LA GESTIONE DELL`EMICRANIA PRIMITIVA IN ETA` PEDIATRICA

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LA GESTIONE DELL`EMICRANIA PRIMITIVA IN ETA` PEDIATRICA
Reg. Trib. Firenze n.5619
Foglio di informazione professionale per gli Infermieri
Pediatrici e gli Infermieri che assistono Bambini
a cura della Società Italiana di Scienze Infermieristiche Pediatriche
Anno VIII, Numero 75, Agosto 2012
LA GESTIONE DELL’EMICRANIA PRIMITIVA
IN ETA’ PEDIATRICA
Supplemento 2 al n.2/2012 di “Gli Infermieri dei Bambini - Giornale Italiano di Scienze Infermieristiche Pediatriche. Dir.Resp. Filippo Festini
Craddock L, Ray L. Pediatric migraine teaching for families. Journal for Specialists in Pediatric Nursing 2012;17:98-107
Gli Infermieri dei Bambini sono da sempre in prima linea nella lotta al dolore: in questo numero di IdB ci
occuperemo di un tipo di dolore spesso sottovalutato ovvero il mal di testa. Nei bambini il mal di testa è il sintomo
neurologico più frequente e la più comune manifestazione di dolore. In questo numero di IdB ci focalizzeremo su un
particolare tipo di mal di testa, l’emicrania primitiva (EP). Viene definita emicrania, nel caso del paziente in età
evolutiva, un dolore alla testa che permane da 1 a 72 ore e che è accompagnato da almeno uno dei seguenti
sintomi: fotofobia, fonofobia, nausea o vomito e tinnito. Il tipo di dolore può essere fisso o pulsante, di intensità
severa o moderata e peggiorare in concomitanza con lo sforzo fisico. Sebbene le cause dell’EP non siano ancora
pienamente conosciute, si calcola che più del 30% dei bambini e dei giovani adulti soffra di emicrania almeno una
volta l’anno. Le conseguenze negative dell’emicrania possono includere l’assenza da scuola, il peggioramento delle
performance scolastiche, un deterioramento delle relazioni familiari e delle relazioni con i coetanei. Nel 68% dei
casi di bambini con frequente emicrania, la sintomatologia impedisce al soggetto di concentrarsi sulle attività
scolastiche o di praticare attività ricreative. In particolare i bambini sono più vulnerabili alle conseguenze del mal
di testa rispetto agli adulti a motivo della difficoltà a localizzare esattamente la parte dolente oltre che alle
problematiche riguardanti la comunicazione del dolore al mondo degli adulti. Ricerche recenti mostrano che
l’emicrania ricorrente può diventare una malattia ingravescente, aumentando la frequenza e l’intensità degli
attacchi dolorosi fino al punto di configurarsi come un dolore alla testa quotidiano che produce un dolore
praticamente continuo. L’esatta eziologia dell’emicrania non è stata ancora completamente spiegata. Alcune
teorie suggeriscono che la causa sia da ricercarsi in una ipereccitabilità del complesso trigemino vascolare. Altre
cause possono essere patologie di tipo neurologico che producono una dilatazione dei vasi, la quale potenzia la
percezione dolorosa. Il dolore può inoltre essere attribuito ad una sensibilizzazione periferica o centrale ad alcuni
stimoli cardiovascolari fisiologici (che normalmente non danno dolore) associati ad un’alterazione dei meccanismi
di dilatazione neurovascolare responsabili specificatamente della funzionalità della prima divisione del nervo
trigemino. Nonostante esistano forti evidenze circa l’impatto negativo che l’emicrania ha sulla qualità di vita del
bambino e lo stretto rapporto tra la presenza di emicrania in età pediatrica e lo sviluppo di mal di testa cronico
nell’età adulta, la maggior parte delle raccomandazioni per la prevenzione e la gestione dell’emicrania in età
evolutiva è basata sul parere di esperti. Si ipotizza inoltre che l’eziologia dell’emicrania nel bambino coincida con
quella dell’adulto, tuttavia, nel paziente in età evolutiva la sintomatologia dolorosa assume delle caratteristiche
peculiari, pertanto sono stati formulati specifici criteri diagnostici che tengono conto di tale specificità. In
particolar modo nel bambino l’emicrania può essere associata o sostituita da dolore allo stomaco ed agli arti e può
essere bilaterale, contrariamente a quanto accade negli adulti. Una gestione efficace dell’emicrania pediatrica non
può prescindere da un approccio multidisciplinare centrato sull’intera famiglia. Il piano assistenziale deve infatti
includere non solo la terapia farmacologica da somministrare al bambino nel momento dell’acuzie ma anche
interventi informativi su come rendere meno frequenti e meno intense le crisi dolorose ed un’adeguata terapia
comportamentale.
Elementi principali dell’assistenza al bambino con EP
Terapia comportamentale: Si tratta di un aspetto centrale nella gestione dell’EP ed include modificazioni dello
stile di vita, interventi di tipo psicologico ed interventi volti al conseguimento della massima compliance del
bambino e della sua famiglia al regime terapeutico. Mentre gli interventi sullo stile di vita sono volti
essenzialmente al miglioramento dei modelli di alimentazione, idratazione, sonno ed esercizio fisico, gli interventi
psicologici mirano all’acquisizione di tecniche per alleviare lo stress o per gestirlo in maniera efficace. E’ inoltre di
estrema importanza fornire informazioni accurate sui farmaci antidolorifici e sulle conseguenze che può provocare
un eventuale abuso di questi ultimi.
Alimentazione ed apporto di liquidi: Uno scarso apporto di nutrienti o di liquidi può rendere gli attacchi dolorosi
più frequenti o più intensi; sembra che in questo processo siano coinvolti l’alterazione del metabolismo della
serotonina, della norepinefrina e del glucosio provocata dal digiuno. L’idratazione dovrebbe prevedere
l’introduzione di 1-2 litri di liquidi al giorno insieme ad un lieve incremento dell’apporto di sodio. Inoltre un
adeguato apporto di liquidi rende l’EP maggiormente responsiva alla terapia farmacologica. L’assunzione di
caffeina si è dimostrato avere un effetto negativo sull’insorgenza dell’EP in età pediatrica.
Fattori scatenanti ambientali: Nonostante i fattori scatenanti possano assumere una notevole variabilità da
individuo ad individuo, solitamente essere sottoposto a stimoli rumorosi durante le ore di sonno, la presenza
nell’ambiente di fumo o la temperatura della stanza eccessivamente alta sono identificati come elementi
scatenanti. Al fine di identificare i fattori scatenanti specifici è utile tenere un diario dell’EP.
Sonno: E’ stato dimostrato che le cattive abitudini nel modello del sonno sono più frequenti nella popolazione
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pediatrica con EP rispetto a quella non affetta da questo disturbo. I bambini con EP riferiscono infatti disturbi nel
ritmo sonno-veglia, fatigue, stanchezza e sonnolenza. L’approccio centrato sulla famiglia permette di coinvolgere i
genitori nella creazione di un ambiente privo di rumori per il sonno del bambino, la programmazione delle attività
familiari in maniera che sia possibile per il bambino riposare il pomeriggio, e la programmazione degli orari di
addormentamento e di sveglia in maniera che il bambino possa usufruire di almeno 8-10 ore di sonno al giorno. E’
utile evitare i risvegli durante la notte, pertanto può essere opportuno limitare l’apporto di liquidi la sera ed invece
aumentarlo durante il giorno.
Naturopatia ed EP: Si tratta di un approccio particolarmente indicato per tutte quelle famiglie che sono contrarie
all’impiego della terapia farmacologica classica nel trattamento della sintomatologia dolorosa o nella cura di
eventuali stati ansiosi o depressivi connessi all’EP. Sebbene esistano prove a sostegno dell’efficacia di integratori di
magnesio, riboflavina, Coenzima Q10 e Farfaraccio, nell’adulto, non esistono ancora dati sufficientemente robusti
circa l’efficacia di questi prodotti in età pediatrica.
Terapia farmacologica durante l’acuzie: l’obiettivo dei farmaci somministrati in questa fase è eliminare il dolore il
più velocemente possibile e permettere al bambino di riprendere le sue normali attività precocemente ed in
maniera sicura. Gli antidolorifici dovrebbero essere assunti non appena si verifica la crisi algica, quando il dolore è
ancora moderato, poiché questo tipo di intervento massimizza l’effetto analgesico dei farmaci. Inoltre dovrebbe
essere trattata farmacologicamente anche l’EP moderata, infatti questo approccio evita che la sintomatologia
evolva negli anni vero quadri più severi. Nel caso dell’EP occasionale, la dose dei farmaci dovrebbe essere stabilita
in maniera tale che il dolore scompaia completamente nell’arco di 2 ore dalla prima somministrazione e che
l’effetto analgesico si protragga per almeno 22 ore. In caso di EP cronica o giornaliera, la scelta della terapia
farmacologica da usare nell’acuzie risulta più complessa. Infatti l’utilizzo troppo frequente dei farmaci della fase
acuta può portare ad una cefalea indotta dai farmaci stessi ed a un generale peggioramento del quadro clinico. La
terapia per gli attacchi algici dovrebbe essere utilizzata con una frequenza massima di 3 volte la settimana. Nei casi
di EP cronica, può essere indicato pianificare la terapia antalgica preventivamente, a giorni alterni; questo sistema
si è rivelato particolarmente efficace, poiché permette di ridurre i giorni di assenza da scuola e di astensione da
altre attività fisiche, limitando così l’impatto potenzialmente debilitante che l’EP può avere sulla vita del bambino.
Nei giorni in cui non è prevista la terapia preventiva dovrebbe essere aumentato l’apporto di liquidi.
Il prolungato impiego di antidolorifici può inoltre influire negativamente sull’apparato digerente, talvolta
determinando deficit di assorbimento dei principi attivi dei farmaci; pertanto dovrebbe essere prevista una terapia
di supporto con antiemetici, gastroprotettori e stimolatori della motilità intestinale (da assumere in concomitanza
con l’antidolorifico allo scopo di potenziarne la velocità di assorbimento). E’ importante che il personale presente a
scuola e gli insegnanti sappiano quali farmaci somministrare in caso di attacco algico se il bambino non è ancora in
grado di assumerli autonomamente. Rendere partecipi anche gli insegnanti del piano terapeutico del piccolo
studente permetterà al bambino di muoversi all’interno di un ambiente protetto.
Terapia farmacologica preventiva: Solitamente la terapia preventiva di cui abbiamo parlato nel paragrafo
precedente può essere ridotta o sospesa dopo un periodo di remissione della sintomatologia dolorosa per un periodo
minimo di 4- 6 mesi. Inoltre la terapia farmacologica preventiva può essere adiuvata da farmaci antiepilettici,
inibitori selettivi del canale del calcio ed antidepressivi. Il trattamento preventivo dovrebbe inoltre essere
abbandonato entro 6-8 mesi se non si assiste ad un decremento della frequenza e dell’intensità degli attacchi di EP.
E’ inoltre molto importante avvisare il bambino e la sua famiglia dei possibili effetti collaterali dei farmaci usati per
la prevenzione: questo migliorerà la compliance terapeutica della famiglia.
Rispondi al quesito e vinci….
Tra tutti coloro che invieranno entro il 20.09.12 la risposta corretta alla mail: [email protected] verrà estratto a sorte un nominativo che vincerà
un abbonamento per un anno al Giornale Italiano di Scienze Infermieristiche Pediatriche
IL QUESITO DI AGOSTO
Quale dei seguenti quadri clinici si potrebbe
evidenziare in un bambino con colite ulcerosa?
A– acidosi metabolica
B– alcalosi metabolica
C– acidosi respiratoria
D– alcalosi respiratoria
Il Quesito di Luglio
Viene ricoverato nel vostro reparto un bambino di 4 anni con
sospetto di tumore cerebrale. Nei giorni precedenti ha
manifestato progressiva perdita della parola e cambiamenti del
comportamento. Dove è probabile che sia localizzato il tumore?
a. Lobo occipitale
b. Lobo parietale
c. Lobo frontale
d. Lobo temporale
e. Sella turcica
.
La risposta esatta era la C
Pediatric Nursing Demiystified.352
Al quesito di Luglio hanno risposto 64 colleghi, con 59 risposte esatte e 5 non corrette. Tra i colleghi che hanno dato risposta esatta è stata
sorteggiata la collega MARA FRISON dell’ U.O.A. di pediatria dell’ ospedale maggiore di Chieri, che ha vinto l’abbonamento annuale a
GISIP.
Congratulazioni !
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