le associazioni di produttori nella filiera ortofrutticola

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le associazioni di produttori nella filiera ortofrutticola
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LE ASSOCIAZIONI DI PRODUTTORI
NELLA FILIERA ORTOFRUTTICOLA:
UN CONFRONTO ITALIA-FRANCIA
GIOVANNI SCOLA (*)
'
L
evoluzione della filiera alimentare
ha portato nel corso degli an ni a
una profonda modificazione dei
canali commerciali e dei sistemi dis tribu tivi. In questi ultimi tempi, tuttavia, il ritmo
dei cambiamenti é aumentato in misura tale da creare delle sfasature tra la fase produttiva e quella commerciale. L'agricoltura
sembra stentare a mantenere il passo delle
strutture che si trovano a valle della filiera,
rendendo cos1 sempre più problematico un
suo adeguamento aile nuove regole .
Ci sono voluti eentinaia d 'anni per passare
da «un'economia di autoconsumo" in cui i
prodotti dell'agricoltura venivano utilizzati
direttamente nell'azienda, ad una «economia
di mercato», mentre in qualche deeennio si
é assistito ad un radicale mutamento di tutto l'apparato commerciale e distributivo.
Profonde modificazioni socio-economiche
hanno cambiato le abitudini dei consumatori e di conseguenza, in un proeesso a catena, si sono riflesse sullo sviluppo dell'apparato commerciale e produttivo.
Da questo quadro di profonde e veloci trasformazioni l'agricoltura ne esee un po'
scossa e indebolita, non riuscendo , a causa
di una eceessiva dispersione sia territoriale
ma soprattutto decisionale e organizzativa,
a far fronte aile nuove esigenze imposte dal
mercato. La neeessità di risolvere problemi
come la polverizzazione dell'offerta, 10 scarso potere contrattuale degli agricoltori, l'inadeguatezza delle caratteristiche qualitative e mereeologiche dei prodotti si fa sempre più pressante ed indispensabile.
Con 10 sviluppo economico e l'allungamento dei circuiti commerciali, diverse figure
economiche sono comparse tra la fase di
produzione e quella di consumo, trasformando la domanda di prodotti agricoli da
domanda «diretta» in «derivata». In questa
nuova condizione , la domanda di prodotti
agricoli all 'azienda, esercitata dai grossisti,
dall'industria di trasformazione , dai eentri
di raccolta, ecc. , ha obbligato le aziende
agricole a specializzarsi in poche produzioni rispondenti ai requisiti di queste nuove
figure commerciali. È a questo punto che
comincia a farsi sentire il problema deI frazionamento dell'offerta. Gli agricoltori infatti si trovano spesso in condizioni di inferiorità nelle contrattazioni con i grossisti e
le industrie di trasformazione e la maggior
parte di essi non riesee ad adattare la propria produzione aile nuove esigenze qualitative e mereeologiche.
C') Osservatorio Agro·Industriale, Nomisma, Bo logna.
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1
Abstract
As a consequence of aU developments concerning agriculture and of the need for a more
concentrated and weU deflned supply, our associations are showing their weak points:
insufflcient concentration, bad planning and circulation of information, insufflcient supply and
trade activities control.
The new organization of fruit and vegetable industry - where the big industrial groups are
becoming more and more popular - and of the Great Distribution is contrasting with a bad
organized production world. Unfortunately, Producers' Associations, created by the EEC, are not
equaUy effective in aU the Community countries. Namely in Italy, the lack of adequate laws and
organization has prevented from reaching the aims. On the contrary, in other nations, as France
for example, these associations are surely better than ours, and can play the role they were
intended for.
1
Résumé
Face aux développements du monde agricole et à la nécessité d'une offre de plus en plus concentrée
et bien définie, nos groupements montrent leurs points de faiblesse: concentration insuffisante, mauvaise programmation et circulation des informations, faible contr61e de l'offre et des activités commerciales. La nouvelle organisation de lafiltère desfruits et légumes - où les grands groupes industriels continuent à s 'imposer - et de la Grande Distribution Organisée, s'beurte avec un monde productifmal organisé et qui n 'est pas encore prêt. Les groupements, créées par la CEE afin de concentrer l'offre, semblent ne pas avoir eu la même efficacité dans tous les pays de la Communauté. Notamment, en Italte, le manque de lois et d'une organisation adéquates ont empêcbé d'atteindre les buts
qu 'on s'était proposé. Par contre dans d'autres nations, comme par exemple la France, grâce à une
meilleure organisation, les groupements de producteurs ont atteint un niveau d'efficience plus élevé
que cbez nous, en réussissant ainsi à jouer le r61e pour lequel elles avaient été créées.
Con il passare dei tempo e l'aumento deI benessere economico, le abitudini alimentari
sono cambiate. Fenomeni come la destrutturazione deI nucleo familiare (e aumento
dei numero dei «single»), il crescente inserimento delle donne nell'attività economica, la volontà di ridurre illavoro casalingo ,
la diffusione dell'orario continuato, l'aumentata sensibilità aile economie di tempo
e più in generale la riorganizzazione dei ritmi di vita, hanno generato un cambiamento delle modalità e dei luoghi di acquisto a
vantaggio della moderna distribuzione. La
vendita dei prodotti alimentari si é andata
via via coneentrando in strutture al dettaglio, come i supermercati e gli ipermercati.
Si é profilato cos1 un nuovo assetto commerciale in cui la domanda di prodotti agro-alimentari viene esercitata in prevalenza da
due figure: le industrie di trasformazione e
la grande distribuzione organizzata. La coneentrazione della domanda si é aceentuata
enormemente e la neeessità di accreseere la
dimensione dell'offerta é diventata impellente .
Bisogna inoltre aggiungere che la coneentrazione della domanda non é avvenuta uniformemente per tutte le filiere alimentari.
Il settore ortofrutticolo, in particolare , si é
mostrato un terre no molto fertile all'espansione della grande distribuzione. Si osserva
infatti una tendenza aceentuata verso i prodotti ad alto valore aggiunto (frutta esotica)
e ad alto contenuto di servizio (insalata e
verdure cotte, confezionate, lavate e tagliate , ecc.) che i franeesi definiscono come
quarta e quinta gamma. E più acquisisee valore aggiunto, più il reparto ortofrutta diviene importante per gli operatori della dis tribuzione, in quanto i notevoli «plus» dei prodotto consentono ricarichi maggiori di prezzo e comunicano un'immagine di freschezza e qualità al consumatore, immagine che
si riflette sull'intero punto di vendita. Questi ed altri elementi (come la velocità di rotazione degli stocks, l'affezione dei clienti
ai va ri punti vendita determinata dalle scadenze quasi giornaliere degli acquisti, ecc.)
hanno fatto dell 'ortofrutta un settore estremamente importante per i grandi gruppi distributivi; ne é esempio il fatto che in Germania Federale i 5 maggiori gruppi di acquisto assorbono da soli più deI 70% di tutta
la produzione d'ortofrutta, in Francia più
dell'80 %. Da cio derivano le preoccupazioni sul futuro deI set tore ortofrutticolo che
con moIte probabilità sarà caratterizzato da
una massiccia presenza della grande dis tribuzione organizzata.
1 riflessi sull'agricoltura sono sia indiretti che
diretti e comportano la neeessità, per l'agricoltura stessa, di organizzare la propria offerta su dimensioni più ampie di quelle attuali, sia per soddisfare le muta te caratt.eristiche della domanda, che per non perdere
. in potere contrattuale; l'aumento di dimensioni é comunque un prerequisito indispensabile per uno stabile inserimento sui mer-
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cati internazionali. Le caratteristiche e le dimensioni tecnico-economiche degli adeguamenti richiesti tendono tuttavia a superare
le capacità di azione delle singole strutture
e definiscono zone di attività in cui possono
ope rare solo gruppi di imprese, al fine di ottenere sostanziali vantaggi negli investimenti,
nell'utilizzo delle risorse finanziarie e nella
gestione delle relazioni commerciali.
L'associazione dei produttori rimane percio
l'unica carta da giocare per cercare di adattarsi a questi nuovi scenari.
La Comunità Economica Europea prevedendo questa situazione, ha visto nella costituzione di associazioni di produttori la migliore soluzione al problema e, a part ire dal
1966, ha emanato una serie di regolamenti
e direttive col fine di incentivarne la formazione. Tali normative cornu ni tarie sono state
abbastanza prontamente recepite e le associazioni di produttori si sono diffuse, più 0
mena intensamente , in tutte le regioni d'Italia. Tuttavia, benché numerose , poche sono quelle che fino ad ora hanno realmente
svolto quel ruolo fondamentale che é la concentrazione dell 'offerta e la successiva aggiunta al prodotto dei servizi richiesti dagli
acquirenti. Spesso, infatti, le associazioni finiscono con il compiere solo la funzione relativa ai ritiri AIMA, realizzando, purtroppo,
«sulla carta» una consistente «concentrazione» di associati, ma nella realtà le attività
commerciali sono affidate aile iniziative dei
singoli produttori , i quali non possono che
affidarsi ai grossisti 0 agli esportatori.
Pertanto, le funzioni realmente espletate dalle A.P.O . si sono dimostrate essere assai lonta ne dai propositi per i quali esse erano state create.
Le funzioni delle associazioni
di produttori ortofrutticoli
(A.P.O.)
Per il settore ortofrutticolo, la costituzione
di organizzazioni di produttori (successivamente denominate associazioni di produttori), ha origine nel 1966 con il regolamento comunitario n. 159/66, in seguito modificato dal reg. CEE n. 1035/72, (dove vengono emanate delle «disposizioni» per l' organizzazione comune dei mercati nel settore degli ortofrutticoli). Tuttavia le associazioni di produttori trovano disciplina generaIe nel regolamento comunitario n.
1360/78 recepito con la legge nazionale n.
674/78. In entrambi gli ordinamenti compaiono disposizioni di carattere integrativo
ai provvedimenti che si pongono come precedenti di quelli deI 1978.
Lo scopo fondamentale delle norme é di tutelare gli interessi dei produttori, favorendo, attraverso una associazione settoriale, la
concentrazione dell'offerta e un'azione collettiva di controllo sulla fase produttiva, trasformativa e commerciale.
Il regolamento (1360/78) vu ole superare le
carenze strutturali che caratterizzano l'agricoltura italiana (1), istituendo un regime di
incentivazione per la costituzione di associazioni di produttori e relative unioni. Nell'art. 6 del regolamento viene fornito un lungo elenco di quelli che sono indicati come
requisiti generali delle associazioni e delle
unioni. Tali requisiti devono contribuire a
far applicare agli associati regole comuni di
produzione, in particolare per quanto riguarda la qualità dei prodotti 0 l'utilizzazione di pratiche biologiche (precisazione dovuta aIl' art. 3 deI recente regolamento n .
1760/87) e inoltre norme comuni di immissione sul mercato (concernendo l'immissione le operazioni di concentrazione dell'offerta, di preparazione per la vendita e di offerta ad acquirenti all'ingrosso).
Con il reg. CEE 1530/78 si assiste ad un grande allargamento delle responsabilità delle
A.P. , le quali oltre ai «ritiri dal mercato» diventano il titolare dei contratti 0 delle quote di prodotto da trasformare .
Pertanto dopo l'emanazione di quest'ultimo
regolamento il ruolo delle A.P.O. si è notevolmente ingrandito, aumentando il numero delle proprie funzioni.
Queste ultime possono essere sostanzialmente raggruppate in due gruppi:
- Un primo gruppo puo essere definito
«funzioni d'ufficio» e comprende tutte quelle funzioni che si possono dire obbligatorie , in pratica quelle operazioni e quegli
adempimenti conferiti dai mandati dalla CEE
o dallo Stato per la gestione dell 'intervento
pubblico sul mercato «(ritiri dal mercato»,
«contrattazione»);
- Un secondo gruppo definibile come «iniziative autonome», sono tutte quelle attività che dovrebbero fare delle A.P .O. un «operatore di mercato»: concentrazione dell 'offerta, identificazione delle reg ole di commercializzazione e di contrattazione in rappresentanza di soci.
Si tratta di azioni che non sono obbligatorie ma, dal punto di vista dei regolamento
CEE sembrano esser quelle che giustificano
l'esistenza delle associazioni. È compito delle A.P.O. non solo gestire il flusso della produzione verso i vari canali distributivi) ma
anche svolgere operazioni necessarie di miglioramento e di tutela della produzione,
adattando la produzione e l'offerta aile esigenze di mercato (informazione, concentrazione della produzione, stoccaggio, condizionamento e trasformazione). La garanzia
del funzionamento delle A.P.O . dovrebbe
essere data dall'obbligo dei produttori di
vendere tutta la produzione attraverso l'associazione, anche se, in seguito ad una modifica introdotta dall'art . 3 deI regolamento n. 1760/87 , é concessa aile associazioni
la possibilità di autorizzare i soci a vendere
i loro prodotti (' ), sempre nel rispetto delle norme previs te dalla statuto dell'associazione (qualità, quantità, prezzo e comportamento).
Le reali attività svolte dalle
A.P.O.
Di tutte le attività e le responsabilità che, secondo la legislazione comunitaria e nazio-
nale , avrebbero dovuto essere di competenza delle A.P.O ., ben poche nella realtà sono risultate esecutive.
In pratica illavoro svolto dalle associazioni
é, fatta eccezione per alcuni prodotti destinati alla trasformazione (pomodoro da industria, olive, etc.), puramente amministrativo. Di tutte le attività che in teoria esse
avrebbero dovuto svolgere l'unica a funzionare regolarmente è quella d'intervento sui
mercati mediante il «ritiro» di quote di produzione. Tant'é che numerosi produttori sono portati ad identificare le A.P .O . come
strutture pubbliche che gestiscono gli interventi CEE.
Falli nelle normative , presenza di «scappatoie» e scarsità di informazioni , fanno si che
la realtà sia profondamente diversa dalle intenzioni dei legislatori comunitari e nazionali.
Il fatto che aile A.P.O. non appartengano
tutti i produttori, significa che un gran numero di non associati non si atterrà a restrizioni come un eventuale programma di diminuzione della produzione 0 a discipline
di calendario, godendo peraltro dei benefici derivanti dall'eventuale autocontrollo dei
partecipanti aile associazioni. Di conseguenza sforzi compiuti dalle A.P.O.in questo senso risulterebbero vani 0 addirittura controproducenti , se si considera che un prezzo
stabilizzato su alti valori potrebbe generare
maggiori investimenti colturali da parte dei
coltivatori indipendenti.
Pertanto, la funzione di gestione-programmazione dell'offerta risulta molto difficile e
si complica ancora di più se si considerano
le enormi difficoltà che incontrano i «programmatori» delle associazioni, nell'avere informazioni sulla produzione.
Da une studio compiuto nel 1988 su un
campione di 51 A.P.O. nazionali e), risulta
che solo la metà delle associazioni riesce a
raccogliere completamente informazioni sugli investimenti colturali effettuati dai soci ,
mentre poco più di 1/3 ricevono tempes tivamente informazioni sugli andamenti produttivi in fase di maturazione dei prodotti.
Dallo stesso studio emergono inoltre difficoltà nella realizzazione di un lavoro di gestione-programmazione, identificabili soprattutto nello scarso adeguamento dei soci alle indicazioni programmatiche della produzione (32 % delle associazioni) e soprattutto rispetto aile quantità da immettere sul
mercato (22 % delle associazioni).
e)
Il regolamenlO comunitario trova varie Iimitazioni alla propria applicabilità, concernendo solo alcuni paesi
(secondo la redazione iniziale, Italia , Belgio, e alcune regioni della Francia), e in tali paesi non tutti i prodotti.
Sem pre con riferimento alla redazione o riginaria, solo
per l'ltalia si ha una disciplina di porta ta generale (quasi
totalità dei prodotti dei suolo e dell' allevamento ed una
larga serie di prodotti trasformati). In seguito aile loro
adesioni alla Comunità saranno posti sullo stesso piano
dell'ltalia la Grecia e successivamente il Portogallo.
ln realtà tale pratica non rappresenta una novità per
le A.P.O. italiane. La possibilità di aUlOrizzare i singoli
soci a vendere i loro prodotti , infatti, seppur in contraSIO col regolamento comunitario, era invece ammessa
dalla legge nazionale 674178.
Studio compiulO dal Prof. l. Malevolti ,Una indagine empirica sulle associazioni produttori" La questione
agraria n . 35, 1989.
e)
e)
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Per quanto riguarda la commercializzazione il ruolo delle associazioni é profo ndamente diverso a seconda della destinazione dei prodotti stessi. Possiamo fare una netta distinzione, infatti , fra i prodotti destinati all'industria di trasformazione, per i quali
le A.P.O. svolgono una funzione determinante , e i prodotti destinati al consumo fresco, per i quali invece l'intervento delle
A.P.O. é puramente formale .
Per tutti i prodotti regolamentati nel
1530/78, per i quali é previsto un incentivo
alla trasformazione le A.P.O. esercitano , nei
margini consentiti dal regolamento stesso
(sono prefissati un prezzo minimo , norme
di qualità, limiti quantitativi), la funzione di
vero e proprio contraente.
Ma per tutti gli altri prodotti, che rappresentano la grande maggioranza, spesso l'attività delle A.P.O. si limita alla sola registrazione delle vendite di fatto già effettuate dai singoli soci. In effetti, la possibilità degli associati di vendere il proprio prodotto cos tituisce una «scappatoia" di legge attraverso
la quale si rendono le associazioni ininfluenti
sul piano dei controllo dell 'offerta, delle regole d 'offerta e della commercializzazione
dei loro prodotti.
Tuttavia il problema delle scarse attività
commerciali svolte dalle associazioni é di
portata molto più ampia, e si rifà alla «disputa» sugli effettivi compiti di questa istituzione ed in particolare si mettono in discussione le loro funzioni imprenditoriali (funzioni operative di concentrazione, lavorazione e vendita). A questo proposito si deve ricordare che, a differenza delle cooperative,
le associazioni di produttori non sono dal
punto di vista giuridico delle imprese e questo ne rende l'attività commerciale ancor più
problematica (mancano di un capitale sociale, etc.).
Secondo 10 statuto-tipo per le associazioni
di produttori adottato nel 1983 (art. 1 e art.
4), si stabilisce che l'associazione delega i
compiti d'impresa di propria competenza
«aile cooperative agricole, 0 a consorzi di
cooperative associate , 0 ad altri organismi
associativi di produttori agricoli, 0 ai singoli
associati particolarmente attrezzati». Pertanto l'azione delle associazioni sembra confinata aile funzioni normative (compiti di autoregolamentazione e di controllo della produzione e della sua immissione sui mercati). Senza dubbio tali funzioni sono di grande importanza, ma é lecito pensare che, disgiunte da quelle di commercializzazione diretta , non riescano a svilupparsi nella ma-
(' ) Unioni di cooperative . Illoro o biettivo é di raggruppare il po tenziale di vendita di un certo numero di cooperative in una organizzazione comune di vendita .
(5) Sociétés d 'interêt collective agricole. Si differenziano dalle cooperative sopranuno per quanto riguarda il
principio di esclusività (meno accentuato nelle S.I.C. A.)
che regge i rapporti commerciali dei soci, sulla presa delle decisio ni in assembJea e sul regime fiscale .
(6) Comités Econo miques Agricoles Fruits et Légumes .
C) Termine impiegato per comodità per indicare Sindacati e associazio ni per J'immissione sul mercato.
(8) Mercati con sistema di vendita all 'asta sul modello
olandese. Essi possono avere uno statuto di Coo perative 0 di S.I. C.A.
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niera desiderata; ed inoltre che , in assenza
della forza economica che una presenza sul
mercato pua dare, la loro azione risulti troppo debole ed inefficace.
Il ruolo dei «groupements de
producteurs» in Francia
Se in Italia le A.P.O. sembrano non riuscire
a svolgere pienamente le funzioni per le quali sono state create, in altri Paesi appartenenti alla CEE queste istituzioni han no già da
tempo consolidato un ruolo ben più completo, confacente alle aspettative dei legislatori comunitari. È COS! che in Paesi come
Francia ed Olanda, grazie a un quadro strutturale e legislativo sostanzialmente diverso
dal nostro, le associazioni di produttori riescono a svolgere gran parte delle attività di
controllo della produzione e della commercializzazione.
Con la Legge complementare di orientamento agricolo dell'8 agosto 1962 si stabilisce
in Francia un modello sull'organizzazione
economica dei produttori , tendente al progresso qualitativo della produzione ed ad un
dominio dei mercato, rinforzando il sua potere economico all'interno dei processo
commerciale. Con questa legge si crea in
Francia la figura dei «groupement de producteurs» , adottata in seguito dalla CEE (reg.
1035/72 : definizione delle organizzazioni
di produttori).
Il riconoscimento a tale associazione, che
garantisce determinate agevolazioni e che
conferisce la possibilità di applicazione di
alcune misure comunitarie (es. ritiri), é accordato solo se i produttori sono già riuniti
in certi tipi di organizzazioni (in Italia anche ,
ed in larga misura, ad agricoltori singoli) , e
se gli organismi COS! costituiti si propongono taluni obbiettivi, non limitati alla sola fase
produttiva , ma estesi fino a comprendere la
fase dell'immissione dei prodotti sui mercati
interni od esteri.
ln particolare, i «groupements des producteurs» , per essere riconosciuti ed usufruire
dei vantaggi di tipo finanziario previsti dal
regolamento Cee n ° 1035/78 e dalla legge
francese , devono rispondere ai seguenti requisiti :
- Esercitare la doppia fun zione di produzione e di commercializzazione dei prodotti
dei soci; disporre di almeno 300 ha di superficie coltivata a ortofrutticoli; le singole
parcelle 0 aziende facenti capo all 'organizzazione comune devono trovarsi in un'area
il cui raggio non deve superare i 50 km.
- Obbligo per ciascun aderente alla organizzazione comune di comunicare all'inizio
della campagna le sue intenzioni circa le
quantità e le varietà che intende produrre.
Le varietà sono stabilite da un apposito comitato tecnico e sono in linea con le disposizioni stabilite a livello nazionale dal ministero dell 'agricoltura.
- Ciascun aderente deve mettere a disposizione dei «groupement" l'intera produzione realizzata nell'ambito della sua azienda;
deve inoltre comunicare agli organi dirigenti
dei «groupement» 10 stato delle sue coltivazioni prima della raccolta in modo da consentire a questo di poter programmare meglio la politica commerciale.
1 «groupements de producteurs» possono
costituirsi sotto forma di associazioni, cooperative e unioni (4), S.I.C.A (5) e sindacati
diversi da quelli a vocazione generale .
1 «groupements» di una certa regione sono
raggruppati all'interno di particolari organismi detti Comitati Economici Agricoli
(C .E.A.F.L.) (6), i quali a loro volta sono
raggruppati in un unico organismo centrale (A.F.C.O .F.E.L.) che coordina l'azione dei
comitati regionali . Le funzioni di questi Comitati (C.E .A.F.L.) sono quelle di armonizzare le varie discipline, e di dettare regole
comuni che si possano estendere, in certe
circostanze, agli agricoltori non facenti parte
delle associazioni.
È importante sottolineare la funzione di
coordinamento svolta da questi comitati
che , con la loro opera, favoriscono un' uniformità di azione delle singole associazioni
che è indispensabile se si vuole rendere efficace un certa strategia.
Sul piano dei circuiti distributivi la nozione
di «groupement de producteurs» ricopriva
in partenza una realtà semplice. Si trattava
in effetti di produttori (Cooperative e
S.I.C.A.) che si occupavano della commercializzazione dei loro prodotti , diventando
COS! autonomi per quanto riguarda le fasi di
preparazione, di condizionamento e vendita. In seguito , accanto a queste associazioni «pure», si sono sviluppate altre forme più
morbide che sono tutte contrassegnate da
una caratteristica comune: esse non effettuano più direttamente una completa commercializzazione.
COS! , «Les groupements de mise en marché» ('), che associano un gruppo di produttori a unD spedizioniere, non assicurano la funzione di spedizione poiché questa
é svolta dallo spedizioniere «testa dei groupement» (che , ricordiamo , ha l'obbligo di
acquis tare solo dal groupement con il quale ha firmato l'accordo, il quale , a sua volta, ha l'obbligo di fornire un prodotto con
determinate caratteristiche qualitative e
commerciali) .
Analogamente , i «Marchés au cadran» (8)
che sono stati istituiti, permettono di controllare le condizioni nelle quali si fa la prima immissione sul mercato, ma non di andare oltre; la merce é venduta a unD spedizioniere (0 a un compratore) aggregato al
«cadran».
Da una prima analisi di quanto é stato detto , si pua notare che il problema sullo svolgimento delle attività di commercializazione «A.P.O. francesi» è molto ridotto e ,anche nel casa di questi ultimi due tipi di organizzazioni (<< Les groupements de mise en
marché» e «Marchés au cadran»), che come
abbiamo visto non gestiscono completamente la commercializzazione, viene assicurata l'immissione della produzione sul mercato.
La presenza di particolari sis terni di vendita
(<<Marchés au cadran»), che già di per sé im-
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plicano un rigido controllo dell'offerta, e soprattutto l'esistenza di organismi di secondo grado (Comitati Economici Agricoli) con
il potere di dettare regole e di coordinare
le azioni delle associazioni ad essi aderenti,
hanno permesso ai «groupements» francesi
di essere una struttura realmente operativa
a tutti i livelli , dalla fase produttiva a quella
commerciale, limitata quest'ultima all'immissi one sul mercato (concentrazione dell' offerta, stabilizzazione dei corsi di mercato , controllo qualitativo e quantitativo della produzione, standardizzazione e condizionamento deI prodotto, immissione sul mercato).
Attualmente in Francia esistono 12 Comitati Economici Regionali e 3 Comitati Economici specializzati per prodotto i quali coordinano l'azione di 259 «Groupements de
Producteurs». Questi ultimi, nell'insieme,
commercializzano il 60% della produzione
nazionale di frutta fresca e il 50 % della produzione di legumi (media deI periodo
1985-1990). Considerevole é inoltre la lorD
importanza anche sulIe esportazioni di frutta
e legumi; nel19891e associazioni di produttori francesi esportavano una quantità di
frutta e legumi pari al 63 % dei totale nazionale .
Il successo di queste organizzazioni é palese, soprattutto se si paragona alle «perfo rmances» delle A.P.O. italiane. 1 motivi di
questa diversa evoluzione vanno ricercati
nella più sofisticata e soprattutto più efficiente organizzazione dei «Groupements»
francesi. Come abbiamo visto, le associazioni di produttori francesi sono strutturate in
una Organizzazione Economica di tipo piramidale (Groupements de producteurs, Comités Economiques Regionau x et l'Organisation Française des Comités Economiques
A.F.C. O.F .E.L.) alla cui testa si trova l'organizzazione nazionale A.F .C.O.F.E.L.
1 vari elementi di questa «piramide» sono
collegati fra lorD da una sofisticata rete telematica ed informatica la quale, consentendo un rapido scambio di notizie ed informazioni, facilita l'adattamento delle strategie commerciali dei «Groupements» aile esigenze di mercato.
Le associazioni di produttori forniscono i
dati relativi alla produzione ai Comitati Economici e a l'A.F.C.O.F.E.L., i quali a loro volta, dopo aver analizzato l'andamento della
domanda e dell 'offerta (l 'Organizzazione
Economica é a diretto contatto con la distribuzione e l'industria di trasformazione (9)
elaborano per ciascun prodotto dei piani a
breve, medio e lungo periodo.
Nel breve periodo viene regolata l'immissione sul mercato e vengono adattate le campagne pubblicitarie e promozionali.
Nel medio e lungo periodo viene adattata
l'bfferta aile grandi tendenze dei mercato e
vengono orientate le politiche di rinnovazione dei comparto ortofrutticolo. In particolare vengono svolte azioni di coordinamento su Ile politiche di qualità, presentazione dei prodotti, di regolarizzazione dei prezzi nelle zone di produzione omogenee e si
indirizzano i «Groupements de Produc-
teurs», verso le migliori forme d 'investimento , di sviluppo delle imprese , di ricerca e di
sbocchi commerciali comuni.
Da questo sistema estremamente trasparente
e razionale di flussi incrociati di notizie , consigli e regole comuni , emerge una organizzazione economica dinamica ed efficace,
dalla quale i singoli produttori possono realmente trarre vantaggi e benefici.
Conc1usioni
1 diversi risultati conseguiti dalle associazioni
di produttori dei due paesi messi a confronto, possono essere in parte ricercati nella diversa struttura ed organizzazione delle
A.P.O. stesse .
ln Italia le A.P.O . riuniscono cooperative e
privati, mentre in Francia sono riconosciute come «Groupements» solo organizzazioni di produttori (S.I.C.A., cooperative, unioni, etc.). Le associazioni francesi, pertanto ,
hanno il controllo della vendita di tutta la
produzione, controllo che invece le associazioni italiane non possono esercitare , essendo concessa ai soci (cooperative e privati)
la possibilità di vendere il proprio prodotto.
Altro fatto importante é che nel nostro paese
le A.P.O. fanno capo a unioni regionali diverse e a diverse unioni nazionali a seconda dell'area politica di appartenenza.
L'assetto organizzativo italiano prevede infatti delle associazioni, delle unioni regionali e delle unioni nazionali costituite dalle
associazioni dei produttori (e non dalle unioni regionali) (legge n. 674 art.6 comma primo) . In particolare le unioni regionali e nazionali sono destina te a partecipare rispettivamente «alla programmazione agricola nazionale e ad avanzare, le unioni nazionali,
al Comitato interministeriale per la politica
agricola, proposte di indirizzo e di coordinamento per la formazione dei programmi
nazionali in agricoltura» ('0). Sono stati istituiti , inoltre , dei comitati regionali e dei comitati nazionali ('1), con il compito di coordinare l'azione delle unioni regionali i primi e quelle nazionali i secondi. Quanto al
profila funzionale di queste ultime , esse costituiscono la proiezione operativa delle associazioni rispettivamente a livello regionale
e nazionale. La legislazio ne in mate ria non
prevede limitazioni al numero di unioni per
settore, cosicché si è venu ta a creare una situazione in cui per unD stesso prodotto vi
sono associazioni che> a seconda dei loro
o rientamento politico , fanno capo a unioni
regionali diverse , le quali a loro volta si rifanno aile corrispondenti unioni nazionali
(Iegate ad una certa organizzazione sindacale) .
Una tale organizzazione , nonostante l'esistenza di comitati con funzioni di coordinazione, rende assai difficile l'armonizzazione delle regole e delle discipline messe in
atto dalle diverse associazioni, nonché di
stabilire un'efficace rete d'informazione tra
i produttori e le varie unio ni.
ln Francia, come abbiamo visto, esiste un'unica struttura di tipo piramidale, all'interno
della quale le informazioni circolano rapidamente; cio facilita il controllo della produzione , la previsione dell 'offerta, rendendo possibile un suo veloce adattamento alla domanda .
Inoltre abbiamo visto che in Francia esistono degli o rganismi di coordinamento dei
«Groupements» (comitati economici agricoli) ai quali é concesso il potere di dettare regole comuni che si possano estendere, in
certe circostanze, a tutti gli agricoltori di una
certa regione , anche se non appartenenti alle
associazioni. Tale possibilità é fondamentale
per la riuscita di eventuali programmi di
controllo qualitativo e quantitativo della
produzione 0 di discipline di calendario, che
•
altrimenti possono risultare vani.
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(9) L'Organizzazio ne Economica partecipa all'interno
dell'AFIDEM (Association Française Interprofessionelle
pour la Transformation des Fruits et Légumes à Destinations Multiples) alle relazioni contrattuali legate alla
consegna dei prodotti o rtofrutticoli all'industria di trasformazione.
CO) Mercuri M., , Le associazioni di produttori agricoli
nella Comunità Economica Europea' UIAPOA 1990 dat·
tiloscritto.
CI) Tali comitati sono composti da rappresentanti delle unioni, delle o rganizzazioni professionali e integrati
da rappresentanti, con voto consultivo, delle organiz·
zazioni sindacali agricole maggiormente rappresentati·
ve a Iivello nazionale nonché delle associazioni 0 enti
nazionali di rappresentanza , assistenza e tutela del movimento cooperativo.
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