Silverii - I polleggiati della 5I 11-12

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Silverii - I polleggiati della 5I 11-12
Barbara Silverii classe VI, 11.01.12 SIMBOLISMO, GAUGUIN, ART NOUVEAU,KLIMTPagina 1 di 8
Il SIMBOLISMO
IL SIMBOLISMO
Il simbolismo è un movimento artistico sviluppatosi in Francia
nel XIX secolo che si manifestò nella letteratura, nelle arti
figurative e di riflesso nella musica. Sebbene manifestazioni di
arte simbolista si siano avute anche prima, convenzionalmente si
fa coincidere la data di nascita del Simbolismo con la
pubblicazione su Le Figaro del Manifesto del Simbolismo da
parte del poeta Jean Moréas (18 settembre 1886).
Nelle arti figurative il
simbolismo nasce in
accordo con le teorie e i lavori dei neo-impressionisti soprattutto
per quanto riguarda la rappresentazione di soggetti ispirati dalla
natura a cui i simbolisti attingono fermamente. Il simbolismo è
dedicato ad un pubblico colto e sensibile per via dei suoi
contenuti molto complessi da decifrare.
Fine dei simbolisti è quello di superare la pura visività
dell'impressionismo in senso spiritualistico (e non scientifico,
come avviene invece tra i neo-impressionisti), cercando di
trovare delle corrispondenze tra mondo oggettivo e sensazioni
soggettive.
PAUL GAUGUIN
La vita di Paul Gauguin fu un moto perpetuo fra Europa, Sud
America e Oceania. Nato a Parigi nel 1848, l'anno dopo, alla
morte del padre, era già in viaggio per il Perù, dove trascorse la
prima infanzia. Rientrato in Francia studiò a Orleans e a Parigi.
Nel 1865, a soli 17 anni, cominciò a viaggiare per il mare,
toccando i più importanti porti del mondo. Nel 1871 si stabilì a
Parigi, lavorando come agente di cambio. Nel 1873 sposò una
danese e nel 1883 fu costretto ad abbandonare il lavoro parigino
a causa di una grave crisi economica attraversata dalla Francia.
Gauguin non vide l'evento come particolarmente drammatico,
perchè in questo modo potè dedicarsi
totalmentealla pittura, arte alla quale si
era accostato all'inizio degli anni
settanta. Desideroso di una vita
semplice e primitiva, libera e senza
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condizionamenti, nel 1887 si imbarco per Panama e per la Martinica. Rientrò in Francia nel 1887 e visse
per un breve periodo ad arles assieme a Victor Van Gogh. Vendette poi tutto per trasferirsi a Tahiti, dove
però resistette solo due anni e fu costretto a tornare in Francia, ma dove aver messo insieme il denaro
necessario, nel luglio del 1895 partì per il suo ultimo e definitivo viaggio a Tahiti, in Polinesia, dove morì
l'8 maggio 1903, in carcere per essersi opposto alla politica razzista del governo francese. Anche per
Gauguin gli inizi furono impressionisti, ma già nel 1888 il suo modo di dipingere era totalmente mutato.
Nella sua pittura il colore è estremamente importante: i colori sono dati per ampie campiture piatte, e più
che dei colori complementari, faceva uso di quelli primari.
Era particolarmente preso da una serie di riflessioni sulla vita, ovvero: chi siamo? Da dove veniamo?
Dove andiamo? E cerca di trattare quest'argomento, che angoscia l'individuo, cercando di sensibilizzare
un po' le masse. Su questi quesiti realizzerà poi la sua opera più importante che prende appunto il nome di
“ CHI SIAMO? DA DOVE VENIAMO? DOVE ANDIAMO?
OPERE:
AHA OE FEII?
(COME! SEI
GELOSA?)
A questo dipinto, del
1892, Gauguin
attribuiva un grande
significato. Infatti in
una lettera ad un amico
dichiara che fino a quel
momento non aveva
prodotto opere
migliori. Il soggetto è
tratto da un un fatto a
cui il pittore aveva
assistito sulla spiaggia
di Tahiti. Sulla sabbia
rosa, vicino all'acqua, i
cui riverberi sono
interpretati con
macchie di colore grigio, ocra, arancio e nero, due fanciulle si riposano. L'una è distesa in pieno sole,
mentre l'altra è accoccolata, appoggiata sul braccio destro, e quasi completamente in ombra. Fra le
fanciulle ( la seconda delle quali ricorda i profili delle dee greche), proprio la differenza di colore fa si che
vi sia uno contrasto immediato. Compositivamente sono l'una l'opposto dell'altra, i loro corpi sono fusi in
un'unica massa e rappresentano l'uno la metà dell'altro, di cui una parte è scura e l'altra chiara. I volti e i
corpi bruni, sprigionanti un grande aurea erotica, sono tratti sinteticamente, mentre la natura è raffigurata
in modo assolutamente antinaturalistico. Fra le due fanciulle è come se vi fosse un dialogo muto, che il
pittore non ci offre in modo esplicito, che diviene enigmatico e come situato in un mondo primordiale.
Con la raffigurazione due donne indigene sulla spiaggia di Tahiti, probabilmente, vuole mettere in risalto
la vita della popolazioni indonesiane come esempio di accordo fra uomo e natura e allo stesso tempo
mette in evidenza anche il recupero di una semplicità primitiva. Per fare ciò utilizza valori formali, come
gli effetti di luce, infatti l’opera è caratterizzata da colori vivaci e violenti.
Un altro aspetto importante che compare nelle sue opere è la linea nera marcata a contorno dei corpi e
delle cose riempiendo lo spazio così definito con il colore, tecnica che Gauguin imparò dall'amico Emilè
Bernard e che prende il nome di cloisonnisme ( deriva dalla colorazione delle vetrate gotiche e dall'
orificeria medievale)
DA DOVE VENIAMO? CHI SIAMO? DOVE ANDIAMO?
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Gauguin dipinse una tela di grandi dimensioni che sarebbe dovuta essere una sorta di testamento
spirituale: da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Lavorò su questo tema per un mese, durante un momento di amarezza e sofferenza fisica. La sofferenza
era data dal fatto che nell’inverno del 1897 gli morì la figlia. Questa morte segnò la vita dell’artista,
infatti si lasciò andare all’alcolismo, fino a spingerlo al tentativo di suicidio.
Si tratta di un dipinto molto più esteso il larghezza che in altezza, tanto da poter essere paragonato a un
fregio (parete che caratterizza l'architettura greca) e l'artista forse voleva proprio dare l'impressione di un
fregio classico. I bordi superiori della tela recano a destra la firma e la data di esecuzione, e a sinistra il
titolo dell'opera, tutto su un fondo giallo oro. L'artista ponendo questo bordo d'oro voleva in qualche
modo dare l'impressione che si trattasse di un affresco, con gli angoli rovinati, dipinto su una parete d'oro.
Si capisce subito che tratta di un problema universale anche dal formato della tela ( 3,74X1,39).
L'opera si legge da destra verso sinistra: la prima immagine, a destra in basso, è quella di un bambino
addormentato vicino a tre donne sedute, di cui due sono vestite, che si confidano fra di loro, mentre la
terza è di spalle nuda. Quest'ultima leva il braccio e, come scrive Gauguin, “guarda attonita le due donne
che osano pensare al loro destino” Nel mezzo della composizione abbiamo una figura che coglie un
frutto e affianco due gatti accanto a un bambino. Continuando nella lettura vediamo un capra banca, un
idolo con le braccia alzate che sembra indicare l'aldilà e una fanciulla seduta che ascolta la scultura della
dea universale, Ina. Infine un’anziana, vicina alla morte, placata e persa nei suoi pensieri, con un
atteggiamento rassegnato completa la storia; ai suoi piedi un uccello che tiene per gli artigli a una
lucertole, rappresenta la vanità.
Ogni figura fondamentalemte non è altro che un simbolo, ad esempio la nascita, la vita, la morte. Il
bambino simboleggia la nascita, la fanciullezza; le giovani donne simboleggiano la pienezza della vita, la
procreazione; l’anziana, all’estrema sinistra, rappresenta la morte.
Tuttavia le suggestioni a cui ci introduce il dipinto possono tranquillamente condurci a interpretazioni
molto vicine alle sensibilità di ognuno, quindi ognuno è libero di dare la propria interpretazione. Questa
libertà ci viene anche conferita dal titolo; un titolo emblematico che ripropone i grandi quesiti della storia
dell'umanità: da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Cioè a dire: perchè esistiamo? Qual'è il fine
della nostra vita?
L'espressiva figura eretta che coglie un frutto da un albero, la più luminosa del dipinto e soprattutto
l'unica maschile in una narrazione tutta al femminile, può rappresentare l'uomo che coglie, durante la
giovinezza, il frutto più prezioso, cioè la parte migliore dell'esistenza. Può anche rimandare al concetto
ebraico-cristiano del peccato, il che farebbe pensare a un sintesi fra religioni, orientali ( idolo azzurro sul
fondo) e occidentali. L'anziana, come accennato prima, pare riflettere sulla vita passata. Però le parole,
dice l'autore, sono inutili poiché non risolvono i
problemi e non danno risposte alle angosce della
vita.
L’opera ha un effetto di NON finito, perché
l’artista non ha eseguito in maniera rigorosa quelle
che sono le regole accademiche, poiché ha
preferito dare risonanza al colore e alla sua
capacità di comunicare emozioni. Il dipinto si
presenta, infatti, in maniera monumentale e
l’impressione che si percepisce è la serenità, una
serenità a cui l’uomo aspira durante la sua vita.
Quest’opera si può paragonare alla primavera del
Botticelli.
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Art nouveau
L’intera Europa si avvia verso un periodo di relativa stabilità politica,dopo la fiorente seconda
Rivoluzione Industriale. Questi sono gli anni che saranno denominati della Belle Epoque,durante i quali
aumenta il benessere generale proveniente dall’espansionismo capitalista e che porta all’illusione di
vivere nel più ricco dei mondi possibili.
Questo benessere si può ben vedere nelle capitali Europee dal momento in cui la mondanità è in primo
piano,ma anche perché le maggiori capitali fanno a gara per rinnovarsi a livello urbano.
Il benessere e l’agiatezza del momento non sono altro che un velo per coprire le contraddizioni insite
nella società,fortemente classicista. Infatti il potere delle città si trova nelle mani di pochi
borghesi,mentre aumentava sempre di più il numero dei precari proletari che si sommavano e che
andavano a formare la massa dei disagiati.
È proprio in questo contesto che si sviluppa questa nuova arte.
L’abbondante produzione industriale aveva fatto perdere agli oggetti,ora generati in serie e obbligati a
seguire determinati standard e regole,la loro “anima”,la personalità.
La mano e l’ingegno dell’uomo scompaiono,e scompare in ogni campo proprio perché l’industria invade
come un onda ogni settore,dalla falegnameria alla ceramica alla grafica alla tessitura,fino all’arredo.
In questo periodo storico non si parlava più di qualità bensì di quantità.
Si sentiva, negli ambienti artistici, in specie inglesi, la necessità di un cambiamento radicale che
riscontrasse le finalità del lavoro operaio e la qualità dei manufatti industriali. Fu William Morris a fare il
grande passo in tale direzione. Egli sosteneva che bisognasse restituire al lavoro operaio quella spiritualità
e quel sentimento che erano stati persi con l'introduzione delle macchine
e della produzione in grande serie. Il piacere creativo dell'artigiano
avrebbe dovuto conciliarsi con il lavoro industriale: l'operaio nel
realizzare oggetti utili, doveva renderli anche belli, aiutato in ciò dagli
artisti.
L'Art Nouveau,fu uno stile artistico, diffuso in Europa ma anche negli
Stati Uniti, che interessò le arti figurative, l'architettura e le arti
applicate, tra il 1890 e il primo decennio del Novecento.
Il movimento, conosciuto internazionalmente soprattutto con la
denominazione francofona, assume localmente nomi diversi,tra i quali:
Style Guimard, Style 1900 o Scuola di Nancy (Francia), Stile Liberty,
Modernismo o Stile floreale in Italia, Modern Style in Gran Bretagna,
Jugendstil ("Stile giovane") in Germania, Nieuwe Kunst nei Paesi Bassi,
Styl Młodej Polski (Stile di Giovane Polonia) in Polonia, Style sapin in Svizzera, Sezessionstil (Stile di
secessione, vedi la secessione viennese) in Austria, Secesija in Serbia e Croazia, Modern in Russia e Arte
Modernista o Modernismo in Spagna.
La quantità dei nomi fa subito notare quanto sia stato ampio lo sviluppo di questo movimento,che
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raggiunse anche le coste del Nuovo Mondo.
Il movimento ricerca un arte totale,un arte che penetri dappertutto,e cerchi di rendere più gradevole
l'oggetto che appare umile.
La sua costante sta soprattutto nell’uso del ferro,delle ghise e del cemento armato,ma apporta altre
innovazioni,infatti fu importante la funzione di Morisse.
Morisse,fece entrare nel settore produttivo una nuova figura: gli architetti,che ora si chiamano design.
Questi puntano l’attenzione sulla forma,danno personalità all’oggetto e cercano di comunicare ed
emozionare. La linea che utilizzano maggiormente è quella SINUOSA, curva serpentinata elegante.
L’art nouveau cerca di far diventare l'arte un patrimonio di tutti servendosi dell'attività industriale,la
pratica e la raffinatezza del disegno,la preziosità dei materiali,fanno,in seguito,di questa arte un arte di
elitè. E’ uno stile che si basa sull’ispirazione vegetale,sulla ricchezza del colore,ed inoltre tocca tutti gli
ambienti anche quello urbano(cartelloni pubblicitari,insegne,cancelli,numeri civici),la città ora si
trasforma in un parco.
Dopo questo primo momento si formerà una scuola per gli architetti di design,il BAUHAUS.
L’art Nouveau rappresenta L'ESPRESSIONE della società borghese della bella epoque,e maschera sotto
la bellezza e l’eleganza delle immagini una crisi ideologica.
La nuova arte si insinuerà in ogni settore,perfino nella moda e nella produzione di nuove stoffe. I nuovi
abiti sono caratterizzati da linee sinuose che esaltano il corpo femminile,e da un elevata eleganza,tutto ciò
grazie all’ispirazione floreale.
Questo nuovo movimento passa dalla produzione tessile all’arredamento:
È una scrivania in legno di Henri Van de Velde, (1863 –1957) fu un famoso esponente dell’Art Nouveau, un
architetto, scultore, pittore e designer belga. La cosa che si nota in maniera evidente è che risponde alle
affermazioni precedenti: domina la linea curva sinuosa, anche perché è quella che più emoziona, e che
infatti verrà presa come modello per la produzione industriale. Anche la sedia non è rigida.Nel loro
insieme le forme serpeggianti vanno intese come ricerca del miglior rapporto tra oggetto e necessità
umane.
Entrata della metropolitana di Parigi
Infine l’Art Nouveau si può ben osservare nelle
grandi capitali proprio perché le entrate delle
metropolitane furono abbellite da un design
tipicamente di questo genere,tutto questo prese il
nome di art metrò.
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Casa Millà, Gaudì
Gaudì fa parte della corrente del modernismo catalano. Tutte le sue opere sono fantastiche e costituiscono
la concezione tradizionale di uno spazio geometrico e statico come uno spazio in espansione come una
forma naturale. Gaudì usa sempre le linee curve, infatti la casa Millà ha le pareti sia interne che esterne
curve, mosse, sconvolgendo così l’aspetto tradizionale degli edifici.
Gustav Klimt
VITA:
Gustav Klimt nasce nel 1862 a Baumgarten, quartiere di Vienna, secondo di sette fratelli. Il padre
Ernst, orafo, la madre, Anna Finster. Le condizioni economiche della famiglia, già compromesse,
diventano precarie dopo la crisi economica del 1873 causata dal fallimento dell' Esposizione
universale di Vienna.Nel 1876 il quattordicenne Gustav viene ammesso a frequentare la
Kunstgewerbeschule, (scuola d'arte e mestieri del Museo Austriaco per l'arte e l'industria), dove
studierà fino al 1883, confrontandosi con svariate tecniche artistiche, dal mosaico alla ceramica, nel
rispetto dei canoni accademici e della storia dell'arte del passato. Tre anni dopo, con il fratello
minore Ernst e con il pittore Franz Matsch grazie all'interessamento del professor Laufberger,
ottiene la commissione per la decorazione del cortile del Kunsthinstorisches Museum, su progetto
dello stesso Laufberger.
Tra il 1886e il 1888 si dedica, con il fratello e l'amico, alla
decorazione del Burgtheater di Vienna, in una serie di pannelli
raffiguranti teatri dell'antichità o del mondo contemporaneo. I tre
guadagnano ben presto la stima e la notorietà tra i cittadini
viennesi, e le commissioni dei primi ritratti garantiranno loro un
discreto successo e una tranquillità economica. I
ritratti vengono eseguiti a partire da fotografie, e
una delle prime qualità che viene riconosciuta a
Gustav è proprio la precisione fotografica nella resa
dei volti.
Nel 1892, a pochi mesi dalla morte del padre, anche
il fratello Ernst muore improvvisamente: Gustav
deve farsi carico di entrambe le famiglie, e questo lutto lascia un segno anche nella
sua produzione artistica. Nello stesso periodo avviene l'incontro con Emilie Flöge
che, pur essendo a conoscenza delle relazioni che il pittore intrattiene con altre
donne (negli anni '90 del XIX secolo Klimt sarà il padre riconosciuto di almeno 14
figli), sarà la sua compagna fino alla morte del pittore.
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Nel 894 l'università di Vienna aveva commissionato all'artista la decorazione del soffitto dell'aula
magna sul tema illuminista del trionfo della Luce sulle Tenebre, da sviluppare su tre facoltà:
Filosofia, Medicina e Giurisprudenza. I lavori vengono rimandati per anni e, quando i pannelli
verranno presentati, oltre a provocare un grande scandalo, rispecchiano il mutamento stilistico del
giovane pittore, influenzato dalla Secessione che egli stesso aveva
fondato.
Elemento chiave dei lavori di Klimt è la figura femminile. Anche
quando rappresentano figure allegoriche, le donne sono
visibilmente ritratte da personaggi della vita quotidiana; talvolta si
tratta di prostitute che, anche se ingentilite dalle citazioni classiche
nel contesto del quadro, vengono raffigurate ad esempio con
acconciature vaporose e trucco pesante. Oppure vengono
rappresentate come femmes fatales, tema molto in voga al tempo.
Nel 1903 Klimt si reca due volte a Ravenna, dove conosce lo sfarzo
dei mosaici bizantini: l'oro musivo, eco dei lavori del padre e del
fratello in oreficeria, gli suggerisce un nuovo modo di trasfigurare
la realtà e modulare le parti piatte e plastiche con passaggi tonali,
dall'opaco al brillante.
Al ritorno da un viaggio a Roma, l'11 gennaio 1918, viene colpito da un ictus che lo condurrà alla
morte il 6 febbraio
Gustav Klimt è il pittore più rappresentativo dell' art nouveau. Partito da una formazione artistica
ancora tradizionale, diviene uno dei massimi esponenti della seccessione viennese. In lui
prevalgono il simbolo, l'evocazione della realtà, piuttosto che la sua rappresentazione; la linea
elegante, morbida e sinuosa, la bidimensionalità delle forme, l'accostamento sapiente dei colori, il
preziosismo, in una fusione e in un assorbimento delle più svariate componenti, che vanno dalla
conoscenza dei mosaici di Ravenne fino alle più
recenti acquisizioni artistiche.
OPERE:
L'ABBRACCIO
L’abbraccio è rappresentato da una coppia,
infatti esso viene definito come il simbolo della
felicità amorosa. Le due figure sono sprofondate
l’una nell’altra, in un momento di assoluta pace
e realizzazione, davanti a una parete decorata da
ampie volute che rappresentano gli eleganti rami
dell’albero della vita. La coppia è immersa in
uno scenario incantato, senza tempo né spazio e
i protagonisti è come se fossero trasformati in
decorazioni, infatti le figure umane sono
riconoscibili solo grazie alle teste e alle braccia,
poiché tridimensionalità ( l'assenza della
tridimensionalità è una sua caratteristica,
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affinchè il dipinto abbia le sembianze di un mosaico) e anatomia sono inesistenti e ogni altro
dettaglio viene realizzato come se i trattasse di uno sfondo arabesco; compreso il resto del corpo dei
personaggi. L’uomo ha forme quadrate, angolose e i colori sono in prevalenza neri, grigi e bruni,
mentre nella donna i colori sono variopinti e le linee sono curve e sinuose.
Il repertorio dei temi è assai vasto e spazia dagli animali alla geometria, dal mondo vegetale alla
simbologia religiosa orientale (occhio onnisciente)
LA CULLA
La culla, dipinto incompiuto che risale al
1817-1818, è la dimostrazione del
cambiamento stilistico di Klimt; infatti
l'incontro dei colori violenti di Matisse
rigenera il linguaggio dell'artista austriaco,
conducendolo a sostituire le minuzie
decorative con getti di colore dagli arditi
accostamenti e dall'inesauribile ricchezza
cromatica. Opera già in stato di finitezza,
come diverse altre che vennero recuperate
nel suo studio, ma che non venne mai
compleatata a causa dell'inctus che colpì
l'artista nel febbraio del 1918.
Nel caratteristico formato quadrato,
diventato quasi un rito per i suoi dipinti
negli ultimi anni, il pitture raffugura una
piramide di stoffe multicolore che si
allargano verso l'osservatore, arrivando ad
occupare l'intero fondo della tela. Al
vertice dell'ammasso di stoffe emerge la
testa di un neonato, quasi confusa dentro una corolla di tessuto bianco. L'espressione del bambino,
che fissa l'osservatore dall'alto della montagna di coperte, è seria e quasi dura. Non risuta chiaro se
la culla si sviluppi in profondità o in verticale, cosicchè il neonato acquista anche l'aspetto di un
enorme pagliaccio. La figura umana, come in ogni sua composizione, resta però classicamente al
centro del dipinto e l'attitudine decorativa prevale sull'aspetto psicologico. La culla così diventa un
pretesto per creare un enorme inrteccio di forme, colori, disegni, in cui le linee ondulate
addolciscono il triangolo centrale.