La fotografia della piccola e media editoria in Italia

Transcript

La fotografia della piccola e media editoria in Italia
“Uniti per competere.
La collaborazione tra piccole e medie imprese editoriali per fronteggiare le sfide del
mercato”
Convegno di apertura della Seconda fiera della piccola e media editoria
Roma , 4 dicembre a Roma (Palazzo dei Congressi dell’EUR), ore 14
La fotografia della piccola e media editoria in Italia
Il peso, le criticità, le strategie
Il peso della piccola e media editoria all’interno del complessivo settore librario - editoriale
del nostro Paese: 880 imprese, 32mila titoli (per il 70% di novità)
Quante sono: Sono circa 880 le imprese caratterizzate da un piano editoriale continuativo nel
tempo, un piano produttivo che prevede la pubblicazione comunque di almeno un titolo al
mese, una struttura distributiva che copre o tutto il territorio nazionale o almeno un’ampia
porzione di questo, una sia pur minima struttura redazionale di collaboratori e consulenti per la
casa editrice.
Delle 1.420 case editrici di cui Internet Book Shop movimenta nell’anno almeno un titolo, le
piccole e medie case editrici – così definite – rappresenterebbero il 62%. Se invece si calcola la
percentuale su tutte le 2.860 case editrici che comunque hanno pubblicato almeno un titolo nel
corso dell’anno, sono il 30,7 %.
I titoli: La piccola e media editoria contribuisce a mantenere e sviluppare anche una parte
importante del catalogo dell’editoria italiana con circa 32mila titoli che risultano
commercialmente vivi, anche se troppo di frequente i tempi di permanenza e di visibilità
all’interno dei canali di vendita – e della libreria in particolare – risultano essere troppo brevi
per venir conosciuti e valutati dal pubblico, dai clienti e dagli stessi forti lettori.
Ma i numeri e i valori di catalogo esprimono solo parzialmente l’importanza che il comparto
della piccola e media editoria riveste per il settore complessivo dell’editoria italiana e della
filiera produttivo/distributiva. E ancor prima per lo sviluppo culturale dell’intero Paese:
scoperta e valorizzazione di nuovi autori italiani e stranieri, narratori o saggisti; di nuovi generi
e settori editoriali (basti pensare al ruolo che la piccola editoria ha avuto negli anni Ottanta alla
crescita e sviluppo del mercato del libro per ragazzi, o di alcuni ambiti delle scienze umane e
sociali); la proposta oggi di letterature, come quelle del “Sud del mondo”, o del Nord Europa
non ancora frequentate dagli editori e dalle case editrici maggiori.
Questa attività di ricerca culturale si trova espressa nel fatto che la piccola e media editoria
dichiara di pubblicare, in misura superiore alla media nazionale, più novità che ristampe.
Se il dato nazionale evidenzia che l’editoria italiana nel suo insieme pubblica in media ogni
anno un 60-61% di novità, la piccola editoria arriva – almeno tra 2000 e 2002 – a pubblicare
il 70%. Un dato che segnala la necessità di costruire e sviluppare un catalogo e un progetto
editoriale, ma anche rivelatore del fatto che la libreria comunque tende a valorizzare, in termini
di esposizione e vendita al pubblico, la novità più che il catalogo.
Sede: Via delle Erbe, 2 - 20121 Milano – Tel. 0286463091 - Fax 0289010863 – e-mail:[email protected]
Uffici: Via Crescenzio, 19 - 00193 Roma - Tel. 0668806298 - Fax 066872426 – e-mail:[email protected]
http://www.aie.it
L’occupazione: Non ultimo aspetto, il contributo che la piccola e media editoria porta
all’occupazione e alla crescita e sviluppo professionale degli addetti. Si può stimare che la
piccola editoria dia lavoro a tempo pieno o part-time a circa 9.700 persone (compresi i
titolari quando lavorano in casa editrice), a cui occorre aggiungere le numerose altre
professionalità che vi ruotano attorno: traduttori, consulenti, curatori editoriali, grafici e
illustratori, ecc.
Il giro d’affari: Se si considera la piccola e media editoria dal punto di vista del suo contributo
al fatturato complessivo del settore (stimato a prezzo di copertina, ma escludendo il libro
scolastico di adozione, i libri allegati ai quotidiani, l’editoria elettronica settore in cui non ha
una significativa presenza), la piccola e media editoria rappresenta, a valore, circa il 32%
del mercato. Ma tra 2000 e 2002, il suo giro d’affari - derivante dalle vendite in libreria,
grande distribuzione organizzata (GdO), edicola, vendite per corrispondenza e in altri canali
trattanti - passa da 529,8 milioni di euro a 533,1, milioni con un incremento inferiore all’ 1%
e al di sotto anche della crescita inflativa.
Gli elementi di criticità del settore della piccola e medio piccola editoria
La tiratura, le vendite: La tiratura media è di 1.900 copie a titolo, ben più bassa di oltre la
metà rispetto alla tiratura media delle case editrici italiane, che è di 4.100 copie. Tanto più che
questo valore medio è il risultato di un ristretto gruppo di piccole case editrici – circa il 9% -,
che hanno tirature medie vicine o allineate a quelle delle imprese maggiori, ma anche da un
18%, che ha una tiratura media di circa 500 copie/titolo.
Il dato è anche rivelatore di una situazione di criticità nell’accesso ai canali di vendita. Se si
guarda al venduto medio per titolo nei 12 mesi successivi all’uscita del libro, si vede che, a
fronte di una tiratura media di 1.900 copie nell’anno successivo alla pubblicazione, le vendite
si attestano mediamente negli ultimi tre anni attorno alle 900 copie.
Questo significa un indice di rotazione medio del magazzino della piccola editoria di poco
superiore a 2,3: indirettamente questo dato rimanda a quello che è oggi uno dei due maggiori
problemi con i quali la piccola e media editoria deve confrontarsi, cioè il cash flow e gli oneri
finanziari conseguenti, a cui una piccola e media casa editrice si trova costantemente esposta
nella sua attività.
Accesso ai punti vendita: L’altro elemento di criticità riguarda l’accesso ai punti vendita,
soprattutto librerie. Solamente il 9% dei piccoli e medi editori dichiara di essere presente con la
propria produzione sui banchi e sugli scaffali di almeno mille librerie. Il 73% dichiara di
essere a scaffale in meno di 500 librerie!
Il risultato è che in media i titoli di un medio o piccolo editore risultano presenti, nel 2002, in
non più di 350 librerie italiane. Certamente il fatto può essere in parte spiegato con una
tendenziale specializzazione dei cataloghi della piccola casa editrice, ma anche con una scarsa
propensione di molte librerie a “investire” tempo e spazio di esposizione su nuovi progetti
editoriali, su nuovi titoli e su nuovi autori che non si traducono immediatamente in redditività
dello spazio occupato.
È naturalmente la libreria a costituire il principale canale di accesso al mercato: rappresenta il
68% dei ricavi, seguita a distanza dalla grande distribuzione (16%), l’export (4%, che
rappresenta il terzo canale di sbocco della produzione), le vendite per corrispondenza (3%),
ecc.
Quello che si nota, e che rappresenta una importante linea di tendenza, è il fatto che un numero
crescente di piccoli e medi editori stanno sviluppando un processo di «multicanalità»: la
libreria resta – e non potrebbe essere altrimenti – il principale canale di accesso al mercato e al
lettore, ma cresce il numero di case editrici che ricorrono anche ad altri canali di vendita – la
Gdo, l’export, le vendite per corrispondenza, la partecipazione a fiere e saloni del libro, ecc. – a
integrazione del canale principale.
Aumentano negli ultimi tre anni la loro presenza in canali diversi dalla libreria, segno di un
processo di diversificazione commerciale che inizia a toccare anche la piccola impresa: del
45% nella Gdo, del 41% all’estero, del 34% attraverso l’uso delle vendite postali, del 17% la
partecipazione a fiere e saloni del libro, dell’ 8% le vendite speciali. Resta immutata la sola
presenza in edicola (soprattutto in quelle delle grandi stazioni o di aeroporti) probabilmente per
la forte presenza di libri venduti in abbinamento a quotidiani e periodici. Esistono, quindi, oggi
più piccoli editori che utilizzano più canali di vendita.
Le strategie
L’intervento del presidente del Gruppo piccoli editori di varia dell’AIE, Enrico Iacometti
La piccola e media editoria se vuole non solo mantenere gli spazi di mercato che in alcuni
segmenti possiede, allargarli, difenderli in canali di vendita sempre più attenti alla rotazione e
alla redditività economica che all’assortimento o al servizio al lettore, dovrà saper trovare delle
formule di cooperazione su progetti e iniziative condivise: fare, né più né meno, quello che
abbiamo visto fare in questi anni da aziende appartenenti ad altri settori merceologici. Dai
distretti alle missioni comuni all’estero. Dopo tutto questa manifestazione di Roma è un primo
esempio di questo diverso modo di operare insieme su obiettivi condivisi: per avere maggiore
visibilità e per mostrare, come è avvenuto lo scorso anno, che si possono vendere in quattro
giorni di manifestazione qualcosa come 40mila copie di libri di piccole case editrici.
Tra l’altro – se è vero che una manifestazione fieristica per il solo fatto di esserci è generatrice
di acquisti da parte del pubblico – è anche vero che il successo dello scorso anno indica come il
problema della “qualità dell’assortimento”, che non può non passare attraverso una maggiore
presenza e visibilità anche dei titoli e dei cataloghi dei piccoli editori nei diversi canali di
vendita, rappresenta oggi un elemento di riflessione che poniamo all’attenzione di librai,
distributori, grossisti, promotori.
Lo scorso anno il nostro obiettivo principale era quello di darci visibilità attraverso questa
manifestazione.
Oggi il nostro settore deve iniziare a ragionare sulle strategie di coalizione per competere in
un mercato del libro sempre più complesso, per avere la capacità di mostrarsi assieme e darsi
visibilità, avviando iniziative condivise. Occorre ora una strategia di filiera, legami con i tanti
soggetti istituzionali che si occupano di libri e hanno competenze in materia.
Questo convegno di apertura rappresenta quasi un manifesto programmatico: la necessità e
l’urgenza di perseguire, anche nel settore editoriale, quella collaborazione e condivisione di
obiettivi fra piccole imprese – e tra i diversi anelli della filiera – che sola può consentire uno
sviluppo armonico e realmente concorrenziale del mercato.
Per questo occorre volgere lo sguardo, sempre più, anche all’estero. E l’apertura della
manifestazione a un convegno internazionale organizzato con l’Ambasciata di Francia va in
questa direzione, così come i numerosi incontri professionali – su export, partecipazione a fiere
e saloni internazionali del libro, a progetti europei, a standard tecnologici, ecc. – organizzati in
collaborazione con l’Istituto del commercio estero, che indicano una direzione ben precisa ma
verso la quale è possibile muoversi solo se la piccola e media editoria troverà capacità e gli
strumenti per operare in una logica condivisa di sistema.
Una logica di sistema che caratterizza, già da tempo, innumerevoli comparti della piccola
impresa italiana, che anzi ha fatto delle logiche di distretto prima, di filiera poi, - e all’interno di
una grande attenzione alle componenti di qualità che caratterizzano comunque il made in Italy
–, la chiave di crescita, successo e di sviluppo sia sul mercato nazionale che su quello
internazionale.
Ma occorre anche guardare a cosa hanno fatto in questi anni altri settori merceologici della
piccola e media impresa.
Lo testimoniano esempi come il distretto dell’agro-alimentare di Parma, in cui convergono i
prodotti - agricoli e zootecnici - da trasformare e da cui si proiettano, anche al di fuori
dell'ambito nazionale, i prodotti trasformati e gli impianti per la trasformazione e la tecnologia
in generale. Un distretto nel quale trovano pari dignità le attività produttive, le istituzioni di
ricerca e sperimentazione e gli organi di controllo e in cui il tessuto imprenditoriale, che pure
ha grandi aziende, gioca le sue sfide soprattutto sulle piccole e medie imprese, accrescendo il
valore di tutto il comparto. E ancora il distretto delle piastrelle di Sassuolo, fortemente
giocato sull’innovazione e sulla “rete”.
O ancora il Consorzio orafo del Tarì, a Marcianise: una struttura autonoma, in cui il gioiello
viene progettato, realizzato, distribuito. L'unicità del Tarì sta nella sua natura consortile, che
favorisce la presenza sinergica di tutte le componenti del settore orafo: dal saggio dei metalli
alla fabbricazione del gioiello, dalla commercializzazione delle gemme all'ideazione dei
supporti e degli strumenti di vendita, fino alla formazione e alle attività promozionali. Questo
lo ha proposto e fatto conoscere sempre più a livello nazionale e internazionale.
Sono solo esempi, di successo, che però ci dicono qualcosa di più. “Uniti per competere” non
è solo il titolo del convegno inaugurale ma uno dei fili conduttori della manifestazione romana
e la prossima grande sfida della piccola e media editoria italiana. Proprio sulla “condivisione” e
sulla “collaborazione” per fronteggiare le sfide del mercato, i processi di internazionalizzazione
che riguardano anche la piccola e media editoria sono costruiti innanzitutto i numerosi
incontri, convegni, tavole rotonde professionali in cui piccoli editori, librai, esportatori,
distributori, biblioteche si confronteranno nei cinque giorni della Fiera.