INcontro - Liceo Da Vinci

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INcontro - Liceo Da Vinci
Periodico del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci Anno Scolastico 2007-2008 Numero 3 Aprile-Maggio
I Nc o n t r o
02
INDICE
Ciao a tutti!
Ecco l’ultimo numero de “INcontro” di quest’anno. “Finalmente!” direte voi… Infatti ci
scusiamo per il notevole ritardo ma, come
al solito, la fine è sempre più dura dell’inizio.
Questa fine anno è stata più impegnativa
del previsto, soprattutto a causa degli imminenti Esami di Stato che riguarderanno
me, il Vice e numerosi altri membri della
Redazione. Ma come vedete, non vi abbiamo abbandonati: con questo concludiamo
le pubblicazioni per quest’anno scolastico,
salutando chi non potrà più avere il piacere
di scrivere il queste pagine perché proiettato in altri studi e salutando chi potrebbe
subentrare a noi tutti ragazzi di quinta che
lasceremo il liceo. Colgo l’occasione per
ringraziare tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questi numeri, specialmente la Preside e la signora Fiorenza.
Un in bocca al lupo a quelli che faranno gli
esami e… take it easy!
03 Il Papa e l’Italia
04 1942-’45: per non dimenticare
06 Cosa fanno sta sera in TV?
08 Ultima fermata: si scende
10 Quando il passato incombe sul
presente
12 Non smettere di cercare, giovane Werther...
13 Il reality show della cronaca nera
Mondo giovani
14 Il nostro futuro?
L’angolo della zanzara
16 Esiste...
Music box
17 Just for fun
Sotto la copertina
18 L’ultimo libro del favoloso Harry
Potter
La direttrice
Il Papa e l’Italia
A gennaio il Rettore dell’Università “La Sapienza” di Roma ha invitato il Papa ad inaugurare
l’anno accademico. La questione ha suscitato
malcontento e polemiche sia tra gli studenti
che sia tra i professori dell’università. I media hanno favorito la diffusione della notizia e
l’Italia si è trovata divisa in due: chi era d’accordo che il Papa inaugurasse il nuovo anno
e chi, invece, non vedeva di buon occhio la
richiesta di inaugurazione ad un simpatizzante di Feyerabend, che sosteneva: «La Chiesa
dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione
più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza
contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per
motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione», e quindi apertamente contro i principi della stessa Università!
I giorni a seguire sono stati pieni di manifestazioni contrastanti: chi pro, chi contro, tanto che lo stesso Papa ha declinato l’invito.
L’evento ha suscitato molto scalpore, anche
per l’intervento successivo in Piazza San Pietro del Pontefice, che ha parlato in pubblico
esprimendo il proprio rammarico.
per riflettere
to
Giusto momento
per riflettere
Giusto momen
L’accaduto è un ennesimo episodio di rifiuto di dialogo, dettato dal
pregiudizio e da posizioni così radicate da respingere persino l’incontro. Si è persa un’occasione di
confronto, e fra Scienza e Fede ,
a mio parere, a uscirne sconfitta è
la Scienza, la cultura laica, proprio
quella cultura che avrebbe potuto
dimostrare, in questo incontro, la
sua disponibilità al dialogo nel rispetto delle diverse posizioni.
Sembra, invece che a prevalere
sia stato il timore quasi la paura
del confronto, cambiando la strada
della “censura” e del pregiudizio.
Questo atteggiamento nono aiuta
di certo a “crescere” e inasprisce
le opposte posizioni. Ci si chiede:
chi ha ragione, la Fede o la Scienza?
Difficile dare una risposta, ma è sicuro che se ci chiudiamo al dialogo non avremo un futuro migliore.
Enrico Biscaro 2M
Humour
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23
24
26
27
29
Cruci-Romanzo
Annunci
Oroscopo
Vignette
Sudoku
Soluzione cruciverba
le
a
i
r
Ringraziamenti
o
26 Commiato
27 Hurry up, it’s time
INcontro
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1939, la Germania invade la Polonia… Inizia l’incubo della Seconda
Guerra Mondiale. Inizia il periodo
che verrà ricordato per gli anni a
venire come l’epoca più oscura e
terribile della nostra storia. Un’epoca segnata dalla sofferenza di un
popolo, dalle morti d’innumerevoli
innocenti e dalla crudeltà di un regime totalitario. Quante volte, sentendo nominare la parola “nazista”
la associamo immediatamente alle
espressioni “stermino ebraico”,
“Auschwitz” o “campi di concentramento”? Non a caso, infatti,
questi termini viaggiano appaiati
sui binari di quell’epoca storica
che si lascerà per sempre al suo
seguito una lunga scia di dolore,
ingiustizia e lacrime; ma non è l’illustrazione di una lezione di storia,
l’obiettivo di questo articolo. Non
è di date o politica che voglio discutere in queste poche righe che
mi sono state concesse. L’analisi
dei dati storici appartenuti a quel
periodo la voglio lasciare sui banchi di scuola, chiusa tra le pagine
di libri che non spiegheranno mai
l’atrocità dei momenti che troppe
persone hanno vissuto, me che
pochi hanno avuto la possibilità
di raccontare. Molti registi hanno
fatto di quel periodo uno tra i più
gettonati argomenti su cui creare capolavori cinematografici che
sono entrati a far parte della storia del cinema, e io non possiedo
di certo la presunzione di credere
di poter esprimere meglio di coloro che hanno sperimentato sulla
loro pelle le orribili leggi razziali
o la persecuzione scatenata
-
1945:
per
sul popolo ebreo. Voglio soltanto provare a far
riflettere quei ragazzi che, visto l’argomento
trattato in questo articolo, l’avranno certamente
evitato di leggere. A chiunque stesse leggendo
ora queste righe vorrei proporre un eclatante
esempio di come una ragazzina della nostra
età ha affrontato il periodo nazista: “Il diario di
Anne Frank”. Quanti di voi, alla vista di questo
titolo, non sbufferebbero o sospirerebbero liquidando questo articolo aspettandosi il solito
riassunto romanzato di quel libro che vi hanno
costretto a leggere? Tranquilli, non è su questo
che mi voglio soffermare, poiché gli argomenti
trattati in quel libro non narrano di episodi accaduti in un campo di concentramento o degli
orrori successi durante la deportazione. Il diario
della giovane Anne, infatti, termina quando la
ragazzina, appena quindicenne, viene catturata
dalle truppe naziste nell’appartamento segreto
di Amsterdam. Possiamo tuttavia, attraverso
le testimonianze riportate da coloro che sono
sopravvissuti al genocidio, tentare un confronto
tra la vita che un ragazzo della nostra età conduceva in un campo di sterminio e quella che
conduciamo noi tutti i giorni.
Pensiamoci. La mattina ci alziamo dal nostro
comodo letto dopo aver dormito tutta la notte
in un ambiente asciutto e caldo, ci dirigiamo in
bagno per prepararci per la giornata appena iniziata e facciamo colazione.
Un ragazzo deportato si alzava all’alba dopo
aver trascorso la notte in un giaciglio rimediato
in un angolo di una delle camerate in cui venivano stipate una cinquantina di persone. Lo
spazio vitale era di appena un metro quadro per
persona. Quando erano in pochi e l’ambiente
“ampio”. Successivamente il ragazzo si recava
ai posti di lavoro dove cominciava la sua lunga
agonia.
Noi trascorriamo intere giornate a scuola, chini
sui libri di testo, pensando già al momento in cui
torneremo a casa e troveremo il pranzo pronto
preparato dai nostri genitori.
non dimenticare
Ragazzi come la giovane Anne passavano le
loro giornate a scucire le scarpe di coloro che
erano già morti perché venissero usate in altro modo o bruciate insieme agli altri oggetti
personali di persone che non conoscevano.
Oppure portavano il cibo nelle mense dei soldati, come piccoli camerieri affamati che quelle
vivande non dovevano toccarle. I più grandi,
invece, pontevano già cominciare a compiere
lavori di fatica insieme agli adulti: trasportare
massi estremamente pesanti, scavare fosse
destinate ai compagni più deboli già destinati
a soccombere, quando non erano per loro, o
lavorare nei forni crematori. Della famiglia non
sapevano più nulla. Solo i più piccoli potevano
vivere con le madri -se non venivano divisi durante la deportazione- rischiando di non vederle più tornare dal lavoro. Se poi un ragazzino
era considerato troppo debole di costituzione o
presentava qualche difetto fisico, il suo destino
era già segnato e le famigerate camere a gas
sarebbero divenute le loro piccole tombe. Era
pertanto indispensabile, per mantenersi in vita,
cercare di avere un fisico il meno possibile provato da quelle macchine di distruzione. Questo
mi fa pensare a tutte quelle ragazze che, per
mantenere la linea, rifiutano qualsiasi pietanza…
Noi cerchiamo sempre di sfuggire ai nostri genitori, spesso lamentandoci dei loro comportamenti eccessivamente protettivi… Sono certa
che quei ragazzi avrebbero dato qualsiasi cosa
per avere accanto i loro genitori e si sarebbero privati di tutto pur di avere la certezza che
i propri cari stessero bene; anche questo mi
fa riflettere sui discorsi che sento per i corridoi
della mia scuola sulle bocche di ragazze che
vorrebbero più libertà, ma che nulla sanno di
come ci sentirebbe se si perdessero per davvero i parenti… E che dire di coloro che sfoggiano
svastiche e stelle di David come fossero trofei?
Mi fa rabbrividire vedere dei ragazzi portare
in bella mostra sullo zaino o scrivere sui muri
per riflettere
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1942
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quelli che sono stati i simboli per
eccellenza delle pagine più orribili
della nostra storia. Mi piacerebbe
chieder loro cosa desiderano dimostrare attraverso quegli atteggiamenti, perché io, forse a causa
della mia età, non credo serva assumere quel tipo di posizioni per
dimostrare il proprio valore… Per
tornare a noi, comunque, abbiamo
appena tracciato quello che potrebbe essere un rudimentale tentativo
di confronto tra la vita e i comportamenti dei ragazzi della nostra
età nei campi di concentramento e
noi. Mi sono voluta volontariamente astenere dai dettagli più raccapriccianti di cui erano protagonisti
quella gente –esperimenti chimici
sulla loro persona, abusi di ogni
sorta e svariati tipi di tortura- ma
spero di essere ugualmente riuscita a farvi riflettere sul perché sia
necessario continuare a ricordare.
Soltanto ricordando gli errori –e gli
orrori- del passato sarà possibile
non commetterne più nel futuro.
E forse, spero, non sbufferete più
quando vi chiederanno di leggere
libri come “Il diario di Anne Frank”
poiché quelli non sono il frutto degli
sforzi di un autore che ha scritto ciò
che gli suggeriva l’immaginazione,
ma i dolorosi ricordi di persone che
sono state costrette a vivere quei
momenti che noi giudichiamo una
perdita di tempo conoscere. Il che
mi sembra strano, dato che la nuova generazione preferisce l’horror
come genere letterario…
Maria Lavinia Piovesan 1° D
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Ormai ci facciamo sempre
meno questa domanda.
Quando un film o un telefilm ci interessa, lo sappiamo già dalla settimana
prima, grazie alle tonnellate di pubblicità che ci
sorbiamo tra un frammento e l’altro di trasmissione. Ma molte volte anche
i programmi più pubblicizzati ottengono uno share
(percentuale di telespettatori) inferiore alle aspettative. E cosa succede
allora? Si mette in moto
quello splendido meccanismo della televisione,
che tende ad assimilare
ogni programma al modello dei Reality Show, e ad
avvicinarvi ogni possibile
situazione. Calza a pennello l’esempio di qualche
mese fa, sul palco di Miss
Italia 2007. Prevedendo
che gli italiani a seguire
la gara sarebbero stati
relativamente pochi, Mike
Bongiorno e Loretta Goggi hanno litigato, partendo da un pretesto che fa
davvero pensare ad una
messinscena. La cantante non era stata chiamata
in scena da Mike all’inizio
del programma, e questo le ha dato modo
di dimostrare la propria maturità
davanti all’Italia, uscendo dallo studio (per ritornare quasi immediatamente, forse per salvare il proprio
stipendio). Ricorda un po’ le litigate
del Grande Fratello, che finiscono
con la stessa facilità con cui sono
iniziate; oppure gli spettacolini
dell’Isola dei Famosi, veri e propri
teatri di marionette che si insultano e si tappano la bocca. L’ultima
meraviglia della televisione risale
a poche settimane fa: il festival di
Sanremo. Pippo Baudo che rilascia
interviste ogni dieci secondi, lanciando ogni tanto una frecciatina
pungente e velata. Insomma, la televisione sta cercando di rinnovarsi,
ma sta ponendo come obiettivo del
rinnovamento un punto sbagliato. I
reality show saranno forse seguiti da molte persone, ma non sono
affatto programmi da consigliare.
Questo alle emittenti non interessa,
tanto c’è chi paga la pubblicità fior
di milioni! Ma come mai teniamo i
vecchi programmi come Sanremo e
Miss Italia e, anzi, li spezzettiamo
in più serate ancora, e cerchiamo di
costruirci dietro queste polemiche
fastidiose?
Perché la televisione italiana invecchia. Non abbiamo più presentatori
giovani in Rai e Mediaset. Teniamo la Dalla Chiesa, Baudo stesso,
Mara Venier, Magalli e infiniti altri.
Certo, qualche vecchio presentatore sta bene, ma a volte affiancare
sera in TV?
nuovi volti farebbe bene; e non solo
femmine dal fisico appariscente destinate a fare una o due comparse
in programmi poco visti.
Cercare di cambiare la televisione
è una speranza lontana, ma certamente possiamo dare una mano
guardando programmi costruttivi, o
quantomeno cercando di allontanare dai nostri schermi reality show e
programmi che ne prendono spunto.
E speriamo che le emittenti cerchino
per riflettere
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Cosa fanno sta
Giusto momen
una boccata di aria nuova,
con qualche presentatore
brillante e giovane che sostituisca i vecchi baluardi;
i quali, col passare degli
anni, non riescono più a
dare quel tocco nuovo che
è indispensabile per suscitare l’attenzione.
Enrico Cimitan 3° N
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Giusto momo e
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Correndo verso *** mi sono
trovato inconsciamente a
maledire ogni singola fermata che il treno faceva. Che
irritazione… non appena si
raggiungeva la massima velocità era anche già ora di
rallentare per la prossima
stazione.
Che lentezza.
Lentezza? Eppure si viaggiava come minimo a 130
all’ora, case strade campagne sfilavano veloci dal finestrino. Eppure era tutto cosi
stressante…
Ma pensando al di là della
mia impazienza, mi ho provato a domandarmi, a pensare perché fossi così insofferente verso quell’ora e
mezza impiegata a coprire
100 chilometri.
Tanto, di meglio da fare non
c’era.
Quindi… qual è il problema?
Questo treno è lento.
È lento per davvero o a me
sembra lento?
Non ci avevo pensato.
È tutto superveloce nel nostro mondo… informazioni,
canzoni, film: tutto è immediatamente disponibile e
fruibile a patto di avere una
connessione abbastanza veloce per il computer o un
telefonino sufficiente-
mente costoso. Velocità. Ecco quindi
l’ossessione subdola e inconfessabile,
esser rapidi. Tutto deve essere accelerato e praticamente istantaneo, altrimenti si è fuori.
Efficienza uguale velocità. Un’equazione valida dappertutto, oggi. Sarebbero
quindi spiegati la gara a offrire connessioni da diversi mega, i grandi progetti
di costruzione di arterie ferroviarie per
treni a velocità prossima ai 300 chilometri orari e tutti gli sforzi per costruire macchine che raggiungano velocità
sempre più elevate (per poi farci cosa
non si sa, visto che qui in certe ore non
ci si muove nel traffico da girone dantesco).
Ecco forse spiegata l’insofferenza per
tutto ciò che è lento (e quindi, di riflesso, antiquato).
La velocità da assuefazione, la rapidità
abitua troppo bene al punto che saltano
i nervi a stare in coda o a fermarsi in
tutte le città che un dannato treno tocca.
Però, ammettendo che non vedo l’ora
di arrivare, confesso che non mi sto godendo il viaggio. Come ci si può divertire quando ci sia annoia?
Il bello di un viaggio è la meta, ma anche, appunto, il viaggio.
Il desiderio di arrivare avere ancora tanta strada da fare, la voglia di accelerare
per arrivare e accorgersi che correndo
si vede un pezzetto di mondo, il quale
sembra sempre lo stesso eppure si presenta sempre diverso: in una casa, tra
le macchine che formicolano per le
strade, negli alberi che sfuggono alla
vista, tra nuvole sparse e nelle montagne che chiudono l’orizzonte.
Pensare oltre se stessi e guardare lo
spettacolo del mondo che si propone
durante un viaggio fa dimenticare gli
interminabili minuti di cui esso si compone. È il bello del viaggio, è lo scopo
del viaggio: vedere il mondo.
Se poi proprio vogliamo portare anche
più in là il pensiero, possiamo anche
accorgerci che, senza ricorrere ad un
luogo comune, anche la vita è un viaggio. Non è la meta che conta, è la strada che lo rende unico.
per riflettere
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ULTIMA FERMA TA: SI SCENDE
Ma la velocità è inebriante,
da assuefazione, uccide la
poesia del viaggio, soffoca
i pensieri che solo la solitudine, il paesaggio e la sensazione di essere proiettato
in avanti – dove non si sa
– suggeriscono e rendono
particolare un viaggio.
Il treno rallenta ancora una
volta. Un’altra fermata? Sì,
l’ultima. Si scende, il viaggio
è finito.
Stefano Maronese 5° F
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“Lettera a mio figlio mai
nato”. Sono queste parole a
riecheggiarmi in testa da settimane. Il cuore mi si stringe
un po’, mentre scorro quelle
frasi così cariche di dolore
e angoscia, che non vogliono suscitare pena, bensì
una profonda empatia. Ho
sempre detestato le manifestazioni di dolore eclatanti,
il mettere sotto gli occhi di
tutti la propria sofferenza,
esasperando con esibizionismo ogni zampillo di un cuore che sanguina; in questo
caso, però, è profondamente
diverso.
Così, dopo quarant’anni, si
torna a riflettere sull’aborto.
Per quanto mi riguarda è
la prima volta che riordino i
pensieri in modo sistematico
in merito a tale tema e devo
ammettere che non è affatto
semplice cercare di guardare
oltre i luoghi comuni e giungere alle radici del problema. Ciò che più mi stupisce
è come sia possibile trattare
in modo così aggressivo e
violento qualcosa talmente
delicato che, a mio parere,
andrebbe solo sussurrato.
Urla, insulti, villanie… ecco il
triste spettacolo che ci viene
offerto dal teatro della strumentalizzazione. Per
affermare la propria idea su quella altrui
tutto sembra lecito, non si deve guardare in faccia nessuno e non rispettare il
dolore altrui è solo la prima di una lunga
lista di mancanze.
È così che un atto di profondo disagio
e sofferenza diventa strumento per portare acqua al proprio mulino, subdolo e ignobile mezzo per attirarsi le più
svariate simpatie politiche o per meglio
affermare un’istituzione che percepisce
il proprio potere scemare velocemente.
Le parole si fanno complesse, pesanti
e opprimenti, si intraprendono lunghe
e inconcludenti discussioni cercando di
stabilire quando cominci la vita; compaiono magicamente i paladini della
giustizia del sesso debole, mancanti
unicamente del pennacchio al vento e
del destriero bianco. I luoghi comuni si
riversano con violenza fuori dalle bocche ipocrite di moralisti che credono di
portare Dio e la propria assoluta verità
nella tasca. Ebbene, miei cari signori
dalle tasche tristemente vuote, voi che
vi fate portatori del volere di Dio, imponendovi sulla maternità, voi che additate le donne che scelgono di abortire
come assassine, voi che recitate frasi
bibliche senza applicarle alla vita reale, vi siete mai fermati anche solo per
un momento ad ascoltare? Vi rendereste conto che “omicidio” e “assassine”
sono dei termini un po’ forti da pronunciare, se smetteste di urlare solo per un
attimo potreste sentire quanto inadatte
e terribili siano le vostre accuse e che
nessuno abortisce per il macabro gusto
incombe sul presente
di privare della vita la creatura che gli
cresce in grembo.
Così, dopo molte riflessioni, sono giunta
alla mia triste verità. L’aborto è prima di
tutto un dramma personale, un dolore
che si insinua nel profondo dell’anima e
che lì resta per sempre; è un male che
non abbandona più, costante, insanabile. Soprattutto è un dramma che non
può essere ignorato; non può scomparire con una legge che lo proibisca, poiché troppo radicato nel tessuto sociale.
Nessuno è a favore dell’aborto, semplicemente si deve avere l’intelligenza di
riconoscere l’esistenza del problema e
restare conformi ai propri principi morali senza limitare la libertà altrui. Proibire l’aborto non solo lede i diritti di un
essere umano formato e pensante, ma
rappresenta anche una chiara mani-
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Quando il passato
Giusto momen
festazione di indifferenza di
fronte a un problema reale,
un ritorno ad un passato retrogrado.
È necessario aprire gli occhi
e avere il coraggio di guardare la società senza limitarsi a
disprezzarne i vizi, a giudicare; ci si impegni per cambiarla, se davvero si crede che la
vita sia sacra. Venga lasciato il giudizio a chi di dovere,
sarà sicuramente più misericordioso.
Mi sento infine di invitare tutti
a riflettere con coscienza in
merito a tale tema, per scongiurare un triste ritorno al
passato.
Stefania De Marchi 5° E
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A volte basta una frase a ispirarmi,
nella testa scatta un meccanismo
le cui logiche non sono in grado di
controllare e i piccoli ingranaggi del
mio cervello iniziano a muoversi,
un po’ arrugginiti.. Il ritmo aumenta, le parole vengono scandite ora
veloci,ora lente….Non capisco. Le
sento muoversi vorticosamente
come lunghe frecce che descrivono archi sinuosi sopra un orizzonte
indefinito.
E allora via alle parole, via allo
scorrere rapido e insensato delle
frasi..
Forse è vero… le parole indefinite e vaghe infondono un senso di
appagamento, l’animo è appagato
dal senso di incertezza, si culla in
un oceano di solerte abbandono…
Pronto a scattare per fronteggiare
ogni tipo di conseguenza. È un piacere spasmodico, che trova spazio
nella contraddizione, e completa la
ricerca affannosa della felicità…
L’uomo non fa che cercare la felicità, correndo, arrancando affannosamente, e a volte si sente fluttuare
nell’aria, abbandonato, sorretto dal
debole vento dell’incertezza, che
non è dolore, non è gioia… Come
una bolla di sapone che, leggera,
ineffabile, diviene preda della violenza dei venti…
Dimmi, cos’è per te la felicità…
È la ricerca di un fiore azzurro, è un sorriso, un
bacio, un grido…è quello che provi mentre cerchi, e non quello che trovi alla fine della tua corsa.
Dimmi, cos’è per te il dolore…
È la muta speranza di non trovare mai quel fiore, per non perderlo,per mantenere l’illusione di
qualcosa di eterno, che la tempesta e il vento
non possano distruggere, è la tragica consapevolezza di aver perso ciò che faceva respirare il
tuo cuore, è la noia, o la tediante indolenza. È
indifferenza.
Dimmi ora,dopo l’ennesimo rigetto del mio cuore
nuovo, dove trovare la speranza…
Se in scrigni d’orati tempestati di pietre, o in grandi castelli dalle stanze di freddo cristallo. Sono
stanca di fiabe di principi dalle spade scintillanti
e principesse dalle lunghe chiome… Raccontami
la libertà e il vento, le cime innevate delle montagne e gli ultimi turbini di foglie bagnate di sangue
autunnale.
E cercando altri fiori e orizzonti nuovi ogni giorno, mostrami l’altra faccia della luna.
Dimmi dove fa male.
Ecco… dimmi, ora, dove esercitare
la pressione…Dove il tuo ego diviene fragile, indeciso, dove la pienezza delle parole riesce a smuovere
l’alto, invalicabile muro della tua
indifferenza.
Stefania De Marchi 5° E
Il reality show della
cronaca nera
Nell’odierna società molti di noi si trovano a vivere passivamente i cosiddetti fatti di cronaca nera.
Questi non ci turbano poiché ci appaiono distanti, noi siamo semplici spettatori, non coinvolti emotivamente se
non da una morbosa curiosità che porta al desiderio perverso di conoscere
i dettagli dell’ultima strage in famiglia,
della morte di un bambino innocente,
del caso di mala sanità italiana… e potrei continuare la lista.
Cogne, Garlasco, Erba, Meredith sono
solo gli ultimi quattro casi che continuamente si trovano sbattuti sulle prime pagine dei giornali e che si sono
resi tristemente famosi per l’esibizione
esuberante e continua da part dei media.
È oramai una consuetudine la presenza di fatti di cronaca nera, sempre più
sconvolgenti, nel nostro paese.
I mezzi d’informazione ne enfatizzano
l’esistenza grazie ad interi mesi di tamtam assillante in cui puntate e speciali, con tanto di psicologi e criminologi,
presentano tranquillamente tutti gli
aspetti e i particolari più raccapriccianti degli ultimi crimini, tanto da portarli
all’esasperazione e molto spesso alla
banalità.
Non ci si deve perciò stupire se l’essere umano sta sviluppando una preoccupante insensibilità per i misfatti più
crudeli ed i delitti più efferati.
L’unico risultato di tutto ciò è quello di
scatenare nella gente “malata” lo spirito di emulazione; credo non sia un
per riflettere
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Non smettere di cercare,
giovane Werther...
Giusto momen
caso che negli ultimi anni i
fatti di cronaca nera siano
aumentati sensibilmente.
In queste tristi vicende nulla
di privato esiste, è il reality
show dell’orrore, “la gente
deve e vuole sapere”, dicono i giornalisti senza scrupolo, nascondendo abilmente
quello che per loro è solamente una occasione in più
per sfondare o per guadagnare.
C’è un limite a tutto ed il livello di speculazione è molto alto, in queste situazioni
si pensa relativamente poco
all’ambito umano e molto a
ciò che si può ricavare, in
termini di denaro e pubblicità, dal dolore delle persone.
Abbiamo molto da imparare,
innanzitutto il saper mantenere un’etica sociale e non
assecondare questo processo che sta diventando un
vero e proprio teatrino dell’orrore.
La dignità di ogni persona,
viva o morta che sia, ha il diritto di essere rispettata e di
non essere coinvolta all’interno di un macabro gioco a
cui non ha chiesto di partecipare.
Valentina Bovo 5° E
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vani
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g
un mondo dove il potere è irraggiungibile da noi, perché, ormai, con la globalizzazione, anche un cambiamento
dovrebbe essere, di conseguenza,
globale, quindi troppo grande. Siamo
trascinati dalla corrente frenetica di
una società autodistruttiva. Ma come
sarà il futuro, quando saremo noi le
persone in prima linea e dovremo riuscire a risolvere tutto il male che i no-
stri padri ci hanno lasciato?
Forse siamo ancora in grado
di cambiare le cose, se abbiamo la forza di reagire a
tutto questo, in primo luogo,
capendo ciò che stiamo diventando e ciò che ci hanno
fatto diventare.
vani
cambiamento anche a livello politico:
siamo inermi, destinati a faticare anni
prima di trovare un lavoro per il quale
probabilmente guadagneremo poco e
dovremo attendere anni di duro impegno prima di essere riconosciuti per
ciò che valiamo, ma saremo sempre
a livelli più bassi di altre persone il cui
unico merito è stato aver avuto fortuna. Questo problema nasce da diversi
fattori: il mondo globalizzato è troppo
grande ed è governato dalla sola economia, che preclude qualsiasi valore
morale. Secondo questo sistema è
più comodo, per esempio, utilizzare
manodopera di sfruttamento a minor
prezzo dai paesi poveri, piuttosto che
un esperto di un paese ricco che andrebbe però pagato di più. Viene ovviamente scelta la prima possibilità, a
discapito di entrambe. E’ un sistema
selettivo, la legge del più forte, in una
società che ci educa a non pensare,
tramite il mercato che sfrutta noi giovani per la propria crescita, in quanto
siamo un buon partito per vendere e
guadagnare. Mass media, prodotti,
false morali, tutta una rete di guadagno, che non si interessano minimamente di ciò che sentiamo, che non
si rendono conto che educano alla pigrizia, che sfocia inevitabilmente nel
nichilismo; lo fanno a NOI, il futuro
di un mondo ormai rovinato. In questo modo cresciamo con un modo di
pensare, come già detto, basato sull’immediatezza, sulla convinzione che
non potremo mai cambiare le cose in
gio
Cos’è questa sensazione
che pervade noi giovani,
questa sensazione di precarietà e di insicurezza quando guardiamo avanti verso il
nostro futuro? Forse molti di
noi non se ne rendono conto… Siamo spinti da questa
società a pensare al presente, all’immediato, unica
certezza che possediamo.
Non siamo solo noi, però, a
non renderci conto che c’è
un problema di fondo, ma
anche la generazione precedente, che non ci lascia
spazi e non ci insegna realmente a vivere. In un mondo che sentiamo al termine,
siamo lasciati a noi stessi,
gettati, impreparati, in un
ambiente troppo frenetico
ed in costante mutamento.
Per capire tutto questo basta guardare il mondo politico: al potere sono sempre i soliti anziani ormai
da decenni. Quanti giovani
vediamo? Pochissimi, e comunque non viene data loro
la possibilità di sfruttare al
massimo le loro potenzialità, sicuramente maggiori di
quelle di un uomo che ha
già fatto la sua esperienza
di vita. Questo non fa altro
che farci perdere le speranze in un qualsiasi
o
Il nostro futuro?
Mond
Enrico Baccichetto 3° N
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Mond
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anzara
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condanna è stata mite: se lo avessero
condannato all’ergastolo, probabilmente avrebbe dato un mega party con centinaia di invitati)
Esiste un paese in cui…
… ad un comune viene interrotta la fornitura di corrente elettrica
perché da mesi non paga le bollette.
Esiste un paese in cui…
… lo Stato ha un debito di 1620
miliardi di euro.
Esiste un paese in cui…
… una città, peggio, una regione, naviga a vista in un mare di spazzatura e dopo 15 anni e un mare altrettanto sterminato di soldi spesi, non riesce
a vedere la terraferma.
Esiste un paese così?
Esiste.
Stefano Maronese 5° F
Ecco l’ultima opera dei Persiana Jones,
storica band simbolo dello Ska made in
Italy.
Ritornano, dopo quattro anni dal loro ultimo album, con questo disco divertente e
da ballare. La band torinese, che iniziava
a perdere lo spirito nei suoi ultimi lavori,
trova finalmente il modo per rinnovarsi
nel modo giusto, introducendo nella loro
musica prettamente Ska-Punk il lavoro
del DJ Ciaffo, che si integra perfettamente nelle sonorità del gruppo, dando alle
canzoni un tocco di innovazione ben riuscito. Il suono del disco è, in poche parole, fresco e rinnovato come le loro opere
più vecchie. Certamente alcune canzoni tendono ad essere ripetitive, ma nel
complesso le 14 tracce che
compongono “Just for fun” si
ascoltano con piacere. Sono
presenti anche quattro ospiti
in quest’album: Bunna, il vox
degli Africa Unite, che canta
splendidamente una cover
di Hooked on a feeling, Tony
Mancino, al quale viene affidata una strofa di Mai ed infine Paolo De Angelo e Peter
Truffa, rispettivamente al sax
e pianoforte, i quali provengono dai Blue Beaters. I testi non sono assolutamente
banali e si trovano spesso in
contraddizione con la musica
allegra; sembrano narrare la
storia del gruppo e la storia di
un po’ tutti noi, iniziando con
La tua vita cambia, ma il loro
spirito rimane, con la settima traccia “Non è cambiato
niente”, e termina, lasciandoci con l’amaro in bocca,
con Tutto finisce, che lascia
presupporre l’assenza di un
futuro con questa band.
In conclusione, un disco vicino all’eccellenza, le cui
canzoni sicuramente sarebbero perfette per un concerto, ma anche per chi vuole
semplicemente divertirsi per
tre quarti d’ora lasciandosi
andare.
box
Esiste un paese in cui…
… un partito che
conta solo tre senatori riesce
a far cadere un governo nonostante avesse preso l’impegno di sostenerlo, all’inizio
della legislatura.
Esiste un paese in cui…
… un partito si ritira
da una coalizione di governo
giustificandosi con “è finita
un’esperienza” (Ma neanche
quando si scarica una fidanzata si usano parole così…)
Esiste un paese in cui…
… senatori dello
stesso colore si insultano,
alzano le mani, si sputano
addosso durante una seduta
e poi, con gran faccia tosta,
compaiono davanti alle telecamere affermando caparbi
che non avrebbero mai e poi
mai osato arrivare a tanto?
Esiste un paese in cui…
… un politico con cariche istituzionali condannato
a cinque anni di reclusione,
non è obbligato a lasciare
la poltrona perché nessuna
legge lo costringe a farlo.
Esiste un paese in cui…
… il sopra citato condannato, prima di rassegnare
“sua sponte” le dimissioni festeggia con collaboratori ed
amici con cannoli e champagne. (E per fortuna la
Just for fun
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Enrico Baccichetto 3° N
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L‛angolo
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18
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Ministero della magia è ormai sotto
il controllo del Signore Oscuro, come
Hogwarts d’altronde, sia perché i tre
non hanno idea del luogo in cui siano
custoditi questi oggetti. I doni lasciati
da Silente in eredità ai tre “eroi” sembrano apparentemente inutili, la morte
sempre più vicina.
L’amicizia, l’amore, la fiducia, il coraggio, tutti contenuti nel romanzo aiuteranno i protagonisti ad andare avanti,
consapevoli del fatto che il destino del
mondo magico dipende solo e soltanto dalla loro missione.
Si scoprono nuovi dettagli sulla vita
di molti personaggi, alcuni ancora
vivi, altri morti già nei libri precedenti, che in alcuni casi fanno rimanere a
dir poco stupiti; si ripercorre il passato
in un’avventura piena zeppa di colpi
di scena alimentati dalla suspence,
in cui ogni momento sembra l’ultimo.
Le molte domande con cui l’autrice ci
aveva lasciato otterranno risposta, la
quale spesso va “oltre l’apparenza”,
usando le parole scritte nella parte interna della copertina.
Si sa che prima o poi Harry dovrà
scontrarsi direttamente con Voldemort
e che sicuramente uno dei due morirà
affinché l’altro possa sopravvivere…
ma non desidero di certo svelarvi il finale!!! C’è poi quella scritta: “Diciannove anni dopo” che apre l’epilogo della
serie e fa capire in sette pagine cosa ne è stato di chi è
sopravvissuto alla battaglia
finale, o almeno dei personaggi più importanti…
La fine mi ha purtroppo lasciata un po’ perplessa,
spero che per chi prenderà in considerazione il mio
consiglio o che lo hanno già
letto non sia così, ma come
grande fan della serie mi è
sembrata leggermente ovvia. Non posso dire di certo
che il libro non mi sia piaciuto: infatti l’abilità di J. K.
Rowling di lasciare il lettore
col fiato sospeso, la rivelazione di un personaggio che
coglie alla sprovvista, il fatto che è un libro da leggere tutto d’un fiato, tutto ciò
rende questo ultimo capitolo speciale e inimitabile, da
leggere, rileggere e leggere
ancora.
Come sempre mi auguro
che consideriate il mio consiglio e vi auguro buona lettura!!
pertina
Finalmente nella notte tra il
quattro e il cinque gennaio
di quest’anno è arrivato nelle librerie italiane il settimo e
ultimo libro di Harry Potter.
La saga del famoso maghetto oltre ad aver reso la
sua autrice la donna più ricca del Regno unito (perfino
più della stessa regina!!) e
detenere i record di volumi
venduti, è una delle serie di
libri fantasy più belli che ci
sia. Alcuni non amano i libri
di J. K. Rowling, ritenendoli
insignificanti; io non sono
fra questi e desidero consigliarvene la lettura. Propongo inoltre a coloro a cui non
piace di provare ad iniziare
dal quarto volume: è da qui
infatti, che viene fuori la
storia vera e propria, anche
se ovviamente andando in
ordine è un’altra cosa.
In “Harry Potter e i doni
della morte” Harry, affiancato da Ron ed Hermione,
è impegnato nella ricerca e
distruzione degli Horcrux, i
“contenitori” dei pezzi dell’anima di Voldemort; questo compito risulta molto
difficile, sia perchè il
co
L’ULTIMO LIBRO DEL
Sotto l
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FAVOLOSO HARRY POTTER
Giorgia Bincoletto 2° N
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Sott
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Dopo l’esperienza (forse un po’ troppo ardua, eh?) del precedente azzardato
cruciverba.. Ecco qualcosa di più appetibile: chi non ha mai sentito parlare
dei protagonisti di questi romanzi, il “cult” della letteratura con cui ci tormentano – nel bene e nel male - fin da bambini?
…La risposta sarà un dibattutissimo progetto realizzato quest’anno dagli
studenti del liceo!
1.
Bel lord inglese con diecimila sterline l’anno e padrone di mezzo
Derbyshire (anche se la metà povera!), pieno di pregiudizi, onesto, orgoglioso, altezzoso e introverso. Cosa aspettate a richiederlo come marito?
(1895)
2.
Scapestrato e irrequieto “giovane”, pronto a lasciare il prestigioso
istituto che frequenta per un’insolita avventura nella Grande Mela, per la durata di una settimana! (1951)
3.
Commerciante agile e raziocinante, capace di mettere a frutto tutte
le sue conoscenze per una vita da vacanza ai tropici con l’eccezione di…
essere quasi del tutto solo su di un’ isola deserta! (1719)
4.
Un incredibile sogno in cui un “bizzarro cavaliere” errante, guidato
dal suo agile scudiero, attraversa la penisola iberica alla ricerca delle più
stravaganti avventure... rimediandoci sempre sonore sconfitte. (1605)
5.
I viaggi per mare vanno sempre di moda, ma questi sono dei più
strani che mai! Tra cavalli parlanti, gnomi e giganti… riuscirà a tornare in
patria il nostro eroe? (1726)
6.
Un tenero ragazzino, sbatacchiato tra orfanotrofi camini e bare in
una Londra criminale, si ritrova a far pare della malavita: tante disavventure,
ma infine una vera famiglia. (1838)
7.
Quando la pura forza di volontà e l’ostinazione si mettono d’impegno… Ecco ricreare una splendida armatura, con tanto d’un cavaliere tutto
onore e lealtà annesso. (1959)
8.
Un consiglio a tutti i fumatori: mai rivolgersi allo psicanalista quando
si vuole smettere, altrimenti ne possono uscire di tutti i colori dalla propria
coscienza… Come in questo caso! (1923)
9.
Una fiaba di burla ed inganno, forse simile alla nostra realtà: in esso
si muove questo legnoso protagonista, tutto preso da monete d’oro e fatine,
e grilli e balocchi! (1881)
10.
Per chi ama questo migliore dei mondo possibili, meglio non s’arrischi in questo romanzo. Alla ricerca dell’amata Cunegonda tra tragedie e lutti
inenarrabili, sempre “puro” e mosso da insanabile ottimismo. (1759)
11.
Una vendetta tramata nell’ombra di anni e anni, un “conte” misterioso che grazie ad un fortuito tesoro non ha abbandonato ogni speranza, dopo
tanta prigionia in un’isola da cui prenderà il famoso e temibile nome. (1844)
12.
Lo sdoppiamento e il dilemma tra bene e male affascinano a tal punto un esperto dottore, da provarlo sulla propria pelle: e rivelare questa celata
parte crudele, pronta a farsi valere! (1886)
13.
Ed è così che, morto per tutti tranne che per se stesso, può vivere
questa nuova vita: libero da ogni vincolo, tra roulette e filosofia, pur di sfuggire all’onerosa vita in famiglia di un’opprimente Sicilia natia: ma il sogno non
può durare a lungo... (1904)
14.
Parto della paura umana verso il desiderio di onnipotenza: un mo-
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romanzo
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cruci
Hu
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Vendo cellulare quasi nuovo, ottimo
stato, UMTS/GPRS/Tri-band, lettore
mp3, riproduce video e foto, funzione
radio FM, fotocamera 3 megapixel,
MMS (inclusa scheda con 300 messaggi multimediali prepagati) e, attenzione, PUO’ ADDIRITTURA TELEFONARE, eccezionale, 200€ trattabili.
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Stella Serena Grosso, 5° I
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stro indicibile creato da terribili esperimenti, ma capace anche, in punto di
morte, di capire sofferenza e pietà. (1818)
15.
Come vi sentireste se un bel giorno, preoccupati solamente del vostro abituale lavoro… Vi svegliaste con due belle antenne e tante zampette
pelose, nel completo parapiglia generato nella vostra famiglia? (1915)
16.
Egregio capostipite dell’arte deduttiva, tra sviolinate e sanguinolenti
omicidi, mai una volta che aiutato del fido assistente non sappia risolvere un
caso… Elementare! (1902 ca)
17.
La bambina dai viaggi onirici più logico matematici che esistano:
alla rincorsa d’un coniglio perditempo, tra pazze ore del tè e non compleanni
da festeggiare, chi non vorrebbe farci un salto? (1865)
18.
Una vita di dissolutezza tra lusso e lussuria per questa dama di
provincia, annoiata da una vita troppo rigida negli schemi sociali francesi:
romanticheria e contrasti per un tragico finale. (1856)
19.
Si può trasformare un angelo nel peggiore dei demoni? E’ quello
che il cinismo e troppa bellezza portano a questo giovane, aiutato da un quadro ammaliante a nascondere ogni genere di commessa atrocità. (1890)
20. Il romanzo più amato di tutti i tempi: generazioni e generazioni di studenti
(altro che “venticinque lettori”!) a seguire col fiato sospeso l’intricata vicenda
d’amore di questo lombardo protagonista, tra peste e religiosità, per un “romantico” e dolce finale. (1827)
Scuoiatore cerca amici per la pelle.
Cuoco stufato cerca relax.
Cantina sociale liquida tutto.
Ex fabbrica di parchimetri svende
bagni a pagamento per cani.
Vendo ciclomotore “Piaggio Vespa”,
ottimo stato, esclusi parti meccaniche, manubrio, ruote e carrozzeria,
vero affare.
Vendesi palestra di boxe. Garantiti
grossi incassi. Si necessita di n.30
cartoni per trasloco.
Partecipate al meeting internazionale dell’albo dei dentisti. Estrazione (di
premi, ovviamente) a fine serata.
ur
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Appalto per distribuzione quotidiani
nel penitenziario locale. Si assicura
che andranno a ruba.
Vendesi
Nicola
Favaretto di 2 °O,
autore di questi
annunci...
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Ariete
“In The End” – Linkin’ Park. È la fine, questa! Finalmente!
E “it doesn’t even matter” chissenefrega, è andata come
è andata! Ora solo relax allo stato puro!
Toro
“My Brain Is Hanging Upside Down” – The Ramones.
È giunto il momento in cui potete appendere il cervello
“al chiodo”. Spontaneamente o con l’ausilio di qualche
divertimento estivo!
Gemelli
“The Passenger” – Iggy Pop. Ami i viaggi e non vedi l’ora
di poter partire, saltare su un treno e guardare il mondo
attraverso un finestrino, vedere le stelle spuntare nel cielo… e viaggiare viaggiare viaggiare…
Cancro
“It’s A Long Way To The Top” – AC/DC. È sempre faticoso
raggiungere il top… ora potete rilassarvi e dedicarvi al
dolce far niente e… al rock!
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Leone
“Permanent Vacation” – Aerosmith. Ormai siete in vacanza… beati voi! (che chi ha gli esami *!#!.) Sarebbe al
massimo però stare in una vacanza permanente, come
Steve Tyler e soci… beati loro!
Vergine
“Why Don’t You Get A Job? – The Offspiring. Una frase
molto usata dai genitori in periodo estivo. Non è una
cattiva idea… piuttosto di combinare un emerito tubo
tutto il giorno, no? (no)
ur
Ecco voi un oroscopo originale… una canzone per ogni segno! E se non vi
passa proprio nulla in queste vacanze, perché non ve le andate ad ascoltare?? Buon divertimento!
estate 2008
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Oroscopo
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Bilancia
“Alive” – Pearl Jam. Siete ancora vivi dopo quest’anno estenuante? Bene! E se qualcosa non è andato per il verso giusto… ricordatevi che ci sono ben altre mazzate più dure!
Scorpione
“Cannabis” – Ska-P. Non lasciamoci trasportare dall’entusiasmo,
in queste vacanze…
Sagittario
“Holiday” – Green Day. Anche ora che siete in vacanza, rimanete
svegli su quello che succede nel mondo. Ci sono i ragazzi di Berkeley che ci ricordano che in giro c’è ancora la guerra.
Capricorno
“No One’s Listening” – The Goo Goo Dolls. Anche voi come tanti
altri non hai ascoltato nemmeno la minima parola, in questi ultimi
tempi. Peccato che questi “ultimi tempi” durino da settembre!
Acquario
“Welcome To The Jungle” – Guns n’ Roses. Axl Rose vi invita a
tuffarvi in una giungla intricata di divertimenti. Se non avete gli
esami… approfittatene!
Pesci
“Don’t Look Back In Anger” – Oasis. Eddai, non vi incazzate! Basta rimuginare sul passato… e maledire la prof. di latino! Ormai
è andata così! “Step outside the summertime’s in bloom”, uscite
e godetevi l’estate!
Stefano Maronese 5° F
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Sudoku
Vignette
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Maria Lavinia Piovesan 1° D
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Soluzioni del cruciverba già pubblicato:
Alternativo
Ungaretti
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Ariosto
Leopardi
Carducci
Pascoli
Boccaccio
Manzoni
Foscolo
Alighieri
Verga
Tasso
Petrarca
Divina
d’Annunzio
Reluma
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Soluzioni del cruciverba di questo numero:
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Machiavelli
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Sudoku
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Soluzione
cruciverba
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Darcy
Holden
Robinson Crusoe
Don Chisciotte
Gulliver
Oliver Twist
Agilulfo
Zeno
Pinocchio
Candido
Montecristo
Mr Hyde
Adriano Meis
Frankenstein
Gregor Samsa
Sherlock Holmes
Alice
Madame Bovary
Dorian Gray
Renzo Tramaglino
La soluzione è: Costituzione Italiana
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nti
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zi
per un momento ogni tanto ad ascoltare quello
che accade attorno a noi, leggere, pensare.
Pensare.
Crediamo, e non a torto, che non ci sia cosa più
importante di poter esercitare il libero pensiero,
di potersi costruire un’idea personale sul mondo
che non segua belando il gregge dell’opinione
comune.
Crediamo di aver cercato di spingervi a ragionare un po’, di avervi spiegato le nostre idee perché
voi ne possiate avere delle vostre.
Noi della redazione abbiamo, ognuno a modo
suo, condiviso questa illusione.
La nostra avventura, per noi che siamo in quinta,
volge al termine. Lasciamo a voi di continuare
a condividere questa illusione. Potete scegliere
di avere un’idea vostra, di comunicarla, di partecipare - sì, anche ad un giornalino - o potete
scegliere di subire le idee degli altri, di conformarvi al pensiero comune, di sparire nel grigiore
della massa.
“Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione. E lì dove una volta c’era la libertà di obiettare,
di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno, lì ora avete censori e sistemi di sorveglianza, che vi costringono ad accondiscendere
a ciò. Com’è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che
dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una
volta, a dire la verità, se cercate un colpevole…
non c’è che da guardarsi allo specchio.”
Dal monologo di V in “V per Vendetta”
Grazie quindi per la vostra attenzione, grazie a
chi ha collaborato e a chi ha criticato, grazie per
averci letti.
Buona continuazione dell’avventura.
Il direttore
Il vice-direttore
La redazione
Tic tac tic tac… Il tempo in queste ultime settimane di scuola sembra cambiare di continuo il proprio scorrere, solo in apparenza costante e implacabile; diviene ora rapido, ora lento. Il calendario
fino a poco fa segnava quel lontano 2002, quando piccoli e inesperti varcavamo le soglie umide
e un po’ tetre di questo mostro di cemento che
ormai non ci fa più tanta impressione. Percorrendo nel silenzio i corridoi di questo liceo, uno dopo
l’altro, riaffiorano alla mente tutti i ricordi della mia
permanenza qui, cerco di pensare a ciò che mi
mancherà… Prima di tutto e soprattutto le persone con cui ho condiviso momenti bellissimi ma
anche molto difficili; in secondo luogo il caffè di
prima mattina al bar, i libri polverosi della biblioteca, lo sguardo sperduto di chi è alle prime armi,
questi stessi corridoi che, i primi tempi, mi apparivano le braccia di un interminabile labirinto.
È incredibile ma siamo giunti alla fine, qualcuno
all’improvviso ha fatto scorrere uno dopo l’altro
i fogli di quel calendario. Com’è beffardo il tempo. Quanto è stato atteso questo momento, quei
giorni con quattro interrogazioni e un compito…
quanto è stata sospirata l’indipendenza, al momento di giustificare un ritardo, quanto abbiamo
agognato quel sano menefreghismo dei professori universitari, la fine dei colloqui coi genitori,
quanto abbiamo accarezzato l’idea di una più libera gestione del tempo, il sabato libero… Eppure ammettiamolo, ora che tutte queste cose sembrano così vicine da poterle sfiorare, avvertiamo
una punta di nostalgia e il futuro, questo salto nel
vuoto senza paracadute e senza troppe certezze,
fa un po’ paura.
A coloro i quali come me affrontano, incrociando le dita, l’ultimo anno di questo liceo, che ha
generato un misto di emozioni diverse che ora
affollano confusamente la nostra mente, mi sento
di dire che solo chi perde qualcosa ritrova qualcosa e che, prospero o arido che sia stato il nostro
passato, ora tutti hanno la possibilità di ricominciare daccapo. Cerchiamo di vivere con tranquillità queste ultime settimane, ricordando sempre
che le valutazioni ci qualificano per
le nostre abilità e non per le persone che siamo. Probabilmente non ci
sarebbe il tempo per ringraziare una
per una le persone che hanno reso
indimenticabili, sotto ogni punto di
vista, questi cinque anni di liceo…
Scelgo dunque di ringraziare tutti
indistintamente, attraverso questo
giornale, perché ognuno di voi ha
contribuito in qualche modo a farmi
diventare, in positivo o in negativo,
la persona che sono.
Auguro a tutti buona fortuna per il
futuro, siano essi nel mezzo del loro
percorso al liceo o stiano per arrivare
al termine, con particolare riguardo
per questi ultimi. Sono orgogliosa,
nonostante qualche delusione, di
aver rappresentato in minima parte
questa scuola, e spero che in futuro
vi siano altre persone che sognino,
come me, un ambiente sereno e
spazi per poter pensare e parlare
liberamente. Un grazie particolare,
permettetemelo, va agli altri tre rappresentanti d’istituto, Alessio, Vittore
e Alberto, che nel corso di quest’anno hanno lavorato moltissimo, insieme a me, allo scopo di porre le basi
per una scuola un po’ più vicina agli
studenti. Grazie anche alla Preside,
con cui abbiamo cercato di stabilire
un dialogo onesto.
Sta a voi che vi trovate “nel mezzo del cammin di questo liceo” impegnarvi per ottenere quello che
desiderate e per rendere migliore la
vostra scuola. Ancora buona fortuna
a tutti e buone vacanze!
enti
Cari lettori e compagni di scuola,
siamo al crepuscolo di quest’anno
scolastico, molti di voi ci arrivano stanchi morti e stufi ed esauriti
come non mai; molti di voi annusano già il profumo di tre mesi di
nullafacenza totale, anarchia mentale e oblio di qualsiasi nozione…
ma ricordatevi di chi, con l’ultimo
giorno di scuola, vedrà tramontare
un’epoca: la vita al Liceo. Per voi
che pregustate il meritato riposo…
Buon divertimento! Per chi invece il
18 scenderà in trincea per affrontare l’ultima decisiva battaglia contro
la scuola dell’obbligo… Coraggio!
Noi, capo, vicecapo e la redazione
tutta, volevamo ringraziare voi lettori per averci sopportato, magari
bistrattato o criticato, ma, in fondo,
per averci dato la vostra attenzione.
Se non avete condiviso le opinioni
espresse o se avete trovato semplicemente ridicola qualche idea,
poco male. Non ha grande importanza. Il solo fatto che i nostri articoli abbiano suscitato una reazione
in voi ci basta. Se poi vi hanno anche fatto pensare, possiamo dire di
esser riusciti nel nostro scopo.
“Illusi”. Forse. Ma noi come redazione e come singoli siamo troppo
convinti della validità di avere idee
proprie, dell’importanza di avere
uno spazio dove poterle esporre,
dove poter dare forza ai pensieri. Ci
sono due atteggiamenti che si possono avere di fronte al mondo: farsi
scivolare addosso la pioggia di parole e immagini che grandinano su
di noi in ogni momento, dagli onnipresenti media, o fermarci
Hurry up, it’s time
am
zi
Commiato
Ringr
a
Stefania De Marchi 5° E
31
Rin
g
r
a
32
DIRETTORE:
Lucia Crotti 5° H
VICE DIRETTORE:
Stefano Maronese 5° F
DISEGNATORI:
Marta Calò 5° I
Giorgio Schiavon 4° D
Giovanna Saladino 2° B
tro
n
o
IMPAGINATORE:
Luca Mattiuzzo 5° H
REDAZIONE:
Valentina Bovo 5° E
COLLABORATORI ESTERNI:
Stefania De Marchi 5° E
Nicola Favaretto 2° O
Enrico Zanetti 5° F
Stella Grosso 5° I
Francesca Marinelli 4° F
Vanessa De Bortoli 4° I
Enrico Cimitan 3° N
Isabella Grotto 3° N
Enrico Biscaro 2° M
Giorgia Bincoletto 2° N
Maria Lavinia Piovesan 1° D
IN
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