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Autonomia-AIPD-a-proposito-di-affettivita-e
A proposito di affettività e sessualità
Anna Contardi
Premessa
Prima di entrare nel merito del tema e delle esperienze educative condotte in AIPD in questi anni è
utile fare alcune premesse che introducono il nostro agire coi ragazzi e chiariscono la nostra
impostazione.
 Esiste un diritto alla sessualità anche per le persone con disabilità intellettiva, diritto ribadito
dalle Regole Standard sull’uguaglianza di opportunità per le persone con disabilità (adottate
dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, risoluz. 48/96 del 20/12/93) e ribadito anche
dal Papa Giovanni Paolo II nel messaggio “Dignità e diritti delle persone con disabilità”
dell’8/1/’94.
 Il principio fondamentale che orienta la costruzione dei nostri progetti educativi è quello
della massima autonomia possibile per la persona con disabilità. Di conseguenza un buon
piano di educazione prevede innanzitutto l’insegnamento di nuove competenze e solo in
seconda istanza la repressione di eventuali comportamenti inadeguati.
 L’educazione sessuale delle persone con disabilità non è un’optional, ma parte integrante di
qualsiasi percorso educativo, anche in assenza di situazioni problematiche.
 Il sesso è biologia, ma è anche una forma di conoscenza del proprio corpo e di quello
dell’altro e ancora è storia laddove le carezze si trasformano in progetto con l’altro.
 E’ necessario dare un senso al sesso; al desiderio sessuale si devono accompagnare la
consapevolezza, l’intenzionalità, un buon modo di stare nella relazione, la capacità di
modulare le emozioni e un minimo accenno di significato.
Ognuno ha la sua parte
Il ruolo fondamentale nell’educazione affettiva e sessuale di un figlio è certamente della famiglia
che può poi essere accompagnata dall’azione di altre agenzie educative, ma sicuramente nell’aiutare
una persona con disabilità nella sua crescita affettiva nessuno è escluso. Se, ad esempio, un
panettiere ad una adolescente che ha comprato il pane dà un bacio certamente non l’aiuta a capire il
significato di questo gesto tra adulti, se una compagna di classe sorride quando un ragazzo con
sindrome di Down le dà un pizzico sul sedere non l’aiuta a capire l’adeguatezza delle relazioni.
Il nostro contesto
Le riflessioni e le esperienze che presenterò in questo articolo nascono all’interno dei Percorsi di
educazione all’autonomia di cui si è già parlato altre volte: un luogo dove si impara a “fare le cose
da soli”. Ma per far questo bisogna “sentirsi grandi e riconosciuti tali”. Si lavora quindi sul “saper
fare” e sul “saper essere”. Le parole chiave del progetto e della relazione educativa possono essere
così riassunte:
 un rapporto basato sulla motivazione e la verità
 il protagonismo dei ragazzi
 la considerazione e il riconoscimento esplicito del loro essere grandi
 percorsi e strategie personalizzati
 lavoro in piccoli gruppi di “pari”
 la presenza di educatori giovani
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Accompagnare ragazzi e ragazze con la sindrome di Down alla scoperta di affettività e
sessualità
I percorsi si rivolgono ad adolescenti, giovani e adulti. Nascono così interessi e innamoramenti.
Lavorando sull’identità si riflette anche sul proprio essere maschi e femmine, sulla consapevolezza
del proprio genere, sui ruoli e le relazioni.
Si è costruito così un percorso educativo sull’affettività e la sessualità che propone conoscenze di
base, modalità di comportamento, attribuzione di significati, in altre parole si cerca di rispondere
coi ragazzi alle domande che cosa – come – che senso ha?
Per educare la sessualità di persone con disabilità non è necessario pensare a modelli “speciali” ma
si può fare riferimento ad un modello di educazione sessuale “normale” adattandolo alle esigenze
particolari di ogni persona. Le difficoltà cognitive, metacognitive e di relazione delle persone con
disabilità richiedono però che la relazione tra educatore e allievo sia una relazione carica di
emozioni dove prevalga lo stile narrativo e l’utilizzo di un lessico familiare.
Ogni percorso andrà quindi costruito all’interno di una relazione tra educatore e allievo dove
linguaggio, emozioni e gesti devono trovare il proprio spazio.
E’ inoltre importante tener conto che i ragazzi non sono “tabula rasa”, già hanno avuto alcune
informazioni, talvolta percepite in modo distorto; per questo sarà importante partire da che cosa
sanno (o credono di sapere) per chiarire, approfondire, condividere.
Un programma educativo troverà spazio in alcune occasioni di “educazione strutturata” e in altre di
“educazione incidentale”.
Per educazione “incidentale” intendo far riferimento a tutti quegli interventi educativi che nascono
in modo informale nella vita quotidiana cui gli educatori devono porre attenzione e che si traducono
in una gestualità adeguata ad un rapporto fra grandi (no quindi agli eccessi di baci!), alla scelta di
comportamenti adeguati ai contesti e alle relazioni (va benissimo baciare il proprio fidanzato
durante una festa in discoteca mentre si balla, ma non va bene se stiamo intorno al tavolo col
gruppo preparando un lavoro insieme), all’accoglienza delle domande e delle curiosità.
All’interno dei percorsi educativi prevediamo poi alcuni momenti di educazione “strutturata”, dei
momenti cioè dedicati esplicitamente al tema.
Obiettivo di questi momenti è far capire che “se ne può parlare” offrendo uno spazio di discussione
cui i ragazzi sono invitati a partecipare in modo libero. A seconda dei temi, in adolescenza, creiamo
per questo degli incontri monosessuali o misti della durata di circa 1 ora e ½. Lo stile di conduzione
degli incontri prevede di partire dalle curiosità e i vissuti dei ragazzi, ma tenendo presente sempre il
che cosa-come-che senso ha. Si cerca così di aiutare i ragazzi a conoscere il proprio corpo e quello
dell’altro, a capire come si usa e il significato di ciò.
Non c’è all’interno del Club l’espressione di una etica religiosa, ma solo di un’etica umana, basata
sul rispetto dell’altro e sulla possibilità di esprimere con autenticità i propri sentimenti e i propri
desideri. Il rapporto con i ragazzi è basato sulla “verità” onde evitare di sostenere fantasie
irrealizzabili (al ragazzo che propone al volontario di sposarlo non si può rispondere “poi
vedremo”) e con lo scopo di avere con loro un reale rapporto di fiducia.
Si evitano giudizi sulla durata di un rapporto o sulla impossibilità di avere rapporti prematrimoniali,
ma si cerca di promuovere la capacità di scegliere e progettare.
Si chiede agli operatori di essere disponibili a rispondere sinceramente alle domande dei ragazzi su
curiosità sul sesso, tenendo presente ovviamente le difficoltà di tipo intellettivo nella comprensione.
Almeno due volte l’anno, si organizzano poi incontri specifici dedicati al tema. Ai ragazzi si
propone di incontrarsi, divisi per sesso (per permettere una maggiore facilità di espressione e
utilizzare modalità più adeguate), per parlare di “come sono fatti uomini e donne, dell’amicizia,
dell’amore..”. L’incontro si svolge a partire dalle domande e dalle richieste dei ragazzi cercando di
offrire una informazione adeguata e al tempo stesso introdurre elementi di riflessione sui
comportamenti e i sentimenti. I temi più frequentemente affrontati in questi anni sono stati: come
siamo fatti, come si fa l’amore, come nascono i bambini, come trovare un ragazzo/a, il
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corteggiamento, il piacere, il matrimonio, i luoghi e le persone giuste, il comportamento in coppia,
gli abusi (quando e come dire di no), l’omosessualità, la masturbazione... Spesso è emerso come
tema trasversale che cosa comporta l’essere una persona con sindrome di Down.
Negli incontri, da una parte si cerca di offrire ai ragazzi una informazione corretta e comprensibile,
dall’altra si affrontano aspetti più legati al comportamento e ai sentimenti. La regola del gioco è che
si risponde a tutte le domande, anche le più strane e che si può parlare di tutto, con qualsiasi termine
e che quello di cui si parla resterà all’interno del gruppo. Aldilà dei singoli temi si vuole dare ai
ragazzi la percezione che l’amore e il sesso sono cose belle e piacevoli che riguardano noi e la
nostra vita e che “se ne può parlare”.
E’ il coordinatore, insieme agli operatori del sesso corrispondente ai ragazzi coinvolti, a guidare gli
incontri. Talvolta si utilizzano schemi, disegni, foto o filmati.
Ovviamente questa attività non è sostitutiva dell’indispensabile ruolo informativo ed educativo
delle famiglie, ma è di accompagnamento ad esse in un momento particolare come quello
dell’adolescenza in cui i ragazzi hanno più difficoltà a parlare di tali temi con i propri genitori e
hanno altresì bisogno di uno spazio dove poter parlare del sesso, non come una cosa sporca o
bellissima, ma come di un aspetto importante della propria vita.
I genitori sono ovviamente consapevoli di questa “linea”, anche se poi le “morali” familiari sono le
più diverse e gli educatori sono attenti a non creare conflitti tra i due ambienti.
Nella nostra esperienza è emerso come estremamente importante l’ascolto dei ragazzi cogliendo da
loro segnali diretti e indiretti prevedendo la possibilità di riprendere i discorsi in modo individuale e
fornendo ai partecipanti che lo desiderano materiali informativi semplici da portare a casa.
E’ necessario poi inserire qualsiasi intervento educativo in un progetto condividendo questo con le
famiglie e ponendosi obiettivi sostenibili.
Per facilitare la partecipazione e la comprensione dei contenuti abbiamo individuato alcuni criteri
nella scelta dei materiali o nella costruzione di essi che possono essere così sintetizzati:
 flessibilità
 linguaggio semplice
 utilizzo di storie, con persone con disabilità e senza disabilità come protagoniste
 utilizzo di immagini o video
 piacevoli/divertenti
 coinvolgenti
 adeguati alle diverse età
 realistici
 economici
 di difficoltà progressiva
 che non si limitino solo a dire “come si fanno le cose”, ma aiutino ad imparare a scegliere,
ad esprimere i propri desideri e i propri disagi.
All’interno delle schede allegate a questo articolo sono sintetizzate alcune delle attività realizzate in
questi anni.
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SCHEDA ATTIVITA’ 1 – gruppo monosessuale
Ci piace, non ci piace
Obiettivo di quest’attività è stimolare una riflessione su gestualità e comportamenti sessuali
adeguati.
Il conduttore/animatore (A) invita i partecipanti (P) ad elencare tutti i modi con cui ci si può
toccare, con qualsiasi parte del corpo, facendo esempi di qualsiasi tipo (piede sulla testa,
mano sulla spalla..) e scrive l’elenco di questi sulla lavagna. Qualora non emergano
situazioni coinvolgenti gli organi genitali o la bocca cerca di stimolarli aggiungendone uno
lui stesso.
Poi riprende ogni situazione elencata invitando i partecipanti a dire se questa situazione è
secondo loro piacevole o spiacevole e stimola la conversazione aiutando il gruppo a far
emergere elementi di valutazione rispetto alla gestualità, all’interlocutore, ai luoghi e ai
momenti dell’azione fino a trovare delle indicazioni condivise.
ES.1:
A.: “Mano sui capelli”, secondo voi è piacevole o spiacevole?
P.: È piacevole
A.: Anche se ti tiro i capelli così (si avvicina e tira una ciocca di capelli)
P.: No così no!
A.: Allora è piacevole se è una carezza!
ES. 2:
A. “Mano sulla coscia”
P.: Piacevole, il mio ragazzo lo fa sempre!
A.: Facciamo finta che siamo in metropolitana e una persona che non conosci si siede vicino
a te e poggia la mano sulla tua coscia (si siede vicino alla ragazza e simula la situazione), è
piacevole?
P.: No, che schifo!
A.: Allora è una cosa piacevole, con chi?. E che possiamo fare se qualcuno ci fa una cosa
che non vogliamo?
ES. 3:
A. “Mano sulla patata”
P.: E’ piacevole col mio ragazzo!
A.: Ma secondo te si può fare in qualsiasi luogo? Anche in salotto di fronte a tua mamma
che prende il tè con le amiche?
P.: Bè, no, quando siamo in camera mia…
A.: Allora forse ci sono delle cose che facciamo in luoghi privati…
Durante la discussione l’animatore annota sul cartellone a fianco ad ogni situazione, quando
e con chi questa situazione è piacevole o spiacevole, quali sono i luoghi in cui il
comportamento è appropriato. Si possono inoltre sottolineare quali siano gli atteggiamenti
da tenere quando siamo oggetto di attenzioni inadeguate da parte degli altri, come sottrarsi e
come chiedere aiuto.
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SCHEDA ATTIVITA’ 2 – gruppo misto
Amore ed amicizia
Obiettivo di quest’attività è approfondire la differenza tra che cosa vuol dire stare insieme - avere
un ragazzo/a e essere amici.
L’Animatore prepara un set di diapositive con situazioni del tipo:
-un uomo e una donna in atteggiamento affettuoso di vario tipo, abbracciati, che si guardano
-un uomo e una donna soli nella foto, ma senza atteggiamenti particolari di relazione, ad esempio in
una situazione lavorativa o di sport
-un uomo e un uomo in atteggiamento affettuoso
-una donna e una donna in situazione affettuosa
- gruppi monosessuali e misti in varie attività, lavoro, sport, cucina, ecc.
Le diapositive sono mischiate tra loro e verranno proiettate in una sequenza che alterni le varie
situazioni.
Sul muro vengono posti due cartelloni vuoti col titolo “Amore” e “Amicizia”.
Ad ogni partecipante vengono consegnate 2 palette, una raffigurante un cuore, simbolo dell’amore e
una raffigurante uno smile, simbolo dell’amicizia.
Ai ragazzi viene chiesto dopo ogni foto di alzare l’una o l’altra paletta se pensano che la diapositiva
rappresenti una situazione tra fidanzati o di amici. E’ importante dare un “via” per alzare le palette
per evitare comportamenti puramente imitativi.
Se il gruppo dopo una proiezione si esprime all’unanimità si passa oltre, se si divide si chiede ad un
ragazzo per ogni posizione di motivare tale scelta commentando col gruppo quanto emerge. Man
mano che emergono elementi caratterizzanti l’amore o l’amicizia, l’animatore li fissa sul cartellone
relativo (es. gli innamorati si baciano, gli amici vanno in bicicletta,..)
Al termine della proiezione e della discussione relativa si sintetizza quanto raccolto nei due
cartelloni e si chiede ai ragazzi se vogliono aggiungere altro.
E’ importante osservare che in questa attività, vedendo come i ragazzi si esprimono, anche alzando
soltanto la paletta, si raccolgono elementi interessanti sulle loro percezioni, a volte non esprimibili
in parole.
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SCHEDA ATTIVITA’ 3 – gruppo misto
Rapporti ragazzi/ragazze
I comportamenti: con chi sei d’accordo?
Obiettivo di questa attività è stimolare l’attenzione dei ragazzi su comportamenti adeguati e
inadeguati tra ragazzi e ragazze promuovendo in loro la necessità di operare delle scelte.
Questa tecnica di discussione si chiama Minuetto.
Sotto ogni storia è stata messa in corsivo la domanda da fare ai ragazzi chiedendo loro di spostarsi
da una parte o dall’altra a seconda della posizione presa, bisogna stare attenti a non dare sempre
lo stesso posto alla risposta giusta (sempre destra o sinistra) e gli operatori devono aspettare a
spostarsi dopo i ragazzi. Dopo che i ragazzi si sono schierati si chiede ad almeno uno per parte la
motivazione. Un operatore deve registrare le prese di posizione e le motivazioni dei ragazzi per una
successiva analisi.
Storia 1.
Giovanni e Lucia sono compagni di scuola. A Giovanni piace molto Lucia. Ogni volta che
Lucia passa vicino a Giovanni, lui cerca di toccarle le tette e le dice che è bona. Oggi Lucia si è
girata e gli ha dato uno schiaffo.
Chi ha ragione, Giovanni o Lucia?
Storia 2.
Fabio e Maria stanno insieme e si vogliono molto bene. Ogni volta che si vedono si baciano
con passione. Frequentano tutti e due lo stesso gruppo di teatro. Nell’atrio del teatro c’è un
divano molto comodo. Martedì Maria e Fabio sono arrivati presto, ci sono 10’ prima della
lezione. Cominciano a baciarsi, poi si sdraiano sul divano, Fabio mette le mani sotto la
camicetta di Maria, tira fuori una tetta e comincia a baciarla. A Maria piace molto ed è felice.
Arriva Veronica l’insegnante con altri ragazzi, Veronica si arrabbia molto: “Che state
facendo lì?” dice “rivestitevi subito!”
E Fabio risponde “Ma noi siamo fidanzati!”
Ha ragione Fabio o no?
Storia 3.
Fulvio è stato invitato ad una festa, ci sono un sacco di ragazzi e ragazze, ma vede Flavia che
sta seduta in un angolo. E’ un colpo di fulmine, gli piace un sacco e vorrebbe che diventasse la
sua ragazza. Si avvicina e si presenta “Ciao sono Fulvio, posso sedermi vicino a te?”
Chiacchierano e ballano poi Fulvio si offre di andare a prenderle da bere.
Vicino alle bibite incontra Claudio. “Carina la ragazza” dice Claudio “Ci hai fatto l’amore?”.
“ Ma l’ho appena conosciuta, dammi tempo” dice Fulvio. “E che aspetti?” dice Claudio.
Ha ragione Fulvio o Claudio?
Storia 4.
Carla è la ragazza di Luigi e le piacciono molto anelli e orecchini.
Luigi è molto carino con lei, le telefona tutte le sere e non guarda nessun’altra, per
S.Valentino le ha regalato una scatola di cioccolatini.
Michele non ha la ragazza e gli piace Carla, così si procura il suo telefonino e, appena può le
telefona chiedendole di lasciare Luigi e di mettersi con lui che è molto più fico, le promette che
se accetterà le regalerà un bellissimo anello.
Michele fa bene o fa male?
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Storia 5.
Federico e Maria stanno insieme. All’ultima festa però hanno litigato perché Federico ha
ballato un lento con Carla, una sua vecchia compagna di scuola. Maria gli ha detto che deve
ballare solo con lei perché lei è la sua ragazza. Federico ha risposto che Carla è solo un’amica
e stavano solo ballando.
Chi ha ragione: Maria o Federico?
Storia 6.
Tutti i pomeriggi nel campetto vicino alla Chiesa i ragazzi del quartiere vanno a giocare e a
chiacchierare. Virginia ci va volentieri, le piace giocare con gli altri e sono tutti molto
simpatici. Un giorno Stefano, un ragazzo le chiede di fare una passeggiata e quando gli altri
non li vedono le chiede di carezzargli il pisello. “Fammi vedere che sei davvero mia amica” le
dice.
Virginia deve farlo o no?
Storia 7.
Giulia è andata fuori con i suoi amici. Il suo ragazzo, Vittorio, però non è potuto venire
perché ha l’influenza. Nel gruppo c’è Luca e Giulia prima di andare a cena lo bacia con
passione. Il giorno dopo si avvicina ad Andrea e gli propone di fare una passeggiata
romantica nel bosco mano nella mano.
Secondo voi Giulia fa bene o fa male?
Abbiamo potuto osservare tra gli adolescenti come i ragazzi, soprattutto le ragazze dimostrino di
possedere alcune informazioni, ma spesso comprese in modo confuso e come quindi sia
particolarmente importante partire da loro per aiutarli a chiarirsi le idee. Molti inoltre considerano
come “luogo privato” solo il bagno, collegandolo correttamente al luogo in cui eventualmente
masturbarsi ma facendolo poi diventare il luogo delle coccole col proprio compagno/a. Al tempo
stesso i ragazzi dimostrano curiosità, voglia di sapere e di capire. Per molti è all’inizio difficile
concepire la coppia come un luogo di reciprocità e fioriscono gli amori impossibili. Su tutti questi
temi viene svolto un lavoro di chiarezza e di approfondimento con un linguaggio semplice e molto
esplicito.
Da tutto il percorso scaturiscono alcune piste di riflessione che vedono al centro della vita in
famiglia il riconoscimento che un adolescente o un giovane con sindrome di Down non sono più
bambini e che da ciò debbano conseguire alcune attenzioni che aiutano lo sviluppo di una corretta
sessualità.
- No alla promiscuità: fratelli adolescenti di sesso diverso in camera insieme, baci sulla bocca tra
genitori e figli, uso comune del bagno sono abitudini che non aiutano i ragazzi a sviluppare
comportamenti adeguati.
- Esiste un rapporto tra autonomia personale e sessualità, genitori che aiutano il figlio adolescente
dell’altro sesso a lavarsi creano difficoltà nello sviluppo di una consapevolezza appropriata.
- È sempre necessario parlare in modo esplicito e dicendo la verità, ad esempio se un figlio chiede
se potrà sposarsi sarà importante aiutarlo a capire che questo vuol dire aver trovato una compagna
che vuole la stessa cosa, che bisogna avere una casa e del denaro per far fronte alle spese, che
bisogna saper fare alcune cose per cavarsela da soli.
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- Bisogna sostenere con equilibrio le coppie: vediamo sempre più spesso nascere innamoramenti e
flirt tra i ragazzi, la nascita di “amori veri” è la risposta più autentica agli innamoramenti
impossibili, ma le coppie hanno bisogno di crescere, i ragazzi di avere occasione in cui vedersi ed
avere anche del tempo per loro. Anche se ogni storia è diversa dall’altra sarà importante fornire quel
minimo sostegno perché ciò sia possibile aiutando i ragazzi ad incontrarsi se lo desiderano, senza
anticiparli, ma sostenendoli.
Concludendo, credo che diventare adulti sia anche crescere nella consapevolezza di essere uomini e
donne, dare spazio a questo vuol dire dare spazio alle relazioni possibili accogliendo la voglia di
sapere, di esprimere sentimenti e desideri e di agirli in un clima di realtà.
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