Storia del tabacco - Franchetti Salviani

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Storia del tabacco - Franchetti Salviani
Storia del tabacco
Curiosa vicenda quella del tabacco: conosciuta tra gli antichi popoli precolombiani
come ”il cibo degli dei”, ha finito per essere oggi indicato come uno dei più
pericolosi killer per la salute dell’ uomo
PRIMA DI COLOMBO
L’ uso di fumare deve essere antichissimo, giacchè sono state trovate pipe dell’
epoca del bronzo, fatte di questo metallo.
Secondo alcuni la prima origine del fumare deve essere ricercata in cerimonie
magiche, di carattere propiziatorio allo scopo di attirare la pioggia producendo
nuvole di fumo.
I sacerdoti Aztechi, all’ inizio delle cerimonie religiose, usavano soffiare il fumo
verso il sole ed i quattro punti cardinali tramite pipe o direttamente del tabacco
arrotolato.
Durante questi riti i sacerdoti qualche volta anziché soffiare il fumo lo aspiravano; in
questo modo certe erbe esercitavano sull’ organismo un potere ipnotico, od
eccitante fino all’ ebbrezza, permettendo quelle sensazioni che facilitavano la
comunicazione con la divinità.
Così, progressivamente, dal fumo rituale si passa al fumo piacere.
DALLE AMERICHE A TUTTO IL MONDO
Per l'Europa la storia del tabacco ha inizio con la scoperta dell'America, nell'ottobre
del 1492.
Il primo europeo a fumare tabacco fu probabilmente un certo Rodrigo de Jeréz, un
compagno di Cristoforo Colombo, che fu poi imprigionato per questa sua abitudine.
Nel 1495, dopo la seconda spedizione di Colombo, il frate Romano Pane, che l'aveva
accompagnato, rimaneva ad Haiti e a lui dobbiamo la prima approssimativa
descrizione della pianta del tabacco, che gli indigeni chiamavano "cojibà, cohivà, o
goli". Egli credeva che gli Indiani fumassero soprattutto per scacciare i moscerini e
che usassero l'erba come medicinale in alcune malattie.
Ma Don Fernando di Oviedo y Valdéz, governatore di Santo Domingo, dove venne
iniziata la prima coltivazione di tabacco, si esprimeva così: " ..fra le molte sataniche
arti gli indigeni ne posseggono una altamente nefasta, e cioè l'aspirazione del fumo
delle foglie che essi chiamano tabacco, che produce in loro un profondo stato di
incoscienza".
Nel 1560 Jean Nicot de Vellemain, ambasciatore di Francia in Portogallo, inviò a
Francesco II e Caterina de' Medici dei semi di tabacco, vantandone le virtù curative:
diceva che erano efficaci per l'ulcera e le malattie dello stomaco, che curavano
piaghe, asma e varie malattie respiratorie e che potevano anche essere usati come
dentifrici.
Il medico Monardez di Siviglia raccomandava l'uso del tabacco contro i morsi di
serpenti e di insetti, contro il mal di testa, i raffreddori e i reumatismi; altri
sostenevano che era un rimedio per l'apoplessia e le vertigini; in Gran Bretagna
venne addirittura usato come preservativo dalla peste.
Per tutte queste sue supposte virtù terapeutiche alla pianta del tabacco vennero
attribuiti i nomi di " erba santa" e "panacea".
Così nel 1584 un dizionario enciclopedico, compilato da Etienne de Thierry,
introduce nella seconda edizione la voce Nicotiana, così definita: "erba di
meravigliose virtù contro tutte le piaghe ulcere dermatiti squamose e tante altre
cose, che il signor Jean Nicot inviò in Francia e di cui prese il nome".
L’uso del tabacco si diffuse rapidamente in Francia, poi in Europa ed in tutto il
mondo: in Italia, nel 1561, attraverso un alto prelato, il cardinale Prospero di Santa
Croce; in Inghilterra, nel 1565; in Germania, verso il 1570, attraverso gli Ugonotti,
protestanti francesi che lasciavano la patria a causa delle persecuzioni; a Vienna, in
quegli stessi anni. Nel 1580 raggiunse la Turchia che gli apre le porte all'Asia. In 15
anni raggiunge Giappone, Corea e Cina. In Africa l'ingresso è avvenuto attraverso il
Marocco nel 1593.
Il secolo XVII vede confermarsi l'espansione del tabacco in tutto il mondo, ma vede
anche tentativi abbastanza numerosi, un po' dovunque, di opporsi al suo progresso.
In Inghilterra sin dall'inizio del secolo si organizzano "smoking parties" (raduni in
cui si fuma) in tutte le classi sociali. 1 bambini vanno a scuola portando una pipa
carica invece della merenda; durante la ricreazione, il maestro accende la pipa ed
insegna agli alunni a tenerla correttamente.
Il tabacco trova però un avversario irriducibile nel re Giacomo I (1566-1625), che
denuncia "questa deplorevole abitudine, disgustosa per gli occhi, sgradevole per il
naso, pericolosa per il cervello, disastrosa per i polmoni. Tanto che promulgò un
decreto contro il fumo. Pare che lo avesse fatto anche perché gli importatori erano
spagnoli, suoi acerrimi nemici. Ne scaturì una pesantissima tassa sul tabacco, che
contribuì notevolmente alla coltivazione clandestina della pianta.
Tuttavia in Francia, all'epoca di Luigi XIII (1601_ 1643), quando era già un'abitudine
fumare, alcuni medici iniziarono a considerare il tabacco come una pianta dannosa.
Le autorità però tennero una posizione più sfumata, frutto, sin da allora, dello
stesso conflitto di interessi che contrappone oggi la salute all'interesse economico:
il tabagismo è un male, ma è anche una fonte di entrate. Nel 1621 il cardinale
Richelieu aumentò considerevolmente le tasse sul tabacco, come su qualsiasi
prodotto di origine coloniale o estera.
Anche in altre parti del mondo si imponevano tasse e si perseguitavano i fumatori
con pene corporali. In Persia lo scià Abbas, richiamandosi al Corano, fa mozzare il
naso agli annusatori di tabacco e tagliare le labbra ai fumatori. In Turchia Amurat IV
arrivò sino alla pena di morte, facendo scegliere ai condannati: o l'impiccagione con
la pipa tra i denti o il rogo con foglie di tabacco.
In Russia i fumatori venivano condannati ad essere bastonati e mutilati, ma lo zar
Pietro il Grande tranquillamente fumava in lunghe pipe d'argilla.
Anche le donne presero posizione contro il tabacco: a Bayonne, nel 1610, dicono:
"è meglio il deretano del diavolo che la bocca dei nostri mariti". Questo perché
all'epoca il tabacco, che veniva quasi sempre masticato, era di qualità scadente e
rendeva il fiato maleodorante ed i denti marci.
Riprendendo gli argomenti della Santa Inquisizione spagnola, il papa Urbano VIII nel
1630 parla di scomunica per i fumatori.
Il tabacco, nella forma di cicca o di materiale per la pipa, si estende dalla marina
all'esercito. Il soldato mastica, l'ufficiale si prepara la pipa di sera al bivacco.
Dopo aver masticato la foglia e poi averla fumata nella pipa, nel mondo si comincia
a fiutare il tabacco.
Il gesto di prendere un pizzico di tabacco da una apposita scatoletta e di portarlo
alle narici si diffonde ampiamente in tutta Europa, questa volta attraverso
l'aristocrazia e la borghesia. Se ne fa ben presto una questione di stile. Il gesto è
accompagnato da un grazioso movimento del polso che mette in bella mostra il
polsino ricamato.
L'oreficeria si impadronisce delle tabacchiere, che diventano il dono privilegiato da
fare a chi si vuole onorare. Da Luigi XIV a Carlo X essa è il ringraziamento
tradizionale del sovrano, i cui lineamenti, spesso circondati da diamanti, sono
raffigurati sul coperchio. Fino alla metà del XIX secolo si produce un'enorme varietà
di tabacchiere, dal gioiello più favoloso alla modesta scatola di giunco.
Ad ogni modo fiutare il tabacco, con la leggera sensazione di ubriachezza che dà il
suo odore, comincia a far parte delle tossicomanie minori.
Nel 1809 il chimico francese Nicolas L. Vanquelin isola la nicotina.
LA COMPARSA DELLE SIGARETTE
Da Oriente arrivò un giorno una innovazione rivoluzionaria: nel 1832 i soldati
mussulmani di Ibraim Pascià all'assedio di San Giovanni d'Acri cominciarono ad
infilare un po' di tabacco nei cilindretti di carta in cui conservavano la polvere da
sparo ed ad accenderli. Inventarono così la sigaretta, che arrivò in Italia nel 1857,
nelle tasche dei reduci della spedizione in Crimea.
La moda della sigaretta si diffuse rapidamente in tutta Europa, creando una
domanda inaspettata delle sigarette turche o delle loro imitazioni inglesi. A partire
dal 1860 esse sono già generalizzate ed hanno relegato la cieca da masticare in
fondo alle miniere e la pipa nei bivacchi militari.
La guerra civile americana (1861-65) introduce un tipo di sigarette fatte di tabacco
americano, di colore chiaro, più aromatico e più dolce. Ancora una volta la guerra
mise l'economica sigaretta nelle mani dei soldati, prima dei confederali, poi di quelli
dell'unione. Dopo aver provato qualche sigaretta con questo insolito tabacco, i
nuovi fumatori sentivano l'impellente necessità di fumare di nuovo. Pertanto
l'industria delle sigarette aveva generato un nuovo e potente vizio. Il successo della
sigaretta fu talmente rapido che già nel 1868 venne fondata l'Associazione francese
contro l'abuso del tabacco.
Ben presto i commercianti di tabacco ebbero l'idea di servirsi di annunci pubblicitari
per attirare nuovi clienti. Una macchina brevettata nel 1880 produsse sigarette in
serie e contribuì a tenere bassi i prezzi, mentre foto di divi dello sport e di ragazze
sorridenti resero popolare tra il pubblico maschile l'immagine della sigaretta.
LE GUERRE MONDIALI
Secondo lo storico Robert Soliel i due metodi più importanti per diffondere il
consumo di sigarette sono stati la pubblicità e la guerra. Infatti il consumo aumentò
vertiginosamente con la prima guerra mondiale: la produzione americana passò da
18 miliardi di sigarette nel 1914 a 47 miliardi nel 1918. A questo contribuì una
crociata per fornire sigarette gratis ai soldati: il loro effetto narcotico era
considerato utile per combattere la solitudine al fronte. Una canzone inglese del
tempo di guerra suggeriva:
"chiudi i tuoi problemi nello zaino, mentre hai un fiammifero per accendere la
sigaretta".
Coloro che si erano convertiti al fumo da soldati, divennero buoni clienti anche
dopo la guerra. La pubblicità fece sì che gli americani continuassero a comprare
sigarette anche durante e dopo la depressione economica del 1929. Furono
stanziate somme colossali (circa 75.000.000 di dollari del 1931) perla promozione
delle sigarette come aiuto per mantenersi snelli, come alternativa ai dolciumi; film
che esaltavano dive fumatrici, come Marlene Dietrich, contribuivano a creare
un'immagine sofisticata che colpì anche le donne .
Così nel 1939, alla vigilia di un'altra guerra mondiale, le donne americane si unirono
agli uomini nel consumare 180 miliardi di sigarette.
Quando scoppiò la II guerra mondiale, di nuovo i soldati ebbero le sigarette gratis.
Nell'Europa postbellica ad un certo punto le stecche di sigarette sostituirono la
valuta nel mercato nero: i soldati americani di stanza
in Europa compravano sigarette prodotte con le sovvenzioni governative per pochi
centesimi e con esse pagavano tutto: dalle scarpe nuove alle ragazze. Nella sua
marcia trionfale alla conquista del mondo, spesso il tabacco ha avuto come
principali alleati nei fatti anche coloro che si dichiaravano suoi avversati a parole.
Questi ambigui rapporti continuano: ad esempio, le Poste italiane hanno emesso
nel 1982 un francobollo contro il fumo, che si acquistava dallo stesso venditore
delle sigarette del Monopolio di stato.
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