8-Realismo

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8-Realismo
Francia
Honoré Daumier 1808 - 1879
Scuola di Barbizon 1835
Théodore Rousseau 1812 - 1867
Gustave Courbet 1819 - 1877
Jean–François Millet 1814 - 1875
Camille Corot
1796 - 1875
Italia
I Macchiaioli, Firenze 1862:
Adriano Cecioni
1836 Fi
Giovanni Fattori
1825 Li
Telemaco Signorini 1835 Fi
Silvestro Lega
1826 Fo
- 1886 Fi
- 1908 Fi
- 1901 Fi
- 1895 Fi
Il romanticismo cominciò a mostrare qualche cedimento già alla metà dell’Ottocento, quando,
soprattutto in Francia, gli artisti scelsero una maggiore adesione alla realtà sociale del proprio
tempo. Era senza dubbio un atteggiamento positivo che si muoveva in parallelo con il grande
sviluppo scientifico e tecnologico, che si stava svolgendo in quegli anni. Fu una novità che diede un
duro colpo alla mentalità tipicamente romantica basata sull’emozione, sul sentimento, sulla
religione e, in alcuni casi, anche sull’irrazionalità.
Ma sul piano sociale ed economico si cominciarono a sentire sempre più gli effetti della
Rivoluzione industriale. Molti abbandonano l’artigianato e l’agricoltura riversandosi sul settore
delle industrie. I problemi di questo fenomeno furono l’affollamento eccessivo delle città
(urbanesimo) e il peggioramento delle condizioni di vit a delle classi del proletariato urbano. Questa
situazione creò notevoli tensioni sociali e portò alla nascita delle teorie socialiste.
Nel 1848 ci furono nuove tensioni politiche in Francia e, dopo nuovi moti rivoluzionari, fu deposta
la monarchia e procla mata la seconda repubblica.
Nasce il naturalismo letterario di Baudelaire-Flaubert-Zola che preferirono raccontare i drammi e le
passioni delle persone comuni, aprendo quella corrente letteraria e poi artistica del realismo con
Coubert, Millet, Daumier,Corot
Il termine realismo è molto generico ed indica, in genere, ogni movimento artistico che sceglie la
rappresentazione fedele della realtà.
Nel fenomeno del realismo va anche considerata l’esperienza pittorica della scuola di Barbizon.
Con tale termine s’intende un gruppo di pittori, di cui il principale è Théodore Rousseau, che dal
1835 in poi si riunirono in un paesino chiamato Barbizon, nei pressi di Fontainebleau (a 50 km. da
Parigi). Questa scuola pittorica produsse soprattutto paesaggi e contribuì a superare il vedutismo
settecentesco in nome di una maggiore sincerità di rappresentazione (non solo paesaggi aulici). Tra
i pittori francesi che più hanno rinnovato la pittura di paesaggio deve essere considerato soprattutto
Camille Corot, la cui capacità di cogliere il vero nella visione di paesaggio ne fa uno dei più grandi
vedutisti di tutti i tempi. La pittura di paesaggio di Corot fu molto conosciuta in Italia, anche per via
dei numerosi viaggi che il pittore fece nella nostra penisola, influenzando la maggior parte dei
pittori italiani dell’Ottocento.
Honorè Daumier
Figura caricaturale, ma attuale denuncia sociale. Rappresenta il momento in cui
Ponzio Pilato chiede al popolo di scegliere tra Gesù e Barabba. Daumier iniziò la
sua attività nel 1831 collaborando con la rivista satirica francese “La Caricature”
producendo vignette satiriche con la tipica deformazione caricaturale dei soggetti.
Questo gli procurò notevoli guai giudiziari fino alla condanna e al carcere con la
chiusura dei giornali per i quali collaborava.
Su questo tema Daumier ha eseguito più tele con l’unico obiettivo di cogliere i
tratti caricaturali di quella folla che viaggiava nei vagoni più
economici. Colore dominante il nero. Luce che proviene dai
finestrini a sinistra. Al centro due donne affiancate che hanno
simbolicamente i loro unici averi: quella a sinistra un poppante e
quella a destra gli ortaggi o le uova da vendere al mercato in città. A
fianco un bambino che dorme in attesa del duro lavoro che lo
attende. Dietro a loro sulla sinistra due aristocratici con la bombetta
quasi si chiedono come siano capitati in questo vagone affollato. La
drammaticità di questo quadro deriva dalla vita dura e disagiata che è la conseguenza di una società
in cui la giustizia sociale è ancora sconosciuta.
Scuola di Barbizon
•
Capostipite di questa scuola è Théodore Rousseau che nel 1835 si vede rifiutare le sue tele al
Salon de Paris, deluso si ritira nel paese di Barbizon nella foresta di Fontainebleau, a sud di
Parigi, fondando una scuola di vedutisti. Rousseau, è un ammiratore di Constable, studia la
resa dei fenomeni atmosferici, rifiuta il chiaroscuro di tradizione accademica.
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Prima di Théodore Rousseau la pittura di paesaggio francese era rimasta legata ai soggetti
storici e mitologici.
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I pittori di Barbizon conferiscono al paesaggio nuova dignità.
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Pur avendo delle iconografie personali faranno parte di questa scuola Gustave Courbet, Jean
Francoise Millet e Camille Corot.
La strada nella foresta di Fontainebleau, effetto tempesta,1860,
rappresenta lo studio e l’applicazione di Rousseau diventando un
esempio per gli impressionisti. L’effetto vento è dato dalle
pennellate rapide ravvivate dal giallo e arancio sulle cime degli
alberi.
Lo stagno, 1835
Domina in questa tela il cielo e il colore della campagna con reminescenze di
pittura inglese.
Scuola di Barbizon:
Théodore Rousseau 1812-1867
Gustave Courbet 1819-1877
Jean–François Millet 1814-1875
Camille Corot
1796-1875
Gustave Courbet
Gustave Courbet -La sua attività iniziò intorno al 1840 a
Parigi con opere d’ ispirazione romantica e poi dal 1848
(rivoluzione di febbraio, II Repubblica Francese) iniziò
la sua avventura realista raffigurando anonimi
personaggi anche su grandi tele. La sua pittura suscitò
notevole scandalo tanto che tutte le sue opere furono
rifiutate dai Salon.
1849-Gli spaccapietre-Courbet (tela distrutta nel bombardamento di
Dresda nella seconda guerra mondiale-1945) Molte furono le tele di
Courbet su questo tema, i suoi stud i accademici sono quelli di copiare
le tele al Louvre. Il suo programma escludeva soggetti mitologici,
religiosi, di storia del passato o d’invenzione concentrandosi sulla
realtà contemporanea a volte di denuncia sociale.
La tela raffigurante i due spaccapietre era di grandi dimensioni (1,60
X 2,60) ed è andata distrutta in un bombardamento a Dresda durante la seconda guerra mondiale. E’
una denuncia di una situazione sociale tipica di quel periodo storico.
L’atelier 1854 – E’ una grande tela di m. 3,60 X 6,00 –
La tela è divisa in tre parti: a sinistra Courbet raffigura
la realtà sociale di quei tempi denunciandone gli aspetti
contrastanti, gli operai, i saltimbanchi e i balordi. A
destra i sogni e le allegorie: l’amore, la filosofia, la
letteratura. Al centro raffigura se stesso come simbolica
divisione delle due situazioni sociali. Il quadro è una
allegoria della professione di pittore e venne realizzato
tra il 1854 e il 1855 ma proprio per queste allegorie
venne rifiutato dal Salon de Paris con la motivazione
che il quadro era volgare.
Courbet al centro dipinge un paesaggio di Ornans (suo paese natio); a destra la donna nuda
rappresenta la verità che è sempre nuda; alla sua sinistra un bambino con i vestiti stracciati,
rappresenta l’innocenza. A sinistra è rappresentata la realtà sociale dell’Europa del tempo con il
rabbino, poi un bracconiere seduto con a fianco il suo cane. Infine un mercante offre una stoffa ad
un benestante seduto che rappresenta il nonno viticultore di Courbet. In basso, davanti al
bracconiere, un’irlandese allatta il suo bambino, rappresenta la Miseria, allusione alla grande crisi
economica che aveva colpito l’Irlanda. Dietro la tela in penombra appare un manichino, o un Cristo
in croce, simbolo della disprezzata arte accademica che Courbet rifiuta. Sull’estremo lato destro
appare Baudelaire che legge seduto su un tavolo, poi una coppia di collezionisti in visita allo studio.
Seduto su uno sgabello lo scrittore Champfleury ed infine un bambino sdraiato a terra che disegna,
simbolo dell’approccio ingenuo scolastico alle problematiche del disegno di pittura.
Jean Françoise Millet
1814 - 1875
Un altro interprete del realismo francese d’ispirazione romantico. Inizia rappresentando
la natura, poi i lavoratori nella campagna elevandoli a simboli positivi, quasi religiosi,
di una realtà agricola dominata dall’uomo. Non c’è un chiaro impegno sociale, ma una
rappresentazione reale nobilitata dalla fatica dell’uomo.
La primavera 1858 – Questo quadro raffigura il passaggio da una
rappresentazione romantica dei paesaggi ad una iconografia
maggiormente impegnata in campo sociale. Ciò che si vede, i campi, gli
orti, gli alberi carichi di frutta, la natura rigogliosa è la rappresentazione
di quello che l’uomo, il contadino, riesce a produrre con il suo faticoso
lavoro.
Le spigolatrici - Questo quadro rappresenta le spigolatrici: tre donne
facenti parte di una associazione di vedove di guerra che hanno la
possibilità di poter raccogliere per se stesse le spighe di grano lasciate
dalle contadine che hanno appena riempito il carro che si sta
allontanando. Questo permesso veniva rilasciato personalmente dal
guardiano che sovrintendeva a cavallo il lavoro.
Le tre donne raccolgono le spighe sfuggite alla mietitura, mentre alle
loro spalle la luce del sole illumina il campo dietro di loro, sotto un cielo terso.
La raccolta del grano era uno dei lavori più umili della società: Millet venne inizialmente criticato,
soprattutto per la scelta dei soggetti, appartenenti alle classi più umili. Precendentemente i servi
erano ritratti nell'atto di servire un nobile per dare ulteriore importanza alla persona che servivano,
di solito soggetto del dipinto. Nel caso del Le Spigolatrici, invece, le tre donne vengono ritratte
mentre svolgono il lavoro, conferendo loro una dimensione eroica e quindi ‘nobile’.
1859 – L’Angelus – (Angelus è una preghiera da recitare alba,
mezzogiorno e tramonto) è la rappresentazione di due contadini che al
tramonto, con la carriola piena, si raccolgono in preghiera. La luce
proviene dall’orizzonte illuminando le figure di spalle in controluce.
Millet pur facendo dei suoi quadri uno strumento di inconsapevole
denuncia sociale si sofferma sugli aspetti poetici e lirici attraverso
pennellate di colore. In questi quadri c’è ancora una idealizzazione di
matrice romantica. Manca l’intento polemico di Courbet che faceva emergere i problemi sociali.
Millet invece, sceglie di rappresentare i lavoratori in un mondo idilliaco fatto di colori e luci. Per
questo motivo i suoi quadri risultarono più accettabili dal pubblico del tempo (influenzerà Silvestro
Lega, Segantini e Pellizza da Volpedo)
Camille Corot
1796-1875
Nasce a Parigi da un’ agiata famiglia di commercianti, compie
numerosi Gran Tour in Italia, famoso resta quello del 1826 a 30
anni. Viene influenzato da John Constable ed inizia una produzione
di paesaggi storici o ambientazioni mitologiche allora di moda che
vendeva con successo. Ma la sua passione erano i paesaggi in mezzo
alla natura con la ricerca della giusta ombra e delle esatte condizioni
atmosferiche. E’ un realista classico. Inizia da questo momento una
doppia vita, detta doppio registro che caratterizzerà tutta le opere
future, scindendo la produzione ufficiale fatta di paesaggi classicheggianti con pastori e danze di
ninfe, con la produzione intima e privata fatta di ottimi ritratti e di paesaggi. Poi prende parte alla
Scuola di Barbizon dove diventerà un esperto paesaggista.
Nella veduta de Il Colosseo visto dai giardini
Farnese, 1826 la luce è mossa da una vibrazione.
L’atmosfera è trasparente e limpida, le forme
squadrate risaltano nella luce della giornata piena
di sole.
E’ proprio dei realisti riprendere più volte lo
stesso paesaggio, cambiando i soggetti ma riprendendo la natura, studiandone i cambiamenti della
luce e dei colori.
L’atelier di Corot 1865
Lady in blue 1874 - Corot
Realismo critico russo:
Battellieri del Volga di Repin 1870 e Lavori di riparazione della
strada ferrata di Savickij 1874. Il realismo valica i confini europei e
arriva anche in Russia dove la vita delle classi meno agiate è
drammaticamente documentata da questi ed altri artisti.
Macchiaioli (Firenze 1862)
Adriano Cecioni
1836 Fi - 1886 Fi
Giovanni Fattori
1825 Li - 1908 Fi
Telemaco Signo rini 1835 Fi - 1901 Fi
Silvestro Lega
1826 Fo -1895 Fi
In Italia non esiste un movimento realista come quello sorto
in Francia. Tuttavia, dopo il 1850 iniziarono a manifestarsi
fermenti vari che tendevano a superare il romanticismo.
Tra il 1855 e il 1867 si costituisce a Firenze un gruppo di
artisti definito «Macchiaioli» (nome dato per scherno dai
pittori accademici che lessero il termine sulla Gazzetta del
Popolo dove un anonimo cronista recensiva una mostra del 1862) per via della particolarità stilistica
che li accomunava: riproducevano l’impressione del vero dipingendo per macchie di colore netto,
senza velature ed effetti chiaroscurali, macchie dove mancavano i contorni tradizionali da mettere
sulla tela, le figure sembrano vibrare se la luce è molto forte. Sono quadri generalmente piccoli per
contrapporli a quelli accademici.
L’innovazione pittorica non fu solo di carattere formale perché essi posero fine alla tematica
religiosa e storica a favore della bellezza del disegno dal vero.
Il gruppo di amici che si riunivano al caffè Michelangelo di
Firenze sin dal 1855, era composto da: Adriano Cecioni,
Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, ed altri.
Cecioni, Fattori, Signorini e Lega sono accomunati dalla
partecipazioni alle campagne militari risorgimentali del 1848 e del 1859.
Da un punto di vista stilistico, quello dei Macchiaioli fu il gruppo più avanzato della scena pittorica
italiana. Il loro fu il movimento che più si è avvicinato a quello degli impressionisti francesi.
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Adriano Cecioni
1836-1886
Scultore, pittore, scrittore, volontario nel 1859, a 23 anni, alle
campagne d’indipendenza italiana.
E’ il teorico e l’animatore dei Macchiaioli del Caffè Michelangelo di
Firenze.
Predilige la scultura per fermare mome nti di vita quotidiana.
Clamoroso il successo del ‘Bimbo con gallo’ ottenuto all’Esposizione
di Parigi del 1870, scolpito due anni
La Moglie.
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Giovanni Fattori
1825-1908
• E’ il rappresentante più autorevole dei
Macchiaioli. Riprende dal vero scene di vita
militare con aderenza alla realtà, senza retorica
celebrativa.
• Affermò che l’arte deve trarre ispirazione dalle
manifestazioni della natura e dall’impegno sociale.
Va ricordato come acquerellista e acquafortista eccezionale.
acquerello = si dipinge su carta con colori trasparenti mescolati a gomma arabica.
acquaforte = incisione del disegno su lastra di rame mediante acido nitrico.
Questo quadro risorgimentale (232x348) vinse un concorso del
Ministero dell’Interno del Governo provvisorio toscano. Non
rappresenta il momento della battaglia ma il momento in cui i feriti
vengono riportati nelle retrovie per essere assistiti dalle crocerossine.
Non è quindi l’esaltazione dei valori eroici ad essere rappresentata bensì
la reatà della battaglia fatta di morti e feriti. Il quadro non ha ancora lo
stile della macchia ma è un disegno di chiaroscuro.
In vedetta - 1868 - Giovanni Fattori 37 x 57
collezione privata Valdagno. E’ un formato usuale per i
Macchiaioli. Questo quadro è di una semplicità unica:
tre soldati a cavallo, un muro in prospettiva trasversale
e il primo militare che staglia la sua ombra sul muro. I
soldati sono fermi, di vedetta, in uno spazio statico in
cui non si riesce a immaginare il nemico presente o
futuro. Le figure umane accentuano il senso di
profondità con lo scalare delle dimensioni, come pure
il terreno solcato da tratti obliqui con segni di ruote di
carri. E’ un colore intriso di luce che rievoca un’ abbagliante giornata assolata, e che nello
sfumare negli ultimi piani accentua la profo ndità. Il colore e la luce diventano gli elementi
strutturali del dipinto.
Pur costruito con i colori, quelli dominanti sono tuttavia pochi: il bianco variato con il giallo e gli
ocra più chiari nel muro, più intensi nel terreno interrotto qua e là da macchie scure di marrone e di
grigio azzurrino; al bianco si contrappone il blu scuro delle divise, ravvivate però dagli inserti
bianchi delle bandoliere e dei chepì, i cappelli; il nero e il bianco dei cavalli e lo sfondo fra rosa e
azzurro continuamente modificato nelle sfumature delle lunghe pennellate e da qualche piccolo
tocco bianco luminoso ad indicare un paese che si perde in lontananza. Lo sguardo di chi guarda è
attratto sul grande muro bianco per la sua chiarezza e la dimensione, muro obliquo che crea un
senso di tensione in un rimando continuo fra le tre figure dei cavalleggeri, suggerendo anche il
movimento dell’avanzare di quello in primo piano.
Il riposo (Il carro rosso) olio su tela, cm.88 x 170
Pinacoteca di Brera.
I buoi e il carro, forteme nte scorciato, assumono una
eccezionale monumentalità, ma dove sono ancora ripresi i
tagli netti fra il terreno in ombra bruno - verde, la zona in
luce di un giallo dorato, e l'azzurro del mare che chiude
l'orizzonte, su cui si apre un cielo celeste pallido
(cilestrino). Le zone di colore si distendono placidamente,
gravemente, come l'ora e il luogo e la solitudine chiedono. La linea spezzata, che fa sussultare la
terra e incide la costruzione del bove anteriore, suggerisce il tormento su cui grava l'ora calda. Il
carro rosso si fa prezioso sotto il sole; il contadino diventa una macchia e la lenta pazienza dei bovi
in questa giornata assolata danno un senso di beata solitudine.
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Telemaco Signorini
1835-1901
Partecipa agli eventi militari risorgimentali.
S’interessa alla pittura di paesaggio, conoscendo Corot.
Dal 1865 s’impegna con energia nel tema sociale riprendendo manicomi e
prigioni, per questo motivo era sgradito alla critica.
Bagno Penale a Portoferraio
Pascoli a Castigloncelli
Telemaco Signorini
Sala delle agitate a S. Bonifacio 1865 Lo stanzone chiuso, le grate in ferro e i
tavoli scorciati diagonalmente, ci danno il senso della reclusione di questo
manicomio femminile.
Il senso di prigionia aumenta se osserviamo attentamente la finestra a bocca di
lupo, altissima e irraggiungibile.
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Silvestro Lega 1826-1895
E’ tra i volontari a Curtatone nel 1848 contro gli austriaci. Dopo la guerra frequenta il Caffè
Michelangelo ma la sua evoluzione verso la pittura ‘ di macchia ’ è lenta e graduale. Ritrae
momenti di serenità familiare, qui sotto.
Si trasferisce a Piagentina, sui colli di Firenze, per dieci anni, dove trova ispirazione per i
suoi quadri. Il suo studio diviene luogo d’incontro di alcuni Macchiaioli, i quali si recavano
a dipingere dal vero.
Tra i suoi più famosi quadri troviamo: La visita e Il pergolato. Morirà poverissimo
all’Ospedale di Firenze il 21 settembre 1895.
L’educazione
Stornello
Silvestro Lega
La visita – 1868 I toni cupi rendono l’atmosfera della
giornata invernale, sottolineata dai grigi e neri delle vesti
della padrona di casa e di due ospiti, mentre la terza
sembra attardarsi a contemplare la scena, venendo a
costituire con il mantello di colore bruno un punto di
passaggio, prospettico e cromatico, fra il primo piano e lo
sfondo che si apre alla visione dei lontani colli. Il soggetto
è legato al mondo femminile, come accade frequentemente in Lega: le figure di donna sono una
presenza costante nella sua opera, così come la particolare attenzione riservata dall’artista al
mondo degli affetti e della vita domestica, che trova nella donna il proprio centro animatore.
Il pergolato 1868 olio su tela 75 x 93,5 cm Brera Nel dopopranzo
assolato, le signore si trasferiscono all'aperto, per godersi il piacere
di un caffè all'ombra del pergolato. La bambina, accanto alla tata,
chiede alla madre, che la guarda con amore, il permesso di giocare
dopo la costrizione dello stare a tavola. La giovane domestica,
bella e ben curata con al collo una collana, avanza rigida e
solenne con la caffettiera colma, sotto lo sguardo attento e severo
dell'anziana padrona. Nel quadro domina una atmosfera di calma e
serenità. Il giardino è rallegrato da fiori variopinti entro vasi di coccio posti sul muricciolo,
mentre il verde pergolato offre frescura alle signore, pur lasciando passare lunghe strisce di un
sole ancora caldo.
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Divisionismo
Gaetano Previati (1852-1920)
Giovanni Segantini (1859-1899)
Emilio Longoni (1859-1932)
Angelo Morbelli (1853-1919)
Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907)
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Nasce in Italia, circa nel 1880 e opererà fino al 1915.
Il Divisionismo era stato preceduto in Francia dal puntinismo di Seurat e di Signac che
avevano adottato il principio della scomposizione del colore con un rigore sconosciuto agli
italiani.
• I Divisionisti associarono ad un’ immagine di paesaggio o di interni, una componente
sentimentale che si traduceva in una struttura filamentosa della pennellata (Previati), o
materica (Segantini), o chiaroscurale (Morbelli).
• Nel 1891 presentano alla Triennale di Brera alcuni lavori a struttura filamentosa con una
separazione metodica del colore che impressionerà negativamente, con invettive e risate, il
pubblico presente formato dalla ricca borghesia.
La tecnica divisionista fu impiegata sia come strumento per approfondire l’indagine sulla realtà
(con interessi sociali in Pellizza da Volpedo, Morbelli e Longoni) sia per elaborare tematiche
letterarie e allegoriche.
Maternità -1891 Gaetano Previati
Ave Maria a trasbordo 1886 Giovanni Segantini
Pascoli di primavera 1896 Giovanni Segantini
L’oratore
dello sciopero
Per ottanta
centesimi!!
1891
Emilio Longoni
Angelo
Morbelli
1895
Quarto Stato - GiuseppePellizza da Volpedo – 1898 545 x
295 Villa Reale Milano
Il quarto Stato o il Cammino dei lavoratori 1898 (galleria
d’arte moderna di Milano). Questo quadro è l’ultimo di una
serie di cartoni d’ ispirazione sociale fra cui “Fiumana”,(a
Brera, Fiumana è arrivato nel 1986)“Ambasciatori della
fame”, venne esposto alla Quadriennale di Torino del 1902
senza successo. La composizione venne criticata per il riferimento ideologico. Venne acquistata nel
1920 dal Comune di Milano per pubblica sottoscrizione, ma relegato negli scantinati del Castello
Sforzesco e sottratto alla pubblica visione fino alla metà degli anni ’50. Diventò poi negli anni 80 e
90 il simbolo della presa di coscienza della classe operaia e fu utilizzato come locandine per il fim
“Novecento” di Bernardo Bertolucci.
Il Quarto Stato è l’opera più nota di Pellizza da Volpedo. E’ la rappresentazione di uno sciopero dei
lavoratori, in cui trova spazio la protesta di una madre con in braccio il suo bambino, operai e
contadini con alle spalle il tramonto, che avanzano nella luce verso l’avvenire.
Pellizza vi dedicò ben dieci anni, nei quali maturò la tecnica pittorica divisionista e una nuova
coscienza di classe, affrancata dal sentimentalismo popolare di sapore ancora romantico. Ai diversi
momenti di ideazione ed esecuzione corrispondono titolazioni
diverse: Ambasciatori della fame, elaborato in diversi bozzetti
tra il 1891 e il 1894; Fiumana, eseguita nel 1896, ma preceduta
da numerosi schizzi, appunti dal vero e fotografie; Il cammino
dei lavoratori realizzato nel 1898, poi denominato Quarto stato
nel 1901.La tela Quarto stato è conservata a Milano nel Museo
dell'Ottocento della Villa Reale o Villa Belgiojoso, quella
costruita dall'architetto Leopoldo Pollack nel 1790, in via
Palestro. In realtà non è facile trovarla in quanto è sempre in giro come prestito per le mostre in
Italia ed in Europa.