UNDER MILANO N°3.qxp

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UNDER MILANO N°3.qxp
magazine g ratuito d i s ocietà e c ultura d ei g iovani a m ilano
anno I - n umero t re - 1 5 o ttobre/14 n ovembre 2 007
www.undermilano.it - i [email protected]
Pericolo mutuo
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I giovani di Milano davanti alla crisi
dei mutui: dubbi, speranze, soluzioni
pp. 8-9
E ancora, in questo numero: il V-Day di Beppe Grillo e i giovani ambrosiani (p.2); il caso dei lavavetri, dai divieti di Firenze alla reazione di Milano
(p. 4); gli eventi legati al bookcrossing (p. 5); i City Angels e la loro opera per la città (p, 6); Scuola e università in fermento: gli studenti in
piazza (p. 7); Radames Dicembrino e il triobfo di Milanodabere (p. 7); Mattia Bosco, lo scultore delle vene del mondo (p. 10); tra gli spazi creativi alternativi: il Nana’s Trifth Store (p. 10); Mara Mascaro e la sua ricerca artistica sul comunicare nel cyberspazio (p. 11); Indie-Rock: un
sito web su e per la musica (p. 12); Fabrizio Buratto racconta se stesso e la sua generazione precaria (p. 13); Fabio Martina, il regista che
esplora la gioventù milanese (p. 14); i progetti giovani del Piccolo Teatro (p. 14); Silvia Gaudino e i successi del rugby al femminile (p. 15); in
più, l’agenda concerti della Milano in musica (p. 12), il Raccontamilano del mese (p. 13) e le segnalazioni di eventi di Milano “under” 10 euro (p.16).
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festeggia
halloween
con
“under mil ano”
tut te le info
a pa g i n a 1 5 !
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a. I - n. 3 - 15 ottobre/14 novembre 2007
V-Day. Beppe Grillo è sceso in piazza e l’Italia si è svegliata
Il comico ligure bacchetta i politici italiani e trascina il Paese in una mini-rivoluzione
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Si vuole ristabilire
appieno la Democrazia
abbattendo quelli che
sono i privilegi della
Partitocrazia
settembre 2007. Una data storica
per una larga fetta di italiani. Il
Vaffanculo Day, promosso da Beppe
Grillo attraverso il suo frequentatissimo
blog, si è realizzato con successo in
tutte le maggiori piazze delle città italiane. Lui parlava a Bologna ma decine
di maxi schermi riproponevano la sua
immagine e, soprattutto, le sue parole, in
tutto il Paese. In decine e decine di migliaia
sono scesi in piazza per dire no agli ecces-
In breve i punti
cardine della
proposta
E
cco i tre punti della proposta di legge
popolare promossa da Beppe Grillo
nella giornata V-Day.
NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI
No ai 25 parlamentari condannati in
Parlamento. Nessun cittadino italiano può
candidarsi in Parlamento se condannato
in via definitiva, o in primo e secondo
grado in attesa di giudizio finale.
DUE LEGISLATURE
Nessun cittadino italiano può essere eletto in Parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente.
ELEZIONE DIRETTA
No ai parlamentari scelti dai segretari di
partito. I candidati al Parlamento devono
essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.
L’obiettivo dell’8 settembre è stato la
raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare per un parlamento pulito;
tale proposta di legge è stata presentata alla Cassazione nel luglio del 2007.
Beppe Grillo, a sostegno del suo progetto, ha cercato di coinvolgere in dialogo
su web tutti i parlamentari mediante
una mail personale inviata dal comico
genovese e dal suo staff a ogni singolo
deputato e senatore, in cui veniva chiesto di esprimere un’opinione su ognuno
dei tre punti della proposta di legge
popolare.
Le risposte dettagliate sono state raccolte e pubblicate sul blog di Beppe Grillo,
da cui è emerso che su un totale di 945
parlamentari contattati, il 21% (205)
aveva risposto alla mail fornendo dei
voti; le valutazioni positive erano state
rispettivamente 122 per la preferenza
diretta, 109 per la non eleggibilità dei
candidati condannati in via definitiva e
82 per la limitazione a due legislature.
si e alla prosopopea
del mondo politico
della Seconda Repubblica, in un momento della storia
d’Italia in cui lo
scontento dell’opinione pubblica è particolarmente
alto,
complice la crisi economica che non accenna a finire e una
grande quantità di
problemi che rimangono irrisolti nonostante
le
molte,
troppe, promesse risolutive fatte.
Le richieste avanzate da Beppe Grillo e dal
suo ormai oceanico popolo di sostenitori
sostanza, si vuole ristabilire appieno la
Democrazia abbattendo quelli che sono i
privilegi connessi alla Partitocrazia. E riportando la politica alla sua funzione primaria:
quella di tutelare lo Stato e i cittadini.
Dalle parole di Grillo è scaturita una proposta di legge che è stata immediatamente
sostenuta dalle firme di migliaia di italiani,
pronti a sottoscrivere la richiesta presso i
banchetti organizzati in occasione in tutto il
Paese. A Milano, in largo Cairoli, sono state
mille le firme raccolte.
Una mini-rivoluzione insomma, benché
l’eco datale dai media è stata limitata e
sottotono. Moltissimi i pro, infatti, ma
anche uno strascico di posizioni contro. In
parecchi hanno visto l’idea di Grillo come
una strumentalizzazione e si è paventata di
più parti l’idea che il comico possa avere in
mente di darsi alla politica attiva facendo
scaturire dai consensi del V-day un vero e
proprio partito. Intanto, in moltissimi sono
in attesa di un V-Day 2.
Andrea Coppini
sono poche ma chiare e assolutamente
determinanti (in breve sono spiegate nel
box sotto questo articolo, sulla sinistra). In
@
www.beppegrillo.it
www.v-day.it
Ecco cosa ne pensano
i giovani milanesi...
L’
anti-politica italiana ha trovato il suo guru
nel comico ligure. Armato di una tagliente
vena ironica, il nuovo fustigatore del malcostume italiano se l’è presa con i politici, sia di
destra che di sinistra.
L’invettiva di Grillo ha avuto una profonda risonanza nell’opinione pubblica. Quotidiani e televisioni gli hanno dedicato pagine e servizi, e
l’otto settembre le principali piazze italiane
sono state prese d’assalto da migliaia di cittadini stufi dei privilegi della classe politica. Il
Vaffa day è diventato un capitolo della storia
contemporanea del nostro Paese, da anni
infatti l’anti-politica non godeva di così tanti
consensi.
Intorno all’evento si è creato un acceso dibattito, e qui a Milano moltissimi giovani hanno
preso posizioni in merito: da una parte ci sono
i sostenitori di Grillo, quelli per cui “Grillo non
è uno che si lamenta e basta, la sua è una critica propositiva”, come dice Lilith, di Ronco
Briantino in provincia di Milano,
sul forum di Studentistatale.it, e
la stessa aggiunge: “mi viene
quasi da sperare che l’italiano stia
uscendo dall’ottica del ‘tanto non
cambierà mai niente’. L’iniziativa
di Grillo è demagogica, ma questa
rabbia popolare mi sembra un
segnale positivo, un sano anticorpo, anche se grezzo”. Le fa eco Marzio, studente universitario, che ammette: “sono favorevole a tutti i punti proposti da Grillo al 150
per cento, e anche qualcosina in più.
L’ineleggibilità dopo due mandati è una grande
espressione di civiltà ed è un freno alle spinte
e alle ‘porcate’ per farsi rieleggere. I condannati in parlamento, a meno che non abbiano
scontato la pena e siano
stati riabilitati, non c’hanno
da stare”.
Ma c’ é anche chi esprime
qualche
dubbio,
come
Francesca, all’ultimo anno di
liceo classico, che sottolinea: “Beppe Grillo ha detto
cose giuste e condivisibili,
ma forse sono un po’ irrealizzabili. È vero che
in Italia la classe politica è una vera e propria
casta che gode di numerosi privilegi, ed è giustissimo che un comico come Grillo attacchi
duramente politici e politicanti, ma le idee del-
l’organizzatore del V-day mi sembrano un po’
utopiche”.
E Marco, ventenne milanese, rincara la dose:
“Beppe Grillo è un populista che fomenta l’anti-politica e fa il gioco di Berlusconi. La politica
si cambia con l’impegno in prima persona.
Parlare di purezza morale dall’esterno è troppo facile. Perché Grillo non fa il suo partito
mettendosi in gioco? Solo così potremmo
vedere quanto vale e che programma ha per
risollevare l’Italia”.
O odio o amore, ma mai indifferenza. Sembra
essere questo il motto di Grillo, che per l’ennesima volta si è trovato al centro del dibattito
pubblico. E chissà se il suo impegno servirà a
migliorare il nostro Paese. E la nostra Milano…
Federica Mantovani
[email protected]
ANDREA COPPINI
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vicedirettore editoriale CLAUDIA MUZZI
[email protected]
direttore responsabile LINDA BASEGGIO
Registrazione al Tribunale di Milano n° 393 del 18/06/2007
progetto grafico
Illustrazioni
stampa
ufficio stampa
settore eventi
pubblicità
editore
“L’iniziativa di Grillo è
damagogica, ma questa
rabbia popolare è un
segnale positivo, anche
se grezzo”
magazine gratuito
di società e cultura
dei giovani a milano
www.undermilano.it
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redazione
direttore editoriale
ANDREA COPPINI - LUCIA SCACCABAROZZI
PABLO CULEBRAS
IGEP - CREMONA
[email protected]
ALESSANDRA SIMONE
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Associazione culturale Under
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Storia di Michele: Bollate andata e... ritorno Carcere: non un
Un detenuto del carcere alle porte di Milano si racconta
S
ono nato 43 anni fa a Bollate e lì il mio
destino mi ha riportato.
È all’età di 14 anni che la mia vita ha preso
una svolta negativa. Ero un piccolo ladruncolo e con i miei amici ho provato a usare
sostanze stupefacenti. Abbiamo iniziato
con l’hashish, poi siamo passati ad altri tipi
di droghe fin quando siamo finiti ad usare
l’eroina. A quel punto sono diventato un
vero tossicodipendente. I soldi non mi
bastavano mai e sono andato a rubare per
mantenere il vizio e anche il bisogno.
Appena ho compiuto 18 anni sono stato
arrestato a Grosseto per furto d’auto.
Arrivato in carcere mi sono fatto tre giorni
di isolamento stando male come un cane,
ma appena uscito ho ricominciato a drogarmi e ci sono stati altri arresti. Sono
finito a San Vittore. Lì, a differenza di
Grosseto, ero insieme ad altri ragazzi col
mio stesso problema.
Il carcere era una scuola per imparare a
delinquere e capire come aggirare la giustizia senza essere preso. All’interno girava tanta droga che permetteva di risolvere i problemi facendosi un altro buco. Mi
ricordo come fosse stato ieri che nel 1984,
quando mi hanno detto che ero sieropositivo,
il mondo mi è crollato addosso e, anche se i
miei famigliari e gli esperti del Sert (Servizio
Tossicodipendenze n.d.r.), hanno fatto di
tutto per aiutarmi non ho voluto sentire
ragioni, così sono andato avanti come prima
fino all’ennesimo arresto. Nel 1987 sono
stato condannato a 2 anni e 8 mesi per rapina, mi è stato spiccato un cumulo di pene e
la mia condanna è passata a 12 anni. Ho girato 15 carceri italiani e nel 1995 sono uscito
dal carcere di Busto Arsizio in affidamento
sociale.
Il mio passato
sembrava svanito, lavoravo regolarmente e avevo una ragazza.
Ero diventato un
bravo ragazzo!
In seguito ho
ricominciato
a
frequentare le discoteche e a prendere ecstasi e LSD. Avevo scoperto che anche sottoposto ad esami quelle droghe non risultavano e
mi sono infognato un’altra volta. Ho cominciato ad usare la cocaina, droga che a me
non era mai interessata, e per la prima volta
ho fatto un danno gravissimo. Sono stato
arrestato per rapina ed omicidio e condannato a 30 anni di carcere.
Mi hanno rimandato per due anni a San
Vittore dove ho preso coscienza di tutte le
cavolate che avevo fatto. Successivamente
sono stato trasferito al carcere di Opera. Lì
sei un numero e considerato meno di niente,
così ho deciso di iniziare a studiare fino a
“Mancano 16 anni alla
fine della pena. Ho capito
una cosa: la vita è troppo
bella per buttarla via
come ho fatto io”
quando non sono stato trasferito al carcere
di Bollate. Finalmente a casa!
A Bollate ho visto qualcosa di nuovo, lì non ero
solo un numero, ero considerato una persona.
Ho continuato a studiare e ora sono al quarto
anno delle superiori, poi farò gli esami di
Maturità. La voglia di riscattarmi è tanta e
spero di riuscirci. Spero che quando avrò finito di scontare la mia pena riuscirò a realizzare il mio sogno: trovare una compagna e
avere anche io una famiglia come tutti gli altri.
Se avrò questa fortuna vorrei poter vedere
crescere i miei figli cercando di far capire loro
tutte le cose giuste e quelle da non fare.
Anche se mi diranno: “papà sei pesante!” non
importa, l’importante per me è riuscirci. Ora
capisco mio padre quando mi faceva la testa
come un pallone; aveva ragione, ma io non
lo capivo o non mi interessava capire.
Passare la mia vecchiaia sapendo di aver
fatto qualcosa di buono per me sarà una soddisfazione grandissima e penserò che l’inferno passato è stato solo una brutta parentesi
della mia vita precedente. Sono trascorsi 9
anni dal mio arresto, ne mancano 16 alla fine
della pena. Di sicuro ho capito una cosa: la
vita è troppo bella per buttarla via come ho
fatto io fino a ora.
Testimonianza raccolta
da Arianna Pellegrino
mondo a parte
A cura di Arianna Pellegrino
“Under Milano” da questo mese
darà ai suoi lettori l’opportunità di conoscere la storia di un
detenuto e soprattutto di rivolgergli delle domande.
Usiamo questa opportunità per
capire, imparare, conoscere e
confrontarci con una parte
della nostra città ai più sconosciuta. Non facciamoci prendere da falsi moralismi o improvvisi attacchi di buonismo ma
non cerchiamo neanche di
sostituirci ai giudici o magistrati infliggendo condanne o
accuse a persone di cui sappiamo poco o niente.
Affinché l’interazione possa
essere quasi immediata vi chiediamo di entrare nel nostro sito
www. undermilano.it e iscrivervi al forum, intervenendo
nell’apposita sezione “Filo
diretto con il carcere”.
Ai curiosi, agli scettici e agli
indifferenti diamo il benvenuto! Per capire insieme che il
carcere è parte del mondo e
non un mondo a parte.
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Caso lavavetri. Da Firenze a Milano. Tra pro e contro
Dopo Firenze, la nostra città contro i lavavetri. È giusto? E chi sono davvero questi ragazzi?
U
na grande città come
Milano,
quotidianamente
alle prese con i problemi dati
dall’arrivo di un numero sempre
crescente di extracomunitari
senza lavoro, non poteva rimanere indifferente all’ordinanza
del sindaco di Firenze Dominici
contro i lavavetri.
Il sindaco di Milano, Letizia
Moratti ha così reagito alla proposta fiorentina in una lettera
pubblicata sul quotidiano “La
Stampa”: “Spero che le polemiche di questi giorni e l’atto estremo a cui il Sindaco di Firenze è
stato costretto contribuiscano ad
aprire gli occhi al Governo e a
produrre leggi adeguate”; la Moratti ha in particolar modo richiamato l’attenzione dei cittadini e dei politici sulla mancanza di strumenti
normativi certi ed efficaci.
“Il caso di Firenze è, da questo punto di vista,
emblematico - afferma ancora il sindaco di
Milano -, il Comune di quella città interviene sul
problema dei lavavetri mentre a livello nazionale non ci si è posti il tema di come regolare
l’afflusso dei romeni, oggi cittadini europei, ricorrendo - come hanno fatto tanti altri Paesi - a una
moratoria del loro ingresso.
Tra i sostenitori più accaniti della decisione del
sindaco Dominici anche Riccardo De Corato,
vicesindaco di Milano, che ha affermato: “È utile
mettere in moto i vigili per togliere dalla strada
persone schiave: anziani spesso mutilati, donne,
bambini”. E se dal punto di vista del principio dell’ordinanza l´adesione è totale, dubbi possono
esserci sulla sua applicabilità. “Chi è ai semafori
...E tutto iniziò dall’ordinanza del sindaco di Firenze
è spesso senza documenti e senza residenza. A
chi notifichiamo i provvedimenti?”. A questo proposito ormai da fine luglio Palazzo Marino porta
avanti l´identificazione di tutti i mendicanti,
facendo leva sulla direttiva dell’Unione europea
per il soggiorno dei cittadini europei negli Stati
membri, in vigore dallo scorso 11 luglio. Tutti
coloro che dopo tre mesi di soggiorno in Italia
non potranno dimostrare di avere mezzi economici sufficienti a mantenersi, dovranno essere
allontanati ed espulsi. “In poco più di un mese ne
abbiamo censiti 300, quasi tutti romeni - ha spiegato De Corato - Entro tre mesi devono presentarsi all’Anagrafe e fornire generalità, residenza,
situazione lavorativa e dati sull’assistenza sanitaria. Da ottobre inizieremo le verifiche. Se non si
presenteranno, se danno dati falsi, se non dimostrano di avere un reddito, il prefetto può procedere all’espulsione”.
Claudia Muzzi
La storia ormai è nota.
Tutto ha avuto inizio con l’ordinanza firmata dal sindaco di Firenze Leonardo Domenici contro i lavavetri appostati ai semafori con la spugna in mano; tutti coloro che
fossero stati colti sul fatto dai vigili si
sarebbero dovuti presentare davanti a un
giudice che avrebbe potuto infliggere loro
una condanna a una pena che può arrivare
fino a tre mesi di carcere o una multa da
206 euro.
Tra le motivazioni riportate nell’ordinanza
fiorentina a difesa della stessa si legge:
“Intralcio alla circolazione, nocumento
(danno n.d.r.) all’igiene delle strade ma
soprattutto episodi di molestie e il pericolo
di conflitto sociale”.
La decisione di Domenici ha, ovviamente,
scatenato un clamore e un dibattito di
incalcolabili proporzioni; i sindaci delle
città italiane si sono schierati chi a favore,
chi contro quest’ordinanza da alcuni ritenuta “eccessiva e fuori luogo”.
A difesa della decisione di Domenici è corso
l’assessore diessino Cioni affermando che
“si è arrivati a questa decisione poichè
negli ultimi tempi c’è stata un’impennata di
segnalazioni e reclami da parte dei cittadini, perché i lavavetri sono diventati aggressivi, non chiedono permesso: ti mettono
direttamente la spugna sul parabrezza e a
volte nascono discussioni e alterchi, che
nel caso di donne sole in auto possono
diventare pericolosi”.
Non tutti però si sono mostrati entusiasti
dell’ordinanza fiorentina. Il presidente
nazionale dell’Arci Paolo Beni ha parlato di
“misura eccessiva” e ha aggiunto: “Non è
così che si argina il degrado, non dimentichiamo che si tratta di persone costrette ad
arrangiarsi per vivere”. Rifondazione comunista ha bocciato di netto l’ordinanza: “Un
atto non degno di Firenze e della sua tradizione d’accoglienza”, ha affermato il segretario toscano Niccolò Pecorini.
Perplessa anche la Curia: “Non conosco nel
dettaglio, ma in generale posso dire che, in
tema di immigrazione, bisognerebbe evitare di prendere provvedimenti sull’onda dell’emotività ma farli rientrare in progetti
complessivi”, parole di don Giovanni
Momigli, responsabile pastorale sociale
della diocesi. La Confesercenti, invece, ha
accolto con soddisfazione questa mozione:
“Finalmente si interviene, è un segnale
importante di lotta al degrado”.
A distanza di un mese e mezzo dalla decisione del sindaco di Firenze ancora non si
placano le polemiche e una domanda sorge
spontanea tra i cittadini italiani: chi avrà
avuto ragione, Domenici con l’ordinanza
restrittiva o il partito di chi invoca tolleranza verso i meno fortunati?
La risposta ancora non ci è dato di conoscerla.
C.M.
Damir, dalla guerra ai semafori di Milano Valentin: lava i vetri per i suoi bambini
D
amir, 29 anni, è un ragazzo bosniaco nella
nostra città da ormai sette anni.
Da quando è in Italia fa il lavavetri.
Dopo Firenze anche Milano ha dichiarato
guerra ai lavavetri. Ti è mai capitato mentre
lavoravi di aver problemi con le forze dell’ordine?
Problemi con la polizia li abbiamo sempre avuti
ma da un po’ di tempo la tolleranza è pari a zero.
Ci sono due tipi di lavavetri, quello che lo fa in
modo gentile e chi lo fa di forza. Io sono tra quelli che chiedono se può lavare il
vetro e ricevere qualcosa con
cui pagarmi il pranzo o una
tazza di caffè caldo e che se
riceve una risposta negativa
saluta e passa avanti; poi ci
sono gli altri. Gli altri sono la
nostra rovina, sono quasi sempre zingari, non
hanno morale o un codice di comportamento,
arrivano, iniziano a lavarti il vetro e se tu ti
arrabbi ti insultano prima di andarsene.
Se non ci fossero loro che si comportano in questo modo non ci sarebbero problemi.
Invece, da quando la loro presenza si è moltiplicata così come le lamentele degli automobilisti,
ci sono molti più controlli. La polizia interviene
più spesso, ci fa allontanare dal semaforo e delle
volte ci porta via per accertamenti.
Prima si riusciva a lavorare meglio, adesso tutti
fanno quello che vogliono e bisogna sempre
stare attenti che non arrivi la polizia che ti porta
via e ti dice che devi pagare la multa.
Problemi io direttamente no, sono furbo, ho
imparato a capire quando è meglio sparire ma
tanti altri che conosco si. Se ti prendono è finita,
e se riesci a scappare dalla polizia, chi ti controlla si vendica su di te.
Perché hai scelto di fare il
lavavetri e non un altro
lavoro?
Non è stata una scelta, mi ci
hanno costretto. Sono arrivato
in Italia sette anni fa, dalla
Bosnia. C’era la guerra e io sono scappato, volevo costruirmi un futuro, riuscire a guadagnare un
po’ di soldi da portare alla mia famiglia che era
rimasta là. Le persone che mi hanno portato in
Italia sono quelle che mi hanno messo al semaforo. Mi hanno detto che prima di poter fare ciò
che volevo dovevo ripagare il debito che avevo
con loro, altrimenti mi avrebbero riportato in
Bosnia oppure qualcosa di peggio. Non ho avuto
scelta, ho iniziato a fare il lavavetri per cercare di
liberarmi di loro, però non ci si riesce mai.
Quindi tutti i soldi che guadagni devi darli a
loro?
Sì, tutto quanto riesco a guadagnare devo darlo
a loro. Ogni tanto, se vedo che la giornata è
andata bene, cerco di fare il furbo e tenermi
qualcosa ma bisogna stare molto attenti, loro ti
controllano. Una volta mi hanno beccato che
nascondevo dei soldi e mi hanno picchiato. Per
mesi sono stato perquisito la sera.
Perché non vai alla polizia e denunci i tuoi
aguzzini?
Ho paura che facciano qualcosa alla mia famiglia.
E poi io non ho documenti, la polizia mi rispedirebbe a casa e non posso permettermelo. Ho
bisogno di lavorare. Prima o poi riuscirò a pagare il debito e a essere libero, nel frattempo continuo a dormire dove trovo e a lavare vetri.
C.M.
“Tutto quello che guadagno
devo darlo a loro. È il mio
debito con chi mi ha
portato qui in Italia”
M
ilano, viale Fulvio Testi; a meno
di dieci chilometri dal centro di
Milano si snoda una delle strade più
trafficate dell’area a Nord della città,
prezioso vaso intercomunicante tra
quella e le industrializzate aree di
Bresso e Sesto S Giovanni.
Un incrocio a pochi metri da un supermercato Esselunga è scenario di un
forte contrasto tra la routine del cittadino medio italiano, che si reca in auto
al lavoro o a fare shopping settimanale, e quella non meno intensa dell’immigrato, costretto da una situazione
di imminente necessità - la fame e la famiglia - e
di un tardivo riconoscimento - lo status di residente - in territorio estero.
E lì, dove la strada prende il nome di “Viale
Monza”, si staglia in altezza una zona residenziale di palazzi fatiscenti, in prossimità di Sesto S
Giovanni; un alveare nel quale comunità tra le
più svariate trascinano
una difficile coesistenza.
Qui lavora Valentin Petrescu, un ragazzo rumeno, lavavetri.
Valentin, da quanto
tempo risiedi in Italia?
Il 29 di questo mese fanno sette anni.
E da quanto tempo svolgi l’attività di
lavavetri?
Poco più di un anno, non ricordo bene.
Hai cambiato molti lavori prima di passare a
questo?
Ho fatto l’aiuto-benzinaio, il muratore - mi
pagavano quasi dieci euro all’ora! - poi il
magazziniere a Segrate. Un incidente quasi
mortale mi ha fatto perdere quel lavoro e sono
rimasto a casa diversi mesi prima di ricominciare con il lavaggio dei vetri.
Hai una famiglia?
Una moglie e due figli: ho un figlio di nove anni
e una figlia, di sei, quasi sette.
Un figlio di pochissimi anni già a carico e
una bambina in arrivo, al tuo arrivo in territorio straniero?
Sì, mia mamma si era ammalata prima della mia
partenza; già avevo in mente di allontanarmi per
trovare condizioni di vita migliori. Poi le hanno
trovato un tumore al seno e siamo arrivati qui un
po’ prima, perché in Romania non potevo pagarle le cure. Ora sta meglio, ma dobbiamo continuare a pagare i medicinali, quando ricomincia a
stare male.
Quanto guadagnavi prima di
diventare lavavetri?
Portavo a casa 500-600 euro al
mese… Il mio capo si era comportato da vero uomo, perché aveva
capito che non ero in questo paese
per rubare: a me interessava mandare dei soldi
a casa, da mia mamma.
Che cosa pensi del provvedimento locale del
sindaco di Firenze verso i lavavetri?
Quella è un’aggressione ingiusta: se tu hai una
persona che pulisce un vetro invece di sporcare,
chiede i soldi invece di rubarteli, che motivo c’è
di rubarli a lui? Faccio questo mestiere da un
anno e ti assicuro che non insistiamo neppure
tanto nel finire il nostro lavoro! Allora, dov’è il
problema?
Quanto riesci a portare a casa dopo una
giornata da lavavetri?
Qualche volta cinque, qualche altra anche setteotto euro. I turisti sono i più gentili.
Pensi che troverai un lavoro migliore?
Spero di sì, ma se ci fanno pagare multe e ci portano via i nostri strumenti di lavoro, non ci resta
che rubare!
Stefano Chierici
“Pulisco invece di
sporcare, chiedo i soldi e
non li rubo. Che male c’è?”
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Bookcrossing: libera un libro, libera la fantasia
Il successo dell’iniziativa continua e si afferma nella nostra città
V
i è mai capitato di salire in metropolitana,
sedervi, guardarvi attorno e scoprire che
nel posto vicino a voi è stato abbandonato un
libro? E poi, sfogliandolo di leggere sulla copertina: “questo libro non è abbandonato, è un
libro in cerca di lettori”?
Il Bookcrossing è un’iniziativa gratuita e
volontaria che ha ben presto preso piede in
tutto il mondo. Ideata nel 2001 dall’americano Ron Allen Hombake e da sua moglie, si
basa sulla filosofia di lasciare “liberi i libri”
attraverso la registrazione degli stessi al sito
www.bookcrossing.com.
La registrazione del libro al sito permette di
seguirne le tappe poiché ad esso viene associato un codice univoco BCID che ne permette il
ritrovamento.
Infatti chi trova il libro può lasciare sul sito un
commento così da far sapere che il volume è in
viaggio pronto per una nuova avventurosa ed
emozionante tappa.
In questo modo il volume inizia il suo viaggio
per il mondo alla scoperta di nuovi lettori.
In Italia, Milano è una fra le comunità di
bookcorsari più grandi, nonostante le difficoltà iniziali di diffusione dovute alla lingua e
legate all’utilizzo di alcuni vocaboli americani.
È per questo motivo che dal 2005 esiste il
mirror
italiano
del
sito
americano
(www.bookcrossing-italia.com) con più di
mille utenti al giorno.
In città si sono susseguiti molti eventi legati al
bookcrossing negli ultimi mesi: a febbraio del
2007, in occasione della festa di San Valentino,
sono stati scambiati e liberati parecchi libri
lungo Corso Garibaldi, e nei negozi. Per la festa
della donna i bookcrosser di Milano si sono
organizzati per una liberazione con libri ed etichette dedicate.
Il 30 giugno 2007 è stata inaugurata una zona
sei un giovane
artista di
strad a? vuoi
partecipare ai
nostri eventi
ottenendo
ampia visibilità
sul nostro
mag azine?
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Il bookcrossing in Spagna
In Spagna le città in cui è più diffuso il
bookcrossing sono Madrid, Barcellona e Las
Palmas. È proprio quest’ultima città ad
avere il maggior numero di luoghi di ritrovo per i bookcorsari: ben 72, contro i 52 di
Madrid e i soli 43 di Barcellona
(www.rinaldiweb.it/eurobc/esp/index.htm)
Il bookcrossing in Germania
Nel mondo di lingua tedesca l’attività del
bookcrossing è molto diffusa, come testimoniano i numerosi incontri che si svolgono
mensilmente. Solo nel mese di ottobre ne
sono previsti 26 distribuiti in numerose città
(www.honchun.com/bce/meet/meetup?land=de).
Il bookcrossing in Gran Bretagna
In terra anglosassone la città con più luoghi di ritrovo è Norwich con ben 4 Official
Crossing Zone.
Londra ha soltanto un luogo di ritrovo.
In Scozia l’unico baluardo del bookcrossing
è Edimburgo
(www.rinaldiweb.it/eurobc/uk/index.htm).
Il bookcrossing in Francia
Ebbene sì. In Francia è proprio Parigi la
città con più luoghi di ritrovo per i bookcorsari
(www.rinaldiweb.it/eurobc/fr/index.htm).
di scambio all’interno del locale Cafè Fermento,
durante la quale sono stati scambiati parecchi
libri e si sono incontrate molte persone che
praticano il Bookcrossing.
Rendere la libertà ad un libro è facile, basta
andare sul sito, registrarlo e poi lasciarlo dove
si vuole: all’aperto o in altri posti quali stazioni, locali ecc.
Chi trova il volume non è obbligato a leggerlo,
ma l’importante è che gli faccia continuare il
viaggio lasciandolo alla ricerca di futuri lettori.
Il bookcrossing non è solo uno scambio impersonale, infatti esistono incontri tra bookcorsari
che avvengono in diversi locali per scambiarsi
titoli e socializzare.
Per ogni città vengono elencati i luoghi in cui
se la risposta
è sì, contattaci
al più presto
scrivendo a
[email protected]
o chiamando il
numero di tel.
334-2616940.
ti aspettiamo!
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51 ore di lezione collettive in orario serale (4 mesi di
corso)
Materiale Didattico e Certificazione Finale INCLUSI.
PREZZO AL PUBBLICO: 440 euro + 90 quota associativa.
SCONTO RISERVATO AI LETTORI DI “UNDER MILANO”
di 90 euro (non pagate la quota associativa!)
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sono ospitati questi incontri e sul sito viene
messo l’annuncio. In genere si tratta di pubblici esercizi che mettono a disposizione uno spazio, come una mensola o un intero scaffale,
dove i corsari (e le persone interessate) possono depositare e prelevare i loro libri.
A Milano questo fenomeno è molto apprezzato
in particolar modo dai giovani; i ragazzi trovano interessante e originale l’idea della condivisione di un libro che viaggi per l’Italia attraversando città e peripezie di ogni tipo. Altra peculiarità che viene molto apprezzata è la possibilità di incontrarsi e discutere con dei coetanei
in merito ai libri letti, condividendone le emozioni e i pareri in merito, il tutto all’insegna
della passione per la lettura.
Non c’è un tipo di libro più adatto ad essere
liberato, si possono liberare volumi che ci piacciono particolarmente e vorremmo che molti li
leggessero e se ne innamorassero a loro volta,
possono essere i libri che abbiamo in soffitta da
anni e non sappiamo come disfarcene o ancora
libri che non abbiamo mai letto e mai leggeremo.
Quindi perché aspettare ancora?
Lucia Scaccabarozzi
@ www.bookcrossing.com
www.bookcrossing-italia.com
la redazione di
“under milano”
ringrazia tutte le aziende
e le attività commerciali
che continuano a
sostenerci, permettendo
al nostro magazine
di crescere e migliorarsi
anche tu puoi sostenerci,
promuovendo
la tua attività
a partire da soli 25 euro.
siamo distribuiti in tutta
milano e hinterland
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undermilano.it
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VO
a. I - n. 3 - 15 ottobre/14 novembre 2007
City Angels: anche Milano ha i suoi efficienti angeli
Panoramica su uno dei maggiori gruppi di volontariato, formato da giovani, della città
basta aver compiuto
18 anni, seguire un
breve corso di formazione sia teorico che
pratico, e avere una
gran voglia di aiutare
il prossimo.
L’età media dei volontari è tra i venti e
i quarant’anni, il 60 per cento sono
uomini e il 40 per cento donne.
Nell’associazione non ci sono solo
angeli italiani, ma anche marocchini,
rumeni, albanesi, peruviani, avoriani, nigeriani, filippini, russi, ucraini,
moldavi, macedoni, polacchi, egiziani e tunisini.
Se sei un angelo cittadino non
importa da dove vieni, di che religione sei o
quanti anni hai, l’importante è che tu abbia
voglia di aiutare il prossimo.
A Milano i City Angels sono presenti nelle
strade delle zone considerate a
rischio, come i quartieri periferici e la stazione Centrale.
Essere un angelo significa
anche combattere la micro-criminalità, e per questo i volontari sono addestrati alle arti
marziali.
Solo in città i volontari hanno
infatti sventato 143 furti, 60 borseggi e 38
scippi, e hanno sedato 260 risse. Le maglie
rosse e il cappellino blu sono infatti un ottimo
deterrente contro il micro-crimine.
Proprio per questo nei mesi estivi gli angeli si
sono impegnati in un nuovo servizio: accompagnare e aiutare i turisti che arrivavano in
Stazione Centrale durante la notte.
“La Centrale è il
biglietto da visita di
Milano, noi vogliamo
che il primo impatto
con la città sia positivo. Per questo diamo
il benvenuto ai turisti”
ha spiegato Furlan.
Ma l’estate è finita, i
turisti se ne sono andati e gli angeli
sono tornati sulle strade, ad occuparsi
dei più deboli.
Durante la notte girano per le vie di
Milano con un pullmino: distribuiscono
coperte e cibo a chi non ha una casa,
si fermano a confortare i clochard e gli
extracomunitari appena arrivati in
Italia, senza casa e senza lavoro.
Solidarietà e sicurezza è il motto dei
City Angels. Per diventare un angelo
cittadino
ci
si
può
rivolgere
all’Associazione.
Ogni settembre e ogni
marzo viene organizzato un corso di formazione, dura tre mesi e
prevede vere e proprie
uscite
sul
campo.
Finite le lezioni si è un
angelo a tutti gli effetti e non rimane che
cominciare a “lavorare”: si può scegliere se prestare servizio in stazione
Centrale o sull’unità mobile. L’importante è
darsi da fare per dare una mano a chi ha
bisogno.
I City Angels vanno però aiutati ad aiutare:
servono coperte, cibo, vestiti, fondi...
Insomma un piccolo aiuto da parte di tutti
L’età media dei
volontari è tra i venti e
i quarant’anni, il 60 per
cento sono uomini e il
40 per cento donne
S
ono angeli, ma al posto delle ali hanno un
basco blu e una maglietta rossa, e il loro
logo è un’aquila che protegge la città. Sono i
City Angels, gli angeli della città che ogni giorno si prendono cura delle persone più deboli.
Distribuiscono cibo e vestiti ai senzatetto, aiutano gli extracomunitari in difficoltà, accompagnano gli anziani soli a ritirare la pensione, aiutano i disabili ad affrontare i piccoli problemi
quotidiani, salvano i tossicodipendenti e
sostengono gli alcolisti. È questa la missione
dei City Angels.
L’associazione è nata il 4 febbraio 1995 a
Milano per volontà di Mario Furlan, leader
degli angeli cittadini sempre presente sulla
strada, e oggi, dopo dodici anni di attività,
conta sedi anche a Roma, a Torino, a Varese
e a Tirana (in Albania), dove i volontari sono
prevalentemente impegnati nell’assistenza ai
bambini di strada.
Chiunque può diventare un angelo cittadino:
A Milano i volontari
hanno sventato 143
furti, 60 borseggi e
38 scippi, e hanno
sedato 260 risse
permetterebbe agli angeli cittadini di aiutare
ancora meglio e ancora di più i bisognosi.
Federica Mantovani
@
www.cityangels.it
www.undermilano.it
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nel nostro sito web troverai
chi siamo: informazioni sul nostro staff, la rassegna stampa (i media che parlano di noi), la sezione recruitment
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magazine e sul nostro sito a costi assolutamente convenienti), la sezione where (qui potrai trovare l’elenco i nostri
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nostra intervista.
eventi: tutte le info sugli eventi che “Under Milano” organizza: artistici, performativi, estemporanei e non.
underrats: le vignette e le illustrazioni con le nostre mascotte, le nostre animazioni flash promozionali.
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a. I - n. 3 - 15 ottobre/14 novembre 2007
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Tra università e scuole, a Milano si annuncia un autunno di fuoco
Nuovi comitati, proteste a 360 gradi, manifestazioni annunciate e in atto in tutta la città
i preannuncia un autunno di
fuoco per Milano: gli studenti universitari e quelli delle scuole superiori stanno già organizzandosi per preparare manifestazioni di protesta, occupazioni
e azioni che permettano loro di
gridare al mondo i problemi che
quotidianamente si trovano a
dover affrontare.
I più combattivi in questo senso sono gli studenti della facoltà di Scienze politiche dell’Università
Statale di Milano. Questi ragazzi, riunitisi in un
comitato che ha un suo spazio d’espressione sul
web e sul forum degli studenti della Statale, protestano contro la norma che impedisce ai laureati di Scienze Politiche di poter accedere alla
I più combattivi sono gli
studenti di Scienze
politiche dell’Università
Statale di Milano, che si
sono riuniti in comitato
professione dell’insegnamento.
Le attività proposte per manifestare contro questa decisione ritenuta ingiusta e
denigratoria
verso la facoltà di Scienze
Politiche sono una raccolta firme
online presso l’indirizzo Internet
www.petitiononline.com/
re150607 e l’espressione di ogni
idea o problematica sul sito del
comitato comitatoscienzepolitiche.spaces.live.com. I primi due
obiettivi del comitato sono quello
di crescere come numero di aderenti e di essere presenti su tutto il territorio nazionale, questo per poter assumere una presa di posizione più
solida che faccia sentire in modo chiaro e perentorio la loro richiesta.
Sempre dall’Università Statale di Milano si sollevano anche voci di protesta contro l’ennesimo aumento delle tasse di frequenza annuale
al quale non corrisponde un aumento e un
miglioramento dei servizi proposti dall’università.
I rappresentanti degli studenti della lista di
Sinistra Universitaria, assieme a tutte le altre
rappresentanze studentesche universitarie,
protestano inoltre contro la
mancanza di investimenti
nel Diritto allo Studio o nel
campo
dell’edilizia
per
alloggi per gli studenti e
contro la mancanza d’apertura
pomeridiana
delle
segreterie e biblioteche universitarie oltre le ore 17.
Cambiando università non cambia la situazione. Gli studenti del Politecnico di Milano si
lamentano per la mancanza di spazi d’incontro
e per la penuria d’informazioni a disposizione
degli studenti.
Lamentele grosse arrivano sull’efficacia e
velocità della comunicazione tra gli studenti e
l’ateneo, in questo caso sotto accusa sono le
comunicazioni con segreteria e docenti; altro
punto di dibattito è l’effettiva utilità della
nuova aula informatizzata e soprattutto la
mancanza di un centro di stampa conveniente
e competitivo interno alla facoltà di
Architettura. La maggior parte delle rimo-
Per quanto riguarda le
scuole superiori la
storia non cambia. Gli
impegni presi non sono
stati mantenuti
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stranze studentesche, infatti, si concentra sulla
mancanza di plotter che permettano stampe a
prezzo politico e di buona qualità al posto di
quelle costose offerte dalle tipografie esterne.
Ultimo punto di dibattito, la mancanza di laboratori adeguati sempre per quanto riguarda la
facoltà di Architettura dove si lamentano gravi
carenze di strutture e materiali.
Passando alle scuole superiori, la storia non
cambia. La manifestazione studentesca del 12
ottobre, la prima di questo nuovo anno scolastico, è stata un successo: ci si è lamentati con
il Governo perché gli impegni presi con gli studenti non sono stati mantenuti e perché gli
investimenti per la conoscenza sono ancora
insufficienti.
Si è chiesta al Ministro Fioroni una legge nazionale sul diritto allo studio che dia uguale possibilità di accesso alla cultura a tutti, che comprenda una carta degli studenti che permetta l’accesso agevolato ai prodotti culturali di tutti i tipi, un
sistema di comodato d’uso dei libri di testo e
maggiori fondi per le borse di studio. Altri punti
di discussione sono stati la richiesta di una riforma degli organi collegiali scolastici che preveda
maggior presenza e importanza degli studenti, in
modo tale che essi possano esprimere le reali
necessità e problematiche avvertite da chi passa
le giornate sui banchi di scuola. E poi c’è la protesta contro i redivivi esami di riparazione,
Anche gli studenti delle superiori, come i loro colleghi universitari, chiedono maggiori investimenti nella prossima Legge Finanziaria per la conoscenza e i saperi.
Claudia Muzzi
@
www.petitiononline.com/re150607
www.comitatoscienzepolitiche.
spaces.live.com
Radames Dicembrino e la sua scommessa vinta: Milanodabere
Dalla Puglia a Milano, poi il trionfo con il notissimo web magazine dedicato al tempo libero
M
etropoli dinamica e ricca di stimoli, la
Milanodabere del web è nata nel 2004.
Sono Radames Dicembrino e Angela Tomaiulo i
due giovani imprenditori ideatori del tanto cliccato www.milanodabere.it, portale che non offre
suggerimenti ma vere e proprie informazioni su
spettacoli, locali, concerti ecc.
Scappati da Manfredonia, cittadina in provincia di
Foggia per cercare lavoro, sono arrivati a Milano
circa sette anni fa. Non avevano sogni o successo da inseguire, nella capitale dalla moda e delle
mode loro cercavano semplicemente un lavoro.
Lei voleva diventare insegnante e lui voleva lavorare nel web. Arrivati in città sono però incappati nel precariato lavorativo che già da allora tormentava molti giovani italiani. Radames aveva
solo contratti mensili mentre Angela lavorava
una tantum e anche qui ancora non si parlava di
sogni. Poi un giorno qualcosa è cambiato. Ora
sono due intraprendenti giovani con un sogno
realizzato da custodire e tanta voglia di crescere
professionalmente.
Radames mi ha accolto nel suo ufficio e dando
sempre un occhio a tutto quello che capitava ha
iniziato a raccontare la loro storia così simile ad
altre storie di giovani ma in un punto sicuramente diversa. Loro ce l’hanno fatta!
Quando e come nasce Milanodabere?
In una cucina di corso Lodi circa 5 anni fa in una
chiacchierata tra me e Angela.
Un giorno ho cercato su internet www.milanodabere.it perché volevo conoscere i locali di Milano
per scegliere dove andare la sera ed ho scoperto
che non esisteva nulla con questo nome. Ho
capito subito la potenzialità del dominio e l’ho
parcheggiato per sei mesi.
Mi sono reso conto che non esisteva un sito contenitore che proponesse al suo interno sia le attività culturali di Milano che i classici locali frequentati dai giovani. C’erano solo siti piccoli legati a settori di nicchia come il teatro, la musica o i
locali, mentre i siti istituzionali parlavano solo
di grandi eventi.
Attualmente in quanti
lavorate in redazione?
Attualmente in totale
siamo 24, nove in redazione interna e quindici
collaboratori esterni.
Perchè Milanodabere ha avuto successo?
Sono cinque i nostri punti di forza: il primo è
che il nostro sito è al servizio dell’utente. Non
pubblichiamo mai numeri a pagamento perché
secondo me l’informazione deve essere gratuita. Il secondo è che non forziamo mai l’utente.
Ad esempio non diciamo mai di un posto che
“si mangia bene”, ma “puoi trovare un prodotto piuttosto che un altro”. In terzo luogo siamo
sempre aggiornati. Abbiamo online circa 400
eventi al giorno che accadranno di lì a poco.
Poi diamo la possibilità tramite la “Milanodabere Card” di avere sconti su teatri, locali e
ristoranti. Infine, promuoviamo sempre inizia-
tive che possano
aiutare i nostri
utenti al di fuori del
web
come
ad
esempio il Milanodabere SMS, che è
un nuovo servizio
tutto da scoprire
sul nostro sito.
Quanti contatti
ricevete al giorno?
Circa 15.000 e
siamo partiti da
non più di 20.
Cosa deve avere
un
locale
per
attirare la tua attenzione?
Deve avere un prodotto valido.
Ad esempio gli aperitivi non li
trattiamo, invece consideriamo
molto i locali dove si fanno le
degustazioni, oppure i concerti e
gli spettacoli di ogni genere. A
Milano dire che un locale è frequentato da vip e veline non ha
senso. Qui gente dello spettacolo la incontri tutti i giorni per strada e alle
volte per un locale è discriminante.
Un consiglio per i giovani milanesi che
hanno un sogno come il tuo da realizzare?
La cosa principale è avere un’idea, svilupparla e adattarla all’utente a cui ci si vuole rivolgere. L’idea anche se è originale per avere un
seguito deve essere fattibile perché in una
città come Milano si può creare tutto molto
velocemente ma altrettanto rapidamente può
morire. L’importante è creare l’esigenza di un
determinato prodotto, perché se la gente non
lo desidera o non lo ricerca non sarà mai un
“Siamo a servizio dell’utente,
lo consigliamo senza
forzarlo. Siamo sempre
aggiornati e diamo la
possibilità di avere sconti
per locali ed eventi”
prodotto valido e vendibile.
Progetti per il futuro?
Ampliare la gamma di servizi offerti su
Milano. In un futuro prossimo apriremo una
sezione cinema dove offriremo a giovani registi uno spazio dove poter inserire i loro corti.
Sono tanti i siti che parlano di cinema, il
nostro obiettivo è quello di creare una specie
di tv legata al cinema, dove potrai vedere
trailer, film e gallery.
Anche sui locali e i ristoranti stiamo iniziando
a promuovere i video.
Arianna Pellegrino
@ www.milanodabere.it
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Il pericolo mutuo anche a Milano
I tassi alle stelle hanno colpito anche noi, da vicino
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lcuni analisti finanziari ed economisti
dicono che il peggio è passato; che,
salvo qualche contraccolpo, la situazione
andrà via via a normalizzarsi (anzi, si dice
che l’Italia sia stata toccata solo marginalmente dal problema e stia resistendo bene).
Tuttavia, chi vive dall’interno il problema si
consola poco e soluzioni facili e a portata di
mano non sono purtroppo date né dai
governi né da altre istituzioni pubbliche.
Ancor meno, dalle sempre più odiate banche. Stiamo parlando della crisi internazionale dei mutui, che ha messo in ginocchio
molte famiglie e che anche qui da noi ha
determinato problemi non secondari per
moltissimi di quelli che mensilmente devono
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a. I - n. 3 - 15 ottobre/14 novembre 2007
pagare le rate per l’acquisto della
propria casa. E Milano è forse una
della città italiane in cui la crisi si
è sentita di più; specialmente tra i
giovani che, per ovviare a costi
altissimi e spesso insostenibili,
hanno spesso optato per l’ormai
famigerato tasso variabile, proprio
quello che - causa la crisi - è
schizzato verso l’alto portando all’aumento
vertiginoso delle rate in pagamento.
E la conseguenza dell’improvviso caro-mutui
ha in molti casi avuto dei risvolti drammatici: sono scattati i pignoramenti e il sogno di
una casa, con tutte le relative implicazioni,
è sfumato nel nulla.
Per evitare il
pignoramento della casa, le
soluzioni sono i prestiti e la
ri-negoziazione del mutuo.
Ma non è così facile
Quelli più “fortunati”
su la sono cavata con
la ri-negoziazione dei
mutui stessi, cercando
di allungarne la durata
complessiva, quando
possibile, per abbattere così il costo delle
singole rate, oppure
trasferendosi al tasso
fisso. Ma anche in
questo caso c’è l’inghippo. In parecchie
occasioni, come ci è
stato testimoniato, le
banche hanno messo il
bastone tra le ruote e
comunque, causa le
spese burocratiche necessarie per l’aggiustamento del proprio
mutuo, il risparmio agognato si riduce praticamente a nulla.
Solo ora che la situazione comincia a generalizzarsi, alcune banche, per la paura di
perdere clienti, stanno cedendo ad agevolazioni. Tuttavia ancora a scala troppo limitata.
La necessità di prestiti, quindi di un nuovo
salasso rateizzato, con i relativi debiti, è per
molti giovani l’unica strada. Oppure bisogna
ritornare, quando è possibile, in casa dai
genitori.
Abbiamo voluto capire come vivono la situa-
zione i giovani milanesi che stanno tentando
di acquistare la propria casa, intervistandone alcuni. E abbiamo anche cercato di fornire qualche spiegazione, o consigli su possibili vie d’uscita per superare la crisi e poter
vedere un futuro più roseo davanti a sé.
Andrea Coppini
La crisi dei
mutui in
Europa
In un anno, da 711 a 879 euro a rata
Francesco e un bilocale che sta costando molti sacrifici
rancesco ha 32 anni, è di Milano, e sta comprando, con un mutuo, una casa insieme
alla sua compagna nell’immediato Hinterland.
Parlaci della tua esperienza con i mutui.
La mia esperienza coi mutui è identica a
quella di tanti altri ragazzi della mia età.
Giovane, di belle speranze,
con il desiderio di comprar
casa e metter su famiglia,
l’unico modo per realizzare
tutto ciò era il mutuo a
tasso variabile. Quando l’ho
contratto era la soluzione
preferita da chi doveva
comprare casa, ho girato
diverse banche prima di decidere a chi affidarmi, questo perché non si pensi che la mia
sia stata una scelta avventata; tutti a dirmi
che questo tipo di mutuo era l’ideale per me,
che il mercato avrebbe agevolato chi lo
avrebbe scelto e che in pochi anni sarei finito a pagare molti meno soldi al mese.
Poi cos’è successo?
Nel 2006 la rata iniziale del mio mutuo trentennale era di 711€, adesso il mio tasso è
arrivato al 6.60 % e la rata è salita vertiginosamente a 879€ mensili.
In casa lavoro solo io e il mio stipendio non
è certo da nababbo, guadagno 1000€ al
mese netti e gran parte finiscono nella rata
del mutuo. Così mi vedo costretto a fare un
secondo lavoro, riciclando le già poche ore di
riposo che mi restano.
Dormo poco, non mangio quasi nulla e lavoro sempre; in più aggiungete le preoccupazioni date dal terrore di non riuscire ad avere
i soldi sufficienti per pagare ogni mese le
rate, le bollette e per avere qualche spicciolo per fare la spesa e avrete il ritratto di un
uomo disperato, quello che sono io oggi.
Adesso ho deciso di rinegoziare il mutuo e di
passare a un tasso fisso.
È l’unica soluzione possibile a questo punto
dato che si prevedono altri aumenti. Solo che
tutto ciò mi comporterà altre spese aggiuntive, la parcella del notaio
che deve venire a valutare casa mia un altro buon
modo di spillare
soldi a chi già
in partenza non
ne ha - e la
paura costante
di non farcela ad arrivare a fine
mese.
Poi dicono che i giovani non hanno
più ideali, che non vogliono più
costruirsi una famiglia o che rimangono in casa sino a quarant’anni coi
genitori; per forza, appena si prova
a comprare casa si viene sommersi
dai debiti. Parliamoci chiaro, non ho
comprato una casa faraonica, ma un
semplice bilocale, che in caso di figli
si rivelerà stretto e inadeguato, ma
l’ho presa nelle immediate vicinanze
di Milano, a Cinisello Balsamo.
Perché è vero, più ci si allontana da
Milano e meno costano le case, ma
non posso dover fare ogni giorno 60
km per andare a lavorare per pagare meno la casa in cui passo cinque
ore la notte.
Hai mai pensato ad altre soluzioni?
Ho anche pensato a chiedere un
prestito per poter pagare le rate del
“Poi dicono che i giovani non
vogliono più costruirsi una
famiglia. Appena si prova a
comprare casa si viene
sommersi dai debiti”
mutuo ma poi, i soldi per pagare la finanziaria chi me li avrebbe dati? Avrei dovuto chiedere un altro aiuto finanziario e sarei finito in
una spirale di debiti senza fine.
A giorni saprò quale sarà la nuova rata del
mutuo, speriamo di riuscire a pagarla ogni
mese e di potermi sistemare.
Claudia Muzzi
A
pochi giorni dalle forti parole del
Segretario al Tesoro americano,
Henry Paulson, secondo cui “la crisi è
più grave di quanto sospettato”, e di
altrettante preoccupate espressioni di
Jaime Caruana del Fondo Monetario
Internazionale, Erkki Liikanen, membro del Consiglio della Banca Centrale
Europea, ha ribadito che l’attuale fase
di turbolenza potrebbe essere una
minaccia grave per tutti i mercati
finanziari.
Andiamo allora a vedere come questa
crisi ha colpito i vari stati europei.
Tra le prime vittime della crisi subprime
Italia e Gran Bretagna; in quest’ultimo paese, file di risparmiatori si sono
radunate davanti alle filiali della banca
Northern Rock, la quinta per grandezza
nel paese nel settore del credito immobiliare, e la Banca d’Inghilterra è dovuta intervenire con un prestito straordinario per salvare dalla bancarotta l’istituto, ciò ha scatenato ulteriori crisi di
panico tra i correntisti che sono corsi a
ritirare i loro risparmi.
Non hanno subito contraccolpi economici, invece, Francia e Germania. In
Francia il ministro per le finanze
Christine Lagare ha ribadito la robustezza delle banche d’Oltralpe e la
ridottissima esposizione ai mutui subprime - e pertanto ai rischi causati
dalla loro crisi -. In Germania il
Governo ha ostentato massima tranquillità d’innanzi alla situazione interna
tedesca, tanto che non è stata ritenuta
necessaria la convocazione di una riunione straordinaria dei paesi del G7 in
merito alla crisi che ha agitato i mercati borsistici di tutto il mondo.
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a. I - n. 3 - 15 ottobre/14 novembre 2007
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Ho preferito vendere
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Rossella e il suo sogno... sfumato
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ossella ha 33 anni e abita in provincia di
Milano. Schiacciata dal mutuo a tasso
variabile, alla fine ha venduto casa.
Parlaci della tua esperienza con i mutui.
Ho deciso di comprare casa
dopo anni in cui ho abitato in
affitto. Mi sono detta: “Se
proprio devi pagare una rata
a fine mese e fare tanti sacrifici, falli almeno per una casa
che sia tua!”
Nell’estate del 2005 ho fatto il grande passo,
completamente da sola, senza aiuti economici da parte di nessuno ma solo col mio stipendio; una casetta piccola il cui costo mensile era pari a quello della rata del mio vecchio affitto. Ho pensato di esser stata troppo
intelligente.
Ero però in dubbio sul tasso da scegliere,
fisso o variabile?
Ho sentito due commercialisti e tre banche
diverse, tutti a dirmi che il tasso variabile era
la soluzione ottimale poiché sarebbe sempre
risultato meno costoso di quello fisso.
Poi cos’è successo?
Un anno e mezzo dopo la rata ha iniziato a
impennarsi e sei mesi dopo ancora è arrivata
a una crescita del 45%.
Nonostante tutto la banca mi rassicurava,
dicevano che era solo una fase momentanea
e che presto il mutuo sarebbe tornato a prezzi convenienti. Solo che non è andata così.
Hai mai pensato ad altre soluzioni?
Presa dal panico ho cercato se ci fossero aiuti
della regione o del comune per chi, come me,
decideva di fare il grande passo, ma niente:
solo finanziamenti per le giovani coppie sposate.
Ho iniziato allora a ridurre al minimo tutte le
spese. Ho iniziato a fare casa-lavoro, senza
mai concedermi una distrazione, ma i soldi
non sono bastati comunque.
Adesso sono in trattativa per vendere la mia
amata casetta. Mi costa 1600 euro al mese,
più di quanto io possa permettermi per i miei 50 mq nemmeno troppo centrali.
Ho pensato di tener duro, di
chiedere aiuto a qualche finanziaria, ma fatti due conti, ho
capito che sarei finita dalla
padella alla brace, ovvero dagli strozzini
legalizzati a quelli di professione; così ho
desistito.
Ho preferito vendere casa piuttosto che
vedere il tribunale portarsela via e finire in
mezzo a un mare immenso di guai.
Adesso credo che tornerò in affitto. E poi c’è
chi ha il coraggio di criticare i giovani che stanno coi genitori definendoli “bamboccioni”.
Claudia Muzzi
“La rata del mutuo ha
cominciato a impennarsi
e in sei mesi è
cresciuta del 45%”
9
Voglio il tasso fisso!
Giuseppe in cerca di una via d’uscita
G
iuseppe, 31 anni, milanese, sposato da
poco, sta cercando di passare dal
mutuo a tasso variabile a quello a tasso
fisso.
Parlaci della tua esperienza con i mutui.
Due anni fa ho acceso un
mutuo ventennale per l’acquisto della mia casa che
desideravo da tanto tempo. E
adesso sono sconcertato. In
quanto non si capisce niente! Sarà che con
i numeri e le cose complicate non ci sono
mai andato d’accordo dall’asilo in su...
Ma fra tassi variabili, fissi, euribor, strike,
spread non ci capisco più niente!
I fatti sono questi: il mutuo che ho fatto è a
tasso variabile (anche se io lo volevo fisso
ma mi sono lasciato convincere dalla rata più
bassa), ma io credevo e non sapevo che i
tassi fossero collegati alle decisioni della BCE
(Banca Centrale Europea n.d.r.) che se il suo
Governatore si sveglia male e lo alza sono 30
o 40 euro in più. Ma scherziamo? Mi avevano
detto che i tassi variavano in conseguenza
dell’andamento della borsa e
non che era la BCE in pratica a
“governarli”. Ma chi governa
sto tasso variabile?
Poi cos’è successo?
È successo che evidentemente
per molti giorni di seguito il
governatore della BCE si è svegliato di cattivissimo umore e che i tassi variabili sono
saliti alle stelle in poco tempo.
Risultato: adesso non so come pagare la
rata a fine mese.
Hai mai pensato ad altre soluzioni?
Sì, sto cercando di capire il meccanismo di
funzionamento dei mutui a tasso fisso.
Ovvero, poi è sicuro che la rata che pagherò rimane sempre identica?
Perché so che vivrei con l’incubo di rivederla salire all’impazzata.
Volevo anche chiedere informazioni per
capire se posso cambiare la banca che mi
concede il mutuo.
Mi pare ci sia un Decreto Legge di Bersani
in proposito ma nessuno mi sa dire niente
con precisione.
Anche se in realtà non so se fidarmi o meno
delle risposte che riceverò.
Finora, da ignorante quale sono, ho sempre
ascoltato diligentemente i consigli degli
esperti; ma i loro consigli mi hanno praticamente ridotto sul lastrico, quindi ho perso
molta fiducia.
Che fare? Rischiare affidandomi a loro o
fare di testa mia con chissà quali conseguenze?
C.M.
“Se il Governatore della
BCE si sveglia male
magari sono 30 o 40
euro di mutuo in più”
La parola all’esperta: consigli e possibili soluzioni
per salvarsi dal pericolo mutuo
T
assi che si impennano, mutui che di giorno
in giorno diventano sempre più inaccessibili
per i giovani, sogni che sfumano. Di questi tempi
è dura per i ragazzi misurarsi con le soluzioni
offerte loro dalle banche per permettergli di
comprare casa.
Abbiamo così deciso di parlare con Margherita,
un’esperta del settore per poter dare delle dritte a chi deve comprare casa accendendo un
mutuo ma non sa cosa scegliere o a quali rischi
va incontro.
In quale modo un istituto di credito decide
quale tipo di mutuo accordare a un giovane?
Concedere mutui in un periodo di difficoltà economica non è cosa semplice, meno che mai a
giovani.
La valutazione della loro posizione professionale
è assai difficile: di solito le persone sotto i 30
anni non guadagnano molto e quindi il rapporto
rata-reddito, che non dovrebbe mai andare oltre
il 35%, è difficilmente adeguato. È anche vero
che spesso i richiedenti si trovano all’inizio di
una carriera che li porterà entro breve ad un
sensibile miglioramento della loro situazione
economica...
La valutazione è quindi complessa.
In generale i mutui richiesti da giovani vengono
concessi con una garanzia a latere di un familiare, oppure sono cointestati con un convivente/coniuge.
Come si è arrivati, nel corso degli anni, alla
crisi dei mutui di questi giorni?
Negli ultimi dieci anni l’andamento dei tassi è
stato mutevole: dapprima si è avuta una sensibile diminuzione dei tassi, che ha portato vantaggi consistenti a tutti coloro che avevano sottoscritto negli anni precedenti un mutuo a tasso
variabile, mentre negli ultimi due anni abbiamo
assistito ad un fenomeno, peraltro da più parti
annunciato, esattamente opposto.
Questo ha fatto si che chi ha sottoscritto un
mutuo di recente ha visto la rata aumentare
anche di molto, mettendo talvolta a rischio la
capacità del cliente di fronteggiare i propri impegni.
Cosa può fare chi si rende conto di non riuscire a pagare la rata mensile del mutuo?
In questo caso una delle poche cose che è possibile fare è chiedere alla propria banca la rinegoziazione della durata del mutuo, per suddividere il debito su un numero maggiore di anni,
con il risultato di far tornare la rata a livelli sopportabili.
Meglio un mutuo a tasso
fisso o uno a tasso variabile?
In questo momento è difficile
esprimere un parere circa l’opportunità di preferire un tasso
fisso ad un tasso variabile in
quanto siamo in un range che
potrebbe portare sia ad un
ribasso dei tassi nel prossimo
anno, sia ad un rialzo degli
stessi.
Per chi ha difficoltà a far quadrare il bilancio familiare il consiglio è, se non optano per il
tasso fisso, di scegliere mutui a
tasso variabile ma a rata
costante, espediente che modifica la durata del mutuo accorciandola o allungandola a
seconda che i tassi siano in crescita o in diminuzione, mantenendo fisso l’importo mensile.
Un’altra soluzione sono i mutui
flessibili: ad oggi sul mercato ce
ne sono pochissimi, che posso-
no avere una durata di 40 anni, oppure, per
durate minori, prevedono un’opzione di sospensione del pagamento delle rate o una modifica
dell’importo delle stesse in diminuzione o in
aumento. Questi mutui sono la dimostrazione di
come il sistema senta il bisogno di maggiore
flessibilità nei pagamenti perchè la situazione
economica e lavorativa si è molto modificata
rispetto al passato, dando nuove opportunità di
guadagno, da cui scaturisce la volontà di
aumentare la rata per accorciare la durata del
debito, ma anche l’esigenza di prevedere
momenti di tensione a fronte dei quali poter
alleggerire il peso della rata, o addirittura
sospenderne il pagamento per un certo periodo.
E, invece, per i lavoratori atipici qual è la
situazione?
I lavoratori atipici sono ormai una regola e non
c’è un criterio di valutazione univoco: di solito si
fa riferimento alla storicità della situazione professionale del richiedente e si considera importante la capacità passata di fronteggiare un
impegno (per esempio un affitto) di importo
analogo a quello della rata del mutuo in valutazione.
Un giudizio sui mutui e sui cambiamenti che
avremo in futuro e un consiglio per i lettori.
Il problema dei mutui riguarda non solo i giovani, ma più in generale una società che ha redditi mediamente bassi, caratterizzati in molti casi
da una forte precarietà: le banche si stanno
adeguando, modificando i propri criteri di valutazione per essere più in linea con la nuova realtà in cui operano. Ai clienti in genere è bene raccomandare prudenza ed evitare di assumere
impegni di lungo periodo per importi che erodono più di un terzo del loro reddito, perché la storia insegna che andare oltre questa soglia di
indebitamento totale (quindi in tale importo
devono essere compresi tutti i debiti che fanno
capo alla persona/famiglia) ci si espone ad un
grosso rischio di insolvenza perché una variazione, sensibile o modesta dei tassi, si può rivelare
insopportabile. Altro consiglio è quello di rivolgersi subito al proprio Istituto quando si percepisce che la situazione sta diventando eccessivamente onerosa, al fine di rivalutare la propria
posizione debitoria immediatamente, evitando
che rate insolute portino ad una segnalazione
del proprio nominativo quale cattivo pagatore,
che preclude l’accesso al credito in futuro.
C.M.
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Mattia Bosco, uno scultore alla conquista dello spazio pubblico
L’ormai noto creatore delle vene del mondo ci apre le porte alla sua sfaccettata arte
È
balzato agli onori della cronaca, alcuni mesi fa,
per una curiosa installazione nel centro di
Milano, in Largo Cairoli: delle vene che uscivano
dall’asfalto e si ramificavano tra i passanti. La sua
arte è questa, ma anche molto altro. Si tratta di
Mattia Bosco, 31 anni, giovane ma già apprezzato
scultore che ha saputo trovare una via creativa originale e, nelle sue varie sfaccettature, raffinata e
di forza espressiva.
Come ti avvicini all’arte, e in particolare alla
scultura? Qual è il tuo percorso?
Io ho studiato Filosofia. Poi ho cominciato a riflettere sull’arte. Avevo in mente un progetto, un
luogo dove far lavorare vari artisti. Un progetto
non riuscito, purtroppo. Tutto nasce quattro anni
fa, il 16 ottobre, giorno del mio compleanno, nello
studio (il Laboratorio Argelati di via Argelati 47
n.d.r.) dove lavoro ancora adesso. Ho lavorato, da
allora, sempre. Non ho quindi una formazione artistica tradizionale. I miei genitori sono pittori e
quindi sono cresciuto respirando arte.
La tua produzione artistica attraversa numerosi fasi - dalle scultiere alle vene. Quali sono
stati gli input?
Le scultiere sono state il primo ciclo di opere che
ho realizzato. L’idea era quella di prendere degli
oggetti d’uso e di mutarli in scultura intensificando la loro forma, la loro estetica. Creando oggetti non neutri. Contemporaneamente realizzavo
degli altorilievi con definiti da forme geometriche,
da far interagire con lo spazio domestico. Molti
hanno letto nelle mie scultiere precisi richiami al
futurismo e alle avanguardie russe. Ciò va benissimo; pago un tributo inconsapevole a un bagaglio
iconografico che fa parte della mia scultura. Ma
non è imitare o ripercorrere. Sono stati tutti input
assolutamente personali. Il ciclo delle vene, ad
esempio, deriva dall’idea prima che avevo avuto
relativa alla scultura di una testa il cui volume era
costituito da una serie di ramificazioni. Con lo stes-
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so principio ho
poi sviluppato
la scultura di un
cavallo, che mi
era stata richiesta su commissione, andando
a costituire l’animale con dei radicamenti quasi
vegetali che risalivano dal terreno. Un’entità quasi
metamorfica quindi, una fusione tra il cavallo e
una pianta. Una principio formale (quello delle
ramificazioni di una pianta) che ha una valenza
forte, universale: è quello delle radici, dei coralli,
dei vasi sanguigni, vene e arterie. A un certo
punto, mi è nata l’idea di far emergere dalle superfici delle cose, degli oggetti, le vene. Quelle che io
concepisco come le vene del mondo, un unico cir-
“L’arte è fatta per lo
spazio pubblico. Io ho
cominciato a prendermelo
per un giorno”
cuito linfatico che attraversa tutto, nel
nostro pianeta. L’idea virtuale era questa. Per ragioni di realizzabilità, l’idea
si è poi concretizzata in installazioni
all’aperto sul terreno, come quella a
Milano in Largo Cairoli o a Venezia,
all’Arsenale, nel giorno d’inaugurazione della Biennale.
È importante creare nello spazio
pubblico?
Il presupposto da cui parto è questo:
l’arte è fatta per lo spazio pubblico,
raggiungibile da chiunque. L’arte dei
musei, dei collezionisti è una cosa
relativamente molto recente. L’arte pubblica invece è antica, era un mezzo per celebrare il proprio
potere ma al contempo era un qualcosa consegnato a tutti e reso eterno. L’opera nello spazio pubblico ha una dimensione che attraverso il tempo.
Io ho deciso di prendermi lo spazio pubblico per un
giorno solo ma ho ottenuto un effetto - pur nella
brevità temporale - dirompente, molto più che se
fosse stata ospitata al mio museo. Ho mostrato la
mia arte alla città. È stato un processo lungo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Questo è per me un periodo molto
intenso. Ho appena vinto un concorso
indetto dalla città di Domodossola. Il
tema era il binomio pietra-mucca (due
tra le principali fonti economiche di
quel territorio). Sul mio bozzetto verrà
ora creata una scultura in granito
lunga 5 metri da collocarsi nel piazzale della stazione cittadina. Ancora una
volta torna l’interazione con lo spazio
pubblico.
Alla fine del mese di ottobre, invece,
farò un’installazione qui a Milano,
all’interno della chiesa di Santo
Stefano. Un muro in legno, con il coro-
namento di una facciata a capanna e una grande apertura centrale a forma di croce, un negativo della Crocifissione. Sarà collocata nell’atrio
della chiesa stessa e rappresenterà una nuova
soglia. Chi entrerà nella chiesa dovrà interagire
con l’opera passandoci attraverso, determinando un passaggio della croce da Cristo a ogni
uomo. È la prima di una serie di tre installazioni
relative alla Crocifissione che ho in mente, ma di
sicuro quella più forte.
Andrea Coppini
L’arte fuori e il fuori dell’arte. Nuovi spazi della Milano creativa
Oltre i musei e le gallerie, dentro spazi insoliti e bizzarri: il caso del Nana’s Trifth Store
menti, ancora prima di diventare contenitori di
opere artistiche. E così la creatività entra in
scena, si rende protagonista e non è più condotta o mossa dalle sole logiche capitalistiche e consumistiche. Si libera dall’isolamento e dall’ingabbiamento degli
spazi istituzionali e penetra
nei luoghi della vita quotidiana, si confonde tra la gente
comune, colora gli spazi
metropolitani e prende per
mano il pubblico, con il quale non c’è più separazione. Esce dai luoghi dell’arte ed entra nei
luoghi della vita. Cammina per le strade, si
arrampica sui muri della metropoli e cessa di
essere proprietà esclusiva di pochi. Torna tra
le braccia del pubblico, senza mediazioni, cornici o piedistalli.
A Milano, signora della comunicazione globale
e locus amoenus di artisti provenienti da stili e
correnti differenti, gli spazi espositivi non convenzionali sono molteplici e differenti e,
soprattutto, sono luoghi di incontro, perché, in
qualche modo, appartengono a tutti e perchè
favoriscono una circolazione capillare della
cultura, dallo spettatore all’artista, in un rapporto osmotico capace di generare nuovi territori relazionali.
Un esempio? Passeggiando
per via Tortona, nel cuore
della Milano fashion victim, al
numero 12, dal febbraio
2005, c’è un piccolo spazio di
25 mq dove, tra vinili, vestiti
ed ombrellini giapponesi, il
passante può ammirare quadri e foto di artisti famosi ed emergenti. È il
Nanà’s Trifth Store, il bazar di cianfrusaglie di
Nanà, un negozio meeting point dove gli stessi abiti, accessori e t-shirt sono il frutto del
lavoro di giovani creativi che producono per un
pubblico di nicchia. “Volevo una finestra su Via
Tortona”, dice Cristiana Paolucci, nome d’arte
Nanà, ereditato dal suo passato da vj per MTV,
“un posto dove incontrare gli amici e da cui
guardare la colorata fauna che si aggira in
questa meravigliosa zona di Milano in cui abito
da oltre 10 anni. Nel dicembre del 2004 ho
visto un ‘affittasi negozio’ proprio sul portone
di casa mia e nel febbraio del 2005 ho aperto il
Nanà’s
Trifth
Store.
L’intento era quello di
portare a Milano un po’ di
quel mood che si respira
in certi negozietti di
Brooklyn, di Brick Lane”.
Durante i numerosi party
che Cristiana Paolucci
organizza per gli aficionados, il mega frigo
Smeg, realizzato per i
mondiali di calcio e dipinto con i colori della bandiera italiana, dona birre,
bibite e gelati per risve-
Nel cuore di via Tortona,
un bazar di cianfrusaglie,
un meeting point dove
tutto è frutto del lavoro
di giovani creativi
U
no spazio oltre l’istituzionalizzazione, la
massificazione e la mercificazione. Indipendente, meno astratto è più comune. È
questo uno spazio espositivo non convenzionale: non un museo né una galleria, ma un luogo
atipico ed inconsueto. Ex ruderi urbani recuperati, stazioni della metropolitana, locali pubblici, appartamenti, laboratori, atelier, show room
di moda, centri commerciali,negozi, ristoranti
ed hotel. Germano Celant, critico e curatore
d’arte, afferma che “l’arte del XX secolo non è
più pensabile in un luogo circoscritto, ma va
progettata e concepita rispetto allo spazio totalizzante di un magma senza riferimento, la
metropoli”. Accade così che vecchie fabbriche,
edifici dismessi, stazioni abbandonate ed ex
gasometri vengano sottratti dal degrado urbano, ristrutturati e recuperati, a volte dagli artisti stessi, trasformandosi in veri e propri monu-
gliare i palati nell’ora dell’aperitivo milanese,
mentre il Nanà’s Art Wall stupisce e meraviglia
la vista dei passanti. Una parete del negozio è,
infatti, dedicata all’arte, per offrire uno spazio
anche ai giovani esordienti che qui trovano un
attimo di libertà per esprimere il proprio estro
creativo. Tra i nomi degli artisti che hanno
esposto in questo insolito spazio dallo stile
unico, spicca il nome di Andy, ex Bluvertigo,
che con la fluorescenza dei suoi quadri ha gettato colori psichedelici sui mattoncini rossi a
vista del negozietto di Via Tortona. Quando
l’arte è fuori dalle gallerie, il fuori dell’arte è
dentro i luoghi della vita.
Nunzia Vallozzi
@ www.nanastores.com
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Mara Mascaro, saper comunicare oltre il comunicabile
Attraverso video-arte e interattività, ragionando sui rapporti umani nell’era di Internet
U
n’artista che affronta, in maniera innovativa e mai banale, un tema centrale
della nostra contemporaneità: l’interazione
umana attraverso Internet e le chat, in
tutte le sue implicazioni e possibilità. Tale è
Mara Mascaro, 26 anni, specializzanda a
Brera, abitante nell’immediato Hinterland
milanese. CHe ha voluto parlarci di sè.
Parlaci un po’ della tua formazione, di
come ti sei avvicinata all’arte.
Sin da quando ero piccolissima mi è sempre piaciuto disegnare. Ho studiato al liceo
scientifico capendo poi che era quello che
non volevo fare. Dopo la Maturità, mi sono
trasferita a Milano dalla mia città d’origine,
Varazze, e mi sono iscritta all’Accademia di
Brera. Nel 2005 mi sono diplomata in Pittura
e mi sono iscritta alla specializzazione in
Grafica d’arte. Ora mi sto laureando con una
tesi sull’Invisibile nell’arte contemporanea.
Tra i primi oggetti ispiratori della tua
produzione artistica ci sono stati gli
anime e i manga.
È sempre stata una mia passione e dall’adolescenza ho sempre disegnato manga. Entrando
in Accademia, al test d’ingresso, ho portato
appunto i manga. Tuttavia, ho subito capito che
questa non veniva considerata come forma d’arte. Ho potuto continuare a disegnarli solo nell’ambito della disciplina di Incisione, avendo un
docente più aperto.
Un’altra tappa fondamentale è la tua produzione video-artistica e interattiva.
A livello accademico, ben presto ho capito che la
pittura non era il mio sbocco, così mi sono concentrata su un’altra mia passione, la fotografia.
Ho cominciato a rielaborare fotografie digitalmente. Da quello sono passata poi all’animazione perché preferivo qualcosa di dinamico alla
staticità della fotografia. Per quanto riguarda i
soggetti dei miei
ultimi lavori, ho
sempre cercato di
farvi rientrare il
mio interesse per
Internet e le chat.
Verso il mondo
delle chat, in particolare, ci sono
molti pregiudizi. Le si vede come qualcosa di freddo, non comunicativo. Attraverso il primo video,
Chi No Tsuki, ho cercato di affrontare questo
tema, cercando di fare capire come attraverso la
chat una persona può approcciare un’altra persona, arrivando anche ad amicizie molto forti.
Nella tua produzione, in effetti, è centrale la
questione della comunicazione, dell’interazione, oltre possibili limiti apparenti, come
nel tuo progetto di Virtualqueens. Vuoi parlarcene?
La comunicazione è stata per me sempre fondamentale. Virtualqueens è una sorta di esperimento sociologico. In questo progetto ho cercato di
rendere più interattivo il concetto di avatar. Il mio
avatar (il mio alter ego virtuale) nasce come qual-
“Cerco di far capire come
sia possibile far nascere
rapporti attraverso
Internet, anche senza il
contatto reale”
cosa di statico per divenire pienamente
interattivo. Su Internet loggo ciò che scrive la gente e cerco di indagare i desideri e
le perversioni. E così permettendo al mio
avatar di interagire con questi desideri. Su
Virtualqueens, presento tre avatar di me
stessa che reagiscono diversamente alla
richieste dell’internauta. Ho sempre voluto
indagare la gente, capire anche chi non
conoscevo. Per anni ho fotografato con il
cellulare gli sconosciuti che mi circondavano in treno.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Attualmente sono in un periodo di standby; la tesi di laurea specialistica mi assorbe molto. Sto tuttavia portando avanti anche
nuovi progetti, come quello relativo all’associazione di alcuna lettere scritte a macchina e delle email, con un tentativo di mettere in contatto un
tipo di comunicazione tradizionale con quella
attuale, legata a Internet. Anche in questo caso
voglio sostenere la sostanziale validità della
comunicazione virtuale, anche tra persone che
non si conoscono dal vivo. Ho preso degli estratti di Che tu sia per me il coltello di David
Grossman (un romanzo epistolare che parla di un
amore platonico n.d.r.) e li ho affiancati allo
scambio di e-mail tra me una ragazza conosciuta
in Rete.
Come vedi la situazione artistica milanese e
che consiglio puoi dare a un giovane artista
qui a Milano?
Per la mia esperienza, è Roma più che Milano che
guarda all’arte contemporanea, alla sperimentazione dei giovani. Qui si è troppo legati a una
continua celebrazione del Novecento. Un consiglio? Andate a Londra! La giovane Milano artistica è tutta legata a Brera, e qui la situazione è
davvero retrograda.
Andrea Coppini
@
www.virtualqueens.net
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a. I - n. 3 - 15 ottobre/14 novembre 2007
Indie-Rock: un sito web di musica si scopre
Milano in Musica
Cristiano Gruppi si racconta e ci parla del successo del suo progetto
Agenda concerti eventi
L
a musica in rete. È stata questa la scommessa
di Cristiano Gruppi, 31 anni, originario della
provincia di Varese ma residente a Milano, che nel
dicembre 2005, con l’aiuto del fratello ingegnere
(che si occupò della parte di programmazione e
grafica), mise online un sito che cercava di accomunare le sue due grandi passioni: scrittura e
musica. Così nasceva Indie-Rock, un progetto web
ormai affermato, che conta 145mila contatti mensili e che polarizza una larga fetta di giovani appassionati di musica
Cristiano, da cosa è partita l’idea di un sito di
informazione musicale?
Navigando in Internet, non riuscivo a trovare un
sito che trattasse in modo particolare la musica che
ascoltavo; inoltre per seguire la professione di giornalista nessuno fondamentalmente era disposto a
pagarti. Decisi dunque di aprire un sito, dove almeno lavoravo per me stesso. Fortunatamente il
dominio www.indie-rock.it era rimasto libero, ed il
costo per tale acquisizione rimaneva irrisorio.
Che ruolo hai all’interno?
Principalmente gestisco tutto il sito interessandomi
anche della parte che riguarda le news giornaliere;
al mio fianco ho vari collaboratori che scrivono le
recensioni dei dischi e concerti, e le interviste, tutto
in modo gratuito e senza dar loro scadenze.
Quando qualcuno vuole scrivere mi posta l’articolo
via mail, e lo pubblico in internet; se capita il mese
in cui i collaboratori mandano poco materiale, devo
fare il cosiddetto “tappabuchi”.
Da quando è nato, cosa è diventato?
All’inizio eravamo contenti di avere 88 visitatori al
giorno. Ora siamo decisamente cresciuti, arrivando
a 5 mila visite giornaliere; senza contare la pausa
estiva, dove inevitabilmente il numero tende a
calare. Credo che per qualcuno sia diventato un
punto di riferimento: è un sito dalle informazioni
facilmente accessibili e veloci.
Quanta importanza credi che abbia il forum?
Diciamo che ha fatto crescere le visite al sito di
molto, ed aiuta a renderlo sempre attivo: le persone registrate al forum lasciano i loro messaggi interagendo e discutendo su notizie dell’ultimo minuto
e/o concerti; come se il sito si aggiornasse automaticamente. Il forum è quindi utile ed interessante, ma l’aspetto a cui tengo in modo particolare è
il valore giornalistico.
Myspace.com/indie-rock.it e le serate a mettere i dischi all’Atomic Bar: hai deciso di aprir-
ti a nuovi canali comunicativi?
L’idea della pagina di MySpace è saltata fuori per
necessità di dare una maggiore visibilità al sito,
cercando di farlo conoscere a chi non ne aveva mai
sentito parlare; un altro aspetto è legato al fatto
che, evidenziando che Indie-Rock è partito e gestito da me, si potrebbero aprire altre porte in campo
lavorativo. Riguardo al locale invece, sono partito
da un contatto con una ragazza che scriveva spesso sul forum: insieme siamo riusciti ad organizzare queste serate all’Atomic Bar di Milano (ogni
domenica dal 9 settembre), in cui faccio il dj.
L’intento è quello di dare un’altra dimensione al
sito, ottenendo un contatto diretto con me e con le
persone che ne fanno parte.
Parliamo di eventi: un concerto a cui hai assistito nell’ultimo anno e che ti ha colpito maggiormente? Che rapporti hai con la scena
milanese?
Quest’anno devo dire, ho assistito a molti festival e
concerti, ma il più memorabile è stato quello degli
I’m From Barcelona al Rainbow di Milano, il 12
maggio scorso: oltre alla buona musica, l’interazione ed il coinvolgimento con il pubblico, per mezzo
di balli, palloncini e coriandoli, è stata sensazionale, facendo alzare il livello di gradimento. Parlando
della scena indie di Milano, noto con piacere che
sta crescendo, anche senza fare il “botto” diventando di massa; si è sostanzialmente legata al
Plastic, all’Atomic e al Rocket. Un gruppo da segnalare: i Pink Rays.
Prima di salutarci, una band da tenere d’occhio?
Gli svedesi Shout Out Louds sono appena usciti
con il secondo attesissimo album; se ne sentirà
parlare per un bel po’.
Matteo Todisco
@
www.indie-rock.it
A cura di Luca Cecchi
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Per segnalazioni, proposte, suggerimenti:
[email protected] - [email protected]
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Fabrizio Buratto e il suo curriculum atipico
Un romanzo che è la storia tragicomica di tutti i giovani precari
S
tampato per i tipi della Marsilio, Curriculum
atipico di un trentenne tipico è l’opera prima,
di successo, di Fabrizio Buratto, alessandrino,
classe 1974, da quattro anni in pianta stabile a
Milano. Laureatosi in storia con una tesi su
Fantozzi, è stato poi giornalista, fotografo, stagista, assistente universitario, critico cinematografico, studente e tutor di corsi del Fondo Sociale
Europeo, grafico, disoccupato…
Immortalata in un’autobiografia insolita, che parte
dalla struttura del curriculum vitae e che assume
una propria forza letteraria segnata da un’ironia
riflessiva, la sua è la storia di moltissimi giovani di
oggi, che si barcamenano tra i gorghi del precariato e che sperano in un futuro con qualche certezza in più.
Qual è la genesi del tuo romanzo? Da dove
nasce l’idea?
L’idea nasce con un’incazzatura solenne. Durante
il secondo stage non retribuito seguito a un corso
del Fondo Sociale Europeo ho cominciato a scrivere, di getto, questa sorta di curriculum, partendo
proprio da nome e cognome, cominciando a indagarli e così cominciando anche un’indagine su me
stesso (il perché del mio cognome, i motivi del
luogo e della data della mia nascita…) ampliando
anche dati che solitamente non rientrano nei curricula lavorativi, come un ricordo d’infanzia, una
giornata particolare, un incontro che ti può cambiare la vita. Dati che tuttavia sono fondamentali
nella vita di una persona.
Chi è il “trentenne tipico”?
Il nostro ministro Padoa-Schioppa ha detto che
sono tutti “bamboccioni”; certo ci sono anche i
“bamboccioni” ma forse la maggior parte non
sono tali. In effetti, la situazione è abbastanza
drammatica: la nostra generazione, con questi
contratti co.co.co. e co.co.pro. deve seguire i progetti altrui - che non sono mai sicuri - e non può
seguire i propri. E nel frattempo non si può asso-
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lutamente programmare il futuro, compreso il
farsi una famiglia. Anch’io sono andato a informarmi per accendere un mutuo ma siccome non offro
garanzie non mi è stato concesso.
Vedi una via d’uscita a questa situazione o
con la flessibilità-precariato bisogna imparare a conviverci? E può
essere una soluzione
diventare “tuttologo”
e inventarsi anche le
possibilità che non ci
sono?
Purtroppo noi tutti
siamo stati costretti ad
adattarci e a imparare a
fare molte cose: poi, alla fine, ci si sente chiedere
se si hanno le idee chiare. A me è capitato di sentirmelo chiedere per due volte a dei colloqui di
lavoro. La risposta è che uno è costretto alla fles-
sibilità. Io avrei voluto fare il dottorato e dedicarmi all’insegnamento del cinema in università. Ma
non è stato possibile. Sì, è vero, per un po’ sono
stato assistente, ma ci sono arrivato per altre vie.
Ci si deve convivere con questa situazione e le vie
d’uscita sono solo soggettive. Manca chi ci rappresenti. E si sa che se davanti a un contratto flessibile tu cerchi di far valere i tuoi diritti (quelli minimi che esistevano per tutti fino a qualche anno fa:
straordinari, ferie pagate, malattia) quasi sicuramente non ti rinnovano il contratto. Una minaccia
silente continua.
Il soggetto della tua tesi di laurea, successivamente anche pubblicata, è Fantozzi. Come
sarebbe Fantozzi nel mondo del lavoro di
oggi?
Sono cambiate molte cose. Oggi, se si dovesse
fare un remake di Fantozzi, il personaggio di
Villaggio perderebbe anche la sua unica certezza
“non fantozziana”, il posto di lavoro fisso, e sarebbe costretto a reinventarsi sempre professioni
nuove accumulando disastri per la sua incapacità
di svolgerli.
Cosa è cambiato per te dopo la pubblicazione del tuo romanzo? Ti senti un trentenne
tipico fortunato? E quali sono i tuoi prossimi
progetti?
Credo che uno la fortuna debba
cercarsela e sbattersi per ottenere
qualcosa. La pubblicazione del libro
è stata ovviamente una grande
soddisfazione personale. Non pensavo che sarebbe stato pubblicato,
invece, tentando con più case editrici, ho potuto imbattermi in una
persona che l’ha ritenuto degno.
Poi il libro mi ha permesso di girare l’Italia e incontrare moltissime persone interessanti. Forse la
cosa più bella è stata trovare un nuovo lavoro che
mi piace e mi gratifica, che è quello che sto facen-
“La nostra è una generazione
che è costretta a seguire i
progetti altrui - che non sono
mai sicuri - e che non può
seguire i propri”
Raccontamilano del mese
La “scende-procedure”: la mia Milano
E
così finalmente sei totalmente solo, con la
valigia in mano, in una nazione che sarà
la tua casa per i prossimi sette mesi. Provi
una strana sensazione: ti senti completamente nervoso, ma allo stesso tempo sei eccitato
e guardi al tuo soggiorno. Questo è, secondo
me, quello che ognuno sperimenta quando va
in Erasmus. In ogni caso, era esattamente
come mi sono sentita quando ho preso l’aereo per l’Italia la scorsa estate. Sono andata
prima a Siena per un corso di lingua e poi a
Milano. Ho sempre avuto l’idea di andare
all’estero per un periodo di tempo, ma non ne
avevo mai avuto il coraggio. Un giorno camminavo per l’ufficio scambi internazionali dell’università e il responsabile degli scambi
Erasmus mi lasciò così entusiasta che uscii
dall’ufficio con una grande sensazione: stava
accadendo!
Quando mi trasferii a Milano, per prima cosa
cercai una stanza e dopo due giorni la trovai:
era nel centro città. Mi sembrava impossibile
parlare italiano, ero emozionata.
Tutto era stupendo
L’unico difetto era il traffico, ma a quello mi
abituai presto. E a Milano imparai molte abitudini tipicamente cittadine. Anche un semplice viaggio in autobus non sarebbe più stato
lo stesso.
I milanesi sono stressati già due fermate
prima della loro. Se loro sono seduti su una
sedia in questa scatola di sardine che si
muove, si alzano e si contorcono per passare
oltre le persone che scenderanno alla loro
stessa fermata. Tutto questo chiedendo con
una voce seccata: “scende?”. L’abbiamo chiamata “scende-procedure”. Tutti sembrano
irritati, ma appena conosci questa procedura
tu stesso la usi.
Un’altra cosa che ho imparato è di non alzarmi per gli anziani e i disabili. Loro ti guarde-
do con Beppe Severgnini a Sky, anche se il mio
contratto è sempre a progetto e che scade il 25
aprile. E non sarà una “liberazione”!
Sto scrivendo anche ora, certo, è un mio bisogno
fisiologico, scrivo su post-it, fogli volanti… Sto cercando di mettere insieme una nuova storia, non
più autobiografica, ma sempre attinente alla realtà che vedo.
Che consiglio puoi dare a un trentenne tipico,
con contratto atipico, in una realtà come
quella di Milano?
Milano dà molto ma è anche una città ambigua.
Prima di tutto bisogna essere capaci di farsi bastare lo stipendio, con il costo degli affitti. Però hai qui
anche la possibilità di incontrare, più che altrove,
persone con i tuoi stessi interessi. Il consiglio è di,
pur precari, cercar di realizzare i propri sogni, fare
quello che si sente e in cui si riesce bene, e questo penso che sia un bene per se stessi e per la
comunità.
Andrea Coppini
@
www.fabrizioburatto.it
Racconta la tua
Milano. Partecipa
al nostro concorso
H
ai tra i 18 e i 35 anni? Vivi, lavori, studia a Milano? Ti piace scrivere?
Raccontamilano nasce per te. Scrivi e
inviaci un racconto breve, inedito. E parlaci di Milano. Scegli i personaggi, la storia, la successione di eventi che secondo
te interpretano al meglio Milano, la tua
Milano. Raccontaci una tua esperienza
significativa in città. Crea un percorso
fantastico che abbia come soggetto o
come ambientazione la nostra città,
oppure prendi spunto dalla realtà per un
racconto con una specifica valenza sociale nel contesto urbano.
ranno come se fossi matto. Dopo un po’ non
mi alzavo più per nessuno restando seduta
sulla sedia che avevo duramente ottenuto
sorpassando signore e anziani alla fermata
dell’autobus. Le persone anziane alla fermata
dell’autobus sono una possibilità in meno per
te di sederti.
Devi essere più veloce di loro.
Suona molto rude, ma è la norma. Mangiare
o essere mangiati, questa è la legge. Inutile
dire che ho subito perso questa abitudine una
volta tornata in Olanda.
Una cosa mi piaceva del modo di vivere italiano: tutti vanno piano e le persone hanno
più tempo per loro stesse. Tempo per bere il
caffè e fare gossip: accadeva ogni giorno! Mi
sembrava incredibile.
L’università a Milano è quello che io definirei
un grande caos. Gli studenti stranieri devono
seguire un corso di lingua in settembre e a
ottobre iniziano i veri corsi.
Ognuno deve scegliere fra un vasto numero
di corsi. Di sicuro in Erasmus c’è molto più da
fare rispetto all’andare normalmente in università.
In più, essendo in una città come Milano, ci
sono molte cose da andare a vedere. Dai
monumenti ai negozi la lista è lunga.
Questa è stata per me Milano.
Questa è la Milano che porterò nel cuore.
Irene Geurts,
25 anni, Amsterdam
Ogni mese la Redazione di “Under Milano
Magazine”, a suo insindacabile giudizio,
pubblicherà il racconto ritenuto più significativo tra quelli inviatici nelle quattro
settimane precedenti. Il vincitore riceverà anche l’abbonamento per un anno alla
nostra rivista e la tessera associativa
Under che permetterà la partecipazione
gratuita a tutti gli eventi e le iniziative
organizzate da Under per i giovani a
Milano. Tutti i racconti giunti in Redazione
(eccezion fatta per quelli contenenti turpiloquio, espressioni razziste, sessiste,
anti-religiose, o di spiccata partigianeria
politica) saranno comunque pubblicati
integralmente sul sito web
www.undermilano.it.
Per partecipare, scrivi il racconto
delle lunghezza massima di 4000
battute comprensive di spazi [con MS
Word vai su ‘tabella’ e poi su ‘conteggio parole’. Il numero delle battute la
leggerai
accanto
all’indicazione
caratteri ‘(spazi inclusi)’] e invialo,
in formato doc o rtf, all’indirizzo
[email protected]
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Il successo del “nuovo cinema paradiso” di Fabio Martina
Dalla periferia al centro, in viaggio con il regista che esplora la gioventù di Milano
H
a solo 36 anni ma può già vantare una lunga esperienza come
aiuto-regista in Rai, anche se, appena
lo incontriamo per questa intervista, ci
tiene a precisare subito che la sua vera
passione è il cinema. Al suo attivo,
infatti, Fabio Martina, giovane regista
milanese, ha già 6 corti e un lungometraggio, A due calci dal paradiso,
che gli è valso il Premio Opera Prima
al Festival Sport Movies & Tv 2006 e
che è stato prodotto da Circonvalla
Film, fondata da lui stesso con un
gruppo di amici.
Per rappresentare il film hai scelto una
frase di Pascal: “Tra noi e l’inferno e tra
noi e il cielo c’è solo la vita che è la cosa
più fragile del mondo”. Come spieghi
questa scelta?
Mentre lavoravo al film, stavo leggendo i pensieri di Pascal e mi ha colpito in particolare questa
sua frase che non solo richiama il titolo del film
ma lo rappresenta anche molto: per il protagonista, in bilico tra l’essere un campione o uno scarto sociale, c’è la vita in mezzo.
Come è nata l’idea di questo film?
Lo spunto della storia è vero: avevo
letto su un giornale di due ragazzi che
stavano diventando calciatori di serie
A ma sono stati sorpresi dalla Polizia
mentre facevano delle scorribande,
perdendo così la loro possibilità di
diventare qualcuno.
Quanto della sceneggiatura era
stato deciso a priori e quanto
invece è stata improvvisato?
Ho optato per una soluzione di mezzo
nel senso che la struttura narrativa
era ben presente fin dall’inizio ma poi
RO
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A
TE
c’è stato un lavoro molto grosso
con i ragazzi, che
quindi improvvisavano all’interno
di schemi non
definitivi.
Dare a questi ragazzi che sono attori non
professionisti un certo grado di fiducia e di
libertà è stata una scelta coraggiosa da
parte tua.
“Cerco di porre la
lente su ciò che si ha
sotto gli occhi ma non
si riesce a vedere”
È vero, ma è stata anche una soluzione obbligata in quanto il budget era molto basso: perciò la
necessità si è trasformata in una scelta stilistica.
Inoltre io vengo dal documentario, quindi per me
è naturale lavorare con persone che non sono dei
professionisti, anche se alcuni sono dei talenti
naturali; e a me piace scoprirli.
Sempre a Quarto Oggiaro hai girato anche
Ascolta il tuo cuore. Quanto c’è di autobiografico in questa scelta?
Io sono nato in una di quelle tipiche periferie
pensate per accogliere gli immigrati del Sud.
Soprattutto, però, ho vissuto il “quartiere”, così
come viene descritto nel film, ovvero un’entità
a sé che è altro dalla città: Quarto Oggiaro può
essere definita un’isola, chiusa com’è tra la tangenziale e la ferrovia. Il tema principale del film
è proprio il rapporto tra periferia e centro: i
ragazzi guardano a quest’ultimo come alla possibilità di emanciparsi.
Tutti i tuoi lavori trattano il problema dell’emarginazione intesa in senso sia geografico sia sociale. Come spieghi un’attenzione
così spiccata verso classi sociali che di solito non sono protagoniste?
Cerco di porre la lente su ciò che spesso si ha
sotto gli occhi e che comunque non si riesce a
vedere. Mi piace far vedere la vita che c’è nell’emarginazione, e ciò che ciascuno riesce a
inventarsi per provare a uscirne: il personaggio
di Sandro, ad esempio, è un potenziale delinquente che però trova nel calcio un mezzo di
riscatto.
Come e perché è nata l’idea di fondare
Circonvalla Film?
Circonvalla Film è un’associazione culturale
Onlus che nasce dall’unione di 6 laureati in un
mondo lavorativo che non considera la laurea
come una condizione di vantaggio. Abbiamo cer-
cato di mettere insieme predisposizioni e abilità
diverse. L’ispiratore del gruppo sono io, ma
ognuno ci mette del proprio.
Quali sono i progetti per il futuro?
Non lo so, ma di sicuro nel futuro c’è il cinema:
per me è non solo una passione ma addirittura
un’ossessione che mi accompagna da sempre.
C’è chi ha un modo di vivere scandito dalle
necessità e dai bisogni primari. Per me, invece, il
cinema è spostare tutto verso una scelta fino a
far diventare questa scelta una necessità.
Enrica Re
@
www.aduecalcidalparadiso.com
Il Piccolo Teatro, in bilico tra passato e futuro, apre al nuovo
Tutte le iniziative, per i giovani e dei giovani, in una vera e propria “stagione nella stagione”
L
argo ai giovani al Piccolo. A 60 anni dalla
fondazione il teatro continua a distinguersi per la sua ricerca investendo sui nuovi
talenti e i nuovi progetti. Nella continuità del
pensiero di Grassi e Strehler, il teatro
costruisce la sua programmazione attraverso
il concetto di cultura come “qualità di vita” e
di “speranza” da trasmettere alle generazioni
future. Proprio nel rispetto di tale pensiero
sono tante le attività che l’istituzione offre
rivolgendosi ai giovani della città, questo
anche nella consapevolezza che oggigiorno, il
teatro, è sempre meno visto come alternativa per il tempo libero.
“Perché questa sera non vai a teatro?” recita
una frase che compare in diversi luoghi della
nostra città. Già, perché non andare a
Teatro? Il Piccolo, attraverso la sala di via
Rivoli, meglio conosciuta come Teatro Studio
o “del Progetto” anche quest’anno
realizza una stagione nella stagione, una programmazione nuova,
sperimentale, che dà spazio a
nuove idee e nuove forme di rappresentazione.
Prima di tutto i lavori di Luca
Ronconi assieme alla Masterclass
di Serena Sinigaglia e Paolo Rossi. Nel rispetto dei fondatori, Ronconi, ha sempre pensato
al Teatro Studio come luogo ideale per la
sperimentazione con i giovani attori, al teatro
“come non lo avete mai visto”. Notizie riportate da un quotidiano trasformate in un testo teatrale, rappresentare cioè
l’attualità attraverso la
potenza comunicativa del
palco e degli attori. Una più
attenta lettura emotiva di
momenti che riguardano la
nostra contemporaneità.
Ma anche testi goldoniani e
di Raniero de’ Calzabili
interpretati dai giovani
allievi della scuola di teatro. Un’occasione per un
approfondimento
storico
rappresentato in una più
attuale chiave moderna.
Paolo Rossi tornerà invece
sul palco con il progetto I
Giocatori, che coinvolge
giovani attori provenienti
da realtà emergenti come
BabyGang di Milano e
Luca Ronconi ha
sempre pensato al
Teatro Studio come
luogo ideale per
i giovani attori
Pupkin Kabarett di Trieste
(la Confraternita dei Precari). L’autore-attore si
ripromette di affrontare i
temi principali del testo
dostoevskijano come anche di giocare con autori
come Goldoni, Shakespeare, Brecht, Gogol e
Molière. Tutto con la consueta vena grottesca e
un’interpretazione
fuori
dagli schemi.
In un’ottica di arricchimento e di
confronto culturale
quest’anno il teatro ospiterà i
lavori di alcune scuole europee (e non
solo).
Dalle Scuole di Teatro di Strasburgo, Grecia
e Toronto passando per il Charloteer Theatre
di Scozia e per poi finire con l’americana
UCLA sarà possibile assistere alle “dimostrazioni” delle tecniche di recitazione di questi
giovani allievi-attori provenienti da contesti
sperimentali diversi. Uno studio - ricerca che
promuove l’interrelazione tra le diverse culture passando per il linguaggio universale
del teatro.
E per i più attenti al retroscena e all’anima
dell’organizzazione quest’anno Teatro Studio
organizza diversi incontri con grandi artisti
italiani ed internazionali. Incontri rivolti a
“raccontare” alle giovani generazioni il proprio modo di fare teatro, il proprio stile, la
propria storia artistica.
Studiare il passato aiuta a capire il presente.
E studiare l’attualità aiuta a costruire buone
basi per il futuro. Questo il Piccolo sembra
averlo capito più di qualunque altra istituzione culturale milanese. Nato come “teatro
d’arte per tutti” oggi continua il suo prezioso
percorso di ricerca e sperimentazione a favore della collettività, dello studio, delle rappresentazioni. La proposta artistica sempre
più ricca e diversificata si traduce anche
come laboratorio creativo e collettivo, a
disposizione del singolo cittadino. Uno spazio
finalmente possibile, per tutti.
Jean Marc Mangiameli
Saranno ospitati anche
i gruppi teatrali
delle scuole,
sia europee
sia d’Oltreoceano
@
www.piccoloteatro.org
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Silvia Gaudino e i successi nascosti del rugby al femminile
La giovane giocatrice del Rugby Monza e della Nazionale ci parla del suo sport “cenerentola”
i sono appena conclusi i mondiali di rugby
in terra francese in cui l’Italia ha ben figurato. Molti sottovalutano il fascino e la popolarità di questo sport che è un misto di lealtà,
fatica, amicizia e contrasti duri. Proprio per
approfondire la conoscenza del rugby abbiamo deciso di parlare del suo lato meno sponsorizzato e celebrato dai media: quello femminile; la prescelta per farci da guida in questo viaggio alla scoperta di uno sport duro ma
corretto, Silvia Gaudino, 26 anni, giocatrice
dell’A.S.D. Rugby Monza e terza linea della
Nazionale Italiana.
Silvia, come ti sei è avvicinata a questo
sport?
Diciamo che il rugby è una malattia di famiglia:
mio padre ha giocato per tanti anni ed ora allena (è l’allenatore della squadra di Silvia) e mio
fratello ha iniziato da piccolo; io ci ho messo un
po’ di tempo passando prima per la pallavolo, il
pattinaggio e un po’ di atletica ma una volta
iniziato - a 17 anni - non sono più riuscita a
smettere.
Qual è la situazione del rugby a Milano, ci
sono gli impianti necessari, i finanziamenti per le società?
A Milano di impianti ce ne sono ben pochi,
basti pensare che le tre squadre - maschili che ci sono giocano tutte nello stesso campo:
il Giuriati, stessa cosa a Monza; qui c’è solo
la nostra società (A.S.D. Rugby Monza) ma
con tutte le giovanili
arriviamo ad avere otto
squadre e il campo è
sempre uno.
Per quanto riguarda i
finanziamenti, ogni tanto
arriva qualcosa a livello
regionale per l’organizzazione di tornei o partite oppure, per l’attività
giovanile, arrivano dei
fondi dalla federazione
ma in linea di massima
ogni squadra deve trovarsi uno o più sponsor
per finanziare trasferte,
materiale tecnico ecc.
Come vede la diffusione del rugby tra i giovani?
Tra i giovani il rugby sta
diventando abbastanza
popolare, mai come il calcio ma stiamo facendo
molti passi avanti.
La nostra società organizza regolarmente delle
giornate di avvicinamento al rugby, degli open
day col fine di far conoscere maggiormente
questo sport.
Il rugby adesso, grazie ai risultati della
“Il rugby è una malattia
di famiglia: mio padre
ha giocato e ora allena
e mio fratello ha
iniziato da piccolo”
nazionale maschile, ha ottenuto
finalmente un po’ di popolarità. È
così anche per la squadra femminile, c’è maggiore attenzione
verso di voi?
A livello femminile è molto dura mettere insieme una squadra in quanto
molte sono un po’ spaventante dal
contatto fisico ma in realtà è uno splendido
sport che ti insegna valori che ti porti dietro:
lealtà, sacrificio, rispetto. In questo inizio di
stagione, anche grazie al mondiale maschile,
sono arrivate delle nuove ragazze al
campo e speriamo che questo succeda
anche per i prossimi mesi perché c’è
sempre bisogno di gente, il campionato
è lungo e più siamo e più ci si diverte.
Colgo l’occasione per dire che chiunque
abbia voglia di vedere una partita di
rugby femminile è il benvenuto al
campo Chiolo di Monza, domenica 21
ottobre alle 15,30 per la nostra prima
partita in casa del campionato: MonzaPiacenza.
Come si vive da atleti di uno sport
ingiustamente considerato minori
in una città dove il calcio è tutto?
È triste che il nostro sport sia così poco
conosciuto ma, personalmente, vado
avanti per la mia strada cercando di
dare sempre il massimo e cercando di
farlo conoscere a più gente possibile; non
tutti sanno che dallo scorso anno anche
l’Italia femminile partecipa al torneo delle 6
nazioni, la mia speranza è che venga trasmessa in televisione anche qualche nostra
partita per dare un po’ di visibilità al nostro
settore.
Claudia Muzzi
@
www.rugbymonza.com
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Milano “under”... dieci euro
a cura di linda
tra locali, concerti, cinema, musei, eventi...
tutta la milano per i giovani... accessibile con meno di 10 euro in tasca
qualche suggerimento per questo mese
Categoria: concerti
Nome: Concerto benefico a favore di
A.B.I.O.
Che cos’è: l’Associazione Nazionale
dei Bersaglieri con la Fanfara dei
Bersaglieri Manara, il coro del C.A.I. A.N.A di Cinisello Balsamo e il
Barlassina Bras Quintet di Barlassina
offrono una serata in concerto a favore dell’associazione di volontari che
assistono i bambini in ospedale
Quando: 15 ottobre 2007, ore 20,30
Dove: Teatro Carcano
Quanto: gratuito, gradite donazioni
Info: [email protected]
Categoria: cinema
Nome: Etre et avoir, di Nicholas
Philibert, 2002
Che cos’è: un documentario in lingua
originale girato in una scuola di un
paesino della Francia rurale: un anziano maestro che vuole tramandare non
solo nozioni, dei bambini che incantano
con la loro complicata semplicità
Quando: 27 ottobre 2007, ore 15,30
Dove: Sala Cinema & Galleria, Centre
Culturel Français de Milan, corso
Magenta 63
Quanto: gratuito
Info: www.culturemilan.com
Categoria: esperienze
Nome: Notte dei Senza Dimora
Che cos’è: per l’ottavo anno di seguito,
Terre di Mezzo, il famoso giornale di
strada, organizza una serata di musica,
animazione, cibo e video al termine
della quale si dormirà all’addiaccio, con i
senza dimora
Quando: 17 ottobre 2007, ore 21
Dove: piazza Santo Stefano
Quanto: gratuito
Info: www.terre.it
Categoria: cinema
Nome: El balcón abierto, di Jaime
Camino, 1984
Che cos’è: all’interno del ciclo di proiezioni La huella de una generación, questo video è un omaggio al grande poeta
Federico García Lorca che prende spunto
dalla sua vita e dalle sue opere
Quando: 26 ottobre 2007, ore 16
Dove: Istituto Cervantes, via Dante 12
Quanto: gratuito
Info: www.milan.cervantes.es
Categoria: caccia al tesoro
Nome: Caccia al teatro
Che cos’è: sabato sera si va a teatro,
e domenica… a caccia! si partecipa in
squadre di cinque. I vincitori andranno un fine settimana a Praga. La serata di domenica si conclude al Barrio’s
Café tra musica e danze
Quando: sabato 27 e domenica 28
ottobre 2007
Dove: nei principali teatri milanesi e
in tutta la città
Quanto: 5 euro a persona
Info: [email protected]
Categoria: musei
Nome: Cimitero Monumentale
Che cos’è: che cos’hanno in comune
Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo,
Luca Beltrami, Carlo Forlanini e
Salvatore Quasimodo? Sono tutti sepolti
nel Famedio del Cimitero Monumentale,
un vero museo a cielo aperto
Quando: tutti i giorni tranne il lunedì,
dalle ore 8 alle ore 18
Dove: Piazzale Cimitero Monumentale
Quanto: gratuito
Info: www.monumentale.net
Categoria: mostre
Nome: L’arte del tatto
Che cos’è: conoscere la scultura attraverso il tatto, con la riproduzione di
venti capolavorio del Museo del Louvre
Quando: dall’8 ottobre 2007 al 13 luglio
2008
Dove: Istituto dei Ciechi di Milano, via
Vivaio 7
Quanto: 6 euro
Info: www.istciechimilano.it
Categoria: locali
Nome: Abnormal Gallery
Che cos’è: un ricco e variopinto aperitivo a buffet dal prezzo ridotto
Quando: ogni giorno, fino alle 21
Dove: via Francesco Brioschi 68
Quanto: 4 euro
Info: www.abnormalgallery.it
Sei un giovane tra i 18 e i 35 anni? Abiti, studi o lavori a Milano o in provincia?
Vivi quotidianamente i problemi attinenti al lavoro, alla casa, all’università, alla scuola?
Sei un giovane attivo nel volontariato, nella politica? Vuoi visibilità per i giovani impegnati nel sociale a Milano?
Vuoi parlarci della tua realtà associazionistica o della problematiche sociali
e di integrazione dei giovani nel tuo quartiere?
Sei un giovane artista attivo a Milano? Sei pittore, scultore, video artist, grafico, illustratore, fumettista, writer?
Sei regista o attore? Sei scrittore, poeta, sceneggiatore? Sei cantante o musicista?
UNDER MILANO può diventare la TUA VOCE
scrivi a [email protected] o intervieni su www.undermilano.it/forum
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