Sadi Carnot L`assassinio d`un presidente

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Sadi Carnot L`assassinio d`un presidente
Da “L’ANARCHISTE ET SUN JUGE”, edizioni Fayard 1994, di P. Truche
Pierre Truche, procuratore generale presso la Corte di Cassazione,
nel 1994, ad un secolo dall’accaduto, ha scoperto negli archivi
giudiziari di Lione i verbali degli interrogatori effettuati a Caserio a
tamburo battente in sede di istruzione del processo e la sua
dichiarazione finale.
Nel suo libro, Truche, oltre a riportare il testo integrale di tutti gli
interrogatori e della dichiarazione di Caserio, compie una disamina
sulla vicenda e sui principali personaggi: Sadi-Carnot, la vittima, Sante
Caserio, l’attentatore, ed il giudice istruttore Benoist.
***
Sadi Carnot
L’assassinio d’un presidente
Questa domenica 24 giugno 1984, Lione è in festa.
Inaugurata il 28 aprile da Casimir-Perier, presidente del Consigli dei
ministri, l’Esposizione internazionale e coloniale conosce un grande
successo. Ed oggi, essa riceve la visita del presidente della Repubblica,
Sadi Carnot.
Arrivato alle diciotto della vigilia e salutato da centoun colpi di cannoni sparati dal forte Saint-Irénée,
ha ricevuto alle 9,30 in Prefettura, personalità e corpi costituiti. Alle 14, si è recato a visitare l’Esposizione.
Alle 18, la città di Lione ed il dipartimento del Rodano gli ha offerto un banchetto di mille coperti al
palazzo della Borsa situato lungo la vie della Repubblica. Per recarsi al Gran Teatro ove commedianti
francesi devono dare Andromaca, non ha che da percorrere in calesse questa arteria illuminata in suo onore.
Durante questo tempo, dei bateaux-mouches pavesati a festa imbarcano degli orchestrali sul Saône. Concerti
e fuochi d’artificio animano questo lungo giorno estivo.
La data del viaggio è stata decisa il 18 maggio ed il programma comunicato il 22 giugno dai giornali.
Nella serata, molte persone si accalcano sul passaggio del corteo, via della Repubblica. Qualcuno si
arrampica anche sui lampioni. Tra la folla, è riuscito ad occupare un posto favorevole, un uomo arrivato
appositamente da Cette (Sète), programma in tasca. Poco dopo le 21, al passaggio del presidente, spingendo
i suoi vicini, si lancia sulla strada e, senza essere fermato, assalta il calesse.
Colpisce Sadi Carnot con un sol colpo di pugnale, lascia cadere la sua arma, grida “Viva l’anarchia!” e
tenta di fuggire. Viene arrestato. É Santo Caserio.
Il calesse con il presidente ferito trascura gli ospedali vicini e raggiunge la prefettura. Il decesso è
constatato il 25 giugno alle 0,38.
Si deve attendere mezzogiorno affinché il signor Benoist, giudice istruttore subito incaricato
dell’istruttoria, venga avvisato che l’autopsia parziale del corpo è stata autorizzata su richiesta dei professori
Ollier e Gailleton, questi, sindaco di Lione, era sul calesse presidenziale al momento dell’attentato.
Sono il prefetto ed il procuratore generale che avvisano il giudice che egli può ordinare la perizia, ma
non la scelta dei medici, lasciata ai due professori. In totale, nove medici procedono alle operazioni
limitatamente alla regione epigastrica destra e, prevalentemente, del fegato. La morte è attribuita alla lesione
di questo organo e della vena porta da un colpo di pugnale diretto da sinistra a destra, la lama di 164
millimetri penetrata fino alla guardia.
Un settennato denso
Nato a Limoges nel 1837, Marie François Sadi Carnot deve il nome col quale è conosciuto
all’ammirazione nutrita dalla sua famiglia per il poeta orientale. Egli era il nipote di Lazare Carnot
“l’organizzatore della vittoria”, e figlio d’Hippolyte Carnot, ministro dell’Istruzione pubblica nel 1848.
Uscito ingegnere dal Politecnico, è stato eletto deputato della Costa d’Oro nel 1871 ed è diventato in
seguito ministro dei Lavori Pubblici poi delle Finanze.
Quando, nel 1887, Jules Grévy –che ebbe “la sfortuna di avere un genero”, Daniel Wilson,
compromesso in un traffico d’influenza su delle onorificenze– si dimette, Clemenceau propose come
successore un repubblicano moderato, Sadi Carnot. Ricevuti i suffragi dal centro e d’una parte della
destra, viene eletto al secondo turno con una forte maggioranza di 616 voti contro 188. Il suo mandato
sarebbe scaduto nel novembre 1894.
La signora Carnot, figlia del pubblicista Dupont-White, ebbe tre figli ed una figlia.
Carnot era conosciuto per la sua alta probità. Rochefort disse di lui: “Sebbene il signor Carnot ha
avuto il dono di scegliere per principali ministri numerosi farabutti, -è passato, con una disinvoltura
inquietante, da Constants a Rouvier e da Rouvier a Ribot-, egli non è certamente né un malvagio né un
uomo disonesto; se non ha molti sostenitori, non ha neanche dei nemici.” Per Challemel-Lacour, è stato
“il riflesso della irreprensibilità dell’anima, l’espressione di una natura liberata di tutto ciò che è inferiore
ed avvezzo a prendere sul serio tutti i doveri, di qualunque natura essi siano, che a lui sono imposti”.
É questo senso del dovere a farlo apparire come un uomo dal cuore arido, soprattutto quando rifiuta
la grazia a Vaillant, anarchico ghigliottinato il 4 febbraio 1894, per aver lanciato una bomba nell’aula della
Camera dei deputati, sebbene questa misura di clemenza fosse stata richiesta da 58 deputati, tra i quali
Clemenceau, Guesde, Jaurès, Rochefort, e che l’abate Lemire, il più gravemente ferito nell’attentato,
avesse perdonato l’anarchico? Per questo sarà soprannominato da Caran d’Ache “l’uomo di legno”.
La presidenza di Sadi Carnot è contrassegnata all’esterno ed all’interno da avvenimenti decisivi.
La 3a Repubblica, proclamata il 4 settembre 1870, è ancora fragile e contestata.
In politica estera, la Germania –che ha annesso l’Alsazia e la Lorena nel 1871- e l’Italia, intrattengono
con la Francia delle relazioni difficili, costellate di incidenti. Per rompere l’isolamento nato dalla sconfitta,
si allea nell’agosto 1891 con la Russia. Con questo intento Sadi Carnot dedica una parte del suo ultimo
discorso a Lione, a magnificare “l’unione dei due grandi popoli fratelli, fondamentale per assicurare
definitivamente la pace nel mondo”.
Quando, nel 1889, celebra il centenario della Rivoluzione, solo lo Scià di Persia, il Bey di Tunisi ed un
reuccio africano sono venuti in visita ufficiali a Parigi, rimarcando così l’ostilità dell’Europa agli ideali del
1789, ed evidenziando l’isolamento francese. Ma è all’interno che succedono gli avvenimenti più gravi. I
boulangisti partono all’assalto della Repubblica. Ciò finirà il 14/8/1889, all’Alta Corte, per la condanna, in
contumacia dei loro capi, di Rochefort e di Dillon alla deportazione in una vecchia fortezza. Rifugiato in
Belgio, il generale Boulanger si suiciderà il 30/9/1891.
Le elezioni alla Camera dei Deputati, nel 1889, consolidano infine il regime, che si rinforza anche su
un altro terreno. Dal 1880 al 1892, con diverse encicliche e lettere ai cardinali francesi, il papa Leone
XIII, sostenuto dal cardinale Lavigerie, ripete con insistenza, ma senza raccogliere sempre l’adesione dei
cattolici: “La Repubblica è una forma di governo legittimo come le altre”. Il 15/5/91, il papato
interviene con l’enciclica “Rerum novarum” per precisare la dottrina di un ordine sociale cristiano.
Ma lo scandalo di Panama fu una risonante occasione offerta ai nemici del parlamentarismo. La
liquidazione, il 4/2/1889, della Compagnia universale del canale interoceanico di Panama, impedendo di
fare l’apertura dell’istmo, lasciò in rovina i sottoscrittori, provocò dei suicidi e evidenziò che, per ottenere
il voto della legge dell’8/6/1988 che autorizzava l’emissione da parte della società di obbligazioni a lotti,
dei direttori di giornale e degli uomini politici furono corrotti. Una lista di 104 deputati coinvolti fu
annunciata ma non prodotta, (si parlò più tardi di 26 nomi). Il seguito penale in Corte di Assise per
corruzione, in Tribunale per truffa ed abuso di potere ed in Commissione parlamentare, non colpì che
poche persone, lasciando nell’opinione pubblica un grande sentimento di insoddisfazione. Lo scandalo
non sarà estraneo all’entrata in forza, qualche anno più tardi, nel 1898, dei socialisti alla Camera dei
deputati che occuperanno l’estrema sinistra. Il clima sociale entra in piena evoluzione. Il sindacalismo
diventò legale dopo il 1884; nacquero le camere del lavoro e fecero la loro comparsa i grandi scioperi.
Il 1° maggio 1891, l’esercito sparò sui manifestanti a Fournies, uccidendo 10 persone. Nel 1892, ci fu
il grande sciopero di Carmaux, che durò 3 mesi, maturato dal licenziamento da parte della Compagnia
mineraria di un operaio che era stato eletto sindaco della città.
Infine, la presidenza di Sadi Carnot fu segnata da un’ondata importante d’attentati anarchici di cui lui
stesso sarà l’ultima vittima.
UN’INTERNAZIONALE DEGLI ATTENTATI ANARCHICI
É tra il 1876 ed il 1881 che nasce e mette le radici negli ambienti anarchici l’idea che si deve uscire dalla
legalità, dalla propaganda con la parola e lo scritto, per fare la rivoluzione con l’azione: è la “propaganda col
fatto”.
Al congresso di Berna, nel 1876, la Federazione italiana, con Malatesta, “…crede che il fatto insurrezionale,
destinato ad affermare con degli atti i principi socialisti, è il mezzo di propaganda più efficace ed il solo che, senza ingannare e
corrompere le masse, possa penetrare negli stati sociali più profondamente ed attirare le forze vive dell’umanità nella lotta sostenuta
dall’Internazionale.”
Il bollettino della Federazione del Giura del 1877 stese l’inventario dei mezzi d’azione: “Il primo modo per
propagandare l’idea è la conversazione. Questo mezzo di propaganda, quantunque eccellente, non basta più; non è più sufficiente
fare propaganda conversando da uomo a uomo. Si è arrivati a sostituire la conversazione con la propaganda e con il comizio.
Ma se la voce umana può parlare a mille persone, c’è una voce che parla a diecimila, a centomila uditori: è quella della stampa.
Si è così introdotto un terzo modo di propaganda teorica, la più potente di tutti: la propaganda con i volantini e, soprattutto,
quella con il giornale. A margine della propaganda teorica: “la propaganda col fatto”.
La stampa anarchica era molto diversificata: nazionale. (La Révolte di Jean Grave, che subentrò alla Révolté di
Kropotkine divenendo Les Temps nouveaux, La Père Peinard d’Emil Pouget, L’Endehors di Zo d’Axa, ecc.) o locale
(L’Insurgé di Philippe Sanlaville, a Lione). L’Avant-garde, organo della Federazione francese dell’Internazionale,
nel 1878 proclamò: “L’idea marcia e si sostiene su due forze complementari: il fascino dell’atto e la potenza della teoria. Se una
di queste forze rende più dell’altra, questa è l’atto e non la teoria.”
Lo stesso anno, alla Federazione del Giura di Friburgo, i mezzi d’azione furono enunciati: “1° per la
propaganda teorica; 2° per l’azione insurrezionale e rivoluzionaria; 3° quanto al voto, non sarà considerato come un principio di
diritto capace di realizzare la cosiddetta sovranità popolare, e, come strumento, il suo uso è sempre pericoloso”.
L’idea si rinforzò alla riunione di Vevey, nel settembre 1880, e fiorì al Congresso internazionale socialista
rivoluzionaria, tenuto a Londra dal 14 al 20 luglio 1881 e che dichiarò necessario unire alla propaganda verbale
e scritta, dove l’inefficacia è dimostrata, la propaganda col fatto e l’azione insurrezionale.
L’idea camminò nei due mondi e suscitò degli attentati violenti aventi come bersagli i governanti, i magistrati
ed i poliziotti, i borghesi ed i capitalisti d’Europa e d’America. Spesso, la propaganda col fatto si accompagnò
ad atti di “riappropriazione individuale”1, teoria apparsa con Duval e Pini nel 1887 e nel 1889, legittimante
l’appropriazione dei beni altrui. Come scrisse Paul Reclus il 21/11/1891, descrivendo la società futura:
“ciascuno dedicherà la propria facoltà e la propria attività e ciò non sarà il lavoro, e prenderà senza chiedere e
questo non sarà un furto”. Ravachol e più tardi la banda di Bonnot, si abbandoneranno a loro volta,
spettacolarmente, alla propaganda col fatto e al “riappropriazione individuale”.
Per restare a Parigi ed ai fatti salienti, si registrarono sotto la Presidenza di Sadi Carnot e fino alla sua
morte un gran numero di attentati:
1891
1892
20
dicembre
1° marzo
11 marzo
15 marzo
27 marzo
25 aprile
1
Quattro bombe sulla soglia della porta di Berthelot, giudice istruttore.
Esplosione all’hotel Sagan. François Koenigstein, detto Ravachol, depose una
bomba sul corso Saint-Germain, al domicilio del presidente del presidente della
corte di cassazione, il consigliere Benoit, che aveva presieduto un processo ad
anarchici in seguito agli incidenti avvenuti il 1° maggio 1891 (danni materiali).
Esplosione alla caserma della Guardia in piazza Lobau.
Attentato dello stesso Ravachol al domicilio del sostituto Bulot che aveva
inquisito nello stesso processo (sette feriti).
Meunier provocò un’esplosione al risotrante Véry dove venne arrestato
Ravachol (sei vittime di cui due morti).
L’esproprio proletario degli anni ’70 del ventesimo secolo
26 aprile
11 luglio
8
novembre
1893
1894
1894
28
dicembre
13
novembre
19
dicembre
11
gennaio
4 febbraio
12
febbraio
20
febbraio
24
febbraio
28
febbraio
15 marzo
4 aprile
11 aprile
26 aprile
11 maggio
21 maggio
22 maggio
24 giugno
24 giugno26 luglio
17 luglio
28 luglio
2e3
agosto
16 agosto
Ravachol fu condannato ai lavori forzati dalla Corte di Assise di Parigi per sei
attentati.
François Koenigstein, detto Ravachol, condannato a morte dalla corte di assise
della Loira per omicidio, furti e violazione di sepoltura, venne ghigliottinato.
Émile Henry, ventun anni, depose una bomba alla Compagnia mineraria di
Carmaux (lo sciopero era finito il 3 novembre); trasportato al commissariato,
l’ordigno esplose uccidendo cinque persone.
Bomba alla caserma della prefettura.
Léauthier pugnala Georgewitch, ministro serbo, che scampa alla morte.
Auguste Vaillant lancia dalla tribuna una bomba nell’aula della Camera dei
deputati (diversi feriti)
Vaillant è condannato a morte dalla Corte d’assise della Senna
Sadi Carnot rifiuta la grazia a Vaillant, il quale viene ghigliottinato sulla piazza
de la Rochelle
Emile Henry lancia una bomba all’interno del Café Terminus, alla stazione di
Saint-Lazare, “per uccidere maggior borghesi possibili” (un morto, 17 feriti),
poi spara su tre persone che tentano di fermarlo.
Due bombe vengono depositate in due hotel.
La corte d’assise della Senna condanna Léauthier ai lavori forzati a vita.
La stessa giurisdizione condanna alla stessa pena Marpeaux per furto e omicidio
volontario e per aver, durante la fuga, ucciso un vigile urbano.
Il belga Pauwels viene dilaniato da una bomba che stava depositando nella
chiesa della Madeleine.
Bomba al ristorante Foyot.
Bomba presso il giudice conciliatore d’Argenteuil.
Emile Henry viene condannato a morte dalla corte di assise della Senna.
Bomba davanti all’hotel in avenue Kléber.
Henry, non viene graziato ed è giustiziato.
Bomba in via Niel, contro la dimora dell’abate Garnier.
Caserio pugnala a Lione il presidente Carnot, che morirà il 25 alle 0,38.
Il giudice istruttore Benoist istruisce il dossier.
La camera d’accusa di Lione rinvia Caserio davanti alla corte d’assise del
Rodano.
La corte di assise della Senna condanna ai lavori forzati a vita François Meunier.
Caserio compare davanti alla corte d’assise del Rodano, che lo condanna a
morte.
Caserio, che non era ricorso in cassazione e che aveva rifiutato di chiedere la
grazia, viene ghigliottinato.
La provincia non fu risparmiata, gli attentati vennero rivolti verso i dirigenti di fabbrica.
A Marsiglia, il 16 novembre 1893, si registrò un attentato contro la residenza del generale Voulgrenent che
provocò reazioni della polizia contro gli anarchici in tutta la Francia.
Lione, che contava diversi anarchici militanti sostenuti dalla stampa locale, ha conosciuto due fatti
importanti. Nell’ottobre 1892, una bomba, piazzata negli scantinati del Teatro Bellecour, al Caffè L’Assomoir,
provocò la morte di una persona e ferite a molte altre. La notte seguente, un altro ordigno esplose in corso della
Vitriolerie, davanti all’ufficio leva. Cyvoct, un giovane di vent’anni, che aveva denunciato con uno scritto la
corruzione borghese di cui L’Assomoir era il covo, fu condannato. Nel 1883, sessantasei anarchici (15 erano
fuggiti) furono giudicati per affiliazione alla Associazione internazionale dei lavoratori. Tra loro, il principe
Kropotkin, che proclamò nelle sue memorie: “A ciascuno secondo i suoi bisogni”, venne condannato a cinque
anni di reclusione.
Ma l’anarchia, che si riteneva internazionalista e non riconosceva nessuna patria, colpì anche gli stranieri: lo
zar, il re di Spagna, di Prussia, d’Italia, vengono uccisi. Il 13 marzo 1881, lo zar Alessandro I° fu vittima di un
attentato dopo due tentativi infruttuosi. Il 29 luglio 1900, fu il turno di Umberto I°, re d’Italia, di soccombere.
Il 6 settembre 1901, il presidente degli Stati Uniti, Mc Kinley, cadde sotto i colpi dell’anarchico Czolgosz.
Due avvenimenti ebbero una risonanza particolare tra gli anarchici francesi.
Nel 1886, a Chicago, uno scioperò degenerò. La polizia sparò. Durante un meeting di protesta, il 5 maggio,
una bomba venne lanciata sui poliziotti. Il 21 giugno iniziò il processo agli anarchici che durò tre mesi e che si
concluse con sette condanne a morte. Cinque uomini subirono la pena capitale. Questi divennero per gli
anarchici, i “martiri di Chicago”.
L’otto dicembre 1893, tre bombe vennero lanciate al Teatro Liceo di Barcellona. Bilancio: 22 morti e 5°
feriti.
***
Carnot, durante la sua presidenza, fu il meno indulgente nel concedere la grazia ai condannati a morte. Alla
ghigliottina finirono François Königstein detto Ravachol, Emile Henry e Auguste Vaillant (che, a differenza
degli altri, non aveva causato nessun morto).
A tal proposito, si ritengono opportuni alcuni dati e raffronti sul modo con cui questo grande privilegio venne
applicato in quegli anni in Francia.
Sotto l’Impero, dal 1865 al 1870, vi furono 193 condanne a morte e 85 commutazioni nei lavori forzati a vita,
vale a dire il 44% di commutazioni.
Sotto la presidenza del maresciallo Mac Mahon, dal 1873 al 1878, vi furono 179 condanne, ed il maresciallo
concesse 112 grazie, vale a dire che vi fu il 62% di graziati.
Sotto Grévy, dal 1878 al 1886, vi furono 211 condanna a morte, delle quali soltanto 49 ebbero esecuzione.
Vale a dire che il periodo presidenziale Grévy fu il più indulgente col 76% di grazie accordate.
Con Carnot il numero delle grazie diminuì rapidamente, giacché in sei anni su 157 condannati né lasciò salire
sul al patibolo 68, graziandone quindi solo il 45%, presso a poco come sotto il regime imperiale.Carnot non
fece mai altro che uniformarsi alle conclusione della Commissione delle grazie, che leggeva e riteneva due
giorni, pro forma, senza mai mutarle.
Per contro Grévy esaminava sempre personalmente i dossiers e più d’una volta graziò contrariamente alle
conclusioni della Commissione.
Quanto al maresciallo Mac Mahon si sforzava di uniformarsi alla Commissione, ma il più delle volte non
sapeva resistere ai pianti e alle suppliche dei parenti dei condannati, massimo se questi avevano mogli e figli.
L’interrogatorio del 25 giugno 1894, il giorno dopo l’attentato, fra le altre cose, registra questo scambio fra il
giudice e Caserio, durante il quale l’anarchico dichiara quando era diventato partigiano della propaganda col
fatto:
[…omissis]
Giudice: “Si dice a Vienne che voi siete molto istruito.”
Caserio: “Non ho fatto che la scuola primaria fino a 10 anni o 10 anni e mezzo, poi sono andato a Milano all’età di 12 anni
ed ho cominciato a leggere molto, soprattutto i giornali e piccoli libri acquistati all’edicola.”
G.: “Quando avete cominciato a pensare di commettere un’azione straordinaria.”
C.: “Solamente a vent’anni.” 2
G.: “L’azione straordinaria che avete pensato dopo che avete avuto vent’anni è stata sempre quella che avete compiuto ieri?”
C.: “Non era di uccidere Carnot che io pensavo. Dopo i vent’anni sono diventato partigiano della propaganda
col fatto. Sono io, da solo, che mi sono messo ad attuare la propaganda col fatto”
[…omissis…]
Il movimento anarchico francese, dopo il gesto di Caserio, ripudierà la “propaganda col
fatto”.
Senza perdere i propri ideali, il movimento si orienterà in altre direzioni:
“Si può essere anarchici anche senza bombe e pugnali.”
2
Nel 1983