loris capovilla

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loris capovilla
LORIS
CAPOVILLA
Umiltà e dialogo
Testi scelti e presentati da
Marco Boato
ISBN 978-88-250-4374-7
ISBN 978-88-250-4375-4  (PDF)
ISBN 978-88-250-4376-1  (EPUB)
Copyright © 2016 by P.P.F.M.C.
MESSAGGERO DI SANT’ANTONIO – EDITRICE
Basilica del Santo - Via Orto Botanico, 11 - 35123 Padova
www.edizionimessaggero.it
A tutti coloro che hanno conosciuto
e amato, da lui riamati, Loris Capovilla
e a quanti, non avendolo potuto incontrare
di persona o nei suoi scritti,
vogliono ora imparare a conoscere
la sua straordinaria figura sacerdotale,
carica di spiritualità e umanità,
all’insegna dell’umiltà e del dialogo.
INTRODUZIONE
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Testimone vivente
dell’era giovannea
Don Loris Capovilla, lo storico segretario di papa Giovanni XXIII, era stato «creato» cardinale da
papa Francesco nel concistoro del 22 febbraio
2014, quando aveva 98 anni. Era nato il 14 ottobre
1915 e la sua morte è avvenuta a cento anni, sette
mesi e dodici giorni, il 26 maggio 2016, alle ore
14.45 nella casa di cura Palazzolo di Bergamo, dove
era stato ricoverato il precedente 8 aprile per una
complicazione polmonare. Nel gennaio 2014, dopo l’inatteso annuncio all’Angelus del giorno 12 da
parte di papa Francesco della sua decisione di nominarlo cardinale, e nell’ottobre 2015, in occasione
del suo centesimo compleanno, sulle pagine di un
quotidiano l’avevo pubblicamente definito «testimone vivente dell’era giovannea».
Quando nel marzo 1953 l’appena nominato cardinale e patriarca di Venezia Angelo Roncalli (da
parte di Pio XII), proveniente dalla Nunziatura di
Parigi, decise di scegliere come proprio segretario
particolare quel giovane prete (37 anni), di straordinarie qualità ma con qualche problema di salute,
– 7 –
il vicario capitolare di allora, monsignor Erminio
Machacek gli disse: «Eminenza, è un buon prete, bravo, non gode però di buona salute e avrà
vita breve». Il cardinale Roncalli gli rispose benevolmente: «Be’, se non ha salute, verrà con me e
morirà con me». Eravamo nel 1953 e don Loris
– come amici e familiari, ma anche molti altri,
l’hanno chiamato per tutta la vita – è arrivato in
piena lucidità mentale a superare il secolo di vita, e probabilmente sarebbe ancora vissuto se non
fosse incorso in una banale malattia di stagione, purtroppo compromettente a quell’età. Fino
all’ultimo ha avuto una memoria prodigiosa: «è
questo il mio computer» rispondeva ironicamente, indicando la propria testa, a chi gli suggeriva di cominciare ad abbandonare la sua vecchia
macchina da scrivere.
In questi anni e decenni sono andato regolarmente a trovarlo a Sotto il Monte, dove viveva
nella semplice casa-museo di Camaitino, che era
stata dimora estiva di Roncalli prima dell’elezione al papato. Innumerevoli le lunghe telefonate e
gli scambi epistolari, che duravano fin dalla mia
adolescenza (l’avevo conosciuto quando avevo
otto anni e la nostra amicizia, cresciuta e consolidatasi nel tempo, è durata per sessantaquattro
anni). Un rapporto di paternità spirituale e di
amicizia filiale e fraterna – comune a molti altri
suoi familiari, amici e discepoli – che ha attraversato il percorso che da Venezia l’ha portato al
Vaticano, con Giovanni XXIII e poi con Paolo VI
(che lo nominò anche perito conciliare), quindi
– 8 –
a Chieti (dopo essere stato consacrato arcivescovo) dal 1967 e da ultimo, dal 1972 (nominato il
25 settembre 1971), al santuario di Loreto quale
delegato pontificio. Ritiratosi prima nel 1988 ad
Arre (dove nel padovano c’è un nucleo parentale
dei Capovilla) e poi verso la fine del 1989 a Sotto
il Monte, non ha mai cessato di leggere, scrivere,
studiare, pregare, con un’intensità strabiliante di
relazioni non solo in Italia e in Europa, ma in
tutto il mondo.
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Uomo del dialogo con tutti
Accoglieva con la stessa dignità e disponibilità
tanto sacerdoti, vescovi e cardinali, ambasciatori e
personalità politiche, quanto le persone più semplici e umili che gli rendevano incessantemente
visita, memore delle sue radici familiari e delle
difficoltà economiche tra la povera gente (suo
padre Rodolfo morì il 26 maggio 1922, quando
lui aveva appena sei anni: e don Loris è morto in
quello stesso 26 maggio). Con grande umiltà era
attento alle vicende della Chiesa cattolica, ma anche, nello spirito ecumenico giovanneo e conciliare, alle altre Chiese cristiane e alle altre religioni.
Era in dialogo con uomini credenti, cristiani e di
tutte le fedi, ma anche, con la massima apertura,
con uomini che io una volta definii con lui «non
credenti», quando don Loris mi corresse: «Sono
piuttosto persone in ricerca».
– 9 –
Dal giorno del suo ricovero nella clinica Palazzolo, l’8 aprile 2016, sono stato regolarmente informato dal suo giovane collaboratore e segretario
degli ultimi sedici anni, Ivan Bastoni, la persona
che gli è stata più vicina nell’ultimo periodo della
sua vita e che ha raccolto le sue ultime volontà testamentarie. Da quel giorno, invece che con Sotto
il Monte, ho cominciato una pendolarità sempre
più assidua con Bergamo. Nelle prime settimane del ricovero nulla era cambiato, nonostante
la malattia: don Loris voleva essere informato di
tutto e di tutti. Accanto al suo letto chi gli era vicino gli leggeva le notizie più importanti, articoli
di giornali e riviste e raccoglieva i suoi commenti,
i suoi ricordi, le sue analisi sempre aggiornate e
lucidissime.
Personalmente gli ho letto, tra l’altro, lo straordinario discorso di papa Francesco sull’Europa in occasione del premio “Carlo Magno”, un
lungo editoriale della rivista trentina «Presbyteri»
che apprezzava molto, una bella biografia (uscita
su un numero speciale di «Micromega» dedicato a papa Francesco) di fra Arturo Paoli, morto
nel 2015 a centodue anni («Don Loris, allora
anche lei può arrivare fin là», gli dicevo per incoraggiarlo, e lui, in risposta: «Non voglio che
tu vada via»). Era rimasto lucido e cosciente fin
quasi alla fine, ma via via a maggio le condizioni
si sono aggravate, le sofferenze sono aumentate.
A illuminarlo e confortarlo lunedì 16 maggio era
arrivata l’ultima telefonata della sua vita, quella
di papa Francesco, che, dopo avergli parlato per– 10 –
sonalmente già all’inizio del suo pontificato, l’1
aprile 2013, e dopo averlo «creato» cardinale nel
2014, ora lo accompagnava con le sue commosse
parole verso l’appuntamento finale. Un appuntamento verso cui l’ho personalmente confortato
fino all’ultimo respiro.
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L’evangelista di papa Giovanni
La nomina a cardinale, con il titolo di Santa
Maria in Trastevere, presso la quale ha sede anche
la Comunità di Sant’Egidio (con la quale ha avuto intensi rapporti), non aveva cambiato in nulla
le sue abitudini e anche il suo modo dimesso e
semplice di vestire, salvo il giorno della solenne
consegna della berretta cardinalizia da parte del
cardinale Sodano, l’1 marzo 2014 a Sotto il Monte. Quella scelta di papa Francesco aveva davvero
rappresentato uno straordinario riconoscimento
(a novantotto anni!) del suo ruolo a fianco di papa
Giovanni XXIII (che lo stesso Francesco avrebbe
portato alla canonizzazione), fino al concilio Vaticano II e all’enciclica Pacem in terris, ancor oggi
di grandissima attualità.
Don Loris, oltre al suo impegno pastorale ed
episcopale, ha dedicato la sua vita a custodire e a
far conoscere sempre più la memoria di papa Roncalli. Ha collaborato anche con istituzioni, fondazioni (a Bologna e a Bergamo), gruppi di storici
(in particolare quelli legati a Giuseppe Alberigo),
– 11 –
che l’hanno riconosciuto come «l’evangelista di
papa Giovanni», quale lo definì per la prima volta
nel 2000 don Andrea Spada, l’antico direttore de
«L’Eco di Bergamo». E con questa espressione ha
intitolato un vasto e documentato saggio su di lui
lo storico Enrico Galavotti, della «Fondazione per
le scienze religiose Giovanni XXIII», autore anche
di un ampio volume sul suo esemplare, ma non facile episcopato a Chieti (Il pane e la pace. L’episcopato di Loris Francesco Capovilla in terra d’Abruzzo,
Textus Edizioni, L’Aquila 2015).
Ora Loris Capovilla, come ha lasciato scritto
nelle sue disposizioni testamentarie, è sepolto
«nella nuda terra» nel piccolo cimitero di Fontanella di Sotto il Monte, a pochi metri dalla
semplice tomba di padre David Maria Turoldo,
con cui fu legato da grande stima e amicizia reciproche. La sepoltura è avvenuta lunedì 30 maggio 2016 dopo essere stato salutato per sempre
prima dai familiari, dagli amici e collaboratori e
dalle Suore delle Poverelle con una celebrazione
funebre nell’intimità di Camaitino: e lui avrebbe
voluto solo questo. Ma subito dopo, per venire
incontro alle numerose richieste, il vescovo di
Bergamo Francesco Beschi ha presieduto anche
una celebrazione funebre pubblica nella chiesa
parrocchiale di Sotto il Monte, con undici vescovi (tra cui Bruno Forte di Chieti-Vasto, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia e Michel
Meranville proveniente dalla Martinica) e oltre
centocinquanta sacerdoti concelebranti, alla presenza di una folla enorme di fedeli.
– 12 –
Dopo che Loris Capovilla ha dedicato tutta la
sua vita a papa Giovanni, bisognerà fare uscire
dall’ombra della sua riservatezza e umiltà («mettere il proprio io sotto i piedi», ripeteva sempre
con papa Roncalli) questa straordinaria figura di
cardinale, vescovo e sacerdote, ma soprattutto di
uomo buono e giusto, che dell’umiltà e del dialogo ha fatto la dimensione spirituale di tutta la
sua vita.
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Da Pontelongo a Venezia,
«prete veneziano»
Loris Francesco Emilio Capovilla (questi i suoi
nomi, anche se per molti anni da sacerdote si fece
chiamare solo «don Loris» e poi, da vescovo e cardinale, si firmò «Loris Francesco») nacque il mattino del 14 ottobre 1915 a Pontelongo (Padova),
anche se dagli anni ’40 in poi venne sempre definito «prete veneziano» (perché incardinato nella
diocesi di Venezia). Di famiglia modesta, figlio
di Letizia Callegaro e di Rodolfo Capovilla che,
reduce dalla prima guerra mondiale con la salute
compromessa, morì il 26 maggio 1922, quando
Loris aveva solo sei anni. Per la vedova e i due
figli, Loris e la sorella Lia, iniziò un periodo di
grave precarietà e di peregrinazioni (Adria, Liettoli, Padova), sino all’approdo definitivo a Mestre
nel 1929.
– 13 –
Entrato nel seminario patriarcale di Venezia,
viene ordinato sacerdote il 23 maggio 1940 dal
cardinale Adeodato Piazza. Giovane prete, è subito attivo nel patriarcato: cooperatore nella parrocchia di San Zaccaria, in curia, nella basilica di San
Marco, oltre che insegnante di religione all’Istituto tecnico «Paolo Sarpi», cappellano degli operai
a Porto Marghera, del Centro rieducazione minorenni e all’Ospedale degli infettivi. Nel 19421943 è cappellano militare di aviazione all’ae­
roporto di Parma, oltre che direttore spirituale
del seminario minore e collaboratore della Fuci e
della Gioventù di Azione cattolica della città. Dopo l’8 settembre riesce a sottrarre una decina di
avieri all’internamento in Germania, azione per
cui gli venne poi conferita la «croce al merito».
Rientrato a Venezia nel dicembre 1943, viene
nominato cappellano di fabbrica, vice presbyter
del Collegium Tarsicii e vice assistente della Gioventù maschile di Azione cattolica. Nel 1945 il
cardinale Piazza lo designa predicatore domenicale a Radio Rai di Venezia, ministero protratto
fino al 1953 (a cura di Ivan Bastoni, sono stati
recentemente pubblicati molti testi dei suoi commenti al Vangelo con il titolo Predicate il Vangelo
ad ogni creatura, Corponove, Bergamo 2014). Nel
1949 il nuovo patriarca Carlo Agostini lo nomina direttore del settimanale diocesano «La Voce
di San Marco» e redattore della pagina veneziana
dell’«Avvenire d’Italia» (iscritto dal 1950 all’albo
dei giornalisti). È anche insegnante di religione al
Liceo scientifico «G.B. Benedetti».
– 14 –
Segretario di Roncalli,
vescovo di Chieti e poi a Loreto
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La svolta della sua vita sacerdotale si verifica nel
marzo 1953, allorché il nuovo patriarca di Venezia, cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, lo sceglie quale segretario particolare, fino al 1958,
quando il 28 ottobre Roncalli viene eletto papa
con il nome di Giovanni XXIII e lo conferma la
sera stessa come proprio segretario particolare.
Loris Capovilla si autodefinisce spesso anche suo
«contubernale», come aveva fatto il giovane sacerdote Roncalli quando era stato segretario del
vescovo di Bergamo, Giacomo Radini Tedeschi.
Furono cinque anni di collaborazione strettissima, ma altrettanto discreta e riservata, con papa
Roncalli, che lo aveva anche nominato suo esecutore testamentario. Furono gli anni dell’annuncio, della preparazione e dell’iniziale celebrazione
del concilio ecumenico Vaticano II (dall’11 ottobre 1962), oltre che delle encicliche Mater et
Magistra e soprattutto Pacem in terris (11 aprile
1963, a meno di due mesi dalla morte), che ebbe
una risonanza mondiale, particolarmente dopo la
crisi dei missili di Cuba dell’ottobre 1962.
Dopo la morte di Giovanni XXIII, il 3 giugno
1963, e dopo l’elezione di papa Montini, Paolo
VI lo conferma prelato d’anticamera come «cameriere segreto partecipante», e l’8 febbraio 1964
lo nomina anche perito conciliare. E questo forte
rapporto con il nuovo papa è particolarmente si– 15 –
gnificativo, se si tiene conto che lo stesso Giovanni XXIII, incontrando il sostituto della Segreteria di Stato monsignor Angelo Dell’Acqua pochi
giorni prima della propria morte e conoscendo i
meccanismi della curia vaticana, gli aveva detto:
«Chiusi gli occhi del papa, il segretario farà le valigie».
Il 26 giugno del 1967 Paolo VI annuncia la
nomina di don Loris ad arcivescovo di Chieti e
Vasto e lo consacra personalmente il 16 luglio seguente. Il 25 settembre 1971 Paolo VI lo nomina
infine delegato pontificio del Santuario di Loreto, divenendo «il vescovo dei pellegrini». Chiese
al papa di poter assumere il titolo arcivescovile di
Mesembria (Bulgaria), lo stesso di cui Roncalli era
stato insignito nel 1934, titolo che Capovilla ha
sempre mantenuto fino alla nomina a cardinale.
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Sotto il Monte, a Camaitino
e la nomina a cardinale
Nel 1989, dopo un breve periodo ad Arre (Padova), si ritira a Sotto il Monte, nella casa-museo
di papa Giovanni XXIII, Camaitino, dove per
ventisette anni, fino alla morte, continua la sua
missione sacerdotale, episcopale e pastorale, coltivando una vastissima rete di contatti e continuando a custodire e a diffondere la memoria di
papa Roncalli. Il 12 gennaio 2014 papa France– 16 –
sco annuncia la sua nomina a cardinale, che viene
ufficializzata nel concistoro del 22 febbraio 2014,
con il titolo di Santa Maria in Trastevere. Fino alla sua morte, è stato il più anziano cardinale della
Chiesa cattolica.
In precedenza aveva avuto riconoscimenti da
più parti, a testimonianza della stima e dell’affetto che lo circondava. Cittadino onorario di varie
città italiane, tra cui Bergamo e in particolare di
Chieti, a cui è rimasto legato per tutta la sua vita successiva (scrivendo agli abruzzesi, si firmava «Loris Francesco Capovilla, olim pater, semper
amicus », un tempo padre, sempre amico). Numerose le onorificenze di cui è stato insignito,
fra tutte la «Legion d’onore» francese e il titolo
di «Giusto fra le nazioni». Nel 2010 gli era stato
conferito il dottorato honoris causa in scienze storiche dall’Istituto europeo dell’Accademia russa
delle scienze e nel 2013 la medaglia della Fondazione Wallenberg per aver diffuso e testimoniato
il pensiero giovanneo in questi ultimi decenni.
Particolarmente significativa la lunga e commossa
telefonata augurale che, la mattina del suo centesimo compleanno, il 14 ottobre 2015, gli ha fatto
dal Quirinale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Fra le molte opere che, dopo la morte di Giovanni XXIII, ha curato e pubblicato è sufficiente
indicare alcuni titoli fra gli altri: Il Giornale dell’anima, Lettere ai familiari, Lettere 1958-1963, Pur
che l’alba nasca, Giovanni e Paolo due papi, Volto
d’angelo, Papa Giovanni un secolo, L’Ite missa est di
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Papa Giovanni e la trilogia Questo è il mistero della
mia vita, Lettere di fede e amicizia (tra Roncalli
e Montini, curate con Marco Roncalli) oltre alle
sue letture pubbliche su Roncalli (iniziate ancora
prima della morte), via via aggiornate e implementate, fino a Giovanni XXIII. Quindici letture.
A tutto ciò vanno aggiunti molti opuscoli, articoli in quotidiani, settimanali e riviste, numerosissime interviste, anche televisive.
Ancora quando Roncalli era patriarca di Venezia, nelle sue agende si trovano appuntate su
Capovilla parole come queste: «Mgr Loris è veramente un collaboratore intelligente, prezioso
e affettuoso. Dominus conservet eum» (27 luglio
1955). E inoltre, in un appunto senza data di
qualche settimana dopo: «È fornito di eccellenti
e distinte qualità ecclesiastiche, pietà, dottrina,
saggezza, zelo, assai benemerito per la sua molteplice e intelligente attività». Ma i riferimenti a
don Loris sono innumerevoli, sia nelle agende del
patriarca che in quelle del papa.
È significativo che molti anni dopo, il 28 maggio 2011, quando Loris Capovilla aveva ormai
quasi novantasei anni, il cardinale Carlo Maria
Martini, già seriamente malato, lo incontri a
Gallarate e gli dica: «Dio le conceda lunga vita,
perché lei continui a parlarci di papa Roncalli,
anzitutto dell’ispirata decisione di convocare a
concilio tutto il mondo». E così davvero Loris
Capovilla continua a fare per altri cinque anni,
fedele anche al monito del cardinale Martini, del
quale aveva un’enorme stima e ammirazione.
– 18 –
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La cultura e la spiritualità
di Loris Capovilla
Loris Capovilla è universalmente conosciuto
come l’antico segretario (non si è mai considerato
«ex», fino alla morte) di Giovanni XXIII, per l’instancabile impegno nel custodire la sua memoria e i
suoi scritti, anche quelli precedenti al patriarcato e
al papato e tutti quelli, a cominciare da Il Giornale
dell’anima, che furono gradualmente da lui resi noti solo dopo il 3 giugno 1963 (per esplicita volontà
di papa Giovanni). Papa Francesco, nella prima telefonata che gli fece nella primavera 2013 (l’1 aprile, lunedì di Pasqua), poco dopo la sua elezione,
oltre ad avergli parlato a lungo di papa Giovanni,
gli disse personalmente: «Monsignor Capovilla,
lei è molto conosciuto anche in America Latina».
Eppure, la sua figura umana e sacerdotale, e
poi episcopale, pur nel programmatico nascondimento della propria persona («mettere il proprio
io sotto i piedi»), emerge anche con forza nella
sua autonomia, nella sua identità culturale e spirituale. Del resto, se il patriarca Roncalli nel 1953
lo volle scegliere senza esitazione come proprio
segretario particolare a Venezia, confermandolo
nel 1958 in Vaticano, è proprio perché individuò
in lui la personalità ecclesiale più in sintonia con
la sua dimensione pastorale.
Fin da giovane prete e poi sempre più, Loris
Capovilla, prima ancora di conoscere e incontrare
Roncalli, aveva dimostrato una mentalità aperta
– 19 –
INDICE
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Testimone vivente dell’era giovannea . . . . . . 7
Uomo del dialogo con tutti . . . . . . . . . . . . . 9
L’evangelista di papa Giovanni . . . . . . . . . . 11
Da Pontelongo a Venezia, «prete veneziano» . 13
Segretario di Roncalli,
vescovo di Chieti e poi a Loreto . . . . . . . . . . 15
Sotto il Monte, a Camaitino
e la nomina a cardinale . . . . . . . . . . . . . . . 16
La cultura e la spiritualità di Loris Capovilla 19
La passione pastorale dell’uomo e sacerdote . . 20
«Tantum aurora est»: siamo appena all ’ inizio 21
DAGLI SCRITTI E DISCORSI
DI LORIS CAPOVILLA
1. Predicate il Vangelo ad ogni creatura . 25
L’arma del dolore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Un popolo deve voler essere libero . . . . . . . . . 26
L’umiltà fondamento della vita spirituale . . . 27
Non pensare alla stirpe, nazionalità, religione 28
Vince l’amore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
– 112 –
2. Loris Capovilla e don Primo Mazzolari 33
Il rischio che costa
dire ciò che si deve e ciò che si pensa . . . . . . . 33
Una rivolta interiore al piccolo mondo
che minaccia di soffocarci . . . . . . . . . . . . . . 34
3. Loris Capovilla e don Giuseppe De Luca 37
È morto un uomo sapiente:
il cardinale Elia Dalla Costa . . . . . . . . . . . . 38
Il papa sorridente non era per nulla il papa
dell’ottimismo di maniera . . . . . . . . . . . . . . 40
4. Giacomo Manzù,
l’artista di papa Giovanni . . . . . . . . . . . 42
Tu sei un maestro della nostra epoca
e di tutte le epoche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
Sono quasi trent’anni che io, piccolo prete,
cammino accanto all’Artista . . . . . . . . . . . . 43
L’incontro di De Luca e Manzù con Roncalli
e Capovilla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
5. Loris Capovilla e don Lorenzo Milani 47
Occorre camminare con grande giudizio
e somma prudenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
6. Loris Capovilla e don Andrea Spada . . 49
Ha scritto e parlato per testimoniare verità
e giustizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
Caro don Andrea, io non sono così esultante
come lei immagina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
Don Andrea Spada è degno di figurare
nell’albo dei personaggi insigni di Bergamo . 52
– 113 –
7. Vescovo «giovanneo»
nella terra d’Abruzzo . . . . . . . . . . . . . . . 54
Il papa che ha fatto «transitare» la Chiesa
da un’epoca a un’altra . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
Solidali con chi è oppresso
dalla paura del domani nel mondo del lavoro 57
Jan Palach e il chicco di grano . . . . . . . . . . . 58
8. L’evangelista di papa Giovanni . . . . . . 62
L’incontro con papa Giovanni: credere è amare 63
Il primo incontro Capovilla-Roncalli . . . . . . 66
Papa Giovanni tra mito e ricordo . . . . . . . . 68
Da segretario a testimone . . . . . . . . . . . . . . 70
9. I miei anni con papa Giovanni . . . . . . 73
L’appellativo di «Papa buono» finisce per essere
riduttivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
L’angelo della morte mi sta appresso da sempre 76
10. Lettere
da Sotto il Monte Giovanni XXIII . . . . 81
Le stazioni della mia lunga vita . . . . . . . . . 81
Mettiamo da parte ciò che ci divide . . . . . . . . . 83
Il dialogo e lo spirito profetico . . . . . . . . . . . 84
L’enciclica «Pacem in terris» . . . . . . . . . . . . 85
Chi era e com’era Papa Giovanni? . . . . . . . . . . 87
Don Primo Mazzolari, la tromba dello Spirito
Santo in terra mantovana . . . . . . . . . . . . . . 88
11. Ragazzo, dico a te, alzati . . . . . . . . . . . 91
Impégnati a far camminare verità e giustizia
sulle ali dell’amore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92
– 114 –
12. Gli ultimi discorsi nel segno
di Giovanni XXIII anche all’estero . . . . 95
È spuntato per noi il giorno santo:
fraternità e dialogo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95
La fede facilita gli incontri, condanna egoismi
e violenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
13. Capovilla nominato cardinale
di Santa Maria in Trastevere . . . . . . . . . . . 103
Conosco quanto basta la mia piccolezza:
mi sento come una locusta . . . . . . . . . . . . . . 104
14. L’ultima intervista:
verso la civiltà della misericordia . . . . . . 107
Non ho mai perso la speranza:
stiamo camminando . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107
– 115 –