Le portaerei francesi

Transcript

Le portaerei francesi
Marine Militari nel Mondo
Le portaerei francesi
ad essa seguirono, a conflitto iniziato, altre
unità modificate per questo particolare
ruolo: il piccolo piroscafo passeggeri
Rouen (privo peraltro di hangar e strutture
fisse), il mercantile Campinas (con sistemazioni analoghe a quelle dell’italiana Europa) e gli avvisi Bapaume e Montmirail.
Nel 1929 entrò infine in servizio la grande
nave portaidrovolanti Commandant Teste
da 10.000 t di dislocamento che, con quattro catapulte, ampie rimesse per i velivoli
e officine specializzate, rappresentò il
punto d’arrivo per questo tipo di unità nella Marine Nationale. Sabotato e autoaffondato a Tolone a novembre del 1942,
il Commandant Teste venne riportato a
galla subito dopo la fine della seconda
guerra mondiale e venduto per la demolizione nel 1951.
Analogamente a quanto realizzato dalla
Royal Navy nei primi anni Venti (con la
Prima parte
di Maurizio Brescia
Segretario Gruppo ANMI “V. Folco” – Savona
trasformazione in portaerei dei tre incrociatori da battaglia tipo “Courageous” e
dell’incompleta corazzata ex-cilena Almirante Cochrane, immessa in servizio come HMS Eagle), anche la Marine Nationale sfruttò le limitazioni imposte dal trattato di Washington del 1922, completando
come portaerei lo scafo di una nave da
battaglia classe “Normandie”, impostata
nel 1914 e della quale ne sarebbe stata altrimenti prevista la demolizione.
A maggio del 1927 entrò così in squadra la
portaerei Bearn che, con un dislocamento di 28.400 t a pieno carico e la possibilità
di imbarcare una quarantina di velivoli, risultò in tal modo la prima vera portaerei
francese.
Sorpresa a giugno del 1940, alla Martinica,
dal crollo della Francia, sul finire del 1943
l’ormai obsoleta unità tornò in servizio come
trasporto-aerei a fianco degli Alleati; dopo
La portaerei di scorta Dixmude nei primi anni Cinquanta; sul ponte, due elicotteri bimotori
Piasecki H-21B, di costruzione statunitense. Ancorchè ufficialmente denominate “Shawnee”
dalle Forze Armate statunitensi, queste macchine erano familiarmente note come “Flying bananas”
(Foto Marius Bar – coll. Maurizio Brescia)
ssieme alla Royal Navy, la Marine
Nationale è l’unica forza navale
europea ad aver avuto in linea
continuativamente – a partire dagli anni
Venti del secolo scorso – navi portaerei
espressamente costruite per questo particolare impiego.
Anche se, perlomeno sino agli anni Sessanta, il numero e le caratteristiche tecniche delle portaerei britanniche hanno relegato le analoghe unità francesi in un
ruolo comprimario e di secondo piano,
non va comunque dimenticato che – anche in momenti difficili – la Marine Nationale ha sempre destinato interesse e risorse allo sviluppo dell’aviazione navale
ed alle unità a capacità aerea, andando a
costituire in tal modo un “know-how” e
una vera e propria dottrina d’impiego che
costituiscono ormai da tempo uno degli
“asset” fondamentali e imprescindibili
della Forza Armata.
Già prima della “Grande Guerra” la Marina
francese aveva rivolto la sua attenzione all’aviazione navale: nel 1912 la vecchia nave
appoggio torpediniere Foudre (del 18921895) venne convertita in portaidrovolanti e
A
28
Marinai d’Italia
Una nota immagine della portaerei francese Bearn risalente al 1944/45, quando l’unità era utilizzata
come trasporto-aerei per conto delle Marine alleate. La colorazione mimetica è del tipo
“Measure 32” statunitense, applicata al Bearn durante un ciclo di lavori
in un arsenale degli U.S.A.. Nel dopoguerra la vecchia portaerei fu utilizzata
per compiti “stazionari”, terminando la sua carriera come nave-caserma per gli equipaggi
dei sommergibili all’Arsenale di Tolone. Venne infine radiata e demolita nel 1968
(Foto Marius Bar - coll. Maurizio Brescia)
La portaerei Arromanches (ex britannica Colossus
di costruzione bellica, trasferita alla Marine Nationale nel 1946) in uscita da Tolone
nel 1955; si notino, sulla porzione poppiera del ponte di volo,
alcuni aerosiluranti TBM-3E “Avenger”.
Successivamente utilizzata come portaelicotteri, l’Arromanches
venne radiata nel 1974 e successivamente venduta per la demolizione
(Foto Marius Bar – coll. Maurizio Brescia)
un breve periodo di servizio nel 1946-1947
in Indocina, passò in riserva a Tolone dove fu utilizzata come nave caserma sino al
1968, anno della sua radiazione.
I programmi navali francesi della seconda
metà degli anni Trenta prevedevano la costruzione di due portaerei di grandi dimensioni (Joffre e Painlevé, lunghezza 236 m e
dislocamento oltre 18.000 t), sotto taluni
aspetti analoghe alla britannica Ark Royal
e alla statunitense Ranger. Il solo Joffre fu
impostato, a novembre del 1938, dai cantieri Penhoet di Saint Nazaire: lo scafo, completo al 25% a settembre del 1939, per il sopravvenire degli eventi bellici venne demolito sullo scalo entro i primi mesi dell’anno
successivo.
Le successive vicende del secondo conflitto mondiale, che videro la Francia giocare un ruolo sicuramente di secondo
piano, spesso ambiguo e – perlomeno sino ai primi mesi del 1943 – tale da “compiacere” contemporaneamente tutti i
principali attori del conflitto, sia da parte
Alleata sia da parte dell’Asse, fecero sì
che anche la Marine Nationale non potesse a sua volta assumere la valenza di
forza navale operativamente e qualitativamente di spicco.
Tuttavia, in questo ambito limitato, a gennaio del 1945 la Royal Navy cedette alla
marina francese la portaerei di scorta
HMS Biter: si trattava di un’unità appartenente alla classe “Bogue” di costruzione
statunitense, entrata in servizio nel maggio del 1942 e subito ceduta alla Gran Bretagna in base agli accordi del “Lend Lease Act”. Con il nuovo nome di Dixmude
questa piccola portaerei affiancò inizialmente il Bearn nel ruolo di trasporto velivoli; nel 1946-1949 svolse questa attività
tra la madrepatria e l’Indocina e, nel 1950,
fu brevemente impiegata per attività addestrativa con l’ “Escadre de la Mediterranée”. Dalla seconda metà degli anni
Cinquanta al 1964 restò inattiva a Saint
Mandrier (zona meridionale della rada di
Tolone); formalmente restituita agli Stati
Uniti ai primi di giugno del 1966, il 17 dello
stesso mese venne utilizzata come bersaglio e affondata dal fuoco di alcune unità
della VIa Flotta del Mediterraneo.
Nei primi anni del secondo dopoguerra i
vertici della Marine Nationale valutarono
diverse opzioni al fine di poter immettere in
servizio un certo numero di portaerei; tuttavia, la trasformazione di unità esistenti
Marinai d’Italia
29
Marine Militari nel Mondo
(furono prese in considerazione la nave da
battaglia Jean Bart e lo scafo recuperato
del Commandant Teste) si dimostrò ben
presto antieconomica e di dubbia riuscita
tecnica, il rimodernamento del vecchio
Bearn sarebbe risultato ancor più improponibile, e la costruzione di nuove e moderne unità si scontrava con le scarse allocazioni economiche per la difesa, all’epoca peraltro in buona parte assorbite dalle
esigenze delle operazioni in Indocina.
La Marine Nationale fu quindi costretta a rivolgersi al florido “mercato dell’usato navale” che, per alcuni lustri successivi alla fine
del secondo conflitto mondiale, fu alimentato da consistenti lotti di unità britanniche e –
soprattutto – americane destinate, di volta in
volta, ai paesi membri della NATO o ad altre
nazioni allineate alla politica di Washington
e inserite in reti di alleanze zonali in America
meridionale, Asia e Estremo Oriente.
Nel 1946 la Marina francese procedette
così all’ “affitto” – per un iniziale periodo
di cinque anni – della portaerei britannica HMS Colossus: una portaerei leggera
(eponima della sua classe) da 17.000 t a
pieno carico e lunga 211 m, entrata in
servizio con la Royal Navy a dicembre
del 1944. Con il nuovo nome di Arromanches, ed equipaggiata con un gruppo di
volo interamente composto da velivoli di
produzione statunitense (nel tempo: caccia F6F “Hellcat”, F4U-5 “Corsair” e F8F
“Bearcat”, siluranti TBF “Avenger” e
bombardieri SB2C “Helldiver”), anche
dopo il definitivo acquisto (1951) dalla
Royal Navy, operò a più riprese nelle acque indocinesi sino al 1954.
30
Marinai d’Italia
La portaerei La Fayette (ex-USS Langley) in manovra nella rada di Tolone verso la metà degli anni Cinquanta
(Foto Marius Bar – coll. Maurizio Brescia)
1954: un elicottero Vertol HUP-3 e 15 velivoli Grumman TBM-3E “Avenger” schierati sul ponte
di volo della portaerei francese Bois Belleau. Si tratta della portaerei leggera ex-statunitense
Belleau Wood (CVL-24), ceduta alcuni anni prima alla Marine Nationale
(Foto Atlantic Fleet Sales, Norfolk)
A ottobre del 1956 fu impiegata nel Mediterraneo sud-orientale all’epoca della crisi di Suez e – tra il 1957 e il 1958 – fu sottoposta ad un ciclo di grandi lavori nel
corso dei quali fu installato un ponte di volo angolato, in analogia a quanto veniva
all’epoca realizzato per gli analoghi ammodernamenti di portaerei britanniche e
statunitensi di costruzione bellica. Dal
1962 sino alla sua radiazione (1974), l’Arromanches fu impiegata nel ruolo di portaelicotteri da assalto anfibio, prendendo
parte a numerose esercitazioni nel Mediterraneo e in acque africane. Nel 1978, infine, venne avviata alla demolizione.
Anche se l’entrata in servizio dell’Arromanches garantiva il ritorno ad un’effettiva
operatività dell’aviazione imbarcata, all’inizio degli anni Cinquanta una sola portaerei non era comunque ritenuta sufficiente per le molteplici esigenze della
Marina francese: fu quindi giocoforza rivolgersi nuovamente all’estero per ottenere due nuove unità, trasferite questa
volta dall’U.S. Navy che – però – ne mantenne la proprietà.
Nel 1951 entrò così in servizio il La Fayette (ex-USS Langley, CVL-27) e due anni
dopo fu la volta del Bois Belleau (ex-USS
Belleau Wood, CVL-24): si trattava di due
portaerei leggere della classe “Independence” costruite durante il periodo bellico e ottenute dalla trasformazione di scafi originariamente impostati come incrociatori leggeri della classe “Cleveland”.
In ambito NATO, le due unità avrebbero dovuto fornire altrettanti gruppi aerei in funzione “hunter killer” antisom: peraltro, furono entrambe utilizzate in Indocina e il La
Fayette giocò un ruolo di una certa importanza durante la crisi di Suez del 1956. Bois
Belleau e La Fayette, radiate – rispettivamente – nel 1960 e nel 1963, furono restituite all’U.S. Navy che, subito dopo il rientro a
Philadelphia, le avviò alla demolizione.
La seconda parte dell’articolo, che verrà pubblicata nel prossimo numero di “Marinai d’Italia”,
riguarderà le più moderne portaerei francesi
(Foch, Clemenceau e Charle de Gaulle) e i velivoli dell’aviazione imbarcata.
n