Giacca: città della scienza idea grandiosa per Trieste

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Giacca: città della scienza idea grandiosa per Trieste
Trieste cronaca
MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011 IL PICCOLO
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Mauro Giacca (tra Cosolini e Cesare) con la statuetta del San Giusto d’Oro
IL COMMENTO
Il Consiglio comunale affollato in occasione della cerimonia di consegna del San Giusto d’Oro 2011 a Mauro Giacca (fotoservizio Lasorte)
Dai laboratori all’imprenditoria
Occorre una strategia condivisa
Giacca: città della scienza S
idea grandiosa per Trieste
di MAURO GIACCA
Al direttore dell’Icgeb il S. Giusto d’Oro: «Qui non mancano ricercatori né risultati
Ma serve un disegno globale del capoluogo legato non solo a porto e turismo»
Non è il primo scienziato della
lunga lista (arrivata al numero
45), ma certo è uno dei più giovani in assoluto. Mauro Giacca, direttore dell’International Centre
for Genetic Engineering and Biotechnology (Icgeb), ha ricevuto
l’altro ieri, nella sala del Consiglio comunale, il San Giusto
d’Oro 2011, riconoscimento promosso dai Cronisti del Friuli Venezia Giulia e assegnato a personaggi o realtà che si sono distinti
per aver portato in alto o dato lustro al nome del capoluogo giuliano. Giacca, triestino del 1959,
sposato, due figli, si è laureato in
Medicina e chirurgia nel 1984
all’ateneo giuliano e ha conseguito il dottorato di ricerca in Microbiologia a Pavia nel 1989.
«Nessun’altra città in Europa
e al mondo può vantare un elenco di personaggi tanto illustri»
decanta come ogni anno Giorgio Cesare, presidente onorario
dei cronisti, presenza immancabile assieme a Renzo Piccini, vicepresidente della Fondazione
CRTrieste che sostiene il premio. Tra gli scienziati scorrono i
nomi dei fisici Paolo Budinich e
Luciano Fonda, del cardiologo
senatore Fulvio Camerini (presente l’altro ieri), del chirurgo
Pietro Valdoni (primo “San Giusto d’oro” nel 1967) e del medico
Unicef Marzio Babile. È questa
la prima volta in cui il “San Giusto d’oro” celebra il matrimonio
tra la città e il suo “inconscio”
scientifico. «Uno scienziato dal
profilo internazionale», dice il
sindaco Roberto Cosolini. Ma
anche ex allenatore di pallavolo,
ricorda il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic:
«”Mens sana in corpore sano”.
Giacca ne è la perfetta dimostrazione». Non vale per tutti. La
squadra è quella slovena del
Bor.
«Ricevo questo prestigioso
premio con molta commozione
- spiega Giacca, ricevendo la statuetta opera dello scultore Tristano Alberti - un premio che voglio interpretare non solo come
riconoscimento alla mia attività,
ma anche all’idea grandiosa di
Trieste Città della Scienza».
Un’idea su cui Cosolini ha costruito gran parte del suo programma elettorale grazie proprio all’apporto, reso esplicito
lunedì scorso, di Giacca. «Consigliere e consulente», confessa il
sindaco. Arriva da lui l’idea di
riempire di “scienza” l’ex Pescheria, in passato sede delle
uniche due edizioni del Festival
dell’editoria scientifica. «Un modo anche questo per porre termine a una stagione di separatezza
tra città e comunità scientifica.
Più conosciuta in India (dove
l’Icgeb ha una sede) che qui» ricorda Cosolini. Questo è il problema. «I ricercatori non mancano. Risorse e risultati neppure. Il
triestino comune però fatica a
districarsi tra le sigle scientifiche. E intanto i giovani vanno
via» spiega Giacca. Che aggiunge: «Quello che manca è un disegno globale della città non solo
legata al Porto e al turismo. La
scienza può avere ricadute importanti sull’economia e lo sviluppo di Trieste. Bisogna fare
impresa».
Dal 2004 Giacca coordina l’attività di 17 gruppi di ricerca
dell’Icgeb, che comprendono
più di 200 ricercatori provenienti da più di 30 Paesi. Nel 2000 ha
fondato il Laboratorio di biolo-
Per mancanza di spazio
la pagina‘Pianeta Scienza’
è rinviata
a mercoledì prossimo
gia molecolare della Normale di
Pisa, che ha diretto fino al 2004.
Dal 2005 è professore straordinario di biologia molecolare alla
Facoltà di Medicina e Chirurgia
dell’Università di Trieste. Lunedì, durante il discorso, si è commosso due volte. La prima quando ha dedicato il premio alla memoria del padre scomparso; in
prima fila la madre, la moglie e i
due figli. La seconda quando ha
ricordato il suo maestro, il genetista Arturo Falaschi, scomparso
nel giugno 2010. «Non c’è niente
di più fantastico al mondo della
ricerca scientifica. Basta ci sia la
passione. Non è un lavoro, è una
maniera adulta di prolungare
l’adolescenza, diceva Falaschi».
Lungo applauso della sala. Nel
1983 Falaschi convinse 26 governi di paesi sviluppati o in via di
sviluppo a istituire l'Icgeb, dotato di due componenti, una in India (con sede a Nuova Delhi) e
una a Trieste, entrambe dedicate alla ricerca e alla formazione
di giovani ricercatori provenienti da paesi in via di sviluppo.
Dell'Icgeb fu anche direttore dal
1989 al 2004, prima di passare il
testimone proprio a Giacca.
Adolescente per vocazione.
(fa.do.)
ono molto onorato di aver
ricevuto il Premio San Giusto d’Oro per il 2011. Immagino di interpretare le motivazioni di chi lo ha assegnato ritenendo che l’intenzione sia andata anche al di là della mia persona e abbia voluto premiare una
figura, quella dello scienziato, e
di un disegno, quello di Trieste
cittàdellascienza.
Molti coltivano una visione romantica dello scienziato, quella
dell’uomo che si astrae dalla realtà quotidiana e si rifugia tra alambicchi e provette per perseguire
il suo sogno di capire la natura.
C’è qualcosa che mi piace in questa visione, ed è il sentimento
che essa trasmette, ovvero quellodellapassione. Èlapassione di
conoscere, la curiosità infinita
con cui lo scienziato si pone davanti all’ignoto. Non a caso Karl
Popper metteva la scienza, insieme alla musica e all’arte, tra le attività elevate in grado di illuminare lo spirito dell’uomo. La passione è un sentimento giovane e fresco: il mio grande e compianto
maestro, Arturo Falaschi, soleva
dire che fare ricerca è una maniera adulta di prolungare l’adolescenza. Ma se la passione rimane il motore fondamentale, lo
scienziato moderno deve anche
essere un manager della propria
ricerca, in grado di comunicarla
in maniera efficace e di trovare
danaro per sostenerla, e capace
di gestire le risorse umane necessarie al raggiungimento di specificiobiettivi.
C’è però ancora qualcosa di
più che il ricercatore può e deve
fare nei confronti della società,
ovvero cercare di generare prodotti che possano migliorare la
società stessa in termini di qualità della vita e di ricadute econo-
Ogs, tagli ai fondi ma bilancio in pareggio
Pedicchio: «Garantito il personale, punteremo ad attrarre finanziamenti legati a progetti europei»
Maria Cristina Pedicchio
Un bilancio che fa buon viso a
cattivo gioco. Dove il cattivo
gioco è conseguenza dei tagli ai
finanziamenti in arrivo dallo
Stato. L’Ogs - Istituto nazionale
di oceanografia e geofisica sperimentale ha approvato il suo
documento di programmazione finanziaria per il prossimo
anno, cioè il bilancio di previsione 2012. Il pareggio viene
raggiunto a 25 milioni, 591mila
e 430,67 euro. Le entrate subiscono per l’appunto «dei tagli
rispetto al passato - spiega la
presidente Maria Cristina Pedicchio - che si auspica di poter
recuperare con i contributi per
i progetti premiali e bandiera
ancora da assegnare». All’interno di questa cornice, i vertici di
Ogs (ente di ricerca vigilato dal
Miur così come, a Trieste, anche il Consorzio per l’Area di ricerca scientifica e tecnologica)
hanno scelto di tutelare in primo luogo «le risorse umane
dell’istituto. Abbiamo voluto
garantire, visto il momento,
non solo i dipendenti fissi ma
anche il personale a tempo determinato, che è stato confermato. Alla luce di ciò, di soldi
per la ricerca praticamente
non c’è niente», aggiunge Pedicchio.
Come obiettivo per il 2012,
Ogs ha comunque quello di «incrementare le entrate mediante la stipulazione di ulteriori
contratti di ricerca e di servizio
- scrive Pedicchio nella sua relazione redatta per la presentazione del bilancio - da sottoscrivere con istituzioni pubbliche
nazionali ed europee e con l’industria delle risorse energetiche e minerarie». «L’ente - prosegue a voce la presidente - ha
una grandissima capacità di attrarre fondi legati a progetti europei e a servizi per la ricerca».
E su questo, anche in una chiave internazionale, l’Ogs prove-
rà ancora a far pesare le proprie
competenze e professionalità.
Il bilancio da 25 milioni di euro, fra le entrate conta 14 milioni e 981.108 euro di trasferimenti dallo Stato (a 12.485.093
ammonta il contributo ordinario, a 496.015 il piano straordinario per l’assunzione di ricercatori e a due milioni di euro il
contributo straordinario per la
nave Explora), cui si sommano
450mila euro dalla Regione per
le nuove attività di oceanografia biologica e 320mila per investimenti. Le attività di ricerca
fruttano infine tre milioni e
201.858,51 euro, e le entrate
miche. Questo è un tema particolarmente importante nel campo
della medicina e delle biotecnologie: come il secolo scorso è stato quello della fisica, con la comprensione della struttura della
materia, quello in cui viviamo
ora è senz’altro il secolo delle
scienze della vita, della biologia,
della medicina vista in termini
geneticiemolecolari.
Discutere di queste tematiche
porta inevitabilmente a parlare
di Trieste, una città in cui certamente non mancano la grande
scienza e la ricerca d’eccellenza.
Perché allora non concepire la
scienza come strumento economico e d’impresa? Perché a Trieste è agli ultimi posti nazionali
per imprenditorialità giovanile
quando le opportunità sarebbero così allettanti? Perché gli
scienziati stessi valorizzano pocoifrutti dellepropriericerche?
Qui la passione e la managerialità dello scienziato non bastano più. Quello che manca in questo momento a Trieste è una strategia collettiva e condivisa, che
veda la scienza al centro di un
progetto di sviluppo economico
della città. E mancano, soprattutto, figure professionali in grado
di entrare nei laboratori ed affiancarsi ai ricercatori, aiutandoli a trasformare i risultati delle
proprie ricerche in prodotti imprenditoriali.Professionistidella
protezione della proprietà intellettuale, manager per la creazione di aziende start up o spin off
dagli enti di ricerca. Professionisti che valorizzino queste aziende e cerchino i capitali per svilupparle. Professionisti, tutti questi,
che si pongano in una dimensione internazionale, come in una
dimensione internazionale opera già oggi la scienza nei laboratori.
©RIPRODUZIONERISERVATA
per attività di servizio e ricerca
finalizzata
tre
milioni,
215.820,08 euro. Le spese sono
così suddivise: 182mila euro
per gli organi istituzionali,
11.290.908,70 per il personale,
1.837.724,85 per l’attività istituzionale, mentre quelle per l’esecuzione di programmi di ricerca toccano i 4.835.051,35 e la
quota legata alle attività di servizio e ricerca finalizzata è di
2.877.580,77 euro. Infine, le
spese in conto capitale:
563.466 euro.
Fra le novità previste nel
2012, quella dell’arrivo, in gennaio, del nuovo direttore generale Alessio Rocchi, già direttore del Cbm - Consorzio per il
Centro di biomedicina molecolare. Tiziana Maier, attuale direttore generale di Ogs, resterà
comunque in servizio all’ente
con altro ruolo.
(m.u.)