Théodore Géricault - ISTITUTO COMPRENSIVO BALSORANO

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Théodore Géricault - ISTITUTO COMPRENSIVO BALSORANO
Théodore Géricault
L’orrido e il rifiuto della bellezza
“ La zattera della Medusa “
Metafora di un naufragio e di una nazione
Prof. Antonio Fosca
Docente di Arte e Immagine
Ritratto di un artista
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Jean-Louis Théodore Géricault (Rouen, 26 settembre 1791 - Parigi, 26
gennaio 1824), noto come Thèodore Gèricault, è stato uno dei maggiori
interpreti francesi nel campo della pittura romantica.
Presto il giovane Géricault scoprirà le sue passioni, quella artistica e quella
militare, entrambe accomunate dall'amore profondo per i cavalli.
Cavalli che saranno oggetto di numerosi studi e dipinti.
Studiò al Lycèe Impèrial ( Liceo Imperiale) e più tardi,abbandonati gli studi,
divenne allievo di Pierre Narcisse Guèrin (pittore neoclassico), presso il
quale conobbe l’amico Eugène Delacroix.
Nel 1816 Géricault partecipò al concorso Prix de Rome ( Premio di Roma),
ma non vinse. Si recò comunque a Roma dove studiò, a proprie spese, per
un anno.
In Italia studia intensamente l'arte e la grafica italiana (ammirando e
prendendo a modello, in alcuni fra i suoi migliori lavori, i chiaroscuri del
Manierismo), soprattutto durante il soggiorno a Firenze. A Roma dipingerà
i suoi amati cavalli ritratti alla corsa dei cavalli barberi e cavalli nella
campagna romana.
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Cavalli da corsa nella Roma antica
Cavalli barberi: il nome - barbero - indica i cavalli da
corsa. Nome che deriva da barberia ( provenienza dal
territorio del Marocco, Algeria,Tunisia e Libia).La corsa
dei cavalli barberi venne istituita nel 1465 da Papa Paolo
II e si svolgeva a Roma lungo il Corso ( attuale fine di via
Flaminia) per concludersi i Piazza San Marco ( l’attuale
Piazza Venezia). In questa gara i cavalli correvano liberi
senza fantino e poi venivano ripresi.
Cavallo barbero
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Lo stile di Géricault si lega sia al Neoclassicismo che al
Romanticismo ma, nonostante una formazione culturale nella scuola
dell’artista Pierre Narcisse Guèrin (pittore neoclassico), la sua arte
propende al romanticismo.
A ciò lo indirizzavano la sua indole irrequieta e la sua vita quasi da
bohémien ( anticonformista – cioè contro le regole di pensiero e di
comportamento che la società del tempo proponeva e imponeva).
Quest’animo da bohémien viene riassunto in alcune frasi che scrive
Géricault : ‹‹ … se gli ostacoli e le difficoltà scoraggiano un uomo
mediocre, al contrario al genio sono necessarie, e quasi lo
alimentano; lo maturano e lo esaltano ……. Tutto quello che si
oppone al cammino dominante del genio, lo irrita, e gli procura
quella febbre di esaltazione che travolge e domina tutto,e produce
capolavori …… ››
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All’amore per i cavalli – che Géricault disegnò e dipinse molte volte
– è da ricondurre anche il dipinto ad olio su tela intitolato
“ Corazziere ferito che abbandona il campo di battaglia”- del 1814
(358 x 294) conservato a Parigi nel Museo del Louvre.
Esposto al Salon del 1814, il soggetto ritratto è riconducibile alla
disfatta napoleonica. Nel quadro è presente l’influenza artistica
neoclassica: mancanza di espressione dolorosa del soldato
ferito,assenza del campo di battaglia, attenzione e cura formale del
cavallo-cavaliere, sono tracce di una composizione apertamente
neoclassica. ( analisi dell’
dell’opera diapositiva n° 6 e 7 )
Di romanticismo vi è la presenza del cielo cupo,con bagliori di rosso
e dei fumi ,sullo sfondo, dei colpi sparati dai cannoni; l’uomo in
primo piano che scappa, il corazziere, non è un eroe né un vincitore.
Egli è un ‹‹ vinto ›› un uomo che cerca di salvarsi la vita.
Questa rappresentazione pittorica, potrebbe essere letta e interpretata
come la caduta delle certezze e delle grandi aspirazioni
napoleoniche: il presagio della fine di un’epoca.
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Corazziere ferito abbandona il campo di
battaglia - 1814
Un corazziere ferito abbandona il campo di
battaglia. Ha lo sguardo spaventato, è sceso da
cavallo e faticosamente sta cercando di
muoversi senza cadere.
Da un lato ha fretta di mettersi in salvo,
dall’altro deve tenere a bada il cavallo che è
decisamente spaventato anch’esso e
potrebbe imbizzarrirsi da un momento
all’altro.
Punta i piedi per non scivolare sul terreno
ripido e si aiuta anche con la spada usata a
mo’ di bastone. Un cielo nero incombe alle
sue spalle, mentre una schiarita in
lontananza sembra indicare la direzione
della salvezza.
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Il corazziere muove da destra verso sinistra,
quindi “controcorrente”, non a caso abbandona la
battaglia, ma segue una linea, al contrario di
Napoleone di David, discendente. E’ l’emblema
della sconfitta e della paura. Quella stessa paura
e incertezza del futuro che deve aver colpito il
popolo francese alla fine della vicenda di
Napoleone.
Nel dipinto “ Corazziere ferito che abbandona
il campo di battaglia”, Géricault indaga sugli
aspetti meno razionali dell’uomo: sul
sentimento e sulle passioni.
La tela fu esposta nel Salon del 1814 e
mataforicamente descrive la disfatta
napoleonica
 Il corazziere, non è un eroe
Nel soggetto vi è mancanza di espressione dolorosa ( propria del
soldato ferito), assenza del campo di battaglia, attenzione e cura
cura
formale del cavallocavallo-cavaliere.
né un vincitore. Egli è un
‹‹ vinto ›› un uomo che cerca
di salvarsi la vita.
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Durante il viaggio in Italia, Géricault realizzò diversi studi e disegni
artistici ispirati alle opere d’arte di Michelangelo e alle pitture di
Raffaello.
Significativo è il disegno di “Leda e il cigno”- ( 1816) - e conservato
al Museo delle Belle Arti di Orléans ( Musée des Beaux-Arts)
realizzato con la penna e inchiostro bruno, con tocchi di bianco.
Il disegno si ispira ad un’opera del cinquecento derivante da
Michelangelo (di quest’ultimo ormai perduta). Nel disegno, a penna,
Géricault fa uso di tratteggio (come la tecnica utilizzata dagli
incisori che lavoravano col bulino), quindi l’opera sembra quasi
un’incisione.
Il chiaroscuro è ottenuto con i tratteggi incrociati che si infittiscono
dove si addensano le ombre. Il volume è reso con tratti ondulati,
curvilinei e semicircolari.
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LEDA E IL CIGNO – c.a.1800-1816
Di questo soggetto ne esistono
diverse versioni realizzate con
la matita e inchiostro nero. Il
soggetto è tratto dalla
mitologia greca
Conservato al Museo delle Belle
Arti di Orlé
Orléans ( Musé
Musée des
BeauxBeaux-Arts) è realizzato con la
penna e inchiostro bruno, con
tocchi di bianco
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Ritorno a Parigi
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Nel 1817 torna definitivamente a Parigi.
Al rientro a Parigi decide di dedicarsi maggiormente alla grafica
(utilizzando la litografia, in auge proprio in quegli anni, che
consentiva una grande espressività).
Temi preferiti quelli sociali. La sua indagine è attratta dalla
sofferenza umana, dalla sconfitta, dalla tragedia. Da ricordare le
litografie Ritorno dalla Russia, dedicata ai soldati francesi, feriti e
stremati, che ritornano dalla disastrosa campagna militare, e La
guardia del Louvre in cui illustra una notizia letta sul giornale, di un
mutilato di guerra che, scambiato per mendicante, viene allontanato
dal Louvre dalla guardia. Il veterano, allora, apre il cappotto
mostrando le medaglie, nel plauso degli astanti, provocando il giusto
imbarazzo della guardia, che forse fino a quel momento si sentiva
orgogliosa e superiore agli altri per la divisa che porta d'ordinanza, e
ora ha davanti un vero eroe.
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Ritorno dalla Russia – 1817 c.a.
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Analisi dell’opera:
La zattera della Medusa – 1818-1819
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Proprio la passione per l'indagine della realtà lo porta ad occuparsi di
cronaca. Géricault venne raggiunto dalla sconvolgente notizia di
cronaca di un tragico naufragio avvenuto nel 1816. Siamo nel 1818 e
solo ora arrivano al pubblico le notizie circa questo fatto che il
Governo voleva insabbiare.
La fregata Meduse ( Medusa) stava trasportando, insieme ad altre
navi, una delegazione francese nella Colonia senegalese di St. Louis.
A bordo c'erano circa 400 persone. Il 2 luglio 1816 (al
quattordicesimo giorno di navigazione) la Meduse naufragò su una
secca. Le scialuppe erano insufficienti e si costruì una zattera per
ospitare i naufraghi rimasti senza mezzo di salvataggio. Erano
centoquarantanove uomini (149), stipati sulla zattera. Ben presto
(incomprensibile il motivo) venne tagliato il cavo che permetteva il
traino della zattera da parte delle altre scialuppe. La zattera fu
abbandonata ai flutti e non si fece nulla per soccorrerla. Iniziò (e fu
questo che colpì Géricault) una dura lotta per la sopravvivenza.
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Alcuni, moribondi, vennero
buttati a mare, la fame, la sete e
la disperazione diedero origine
persino ad episodi di
cannibalismo. Dodici furono i
giorni dell'abbandono e della
lotta, e quando una nave,
l'Argus , raccolse i naufraghi,
essi erano solo in quindici e tutti
moribondi. Significa che ben
centotrentaquattro furono i
morti in quei terribili dodici
giorni passati nell'angosciante
coscienza di avere la morte a
bordo.
Inizialmente Géricault pensò di ricavarne una serie di litografie che illustrassero l'intera
vicenda. Poi gli venne l'idea di farne un unico, grande, quadro, che prevedesse anche
l'episodio di cannibalismo (significativo per illustrare la disperazione). Prese uno studio
vicino all'Ospedale, e studiò dal vivo malati, moribondi, cadaveri, copiando persino
pezzi anatomici (teste, braccia, piedi) da utilizzare per indicare il cannibalismo. Chiese,
poi, agli amici di fargli da modelli per comporre la scena (fra cui un amico con l'itterizia,
scelto come perfetto per il ruolo). Fra i modelli da segnalare l'amico pittore Eugene
Delacroix (che è l'uomo morto in primo piano a sinistra).
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Il quadro è costruito con sviluppo piramidale. Due
piramidi e due direzioni differenti che si incrociano e si
oppongono.
La prima piramide parte dall’uomo morto
in basso a sinistra ed ha il vertice
nell’uomo che agita il panno rosso.
Viene intesa come
direzione umana
che passa dalla
disperazione,di
coloro che sono
morti,alla speranza
di chi ancora ha la
forza per chiedere
aiuto affinché
qualcuno li avvisti
La seconda
piramide parte
dalle onde del
mare fino
all’albero
maestro che
sorregge la vela
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Questa seconda piramide
disegna la direzione
opposta agli uomini che
chiedono aiuto. E’ la
direzione delle onde del
mare che li spinge ancor
più lontano dalla
speranza.
Delacroix
Il senso del phatos (sofferenza e orrore) aumenta
mentre si guarda la calca degli uomini che si
addossano gli uni agli altri nel cercare salvezza.
Anche chi guarda l’opera non sa se i naufraghi
verranno tratti in salvo oppure no. Sé girassimo la
zattera di 180°,avremmo la sensazione come se
l’uomo, quello al vertice della composizione col
panno rosso, chiedesse aiuto allo spettatore.
L’uomo che agita il panno
rosso ha appena avvistato,
in lontananza, una nave che
potrebbe trarli in salvo. Ma
il mare e il vento li
spingono nella direzione
opposta, con forza e
aumentando il dramma che
si consuma sulla zattera.
La scena è molto
drammatica.
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La zattera con i naufraghi è rivolta
alla parte opposta dello spettatore.
Questa posizione fa aumentare il
dubbio di chi osserva e il senso
dell’orrore. Verranno tratti in salvo
oppure moriranno?....
La sconfitta di Napoleone a Waterloo
avvenne nel 1815. Nel 1816 con il
Congresso di Vienna, gli stati europei
avevano ripristinato la situazione geopolitica antecedente la Rivoluzione
Francese. Tutti gli sforzi fatti dalla
rivoluzione erano andati perduti.
L’atmosfera e i contrasti luminosi,si richiamano a Caravaggio. Anche il braccio abbandonato in acqua,
dell’uomo morto in basso a sinistra, è stato ripreso dall’opera di Caravaggio (Deposizione nel sepolcro)
e da David (Morte di Marat). Le figure hanno tutte una tensione muscolare e una torsione dei corpi che
si richiama alle figure michelangiolesche. Le figure in basso, quella del padre che regge il figlio morto,
sembrano statue greche. Il ragazzo porta ancora le calze ai piedi. Quelle calze,comuni e banali,danno il
senso tragico della umanità violata, cioè la morte vera che si porta via le persone vere.
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Delusione e sconforto minano lo stato d’animo dei francesi. Tutto ritorna come prima o
peggio. La ‹‹ Zattera della Medusa ›› diventa la metafora di un naufragio che,
simbolicamente, vede coinvolta la nazione francese. Naufragio della Francia dopo il
fallimento dell’impero. Nel quadro si legge benissimo la speranza e la disperazione della vita
umana, come pure la disperazione e la speranza della Francia.
•Il quadro, poi, ottenne una Mostra esclusiva in Inghilterra e Irlanda che portò Géricault via da Parigi
per più di un anno, per vederlo tornare ricco e onorato.
•Nel 1822 gli investimenti finanziari fatti al rientro dall'Inghilterra si dimostrano una truffa che gli
causa perdite enormi. Si manifesta anche una forma depressiva secondo alcuni causata dalle critiche
alla sua arte, sofferte per la sua straordinaria sensibilità, secondo altri causata dalla situazione
sentimentale.
•A causa di questa situazione psicologica molto delicata, Géricault inizia ad interessarsi (dopo cure
mediche prestate dal Dottor Etienne Jean Georget) alla rappresentazione dei malati di mente, che nelle
opere realizzate verranno chiamati “Alienati”. Ne sono un esempio ‹‹ Alienata mentale ››, ‹‹ Insano di
mente ›› e altri soggetti con i sintomi della ‹‹ monomania ››.
•Cos’è la MONOMANIA?
•La parola MONOMANIA deriva dal greco – MONOS – cioè SOLO – e – MANIA – cioè FOLLIA.
• Il termine, oggi inusuale, indica quel disturbo della mente caratterizzato dal concentrarsi di un’idea
fissa.
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Gli ‹‹ Alienati mentali ››
Opere realizzate fra
1822 e 1823
Le monomanie che ci restano documentate sono: l'invidia, la mania del gioco,la
cleptomania e l'assassinio, il rapimento dei bambini e la mania del comando militare.
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Nel 1822 avvennero anche le due cadute da cavallo che (trascurate)
portarono ad una lesione del midollo spinale che condusse l'artista
alla paralisi e alla morte.
Il 26 gennaio 1824, infatti, Géricault morì, dopo un mese e mezzo di
agonia.
Il Museo del Louvre, in quello stesso anno, acquistò l'ormai famoso
dipinto della Zattera della Medusa.
FRASE CELEBRE di GERICAULT :
‹‹ … Se gli ostacoli e le difficoltà
difficoltà scoraggiano un uomo mediocre, al contrario al
genio sono necessarie,e quasi lo alimentano; lo maturano
maturano e lo esaltano …….
…….
Tutto quello che si oppone al cammino dominante del genio,
genio,
lo irrita, e gli procura quella febbre di esaltazione che
che travolge e domina tutto,
e produce capolavori …… ››
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