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LORIS CAPOVILLA Umiltà e dialogo Testi scelti e presentati da Marco Boato ISBN 978-88-250-4374-7 ISBN 978-88-250-4375-4 (PDF) ISBN 978-88-250-4376-1 (EPUB) Copyright © 2016 by P.P.F.M.C. MESSAGGERO DI SANT’ANTONIO – EDITRICE Basilica del Santo - Via Orto Botanico, 11 - 35123 Padova www.edizionimessaggero.it A tutti coloro che hanno conosciuto e amato, da lui riamati, Loris Capovilla e a quanti, non avendolo potuto incontrare di persona o nei suoi scritti, vogliono ora imparare a conoscere la sua straordinaria figura sacerdotale, carica di spiritualità e umanità, all’insegna dell’umiltà e del dialogo. INTRODUZIONE �������������������������� Testimone vivente dell’era giovannea Don Loris Capovilla, lo storico segretario di papa Giovanni XXIII, era stato «creato» cardinale da papa Francesco nel concistoro del 22 febbraio 2014, quando aveva 98 anni. Era nato il 14 ottobre 1915 e la sua morte è avvenuta a cento anni, sette mesi e dodici giorni, il 26 maggio 2016, alle ore 14.45 nella casa di cura Palazzolo di Bergamo, dove era stato ricoverato il precedente 8 aprile per una complicazione polmonare. Nel gennaio 2014, dopo l’inatteso annuncio all’Angelus del giorno 12 da parte di papa Francesco della sua decisione di nominarlo cardinale, e nell’ottobre 2015, in occasione del suo centesimo compleanno, sulle pagine di un quotidiano l’avevo pubblicamente definito «testimone vivente dell’era giovannea». Quando nel marzo 1953 l’appena nominato cardinale e patriarca di Venezia Angelo Roncalli (da parte di Pio XII), proveniente dalla Nunziatura di Parigi, decise di scegliere come proprio segretario particolare quel giovane prete (37 anni), di straordinarie qualità ma con qualche problema di salute, – 7 – il vicario capitolare di allora, monsignor Erminio Machacek gli disse: «Eminenza, è un buon prete, bravo, non gode però di buona salute e avrà vita breve». Il cardinale Roncalli gli rispose benevolmente: «Be’, se non ha salute, verrà con me e morirà con me». Eravamo nel 1953 e don Loris – come amici e familiari, ma anche molti altri, l’hanno chiamato per tutta la vita – è arrivato in piena lucidità mentale a superare il secolo di vita, e probabilmente sarebbe ancora vissuto se non fosse incorso in una banale malattia di stagione, purtroppo compromettente a quell’età. Fino all’ultimo ha avuto una memoria prodigiosa: «è questo il mio computer» rispondeva ironicamente, indicando la propria testa, a chi gli suggeriva di cominciare ad abbandonare la sua vecchia macchina da scrivere. In questi anni e decenni sono andato regolarmente a trovarlo a Sotto il Monte, dove viveva nella semplice casa-museo di Camaitino, che era stata dimora estiva di Roncalli prima dell’elezione al papato. Innumerevoli le lunghe telefonate e gli scambi epistolari, che duravano fin dalla mia adolescenza (l’avevo conosciuto quando avevo otto anni e la nostra amicizia, cresciuta e consolidatasi nel tempo, è durata per sessantaquattro anni). Un rapporto di paternità spirituale e di amicizia filiale e fraterna – comune a molti altri suoi familiari, amici e discepoli – che ha attraversato il percorso che da Venezia l’ha portato al Vaticano, con Giovanni XXIII e poi con Paolo VI (che lo nominò anche perito conciliare), quindi – 8 – a Chieti (dopo essere stato consacrato arcivescovo) dal 1967 e da ultimo, dal 1972 (nominato il 25 settembre 1971), al santuario di Loreto quale delegato pontificio. Ritiratosi prima nel 1988 ad Arre (dove nel padovano c’è un nucleo parentale dei Capovilla) e poi verso la fine del 1989 a Sotto il Monte, non ha mai cessato di leggere, scrivere, studiare, pregare, con un’intensità strabiliante di relazioni non solo in Italia e in Europa, ma in tutto il mondo. ������������ Uomo del dialogo con tutti Accoglieva con la stessa dignità e disponibilità tanto sacerdoti, vescovi e cardinali, ambasciatori e personalità politiche, quanto le persone più semplici e umili che gli rendevano incessantemente visita, memore delle sue radici familiari e delle difficoltà economiche tra la povera gente (suo padre Rodolfo morì il 26 maggio 1922, quando lui aveva appena sei anni: e don Loris è morto in quello stesso 26 maggio). Con grande umiltà era attento alle vicende della Chiesa cattolica, ma anche, nello spirito ecumenico giovanneo e conciliare, alle altre Chiese cristiane e alle altre religioni. Era in dialogo con uomini credenti, cristiani e di tutte le fedi, ma anche, con la massima apertura, con uomini che io una volta definii con lui «non credenti», quando don Loris mi corresse: «Sono piuttosto persone in ricerca». – 9 – Dal giorno del suo ricovero nella clinica Palazzolo, l’8 aprile 2016, sono stato regolarmente informato dal suo giovane collaboratore e segretario degli ultimi sedici anni, Ivan Bastoni, la persona che gli è stata più vicina nell’ultimo periodo della sua vita e che ha raccolto le sue ultime volontà testamentarie. Da quel giorno, invece che con Sotto il Monte, ho cominciato una pendolarità sempre più assidua con Bergamo. Nelle prime settimane del ricovero nulla era cambiato, nonostante la malattia: don Loris voleva essere informato di tutto e di tutti. Accanto al suo letto chi gli era vicino gli leggeva le notizie più importanti, articoli di giornali e riviste e raccoglieva i suoi commenti, i suoi ricordi, le sue analisi sempre aggiornate e lucidissime. Personalmente gli ho letto, tra l’altro, lo straordinario discorso di papa Francesco sull’Europa in occasione del premio “Carlo Magno”, un lungo editoriale della rivista trentina «Presbyteri» che apprezzava molto, una bella biografia (uscita su un numero speciale di «Micromega» dedicato a papa Francesco) di fra Arturo Paoli, morto nel 2015 a centodue anni («Don Loris, allora anche lei può arrivare fin là», gli dicevo per incoraggiarlo, e lui, in risposta: «Non voglio che tu vada via»). Era rimasto lucido e cosciente fin quasi alla fine, ma via via a maggio le condizioni si sono aggravate, le sofferenze sono aumentate. A illuminarlo e confortarlo lunedì 16 maggio era arrivata l’ultima telefonata della sua vita, quella di papa Francesco, che, dopo avergli parlato per– 10 – sonalmente già all’inizio del suo pontificato, l’1 aprile 2013, e dopo averlo «creato» cardinale nel 2014, ora lo accompagnava con le sue commosse parole verso l’appuntamento finale. Un appuntamento verso cui l’ho personalmente confortato fino all’ultimo respiro. ������ L’evangelista di papa Giovanni La nomina a cardinale, con il titolo di Santa Maria in Trastevere, presso la quale ha sede anche la Comunità di Sant’Egidio (con la quale ha avuto intensi rapporti), non aveva cambiato in nulla le sue abitudini e anche il suo modo dimesso e semplice di vestire, salvo il giorno della solenne consegna della berretta cardinalizia da parte del cardinale Sodano, l’1 marzo 2014 a Sotto il Monte. Quella scelta di papa Francesco aveva davvero rappresentato uno straordinario riconoscimento (a novantotto anni!) del suo ruolo a fianco di papa Giovanni XXIII (che lo stesso Francesco avrebbe portato alla canonizzazione), fino al concilio Vaticano II e all’enciclica Pacem in terris, ancor oggi di grandissima attualità. Don Loris, oltre al suo impegno pastorale ed episcopale, ha dedicato la sua vita a custodire e a far conoscere sempre più la memoria di papa Roncalli. Ha collaborato anche con istituzioni, fondazioni (a Bologna e a Bergamo), gruppi di storici (in particolare quelli legati a Giuseppe Alberigo), – 11 – che l’hanno riconosciuto come «l’evangelista di papa Giovanni», quale lo definì per la prima volta nel 2000 don Andrea Spada, l’antico direttore de «L’Eco di Bergamo». E con questa espressione ha intitolato un vasto e documentato saggio su di lui lo storico Enrico Galavotti, della «Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII», autore anche di un ampio volume sul suo esemplare, ma non facile episcopato a Chieti (Il pane e la pace. L’episcopato di Loris Francesco Capovilla in terra d’Abruzzo, Textus Edizioni, L’Aquila 2015). Ora Loris Capovilla, come ha lasciato scritto nelle sue disposizioni testamentarie, è sepolto «nella nuda terra» nel piccolo cimitero di Fontanella di Sotto il Monte, a pochi metri dalla semplice tomba di padre David Maria Turoldo, con cui fu legato da grande stima e amicizia reciproche. La sepoltura è avvenuta lunedì 30 maggio 2016 dopo essere stato salutato per sempre prima dai familiari, dagli amici e collaboratori e dalle Suore delle Poverelle con una celebrazione funebre nell’intimità di Camaitino: e lui avrebbe voluto solo questo. Ma subito dopo, per venire incontro alle numerose richieste, il vescovo di Bergamo Francesco Beschi ha presieduto anche una celebrazione funebre pubblica nella chiesa parrocchiale di Sotto il Monte, con undici vescovi (tra cui Bruno Forte di Chieti-Vasto, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia e Michel Meranville proveniente dalla Martinica) e oltre centocinquanta sacerdoti concelebranti, alla presenza di una folla enorme di fedeli. – 12 – Dopo che Loris Capovilla ha dedicato tutta la sua vita a papa Giovanni, bisognerà fare uscire dall’ombra della sua riservatezza e umiltà («mettere il proprio io sotto i piedi», ripeteva sempre con papa Roncalli) questa straordinaria figura di cardinale, vescovo e sacerdote, ma soprattutto di uomo buono e giusto, che dell’umiltà e del dialogo ha fatto la dimensione spirituale di tutta la sua vita. ������������� Da Pontelongo a Venezia, «prete veneziano» Loris Francesco Emilio Capovilla (questi i suoi nomi, anche se per molti anni da sacerdote si fece chiamare solo «don Loris» e poi, da vescovo e cardinale, si firmò «Loris Francesco») nacque il mattino del 14 ottobre 1915 a Pontelongo (Padova), anche se dagli anni ’40 in poi venne sempre definito «prete veneziano» (perché incardinato nella diocesi di Venezia). Di famiglia modesta, figlio di Letizia Callegaro e di Rodolfo Capovilla che, reduce dalla prima guerra mondiale con la salute compromessa, morì il 26 maggio 1922, quando Loris aveva solo sei anni. Per la vedova e i due figli, Loris e la sorella Lia, iniziò un periodo di grave precarietà e di peregrinazioni (Adria, Liettoli, Padova), sino all’approdo definitivo a Mestre nel 1929. – 13 – Entrato nel seminario patriarcale di Venezia, viene ordinato sacerdote il 23 maggio 1940 dal cardinale Adeodato Piazza. Giovane prete, è subito attivo nel patriarcato: cooperatore nella parrocchia di San Zaccaria, in curia, nella basilica di San Marco, oltre che insegnante di religione all’Istituto tecnico «Paolo Sarpi», cappellano degli operai a Porto Marghera, del Centro rieducazione minorenni e all’Ospedale degli infettivi. Nel 19421943 è cappellano militare di aviazione all’ae roporto di Parma, oltre che direttore spirituale del seminario minore e collaboratore della Fuci e della Gioventù di Azione cattolica della città. Dopo l’8 settembre riesce a sottrarre una decina di avieri all’internamento in Germania, azione per cui gli venne poi conferita la «croce al merito». Rientrato a Venezia nel dicembre 1943, viene nominato cappellano di fabbrica, vice presbyter del Collegium Tarsicii e vice assistente della Gioventù maschile di Azione cattolica. Nel 1945 il cardinale Piazza lo designa predicatore domenicale a Radio Rai di Venezia, ministero protratto fino al 1953 (a cura di Ivan Bastoni, sono stati recentemente pubblicati molti testi dei suoi commenti al Vangelo con il titolo Predicate il Vangelo ad ogni creatura, Corponove, Bergamo 2014). Nel 1949 il nuovo patriarca Carlo Agostini lo nomina direttore del settimanale diocesano «La Voce di San Marco» e redattore della pagina veneziana dell’«Avvenire d’Italia» (iscritto dal 1950 all’albo dei giornalisti). È anche insegnante di religione al Liceo scientifico «G.B. Benedetti». – 14 – Segretario di Roncalli, vescovo di Chieti e poi a Loreto ����������������� La svolta della sua vita sacerdotale si verifica nel marzo 1953, allorché il nuovo patriarca di Venezia, cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, lo sceglie quale segretario particolare, fino al 1958, quando il 28 ottobre Roncalli viene eletto papa con il nome di Giovanni XXIII e lo conferma la sera stessa come proprio segretario particolare. Loris Capovilla si autodefinisce spesso anche suo «contubernale», come aveva fatto il giovane sacerdote Roncalli quando era stato segretario del vescovo di Bergamo, Giacomo Radini Tedeschi. Furono cinque anni di collaborazione strettissima, ma altrettanto discreta e riservata, con papa Roncalli, che lo aveva anche nominato suo esecutore testamentario. Furono gli anni dell’annuncio, della preparazione e dell’iniziale celebrazione del concilio ecumenico Vaticano II (dall’11 ottobre 1962), oltre che delle encicliche Mater et Magistra e soprattutto Pacem in terris (11 aprile 1963, a meno di due mesi dalla morte), che ebbe una risonanza mondiale, particolarmente dopo la crisi dei missili di Cuba dell’ottobre 1962. Dopo la morte di Giovanni XXIII, il 3 giugno 1963, e dopo l’elezione di papa Montini, Paolo VI lo conferma prelato d’anticamera come «cameriere segreto partecipante», e l’8 febbraio 1964 lo nomina anche perito conciliare. E questo forte rapporto con il nuovo papa è particolarmente si– 15 – gnificativo, se si tiene conto che lo stesso Giovanni XXIII, incontrando il sostituto della Segreteria di Stato monsignor Angelo Dell’Acqua pochi giorni prima della propria morte e conoscendo i meccanismi della curia vaticana, gli aveva detto: «Chiusi gli occhi del papa, il segretario farà le valigie». Il 26 giugno del 1967 Paolo VI annuncia la nomina di don Loris ad arcivescovo di Chieti e Vasto e lo consacra personalmente il 16 luglio seguente. Il 25 settembre 1971 Paolo VI lo nomina infine delegato pontificio del Santuario di Loreto, divenendo «il vescovo dei pellegrini». Chiese al papa di poter assumere il titolo arcivescovile di Mesembria (Bulgaria), lo stesso di cui Roncalli era stato insignito nel 1934, titolo che Capovilla ha sempre mantenuto fino alla nomina a cardinale. ���������� Sotto il Monte, a Camaitino e la nomina a cardinale Nel 1989, dopo un breve periodo ad Arre (Padova), si ritira a Sotto il Monte, nella casa-museo di papa Giovanni XXIII, Camaitino, dove per ventisette anni, fino alla morte, continua la sua missione sacerdotale, episcopale e pastorale, coltivando una vastissima rete di contatti e continuando a custodire e a diffondere la memoria di papa Roncalli. Il 12 gennaio 2014 papa France– 16 – sco annuncia la sua nomina a cardinale, che viene ufficializzata nel concistoro del 22 febbraio 2014, con il titolo di Santa Maria in Trastevere. Fino alla sua morte, è stato il più anziano cardinale della Chiesa cattolica. In precedenza aveva avuto riconoscimenti da più parti, a testimonianza della stima e dell’affetto che lo circondava. Cittadino onorario di varie città italiane, tra cui Bergamo e in particolare di Chieti, a cui è rimasto legato per tutta la sua vita successiva (scrivendo agli abruzzesi, si firmava «Loris Francesco Capovilla, olim pater, semper amicus », un tempo padre, sempre amico). Numerose le onorificenze di cui è stato insignito, fra tutte la «Legion d’onore» francese e il titolo di «Giusto fra le nazioni». Nel 2010 gli era stato conferito il dottorato honoris causa in scienze storiche dall’Istituto europeo dell’Accademia russa delle scienze e nel 2013 la medaglia della Fondazione Wallenberg per aver diffuso e testimoniato il pensiero giovanneo in questi ultimi decenni. Particolarmente significativa la lunga e commossa telefonata augurale che, la mattina del suo centesimo compleanno, il 14 ottobre 2015, gli ha fatto dal Quirinale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Fra le molte opere che, dopo la morte di Giovanni XXIII, ha curato e pubblicato è sufficiente indicare alcuni titoli fra gli altri: Il Giornale dell’anima, Lettere ai familiari, Lettere 1958-1963, Pur che l’alba nasca, Giovanni e Paolo due papi, Volto d’angelo, Papa Giovanni un secolo, L’Ite missa est di – 17 – Papa Giovanni e la trilogia Questo è il mistero della mia vita, Lettere di fede e amicizia (tra Roncalli e Montini, curate con Marco Roncalli) oltre alle sue letture pubbliche su Roncalli (iniziate ancora prima della morte), via via aggiornate e implementate, fino a Giovanni XXIII. Quindici letture. A tutto ciò vanno aggiunti molti opuscoli, articoli in quotidiani, settimanali e riviste, numerosissime interviste, anche televisive. Ancora quando Roncalli era patriarca di Venezia, nelle sue agende si trovano appuntate su Capovilla parole come queste: «Mgr Loris è veramente un collaboratore intelligente, prezioso e affettuoso. Dominus conservet eum» (27 luglio 1955). E inoltre, in un appunto senza data di qualche settimana dopo: «È fornito di eccellenti e distinte qualità ecclesiastiche, pietà, dottrina, saggezza, zelo, assai benemerito per la sua molteplice e intelligente attività». Ma i riferimenti a don Loris sono innumerevoli, sia nelle agende del patriarca che in quelle del papa. È significativo che molti anni dopo, il 28 maggio 2011, quando Loris Capovilla aveva ormai quasi novantasei anni, il cardinale Carlo Maria Martini, già seriamente malato, lo incontri a Gallarate e gli dica: «Dio le conceda lunga vita, perché lei continui a parlarci di papa Roncalli, anzitutto dell’ispirata decisione di convocare a concilio tutto il mondo». E così davvero Loris Capovilla continua a fare per altri cinque anni, fedele anche al monito del cardinale Martini, del quale aveva un’enorme stima e ammirazione. – 18 – ������������ La cultura e la spiritualità di Loris Capovilla Loris Capovilla è universalmente conosciuto come l’antico segretario (non si è mai considerato «ex», fino alla morte) di Giovanni XXIII, per l’instancabile impegno nel custodire la sua memoria e i suoi scritti, anche quelli precedenti al patriarcato e al papato e tutti quelli, a cominciare da Il Giornale dell’anima, che furono gradualmente da lui resi noti solo dopo il 3 giugno 1963 (per esplicita volontà di papa Giovanni). Papa Francesco, nella prima telefonata che gli fece nella primavera 2013 (l’1 aprile, lunedì di Pasqua), poco dopo la sua elezione, oltre ad avergli parlato a lungo di papa Giovanni, gli disse personalmente: «Monsignor Capovilla, lei è molto conosciuto anche in America Latina». Eppure, la sua figura umana e sacerdotale, e poi episcopale, pur nel programmatico nascondimento della propria persona («mettere il proprio io sotto i piedi»), emerge anche con forza nella sua autonomia, nella sua identità culturale e spirituale. Del resto, se il patriarca Roncalli nel 1953 lo volle scegliere senza esitazione come proprio segretario particolare a Venezia, confermandolo nel 1958 in Vaticano, è proprio perché individuò in lui la personalità ecclesiale più in sintonia con la sua dimensione pastorale. Fin da giovane prete e poi sempre più, Loris Capovilla, prima ancora di conoscere e incontrare Roncalli, aveva dimostrato una mentalità aperta – 19 – INDICE Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Testimone vivente dell’era giovannea . . . . . . 7 Uomo del dialogo con tutti . . . . . . . . . . . . . 9 L’evangelista di papa Giovanni . . . . . . . . . . 11 Da Pontelongo a Venezia, «prete veneziano» . 13 Segretario di Roncalli, vescovo di Chieti e poi a Loreto . . . . . . . . . . 15 Sotto il Monte, a Camaitino e la nomina a cardinale . . . . . . . . . . . . . . . 16 La cultura e la spiritualità di Loris Capovilla 19 La passione pastorale dell’uomo e sacerdote . . 20 «Tantum aurora est»: siamo appena all ’ inizio 21 DAGLI SCRITTI E DISCORSI DI LORIS CAPOVILLA 1. Predicate il Vangelo ad ogni creatura . 25 L’arma del dolore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 Un popolo deve voler essere libero . . . . . . . . . 26 L’umiltà fondamento della vita spirituale . . . 27 Non pensare alla stirpe, nazionalità, religione 28 Vince l’amore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 – 112 – 2. Loris Capovilla e don Primo Mazzolari 33 Il rischio che costa dire ciò che si deve e ciò che si pensa . . . . . . . 33 Una rivolta interiore al piccolo mondo che minaccia di soffocarci . . . . . . . . . . . . . . 34 3. Loris Capovilla e don Giuseppe De Luca 37 È morto un uomo sapiente: il cardinale Elia Dalla Costa . . . . . . . . . . . . 38 Il papa sorridente non era per nulla il papa dell’ottimismo di maniera . . . . . . . . . . . . . . 40 4. Giacomo Manzù, l’artista di papa Giovanni . . . . . . . . . . . 42 Tu sei un maestro della nostra epoca e di tutte le epoche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42 Sono quasi trent’anni che io, piccolo prete, cammino accanto all’Artista . . . . . . . . . . . . 43 L’incontro di De Luca e Manzù con Roncalli e Capovilla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 5. Loris Capovilla e don Lorenzo Milani 47 Occorre camminare con grande giudizio e somma prudenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47 6. Loris Capovilla e don Andrea Spada . . 49 Ha scritto e parlato per testimoniare verità e giustizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49 Caro don Andrea, io non sono così esultante come lei immagina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50 Don Andrea Spada è degno di figurare nell’albo dei personaggi insigni di Bergamo . 52 – 113 – 7. Vescovo «giovanneo» nella terra d’Abruzzo . . . . . . . . . . . . . . . 54 Il papa che ha fatto «transitare» la Chiesa da un’epoca a un’altra . . . . . . . . . . . . . . . . . 54 Solidali con chi è oppresso dalla paura del domani nel mondo del lavoro 57 Jan Palach e il chicco di grano . . . . . . . . . . . 58 8. L’evangelista di papa Giovanni . . . . . . 62 L’incontro con papa Giovanni: credere è amare 63 Il primo incontro Capovilla-Roncalli . . . . . . 66 Papa Giovanni tra mito e ricordo . . . . . . . . 68 Da segretario a testimone . . . . . . . . . . . . . . 70 9. I miei anni con papa Giovanni . . . . . . 73 L’appellativo di «Papa buono» finisce per essere riduttivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 L’angelo della morte mi sta appresso da sempre 76 10. Lettere da Sotto il Monte Giovanni XXIII . . . . 81 Le stazioni della mia lunga vita . . . . . . . . . 81 Mettiamo da parte ciò che ci divide . . . . . . . . . 83 Il dialogo e lo spirito profetico . . . . . . . . . . . 84 L’enciclica «Pacem in terris» . . . . . . . . . . . . 85 Chi era e com’era Papa Giovanni? . . . . . . . . . . 87 Don Primo Mazzolari, la tromba dello Spirito Santo in terra mantovana . . . . . . . . . . . . . . 88 11. Ragazzo, dico a te, alzati . . . . . . . . . . . 91 Impégnati a far camminare verità e giustizia sulle ali dell’amore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92 – 114 – 12. Gli ultimi discorsi nel segno di Giovanni XXIII anche all’estero . . . . 95 È spuntato per noi il giorno santo: fraternità e dialogo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95 La fede facilita gli incontri, condanna egoismi e violenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99 13. Capovilla nominato cardinale di Santa Maria in Trastevere . . . . . . . . . . . 103 Conosco quanto basta la mia piccolezza: mi sento come una locusta . . . . . . . . . . . . . . 104 14. L’ultima intervista: verso la civiltà della misericordia . . . . . . 107 Non ho mai perso la speranza: stiamo camminando . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107 – 115 –