi opposti di essere figlio
(“Se tu sei Figlio…”), uno diabolico e uno divino. Il primo consiste nel voler possedere sé, gli altri e
Dio stesso, mettendo le mani sulla propria vita e su quella altrui, il secondo nel ricevere tutto come
dono dal Padre e donare come lui, mettendo la propria vita nelle mani degli altri. Si spiega così chi
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è il “Figlio” di cui Dio si compiace: è il Figlio obbediente alla sua parola, che con l’obbedienza ha
vinto il male e ha creato uno spazio libero dal suo potere, nel quale tutti gli uomini possono essere
salvati.
La forza con la quale Gesù vince la tentazione è il ricorso alla Scrittura. Nell’obbedienza alla Parola
di Dio si sperimenta che il primo pane, sorgente di vita, è Dio stesso nel suo amore. Scriveva don
Tonino Bello nel testo “Maria, donna dei nostri giorni”: «Si sente parlare di obbedienza cieca. Mai
di obbedienza sorda. Sapete perché? […] Obbedire deriva dal latino ob-audire, che significa:
ascoltare stando di fronte. Quando ho scoperto questa origine del vocabolo, anch’io mi sono
liberato dal falso concetto di obbedienza inteso come passivo azzeramento della mia volontà e ho
capito che essa non ha alcuna rassomiglianza, neppure alla lontana, col supino atteggiamento dei
rinunciatari. Chi obbedisce non annulla la sua libertà ma la esalta».
Pensiamo a come i nostri giovanissimi vivono nei confronti della loro vita più con un senso di
possesso (“decido tutto io…”) che di dono (“sia fatta la Tua volontà”). Come spesso non abbiano
punti di riferimento per scoprire la volontà di Dio nella loro vita, e invece necessitino di modelli e
guide che li aiutino a rileggere la propria vita alla luce della Parola di Dio. Come i nostri ragazzi
usano della loro libertà? Spesso le loro scelte sono dettate dalla superficialità, dal disimpegno e
dalla facilità.
Credere in “Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli”, significa
prenderlo nella nostra vita come modello di figliolanza che si realizza in una libera obbedienza alla
volontà di Dio su ciascuno. Non solo si diventa figli nel Figlio, ma si diventa figli come il Figlio.
Rotta educativa
La fiducia è un valore che si intreccia profondamente con la vita dei giovanissimi: ciò emerge dal
loro forte desiderio di avere accanto persone di cui potersi fidare fino in fondo e, nel contempo, di
guadagnarsi la fiducia altrui. Fidarsi e affidarsi ad altre persone però richiede una buona dose di
coraggio. I giovanissimi ne sono capaci? In questa giornata proveremo ad interrogarci sul
significato e sul valore di questo atteggiamento e su quanto esso sia determinante per la nostra
vita.
Per noi cristiani, poi, il valore dell'affidarsi assume un significato tutto speciale: è Gesù, infatti, il
nostro modello ed è nelle sue mani che vogliamo mettere la nostra esistenza. Guardare a Gesù in
tale prospettiva, per un giovanissimo, può non essere semplice, eppure abbiamo tanti esempi
luminosi di giovani che si sono lasciati abbracciare e guidare da Lui. Scegliere Gesù e decidere di
seguirlo può sì costare fatica ma è una scelta in controtendenza che, come dice Papa Benedetto,
non toglie nulla ma anzi dona tutto. La fiducia in Gesù va dunque alimentata attraverso una
relazione costante. La preghiera, l’ascolto fedele della Parola, il discernimento,
l’accompagnamento spirituale, la vita della Chiesa, la carità, sono strumenti che ravvivano
l'amicizia con il Signore e il desiderio di affidarsi a Lui.
Proposta di attività
Mattino
Si può dare vita ad un gioco di ruolo che coinvolga tutti i giovanissimi presenti al campo e anche gli
educatori. Ognuno è chiamato ad assumere i panni di una personaggio della società (uno
studente, un ingegnere, un parroco, un medico, ecc.) che vive una situazione in cui si deve fidare,
per esempio in campo professionale, affettivo, scolastico, familiare...
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Tutti i profili saranno scritti in modo che i diversi personaggi debbano darsi fiducia
vicendevolmente, ognuno, per una decisione, dipende da uno degli altri.
Si può pensare che a colazione i giovanissimi trovino al loro posto il profilo da interpretare. Il gioco
si concluderà al segnale degli educatori.
A quel punto si condivideranno le emozioni che si sono provate nell'affidarsi seppure sotto
mentite spoglie, per poi arrivare a condividere episodi di fiducia vissuti per davvero.
Ad ogni partecipante verrà consegnato un foglio su cui dovrà tracciare cinque cerchi concentrici. Il
giovanissimo si posizionerà al centro e scriverà il nome delle persone con cui entra in contattato
nella sua quotidianità più o meno vicino al centro in base alla fiducia che sente di nutrire nei
confronti di ognuno.
Al termine dell'attività ogni giovanissimo condividerà con il gruppo e inizierà la riflessione su come
e quanto ci fidiamo delle persone che abbiamo accanto.
Pomeriggio
Il pomeriggio viene dedicato al deserto, un tempo in cui i giovanissimi sostano e meditano in
silenzio sull’icona biblica del giorno. È possibile dedicare anche un tempo per una liturgia
penitenziale, e/o battesimale (per quest’ultima, una proposta la potete trovare negli
approfondimenti, “allegato 3”.
Spunti per la celebrazione
Per pregare: Sal 30, 2-6
In ascolto di Giuseppe Toniolo
Dal Diario spirituale
«Oh mio Dio! Dunque la conoscenza e l’adempimento della vostra volontà è il fine della nostra vita quaggiù,
è il compendio di tutti i nostri doveri; è l’obbiettivo e il termine dì ogni giustizia di ogni perfezione; è
l’argomento d’ogni nostra gloria e d’ogni nostra felicità. Oh! Mio Dio, lasciate dunque che io vi faccia una
preghiera che tutte le altre riassume, la preghiera che voi mio sovrano, mio padre, mio maestro, mi avete
insegnato: fìat, fìat voluntas tua!»
Serata
Fidarsi è bene, af-fidarsi è meglio. Prepariamo un percorso ad ostacoli che i partecipanti non
dovranno in alcun modo vedere prima del gioco e che eventualmente potrà cambiare durante lo
svolgimento del gioco stesso. Dividiamo i giovanissimi in due squadre e formiamo, all'interno delle
squadre, delle coppie. Uno dei due (colui che porterà l'altro sulle spalle durante il percorso) verrà
bendato. Al via parte una coppia per ogni squadra e il ragazzo bendato dovrà affidarsi alle
indicazioni del ragazzo che trasporta per affrontare il percorso. Vince la squadra che avrà
totalizzato più punti e avrà fatto cadere meno ostacoli. Ad ogni ostacolo caduto corrisponderà una
penalità sul punteggio finale.
Nel caso in cui il campo sia di una giornata in più, si potrebbe aggiungere un giorno con il titolo: Il
coraggio di credere. Potrebbe essere ulteriormente ampliata la seconda giornata approfondendo
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la figura di Gesù Cristo, Figlio di Dio, affinché si curi il passaggio che aiuti ad aumentare la
consapevolezza dei giovanissimi sul cammino alto e bello a cui viene loro proposto di aderire: una
vita conformata a Gesù Cristo Risorto.
Ulteriori attività
Si costruisce un identikit di Gesù al fine di presentare il Gesù storico.
Dopo questa presentazione si apre un dibattito su quali difficoltà e dubbi i giovanissimi hanno che
bloccano il credere in Gesù. Attenzione invece che la discussione non si limiti solo al Gesù storico,
ma poi si ampli al fatto che l’esperienza di fede non è solo un credere se Gesù è esistito o meno,
ma è prima di tutto un incontro personalissimo con una persona viva. Quest’attività potrebbe
essere propedeutica all’esperienza del deserto.
In una stanza della casa posizioniamo un'immagine del volto di Gesù da cui partono tanti fili quanti
sono i partecipanti all'attività. Invitiamo tutti i giovanissimi a disporsi liberamente più o meno
vicini all'immagine in base alla fiducia che sentono di nutrire in Gesù in questo momento della vita
e ad assumere una posizione del corpo che descriva il loro stato d'animo. Diamo un tempo
congruo perché ognuno rimanga nella propria posizione sentendola chiaramente. Quindi
concediamo alcuni minuti perché ognuno osservi le posizioni assunte dagli altri.
Successivamente, si procede alla condivisione disponendosi in cerchio attorno all'immagine.
Ognuno prende in mano un filo e ogni volta che interviene farà un passo avanti tenendo il filo tra
le mani.
Al termine si noterà che procedendo nella condivisione ci si è avvicinati reciprocamente e a Gesù.
L'educatore evidenzierà le dinamiche: alcuni saranno più vicini al centro, altri saranno più lontani.
Si può provare a chiedere ai giovanissimi ragione di questo.
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TERZO GIORNO
Il coraggio di amare
Obiettivi
Nel corso della giornata:
• aiuteremo i giovanissimi a trovare il coraggio di lasciarsi conoscere e amare dagli altri per
quello che sono, con le proprie povertà e le proprie ricchezze
• stimoleremo i giovanissimi ad esercitarsi nel voler bene agli altri senza idealizzarli o
giudicarli a priori, ma accogliendone qualità e fragilità
Icona biblica
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio
e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato
l'amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita
per mezzo di lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi
e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto
Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. In questo si
conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito.
(1 Gv 4,7‐13)
Zoom sulla Parola
La prima lettera di Giovanni, che fa parte delle cosiddette “lettere cattoliche”, è un’omelia inviata
ad una o a diverse comunità cristiane.
Il brano di riferimento fa parte della terza parte della lettera il cui tema centrale è dato
dall’assunto tipicamente giovanneo “Dio è amore”. Il brano procede con uno stile letterario
prettamente orientale e, come accade in tanti scritti dell'evangelista Giovanni, torna in modo
concentrico su temi che vengono sempre più approfonditi.
Qui il centro è l'amore (già l'autore sacro aveva detto che Dio è Amore!). Vengono così evidenziate
le diverse relazioni d'amore. Anzitutto quello di Dio che, "per primo" (dunque senza nessun merito
nostro) ha preso l'iniziativa di amarci, fino a donarci il suo Figlio unigenito. La seconda relazione è
la nostra risposta d'amore nei confronti di Dio. Essa si esprime in quella sete d'infinito che ci abita
per il fatto di essere creature a sua immagine e somiglianza. La terza relazione è il nostro amore
per i fratelli, così importante che S. Paolo dirà: «Chi ama il prossimo ha adempiuto la legge». E lo
stesso Giovanni affermerà: «Sappiamo d'essere passati da morte a vita perché amiamo i fratelli».
Dire di amare Dio e chiudersi ai fratelli è menzogna esistenziale. Ecco perché la nostra fede è
sostanzialmente fede nell'amore e Giovanni arriva a dire: «Questa è la vittoria che vince il mondo:
la nostra fede». Lo Spirito Santo, amore che unisce il maniera sostanziale il Padre e il Figlio
all’interno della Santissima Trinità, soffia nei nostri cuori e diventa il motore di questa risposta
d’amore a Dio e ai fratelli. Il termine greco, infatti, usato da Giovanni per tradurre il termine amore
è agape: esso è usato essenzialmente per descrivere l’amore tra il Padre e il Figlio all’interno della
SS. Trinità. Il Padre in persona sulle rive del Giordano proclama suo Figlio “l’amato” (cfr. Mc 1,11),
lo stesso avviene sul monte Tabor nella trasfigurazione di Gesù (cfr. Mc 9,7). È un amore che si
dispiega fin dall’eternità, che porta il Padre a mettere tutto il potere nella mani del Figlio e a
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rivelarli ciò che egli fa. D’altro canto Gesù è il Figlio obbediente, pronto ad offrire la vita per
compiere la volontà del Padre.
Pensiamo al modo in cui vivono le relazioni i giovanissimi, soprattutto quelle basate su un amore
elettivo (amicizie, innamoramenti…): spesso queste sono relazioni “consumate” più che “vissute”,
basate su degli interessi piuttosto che su un amore gratuito sul modello di quello trinitario.
Pensiamo anche allo stile comunicativo su cui si basano le relazioni che essi vivono, spesso fatto di
codici indecifrabili o di silenzi che parlano più delle parole.
Credere nello “Spirito Santo, che è Signore e da la vita”, significa conformare a lui il nostro modello
di amore e viverlo concretamente. Un amore che fin dall’eternità unisce il Padre al Figlio, in un
rapporto di reciproca donazione, tanto da farne un'unica sostanza pur nella diversità delle
persone.
Rotta educativa
I giovanissimi vivono tante relazioni, più o meno profonde e significative. Ma si sentono amati
davvero? E, soprattutto, hanno il coraggio di aprirsi agli altri senza maschere riconoscendo e
mostrando tutte le loro sfaccettature, sia quelle di cui vanno orgogliosi, sia quelle che più temono?
Solo così, infatti, permetteranno agli altri di conoscerli veramente e di poterli amare per quello che
sono. In questa giornata vorremmo far sentire ai giovanissimi il desiderio di aprirsi agli altri
cogliendo fino in fondo la bellezza e la forza dell'amore che gli altri provano per loro. A volte infatti
capita ad ognuno di noi di dare un po' per scontato il bene che genitori, amici, insegnanti,
educatori provano nei nostri confronti. Allenarci a coglierlo sarà dono sia per noi che per loro
perché contribuirà a rendere più forti e profonde queste relazioni.
Allo stesso tempo l'amore chiede qualcosa anche a ciascuno di noi: non solo infatti lo riceviamo
dagli altri e da Dio, ma esso ci impegna in prima persona ad essere capaci di amare. Amare, però,
significa andare in profondità, vincendo la tentazione di fermarci ad una conoscenza superficiale di
chi abbiamo accanto, ma impegnandoci a coglierne anche i lati meno evidenti, senza paura di
scoprirne sia le qualità che le piccole povertà.
Proposta di attività
Mattino
Il gruppo viene diviso in coppie di giovanissimi che non si conoscono molto tra di loro. Ogni
giovanissimo si racconta all’altro a partire da alcune domande che toccano la sfera personale (ad
es.: come stai? ti vuoi bene? a chi vuoi bene? che cosa non accetti di te? che cosa ti fa soffrire?). È
necessario che i giovanissimi facciano l’esperienza di non fermarsi ad una risposta superficiale,
mettendosi in gioco veramente. Al termine del confronto di coppia, in piccoli gruppi si
condivideranno le emozioni e le impressioni nate dall’esperienza fatta.
Pomeriggio
I giovanissimi, testo alla mano, ascoltano alcune canzoni sul tema delle relazioni (es.: In bianco e
nero di Carmen Consoli, La cura di Battiato, Una su un milione di Alex Britti, L’amore va oltre di
Gatto Panceri, A te di Jovanotti, Spaccacuore di Samuela Bersani, L’amore conta di Ligabue, Quella
che non sei di Ligabue), sottolineando, di volta in volta, i passaggi che maggiormente li colpiscono.
Successivamente essi si confrontano sui diversi modi di amare rappresentati nei brani, riflettendo
poi sullo stile delle proprie relazioni.
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Campo Giovanissimi 2012 – Coraggiosi per scelta
Spunti per una celebrazione
Per pregare: Sal 44
In ascolto di Giuseppe Toniolo
Da Lettera a un allievo, 11 ottobre 1877
«Ci sono degli amori che deprimono e dissipano; altri, che sospingono viemmeglio all’operosità
buona e proficua. Le auguro quei conforti veri e inestimabili, che accompagnano sempre il
connubio cristiano, e di cui io (contro i miei meriti) feci e faccio esperimento».
Serata
Tutti in pista. Per portare a riconoscere gli aspetti positivi degli altri compagni del gruppo e i
propri, possiamo pensare a una attività che porti loro a fare un po’ di “movimento”.
Chiediamo ai giovanissimi di fermare, con una spilla da balia o con dello scotch, un foglio bianco
dietro la propria spalla e diamo a ciascuno un pennarello colorato. Ciò fatto, mettiamo della
musica ballabile, in modo che i giovanissimi possano muoversi e divertirsi liberamente.
Di tanto in tanto stoppiamo la musica e li invitiamo a scrivere una caratteristica positiva del
compagno che si è fermato loro accanto.
Dopo aver ripetuto l’operazione più volte, chiediamo ai giovanissimi di recuperare il foglio che
disporremo assieme agli altri in un grande cerchio.
Chiediamo a questo punto a ciascuno di leggere pubblicamente le caratteristiche, i “carismi”,
individuati dai propri compagni, di commentarli per capire se si riconosce o no in essi e di
aggiungerne eventualmente altri.
All’educatore il compito di fare sintesi e di puntualizzare l'importanza che ciascun giovanissimo,
con le proprie peculiarità, ha per l’edificazione del Regno di Dio.
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QUARTO GIORNO
Il coraggio di far rete
Obiettivi
Nel corso della giornata:
• aiuteremo i giovanissimi ad amare sempre più la Chiesa, senza negarne limiti e difficoltà;
• li porteremo a scoprire che, attraverso la loro comune figliolanza nei riguardi del Padre, la
diversità è sempre una ricchezza.
Icona biblica
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di
costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli".
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami?". Gli rispose: "Certo,
Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pascola le mie pecore". Gli disse per la terza volta:
"Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli
domandasse: "Mi vuoi bene?", e gli disse: "Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli
rispose Gesù: "Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da
solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti
porterà dove tu non vuoi". Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio.
E, detto questo, aggiunse: "Seguimi".
(Gv 21,15‐19)
Zoom sulla Parola
Dopo che la vicenda umana di Gesù si è conclusa, si riapre la prospettiva sulla Chiesa e sul futuro di
due discepoli di grande rilievo, Pietro e il discepolo amato (Giovanni).
Il dialogo con Pietro è posto al centro di questo epilogo e ne costituisce il cuore. Tuttavia esso è
legato all’apparizione che Gesù fa sul lago di Tiberiade e si divide in due parti: la prima (quella che
prendiamo in considerazione) contiene la riabilitazione di Pietro e il conferimento a lui della
missione di pascere le pecore di Gesù; la seconda parte parla dei futuri destini di Pietro e del
discepolo amato.
Pietro viene chiamato stranamente con il patronimico “di Giovanni”. Si tratta per lui di una
seconda chiamata, come effettivamente si rivela nel corso del dialogo. Il dialogo, in particolare, si
sviluppa attorno a tre domande e tre risposte che vanno a riabilitare Pietro dopo il suo triplice
rinnegamento. Ma ciò che risulta particolarmente significativo è il fatto che Gesù conferisce a
Pietro una missione particolare rispetto agli altri discepoli, altrimenti non avrebbe senso il
rivolgersi singolarmente a lui. Gli affida la cura di “tutto” il suo gregge, una missione pastorale
universale. Il riferimento all’allegoria del Buon Pastore (Gv 10, 1‐16), presenta Pietro come il
vicario di Cristo stesso in questo ruolo così difficile. Le pecorelle restano di Gesù, per cui quello di
Pietro è solo un servizio tutto orientato a Cristo buon pastore, e come il buon pastore dà la vita
per le pecore, anche Pietro sarà chiamato a dare la vita nel martirio.
La Chiesa non è proprietà degli uomini ma di Dio, tuttavia Egli l’ha affidata agli uomini come dono
da custodire e da coltivare. Questo fa della Chiesa una realtà santa e peccatrice nello stesso
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Campo Giovanissimi 2012 – Coraggiosi per scelta
tempo, capace di grandi slanci ma anche di scelte che spesso la conformano ad una mentalità
mondana.
Scrive Mazzolari in “Lettere al mio parroco”: «La Chiesa è quella mirabile istituzione dove la
Provvidenza si compiace talvolta di servirsi di strumenti nobilissimi, ma molte volte preferisce
rovinare i metodi dell’umana saggezza. Le impalcature non reggono: il fasto e la fama non
sorreggono. La fede è un occhio nuovo che vede; un sesto senso che percepisce là dove gli altri
non arrivano, senza distruggere nulla che gli altri cinque percepiscono»2. Lo stile più corretto per
vivere nella Chiesa è sicuramente quello del servizio: «chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo
di tutti» (Mc 10,44). Il servizio diventa di conseguenza martirio, ovvero testimonianza non solo per
coloro che sono nella Chiesa, ma anche per coloro che per qualche motivo vi si sono allontanati, o
comunque vivono ai margini.
In diverse circostanze i nostri giovanissimi si mostrano distanti dalla realtà ecclesiale o comunque
assumono un atteggiamento critico. Talvolta si rinchiudono nella cerchia del loro gruppo formativo
o nel loro ambito di servizio e non si aprono alla possibilità di relazioni autentiche all’interno della
comunità. Forse perché non riescono ad accettare che questa istituzione, che ha origine in Dio ed
è guidata dallo Spirito Santo, vive al suo interno anche dinamiche di peccato o relazioni ferite da
atteggiamenti di chiusura reciproca. Credere “la Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica” significa
amarla anche nei lati più oscuri che la caratterizzano, con la consapevolezza dell’alta dignità che le
è stata conferita dal Concilio Vaticano II che l’ha definita: “Sacramento di Cristo per il mondo” (LG
1).
Rotta educativa
Tra un’attività e l’altra, tra un incontro di gruppo e il semplice rimanere a chiacchierare con i propri
amici, i giovanissimi vivono in parrocchia gran parte del loro tempo.
Ciononostante può capitare che non riescano a riconoscersi completamente nella Chiesa,
distinguendo così la propria fede personale dall’esperienza della comunità. “Io credo in Dio, ma
non nella Chiesa”, “io prego, ma non vado a messa” e altre frasi simili, pronunciate dai
giovanissimi, esprimono questa difficoltà. Inoltre può capitare anche che facciano fatica a sentirsi
“un cuor solo e un’anima sola” con chi fa parte della comunità.
Riflettendo su queste situazioni i giovanissimi avranno la possibilità di prendere coscienza che la
Chiesa non è sempre perfetta, seppur ricerchi la santità; ma che proprio dentro essa lo Spirito
Santo opera a partire dai carismi di chiunque si apra alla sua azione, mettendoli a servizio di tutti.
I giovanissimi scopriranno così che i differenti carismi possono vivere insieme, contribuendo
ognuno a compiere la propria parte in un percorso di crescita sia personale sia comunitario. È lo
Spirito l’autore dei carismi; a tutti vengono distribuiti per l’edificazione di tutti.
Il percepirsi parte di una comunità, figli dello stesso Padre, farà sì che le differenze da ostacoli
diventino un valore aggiunto, che aiuta ciascuno prima di tutto a comprendere pienamente ciò che
è.
Proposta di attività
Mattina
Si propone un brainstorming sulla parola “Chiesa”, a cui seguirà una breve condivisione.
Successivamente, ciascun giovanissimo è invitato ad individuare da una parte le motivazioni che lo
fa stare dentro la Chiesa, a partire dal “motivo iniziale” che l’ha legato alla propria comunità;
dall’altra le situazioni che vive con maggiore difficoltà.
2
P. Mazzolari, Lettere al mio parroco, Editrice EDB, Bologna 1996
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A piccoli gruppi, ci si confronta su come poter valorizzare gli aspetti positivi, e come poter
migliorare gli aspetti negativi. Sarà necessario rendere i giovanissimi consapevoli del fatto che
dentro questa Chiesa, tra povertà e ricchezze, lo Spirito Santo sta continuando ad agire per la
salvezza di tutti.
Pomeriggio
Si propone una tavola rotonda con le testimonianze di diverse realtà ecclesiali (es.: Ac, Agesci,
Gifra,...) o di persone che svolgono per la comunità diversi servizi, mettendo in evidenza come
ognuno con il proprio carisma collabora al bene della Chiesa e di tutti i fratelli.
Spunti per la celebrazione
Per pregare: Sal 133
In ascolto di Giuseppe Toniolo
Da Il concetto cristiano della democrazia, 1897)
«Oh! Veramente da quel dì in cui si vide Gesù piegare le ginocchia dinanzi a dodici pescatori, e ad
essi riluttanti lavare i piedi, prescrivendo che per lo innanzi essi pure facessero altrettanto; da quel
dì solenne il mondo assistette allo spettacolo nuovo e commovente di tutta intera la gerarchia
sociale, che, a grado a grado fra le resistenza di una natura orgogliosa, si ripiega all’ingiù a servire
le moltitudini ignare, povere, sofferenti. Ecco la democrazia cristiana».
Serata
Tocca a te! Si dividono i giovanissimi in gruppi e ciascuno preparerà un gioco da proporre agli altri
nel corso della serata. Così facendo ciascuno metterà in campo la propria creatività e le proprie
abilità, e si eserciterà anche nella collaborazione di gruppo e nella valorizzazione delle idee altrui.
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Campo Giovanissimi 2012 – Coraggiosi per scelta
QUINTO GIORNO
Il coraggio di scegliere
Obiettivi
Nel corso della giornata:
• aiuteremo i giovanissimi a capire che, per vivere in pienezza e con speranza, è importante
avere il coraggio di scegliere e vivere il proprio tempo;
• li accompagneremo a scoprire il valore della perseveranza, come elemento fondamentale
per rimanere fedeli nelle proprie scelte.
Icona biblica
Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro
allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non
presero con sé l'olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido:
"Ecco lo sposo! Andategli incontro!". Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro
lampade. Le stolte dissero alle sagge: "Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si
spengono". Le sagge risposero: "No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto
dai venditori e compratevene". Ora, mentre quelle andavano a comprare l'olio, arrivò lo sposo e le
vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono
anche le altre vergini e incominciarono a dire: "Signore, signore, aprici!". Ma egli rispose: "In verità
io vi dico: non vi conosco". Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.
(Mt 25,1‐13)
Zoom sulla Parola
Siamo all’interno del quinto ed ultimo discorso presente nel Vangelo di Matteo, detto, appunto,
“discorso escatologico” (cap. 24‐25). Nella seconda parte di esso (di cui fa parte la nostra parabola)
l’evangelista sembra essere interessato a determinare meglio il contenuto e la modalità
dell’imperativo della vigilanza.
La parabola è costruita sul contrasto fra due gruppi di fanciulle invitate a un corteo a nozze: le
prime, previdenti, presero con sé le lampade e l’olio; le seconde, improvvide, presero le lampade
ma non l’olio. Le prime, “sagge”, hanno la possibilità di far fronte all'inattesa emergenza del
ritardo dello sposo; le seconde, “stolte”, si trovano impreparate. Questo brano ci mostra la
maniera più opportuna di vivere cristianamente l’attesa del Signore: essa deve coniugare insieme
prontezza e perseveranza. Prontezza perché il Signore viene in ogni momento, perseveranza
perché Egli può anche tardare.
Due tratti della parabola risultano particolarmente interessanti. Da un lato la risposta dello sposo
alle fanciulle stolte (“Non vi conosco!”) assomiglia alla risposta del Signore ai falsi discepoli, ovvero
nei confronti di coloro che dicono e non fanno (Mt 7,23). Non solo, ma la differenza tra “sagge” e
“stolte”, richiama la parabola dei costruttori che ergono la casa sulla roccia o sulla sabbia.
I primi sono coloro che acclamano il Signore e, nello stesso tempo, si sforzano di fare la sua
volontà, i secondi dicono ma non fanno. Il problema delle vergini stolte, quindi, sta in una
separazione tra il dire e il fare, fra preghiera e vita.
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La speranza cristiana, quindi, non è un vago attendere un futuro migliore, ma, alimentata dalla
lampada della fede nel Crocifisso‐Risorto, è attesa certa della venuta di Cristo alla fine dei tempi
per portare a pienezza il suo Regno. La resurrezione dei morti, la vita eterna sono concetti
essenziali della nostra fede: sono quella spinta che deve dare slancio alla nostra vita cristiana.
Vivere da cristiani significa essere protagonisti della nostra vita, della storia del mondo, piuttosto
che intendere il tempo come un semplice trascorrere di minuti, di ore, di giorni.
Possiamo vivere le giornate, specialmente il tempo libero (quello che fondamentalmente
decidiamo noi come investire), con banalità, dissipandolo in cose futili o in ozio improduttivo. La
speranza cristiana dà valore ad ogni attimo che viviamo, il kronos (tempo inteso come pura
fattualità), può essere un kairos (tempo decisivo) in cui si gioca la nostra salvezza.
Rotta educativa
Sperare, così come dice Enzo Bianchi, è una scelta, una decisione personale, è decidersi per una
vita responsabile, perché è credere che sia ancora possibile un avvenire per una persona, per una
società, per l’umanità intera.
Questo avvenire si costruisce con coraggio. Ciò significa non rimandare le scelte che ci troviamo ad
affrontare ogni giorno, soprattutto quelle che ci possono sembrare più difficili. Rischieremo
altrimenti di non cogliere le opportunità che ci vengono date o di non esprimere al meglio le
nostre potenzialità, rifiutando di imbarcarci in ciò che ci sembra troppo faticoso e rimanendo così
fermi nella realizzazione del nostro progetto di vita.
Nel progetto formativo dell’Azione cattolica il coraggio è definito come “la fortezza di riconoscere
la realtà così com’è e di prendere posizione per i valori in cui crediamo, anche quando questo è
sconveniente, anche quando si paga a caro prezzo”3. L’invito che vogliamo rivolgere ai giovanissimi
è allora quello di essere “coraggiosi per scelta”, prendendosi a cuore le situazioni della vita e
mettendosi in gioco in prima persona.
Le scelte avranno tanta più forza quanto più i giovanissimi saranno perseveranti in esse. Il
perseverare nelle scelte prese sarà ciò che permetterà la costruzione di una vita nuova, capace di
migliorare la realtà, ancor più quando questo richiederà sacrificio. Il sacrificio assume significato in
un esercizio di fedeltà che modella il nostro essere in virtù che aprono ad un cammino che tende
alla santità, nella consapevolezza che – con le parole di Giuseppe Toniolo – “chi definitivamente
recherà a salvamento la società presente non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, bensì un
santo, anzi una società di santi”.
Proposta di attività
Mattina
Vengono preparati dei foglietti in cui, in ciascuno, vengono scritte situazioni diverse, legate al
vissuto dei giovanissimi, in cui essi si possono trovare a poter scegliere, come il tradimento di un
amico, scegliere una scuola che piace seppur i genitori non sono d’accordo, testimoniare di fronte
ad un avvenimento accaduto e che potrebbe compromettere alcuni legami, il soffrire per una
situazione/persona e poterlo raccontare, un guaio fatto e dire la colpevolezza, ecc.. Le situazioni
dovranno essere scritte raccontando l’episodio e i vari soggetti coinvolti, chiudendo la storia con
una decisione da prendere.
3
Azione cattolica italiana, Perché sia formato Cristo in voi, Editrice AVE, Roma 2004, p.56
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Campo Giovanissimi 2012 – Coraggiosi per scelta
Divisi in piccoli gruppi, i giovanissimi dovranno confrontarsi per definire che decisione prendere. La
discussione dovrebbe aiutare a comprendere che ogni scelta apre a una responsabilità di bene o di
male per se stessi e/o per gli altri.
Un successivo momento, invece, vede i giovanissimi a individuare personalmente alcune situazioni
in cui non hanno avuto il coraggio di scegliere, cercando di riconoscere le conseguenze che queste
non scelte hanno portato e cosa invece avrebbero potuto fare.
Pomeriggio
Dividiamo i giovanissimi in piccoli gruppi e chiediamo loro di realizzare una pubblicità progresso.
In particolare chiederemo di far emergere dalle proprie rappresentazioni che cosa voglia dire
“perseveranza” per essere giovanissimi fino in cima.
Dopo aver visto le pubblicità li aiuteremo a scoprire il valore della perseveranza e del sacrificio
come chiave per un cammino che non si accontenti di volare basso.
Spunti per la celebrazione
Per pregare: Sal 39
In ascolto di Giuseppe Toniolo
Dalla Lettera al figlio Antonio, 1° luglio 1904
«Non dimenticarlo mai; dentro di te e fuori di te poni ad obiettivo della tua esistenza il quaerite
primum regnum Dei e fa’ di cercarlo e custodirlo con la pietà; e vedrai come sia bella tutta la scena
di questo mondo, come si sublimano tutti gli affetti di questo nostro cuore, come si appianano
tutte le asprezze di questo cammino nella società, come si affrettano e si assicurano tutti i successi
di queste battaglie per conquistare l’avvenire. In Dio sappi ricercare e vedere e gustare sempre e le
gioie della futura famiglia, e i progressi delle tue indagini scientifiche e lo scioglimento delle
questioni sociali; e le previsioni della futura democrazia, e la rivendicazione della patria e della sua
grandezza, e il progresso della civiltà per mezzo della Chiesa; tutto ciò che forma (io lo so e ne
godo) il nostro comune ideale».
Serata
Veglia sotto le stelle. La proposta è quella di preparare una veglia sotto le stelle, raccogliendo i
ragazzi attorno a un falò. L'attenzione deve essere rivolta alle loro speranze per il futuro.
Si potrebbe pensare di riportarle per iscritto su dei foglietti da affidare al fuoco dopo essere stati
condivisi con il resto del gruppo.
Per introdurre il confronto si potrebbe partire da canzoni quali L'isola che non c'è di Edoardo
Bennato o Sogna, ragazzo sogna di Roberto Vecchioni.
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